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per giulio

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mercoledì 16 dicembre 2020

il Cantiere numero di dicembre 2020

 il Cantiere Materiali di intervento dei comunisti anarchici per la lotta di classe 

 

ULTIMO NUMERO DICEMBRE 2020 


 

Vite meravigliose e modi di lasciarle. Sulla “buona morte” nel pensiero libertario. In omaggio a Paolo Finzi.

 articolo 13 del "Non Mollare" di Critica liberale

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 Articolo ripreso dal sito nazionale di Alternativa Libertaria

E’ difficile esporre una riflessione che armonizzi razionalità e sentimento circa la scelta di lasciare in maniera repentina la nostra vita.
Eppure, rispetto al suicidio, possiamo confrontarci con il bagaglio culturale libertario che discute e difende la sovranità di noi stessi sul nostro corpo, in modo da aprire un orizzonte comune anche alla nostra emotività ferita.
I commenti sulla stampa a questo proposito possono dirci poco. Fatta eccezione per il dar conto delle personalità di rilievo, a volte con stupore per chi, seppure famoso o affermato, dotato di mezzi, sceglie il suicidio; sempre più spesso si viene a far parte dei tant* che lasciano la vita alle soglie dell’anzianità, e che la stampa annota come persone decise a non farsi travolgere, se stesse ed i propri cari, da patologie gravemente invalidanti.
Riguardo a questo la tradizione medica si evolve; in Italia, dal 2017, esiste la legge che dispone il rispetto delle volontà dei cittadini sul trattamento sanitario, con possibilità di rifiutare terapie di mantenimento quali tracheostomia e gastrostomia. Malattie gravemente lesive ora possono essere affrontate senza accanimento, e non sono rari i casi di persone che dispongono il rifiuto della ventilazione meccanica, affrontando consapevolmente la sedazione profonda e la morte.
Ma il percorso verso decisioni condivise con la propria rete sociale non è uguale per tutt*, possibile per tutte le patologie1, e soprattutto elaborato culturalmente e praticamente.
Il sostegno nel caso di decisione sulle sospensione delle cure, e sul modo di finire la vita è ancora una pratica rara. Più raro ancora è il prepararsi alla morte, seppure da alcuni decenni esistano nuovi filoni di ricerca sia medica che filosofica. 2Ciò anche se segnali di cambiamento, in ultimo in Italia la pronuncia della Corte costituzionale (42/2019) sul caso Marco Cappato – Fabiano Antoniani, stanno sancendo la liceità dell’ “accompagnamento”, anche se fuori dai confini statali.3
Proprio nella differenza tra eutanasia (buona morte) e suicidio sta il punto.
Riguardo all’eutanasia (ancora illegale in Italia) e alla sospensione delle cure mediche (invece legittima con Dichiarazione anticipata4), il diritto si evolve, a partire dall’Art.32 della Costituzione5.
Il suicidio invece, come gesto per definizione individuale, che spesso cela le motivazioni nella sfera privatissima del proprio “sentire la vita” fa cadere solo su se stessi, a volte rivendica6, la responsabilità di un’ uscita dalla dimensione collettiva.
Il suicidio non si svolge come “buona morte”, dovendo spesso far ricorso per attuarsi a metodi violenti e dolorosi, contro se stessi ed il proprio corpo, nella grande maggioranza dei casi.
La differenza, per inciso, si basa fondamentalmente sul persistere o no di una rete di relazioni, di affido, a confronto coi limiti imposti dalle leggi statali.
E’ proprio per questo che il libro sul suicidio, scritto dai libertari Claude Guillon e Yves le Bonniec, scatenò le ire della maggioranza benpensante francese, nel 19827:
la narrazione puntigliosa di tecniche di suicidio incruente infrangeva quel divieto che pare essere sorpassabile solo con atti di masochismo estremo in una società che ha concepito la vita umana come di proprietà di Dio prima, poi del Sovrano o dello Stato, quindi del medico o dei familiari.
Ancora oggi, se leggiamo le copie digitali del libro di Guillon “Le droit à la mort” (2004)8 troviamo censurati tutti i riferimenti a sostanze e dosaggi usati nei suicidi “incruenti”.
La censura della legge non vuole solamente vietare l’ “emulazione” sulla base di fattori emotivi e psicotici (anche adolescenziali, il cosiddetto goethiano “effetto Werther”) ma impedire la facilitazione ed affermare lo stigma sociale.
Ciò nonostante siano attivi nella nostra società tanti modi di “suicidarsi”: il ricorso a sostanze lentamente mortali con monopolio di Stato, la guida spericolata dell’omicida-suicida, le armi da fuoco che sparano colpi “accidentali”… viviamo totalmente immersi in una cultura che vacilla tra enfasi sulla vita e autodistruzione.
