ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

lunedì 30 novembre 2015

iniziativa Rimaflow a Pordenone

venerdi 4 Dicembre  alle ore 20.45 
                alla casa del Popolo do Torre 


FABBRICHE SENZA PADRONE
reddito, mutualismo, solidarietà

Dalla necessità di un reddito, all'autogestione della fabbrica
da parte di chi lavora, attraverso l'esperienza: la cittadella dell'altraeconomia e le autoproduzioni della filiera fuorimercato

Interverrano:
lavoratori e lavoratrici RIMAFLOW
Organizza:
GAP Pordenone    Collettivo Riff-Raff

Un gruppo di lavoratrici e lavoratori, in grande maggioranza licenziati dalla Maflow di Trezzano sul Naviglio, chiusa definitivamente nel dicembre 2012, ha occupato e recuperato la fabbrica, riconvertendola da automotive verso il riuso e il riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche e sta dando vita a una vera e propria Cittadella dell’altraeconomia.
L’Associazione Occupy Maflow, che prende il nome dai grandi movimenti di questi anni contro le politiche economiche e sociali liberiste dominanti, coordina tutte le attività che si svolgono all’interno di RiMaflow. 
L’Associazione Occupy Maflow si ispira alle società operaie di mutuo soccorso e alle grandi esperienze nate agli albori del movimento operaio e si relaziona in primo luogo con analoghe esperienze di autogestione in Italia e a livello internazione: dalle fabricas recuperadas Argentine alla Association pour l' autogestion Francese e alla biblioteca mediatica Workerscontrol.net.
RiMaflow è una fabbrica recuperata e autogestita che, su una superficie di circa 30mila mq (di cui 14mila coperti), sta costruendo una Cittadella dell’altraeconomia alle porte di Milano. Per i lavoratori oggi la sfida dell’alternativa economica e sociale alla crisi del sistema dominante si gioca sulla riconversione verso produzioni ecologicamente sostenibili ed eticamente responsabili. Per questo le riparazioni, il riuso e il riciclo a km0 di materiali obsoleti è il cuore della riorganizzazione della loro attività produttiva. All'interno ci sono alcuni laboratori artigianali e artistici, attività di co-working e una ciclofficina dove si stanno inoltre sviluppando, sempre allo scopo di fornire un reddito a chi non dispone di mezzi sufficienti, offrendo nel contempo servizi a basso costo per i cittadini. Particolare importanza ha poi Fuorimercato che si configura come una piattaforma logistica per i produttori del Parco agricolo Sud Milano e per i produttori che rispettano l’ambiente e i diritti dei lavoratori, come l’Associazione S.o.S. Rosarno (“Spremi gli agrumi, non i braccianti!”). Fuorimercato è anche il Gas, Gruppo di acquisto solidale, di RiMaflow e strumento di iniziativa sul territorio per la difesa dell’ecosistema e per l'autoderminazione alimentare, contro la cementificazione selvaggia e le grandi opere inutili come Expo a Milano e Tav in Val di Susa.
Negli spazi interni organizzano inoltre eventi culturali, ricreativi e servizi: spettacoli, corsi di lingue e scuole di musica e danza, laboratori per bambini, sala prove musicali, una radio-tv web organizzata da migranti, feste di compleanno, servizio di caf e patronato, ecc

domenica 22 novembre 2015

APPELLO ALLA LOTTA CONTRO L'ACCORDO VERGOGNA SULLA RAPPRESENTANZA

APPELLO ALLA LOTTA
CONTRO L'ACCORDO VERGOGNA SULLA RAPPRESENTANZA 
 
Sostieni anche tu la campagna! 
DIFENDIAMO IL SINDACALISMO CONFLITTUALE E DI LOTTA PER CONTRASTARE LE POLITICHE DI AUSTERITY, RAZZISTE, DI SFRUTTAMENTO E DI REPRESSIONE!
 
DIFENDIAMO LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE 
E IL DIRITTO DI SCIOPERO!
 
Il 10 gennaio 2014 i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Ugl hanno firmato, insieme con i rappresentanti di Confindustria, un accordo ("Testo unico sulla rappresentanza") che azzera la democrazia sindacale nelle aziende private, estendendo - e peggiorando - il modello Fiat-Pomigliano a tutte le aziende private. Confindustria (poi anche Confcooperative, Lega Coop e Agci), Cgil, Cisl e Uil, Ugl con questo testo hanno deciso di cancellare la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro. 
 
Cosa prevede questo accordo? 
Soltanto i sindacati che "accettino espressamente, formalmente e integralmente i contenuti del presente accordo" e i conseguenti regolamenti elettorali possono:
a) concorrere senza veti e limitazioni alle rsu/rsa;
b) partecipare (se considerati "rappresentativi" di almeno il 5% dei lavoratori di un settore) alla contrattazione collettiva e aziendale;
c) essere riconosciuti dalle aziende come sindacati rappresentativi ed aver diritto alle trattenute in busta paga.
In cambio di questo, i sindacati firmatari del Testo Unico sulla Rappresentanza devono rinunciare al diritto di indire liberamente lo sciopero e si impegnano a moderare l'ostilità contro le aziende, rinunciando di fatto alla lotta. I sindacati firmatari, infatti, non potranno più organizzare iniziative di sciopero o di contrasto contro un contratto/accordo (aziendale o nazionale) sottoscritto dal 50% + 1 delle rsu/rsa o dai sindacati maggioritari di categoria, salvo incorrere nella soppressione dei diritti sindacali e in sanzioni economiche che possono ricadere anche sui lavoratori. Addirittura, i sindacati firmatari non potranno organizzare proteste o scioperi durante le fasi di trattativa! 
E' un ulteriore attacco al diritto di sciopero nel lavoro privato, che si aggiunge alle già pesanti limitazioni nel pubblico impiego, nei trasporti, nella sanità e nei cosiddetti "servizi essenziali", settori dove non è possibile organizzare scioperi prolungati e che oggi subiscono un ulteriore attacco da parte del governo.
Firmare questo accordo significa contribuire alla distruzione del sindacato come strumento di lotta a difesa dei lavoratori e delle lavoratrici! 
 
Un grave attacco ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici 
Il Testo Unico attacca soprattutto i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a cui sarà negata la possibilità di scegliere liberamente i propri rappresentanti sindacali nei posti di lavoro e che, soprattutto, rischiano di dover subire in silenzio accordi al ribasso, sia sul piano salariale che dei diritti.
Si tratta di un accordo liberticida che obbliga tutti i sindacati firmatari alla concertazione, cancella la democrazia della rappresentanza e il diritto di dissenso dei lavoratori, priva lavoratori e lavoratrici dei principali strumenti a loro disposizione per respingere gli attacchi dei padroni e del governo: gli scioperi e l'azione sindacale conflittuale.
 
