#iorestocittadina/o
4punti sulla libertà di gregge
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Marche: screening Covid capillare subito, limitazioni prolungate al movimento rischiano ledere diritti civili.
Piano pandemico partecipato, via delega al governatore.
No deportazione “100 letti”. Ridestinare i fondi agli ospedali ed ai servizi territoriali.
Sottoscrivi l’appello Twitter lanciato da
Alternativa libertaria, aderisci come persona o associazione, nel testo
che ti alleghiamo in versione estesa ulteriori considerazioni sulla
questione Ceriscioli-Bertolaso.
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4 punti sulla libertà del gregge. (versione estesa)
4 punti sulla libertà del gregge. (versione estesa)
- Siamo un gregge. Inutile contestarlo: siamo la massa degli esseri umani, vulnerabile ai virus. Dobbiamo tutelarci a vicenda. Il sapere scientifico, basato sulla ricerca e sui dati, deve essere guida per le azioni da intraprendere con raziocinio. Il primo consiglio è stato l’isolamento tempestivo delle persone positive e lo screening accurato dei contatti. In Italia ciò ancora non viene fatto ci si è di fatto affidati alla sola limitazione della circolazione privata dei cittadini (tranne nella loro veste di lavoratori). Scarsissime risorse sono state destinate allo screening. Siamo per la responsabilità collettiva, e disposti a fare i sacrifici necessari. Ma siamo cittadini e non pecore, abbiamo il diritto di avere gli strumenti per conoscere e gestire il nostro stato di salute, il diritto di conoscere la ratio delle misure intraprese, altrimenti le limitazioni prolungate al movimento sono lesione dei diritti civili di ognuno. Così come non accettiamo arbitrarietà e soprusi.
- La salute di tutti viene prima del profitto economico di chiunque. E l’esplodere della pandemia ha dimostrato che esistono riserve pubbliche e capitali finanziari larghi a cui attingere. La pandemia costringe i governi a programmare maggiori sistemi di sostegno al reddito dei cittadini. Ma al di là del ritorno ad alcune forme di sostegno di emergenza ciò che manca è una politica generale lungimirante, ecologista e anticapitalista, che metta alla corda le multinazionali, da tempo padrone lobbiste in ogni continente, che spingono a scelte economiche e politiche dannose per le persone ed il pianeta.
- I modelli Lombardia e Marche sono sbagliati. Quello
che accomuna le due regioni, forse le ultime due regioni che potranno
uscire dal “lockdown” è la privatizzazione dei servizi sanitari, il
decadere della medicina preventiva territoriale, la programmazione della
sanità regionale come industria, per il profitto di alcuni. Questo ha
causato in queste due Regioni percentuali di mortalità per Covid
elevatissime. L’emergenza non può legittimare l’autoritarismo,
il caso Marche, col suo governatore Ceriscioli (che è anche assessore
alla sanità!), è emblematico. “Delega temporanea”, diceva nel 2015 …per
confermarla nel 2018 (con il consigliere delegato alla sanità, Volpini,
dimesso per protesta): siamo nel 2020 e di fronte alla pandemia
l’assessore/governatore prima lascia la patata bollente della
riorganizzazione d’urgenza dei presidi sanitari ai dirigenti, che si
arrabattano, poi invoca l’ospedale da campo della Marina militare,
montato a Jesi il 25 marzo, un mese dopo il primo caso positivo al Covid
nelle Marche. Senza alcun atto pubblico pregresso, lancia il 23 marzo
una raccolta fondi esorbitante su un conto corrente bancario non
istituzionale, chiedendo soldi a tutti gli imprenditori marchigiani per
la costruzione di una sorta di ospedale Covid di “emergenza” da farsi
in pochi giorni. Nessuna delibera regionale in merito…se non a conti
fatti: basta il sopralluogo del 23 marzo del “consulente” (mai
nominato) G. Bertolaso, positivo al Covid, poi tornato nelle Marche il
17 aprile, senza quindi aver rispettato la quarantena post-tamponi, ed è
tutto giò deciso. La delibera regionale arriva a posteriori, il 3 aprile (DGR 415), e cita una relazione del GORES regionale (Gruppo Operativo Regionale emergenza Sanitaria), non pubblicata,
che giustificherebbe la necessità di ‘deportazione’ a Civitanova Marche
dei futuri “100” cittadini necessitanti di terapia intensiva, o di cure
post acuzie… La relazione del Gores parla di “90 posti letto di
terapia intensiva e sub intensiva” “in relazione all’attuale (a quale
data?) scenario epidemiologico”. Il dott Chiarello, anestesista (AAROI
Marche), tra gli altri che contestano questa scelta, rimarca che i
posti letto per pazienti Covid vanno creati negli ospedali, perché è lì
che si curano le persone, con le specialità necessarie, basterebbe
prevedere anche per il futuro il 35% di posti di intensiva in più. E’
sulla prevenzione e sulla medicina territoriale che si giocherà la vera
partita contro il Covid.
In molti denunciano il sistema di lobby , simile a quello messo in scena a Milano Fiera, comitati di cittadini chiedono screening organizzati citando il modello tedesco, parte una raccolta di firme. Persino l’ex governatore D’Ambrosio scrive due volte a Ceriscioli, il 29 marzo ed il 14 aprile, stigmatizzando: “non si capisce in base a quali criteri si sia affidata la raccolta di fondi ad un soggetto, il sovrano Militare Ordine di Malta”.
Uniamoci a tutti quelli che, medici ed infermieri, cittadini e cittadine, chiedono chiarezza e condivisione sulle scelte. - Programmare la sanità oltre l’emergenza: La
Funzione pubblica dei sindacati conf. diffonde una nota congiunta il 20
aprile per chiedere, come fanno dall’inizio dell’emergenza, la fornitura
di DPI adeguati, garanzia della somministrazione a tappeto e periodica
dei test clinici per rilevare l’eventuale positività al Covid19 di tutto
il personale sanitario; Piano straordinario di stabilizzazione dei
precari e di nuove assunzioni in vista delle prossime manovre di
riordino della spesa pubblica, dopo i tagli degli ultimi anni. “Occorre
guardare oltre l’emergenza e potenziare i servizi pubblici, linee guida
nazionali sulla separazione tra aree covid19 e non covid19 dei percorsi
assistenziali nella medicina territoriale, nella rete dell’emergenza e
reparti ospedalieri, nelle Rsa e nelle strutture residenziali. Insistere
sugli accreditamenti dei gestori privati dei servizi pubblici che
ancora non riconoscono i CCNL ai lavoratori da 13 anni (sanità privata) e
8 anni (Rsa) e che continuano a percepire risorse dalle Regioni traendo
profitti dai sacrifici di lavoratori e cittadini.”
Senza un deciso cambio di strategia, partecipativa, basata sulla ricerca scientifica indipendente dalle lobby, sull’esperienza dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, dell’ associazionismo … si resterà nell’emergenza mentre occorre tornare alla centralità delle esigenze dei cittadini.
Alternativa Libertaria Fano-Pesaro. 21 aprile 2020.
Rimarchevole Blog.
Femminismi.it
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