Il tabù resta la scelta privata, consapevole e razionale della morte, fondata sul riconoscimento di quel limite all’assurdo di cui Albert Camus parla: “…l’assurdo nasce dal confronto tra la chiamata umana ed il silenzio irragionevole del mondo”9.
Il suicidio resta quell’affronto alla sovranità (divina o statale) che un tempo faceva negare le esequie cattoliche ai “peccatori non pentiti” e la cui colpa pesava nell’immaginario collettivo… l’ eutanasia, invece, non è più quell’onta che veniva condannata dalla morale cattolica: la ribellione “luciferina” all’ imposizione della sofferenza per motivi imperscrutabili di redenzione o per semplice ambiguità divina inizia ad essere capita. Una lettera apostolica quale la “Salvifici doloris” (1984) nella quale si teorizzava il dolore imposto al corpo come prova e strumento di purificazione, ora parrebbe anche alla maggior parte dei cattolici immotivata, involuta, solo un contro-altare dell’edonismo reaganiano di un tempo. Un pronunciamento contro l’eutanasia come quello dell’enciclica Evangelium vitae, sempre siglato da Karol Wojtyla nel 199510, è ormai incompresa dal cattolico comune, non solo perché tarato sulla real vita papale (il papa che ebbe un intero piano del policlinico Gemelli a disposizione per la sua malattia) mass mediata e ideologica, assolutamente non realistica per i comuni mortali.
Ciò anche se nel programma di “riforma” bergogliana della morale cattolica resta inclusa la lettera “Samaritanus bonus” (luglio 2020), che ancora ribadisce “atto gravemente immorale” la scelta di eutanasia di un malato terminale e addirittura prefigura la possibilità, se tale eutanasia viene rimandata, di poter intervenire per la conversione11.
Se una società laica, e peraltro fortemente individualista, ripensa il tema della dignità del fine vita, lo fa riprendendo quindi uno scenario antico.
Si pensi al gesto socratico di suicidarsi per senso di responsabilità verso se stessi e ciò in cui si crede12, circondati dalle persone amate, da coloro cui si può ricordare di pagare un debito in sospeso col dio Asclepio, “dopo aver cenato e dopo aver bevuto molto bene”13. Si pensi al Leopardi, primo moderno esistenzialista – del Frammento sul suicidio -che riflette sul dissidio tra essere umano e natura. O al suicidio con una placida e collettivamente autogestita overdose del protagonista di Le invasioni barbariche (2003), o a quello della nonna diabetica de “Mine vaganti”(2010), penso alla ricerca del buon vivere e del buon morire.
Il suicidio ha dunque una dimensione ed una ragione private, impossibili da raggiungere, e una dimensione politica, molto legata alla percezione collettiva del corpo ed all’astrattezza del pensiero.
Torna attuale la riflessione di Leopardi14, che ripropone il tema dell’immaginazione al potere contro una società depressiva, anche prima del pensiero libertario francese. Quel pensiero libertario che proprio la preziosa memoria storica di Claude Guillon ricorda essersi dedicato alla “diritto di morire” già con Paul Robin15, e che suggerisce, retoricamente, una marea di cose da fare prima del suicidio (Avant de vous suicider… Caressez un projet / Faites le tour du monde en 8.880 jours/ Mêlez-vous de tout!…).
E’ certo che il confronto con la pandemia da Covid-19 ha duramente messo in dubbio i principi a tutela della libertà individuale rispetto alla gestione della nostra salute, ponendo in crisi da emergenza tutto il sistema sanitario statale, obbligando ad un duro confronto con la nostra responsabilità sociale senza dare ai cittadini gli strumenti necessari per gestirla. Ciò ha causato un aumento esponenziale della paura e della insicurezza delle persone più vulnerabili16, ed il terrore della segregazione sanitaria.
In questo periodo ha scelto di andarsene Paolo Finzi, ponendo fine alla sua vita di anarchico utopista che ha reso realtà una rivista anarchica, A rivista, col suo essere profondamente non violento, “energico e mobile”, al suo lavoro di cura delle idee e degli ideali, le “illusioni” di cui scrive Leopardi… “La filosofia ci ha fatto conoscer tanto che quella dimenticanza di noi stessi ch’era facile una volta, ora è impossibile. O la immaginazione tornerà in vigore, e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza in una vita energica e mobile, e la vita tornerà ad esser cosa viva …o questo mondo diverrà un serraglio di disperati, e forse anche un deserto”.