Troppi sindacati lo hanno firmato! 
Purtroppo, dopo una forte iniziale mobilitazione unitaria contro il Testo Unico - che ha coinvolto numerosi sindacati, dalla Fiom ai sindacati di base - e nonostante il successo della campagna contro la firma dell'accordo vergogna, promossa dal Coordinamento No Austerity e sostenuta da varie sigle sindacali e comitati di lotta, persino alcuni sindacati conflittuali hanno deciso di firmare il testo unico.
La Fiom si sta presentando nella maggioranza delle elezioni rsu e rsa sottoscrivendo i contenuti dell'accordo, dopo che la direzione nazionale Fiom ha abbandonato la battaglia contro la firma all'interno della Cgil. Persino le direzioni nazionali di Cobas Lavoro Privato, Snater, Orsa e recentemente di Usb hanno deciso di cedere al ricatto padronale, firmando questo accordo vergognoso. 
Noi pensiamo che quanti più sindacati firmano questo accordo vergognoso tanto più si indebolisce la lotta contro il Jobs Act, contro i licenziamenti, contro il razzismo e contro tutte le misure governative di austerity e privatizzazione. I dirigenti sindacali che firmano l'accordo rinunciano di fatto a lottare per respingerlo e aprono la strada a una nuova legge contro il diritto di sciopero, di rappresentanza e di libera espressione: una legge già annunciata dal governo, che, come dimostrano le sempre più frequenti dichiarazioni di ministri e parlamentari, tenterà di cancellare ogni minimale diritto di dissenso. 
 
Rilanciamo la campagna contro l'accordo della vergogna e per la difesa del diritto di sciopero! 
Contro lo sfruttamento di padroni e governo i lavoratori devono organizzarsi autonomamente attraverso rappresentanti che siano espressione delle lotte e non con finti delegati, servi dei diktat aziendali, con le mani legate e privi di concreti strumenti di opposizione sindacale.
E' necessario e urgente rilanciare la battaglia contro l'accordo della vergogna sulla rappresentanza, parallelamente alla campagna contro la repressione delle lotte e del dissenso. Difendere il sindacalismo conflittuale e il diritto di sciopero è un primo fondamentale passo per una mobilitazione unitaria e coordinata contro le politiche di austerity imposte dal governo (tra cui il Jobs Act) e contro la privatizzazione di Sanità, Trasporti, Scuola (la cosiddetta "Buona scuola"), che speculano sul costo del lavoro e dismettono i servizi pubblici essenziali. 
Mobilitiamoci a difesa dei diritti democratici e delle lotte antifasciste e solidali, contro il razzismo e contro il maschilismo!
 
Il nostro appello: firmalo anche tu!
 
I sottoscrittori di questo appello: 
1) Chiedono a tutti i lavoratori e alle organizzazioni sindacali di lotta di mobilitarsi per la democrazia della rappresentanza e per il diritto di sciopero, combattendo l'accordo vergogna sulla rappresentanza e tutte le misure antisciopero. 
2) Chiedono ai gruppi dirigenti nazionali di Fiom, Cobas Lavoro Privato, Usb, Snater, Orsa, di ritirare la firma al Testo unico sulla rappresentanza in qualsiasi istanza (nazionale, di categoria, aziendale) e agli attivisti sindacali delle organizzazioni sindacali firmatarie di non riconoscere nelle singole realtà aziendali la legittimità di elezioni rsu/rsa conformi all'accordo vergogna.
3) Sostengono e diffondono unitariamente tutte le iniziative, anche interne alle organizzazioni sindacali, contro l'accordo della vergogna, dando la disponibilità a costruire momenti di informazione per i lavoratori nei luoghi di lavoro e nei territori. 
4) Rilanciano la battaglia contro il Jobs Act e contro tutte le politiche di austerity, razziste e autoritarie del governo Renzi! 
 
 
 
Prime adesioni collettive all'appello:
 
No Austerity - Coordinamento delle Lotte
Confederazione sindacale USI
Si.Cobas nazionale
USI-AIT
Cub Toscana
Cub Piemonte
Operai Cub Pirelli (Bollate)
Alp-Cub (Associazione Lavoratori Pinerolesi aderente alla Cub)
Flmuniti-Cub Ferrari
Cub Sur Modena
Coordinamento provinciale Flmu-Cub Frosinone
Cub Sanità Salerno dell'AOU Ruggi d'Aragona
Flmuniti Cub Parma
Allca-Cub Bolzano
Cub Caltanissetta
Cub Sanità Cremona
Rsu Cub Istituti Ospedalieri di Cremona
Attivisti Cub Vicenza
Slai Cobas Tpl Toscana
Slai Cobas - Coordinamento provinciale di Chieti
Slai Cobas - Coordinamento provinciale Termoli-Campobasso
Rsa Fiom Ferrari
Rsu Fiom OM Carrelli Bari
Il sindacato è un'altra cosa Opposizione Cgil (Cremona)
Rsa Fisac-Cgil Equitalia Nord - Cremona
Rsu Fiom La protec di S.Giovanni in croce
Operai Fiat Irisbus Resistenza Operaia
Si.Cobas Esselunga di Pioltello
Lavoratori delle cooperative in lotta
Usb P.I. Vimodrone
Coordinamento Pugliese Lavoratori in Lotta
Precari della scuola in lotta
Coordinamento Migranti di Verona
Operaie Jabil-Nokia di Cassina de' Pecchi
Rete di sostegno attivo Jabil-Nokia-Siemens
Associazione Mariano Ferreyra
Donne in Lotta di No Austerity
Associazione Terra Nuestra (Donne Immigrate)
RSU personale di bordo Firenze, Trenitalia
CUB Rail
COMITATO NO - Lavoratori Bridgestone in Lotta Bari
Coordinamento nazionale di Fao Cobas (Federazione autisti operai)
Comitato di segreteria nazionale Slaiprolcobas
Coordinamento lavoratori in lotta cantieri di servizio e miniservizio Comune di Caltanissetta
Slaiprolcobas, operai cooperativa Sirius in CabLog (Noale, VE)
Slaiprolcobas, operai agricoli Palù di Zevio (VR)
Slaiprolcobas, appalti Fincantieri Monfalcone (GO)
Slaiprolcobas, appalti Fincantieri Marghera (VE)
Cub Catania
Collettivo Lavoratori Comdata Torino
Slai Cobas Trentino
Alternativa Sindacale Basilicata
CUB - SALLCA Credito ed Assicurazioni
 
 
Prime adesioni politiche: 
 
Una Città in Comune - Firenze
Partito di alternativa comunista - Lit-Quarta Internazionale
Comunisti per l'Organizzazione di Classe - Coc
 
 
Adesioni individuali:
 
