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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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giovedì 20 maggio 2021

Alternativa Libertaria (AELLE) foglio di maggio 2021

 


 

 

 

 

 

In questo numero parliamo di:

1 Maggio

Recovey Plan

Pandemia in Italia

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il Martello di carlo Tresca

 


 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Venerdì 21 maggio 2021 ore 18,30: Incontro con Pasquale Iuso e Edoardo Puglielli, mentre
la curatrice del volume Concettina Falcone Salvini, sarà presente con un intervento
scritto.
Il libro, curato con scrupolo, pazienza e passione da Concettina Falcone Salvini di Sulmona, conquistata alla
vita e dalle battaglie politiche e giornalistiche di Carlo Tresca, non è la biografia, di questo intrepido e
coraggioso combattente del proletariato e degli emigranti italo-americani, ma una sorta di autobiografia e
di ampia antologia giornalistica, nella quale è lo stesso Tresca a raccontarsi e a tramandarci, attraverso
brani dei suoi coinvolgenti articoli apparsi su «Il Martello» (il settimanale anarchico «di battaglia»
pubblicato aNew York dal 1917 al 1946), a volte sconosciuti ma interessanti eventi e fatti politici e sociali
del suo tempo battendosi con coraggio contro il fascismo, lo stalinismo e il franchismo.
La particolarità del giornale stava nel fatto che il direttore, non era solo un giornalista, ma il troublemaker
per eccellenza, il più intelligente, agguerrito e seguito tra gli organizzatori sovversivi che avevano
infiammato l'America all'epoca dei grandi scioperi.
Un mito per i lavoratori.Tresca pagherà mortalmente la sua ultima battaglia giornalistica contro gli ex
fascisti italo-americani divenuti democratici. L'11 gennaio 1943 viene barbaramente ucciso a colpi di pistola
in una strada di New York.
Concettina Falcone Salvini (1939) è nata a Gioia dei Marsi e vive a Sulmona. Conquistata dal personaggio di Carlo Tresca,
deviando dalla precedente propensione per la narrativa (Il Niente del Dopo, L’amore è duro come la morte) ha cercato e
visionato il più longevo dei giornali diretto dall’anarchico sulmonese, dalla cui lettura deriva Il Martello e Carlo Tresca.
Pasquale Iuso (1961) è professore ordinario in storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Teramo, studioso dei
movimenti anarchico, comunista e sindacale
Edoardo Puglielli (1977) è docente di filosofia e scienze umane nei licei, collabora come ricercatore con l’Istituto abruzzese per
la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea e con il Centro Studi e Ricerche “Carlo Tresca” di Sulmona

mercoledì 19 maggio 2021

Geografia e Anarchia

 
 
 
 
 
GEOGRAFIA E ANARCHIA
Reclus e Kropotkin tra evoluzione e rivoluzione
Anarchici dell’800 per una Geografia senza confini
 
 Fra gli ospiti prof. Federico Ferretti della University College of Dublin

 

domenica 16 maggio 2021

Il Re è nudo

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La metafora dei vestiti dell’imperatore è gettonatissima in questo periodo di pandemia. 
E l’assurda vicenda dello studente colpito da TSO a Fano la richiama.
 
Un TSO come (unica)  risposta “adulta” capace di gestire uno studente recalcitrante e “disturbante”, che erge un’ espressione di disagio, tra l’altro preesistente, a caso nazionale di lotta civile con tanto di strumentalizzazione mediatica di cui a conti fatti farà le spese proprio il diretto interessato.
 
Al di là delle considerazioni legate al complesso caso specifico a noi rimane la fotografia di in un contesto esasperato dalla vita sotto Covid (Didattica a distanza, relazioni sociali solo digitali, limitazione nello spostarsi ecc.) che segna un punto di non ritorno di una istituzione scolastica che non riesce a dare risposte convincenti né a livello collettivo né a livello individuale, ed è costretta a rifugiarsi in dinamiche puramente autoritarie,  fino al coinvolgimento delle forze dell’ordine che   scaricano la responsabilità  sull’ istituzione ospedaliera. 
Che applica il “normale” protocollo e giudica indifferibile un tampone COVID in questo contesto,senza pensare alle conseguenze  nel dramma delle parti in corso.  Un sindaco che firma “come atto dovuto” un TSO a uno studente prelevato a scuola.
 