di Francesca Palazzi Arduini
collaboratrice da fine anni ’80 di A rivista anarchica, per la quale si è occupata di politiche vaticane e morale cattolica, diritti civili, femminismi.

Articolo pubblicato su Non Mollare – Critica LIberale del 07/12/2020 

1 Vedi il suicidio del grande regista Mario Monicelli, nel 2010, ricoverato in ospedale a 95 anni per un tumore.

2 Da ricordare innanzitutto le ricerche sul campo della dott. Elisabeth Kübler-Ross, autrice de La morte e il morire (1976), Cittadella editrice, Assisi, 2017

3 “Con ordinanza del 14 febbraio 2018, la Corte d’assise di Milano ha sollevato questioni di legittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale: a) «nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio in alternativa alle condotte di istigazione e, quindi, a prescindere dal loro contributo alla determinazione o al rafforzamento del proposito di suicidio», per ritenuto contrasto con gli artt. 2, 13, primo comma, e 117 della Costituzione, in relazione agli artt. 2 e 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848;b) «nella parte in cui prevede che le condotte di agevolazione dell’esecuzione del suicidio, che nonincidano sul percorso deliberativo dell’aspirante suicida, siano sanzionabili con la pena della reclusione da 5a 10 [recte: 12] anni, senza distinzione rispetto alle condotte di istigazione» (…).
4 Si veda: Legge 15 marzo 2010 , n. 38, Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore; Legge 22 dicembre 2017 , n. 219 Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, Art. 4.
5 ..” Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”
6 Cesare Pavese, suicida nel 1950: “Perdono tutti ed a tutti chiedo perdono. Va bene?”
7 Suicidio, modo d’uso – edizione italiana Nautilus, Torino, 1988.
8 Claude Guillon, Le droit à la mort. Suicide, mode d’emploi. Ses lecteurs et ses juges. – (2004) ed. IMHO 2010
9 A. Camus, Le Mythe de Sisiphe. Essai sur l’absurde. 1942.
10 Sull’eutanasia è stato pubblicato pioneristicamente in Italia il libro di Derek Humphry, Final Exit: The Practicalities of Self-Deliverance and Assisted Suicide for the Dying, “Eutanasia, uscita di sicurezza”, Elèuthera, Milano, 1993.
11 Lettera Samaritanus bonus, sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, Congregazione per la dottrina della fede, 14 luglio 2020.
12 Si veda ad esempio la scelta dello sciopero della fame, sino al suicidio, condotta di recente dai tre esponenti del gruppo musicale turco perseguitato dal regime, Grup Yorumm e da una loro avvocata.
13 Platone, La morte di Socrate, Fedone.
14 Giacomo Leopardi, Operette morali, pubblicate in Italia nel 1827. Operette morali, Garzanti editore, Milano, 1982
15 Paul Robin, Technique du suicide (1901). Il pedagogista libertario morì suicida a 75 anni,
16 “Da marzo in Italia 71 suicidi correlati alla pandemia”, di Valeria Pini, La Repubblica salute, 7 settembre 2020