Gaetano Ventimiglia, coordinatore Cub Catania
Donato Lombardi, Alternativa Sindacale, Potenza
Augusto Mancini, Usb, Velletri (Roma)
Lugi Fucchi, Usb Perugia, dimissionario dal coordinamento regionale Usb Umbria
Christian Osella, Coordinamento confederale regionale Usb
Enzo Perfetto, delegato Usb PI, delegato rsu Inps, Massa Carrara
Aurora Morabito, Usb, Reggio Calabria
Salvatore Friscini, attivista Usb Ilva di Taranto
Diego Bossi, Allca Cub, Sesto San Giovanni (MI)
Maurizio Natale, delegato aziendale Fp Cgil, Prc, Genova
Alessandra Marchetti, Il sindacato è un'altra cosa, rsa rls Filcams Cgil, Venezia
Stefano Oteri, Cobas, Rsu e Rls Ministero economia e Finanze, Roma
Marco Manodoro, Confail, Bridgestone, Bari
Antonio Testa, Cub, La Spezia
Mario Avossa, Cub Sanità, Salerno
Massimo Santaniello, Usi, Terlizzi (BA)
Mauro Mongelli, Rsu Cub/Cobas, Telecom, Bari
Tiziano Cardosi, Cub Firenze, attivista No Tav
Massimiliano Dancelli, direttivo Fiom Cremona, Pdac
Vincenzo De Marco, Fiom, Casteltermini (AG)
Paolo Marco Benvenuto, Cgil, Sori (GE)
Silvio Zanella, Slai Cobas, Cassola (VI)
Tiziana Miniati, Cub, Firenze
Leonardo Mannucci, Bagno a Ripoli (FI), Cub, Pcl
Marco Muscolo, studente, Bologna
Adriano Lotito, studente, No Austerity, Bologna
Giampiero Sala, No Austerity, Milano
Alessandro Mazzolini, Si.Cobas, Cremona
Mirko seniga, operaio, Si.Cobas, Cremona
Sabrina Volta, insegnante, Parma
Riccardo Stefano D'Ercole, studente, Andria (Bat)
Stefano Bonomi, Si.Cobas, Bergamo
Daniele Cortinovis, operaio, Bergamo
Laura Sguazzabia, insegnante, Cremona
Mauro Buccheri, insegnante precario, Cub, Caltanissetta
Simone Piazzi, Laveno Mombello, Varese
Marco Romoli, Livorno
Federico Bonaccorsi, Livorno
Anna Eleuteri, Irlanda, ex iscritta Siptu
Francesco Lazzerini, Pisa
Filippo Incorvaia, Attac, Vercelli
Mario Cirella, presidente Sindacato lavoratori in lotta, Napoli
Francesca Paola Liborio, Bologna
Michele Paradiso, Bari
Giuseppe Ideni, Pisa
Carmelo Donato, Agrigento
Mario Pandolfi, Salerno
Gino Vallesella, insegnante, Vicenza
Gianni Sguazzabia, Spi Cgil, Cremona
Alessandro Carcano, Cub, Monza
Marika Stokic, Cub Sanità, Firenze
Andrea Dal Sasso, Reggio Emilia
Giuseppe Giannini, Ruvo del Monte, Potenza
Alfredo Ciano, Torre Annunziata, Napoli
Michele Catapano, coordinatore Uds Andria, Pdac
Maria Perego, Donne in lotta No Austerity, Cremona
Mino Cappettini, Cub, Milano
Margherita Maisto, studentessa, Uds, Andria
Annalisa Roveroni, Istituto Sviluppo Olistico, Parma
Conny Fasciana, Cub Caltanissetta, Pdac
Mario Zuffo, associazioni varie
Anna Cammarata, Donne in Lotta No Austerity, Vicenza
Celine Danti, Pdac, Milano
Alberto Madoglio, coordinamento regionale Fisac Cgil Lombardia
Angelo Frigoli, rsu Cub Ospedale di Cremona 
Fabiana Stefanoni, Precari scuola Cub Sur, No Austerity, Modena
Matteo Frigerio, Si.Cobas, Milano
Giacomo Petrelli, Cobas/Cub/Usb Poste, Bari
Giovanni "Ivan" Alberotanza, No Austerity, Gissi (Chieti)
Giacomo Biancofiore, Puglia
Errico De Maio, Domodossola (VB)
Giovanni Regali, Slai Cobas, coordinatore Tpl Toscana
Francesca Paola Liborio, Bologna
Giuseppe Cundari, Siena
Gabriele Dessi, macchinista Trenitalia, Cat, Sassari
Mariopaolo Sami, Vigile del fuoco, Genova
Riccardo Chiavarini, Perugia
Mauro Covili, educatore professionale Ausl di Bologna, delegato Usb Sanità
Gianni Sartori, giornalista freelance militante, Nanto (VI)
Stefano Avanzini, insegnante, direzione provinciale Gilda Unams di Modena, Pavullo
Sonia Trigiante, Reggio Emilia
Santi Lombardo, Messina
Fiorenzo Maghini, ex sindacalista cisl ora Cub, Pcl, Lentate sul Seveso (MB)
Matteo Valentini, operaio Flmuniti Cub, Reggio Emilia
Michele Giacomo Savazzi, Stroncone, Terni
Eliano Cruciani, Pomezia, Roma
Lucio Luciani, Banco di Napoli Spa, Cosenza
Vincenzo De Marco, Fiom, Casteltermini (AG)
Roberto Mancin, Cobas Università Torino, Pcl
Michele Rizzi, coordinatore Pdac Puglia
Silvano Merighi, lavoratore Ferrari spa, Modena
Lorenzo Annibali, Rsu Fiom Cgil, Alpago (BL)
Massimo Bolognini, rsu Cub Poste, Bologna
Gabriele Vesco, Spi Cgil direttivo metropolitano Venezia
Fabrizio Vencini, Vaglia, Firenze
Giusy Carnemolla, Cub Ragusa
Elio Mugnaini, Firenze
Francesco Di Mauro, segretario Cub Sallca Campania
Dino Novembri, segretario nazionale CONFAIL Cobas del Marmo, Carrara (MS)
Monica Maccentelli, rsu USB Asp Città di Bologna
 

Manda la tua adesione a questo appello scrivendo a 
info@coordinamentonoausterity.org
 
indicando nome, cognome, città, eventuale sindacato o incarico sindacale o organizzazione di appartenenza.
Possono essere mandate anche adesioni di sindacati, rsu/rsa, comitati di lotta. 
 
PUOI ADERIRE ANCHE CLICCANDO QUI:
http://www.coordinamentonoausterity.org/firmaappellonoaccordorappresentanza/ 
 
Stiamo organizzando in varie città assemblee territoriali unitarie
contro l'accordo della vergogna
e contro gli attacchi al diritto di sciopero.
 
