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martedì 16 dicembre 2014

Il fronte della Rojava ed il complesso teatro delle operazioni della rivoluzione sociale curda

Bruno Lima Rocha, 10 dicembre 2014 L'analisi è relativamente complessa e la risultante sembra essere semplice. Le forze sociali della Rojava sono circondate avendo alle spalle il confine con la Turchia. Prima della liberazione della parte siriana del Kurdistan,le vie usate dai trafficanti di armi per l'approvvigionamento logistico dei jihadisti potevano contare sull'aiuto (tolleranza) dello Stato turco. Dopo il luglio 2012, le YPG, milizie di autodifesa organicamente legate alla TEV-Dem [composizione delle forze sociali egemonizzade dal PYD (Partito di Unione Democratica) che organizza la società locale] hanno cominciato a chiudere il confine nella ricerca di una autonomia regionale. Kobanê è circondata dall'ISIS ed alle sue spalle il potente esercito turco taglia le linee di rifornimento per la città governata dalla Autonomia Democratica a maggioranza curda. La risposta del governo di Bashir Al-Assad era stata quella di lasciare aperta la strada tra Aleppo e Kobanê,in modo che dopo l'intenso bombardamento di Aleppo (quando l'aviazione del Baath ha bombardato indiscriminatamente la città),Kobanê si sarebbe sovrappopolata, accogliendo un mosaico di etnie. In seguito il governo alawita non è riuscito ad attaccare nella regione, dando spazio e campo alle manovre per la lotta concorrenziale tra ISIS e il Fronte Al-Nusra (creatura e creatore,rispettivamente, sorti da legami con Al-Qaeda). C'era anche un conflitto per il controllo del territorio all'interno dell'opposizione non-jihadista. La lotta tra le YPG e l'Esercito Siriano Libero (FSA),è durata quasi tre mesi, fino alla tregua della fine del 2013. Con questo armistizio,le YPG e il FSA hanno cominciato a lavorare insieme,una volta sancito che la Rojava era terra liberata con la sua Autonomia Democratica (confederalismo democratico su base locale) come sistema di gestione. Nello stesso periodo,si andava intensificando l'avanzata jihadista nella regione,con l'approvazione della Turchia,dei Paesi del Golfo (Arabia Saudita e Qatar in particolare) e anche con l'assenza di attacchi provenienti da Damasco. Risultato: il potere popolare nel Kurdistan siriano è diventata l'unica fonte di confronto diretto contro la demenzialità dell'ISIS e gruppi rivali. In questo scenario hanno operato, in alleanza strategica,le YPG e il FSA. Rafforzava le posizioni curde un distaccamento di peshmerga provenienti del Governo regionale del Kurdistan (KRG) nel Kurdistan iracheno controllato - attraverso le elezioni - da tre partiti della destra curda. Il governo di Irbil (capitale del Kurdistan iracheno) ha negoziato con il governo di Erdogan (il primo ministro turco) per mesi per ottenere un passaggio sicuro nel suo territorio sovrano (il Kurdistan turco) per poter raggiungere il fronte nella Rojava. Il KRG è nella regione quello più vicino ad un governo filo-occidentale e le sue forze si sono scontrate con il PKK nei primi anni '90. Tuttavia,una tregua di unità tra i curdi ha permesso che unità delle HPG del PKK (le forze di autodifesa della sinistra curda in Turchia, guerriglieri mobili con grande esperienza) potessero essere inviate sul teatro delle operazioni a Kirkuk (Iraq) insieme ai peshmerga per combattere l'avanzata dell'ISIS e per proteggere i yazidi,assiri, caldei e altre minoranze. Così,con l'alleanza curda si è ingrandito il territorio sotto la sovranità del KRG. Ne ha guadagnato il PYD (co-fratello del PKK in Siria) con una sua una rappresentanza consultiva, ma anche la crescente popolarità della sinistra curda nella zona del KRG (è da notare che il governo di Irbil è alleato delle compagnie globali del petrolio e ha ottimi rapporti con Israele,a differenza del PKK-PYD). Gli attacchi aerei coordinati dagli Stati Uniti cambiano le dinamiche della guerra tra il l'ISIS e le YPG con i loro alleati,ma non ne impediscono le manovre e le avanzate. Il problema più grande per la vittoria delle YPG è il confine con la Turchia, fortemente pattugliato, Stato dimostratosi di essere favorevole all'ISIS. Attraverso il confine turco entrano volontari jihadisti, armi europee e rifornimenti, nonché un'azione di controllo di polizia da parte delle truppe turche,per chiudere le linee di rifornimento a Kobanê. Così gli schieramenti al fronte sono: YPG / FSA /peshmerga contro ISIS, mentre è assente dal conflitto ciò che è rimasto dell'esercito del governo di Assad (ritiratosi a sud della Turchia nella regione intorno a Damasco). L'esercito turco e le monarchie del Golfo finiscono per aiutare l'ISIS e al-Nusra mentre l'Iran, per non combattere i jihadisti sunniti della regione,si isola o combatte sia contro la sinistra curda che contro i seguaci di Al-Baghdadi. La storia di ripete, questa volta Beirut ovest è Kobanê. Durante il fatidico 1982, nel corso della seconda invasione delle Forze di "Difesa" israeliane in Libano (operazione cinicamente chiamata Pace in Galilea),è stato coniato un motto che ha segnato la rivoluzione palestinese ed il panarabismo. Nella Beirut occidentale assediata dalle forze israeliane e dalle alleate falangi cristiane (Kataeb e le Tigri di Gemayel),nella zona controllata dal Fronte Palestinese-Musulmano-Progressista sui muri si poteva leggere: "Beirut è la Stalingrado degli arabi." Nel 2014,la città di Kobanê,assediata in Siria dalle forze ben equipaggiate di Daesh (o Stato Islamico dell'Iraq e del Levante,o ISIS o ISIL) è la Stalingrado dei curdi, degli armeni,dei ceceni, degli aleviti (una corrente del sufismo) ,degli yazidi,degli assiri,degli arabi (sciiti,sunniti e cristiani),e della sinistra turca e riceve sempre più volontari internazionali. Questa città soffre anche la pressione delle truppe dalla Turchia,governata dal partito islamista AKP, che lavora per il rovesciamento del regime del clan Assad. Il governo di Ankara sta in realtà permettendo la libera circolazione dei jihadisti,la maggior parte dei quali provenienti dalle comunità islamizzate dei paesi europei. Oltre a quelli col passaporto dell'Unione Europea,arrivano anche parecchi combattenti del fondamentalismo sunnita provienti dai paesi membri della NATO. In questa alleanza militare con 28 paesi membri,solo la Turchia è di religione a maggioranza islamica. Lo Stato turco ha autonomia decisionale, tantissimo potere e attua una strategia realistica che conduce ad un doppio gioco temibile. Pubblicamente,si coordina con gli Stati Uniti per formare una coalizione contro l'ISIS. Ma sul fronte dei combattimenti,era riluttante a far passare sul suo territorio 150 pershmerga (i Leoni del Kurdistan,i combattenti curdi fedeli al governo regionale curdo in Iraq), che erano venuti dal Cantone di Cizîre (doppio confine con l'Iraq sotto controllo curdo e con la Turchia),per aiutare la resistenza a Kobanê. Dietro le quinte,la Turchia autorizza il passaggio dei terroristi islamici per attaccare alle spalle il fronte sinistro delle posizioni di difesa. Come già detto in precedenza,ci sono due fazioni islamiche in lotta contro la rivoluzione curda. Una è l'ISIS,guidato dal sedicente califfo di Al-Baghdadi, un'organizzazione religiosa-militare che conta nel teatro delle operazioni in Siria più di 18.000 combattenti provenienti da più di 90 paesi. E' nauseante il ruolo della Turchia nella lotta contro la Rojava. L'altra fazione è il braccio ufficiale di Al-Qaeda nella regione,Al Nusra. Per Erdogan e per i suoi sostenitori,è preferibile utilizzare il terrore sunnita che tollerare l'autonomia della Rojava con la sua Costituzione multi-etnica e le sue sperimentazioni di democrazia diretta e semi-diretta. Siccome l'Esercito Siriano Libero (FSA) ha firmato una tregua con le YPG / YPJ (forze di autodifesa della Rojava), non funge più da vecchio braccio di Ankara ed ha diminuito la sua capacità di operare come satellite del governo di Erdogan. Così,il moderato islamismo dell'AKP,tollerante agli occhi dell'Occidente,può rafforzare il fondamentalismo e totalitarismo islamico dell'ISIS. L'obiettivo è quello di combattere la sinistra curda e i suoi alleati multi-confessionali. IL costo politico-ideologico dell'unità curda La sinistra curda deve garantire una base sicura ed un corridoio di rifornimenti per il fronte di Kobanê. Questo terreno sicuro è il territorio controllato dal KRG. Pertanto,tale dipendenza potrebbe comportare la possibilità di una assimilazione della Rojava all'interno della dinamica filoccidentale del governo del primo ministro Barzani Nerchevan. Ricordiamo che Barzani è un alleato di Israele e ha firmato una serie di contratti per avere il petrolio occidentale, avendo un grande rapporto con gli Stati Uniti (visti in questa zona come i liberatori dalla dittatura di Saddam Hussein). I timori La paura non devono essere esagerati,ma occorre un dibattito sincero sul nazionalismo curdo e la possibile unità con il governo liberale del KRG. Indipendentemente da queste variabili filo-liberali,le possibilità sono davvero aperte e bisogna vedere se le YPG /YPJ/HPG batteranno l'ISIS sul fronte di Kobanê. Ciò che è in gioco è la ridefinizione della geopolitica del petrolio e la formazione di una nuova società. Non a caso ci troviamo di fronte ad un silenzio crudele. "Non una sola parola" - non una sola parola. Se prendiamo come misura gli Stati Uniti e guardiamo la linea editoriale della CNN coi suoi legami con il Partito Democratico,si parla della Rivoluzione della Rojava come fronte di battaglia dei curdi siriani. Non vi è alcun riferimento al PYD, nè alle YPG come forza belligerante di un altro modo di vivere nella società e tanto meno ci sono riferimenti al confederalismo democratico. Si tratta di un crudele silenzio ed occultamento davanti agli occhi del mondo. Si dice che non ci sarebbe un partner affidabile,così l'Occidente dovrebbe lasciare che gli stati islamici (Iran,Turchia e Arabia Saudita) facciano di loro iniziativa. Considerando che la Turchia fa parte della NATO,l'alleato affidabile esiste. Ma per Ankara -nelle dure regole del realismo geopolitico - non ci sarebbe alcuna differenza sostanziale tra il PKK e l'ISIS,per assurdo che possa sembrare. Qualsiasi somiglianza di aspettativa con la rivoluzione e la guerra civile spagnola non è una coincidenza. Bruno Lima Rocha (del Gruppo Editoriale di Anarkismo.net) (traduzione a cura d

Necrologio dell'anarchico nigeriano Sam Mbah (1963-2014)

Il Zabalaza Anarchist Communist Front esprime la sua più profonda tristezza per la morte di San Mbah, un grande uomo, un fratello africano, un nostro compagno di lotta. Esprimiamo le nostre più sincere condoglianze a tutti coloro che conoscevano Sam. Ci sia di conforto sapere che il tempo da egli ha trascorso con noi è stato assolutamente di grande aiuto. E' particolarmente difficile per noi in Sud Africa accogliere una notizia come questa perchè siamo impegnati nella costruzione di un movimento, come Sam ha sempre riconosciuto, ancora molto giovane e che richiederà molto tempo per "cristallizzarsi". Sapere che compagni come Sam erano da qualche parte dell'Africa a fare le stesse cose che noi facciamo in Sud Africa è sempre stato di grande ispirazione per noi. Ci aiutava a proseguire su un sentiero lungo e difficoltoso. Il contributo personale di Sam al nostro progetto collettivo di costruire un forte e riconosciuto movimento anarchico in Africa è sempre stato enorme, per cui la sua dipartita si farà sentire. Ma ci sentiamo confortati dal fatto che la sua eredità sarà di ispirazione per chiunque voglia seguire le sue orme. Sam non era solo un attivista dedicato e sensibile ma anche un brillante pensatore ed autore. Ha dato il meglio nel suo lavoro di storico dell'anarchismo. Le sue parole erano sempre scelte con attenzione, le sue analisi ben ponderate, sempre attente allo sfruttamento ed all'oppressione di classe. Le sue opinioni sul conservatorismo religioso e sulle superstizioni in Nigeria sono sempre state confermate sul campo da profondi fenomeni sociali. Per esempio, il fatto che "le differenze sociali sono state ampliate dai politici, che le usano per manipolare e controllare la massa della popolazione"gli era ben presente. Anche sul degrado ambientale, Sam era una voce che stava dalla parte della ragione. Ha duramente lavorato per inchiodare alle loro responsabilità le compagnie petrolifere riguardo ai cambiamenti cllimatici provocati sul delta del Niger tanto da distruggere le condizioni di vita di molti abitanti della zona. L'eredità di Sam non si limita solo al suo costante impegno quale attivista sensibile, quale sicuramente egli era. E' stata anche fondamentale la sua azione nella costruzione in Nigeria dell'anarcosindacalista Awareness League –in piena dittatura militare nel paese; per questa ragione gli si deve il grande lavoro di cercare di radicare l'anarchismo in Africa. Nonostante la sua delusione per il destino della Lega, che si sciolse con il ritorno della democrazia nel paese (Sam la definiva come “un'estensione del potere militare), è sempre stato incoraggiante il fatto che non abbia smesso di continuare a costruire le basi per un forte movimento anarchico in Nigeria. Al pari dei migliori attivisti, anzichè dare la colpa della dissoluzione della Awareness League a forze esterne, Sam puntava ad analizzare le debolezze interne e gli errori che avevano portato ad un esito così negativo, riconoscendo come “non si fosse analizzato seriamente quali sarebbero state le conseguenze della fine del governo dei militari e dell'avvento del governo civile al posto dei militari. Avevamo dato per scontato che non sarebbe stato altro che il solito business di sempre”. Sam, fratello, ci mancherai ZACF-Sud Africa (traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca -Ufficio Relazioni Internazionali; vedi anche http://fdca.it/paesi/sudafrica/africa/mbah-intervista.htm) Link esterno: http://