Dichiarazione internazionale di solidarietà alle vittime della repressione in Cile per la rivolta del 2019

Dichiarazione internazionale di solidarietà alle vittime della repressione in Cile per la rivolta del 2019 

 "Il carcere non impedisce che si verifichino atti antisociali. Aumenta il loro numero. Non migliora coloro che entrano nelle sue mura. Anche se riformato, rimarrà sempre un luogo di contenzione, un ambiente artificiale, come un monastero, che renderà il prigioniero sempre meno adatto alla vita della comunità. Non raggiunge il suo fine. Degrada la società. Deve scomparire" (Prisons and Their Moral Influence on Prisoners, Peter Kropotkin, Kropotkin's Revolutionary Pamphlets. Roger N. Baldwin, editor. Vanguard Press, Inc. 1927)

"I nostri compagni non si sentiranno soli. Le persone con cui hanno condiviso gioie e dolori, fallimenti e vittorie, rimangono con loro più che mai, resistendo con una forte passione. Sentendo ogni giorno più amore e odio. L'amore e l'odio attraverso i quali, insieme, cambieremo il mondo dalle sue radici". (Juan C. Mechoso, Acción Directa Anarquista: Una Historia de FAU, 2002)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. È passato più di un anno da quando le proteste sono esplose nelle strade di numerose città del territorio dominato dallo Stato del Cile. Dall'ottobre dell'anno scorso, la gente ha combattuto senza sosta. Nonostante la repressione dello Stato, la pandemia COVID-19 e la fame, la volontà del popolo cileno di organizzarsi e di combattere è continuamente fiorita. Siamo ora in tempi di lotta e di resistenza in diversi territori del mondo, dall'Ecuador che testimonia la lotta e la resistenza degli indigeni, alla Francia, osservando quella dei proletari indigeni. La gente si è rivolta contro il sistema globale di dominazione.
Ecco perché l'internazionalismo, quella vecchia pratica tradizionale delle classi oppresse, diventa imperativo. La parola solidarietà e la sua prassi di vita reale è sempre stata un principio costitutivo di queste lotte. E questo ci porta a proiettarla nell'orizzonte dell'emancipazione.

2. Nonostante le difficoltà intrinseche della vita, le comunità in lotta, usando barricate, sbattendo pentole e padelle, e ricorrendo all'autodifesa, hanno resistito nel territorio dominato dallo Stato del Cile. Esso, in cambio, ha risposto con una repressione sanguinosa, con migliaia di feriti, centinaia di mutilati, decine di morti e diversi imprigionati. Repressione condotta dai suoi scagnozzi per difendere i loro interessi di classe, attaccando le nostre già precarie vite, i nostri corpi e i nostri territori.
I proiettili e i gas lacrimogeni non sono stati l'unica arma usata contro la nostra classe, ma anche severe leggi repressive. Con il sostegno della socialdemocrazia, queste leggi sono state approvate, e sono incarnate nella "Legge Anti-Barricate", nella "modernizzazione" di apparati statali repressivi come l'Agenzia Nazionale per l'Intelligence (ANI), e nel dare alle Forze Speciali nuove infrastrutture per migliorare il loro terrorismo di Stato.
Come è noto, la repressione dello Stato cileno si esercita esclusivamente sulla nostra classe, perché quando si scopre che le armi da guerra e gli equipaggiamenti da combattimento dello Stato sono utilizzati da gruppi armati della classe dirigente, sono considerati solo equipaggiamenti. Tuttavia, rompere la vetrina di una banca è considerato terrorismo per lo Stato e potrebbe tenervi prigionieri per anni per tale azione. Oggi, per la nostra classe, camminare per le strade con un cucchiaio e una padella, o con un cartello di cartone mentre si grida per i diritti sociali è estremamente rischioso. Potremmo finire in prigione solo per questo. In definitiva, la prigione è un problema di classe.