Se siete interessati a partecipare o organizzare iniziative anche nel vostro territorio contattateci: info@coordinamentonoausterity.org

DI PARASSITI, DI ALCUNI CRIMINALI E DI ALTRE QUESTIONI A proposito di Xylella

DI PARASSITI, DI ALCUNI CRIMINALI E DI ALTRE QUESTIONI
A proposito di Xylella
Cerchiamo di mettere alcuni punti fermi in questa faccenda del disseccamento degli ulivi del Salento, nella quale a nostro avviso ignoranza e confusione sono state diffuse ‘scientificamente’ dalla quasi totalità dei media e delle istituzioni, e lo facciamo partendo dalla premessa che non c’è per noi peggior nemico di chiunque eserciti una qualche forma di potere su altri individui e che nulla ci appare più odioso dell’ignoranza e della paura di cui il potere ha sempre bisogno per potersi esercitare.
Diciamo subito intanto che noi non crediamo che il batterio (Xylella fastidiosa, subspecie pauca, ceppo CoDiRO) sia davvero il responsabile (o, almeno, il principale responsabile) dei fenomeni di disseccamento degli ulivi del Salento: quello di cui invece siamo convinte è che sia in atto un vero e proprio piano criminale, che vede agire di concerto diverse istituzioni regionali, statali ed europee, e che ha come fine l’eliminazione dei limiti e delle salvaguardie che fino a poco tempo fa impedivano nel Salento la distruzione degli alberi secolari di ulivo. Tutto ciò allo scopo finale di spalancare la strada a diverse speculazioni, che vanno dalle mega strutture turistiche (soprattutto resort e campi da golf) all’impianto degli uliveti cosiddetti “superintensivi”, sicuramente più funzionali agli obiettivi di profitto delle mafie agroindustriali pugliesi.
E’ ormai chiaro che il disegno della classe politica e delle lobby padronali della regione è quello di trasformare profondamente il territorio salentino, squalificandolo al livello di un volgare ‘divertificio’ turistico per tutte le classi, circondato da un’agricoltura intensiva a basso costo e totalmente meccanizzata, diretta alla produzione di alimenti scadenti e non autoctoni e caratterizzata da modalità produttive aggressive sia nei confronti dell’ambiente bio-naturale che del contesto sociale ed economico del territorio. Tutto ciò, naturalmente, al solo scopo dell’arricchimento personale di pochi.
Come questo piano si stia realizzando, da alcuni anni a questa parte, cercheremo di spiegarlo.
Xylella è un patogeno da quarantena inserito nella lista A1 dell’EPPO (European and Mediterranean Plant Protection Organization): si tratta di un batterio che prolifera nei vasi xilematici delle piante (quelli che portano la linfa grezza, ossia l’acqua e i soluti in essa disciolti, dalle radici alle parti periferiche delle piante), causandone l’occlusione e quindi una serie di alterazioni in grado di determinare, in alcuni casi, anche la morte delle piante infette.
Si contano almeno 300 specie vegetali interessate dall’attività del batterio, alcune decine delle quali sono state certamente individuate nel Salento: non solo, quindi, l’olivo, ma anche mandorlo, oleandro, ciliegio, vinca, polygala, mimosa, catharanthus, rosmarino, mirto, ecc., ecc..
La trasmissione del batterio non può avvenire mediante contatto o diffusione aerea, ma esclusivamente ad opera di alcuni insetti vettori che si nutrono succhiando la linfa dai vasi xilematici delle piante infette: con la linfa dei vasi legnosi gli insetti risucchiano anche i batteri che si fissano e si moltiplicano nel tratto iniziale del loro sistema digerente, per essere re-iniettati in altre piante durante le successive alimentazioni. Non tutte queste inoculazioni danno luogo a infezioni di X. fastidiosa: solo nel caso che la pianta ricevente sia suscettibile, il batterio è in grado di moltiplicarsi e diffondersi, formando colonie che possono rimanere latenti nella pianta infetta ovvero indurre una malattia sintomatica.
Allo stato attuale l’unica specie diffusa nelle aree ‘infette’ del Salento, per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio, è il Philaenus spumarius L., meglio nota come “Sputacchina media” per la schiuma bianca, simile alla saliva, in cui vivono immerse le forme giovanili dell’insetto. Questo insetto (un rincote omottero di origine europea, ormai cosmopolita) può interessare centinaia di piante ospiti: la sua diffusione nelle regioni del sud, in alcuni periodi dell’anno, è praticamente paragonabile a quella di mosche e zanzare.
In pratica, la tesi sostenuta dal CNR di Bari, dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia, dall’Università degli Studi di Bari, dallo IAM (Istituto Agronomico Mediterraneo), dal Corpo Forestale dello Stato, da tutte le organizzazioni professionali (Coldiretti, Confagricoltura, Copagri e CIA) e dalla maggior parte delle organizzazioni dei produttori della provincia di Lecce, quella sulla base della quale è stato costruito l’intero piano straordinario che attribuisce poteri altrettanto straordinari al commissario Silletti, si basa su questo assunto indiscusso: il batterio (contro il quale, ci si dice, non esiste al momento una cura diretta) è giunto nel basso Salento probabilmente attraverso l’importazione di piante ornamentali dal Costa Rica in qualche vivaio della zona ed è stato ‘diffuso’ negli uliveti dalle attività della sputacchina. Di conseguenza, tutta la strategia di lotta al batterio si incentra sull’obiettivo di evitarne l’ulteriore diffusione, attraverso la distruzione delle piante infette (ulivi perlopiù ultracentenari, ma anche gli oleandri dello spartitraffico della superstrada Lecce-Brindisi) e degli insetti che veicolano il contagio.
A complicare ulteriormente la faccenda concorrono altri fattori: in primis il fatto che Xylella fastidiosa ‘colpisce’ praticamente gran parte del paesaggio arboreo del mediterraneo; inoltre, la sputacchina appartiene alla categoria degli insetti cosiddetti ‘autostoppisti’, cioè è solita approfittare del passaggio su indumenti, auto e altri mezzi meccanici in movimento, per spostarsi velocemente da un luogo all’altro.
Tuttavia, il Piano Straordinario della Regione, con l’avallo del governo centrale e delle commissioni europee, continua ad avere come unico obiettivo il contenimento della diffusione del batterio. Attualmente, sono state individuate nel Salento tre zone (cosiddette ‘di infezione’, ‘cuscinetto’ e ‘di sorveglianza’) all’interno delle quali le direttive prevedono, oltre al monitoraggio e all’obbligo di alcune ‘buone pratiche agronomiche’, anche misure drastiche come l’uso obbligatorio di insetticidi contro gli insetti vettori e l’eradicazione delle piante ritenute ‘infette’ e di tutte le specie vegetali comprese in un raggio di cento metri dalle piante ‘incriminate’.
In realtà, già nelle “Linee Guida” diffuse circa un anno fa dalla Regione Puglia, ad uso di studiosi ed agricoltori vari, si parla più correttamente di ‘Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo’ (CoDiRO, appunto, come il ceppo genetico della Xilella da loro stessi individuato) e si descrivono, altrettanto diffusamente, almeno altre due ‘concause’ dei problemi degli ulivi: la prima è l’attività del cosiddetto ‘rodilegno giallo’ (Zeuzera Pyrina), un lepidottero ben conosciuto dagli olivicoltori salentini, le cui larve (che possono raggiungere a maturità i 60 mm di lunghezza) vivono scavando lunghe gallerie nei rami o nelle branche degli ulivi. Questa attività trofica delle larve della Zeuzera determina l’interruzione del trasporto della linfa vegetale, ma consente anche la penetrazione e la diffusione nel legno di diversi funghi lignicoli che, sviluppandosi, ostacolano ulteriormente il flusso linfatico.
L’altro agente patogeno indicato come concausa del disseccamento sono infatti diverse specie di funghi lignicoli (soprattutto appartenenti ai generi Phaeoacremonium e Phaeomoniella spp.) i quali risultano sempre presenti nei casi di disseccamento degli ulivi, a differenza del batterio, che è stato trovato solo su alcune delle piante che manifestano i relativi sintomi: a tutt’oggi, infatti, anche secondo i dati di istituzioni come l’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), i ritrovamenti di Xylella sugli alberi analizzati in tutta la regione sono relativamente pochi (612 su 26755 campionamenti, poco più del 2%).
Una domanda sorge subito spontanea: di che cosa si sono ammalati tutti gli altri alberi di olivo che manifestano disseccamenti?
La diffusione di diverse specie fungine a danno degli ulivi, tra l’altro, è un fenomeno con il quale l’olivicoltura salentina è costretta già da alcuni anni a fare seriamente i conti: l’aumento delle pluviometrie annue (e, in generale, un significativo innalzamento dei tassi di umidità, legato agli indiscutibili cambiamenti climatici delle ultime stagioni) insieme al ripetersi di inverni caratterizzati da temperature miti, ha sicuramente favorito la continuità dei cicli biologici di alcuni parassiti, prime fra tutti alcune specie fungine. Sarebbe bastato questo semplice ragionamento (confortato, tra l’altro, dalle osservazioni e dalle pratiche quotidiane di diversi/e contadini/e della nostra terra) ad indirizzare le ricerche verso un approccio più virtuoso e curativo rispetto al vero e proprio piano di sterminio elaborato dalle istituzioni.
Ma per questo tipo di ricerca non sono previsti contributi europei, e tutte queste buone pratiche agricole non fanno girare molto denaro…
Si sarebbe potuto anche riflettere sul fatto che, nelle zone del basso Salento in cui i disseccamenti sono più diffusi, la cura e la gestione degli uliveti è di fatto da anni abbandonata, soprattutto per ragioni ‘economiche’, quando non è (ancora peggio!) limitata al solo uso indiscriminato di sostanze chimiche: per il diserbo, per la concimazione, per il contenimento dei parassiti, ecc., ecc..