La libertà di Dio - Ateneo degli Imperfetti, Marghera (VE)

Sabato 20 dicembre 2014 alle ore 17:30 All’Ateneo degli Imperfetti presentazione del libro libertà di dio libertà dell’uomo Di sicuro parliamo di Dio e della sua libertà a partire da quella che riteniamo essere la “nostra” esperienza della libertà. Ma di quale libertà facciamo mai esperienza? Di quella che ci rende disposti in un certo modo verso il passato e verso il futuro. Ma in quale modo? incontro con Massimo Donà docente di Filosofia teoretica Università San Raffaele di Milano Seguirà il concertino eretico di Natale con il Coro de Gli Imperfetti diretto da Giuseppina Casarin Ateneo degli Imperfetti Via Bottenigo, 209 30175 Marghera (VE)

martedì 9 dicembre 2014

1914-2014. A cento anni dal primo macello mondiale, lo scontro tra imperialismi porta di nuovo il mondo verso la guerra totale?

Oggi come cento anni fa poche grandi potenze sono allo stesso tempo complici e in conflitto tra loro nella rapina delle risorse globali e nello sfruttamento della forza lavoro mondiale. Oggi come ieri queste potenze scaricano la loro crisi sul mondo intero, scatenando il caos, fomentando il nazionalismo e le guerre per procura nei paesi delle periferie. Cento anni fa, il 28 luglio 1914, la conclusione di questo processo fu il primo grande macello mondiale, in cui 70 milioni di proletari furono costretti a combattere tra loro e 9 milioni morirono in un massacro senza precedenti Perché quella guerra non aveva come obiettivo quello di difendere o ampliare dei confini geografici, per propria natura limitati, ma di vincere una competizione economica globale con l'obiettivo della distruzione totale del nemico. La globalizzazione economica di oggi avrà lo stesso esito di quella del secolo scorso? Il mondo è di nuovo alla vigilia di una guerra mondiale? Sabato 13 dicembre alle ore 20.45 sala consiliare sotto il volto dell'orologio piazza Capitaniato - Padova Nel corso della serata sarà presentato il nuovo numero della rivista Contropiano: "Gli apprendisti stregoni e la guerra"

giovedì 4 dicembre 2014

VERSO LO SCIOPERO GENERALE E SOCIALE DEL12 DICEMBRE

Renzi è per la prima volta in difficoltà, la sua politica degli annunci non regge più sotto la spinta delle mobilitazioni e della condizione sociale che precipita. Questo è anche il risultato delle lotte di questi mesi contro il Jobs Act e la legge di stabilità. Persino Squinzi, presidente di Confindustria non si aspettava tanti regali dal governo tutti insieme! Riduzione Irap alle imprese, libertà assoluta licenziamento, demansionamento e spionaggio sui lavoratori aumento tassazione tfr e previdenza complementare. Anziché sostenere salari e pensioni e combattere la precarietà il governo in continuità con quelli precedenti non ha fatto altro che precarizzare e impoverire ancora di più il lavoro mettendo al centro l’impresa e i suoi bisogni. Così la crisi non finisce mai! In questi anni ci hanno raccontato che per il debito dovevamo sacrificare tutto: pensioni, salari, lavoro stabile, vita dignitosa, sanità e scuola pubblica. Poi sarebbe venuto il momento del benessere. La verità è che le loro politiche sono responsabili della crisi e la usano come pretesto il debito per cancellare ogni diritto e conquista sociale del lavoro. Bisogna cambiare pagina! La Cgil ha proclamato sciopero generale per il 12 dicembre. È in colpevole ritardo rispetto alla battaglia contro l’approvazione del Jobs Act. La piazza del 25 ottobre e il crescendo di mobilitazioni di questi mesi contro il governo Renzi meritavano ben più determinazione. Ma siamo ancora in tempo per provare a cambiare pagina. Bisogna però rompere con le politiche di queste anni, abbandonare ogni illusione concertativa e costruire un sindacato che sia davvero conflittuale, nella pratica e non soltanto nei proclami in televisione. Continuare le lotte, fino a imporre politiche diverse Bisogna dire basta alla moderazione e alla cosiddetta responsabilità grazie alle quali la Cgil non ha combattuto davvero l’aggressione al mondo del lavoro! Bisogna rompere con il sistema delle deroghe al CCNL e con il modello del 10 gennaio che impedisce le lotte. Abbiamo bisogno di un sindacato democratico, conflittuale e indipendente. Basta con i sindacalisti che cambiano casacca e da onorevoli votano contro il loro sindacato! Il voto di Epifani a favore del Jobs Act è una vergogna che può essere sanata solo se la Cgil rompe con Epifani e tutto il Pd. Serve un sindacato che sappia dire NO alle richieste delle aziende di ridurre salari e diritti! Bisogna dare continuità alle lotte, fermarsi darebbe il segnale di una resa che non vogliamo. Costruiamo una mobilitazione senza precedenti, radicale e prolungata, che punti davvero a bloccare il paese e a rompere con le politiche d’austerità che pretendono la cancellazione del nostro modello sociale. A cominciare dal 3 dicembre, con il presidio sotto il Senato per contestare il voto sul Jobs Act. Mandiamo a casa il governo Renzi! OPPOSIZIONE CGIL

la congiura contro i giovani

SABATO 13 Novembre 2014 alle ore 17:30 All’Ateneo degli Imperfetti presentazione del libro: la congiura contro i giovani crisi degli adulti e riscatto delle nuove generazioni Feltrinelli Editore, Milano ne discutiamo con l’autore Stefano Laffi ricercatore sociale I giovani senza lavoro, i giovani senza ambizioni, i giovani senza futuro. Sono davvero così le nuove generazioni? Stefano Laffi capovolge una lettura tradizionale e colpevolizzante del disagio giovanile. Sono gli adulti i responsabili della condizione dei giovani. Dalla culla alla scuola, dall’università all’interminabile precariato lavorativo, il mondo degli adulti progetta e produce le nuove generazioni per soddisfare i propri bisogni e le proprie aspirazioni Ateneo degli Imperfetti Via Bottenigo, 209 30175 Marghera (VE) tel. 327.5341096

ADRIA (RO) BERRETTO FRIGIO IN CONCERTO IL 12 DICEMBRE PER NON DIMENTICARE

MILANO 12 DICEMBRE 2014 SI APRE UNA LUNGA STAGIONE DI STRAGI PER NON DIMENTICARE VENERDI 12 DICEMBRE 2014 ORE 21e30 ARCI CIRCOLO MEDITERRANEO VIA MALFATTI 43 ADRIA (RO) CANTATE DI LOTTA E DI RESISTENZA I BERRETTO FRIGIO IN CONCERTO

Gruppo di Acquisto Popolare di pordenone : ceste di natale - ultimi giorni per prenotarsi

Anche quest’anno abbiamo deciso di offrirvi le ceste Natalizie. Per venire incontro alle esigenze di tutti abbiamo pensato di creare tre diversi tipi di confezione rispettivamente da euri 10, 20 e 25. Il contenuto delle ceste lo troverete meglio specificato nell’allegato di questa mail. Unica cortesia non chiedeteci di cambiare il contenuto e soprattutto (vista esperienza passata) prenotatele subito potrebbero terminare e noi non ne abbiamo in gran quantità a disposizione. Le prenotazioni dovranno pervenire ed essere saldate tassativamente entro e non oltre il giorno 6 di Dicembre mentre la consegna avverrà sabato 20 Dicembre (ultimo gap 2014) al mattino presso la casa del popolo di Torre dalle 09.00 alle 12.30 Riporto sotto il contenuto del file delle ceste: Piccolo presente (10 euro) Formaggio latteria di Savorgnano “stravecchio” invecchiato 2 anni (½ kg circa) Vino Azienda De Lorenzi “Refosco dal penducolo rosso” 1 bottiglia da 0,75 litri Cesta 1 (20 euro) Formaggio latteria di “Savorgnano”frant speziato con il pepe 300 g Cotechino della “azienda la Sorana“ ½ kg circa Farina di polenta gialla dell’Azienda agricola Torresan Luigi (varietà autoctona”maraneo “1kg) Riso Azienda “Montanari” del Lodigiano,qualità carnaroli 1 kg (sacchetto di cotone) Pasta secca artigianale "granoro" ½ kg 1 bottiglia di Vino Azienda “De Lorenzi”qualità Lison da 0,75 litri Cioccolato bio “l'altrametà”qualità mascao cioccolato al latte 100 g Sapone naturale “GAP” 1 pezzo Cesta 2 (25 euro) Formaggio latteria di “Savorgnano” frant speziato con pepe 300 g Cotechino dell’Azienda “la Sorana“ ½ kg circa 1 bottiglia di Vino Azienda “De Lorenzi” qualità il” Ribolla” da 0,75 litri 1 bottiglia di Vino Azienda “De Lorenzi” qualità il”Refosco del penducolo rosso” da 0,75 litri Riso Azienda “Montanari” del Lodigiano,qualità carnaroli 1 kg (sacchetto di cotone) Caffè “Rio” qualità intenso 250 g Cioccolato bio “l'altrametà”qualità mascao cioccolato al latte 100 g Sapone naturale “GAP” 1 pezzo Pasta secca artigianale "granoro"½ kg Lenticchie con sacchetto in juta 500 g Prenotazioni e saldo delle ceste entro e non oltre il 6 Dicembre, consegna sabato 20 Dicembre,la mattina alla Casa del popolo di Torre dalle 09.00 alle 12.30

13 dicembre la "FIESTA" del Gruppo di Mutuo Soccorso di Cordenons (PN)

Con la presente vi invitiamo a partecipare alla “Fiesta” del Gruppo di Mutuo Soccorso a cui il sottoscritto appartiene, organizzata per sabato 13 dicembre alla Casa del Popolo di Torre. Il nostro gruppo è attivo dal 2012 nel campo della solidarietà (ai terremotati dell'Emilia, ai lavoratori dell'Electrolux e dell'Idealstandard, agli alluvionati di Serbia e Bosnia, ai profughi afghani e pakistani ora a Cordenons), della pace e della tutela dell'ambiente. La “Fiesta” inizierà con un'assemblea aperta per la promozione della costituzione di un orto sociale a Cordenons (il terreno ci sarebbe già) e proseguirà con musica dal vivo e la cena sociale (euro 10 comprese bevande, i bambini sotto i 12 anni non pagano). Vi aspettiamo numerosi. Un caro saluto, Daniele “FIESTA” DEL MUTUO SOCCORSO di Cordenons c/o Casa del Popolo di Torre-Pordenone in via Carnaro, 10 h. 17 “Podere al popolo”: assemblea promozione progetto di orto sociale a Cordenons h. 19 Musica dal vivo con il gruppo “Re-balton” h. 20 Cena sociale friul-cubana (prenotazione necessaria entro il 6 dicembre 2014) h. 21,30 Concerto con “guest star” cordenonese Menù Pizzette & Sauvignon Congri’ (Riso, spezie e fagioli neri) Muset con polenta Avocado alla cubana polpettine zucchine e ricotta pavo en salsa (tacchino) Cabernet e Dolce della Casa (del pueblo) info e prenotazioni ecoandequo2012@gmail.com Daniele 340.2840728