3. Attualmente, ci sono quasi 2.500 compagni sottoposti a brutali processi giudiziari che si sono trascinati per più di un anno, tenendone migliaia dietro le sbarre. Senza condannare i nostri compagni, ma usando la "detenzione preventiva", lo Stato ridicolizza coloro che hanno combattuto a fianco della loro classe in questo anno di epidemia sociale, anche se sono minorenni. D'altra parte, i pochi condannati devono affrontare ingiuste pene detentive, alcune tra gli 11 e i 20 anni, a causa delle speculazioni dell'accusa. La condanna vendicativa dell'accusa ha punito coloro che hanno sfidato il sistema del dominio, e coloro che hanno osato mettere in discussione la crescente mercificazione e precarietà della nostra vita.
Come se non bastasse, i prigionieri politici della rivolta sociale dell'anno scorso sono stati tenuti in isolamento, sono stati torturati ogni giorno e non hanno potuto ricevere visite o qualsiasi altro beneficio carcerario.

4. Facciamo un appello alla solidarietà attiva, un appello a mettere le nostre menti e i nostri corpi nella lotta per il rilascio di tutti i prigionieri politici e a coordinare le manifestazioni in tutti i territori del cosiddetto Stato cileno chiedendo un'amnistia generale e non condizionata. Chi dimentica i prigionieri dimentica la lotta. Pertanto, il raggiungimento della loro libertà è un imperativo per le comunità in lotta. Facciamo un appello a rafforzare le organizzazioni popolari, a sostenere la lotta per la libertà dei nostri compagni, e a partecipare pienamente alle varie attività e ai raduni che vengono convocati.

5. Infine, chiariamo che la realtà dei prigionieri politici non è nata il 18 ottobre 2019, ma è un problema che esiste da decenni. Storicamente, lo Stato ha cercato di punire coloro che hanno lottato per il crollo della società di classe. Così, solidarizziamo con i prigionieri politici Mapuche e con i rivoluzionari, che resistono ogni giorno nelle carceri-impresa dello Stato del Cile.

LIBERTÀ AI E ALLE PRIGIONIERE POLITICHE DELLA RIVOLTA SOCIALE DEL 2019!
NIENTE PIÙ CARCERE PER CHI LOTTA!
AMNISTIA GENERALE INCONDIZIONATA!
FINE DELLA LEGGE ANTITERRORISMO!
ABROGAZIONE DI TUTTE LE LEGGI REPRESSIVE!


☆ Coordenação Anarquista Brasileira – CAB
☆ Federación Anarquista Uruguaya – FAU
☆ Federación Anarquista de Rosario – FAR (Argentina)
☆ Organización Anarquista de Córdoba – OAC (Argentina)
☆ Federación Anarquista Santiago – FAS (Cile)
☆ Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)
☆ Union Communiste Libertaire (Francia)
☆ Embat - Organització Libertària de Catalunya
☆ Alternativa Libertaria – AL/fdca (Italia)
☆ Die Plattform - Anarchakommunistische Organisation (Germania)
☆ Devrimci Anarşist Faaliyet – DAF (Turchia)
☆ Organisation Socialiste Libertaire – OSL (Svizzera)
☆ Libertaere Aktion (Svizzera)
☆ Melbourne Anarchist Communist Group - MACG (Australia)
☆ Aotearoa Workers Solidarity Movement - AWSM (Aotearoa / Nuova Zelanda)
☆ Zabalaza Anarchist Communist Front - ZACF (Sudafrica)
☆ Federation of Anarchism Era (Afghanistan and Iran)
☆ Workers Solidarity Movement - WSM (Irlanda)
☆ Anarchist Communist Group - ACG (Gran Bretagna)
☆ Αναρχική Ομοσπονδία - Anarchist Federation (Grecia)
☆ Tekoşina Anarşist - TA, (Rojava - north east Syria)
☆ Organizacion Anarquista de Tucuman (Argentina)

mercoledì 2 dicembre 2020

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)