Non c’è nessun bisogno della Xylella per spiegare quello che sta accadendo: la stragrande maggioranza delle piante pugliesi curate con buonsenso non manifestano sintomi alcuni di malattia, ed è evidente la ripresa degli ulivi in via di disseccamento dopo che gli stessi sono stati ‘trattati’ per alcuni mesi con le tecniche dell’agricoltura naturale o ‘biologica’ (che poi sono le stesse pratiche utilizzate da secoli dai nostri vecchi contadini).
Fin qui la fitopatologia, la botanica, l’agricoltura, l’entomologia.
Poi, però, viene anche la politica e, inevitabilmente, l’economia.
Una serie di fatti:
– Nel settembre del 2010 lo IAM (Istituo Agronomico Mediterraneo) organizza presso la sua sede di Valenzano (BA) un convegno per esperti del settore sulle tecniche di contenimento di alcuni ceppi di Xylella f.. Sulla faccenda c’è da registrare (per chi crede ancora a queste cose) anche una indagine della procura di Lecce in relazione alla provenienza del batterio che si è diffuso nel Salento. Lo IAM oggi si giustifica dicendo che il ceppo di Xylella interessato (col quale sono state fatte prove di inoculo, diffusione e controllo) era di un ceppo diverso da quello che sta distruggendo le piante di olivo salentine, e comunque giura che il batterio è stato distrutto a conclusione dei lavori del workshop. Quest’ultima affermazione, però, non può essere verificata da nessuno, nemmeno a livello istituzionale, dato che il centro di Valenzano dello IAM è un istituto internazionale che ha carattere di extraterritorialità e in quanto tale gode di una totale immunità giudiziaria. Il commissario straordinario per l’emergenza Silletti (comandante del Corpo Forestale dello stato), allo scopo di ribadire la fiducia delle istituzioni nei confronti del centro di ricerca, ha voluto che proprio all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari fosse formato il personale del Corpo Forestale e della Polizia Provinciale di Lecce destinato all’applicazione sul campo del piano straordinario (comprese le eradicazioni degli ulivi ultracentenari).
– Bayer, Syngenta, Novartis, Dupont sono le multinazionali che producono i principi attivi della maggior parte degli insetticidi chimici il cui utilizzo è reso obbligatorio dal piano straordinario contro gli insetti vettori della Xylella. Si tratta di almeno quattro irrorazioni, da effettuarsi obbligatoriamente sulle piante di ulivo tra maggio e settembre, utilizzando sostanze come Imidacloprid, Etofenprox, Buprofezin, Dimetoato, Deltametrina, Lambda cialotrina, Clorpirifos metile. Alle aziende agricole salentine è fatto obbligo di acquistare con fattura i formulati previsti, al fine di poter permettere alle guardie di controllarne l’effettivo utilizzo.
Questa ordinanza, provvisoriamente sospesa durante il periodo delle elezioni regionali (con la motivazione/scusa dei ricorsi presentati al TAR del Lazio da 27 aziende vivaistiche e agricole salentine a marchio bio contro il piano straordinario Silletti), ha ripreso pienamente la sua validità subito dopo la elezione di Emiliano (PD) al governo della regione (elezioni che hanno praticamente riconfermato la classe dirigente legata all’ex governatore Vendola).
– Secondo uno studio di Arpa Puglia su dati Istat relativi all’anno 2011, con oltre 155mila quintali di prodotti fitosanitari utilizzati, la regione Pulglia è quarta in Italia per l’uso di pesticidi, preceduta solo da Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.
– La multinazionale Monsanto, colosso mondiale della produzione di sementi transgeniche, si occupa anche della selezione di specie resistenti al batterio riscontrato in Puglia. Lo fa attraverso “Allelyx”, società partecipata che ha per nome proprio l’anagramma di “Xylella”. Sembra che alcune centinaia di migliaia di giovani piante di olivo resistenti al batterio siano già state ‘prodotte’ in Israele e siano già disponibili per i mercati del Mediterraneo.
– Da più di dieci anni esistono nella provincia di Lecce associazioni di proprietari di grandi estensioni di uliveti secolari (leggi ‘latifondisti’), costituitesi con il preciso scopo di ottenere delle leggi che vadano in deroga alle normative regionali e nazionali che limitavano fino a qualche tempo fa la distruzione di queste piante monumentali. Non contenti dei milioni di euro di fondi pubblici che ricevono in virtù delle politiche agricole comunitarie (nonostante tengano gli uliveti in stato di completo abbandono), questi proprietari puntano alla valorizzazione dei ‘loro’ terreni, con l’intenzione di trasformarli in complessi turistici e campi da golf (sono circondati dal meraviglioso mare del Salento!).
In altri casi, la prospettiva è quella di trasformare questi uliveti secolari in impianti superintensivi, nei quali sia possibile effettuare una certamente più economica raccolta meccanizzata, sulla scia di ciò che è accaduto in Spagna negli ultimi vent’anni e che ha consentito a questo paese di raddoppiare la sua produzione di olio, superando la Puglia e l’Italia nelle classifiche della produzione mondiale.
– Questa trasformazione ‘industrialista’ dell’agricoltura pugliese è perfettamente coerente con le politiche di Confindustria Puglia e corrisponde interamente ai desideri delle dirigenze delle associazioni di categoria pugliesi e delle istituzioni regionali. Tra i suoi più ‘affidabili’ sostenitori ne nominiamo solo due, forse i più importanti: Dario Stefano, senatore SEL, già membro della giunta di Confindustria Puglia, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione nel secondo mandato del ‘governatore’ Vendola, a cui fa sponda a livello europeo Paolo Di Castro, già ministro delle Politiche Agricole e Forestali nel primo e nel secondo governo D’Alema, deputato PD al parlamento di Bruxelles, dove ricopre la carica di presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale. La principale preoccupazione di questi personaggi negli ultimi mesi sembra essere quella di garantire “adeguate misure compensatorie” per gli agricoltori (leggi: “elettori”) colpiti dalla diffusione del batterio, e soprattutto il riconoscimento dopo “l’emergenza Xylella” dello stato di ‘calamità naturale’: in parole povere soldi, tantissimi soldi, da far piovere sulle ceppaie dei nostri ulivi secolari tagliati con le motoseghe.
– In realtà, i risarcimenti diretti previsti fino ad oggi per i proprietari degli ulivi abbattuti sono irrisori: si parla di 11 milioni di euro per un milione di piante (circa 11 euro a pianta). E’ stato deciso inoltre che i soldi li avranno solo i proprietari che abbatteranno volontariamente gli alberi, mentre chi si opporrà ai diktat del piano straordinario non solo non riceverà un soldo, ma dovrà anche pagare l’azione delle guardie del commissario.
Anche le modalità del risarcimento sono a dir poco sospette: ad accedere alle misure saranno solo le aziende agricole che dimostreranno una perdita superiore al 30% della loro produzione lorda vendibile; i giornali parlano da sempre di un “sussidio” previsto anche per il resto dei proprietari che non sono aziende agricole, ma di questa specifica non esiste traccia su nessun documento ufficiale.
– La maggior parte dei soldi che sono già arrivati sono invece finiti nelle tasche di, ripettivamente:
a) quattro enti di ricerca convenzionati con la regione Puglia: lo IAM, già citato, il CNR di Bari, l’Istituto Basile Caramia di Locorotondo, l’Università di Foggia; per qualsiasi altro istituto, di qualsiasi altra parte del mondo, la ricerca sulla Xylella nel Salento è proibita: è considerata illegale, fuorilegge;
b) il Corpo Forestale dello Stato Italiano, da alcuni mesi corpo di polizia a tutti gli effetti, di cui Silletti, il commissario straordinario per “l’emergenza Xylella”, è generale;
c) l’ARIF, Agenzia regionale per le risorse irrigue e forestali, in pratica l’esercito sguinzagliato nel Salento per ingaggiare “la guerra alle cicale” (come l’ha chiamata Vendola il giorno della nomina di Silletti a commissario straordinario): una pletora di oltre mille dipendenti, comandati da Giuseppe Maria Taurino, fondatore della società, ‘imprenditore’ ben conosciuto in Puglia per la sua spregiudicatezza (leggi ‘criminalità’) politica e finanziaria.
Per concludere, la solita domanda: che fare?
Da mesi siamo impegnate in una campagna di controinformazione e di resistenza, che si sta concretizzando in innumerevoli iniziative, riunioni, comizi, partecipazioni ai presidi, corsi di formazione sulla cura e la gestione biologica degli uliveti, interventi alle radio, azioni dirette…
Non vediamo altra strada da percorrere che non sia quella della diffusione di una sempre maggiore consapevolezza e della opposizione concreta, diretta, agli interessati e devastanti piani delle istituzioni. Resistere all’eradicazione degli ulivi e non subire l’imposizione dell’uso obbligatorio dei pesticidi è ormai un passo fondamentale: bisogna mettersi in mezzo in prima persona, impedendo fisicamente che il piano regionale-europeo e commissariale si realizzi.
Inoltre, ma questo lo facciamo da sempre, occorre dare un calcio alla politica della delega e alla sua propaganda, all’economia del profitto e al suo dominio, riprendendosi in mano i saperi, le pratiche e l’organizzazione della nostra esistenza: un’esistenza ridotta a mero calcolo di profitto da chi invece non conosce limiti alla realizzazione del suo tornaconto personale.
l’assemblea delle comunarde di URUPIA