Contro il gasdotto TAP. Dossier

In queste settimane la banda del Trans Adriatic Pipeline sta distribuendo casa per casa il suo opuscolo di disinformazione "Chi ha paura del tubo cattivo?". Durante l'estate abbiamo assistito al tentativo (purtroppo a volte riuscito) di infiltrarsi in manifestazioni ed eventi popolari monetizzando la loro inquietante presenza. E' necessario reagire alla loro campagna di disinformazione con controinformazione e azione. La realizzazione di questo opuscolo mira esclusivamente a stimolare una opposizione e una lotta tese a contrastare l'ennesima nocività che si intende far passare, impunemente, sulle nostre teste. E' un opuscolo assolutamente di parte, voluto e realizzato da individualità che, trovatisi di fronte all'imposizione di un gasdotto da realizzare nel territorio in cui vivono, si sono schierate "dall'altra parte" rispetto a coloro che quell'opera vogliono realizzare: che si tratti di una joint-venture di imprese multinazionali che risponde al nome di TAP, come di partiti che sostengono la necessità di tale progetto; che siano persone fisiche che intendano indorare la pillola - quali giornalisti, professori universitari, esperti e imprenditori di turno - oppure astratti "interessi superiori" a ogni singola persona, quali le necessità energetiche dell'intera Unione Europea. INDICE INTRODUZIONE 3 Puglia: servitù di passaggio e terra di accumulazione di fonti energetiche Perché siamo contro il gasdotto TAP 6 Corsa al gas e accaparramento di fonti energetiche: su alcuni possibili motivi 9 IL PROGETTO 10 GLI UOMINI E LE DONNE DI TAP 13 LE MULTINAZIONALI CHE COMPONGONO TAP 15 OSSERVAZIONI SUI TERRITORI E LE POPOLAZIONI COINVOLTE 18 LA POSIZIONE DELLE ISTITUZIONI 22 RECINTI DEMOCRATICI 22 TAPE MEDIA: COME FARCI ACCETTARE QUALCOSA DI DISASTROSO 27 Soldi e lavoro con il gasdotto 29 Depoliticizzare, sminuire la protesta 30 L’arroganza del Sapere/Potere. (Chi non è degno di parlare faccia silenzio!) 32 NOMISMA SPA 28 FALSI CRITICI 34 CONSEGUENZE CANTIERI E SCENARI POSSIBILI 36 SULL’OPPOSIZIONE A TAP 39 INFILTRATI 40 ALCUNI ESEMPI DI LOTTA 43 GAS E ITALIA 45 Gasdotti esistenti 45 Gasdotti in progetto 45 Rigassificatori 48 I gasdotti sono davvero sicuri come Snam&co. vorrebbero farci credere? 49 Per contatti e richiesta copie: Circolo Anarchico Via Massaglia 62/b 73100 Lecce peggio2008@yahoo.it

martedì 2 dicembre 2014

Dalla rottura di vertice alla rottura nelle pratiche - VERSO LO SCIOPERO GENERALE !!!!

Qualche anno addietro il tema ricorrente sui media e nei dibattiti politici era quello del crollo di salari e pensioni. Si parlava della fatica di arrivare alla quarta settimana per quella fetta della popolazione che doveva fare i conti con l'impossibilità di far quadrare i conti del bilancio familiare da uno stipendio all'altro. Poi il tema è scomparso, superato nei fatti dalla forza del processo inarrestabile di impoverimento generalizzato attenuato solo in parte da una contestuale riduzione media dei prezzi delle merci, frutto e concausa della crisi imperante. Secondo un sondaggio della Confesercenti una famiglia su quattro non percepirà la tredicesima mensilità quest'anno. (...) Tra loro ci sono le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione e mobilità, ci sono coloro che pur lavorando da mesi aspettano il pagamento degli stipendi e infine c'è il mondo sempre più vasto e davvero sempre meno atipico della precarietà che difficilmente conosce una busta paga. Un dato clamoroso che deve far riflettere tutti e tutte coloro che parlano spesso di conflitto senza porsi il problema di come rispondere concretamente al bisogno di salario, reddito, e di potersi costruire una vita dignitosa. Una riflessione necessaria in quanto allo scontro durissimo tra Renzi e la Cgil sul merito delle politiche economiche e sociali del governo, non corrisponde nel paese alcuna battaglia generale a difesa dei salari, dei diritti, delle fabbriche dismesse, contro i licenziamenti. Da una parte si critica giustamente Renzi e il suo criminale Jobs Act dall'altra nei luoghi di lavoro si pratica la contrattazione di restituzione, di impoverimento. E' stato così al teatro dell'opera di Roma, all'Alitalia, alla Jabil di Caserta dove si è rinunciato alla 14ma mensilità in cambio della riduzione del numero dei licenziamenti e finirà inevitabilmente cosi anche alla AST di Terni. L'elenco è lunghissimo sino al punto da rendere evidente che il sindacato sta ormai praticando la via della riduzione salariale come risposta alla crisi. La responsabilità non è dei lavoratori e delle lavoratrici che anzi proprio in quelle vertenze hanno più volte dimostrato tenacia, determinazione e grande disponibilità a lottare. La responsabilità sta nella paura del sindacato di costruire una vertenza generale e unificante per rafforzare e ordinare le tante vertenze che si aprono nel paese anziché lasciarle sole per essere inevitabilmente sconfitte. Domani 3 dicembre manifesteremo sotto il Senato tutta la nostra rabbia e indignazione nei confronti di un Renzi che considera eroi gli imprenditori mentre regala loro con il Jobs Act la libera e impunita violenza sulla vita di milioni di uomini e di donne. Renzi è in crisi, la sua politica di annunci e propaganda mostra la corda stretta tra i risultati pessimi , la condizione del paese che precipita e le mobilitazioni di massa contro i suoi provvedimenti. Per la prima volta persino il quotidiano la Repubblica è costretto a riportare il consistente calo di consenso di Renzi nel paese. Il primo vero risultato delle mobilitazioni di questi mesi, della ricostruzione di un'opposizione sociale al governo. Sconfiggere Renzi quindi si può e con esso la Confindustria, ma solo se dopo lo sciopero del 12 dicembre si rivoluziona la linea e la pratica sindacale della Cgil emancipandosi dalle troppe dannose illusioni sul ritorno alla concertazione, ad una legittimazione istituzionale, solo uscendo da ogni accordo che ingabbia la libera iniziativa sindacale puoi pensare di arrestare l'aggressione e riconquistare tutto quello che si è perso in questi anni. C'è bisogno di radicalità, coerenza, determinazione e onestà intellettuale. Sono inutili e dannose le rotture di vertice se si persiste nelle malepratiche di provincia. I lavoratori e le lavoratrici misurano il sindacato su questo, su quanto pesa nella loro vita. Lo sciopero generale del 12 dicembre giunge in colpevole ritardo rispetto al contrasto al Jobs Act e rischia di essere interpretato dal gruppo dirigente della Cgil come l'ultimo atto del conflitto, il punto più alto oltre il quale non si va. L'opposto di quello che chiedono i milioni di lavoratori e lavoratrici, di giovani, di precari che si sono mobilitati in questi mesi, l'opposto di quello che chiedono tutti coloro che hanno dato vita alla straordinaria giornata di lotta dello sciopero sociale : Che sia solo l'inizio!

PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI CARLO DOGLIO

Si trasmette in allegato materiale informativo sulle iniziative che si terranno a Bologna, in occasione del Centenario della nascita di Carlo Doglio (1914-1995), a partire dal prossimo giovedì 27 novembre. In tale data sono previsti un seminario/convegno e l'inaugurazione di una mostra documentaria (che resterà poi aperta fino al 7 dicembre 2014). Cordiali saluti. Gianpiero Landi per la Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" di Castel Bolognese Date mostra: 27 novembre – 7 dicembre 2014 (Inaugurazione mostra: ore 16:30) In collaborazione con: Urban Center Bologna - Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” (BLAB) Con il patrocinio di: Dipartimento di Architettura – Università di Bologna, Comune di Bologna, INU – Istituto Nazionale di Urbanistica, Cineteca di Bologna, IBC-Istituto Beni Artistici, Culturali e Naturali Note sulla mostra A cura di Stefania Proli, la mostra “Il piano aperto”. Carlo Doglio e Bologna è composta da pannelli che ripercorrono la biografia intellettuale di Doglio – con particolare riferimento al suo legame con la città di Bologna – e da una selezione del materiale multimediale disponibile su di lui, fra cui: i documentari realizzati per la mostra di urbanistica alla X Triennale (1954), curata insieme a Giancarlo De Carlo, Ludovico Quaroni e Elio Vittorini; le puntate del programma televisivo “Tra ieri e oggi. La città” (1977), condotte con Giuseppe Samonà e trasmesse sulle reti della RAI; alcune interviste a architetti realizzate per la RAI in occasione del seminario internazionale “La rinascita della città” (Bologna, 1982). Molti dei documenti esposti alla mostra (fotografie, lettere, libri, riviste, etc.) provengono dal Fondo Carlo Doglio presso la BLAB di Castel Bolognese. PER IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI CARLO DOGLIO Da alcuni anni la Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” ha ricevuto in deposito il Fondo Carlo Doglio. Si tratta di uno tra i Fondi documentari più importanti della BLAB, sia per la quantità che per la qualità dei materiali (migliaia di libri e opuscoli, centinaia di testate di riviste e giornali, documenti d’archivio, progetti urbanistici, fotogra#e, registrazioni foniche, ecc.). Il Fondo contiene i documenti raccolti nel corso della sua intensa vita dal professor Carlo Doglio, intellettuale anarchico di grande prestigio, urbanista e docente universitario. Doglio era di origine romagnola, essendo nato a Cesena nel 1914. Dopo essersi laureato in Giurisprudenza a Bologna nel 1936, svolse attività clandestina antifascista e prese parte poi alla Resistenza in Romagna e a Milano. Aderì in quegli anni al movimento anarchico, di cui divenne negli anni del secondo dopoguerra un esponente di primo piano e un attivo militante e propagandista. Di vasti interessi culturali, in relazione con molti noti intellettuali (tra cui A. Ban#, E. Vittorini, F. Ferrarotti, A. Capitini, G. De Carlo, F. Fortini), si interessò inizialmente di cinema ma presto orientò i suoi studi verso l’urbanistica, interpretata in senso marcatamente libertario. Punti di riferimento per lui furono soprattutto Kropotkin, Geddes e Mumford. Lavorò a Milano per la Mondadori e poi a Ivrea per Adriano Olivetti. Dal 1955 al 1960 si trasferì a Londra, dove tra l’altro collaborò ai programmi della BBC e della RAI. Si allontanò in quegli anni progressivamente dall’anarchismo, #no ad aderire al Partito socialista e poi al Psiup. Rientrato in Italia, trascorse alcuni anni in Sicilia collaborando con Danilo Dolci. Intraprese poi la carriera universitaria. Dopo avere insegnato nelle Università di Palermo, Napoli e Venezia, concluse la sua carriera di docente come titolare della cattedra di “Piani#cazione e organizzazione territoriale” alla Facoltà di Scienze Politiche a Bologna, città in cui stabilì de#nitivamente la sua residenza a partire dai primi anni Settanta. Si riavvicinò in quegli anni all’anarchismo, su posizioni dichiaratamente nonviolente. A queste concezioni restò poi fedele #no alla morte, avvenuta a Bologna nel 1995. Il suo maggiore contributo al pensiero anarchico va rintracciato nell’essere stato uno dei principali propugnatori nel nostro paese di una “urbanistica libertaria”, che per lui consisteva essenzialmente in una piani#cazione territoriale “dal basso”, che partisse dalle esigenze e dalla volontà espressa dai cittadini che vivevano in un determinato territorio. Quest’anno cade il centenario della nascita di Carlo Doglio. Per celebrare degnamente la ricorrenza la BLAB ha deciso di intensi#care gli sforzi per rendere #nalmente accessibile al pubblico il Fondo Doglio. Entro il prossimo anno dovrebbe concludersi il lavoro di riordino e descrizione delle carte dell’archivio (attualmente condotto da una archivista professionista che lavora presso l’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia- Romagna) e contestualmente verrà completato la schedatura dell’emeroteca. La BLAB ha deciso inoltre di collaborare alle iniziative in ricordo di Carlo Doglio – un Convegno di studi e una Mostra – previste a Bologna per il prossimo 27 novembre 2014. Le iniziative sono indirizzate a tracciare l’eredità di Carlo Doglio all’interno dell’ambiente culturale della città di Bologna. Interverranno allievi, studiosi e amici, fra cui l’architetto Pierluigi Cervellati, l’antropologo Franco La Cecla, il professore Vittorio Capecchi e lo storico dell’arte Andrea Emiliani. Gianpiero Landi

Palestina-Israele - la lotta unitaria contribuisce allo spostamento degli equilibri di potere all'interno della classe dirigente capitalistica israeliana*

Lo Stato di Israele è stato costruito soprattutto dai socialisti nazionalisti che controllavano il 75% dell'economia nel 1949. A causa della dipendenza dalle potenze imperialiste i cosiddetti socialisti investirono soprattutto nella costruzione di una elite capital-sionista che perse il potere nel 1977. I conflitti di interesse all'iinterno della classe dirigente capital-sionista iniziarono a mutare l'equilibrio tra la piccola fazione di industriali favorevole all'espulsione dei palestinesi e la fazione capitalista integrata nella globalizzazione neoliberista che voleva sfruttare i palestinesi ed i lavoratori dei paesi vicini. La ridefinizione dei rapporti di forza all'interno del capitalismo globale dopo la crisi ha portato dentro Israele al fallimento della componente industriale ed all'attuale collasso della coalizione di governo. Il danno economico derivato dalla campagna B.D.S. sostenuta dalla lotta unitarua sembra aver accelerato il cambiamento negli equilibri di potere. Bil'in. Photo: Mohammed Yasin Bil'in Haitham Al Khatib:"La manifestazione di oggi era dedicata ad AL QUDS. I partecipanti erano Palestinesi, Israeliani ed Internazionali. Abbiamo deciso di marciare tutti verso AL ‪#‎QOUDS‬ per mettere fine al muro ed ai posti di blocco. Sebbene i soldati non fossero più violenti del solito, hanno sparato su di noi centinaia di gas lacrimogeni e di proiettili. Dozzine di manifestanti hanno sofferto per le inalazioni. "MI hanno intenzionalmente sparato addosso un candelotto con l'evidente intenzione di farmi male. Chiunque abbia a cuore la libertà e la giustizia dovrebbe sentire la responsabilità di denunciare la violenza, l'oppressione ed i crimini di Israele. Non smetteremo mai di lottare per i nostri legittimi diritti umani. Bil'in oggi - 9 Israeliani con gli anarchici contro il muro, molti internazionali (tra cui una delegazione francese che ha visitato il villaggio di Bil'in col sindaco Onglavil Mr. Jean Doris, la delegazione ha preso parte al corteo come espressione di solidarietà col popolo palestinese e con il villaggio) ed i residenti - nonostante la manifestazione in contemporanea a Qalandia, hanno manifestato a ovest del villaggio. Sebbene le forze di stato israeliane siano riuscite a impedirci di avvicinarci alla strada del vecchio muro smantellato, a causa del forte vento da nord, non sono comunque riuscite a disperderci pur inondandoci di gas..https://www.facebook.com/photo.php?fbid=102031861027144...94620 Mohammed Basman Yasin https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/6711953...79803 21-11-14 Qui un breve video fatto al momento dell'arresto di un ragazzo canadese (Jessie Hadad ) nella manifestazione di Bilin. Sfotunatamente non ho potuto filmare ciò che ho visto con i miei occhi quando la polizia lo stava picchiando. https://www.facebook.com/video.php?v=10204428257799481 https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/posts/102044...81151 https://www.facebook.com/photo.php?fbid=756950004359056 28-11-14 venerdì a Bil'in, 7 Israeliani di "Paying the rent" per il piacere degli immigrati che vivono in Palestina... e 10 internazionali si sono uniti alla manifestazione contro il muro della separazione e contro l'occupazione, scontrandosi con le forze di stato israeliane. Come accade di recente, quando ci siamo diretti verso le terre del villaggio, sono iniziate le raffiche di lacrimogeni. Grazie ad un vento favorevole siamo solo stati bloccati ma senza disperderci. Dopo circa un'ora di scontri ed il cambio di direzione del vento, la maggior parte di noi ha fatto ritorno al villaggio. https://www.facebook.com/photo.php?fbid=677830322316303 https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/6778308...82916 https://www.facebook.com/photo.php?fbid=760126104041446 Al-Ma'sara 21.11.14, la manifestazione settimanale contro gli insediamenti ed il muro dell'apartheid con slogan di condanna dell'assedio israeliano su Gerusalemme è partita dal centro cittadino in direzione dell'ingresso del villaggio bloccato da un grande numero di soldati israeliani. Quando i manifestanti si sono avvicinati, i soldati hanno sparato grandi quantità di lacrimogeni e bombe assordanti per respingere i manifestanti. I piani per i nuovi insediamenti israeliani isoleranno ed impediranno i collegamenti dei villaggi meridionali con la città di Betlemme. I Comitati della resistenza popolare nell'area hanno dichiarato che non si fermeranno finchè con libereranno il loro villaggio ed otterrannole terre che gli sono state rubate. Nabi Saleh venerdì 14.11.14 David Reeb http://youtu.be/4r7oFaX2t1c venerdì 21.11.2014 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.8481338352310...62736 Palestina occupata, Nabi Saleh 21 Novembre 2014 Nariman Al-Tamimi, Asid e Basel Al-Rimawi sono stati colpiti dal proiettili veri israeliani nel villaggio di Al-Nabi Saleh Nariman è stata operata al piede. Asid Al Rimawi di 15 anni e Basel Al Rimawi di 24 anni sono stati colpiti mentre l'esercito israeliano stava reprimendo con violenza la manifestazione settimanale ad AL Nabi Saleh che era partita da Piazza Al Shuhada nel centro del villaggio in direzione delle terre confiscate dall'occupazione israeliana. Decine di attivisti internazionali e di palestinesi del villaggio e dei villaggi intorno hanno preso parte alla manifestazione. Il corteo era intitolato "Gerusaleme ti chiama" e ricordava il secondo anniversario dell'uccisione di Rushdi Al Tamimi da parte dell'esercito israeliano. I manifestanti hanno scandito slogan contro l'occupazione, contro gli insediamenti illegali, per i prigionieri politici palestinesi e per i martiri. Una volta che i manifestanti sono giunti al posto di blocco dell'esercito israeliano all'ingresso del villaggio, i soldati hanno iniziato a sparare proiettili veri e proiettili di gomma oltre ai lacrimogeni ed alle bombe metalliche. Nariman è stata ferita al piede da un proiettile (chiamato Tutu) ed immediatemente ricoverata in un ambulatorio palestinese. Anche un uomo di 25anni ed un ragazzino di 15 ani del villaggio di Beit Rima sono stati feriti dallo stesso tipo di proiettile e ricoverati nell'ospedale Yaser Arafat a Salfit. Decine di manifestanti sono stati colpiti da proiettili di metallo ricoperti di gomma ed hanno sofferto di asfissia per le inalazioni dei gas. israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=ayvNaFkNOD0 Haim Schwarczenberg: "Nel secondo anniversario dell'uccisione di Rushdi Tamimi da parte dell'esercito, i residenti di Nabi Saleh, compresi i familiari di Rushdi hanno manifestato per protestare contro la sua uccisione e le continue uccisioni di palestinesi da parte dell'esercito israeliano. Il fuoco vivo dell'esercito ha ferito 3 manifestanti - due dell'abitato di Beit Rima ed una donna colpita alla gamba e poi ricoverata nell'ospedale di Ramallah.’http://schwarczenberg.com/?p=1674 Ni'lin. 14.11.2014 Yisrael Puterman https://www.youtube.com/watch?v=QWg486bGYYM https://www.facebook.com/video.php?v=796838203710450 Ni'lin continua a resistere all'occupazione israeliana ed all'apartheid 28.11.14 - un ragazzo di 21anni è stato colpito allo stomaco da un proiettile d'acciaio ricoperto di gomma sparato da breve distanza a Ni'lin, mentre gli scontri sono continuati fino alle 15.00, nonostante i tanti tentativi di colpire e prendere i manifestanti, senza per fortune riuscirci. Intero report su http://www.nilin-village.org/ La manifestazione di questa settimana è iniziata come tutte le settimane dopo la preghiera del venerdì sotto gli ulivi alla periferia del villaggio. Come ogni settimana il corteo si è diretto verso il muro della separazione con bandiere palestinesi e scandendo slogan contro il muro ed in solidarietà con la lotta dei palestinesi per la moschea di Al-Aqsa. Da quando la situazione nel villaggio si è surriscaldata a partire dallo scorso giugno, i soldati aspettano i manifestanti quando si avvicinano al muro. Prima che il corteo fosse giunto a destinazione, i soldati hanno caricato con i gas lacrimogeni sparati contro i manifestanti insieme a proiettili d'acciaio ricoperti di gomma. Gli scontri sono andati avanti fino alle 15.00, quando i manifestanti sono riusciti a respinegere i soldati verso il muro. Dallo scorso giugno i soldati israeliani attaccano la manifestazione del venersì vicino alla zona abitata ed a volte fin dentro il villaggio, inseguendo i manifestanti con le jeep e sparando verso le abitazioni. Crediamo sia un tentativo per spingere gli abitanti a condannare le manifestazioni per poi non farle più. Molte nuove tattiche sono state messe in atto per fermare le manifestazioni a Ni’lin. Una è quella di mettere cecchini sulle case che sparano alle gambe dei manifestanti per poterli arrestare più facilmente. Da giugno sono già 13 i manifestanti colpiti alle gambe, ma solo uno è stato arrestato finora. I militari hanno messo altri cecchini sulla cresta dei monti. Da un solo cecchino, sono passati a tre cecchini a manifestazione. Il trattamento che l'esercito israeliano riserva a Ni’lin ed ai suoi abitanti deriva anche dal fatto che da un anno e mezzo non vi sono servizi giornalistici sul villaggio. Il che ha portato il villaggio ad essere una sorta di banco di prova delle nuove tattiche militari anti-manifestazione. https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1556848764526...67335 Qaddum 14.11.14 Brutalità dell'esercito nella manifestazione della scorsa settimana a Kafr Qaddum https://www.facebook.com/media/set/?set=a.7958453871239...82313 venerdì 21.11.2014 Forze armate impazzite hanno inondato tutto con acqua fetida, compresi coloro che non stavano manifestando e che tornavano dalla raccolta delle olive, hanno sparato proiettili veri sui manifestanti puntandoli e bestemmiando. . Poi il villaggio ha risposto. Un ragazzi ferito da proiettili tutu sparati sulle centinaia di manifestanti nel corso della manifestazione settimanale contro l'occupazione a Kafr Qaddum. Dozzine di soldati israeliani pesantemente armati hanno fatto irruzione sparando nel villaggio, affrontati con atteggiamento provocatorio dai manifestanti. Amnon Lotan https://www.facebook.com/amnonlotan/posts/10152859008237037 Oggi oltre 200 residenti hanno manifestato a Kufr Qaddum, con un paio di internazionali e 4 israeliani. L'esercito ha invaso il villaggio lungo la strada principale con alcune dozzine di soldati, jeep, lancia lacrimogeni, acqua fetida e proiettili tutu. Un'ora prima della manifestazione ed anche dopo sono stati molto violenti, sparando dappertutto. In due sono stati colpiti ed assistiti per le ferite da proiettili tutu. Un'ora circa dopo che la manifestazione era iniziata, i soldati iniziavano a mostrarsi meno baldanzosi ed hanno iniziato a ritirarsi anche prima che iniziasse a piovere forte. A questo punto i manifestanti hanno iniziato a dare fuoco ai pneumatici, sfruttand anche un forte vento da ovest che spingeva il fumo verso Kdumim. Alla fine il morale era alto. https://www.youtube.com/watch?v=XxfATtDBOVg Amnon Lotan 28-11-14 - L'esercito israeliano ha colpito al petto un attivista europeo con un proiettile vero durante la manifestazione settimanale contro l'occupazione a kufr Qaddum! Non c'era stato nessun preavviso e non c'era pericolo per gli invasori. Oltre 200 manifestanti palestinesi con una dozzina di ebrei edi internazionali hanno formato un blocco disarnato davanti all'esercito dentro il villaggio. https://www.facebook.com/amnonlotan/posts/10152874053842037 https://www.youtube.com/watch?v=dBcCrBXS2VU Sheikh Jarrah I residenti di Sheikh Jarrah continuano i loro presidi di protesta nel quartiere ogni venerdì, contestando i violenti sgomberi dalle loro case, l'occupazione del quartiere da parte dei coloni e la giudaizzazione di Gerusalemme Est. Invitano tutti che quelli che possono a sostenere la loro lotta e ad unirsi a loro. Quest è l'undicesmo venerdì dall'arresto di Salah. Presidio speciale il 14 novembre. 28/11/14 Blocco della strada Gerusalemme-Gerico Nabi Mosa nella Palestina occupata, manifestazione con enorme presenza di soldati e polizia israeliani, manifestazione indetta per la fine dell'occupazione, per liberare Gerusalemme e per fermare gli sgomberi dei Beduini nell'area. I Comitati popolari palestinesi insieme ad attivisti internazionali sono riusciti a bloccare la strada Gerusalemme-Gerico per intralciare i movimenti dei coloni sionisti e dei soldati. I manifestanti pacifici sono stati affrontati e repressi da un grande numero di soldati israeliani di tutte le unità pesantemente armati che hanno usato lacrimogeni e granate assordanti per disperdere e reprimere il blocco della superstrada. Lo scopo principale della protesta era quello di portare l'attenzione sugli sgomberi dei Beduini Palestinesi dall'area H1 e per confermare che Gerusalemme occupata è la capitale palestinese, dove i palestinesi hanno il pieno diritto di entrarvi liberamente. ------------------------------------------------------ Non dite che non lo sapevamo n°428 Martedì 21 ottobre 2014, unità della polizia di confine (unità di combattimento) sono arrivate nel quartiere beduino di Gerusalemme Est a A-Za’im – Za’atara. I residenti sono della Cisgiordania e proprietari delle loro terre, anche se Israele ha annesso il loro abitato a Gerusalemme. Gi è stato concesso di continuare a vivere lì ma gli è proibito entrare nel resto della città. I soldati hanno demolito 3 case ed una grotta usata come ovile. ventuno persone sono rimaste senza casa. Il giorno dopo i soldati sono ritornati ed hanno confiscato le tende donate dalla Croce Rossa, a cui è seguita la demolizione. Non dite che non lo sapevamo n°429 Domenica 09/11/2014, un gruppo di bambini palestinesi di Hebron stava tornando a casa da scuola, quando un colono in macchina si è fermato ed ha spintonato uno dei bambini che è caduto e si è fatto male. Volontati internazionali presenti nell'area hanno avvicinato un'unità della polizia di frontiera chiedendole di intervenire. I poliziotti si sono rifiutati ed hanno salutato il colono che se andava invece di arrestarlo. Non dite che non lo sapevamo n°430 Giovedì 6 novembre 2014, i soldati sono arrivati nel villaggio palestinese di El’Aqaba (vicinoTubas) dove hanno demolito una casa ed un ovile. Nove persone sono rimaste senza casa. * * * * * * * * * * * * * Dopo la demolizione di case a Umm El-Kheir sulle colline sud di Hebron (vedi n°427), i senza tetto hanno ricevuto delle tende come aiuto umanitario. Il 29 ottobre 2014 i soldati sono ritornati ed hanno confiscato le tende. I residenti hanno iniziato a costruire baracche di lamiera, ma la costruzione è stata bloccta da un'ordinanza portata dai soldati il 19 novembre. t Tutte le case del villaggio, tranne 4, sono sotto minaccia di demolizione. Questions & queries: amosg@shefayim.org.il ================================= (traduzione a cura di AL/fdca Ufficio Relazioni Internazionali) * From my blog at: http://ilanisagainstwalls.blogspot.com See at the blog previous reports about the joint struggles the Anarchists Against the Wall take part in. See also: Stories from the year 2100 - 50 years after the revolution http://awalls.org http://ilan.shalif.com/anarchy/glimpses/glimpses.html http://ilan.shalif.com/anarchy/glimpses/glimpses-it.html http://ilan.shalif.com/anarchy/glimpses/glimpses-heb.html Link esterno: http://awalls.org