sabato 21 novembre 2015

E' uscito Alternativa Libertaria - novembre 2015

SOMMARIO

-  Per una vita senza tornelli,
a cura di Alternativa Libertaria/Fdca Roma

- DEVASTAZIONE E SACCHEGGIO,
a cura di Alternativa Libertaria/Fdca Cremonese

- Una tragedia operaia,
di Omar C. per Alternativa Libertaria/FdCA Trento

-Utopia, scuola libera a Genova,
a cura di Spazio Libero Utopia rotta334@inventati.org

per leggerla o ricevere  copie PDF o cartacea
vai su www.fdca.it o scrivi alla sezione di Alternativa Libertaria/FdCA più vicina

Livorno, comunicato sulla sentenza per i fatti della prefettura

  COMUNICATO STAMPA
con richiesta di pubblicazione


Il processo per i presidi e le manifestazioni del 30 novembre, 1° e 2 dicembre 2012 si è concluso con una serie di condanne, di poco alleggerite rispetto alle richieste del Pubblico Ministero, che assommano complessivamente a 34 anni per 21 imputati. Una sentenza che non stupisce, data la conduzione del processo basata su pretestuose ricostruzioni dei fatti, su prove, riconoscimenti e testimonianze quanto meno discutibili. Una sentenza prevedibile per un processo che si proponeva di “dare una lezione” ai settori politicamente più attivi della città.
Nel corso del dibattimento la difesa ha efficacemente smontato le accuse nei confronti dei singoli imputati, e anche il teorema dell'azione preordinata su tre giorni. E' stata messa in risalto la responsabilità delle forze dell'ordine in relazione ai fatti e segnalate le numerose irregolarità che nella conduzione del processo vi sono state. Il collegio giudicante ha dovuto prendere atto di quanto prodotto e ridurre le richieste del PM. Siamo certi che nel procedimento di secondo grado le motivazioni della difesa verranno definitivamente accolte, il Comitato continuerà il suo impegno per l'assoluzione per tutti.
Il Comitato “Livorno non si piega” ringrazia tutti coloro che hanno sostenuto gli imputati e che si sono mobilitati in ogni occasione perchè la verità dei fatti fosse affermata: la verità è quella della violenza poliziesca che in quei giorni si scatenò a servizio dei poteri forti locali; la verità è quella di una risposta cittadina ferma e compatta contro queste violenze, una risposta che non è mai cessata. La città non ha mai fatto mancare il proprio sostegno agli imputati e a distanza di tre anni ancora c'è una forte rete di solidarietà, che la repressione non ha intaccato, come non ha intaccato l'attività politica, sociale, sindacale, culturale dei settori più combattivi, che questo processo non ha certo liquidato.
La mobilitazione di solidarietà continua. Il prossimo 30 novembre, alle ore 21 ci sarà un'assemblea cittadina presso la mensa autogestita di via dei Mulini, nella quale verranno decise le prossime iniziative per riaffermare la libertà di manifestare e la ripresa delle lotte cittadine, mentre mercoledì 2 alle 17 ci sarà un presidio solidale in piazza Cavour.