venerdì 28 novembre 2014

Droni da guerra per monitorare l'ordine pubblico

I Predator a supporto delle operazioni di Polizia e Carabinieri di Antonio Mazzeo Dalle guerre in Afghanistan e Libia alla vigilanza di piazze, cortei, manifestazioni e azioni di lotta contro le politiche di austerity del governo italiano. I “Predator” dell’Aeronautica militare, dopo essere stati schierati nei principali scacchieri di guerra mediorientali e africani saranno messi a disposizione delle forze di Polizia e dei Carabinieri per interventi d’ordine pubblico e vigilanza del territorio. Nei giorni scorsi è stato firmato a Roma un accordo che prevede il “concorso con i velivoli senza pilota Predator ad attività istituzionali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri”, riferisce il Comando dell’Aeronautica italiana. Il protocollo d’intesa, mai discusso in sede parlamentare, è stato siglato dal capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica gen. Pasquale Preziosa, dal Capo della Polizia Alessandro Pansa e dal Comandante Generale dei Carabinieri, gen. Leonardo Gallitelli. L’uso dei “Predator” in funzione di controllo interno rappresenta l’ennesimo salto di qualità nella gestione “militare” dell’ordine pubblico, in linea con le più recenti elaborazioni strategiche in ambito Nato (le cosiddette Urban Operations) che propongono l’intervento in future operazioni urbane anti-sommossa di reparti super-specializzati e super-armati di professionisti formatisi nelle operazioni di “guerra asimmetrica” in Iraq e Afghanistan. I velivoli a pilotaggio remoto che l’Aeronautica metterà a disposizione di Polizia e Carabinieri saranno gli RQ-1A e RQ-9B in possesso del 32° Stormo con sede ad Amendola (Foggia). La versione più vecchia del “Predator” è lunga 8,2 metri, ha una larghezza alare di 14,8 m e può raggiungere una velocità di crociera di 135 km/h e un’altitudine di 7.800 metri. L’RQ-9B, noto anche come “Reaper”, è una versione più aggiornata e sofisticata del drone prodotto dall’holding statunitense “General Atomics”: ha una lunghezza di 11 metri, un’apertura alare di 20 e può volare a 440 Km/h e a 15.000 metri dal suolo. I “Predator” hanno la capacità di rimanere in volo per lungo tempo (oltre 20 ore) nell’area di operazione, con possibilità di essere dirottati in qualsiasi momento verso nuovi obiettivi. I velivoli senza pilota vengono impiegati normalmente in missioni d’intelligence, sorveglianza e acquisizione dei target, grazie all’impiego di avanzati sistemi di scoperta elettro-ottici ed infrarosso, diurno e notturno, e di potenti radar per l’individuazione di obiettivi di superficie. In via secondaria i “Predator” sono impiegati dalle forze armate nell’ambito di operazioni di pattugliamento aeronavale, ricerca e soccorso. “Questi velivoli a pilotaggio remoto sono in grado di assolvere un’ampia gamma di compiti dimostrando elevate doti di flessibilità, versatilità ed efficacia”, spiega il Comando generale dell’Aeronautica militare. “È possibile, ad esempio, rilevare la presenza di minacce quali ordigni esplosivi improvvisati che rappresentano il pericolo più insidioso e diffuso nei teatri operativi odierni. Possono inoltre essere effettuate missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica o radiologica, oppure acquisire dati ed informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni in zone potenzialmente oggetto di operazioni. Le caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini, l’attività diretta all’antiterrorismo, il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia, l’intervento in caso di calamità naturali e la sorveglianza del fenomeno dell’immigrazione clandestina”. Nei mesi passati i “Preadator” del 32° Stormo di Amendola sono stati impiegati per il pattugliamento del Mediterraneo centrale nell’ambito dell’operazione aeronavale “Mare Nostrum” condotta dalle forze armate per contenere il transito delle imbarcazioni di migranti e richiedenti asilo in fuga dal Nord Africa e il Medio oriente. Anche dopo il recente passaggio di consegne all’operazione Triton a guida Frontex, l’agenzia europea di contrasto all’immigrazione, i droni dell’Aeronautica continuano a volare nei cieli mediterranei con sortite fino ai confini meridionali della Libia con Ciad e Sudan. Anche in passato, i droni dell’Aeronautica militare erano stati impiegati in operazioni di “sicurezza interna” e controllo dell’ordine pubblico a favore della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri: ad esempio, durante il vertice intergovernativo Russia–Italia, tenutosi a Bari nel marzo 2007 o il G8 dell’Aquila del 2009. Con l’accordo dei giorni scorsi, l’Aeronautica militare entra a pieno diritto nella “prevenzione anti-crimine” in territorio italiano: i suoi droni grandi fratelli, potranno spiare liberamente comunità e singoli cittadini, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. La prima batteria di “Predator” fu utilizzata dal 32° Stormo di Amendola dalla base di Tallil, in Iraq nel gennaio 2005, in supporto del contingente terrestre della missione “Antica Babilonia”. Nel maggio 2007 i droni furono trasferiti pure nella base di Herat, sede del Comando regionale interforze per le operazioni in Afghanistan (RC-West), dove hanno continuato ad operare ininterrottamente sino ad oggi. Nel corso delle operazioni belliche contro la Libia della primavera-estate 2011, i velivoli a pilotaggio remoto hanno avuto un ruolo guida per consentire i bombardamenti dell’Aeronautica italiana e dei partner della coalizione internazionale anti-Gheddafi. Lo scorso mese d’agosto, due “Predator” sono stati schierati a Gibuti, in Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione Europea “Atalanta” e a supporto delle forze governative somale in lotta contro le milizie di Al Shabab. A fine ottobre, altri due velivoli senza pilota dell’Aeronautica militare sono stati trasferiti nello scalo aereo di Kuwait City per operare a favore della coalizione internazionale anti-Isis in Iraq e Siria. Adesso è l’ora della guerra sul fonte interno. Cortei e stadi, la polizia userà i droni: gli stessi utilizzati coni terroristi in Afghanistan ROMA - Ora sono nel Corno d'Africa. Prima hanno scortato le missioni italiane in Afghanistan, l'operazione di soccorso ai migranti Mare Nostrum e le manifestazioni internazionali più importanti, come la visita del presidente americano Barack Obama a Roma. Da questo momento in avanti, però, i droni dell'Aeronautica militare potranno essere utilizzati anche a supporto di Polizia e Carabinieri nelle operazioni di ordine pubblico. Con compiti specifici e non adatti a tutte le manifestazioni pubbliche, precisano dall'Aeronautica militare: «I droni forniscono dati complessi. Accanto al pilota che comanda il velivolo ovviamente da terra, lavorerà costantemente un analista capace di decrittare e analizzare i filmati realizzati». La differenza - o meglio, una delle tante - è che le immagini realizzate saranno precise al dettaglio e che la sorveglianza dall'alto sarà praticamente invisibile, visto che questo genere di velivoli vola ad altezze da aereo di linea ed è silenziosissimo. I RISPARMI L'accordo per l'utilizzo dei velivoli senza pilota da parte delle forze di polizia è stato siglato ieri a Roma dal capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Pasquale Preziosa e dai capi di Polizia e Carabinieri Alessandro Pansa e Leonardo Gallitelli. Un'intesa, ha detto Preziosa, «già in atto», che consentirà di «aumentare il livello di sicurezza dei nostri cittadini»: «L'esperienza maturata in anni di utilizzo nei vari teatri operativi all'estero, ci ha consentito di acquisire un know how che ora torna utile anche per altri scopi. La tecnologia esce dagli hangar e si mette al servizio delle forze di polizia». Nelle intenzioni dei firmatari, l'intesa farà inoltre risparmiare parecchi soldi allo Stato, in quanto i costi effettivi saranno soltanto quelli relativi al volo dei Predator. L'impegno della Polizia sarà alleggerito anche dal fatto che la presenza dei velivoli potrebbe portare ad una riduzione dell'utilizzo degli elicotteri per gli stessi compiti. «Con questo accordo abbiamo acquistato a prezzo zero il meglio che c'è sul mercato, strumenti complessi e costosi che saranno a nostra disposizione» ha sintetizzato Pansa. 20 ORE DI VOLO I Predator possono volare per oltre 20 ore consecutive senza necessità di atterrare o fare rifornimento. E sono in grado di trasmettere immagini in diretta, di giorno e di notte, di individuare obiettivi sul terreno, di dare indicazioni precise a chi si muove a terra su quanto si troverà davanti, di sorvegliare una determinata zona senza esser visti. Per questo il Predator potrà essere utilizzato per sorvegliare manifestazioni, cortei e proteste di piazza ma tornerà utile anche in occasioni di incontri di calcio o operazioni di polizia sul territorio, per il controllo di strade e autostrade o per la sorveglianza di determinati luoghi e di intere aree. Pansa non è sceso nei dettagli, ma ha confermato che i velivoli serviranno «per la sorveglianza elettronica in tutte quelle situazioni in cui è necessario avere a disposizione uno strumento che consenta di raccogliere immagini e informazioni altrimenti non possibili». Li useremo, ha aggiunto Gallitelli «solo a ragion veduta, sul piano della prevenzione e della repressione».

giovedì 27 novembre 2014

Oklahoma (USA): l'IWW solidarizza con la campagna #YesAllDaughters contro gli stupri nelle scuole

Oklahoma (USA): l'IWW solidarizza con la campagna #YesAllDaughters contro gli stupri nelle scuole Documento di solidarietà dell'Oklahoma IWW con #YesAllDaughters Studenti e studentesse della Norman High School a Norman, in Oklahoma, usciranno dalle loro classi alle 9.20 di lunedì 24 novembre per essere salutat* da centinaia di attivist* e sostenitori/trici solidali con loro con grande coraggio. Perchè? Per tutto lo scorso semestre, uno studente di 18 anni della Norman High School ha violentato tre studentesse, ha reso pubblico lo stupro ed umiliato le vittime. Queste ragazze hanno subito atti di bullismo e maltrattamenti: una è stata costretta a lasciare la scuola a causa delle continue minacce; un'altra non riusciva più ad entrare a scuola perchè aggredita dagli amici dello stupratore. Ad un'altra che aveva reagito alle molestie è stato chiesto di lasciare la scuola per il resto dell'anno finchè le cose non "andavano a posto". L'amministrazione scolastica ha punito le vittime per auto-difesa e non ha fatto nulla per colpire gli stupri, le aggressioni sessuali e le molestie all'interno della comunità scolastica. Un coraggioso gruppo di studenti/esse, sostenitori/trici ed amici/che delle vittime hanno deciso di prendere l'iniziativa contro questa ingiustizia. Tre settimane fa, dopo riunioni in un caffè ed in casa, un ristretto gruppo organizzativo ha pensato come costringere l'amministrazione ad affrontare la questione. Tramite la cooperazione con attivist* e media locali, è nata la campagna #YesAllDaughters che ha ottenuto quasi 5000 likes in due settimane, portando i media ad interessarsi alla questione (tra cui un gruppo editoriale di Jezebel) e centinaia di studenti/esse e sostenitori/trici a manifestare fuori della scuola il lunedì successivo. In quanto sindacato impegnato nella abolizione del patriarcato e di tutte le forme di sfruttamento, l'Industrial Workers of the World (IWW) si schiera solidale con quest* studenti/esse ed era presente alla manifestazione. Christophe Parsons, delegato per l'IWW dell'Oklahoma IWW, ha fatto parte del gruppo degli organizzatori. Parsons ha dichiarato che: "In quanto amico delle vittime ed in quanto sindacalista rivoluzionario impegnato nella costruzione di un nuovo mondo, l'inazione non era possibile. Sono orgoglioso de* mie* compagn* di scuola e dei/lle sostenitori/trici nel quartiere che si sono strett* intorno a queste ragazze, e sono orgoglioso del mio sindacato che ha dimostrato un'incredibile solidarietà e sostegno per questo evento." "Chiunque nega il ruolo del patriarcato all'interno dell'oppressione, chiunque fa propri l'uguaglianza di genere ed il femminismo non può dirsi rivoluzionario. L'IWW dell'Oklahoma non resterà silente di fronte ad una simile ingiustizia commessa contro le nostre ragazze e che ha colpito la nostra comunità" ha dichiarato Parsons. L'IWW-Oklahoma fa propria la rabbia degli/lle studenti/esse-attivist* e si schiera a fianco della loro lotta e per la lotta di tutte le vittime del patriarcato. #YesAllDaughters ______________________________________________________________________________ Oklahoma Industrial Workers of the World (traduzione a cura di ALternativa Libertaria/fdca-Ufficio relazioni internazionali)

OVUNQUE KOBANE

Kobane è la città del Kurdistan siriano sotto attacco da parte delle milizie di ISIS. A Kobane e nella regione del Rojava la popolazione ha dato vita, da più di due anni, a forme di sperimentazione più o meno ampie di autogoverno territoriale e di superamento delle discriminazioni di genere. E' una regione del nord della Siria, abitata in prevalenza da gente di lingua curda ma anche assira, caldea, turca, armena, araba. Si tratta di una zona da troppo tempo scenario di scontri di potere, tanto su base regionale quanto globale, che continuano a martoriare la popolazione. Lo sanno bene gli uomini e le donne in armi che difendono la propria autonomia non solo dalle truppe dell’ISIS ma anche dalle pressioni degli Stati Uniti, che subordinano il proprio appoggio alla resistenza alla rinuncia all'esperienza di autogoverno popolare. Le frontiere con la Turchia restano serrate per i volontari e le armi dirette a Kobane sotto assedio, così come per chi è in fuga dalle zone occupate; l'esercito turco non si è fatto scrupolo a sparare sugli attivisti accorsi in aiuto dei profughi. Il passaggio però è garantito alle truppe del Kurdistan iracheno, regione controllata da vent’anni dal PDK, partito filo statunitense di Barzani. Il PDK nei mesi scorsi ha di fatto lasciato a ISIS campo libero, ritirandosi di fronte all'avanzata senza curarsi della popolazione civile, soccorsa – per quanto possibile - dalle milizie del PKK (turco) e del YPG (siriano). Il PDK ora tenta di accreditarsi come unico referente della resistenza in armi, marginalizzando le milizie di autodifesa popolare che concretamente da mesi resistono all'assedio, tra mille difficoltà e in condizione di inferiorità numerica e militare. L’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’alternativa alla spartizione del Medio Oriente, alla guerra fratricida, alla oppressione femminile, alla rapina delle risorse. Ma si trova stretto in una morsa di interessi contrapposti, assediato e minacciato quotidianamente nella sua stessa esistenza. Di tutto questo, in Italia i media mainstream hanno parlato poco e male, quasi esclusivamente in una generica - e spesso razzializzante e quindi razzista - chiave anti-islamica. Nonostante ciò, molte sono state le iniziative dal basso che hanno cercato di raccontare, conoscere, capire. Una verità che, seppur parziale, tenta di dar voce a chi direttamente ogni giorno lotta e resiste. OVUNQUE KOBANE “autogoverno e resistenza popolare in Rojava” PORDENONE Sabato 29 ore 18.00 via Pirandello, 22 sede E. ZAPATA conferenza con Yilmaz Orkan rapp. UIKI ~ Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia organizza il Coordinamento Libertario Regionale www.info-action.net

mercoledì 26 novembre 2014

Project Financing in sanità ...?

un articolo di Ivan Cavicchi su PF in sanità. [ACM_2]«Ora basta». Lo scrivono tutti i medici di Vicenza in un documento condiviso da tutti i sindacati e perfino dall’ordine. Non ce la fanno più a pagare il conto di politiche sanitarie sbagliate, di gestioni fasulle, di speculazioni vergognose. Si ribellano alla doppia immoralità della regione Veneto che sacrifica le necessità di cura dei malati e permette che “strumenti di finanza di progetto” si dissanguinino le finanze regionali, gli stipendi di chi lavora e i diritti di chi sta male. Ma a cosa si riferiscono i medici di Vicenza? A un particolare tipo di debito occulto di cui nessuno parla e al quale il Veneto, e molte altre regioni,ha fatto spesso ricorso , e che si chiama “contratto di concessione” o “finanza di progetto” (project financing).Una brutta bestia affamata capace di stare acquattata per anni proprio come un debito sommerso e saltare fuori al momento giusto per mangiarsi il nostro sistema pubblico. L’idea tanto, per cambiare, è copiata dalla sanità inglese, e introdotta in Italia alla fine degli anni ’90 (legge n 415/1998) in una fase in cui alle regioni da una parte si impongono imposte crescenti,restrizioni finanziare e dall’altra è loro offerta, con la riforma Bindi, la possibilità di fare “sperimentazioni gestionali” Con questa scusa alle regioni non sembrò vero di poter aggirare con i contratti di concessione,gli sbarramenti di spesa: mentre si tagliava ovunque, soprattutto posti letto, esse continuarono a costruire ospedali dandoli in concessione ai privati . Il contratto di concessione di un ospedale è qualcosa di diabolico: il privato finanzia la costruzione dell’ospedale avendone in cambio la gestione per un certo numero di anni (20/30) dopo i quali il pubblico subentra come proprietario ma ereditando praticamente dei catorci. La legge impone che il privato per finanziare l’ospedale debba chiedere un mutuo che tuttavia è garantito dal pubblico. Per cui tutti i rischi finanziari sono del pubblico, il privato non rischia niente. Ma c’è di più: il concessionario ha diritto di sfruttare l’opera costruita, ma un ospedale non è un parcheggio o una autostrada che nel tempo danno profitti, per cui per remunerare il finanziatore la regione e l’azienda di riferimento 1) gli paga un canone di concessione per tutto il tempo della concessione trasferendo così spesa pubblica al privato e senza nessun tipo di risparmio; 2) gli affida la gestione completa di quelli che si chiamano “servizi non sanitari” vale a dire mense, raccolta rifiuti, pasti agli ammalati, pulizie, spazi commerciali, quindi un business da paura ma che ha il piccolo inconveniente che per essere privato è gravato dall’Iva e che quindi costa al pubblico almeno il 22% in più. Siamo alla più spudorata delle speculazioni, cioè il concessionario ha interesse a spendere di meno nei costi di fabbricazione dell’ospedale e quindi nella qualità della struttura e a far spendere di più per la gestione. Infatti i costi gestionali in generale sono diseconomici e per questo maggiori rispetto a quelli degli ospedali a gestione pubblica e, a seconda dei casi, essi variano dal 30, 40, 50%(L.Benci). Cioè la qualità della struttura è bassa, i costi di gestione sono molto alti, ai cittadini sono sottratte tante risorse e quel che è peggio si costruisce un debito pubblico occulto perché nascosto nei bilanci privati. Quasi tutte le regioni per fare ospedali hanno fatto ricorso ai contratti di concessione, perché costruire un ospedale è una autentica fiera del malaffare. In particolare si distinguono la Lombardia, il Veneto, la Toscana, la Puglia, il Trentino alto Adige, l’Emilia Romagna...cioè tutte quelle regioni che si autodefiniscono “virtuose”, che dicono di avere i conti in regola. Su questa immensa speculazione delle regioni, la magistratura contabile proprio della regione Veneto, ha detto chiaro e tondo che l’operazione di dare gli ospedali in concessione al privato è “a debito” e va ad incrementare il debito pubblico. Se andiamo a vedere cosa è accaduto in Inghilterra sbaglieremmo ad ignorare il monito della Corte dei conti e la denuncia dei medici di Vicenza: G. Hobsborne (head of exchequer del ministero delle finanze) ha definito il financing project in sanità come «totally discredited» e il governo è stato costretto per salvare i 31 Trust (Asl) a versare 451 milioni di sterline per finanziare i canoni di con- cessione degli ospedali, e attivare un fondo ad hoc di 1.5 mld di sterline per 25 anni per aiutare i trust in difficoltà. Cosa accadrà in Italia non lo so, anche se è prevedibile che anche questo sistema pubblico come quello mutualistico, sotto il peso dell’indebitamento occulto e della speculazione rischia di spezzarsi. Quello che so è che queste regioni sono diventate di fatto enti immorali, che è immorale rubare soldi ai malati e ai lavoratori e che in tutta Italia gli ordini, i collegi, i sindacati, le società scientifiche, le associazioni sociali, dovrebbero tutti insieme dire come i medici di Vicenza «ora basta» ...con i ladri di sanità.