Comitato di solidarietà “Livorno non si piega”!

Livorno, 19 novembre 2015

Appello urgente alla solidarietà internazionale: Togliete l’assedio di Silvan

Appello urgente alla solidarietà internazionale: Togliete l’assedio di Silvan

Il governo turco ha abbandonato il processo di pace che aveva condotto ad almeno due anni durante i quali quasi nessuno è morto in scontri con le forze di sicurezza. Dopo una campagna per le elezioni generali di giugno, caratterizzata da 170 attacchi violenti agli uffici del HDP e bombardamenti degli uffici di Mersin e di Adana dell’HDP, 4 persone sono state uccise e molte ferite da una bomba alla manifestazione finale dell’HDP a Diyarbakır. Dopo che le elezioni hanno impedito la costituzione della maggioranza del partito AK in Parlamento la violenza è cresciuta moltissimo. 33 giovani in missione umanitaria a Kobane sono stati uccisi da una bomba a Suruc. Con l’aumento delle vittime alcune autorità locali in aree curde hanno dichiarato la “autonomia” per proteggere i propri abitanti. La risposta del governo turco è stata una serie di attacchi delle forze di sicurezza in queste areee. Sono state dichiarate 24 ore di coprifuoco e soldati e squadre di forze speciali hanno attaccato quartieri, mettendo cecchini sui tetti e sparando a chiunque apparisse in strada. Molti civili, incluse donne, bambini e anziani, sono stati uccisi.
L’ultimo di questi attacchi è a Silvan.
Dal 2 novembre i quartieri di Tekel, Mescit e Konak nella città di Silvan nella provincia di Diyarbakır nel sud est della Turchia sono stati sotto occupazione da parte delle forze speciali di polizia e dall’esercito turco. Coprifuoco di 24 ore. I civili non possono lasciare le loro case per necessità essenziali e neanche prendere I feriti per cure mediche o seppellire I morti. Le persone si nascondono nelle cantine mentra carri armati percorrono le strade rivolgendo il fuoco dei cannoni contro gli edifici. Carri armati hanno circondato le alture e stanno sparando contro questi quartieri residenziali. E sono stati usati elicotteri per far fuoco su quest’ area. Non si riesce a sapere esattamenti il numero dei morti e feriti, ma si ritiene che tra loro ci siano anche donne, vecchi, bambini.
Ziya Pir, un deputato del HDP (partito democratico del popolo) eletto in quest’area, riferisce che ha cercato di intervenire presso un funzionario del Ministero degli interni e si è sentito dire: “Cancelleremo questi tre quartieri dalla mappa.”
Ziya Pir riferisce quanto segue: “Sparano in modo indiscriminato dappertutto. Soldati, polizia e persone assolutamente non registrate, che posso solo chiamare “cacciatori di teste”, stanno distruggendo gli edifici da cima a fondo con i cannoni. Carri armati sono stati posizionati per controllare queste zone. Noi non vi possiamo entrare.
“Secondo le informazioni che abbiamo dall’interno le persone a gruppi di 10-15 si nascondono nelle cantine. Nessuno può uscire perché ci sono cecchini appostati sui tetti. Se vedono anche un’ombra dentro una casa o qualsiasi segno di vita aprono il fuoco. In operazioni precedenti solitamente c’era una interruzione di una due ore. Adesso si spara 24 ore su 24 senza interruzione.”
Il 15-16 November la conferenza del G20 sarà ospitata dal Governo turco in Antalya. Nello stesso tempo in cui il governo è impegnato in massacri indiscriminati dei propri civili. Questi attacchi hanno avuto luogo nel corso della campagna per le recenti elezioni e continuano anche dopo. Sono prese di mira tutte le aree dove c’è stato un alto numero di voti per l’HDP.
L’incontro del G20 è per il governo turco un fatto di grande prestigio e purtroppo i governi europei sono adesso piuttosto morbidi nel criticare le violazioni dei diritti umani in Turchia, con la speranza che il Governo turco metta un limite al flusso dei profughi verso l’Europa. Il vostro intervento può fare la differenza.
Vi preghiamo di esprimere la vostra preoccupazione relativamente ai recenti avvenimenti in Turchia.
Per salvare vite umane, bisogna che le forze di sicurezza cessino le operazioni contro la popolazione civile e consentano l’accesso a queste aree a parlamentari e osservatori internazionali indipendenti.
Mandate i vostri messaggi a:
Feridun Hadi Sinirlioğlu
Dr. Sadık Ahmet Cad. No:8 Balgat
Ankara,Turkey
e inviate copia dei vostri messaggi a:
Mail:barisbloku@gmail.com
Twitter:@barisbloku
Facebook:/barisbloku
NOTIZIE...
Appello alla mobilitazione: Libertà per Silvan, libertà per il Kurdistan

HDP : un’azione urgente per Silvan

Il DBP rilascia un appello urgente per Silvan

Appello da Silvan:Non rimanere in silenzio sulla brutalità

Jelpke: L’esercito turco bombarda la città curda di Silvan

Jihadisti stanno attaccando a Silvan a fianco delle forze dello stato turco?
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domenica 15 novembre 2015

IL BRACCIO ARMATO DEL TERRORE

Il braccio armato del terrore
L'ISIS ha massacrato 140 persone inermi a Parigi nella notte di venerdì 13 novembre. Una giornata di preghiera per il mondo musulmano usata invece da Daesh per una strage di civili di ogni nazionalità e religione in luoghi come uno stadio di calcio, una discoteca frequentata da proletari delle periferie parigine, ristoranti e bar all'aperto, come in qualsiasi città.
Un attacco suicida simile si era verificato il 25 giugno a Kobane, nel Kurdistan siriano, con bombe, fucili e sterminio di ostaggi. Lì furono uccisi 223 civili, molti dei quali in seguito all'intrusione nelle case da parte dell'ISIS. Quel giorno morirono anche circa 40 combattenti curdi che cercavano di fermare il massacro.
Il 16 ottobre, altri attentati suicidi dell'ISIS fecero una strage di 102 persone ad Ankara nel corso di una manifestazione turco-curda per la pace. Quella strage, come quella di 33 curdi durante l'assedio di Suruc da parte dell'esercito turco, getta tuttora un'ombra di morte sul ruolo svolto dallo Stato turco e deal governo dell'AKP impegnato in una campagna elettorale, poi vinta, per la conquista della maggioranza parlamentare. Tra il massacro di Suruc e quello di Ankara, gli Stati Uniti ebbero il tempo di fare un accordo con la Turchia per l'uso di basi militari, in cambio di "non vedere" gli attacchi aerei turchi sulle forze curde impegnate nei combattimenti contro l'ISIS in Siria ed in Iraq.
Ma i massacri dell'ISIS sono diventati routine. Giovedì 5 novembre un loro attentato aveva ucciso 50 persone a Beirut-sud in un quartiere sciita controllato da Hizbullah. L'ISIS ha rivendicato anche l'abbattimento dell'areo russo caduto nel Sinai. Nel loro Califfato il massacro di musulmani, di yazidi e di cristiani è cosa di tutti i giorni.
Se l'ISIS è certamente un nemico della libertà, non possiamo certamente considerare nostri amici le potenze che sostengono a parole di combattere l'ISIS. Nato dal decenno di disastro politico-militare dell'invasione statunitense dell'Iraq, Daesh è stato messo in grado di impadronirsi di equipaggiamento militare di fabbricazione statunitense per imporre la sua strategia di terrore in tutta l'area fino a quasi distruggere Kobane nel 2014.
L'esercito della Turchia è il secondo esercito nella NATO. Eppure non ha mosso un dito per fermare gli assassini dell'ISIS che attraversavano il confine tra Turchia e Kurdistan siriano per attaccare Kobane e le unità combattenti curde.
Dunque i morti di Parigi, come quelli dell'aereo russo, di Beirut, di Ankara, di Kobane e di Suruc sono le vittime di uno scontro di potere in Iraq e Siria tra le potenze della NATO, la Russia, il regime di Assad, le potenze regionali. Uno scontro che provoca centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi lungo un fronte che va dallo Yemen all'Iraq, dalla Siria al Libano, dalla Turchia all'Europa, dalla Libia all'Egitto.
Come mettere fine a tutto questo? Molti vorrebbero gettare benzina sul fuoco, inasprire le misure di sicurezza, gettare più bombe sulla Siria e controllare i movimenti delle persone. Ma questa è la strada che porta ad una guerra senza fine e ad uno stato di polizia in cui sopravvivere nella paura dell'attesa del prossimo attacco. E' la stessa realtà quotidiana che vive il popolo iracheno fin dai tempi della guerra del 1991. Una situazione che nel corso degli anni si è fatta sempre più sanguinaria e brutale fino a partorire il mostro ISIS in un bagno di sangue che dura da decennni.
Se l'oggettiva situazione militare ci porta a dire che gli unici avversari dell'ISIS sul campo sono le forze iraniane ed Hizbullah insieme alle forze curde, sostenute dall'aviazione russa, come anarchici e libertari riteniamo che l'unica strada per la libertà passa per la solidarietà tra le classi lavoratrici e non attraverso le guerre o gli "scontri di civiltà".
Bisogna fare delle scelte nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, perchè Parigi non sarà l'ultima atrocità a cui assisteremo ed il terrorismo non farà altro che alimentare odio e militarismo.
Certamente i nostri alleati non saranno le forze imperialiste che hanno dato origine a questa situazione, bensì quelle forze regionali che combattono sul campo per una società davvero fondata sulla libertà e sull'uguaglianza.

mercoledì 11 novembre 2015

Per una pedagogia e una scuola libere! - Spazio Libero Utopia Genova 21 novembre ore 15.30

Ciao a tutti. Vorrei ricordare che il 21 novembre presso lo Spazio Libero Utopia ci sarà l'Incontro "PER una pedagogia e una scuola libere!". L'appuntamento è alle 15.30 ma ovviamente daremo tempo ai soliti ritardatari di arrivare iniziando un po' dopo.Qui il link che rimanda a come raggiungere lo spazio in treno o in macchina.

"In un mondo che controlla sempre più la vita delle persone in ogni aspetto e momento, alle quali impone sin dalla nascita determinate regole e leggi la difesa del presente e il contrattacco per un futuro migliore devono avere alla base un lavoro che punti a sottrarre forze ad un sistema che si regge sul modello scolastico attuale.


Esso sin dalle prime classi ci dice che per il nostro bene è necessario essere migliori dei nostri compagni e dei nostri amici perché << nella vita si incontreranno spesso squali in agguato >> e dunque anche noi dobbiamo imparare a diventare predatori. Con questa logica i genitori prima e noi stessi successivamente puntiamo a scalare la montagna della società in modo da arrivare sempre più in alto, diventare sempre più “bravi” facendo entrare nella nostra vita frustrazioni e stress. Per “riuscire” bisogna imparare a obbedire senza contraddire: niente contestazioni a voti, niente ribellioni giovanili. Colui che uscirà dalla scuola sarà un perfetto conoscitore di nozioni, la storia, il diritto o la matematica non avranno segreti per lui, ma sarà una persona vuota che non sa vivere con chi lo circonda e che al lavoro sarà un modello di perfetta sottomissione. Spesso tutto ciò avviene in modo inconscio.

È necessario riprenderci il discorso educativo e lavorare sulle future generazioni lottando il più possibile all'interno della scuola e soprattutto promuovendo nuove forme di apprendimento, che mettano al centro della lezione la persona in sé e non la materia, che aiutino il bambino, il ragazzo a imparare e a comprendere. È importante un nuovo lavoro che punti all'individuo considerandolo parte fondamentale di un gruppo e una delle colonne portanti di esso; combattiamo l'isolamento del “meno bravo” all'interno delle classi e promuoviamo lezioni costruite dall'adulto e dal bambino/ragazzo insieme perché l'interesse è il solo modo per aiutare le persone a essere curiose e a conoscere sempre più.

Il dibattito di un'alternativa vede innanzitutto da una parte chi propone di costruire realtà nuove e libertarie, nelle quali si punta a insegnare al bambino in casa (homeschooling) o in strutture particolari (a Genova per esempio Mareggen); dall'altra vi sono coloro che temono che scuole di questo genere siano troppo elitarie sia dal punto di vista del costo sia dal punto di vista culturale e la cui proposta che portano avanti dunque è una scuola pubblica non statale gestita da consigli di professori, alunni e genitori (ovviamente non devono necessariamente essere presenti tutti e tre i consigli) senza una direzione scolastica a piramide in cui uno solo (il direttore) decide e i consigli sono solo fantasmi.

Come portavoce delle due alternative ci saranno la scuola libertaria Mareggen, officina del crescere di Genova e Alternativa libertariahttps://m.facebook.com/federazione.anarchici

A seguire proiezione del documentario UNLEARNING (https://m.facebook.com/letsunlearning) "

14 novembre manifestazione No TAV a Trento


Il manicomio chimico - di Cipriano a Venezia


sabato 14 Novembre 2015 ore 17,30

                 All’Ateneo degli Imperfetti

 

presentazione del libro di Piero Cipriano

Il manicomio chimico

        Cronache di uno psichiatra riluttante

Elèuthera Editrice, Milano 2015

 

Il  vero manicomio, oggi, sono gli psicofarmaci. Stiamo oltretutto assistendo a una vera e propria

mutazione antropologica: agli psichiatri, e alle case farmaceutiche, non bastano più i malati da curare ma servono anche i sani. Lutto, tristezza, rabbia, timidezza, disattenzione, non sono stati d’animo fisiologici, ma patologie da curare con il farmaco adatto.

 

 

 

Informiamo tutti i compagni, amici, frequentatori dell’Ateneo degli Imperfetti che il sito www.ateneoimperfetti.it è aggiornato sempre con le nuove iniziative e contiene l’archivio di tutte le attività finora svolte.

 

 

Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte  le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa

 

 

Ateneo degli Imperfetti

www.ateneoimperfetti.it   

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)