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA …PARCHEGGI (Appello/Pensiero/Azione)

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA …PARCHEGGI (Appello/Pensiero/Azione) Chiediamo: •Che venga annullata la dedica a FT del parcheggio di via Vallona •Che vengano rimosse le immagini e i testi che riguardano FT dal parcheggio •Che la figura e l’opera di FT non siano usate in modo strumentale da politici e operatori culturali •In omaggio alle “trovate” di Federico che ha voluto istituire un premio di poesia a suo nome finché era vivo, chiediamo che il parcheggio di via Vallona sia intitolato più coerentemente ad un vivo che ha fatto tanto per rendere invivibile la città! •Chiediamo a tutti quelli che sono rimasti increduli di fronte a questa vergogna, che hanno aspettato mesi nella speranza che qualche testa pensante o politico o bambino avanzasse qualche proposta riparatoria, di sottoscrivere questo appello al seguente indirizzo: http://zapatapn.wordpress.com/ GLI “AMICI DI TAVAN” Nonostante il pensiero di Federico, i solerti “amici” più o meno i soliti, ammaliati da un’idea “geniale”, iniziano il percorso di santificazione/assimilazione dell’eretico: musici, poeti, fumettisti, fotografi, cooperatori sociali, politici, politici pentiti prestati alla letteratura, tutti insieme appassionatamente in un grande “salotto” targato GSM (l’azienda che gestisce i parcheggi anche a Pordenone) a cui in cambio di pochi spicci vendono il nome e l’immagine del Poeta. Ebbene si: un parcheggio Federico Tavan! La celebrazione del “genio maledetto”, il Campana friulano, del poeta e della sua poesia “trascritta sia in dialetto andreano che in lingua italiana” come leggiamo dalla presentazione dell’iniziativa (sigh!) ovvero uno squallido tentativo di santificazione della “nostra preziosa eresia” per usare l’abusatissima citazione della Vellerugo. Decidetevi…Santo o Eretico? E’ il rogo che fa la differenza ! In queste premesse possiamo già indovinare retrospettivamente la parabola di solitudine e sofferenza, intellettuale prima che esistenziale, che lo avrebbe portato alla sua “morte” poetica/politica prima, reale dopo. Noi ci vediamo anche la totale mancanza di rispetto verso il suo pensiero, scritto e dichiarato, che caratterizzerà costantemente i rapporti con i vari salotti (come lui li chiamava) con cui si incrocerà e si scontrerà. “In un mondo di arroganti, impostori, geni soltanto perché loro stessi dicono d’essere dei geni. Facilmente smontabili, ma non puoi. Se li smonti, crollerebbe lo stato democratico” Federico Tavan

APERIGAP SABATO 29 NOVEMBRE PORDENONE

AperiGAP Aperitivo di autofinanziamento del Gruppo di Acquisto Popolare di Pordenone Sabato 29 novembre 2014 dalle ore 18.00 presso Casa Sist a Vallenoncello (Piazza Valle, 8, Pordenone) Il gruppo di lavoro del GAP di Pordenone è lieto di invitare i propri soci e le loro famiglie ad un aperitivo di autofinanziamento il cui ricavato servirà a coprire le spese che il gruppo sostiene per portare avanti questa pratica sociale atta a costruire una rete di auto-organizzazione in cui i soci possono consumare prodotti del territorio, evitando le grosse catene e promuovendo una spesa etica a un prezzo equo, frutto della cooperazione tra i soci e gli aderenti all'iniziativa. L'aperitivo prevede un ricco buffet con stuzzichini”formaggi,salumi”, pizzette, tortillas,i nostri prodotti e altro ancora. Si potrà degustare la genuinità del nostro buon vino e del nostro succo di mele. Tutto sarà accompagnato da musicisti e sound system che allieteranno questo momento conviviale. Il contributo richiesto a chi volesse partecipare è di 5 € per gli adulti (gratis per i bambini). Vi chiediamo cortesemente, inoltre, di confermare la prenotazione (con il numero di partecipanti) entro e non oltre giovedì 27 novembre Vi aspettiamo numerosi per un brindisi, Gruppo di lavoro del GAP

martedì 25 novembre 2014

Corea del Sud: gli eroici lavoratori della Ssangyong subiscono una battuta d'arresto legale

NeI 2009, migliaia di operai dell'auto della Ssangyong avevano occupato la fabbrica per poter salvare il posto di lavoro. Nonostante il loro eroico sforzo di tenere la fabbrica per 77 giorni, furono sconfitti da un assalto in forze da parte dell'esercito. I lavoratori licenziati non hanno smesso di lottare per i loro diritti. Agli inizi del 2014, i lavoratori licenziati avevano vinto in tribunale contro i licenziamanenti, ma questa settimana l'impresa è riuscita ribaltare il verdetto iniziale. Gli operai licenziati dalla Ssangyong sono sulla lista nera in tutta la Corea del Sud ed in seguito allo stress di questa lotta ci sono stati già 20 suicidi tra gli operai negli ultimi 5 anni. ...... qui l'articolo in inglese completo : http://aawl.org.au/content/heroic-korean-ssangyong-workers-suffer-new-legal-setback

venerdì 21 novembre 2014

La Camera cancella il diritto all'acqua e benedice i distacchi idrici

Comunicato stampa La Camera cancella il diritto all'acqua e benedice i distacchi idrici Il 13 novembre scorso la Camera ha approvato il Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, cancellando un articolo che impediva i distacchi del servizio idrico e garantiva il diritto all'acqua tramite il minimo vitale. Infatti, la formulazione originaria di suddetto provvedimento conteneva tre articoli sulla gestione del servizio idrico integrato, uno dei quali riguardante la disciplina della morosità. In caso di utenti morosi l'articolo 26 imponeva ai gestori l'istallazione di limitatori di flusso idonei a garantire la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona, evitando così il distacco completo. Assume particolare rilevanza anche la modalità poco trasparente con cui questo articolo è stato cassato. Infatti, nonostante in un primo momento sia stato oggetto di discussione e modifiche con intenzioni migliorative, successivamente è stata imposta la sua cancellazione in Commissione Ambiente senza ulteriore possibilità di approfondimenti e dibattito neanche da parte dell'aula. Questa soppressione è un vero schiaffo in faccia alle miglaia di famiglie colpite, giornalmente, dai distacchi idrici da parte di gestori che utlizzano questo strumento in modo diffuso e indiscriminato, al solo scopo di rendere più efficace il proprio recupero crediti e più consistenti gli utili aziendali. In un momento in cui il Governo Renzi lavora alle nuove privatizzazioni, si vuole rendere il servizio idrico ancor più appetibile alle lobbies economiche e finanziarie, cercando di dimostrare che l'acqua non è un diritto, ma una merce come le altre. La maggioranza degli italiani però non la pensa così: in 27 milioni hanno votato ai referendum del 2011 affinché l'acqua fosse svincolata dalle logiche di mercato e sarebbe necessario che il Governo tenesse conto di una volontà popolare così chiara. Per questo il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua si sta mobilitando in tutto il Paese contro il rilancio delle privatizzazioni, per impedire che “passo dopo passo” il Governo Renzi faccia tornare indietro il Paese. Inoltre annunciamo sin da subito che ci attiveremo affinchè nel passaggio al Senato tale articolo venga ripristinato. Il futuro è in una gestione dell’acqua pubblica, partecipata, senza profitti. E senza distacchi! Roma, 20 Novembre 2014. Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua -- Ufficio Stampa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990 e-mail: ufficiostampa@acquabenecomune.org Sito web: www.acquabenecomune.org - www.obbedienzacivile.it

giovedì 20 novembre 2014

Autodifesa digitale, autogestione in rete e lotte sociali!

LETTURE CONSIGLIATE http://www.autistici.org/it/who/book.html http://www.infoaut.org/index.php/blog/varie/item/9333-19-ottobre-crypt-r-die http://www.infoaut.org/index.php/blog/clipboard/item/8216-prism-break-crypto-ammo-for-the-masses http://ctrlplus.noblogs.org/post/2014/06/27/la-frontiera-elettronica-che-vive-nel-mondo-sommerso/

"..nostra patria è il mondo intero nostra legge la libertà .." - Pillole antifasciste e anticapitaliste dall'Australia

Antifascismo Per la fine di novembre era annunciata la visita ufficiale in Australia di una delegazione del partito di estrema destra greco Alba Dorata. Sarebbero sbarcati nel paese,, che conta una consistente comunità di emigrati greci, gli ex-generali Eleftherios Synadinos e Georgios Epitideio, oggi parlamentari europeri di AD. La visita è stata annullata in seguito alla campagna ostile a questa visita organizzata da un gruppo antifascista di Melbourne, composto da operai greci che hanno fatto pressioni sulla loro comunità, sui sindacati e su altre associazioni. Nello scorso maggio, militanti greci di Alba Dorata in Australia, appoggiati dal partito neofascista australiano "L'Australia prima di tutto" avevano cercato di manifestare all'esterno del Club Greco a Brisbane soccombendo nello scontro con attivisti sindacali, antifascisti ed esponenti della comunità greca. Alba Dorata in Australia c'ha riprovato ancora con due manifestazione davanti al consolato greco a Sydney. A Melbourne non sono riusciti ad organizzare niente di simile, salvo attivare “Voithame Tin Ellada”, una struttura caritatevole il cui nome significa "Aiutiamo la Grecia". Per lo sciopero generale Su iniziativa del Melbourne Anarchist Communist Group (MACG) è partita la Campagna per uno Sciopero Generale che fermi la politica neoliberista di Tony Abbott (primo ministro). Lo scopo della campagna è quello di costruire un movimento sindacale di base e di massa che costringa la centrale sindacale ACTU (Australian Council of Trade Unions) ad indire lo sciopero, sganciandosi dai vincoli col Partito Laburista, oppure ad indirlo in autonomia, qualora l'ACTU non sentisse ragione. fonte: "The Anvil", n°1, novembre 2014, newletter del MACG https://melbacg.files.wordpress.com/2013/03/anvil-v3-no-1-final.pdf Ufficio Relazioni Internazionali "Alternativa Libertaria" / Federazione dei Comunisti Anarchici

Per l'Alternativa Libertaria

DOCUMENTO FINALE del IX Congresso della FdCA Il IX Congresso della FdCA, tenutosi l'1 e 2 novembre 2014 presso la Comune di Cascina Cingia in località Cingia de' Botti (CR), decide di adottare ed adattare la denominazione della Federazione in Alternativa Libertaria/FdCA, tanto a livello nazionale che internazionale. 1. Alternativa Libertaria/FdCA, quale organizzazione politica dei militanti dell'anarchismo di classe e dei rivoluzionari libertari in Italia, colloca ed orienta il suo agire politico nelle classi sfruttate e nella società, secondo valori e coordinate quali: •la dimensione di classe, e cioè la capacità di saper esser soggetto di lotta e di relazione con gli organismi e le lotte di massa alla luce di una analisi materialistica dei rapporti di sfruttamento e di potere; •la pratica dell’azione diretta, e cioè la costruzione dei rapporti di forza e del conflitto alla base dei soggetti in lotta, in seno alla coscienza di classe collettiva espressa dai partecipanti alla lotta; •la pratica dell’auto-organizzazione, e cioè la rivendicazione dell’autonomia dei soggetti in lotta, impedendo ad interessi esterni alla coscienza collettiva di base di condizionarne l’orientamento o di imporle un ceto dirigente. •La prassi del dualismo organizzativo, e cioè la corretta relazione con tutte le espressioni organizzate di massa (sindacati, organismi di base, movimenti, comitati,...) al fine di combattere ogni collateralismo, ogni cinghia di trasmissione, ogni ideologismo e spontaneismo, per favorire invece un processo di osmosi e di arricchimento reciproco nell'autonomia dei ruoli e delle finalità politiche e sociali. 2. Il ruolo di Alternativa Libertaria/FdCA, quale organizzazione politica rivoluzionaria è, quindi, quello •di costituirsi come funzione politica necessaria allo sviluppo della coscienza di classe quale speranza e prassi per la trasformazione ugualitaria e libertaria della società; •di mediazione fra le soggettività militanti che la compongono, alla ricerca continua dell’unità e dell’omogeneità necessarie a saper fare politica alternativa, elaborare strategia alternativa e vivere il e nel cambiamento; •di mediazione fra il progetto anarchico ed i soggetti della lotta di classe, perché propria dei militanti rivoluzionari libertari è la funzione di memoria storica degli interessi storici del proletariato, di riportare l’anarchismo al centro delle lotte di classe ed ai soggetti di queste lotte, di “mostrare” la coerenza delle lotte per l’uguaglianza e la libertà col progetto anarchico; •di mediazione tra il gradualismo rivoluzionario anarchico e conquiste graduali: a.per aprire sempre maggiori spazi di libertà e di contropotere nella società civile; b.su obiettivi programmatici anticapitalistici ed antiautoritari. 3. Alternativa Libertaria/FdCA intende, perciò, sviluppare la sua azione politica per •il diritto all’alternativa sociale ed alla sperimentazione; •la lotta sul terreno dell’allargamento e conquiste di spazi di partecipazione contro l’esclusione sociale e contro la repressione delle lotte; •la lotta sindacale a favore della giustizia sociale (salario, diritti, servizi, …); •rivendicazioni sulla qualità della vita, habitat, consumi ed autoproduzioni, solidarietà internazionale; •la costruzione di un tessuto di sinistra sociale che prenda forza dalla pratica e dalle proposte con mezzi, per noi, coerenti col fine e che possa eventualmente costituirsi ed agire come fronte anticapitalista rivoluzionario ed antiautoritario; •costruire sinergie per la politica libertaria (coordinamenti, reti, alleanze, poli multipli e pluralisti, fronti anticapitalisti rivoluzionari ed antiautoritari). 4. Nel breve periodo Alternativa Libertaria/FdCA intende •contribuire alla difesa, sviluppo ed estensione del movimento di classe dei lavoratori/trici, sostenendo tutte le forme di lotta auto-organizzate in cui l’autonomia dei lavoratori/trici si esprime con rivendicazioni che rompano con le compatibilità della ristrutturazione capitalistica in corso e con la legislazione lesiva delle libertà sindacali, per lo sviluppo del sindacalismo conflittuale in seno al movimento dei lavoratori/trici; •contribuire allo sviluppo e radicamento dei movimenti antagonisti contro la guerra, il liberismo, lo sfruttamento e la mercificazione di persone e risorse, la riduzione in schiavitù di donne e uomini, le discriminazioni sessiste ed il patriarcato, portandovi prassi e contenuti a carattere anticapitalistico ed antiautoritario; •contribuire – nei modi e nei contenuti caratteristici dei rivoluzionari comunisti anarchici- alla ricostruzione di un composito movimento di opposizione ai governi della ristrutturazione capitalistica in Italia ed in Europa, perché la sconfitta delle politiche dell'austerity avvenga nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di lavoro senza cadere nelle illusioni elettorali; •contribuire allo sviluppo del movimento comunista anarchico internazionale, sostenendo la rete Anarkismo e rafforzando i rapporti con organizzazioni politiche sorelle sulla base di progetti politici e di diffusione del pensiero e dell’azione dei comunisti-anarchici, comunisti libertari e rivoluzionari anarchici su posizioni di classe; •contribuire allo sviluppo in Italia di un fronte libertario per la diffusione del progetto sociale anarchico; •contribuire alla costruzione di un fronte sociale delle forze di opposizione e rivendicative per accumulare capacità di lotta, di contropotere e di progettualità edificatrice dell'alternativa libertaria. 88° Consiglio dei Delegati di Alternativa Libertaria/FdCA Cingia de' Botti (CR), 2 novembre 2014

mercoledì 19 novembre 2014

Le 9 balle sull’immigrazione (smentite dai numeri). Articolo apparso su www.esseblog.it

“Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”. A. Bloch Negli ultimi tempi fra le provocazioni di Salvini, i blitz di Borghezio e Casapound, le aggressioni in autobus o per strada ai danni di africani accusati di portare l’Ebola, gli scontri di Tor Sapienza, le esternazioni di Grillo circa il trattamento da riservare a chi arriva dal mare, il clima attorno agli stranieri si è di nuovo fatto abbietto e a tratti pericoloso. Ho voluto allora confutare punto per punto le argomentazioni più usate dai razzisti a vario titolo, tanto per fare chiarezza e dimostrare che il razzismo rimane un basso istinto che va semplicemente educato e soppresso e non ha alcuna ragione razionale per essere professato. 1) “Vengono tutti in Italia” Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente. 2) “Li manteniamo con i nostri soldi” Gli stranieri con il loro lavoro contribuisco al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani. 3) “Ci rubano il lavoro” “La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile. 4) “Non rispettano le leggi” Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano. 5) “Portano l’Ebola” L’Africa è un continente enorme, non una nazione. Le zone in cui l’Ebola ha maggiormente colpito sono Liberia e Sierra Leone. Da queste zone non giungono immigrati in Italia dove invece arrivano da Libia, Eritrea, Egitto e Somalia. I sintomi dell’Ebola poi si manifestano in 3 o 4 giorni e un migrante contagiato non potrebbe mai viaggiare per settimane giungendo fino a noi. Infine il caso ebola è scoppiato ad aprile 2014, nei primi 8 mesi del 2014 in Italia sono arrivati circa 100 mila immigrati e neanche uno che ci abbia trasmesso l’Ebola. 6) “Aiutiamoli a casa loro” È la frase con cui i razzisti di solito si autoassolvono, come se aiutarli a casa loro non abbia dei costi e dei rischi, e come se i nostri governi non abbiano già lavorato per affossare questa possibilità. Nel 2011 il governo italiano ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Destiniamo a questo ambito lo 0,2 del Pil collocandoci agli ultimi posti per stanziamenti fra i paesi occidentali. Nel 2013 il Servizio Civile ha messo a disposizione 16.373 posti di cui solo 502 all’estero, in sostanza il 19% di posti finanziati in meno rispetto al bando del 2011. 7) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa” Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri. 8) “Prova a costruire una chiesa in un paese islamico” È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici. È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? E comunque gli altri non sono incivili. In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan e così via. 9) “I musulmani ci stanno invadendo” Al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam. tratto da http://www.esseblog.it/tutti-gli-articoli/le-9-balle-sullimmigrazione-smentite-dai-numeri/

NON C'E' PEGGIOR SCUOLA DELLA "BUONA SCUOLA"

In tutte le scuole italiane si è svolta con un certo disagio la consultazione (non vincolante ovviamente) sul piano governativo ormai noto come La Buona Scuola. Non è la prima volta che si fa una consultazione del genere (parodie simili vennero attivate dai ministri Berlinguer, poi la Moratti, poi ancora Fioroni). Allora, sono quasi 20 anni che assistiamo a tentativi governativi di mettere in atto un processo di devoluzione della scuola della repubblica tale da ridurne i costi a standard compatibili con le politiche di bilancio imposte dalla cultura del debito. Il debito, infatti, si appropria non solo del tempo di lavoro attuale dei salariati e della popolazione nel suo insieme, ma esercita una prelazione anche sul futuro di ognuno e sull’avvenire della società nel suo complesso. E non sfugge la scuola. Quella italiana, poi, come monopolio dello Stato, con una presenza ancillare dei privati, tipica dello Stato liberale, non è più utile da tempo alla riproduzione del sistema di valori che si vuole trasmettere né tanto meno alla struttura produttiva e al mercato del lavoro ad essa funzionale. I privati devono poter entrare nel settore della formazione non solo per aprire un altro settore all'investimento privato, e quindi al profitto, ma quali migliori e più coerenti portatori dei "nuovi valori". La formazione diviene insomma un nuovo settore d'investimento suscettibile di produrre profitto sul piano economico per l'investitore (preparazione e formazione funzionale al mercato = disponibilità di spesa per conseguirla) e al tempo stesso laboratorio di sperimentazione dei criteri di differenziazione sociale. Le ragioni per cui il Jobs Act e “La Buona Scuola” si tengono, si ritrovano dunque in alcuni degli aspetti più noti ed evidenti di questi ultimi due decenni: •la precarietà permanente, (nel lavoro, nella vita, nelle relazioni sociali e umane); •la mobilità sul territorio (sradicamento dal contesto socioculturale in relazione ai bisogni produttivi, soppressione dei luoghi aggreganti attraverso la frammentazione delle strutture produttive); •l'individualizzazione del lavoro con assenza di un sistema di sicurezza sociale, diritti attenuati..; •la scomparsa della solidarietà, tra gli individui e le generazioni (soppressione delle garanzie di assistenza sanitaria, di pensione,....). Mentre tutto questo sta(va) accadendo per la notoria perfidia del capitalismo, si avverte a sinistra, con ritardo e qualche imbarazzo, che si è ormai spezzata quell'alleanza tra valore tipicamente illuminista e liberale dell'istruzione laica e statale, dell'educazione tutta borghese alla democrazia e ai valori costituzionali, che poteva rendere possibile un punto d'incontro tra liberalismo e socialismo. I tempi sono dunque maturi per compiere un ulteriore passo avanti nella trasformazione della scuola della repubblica in scuola aperta alle culture particolari, ai gruppi di tendenza; alle appartenenze confessionali, linguistiche, territoriali, a selezione censuaria in nome dell'autonomia delle scuole del e nel...mercato. La Buona Scuola cerca di recuperare il tempo perduto a causa della ormai storica opposizione sociale a tali progetti e imprime un'accelerazione del processo senza neanche tanti infingimenti. I Capitoli 5 e 6 del documento governativo sono al riguardo brutalmente eloquenti. Se la premessa del documento del governo è che il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dalla crisi, ma da una scuola che non forma le persone con le competenze scientifiche richieste dalle aziende, ne discendono prevedibili ricette in salsa aziendalistica. Il famoso sistema duale all'italiana Vale a dire alternanza scuola–lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici ed estesa di un anno nei professionali, con monte ore di almeno 200 per anno (facendo 50 giorni da 4 ore sono due mesi, che in un ciclo di studi intero fa..., ma guarda un po'!) con partecipazione di docenti tutor appositamente formati. Dalle e nelle aziende, temiamo. E' prevista la commercializzazione di beni e servizi prodotti dagli studenti e la scuola utilizzerà i ricavi per migliorare l’attività didattica. Come già fanno diversi Istituti Agrari. L'affascinante formula della bottega-scuola, cioè inserire gli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato. Infine l'apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore. La didattica laboratoriale (bella definizione, no?, e invece...) Il piano prevede di potenziare i laboratori di tutte le scuole secondarie superiori a partire dal prossimo anno con l’acquisto di nuovi macchinari (stampanti 3D, frese laser, robot,....), ma non si fa cenno di ripristinare né le compresenze con gli insegnanti di laboratorio (eliminate dalla Gelmini), né le molte ore tagliate negli scorsi anni. Ci vorrebbero 100 milioni all'anno. E chi ce li ha? Per cui è necessario coinvolgere le aziende private. Così Impresa e Scuola co-progettano percorsi di formazione, finalizzati alla produzione, cui saranno collegati incentivi economici, possibilmente eliminando i vincoli burocratici (leggi: controlli democratici) che ne rallentano il processo. Ricognizione del lavoro che cambia Prevede la mappatura della domanda di competenze del sistema Paese, orienta i giovani nei settori imprenditoriali del territorio e permette di rivedere ad hoc i curricoli scolastici. Insomma, la scuola appare come funzionale solo alla creazione di lavoratori e non alla formazione dei cittadini. Si prevede un forte intervento, fiscalmente incentivato, di imprese e fondazioni private che diventano protagoniste della “filiera istruzione-orientamento al lavoro”. E' il tentativo neanche tanto celato di sfruttare la forza lavoro gratuita dei giovani riducendo il costo del lavoro per le aziende. Dove sono le risorse? Poiché, come dice il piano del governo, “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola” (pag.124), intervengono le risorse private che “possono contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo” (pag.124). Ma, per fare ciò le scuole devono diventare Fondazioni, così in tal modo potranno gestire le risorse provenienti dall’esterno (la ex-sottosegretaria Aprea dei governi di centro-destra potrebbe chiedere il copy-right ma no,....sarà contenta!!). Le aziende che investiranno nella scuola avranno sconti fiscali e manodopera a costo zero grazie alla alternanza scuola–lavoro, alla bottega-scuola per inserire gli studenti nell’artigianato ed all'apprendistato negli ultimi due anni. Sono previsti anche School Bonus fiscali per le imprese e le fondazioni e School Guarantees, sorta di bonus elargiti se l’investimento nella scuola crea occupazione giovanile. Ma non manca la finanza creativa con il Crowdfunding favorendo forme di microcredito da parte di singoli cittadini (ad es. i genitori), attraverso raccolte di fondi e collette (già oggi scaricabili nella dichiarazione dei redditi); oppure con il Matching Fund, un meccanismo per il quale per ogni euro messo dai cittadini, lo Stato ne metterà a disposizione un altro; ed infine i Social Impact Bond, un meccanismo di finanziarizzazione delle risorse per la scuola. Swaps per la scuola dell'autonomia!? Così buonanotte all'obbligo costituzionale al diritto allo studio. Si scaricano i costi sulle famiglie. Si conta sul finanziamento dei privati in cambio di sconti fiscali e lavoro gratuito e su modelli di finanza creativa, tanto pericolosa quanto ancora piena di nulla. Questo accesso dei privati nella formazione richiede però che, eliminando contrappesi e collegialità, sia ri/costruita la gerarchia interna necessaria alla scuola dell'autonomia con potere d'impresa. I capitoli precedenti che riguardano l'organizzazione del lavoro e della retribuzione meriterebbero dunque una trattazione specifica. Ce n'è abbastanza da scatenare una mobilitazione di massa per tentare di sottrarre ancora una volta la scuola della repubblica ad un ridimensionamento più volte tentato ed ogni volta in parte arginato. Tra i movimenti anti-frana, che cercano di salvare dal dissesto scientemente perseguito alcune delle meritevoli -con tutte le contraddizioni- istituzioni del paese, ci manca ora e tanto quello che per mezzo secolo ha costruito, difeso e lottato per un'altra scuola possibile, laica, egualitaria, di eccellenza, che si prende cura di tutt* e di ciascun* secondo le sue possibilità. Donato Romito * Articolo pubblicato sul n°173 del mensile libertario "Cenerentola", Bologna novembre 2014, www.cenerentola.info. Risorse bibliografiche "Micromega", n°6/2014, Roma agosto 2014 "Il programma minimo dei comunisti anarchici", Quaderni di Alternativa Libertaria, Firenze 1998 "Unicobas", giornale della Confederazione di Base Unicobas, n°75, Roma ottobre 2014 Buona Scuola per chi? - a cura de “Il Sindacato è un'altra cosa-Opposizione CGIL in FLC”, Toscana ottobre 2014 labuonascuola.gov.it Link esterno: http://www.fdca.it oppure http://www.anarkismo.net/article/27628

IX Congresso Nazionale della FdCA

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1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)