 Il Trattamento sanitario obbligatorio, un atto di forza che limita la libertà personale e di cura,  giustificato solo in casi che mettono a repentaglio la propria e l’altrui  incolumità, viene utilizzato in maniera totalmente burocratica su un ragazzino testardo. Una spirale  paranoica che ormai si avvita su sé stessa e in cui tutti rischiamo di collassare.
 
Le forme di disagio psicologico, dei giovanissimi in primis, vengono  completamente misconosciute da una scuola ormai ridotta a semplice custode, incapace di dialogare  e che espelle e lascia indietro senza rimorsi né rimpianti tutti coloro che non stanno al passo, incapace di convincere ed educare  con l’uso della ragione e del sapere scientifico, con metodi che sappia dare agli studenti, e non solo, la capacità di distinguere la differenza tra “opinione”, “fake” e percorso di ricerca scientifica.In cui la responabilità educativa è subordinata alla gestione manageriale del dirigente, che spesso si dibatte tra l’immobilismo impaurito e l’intervento autoritario sacrificando buonsenso e credibilità sua e del corpo docente.
 
La situazione di emergenza in cui viviamo a causa della pandemia scarica sui comportamenti 
individuali tutta la responsabilità della salute pubblica,  mentre glissa elegantemente sulle responsabilità politiche ed economiche. Nulla si è fatto, né si farà, per potenziare la sanità, e le poche risorse ancora disponibili sono drenate dall’emergenza vaccinale, che deve galoppare,  ma… a costo zero. 
 
Poco importa che, per far risaltare meglio i numeri, il governo  decida di procrastinare le seconde dosi, contraddicendo sé stesso e i suoi tecnici e senza fornire uno straccio di supporto scientifico.
 
L’orario del coprifuoco serale, imposta per agevolare il lavoro dei “tutori dell’ordine” ma  la cui valenza simbolica è pesantissima rispetto allo scarso senso sanitario, viene contrattato pensando alle esigenze di baristi e ristoratori  e nessun’altra remora e considerazione.
Non è  accettabile, per noi anarchic*, lasciare  il discorso sulle libertà individuali e collettive in mano a imprenditori e visionari.
 
E se le istituzioni lavorano per riprodurre e difendere sé stesse, non possiamo  perdere la  consapevolezza che la nostra società non dovrebbe essere composta da “istituzioni totali” ma da relazioni di garanzia della corretta applicazione del diritto.
 
La seconda regione più bella del mondo, così dicono le Marche di sé, è quella in cui la spesa per paziente psichiatrico è la  più bassa in italia, escluso basilicata e molise,  in cui tutti i indicatori  rilevano uno scarso affiancamento ai pazienti, quella che ha un numero di TSO superiore alla media nazionale. 
La maggior parte di questi si consuma nel silenzio, e non è accettabile che uno strumento estremo, accettabile solo  per la salvaguardia della vita, venga  utilizzato come forma di controllo o punizione sociale, o anche semplicemente come spauracchio.
 
Alternativa LIbertaria Fano

La dignitosa rabbia della Colombia

 


                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          Dichiarazione congiunta internazionalista

articolo originale 

Il mondo guarda oggi alla Colombia; le sue vie e le sue strade sono state il palcoscenico in cui il popolo è esploso con dignitosa rabbia in un grido impetuoso che risuona e non può passare inosservato. La protesta sociale, che va avanti ininterrottamente dal 28 aprile, è la risposta all’aggravarsi della povertà e della precarietà di vita (conseguenze inevitabili del modello neoliberale) che, nel mezzo della crisi sanitaria, economica e sociale, si traduce in 1,7 milioni di case colombiane che mangiano solo due volte al giorno, un tasso di disoccupazione del 14,2% e quasi la metà della popolazione, il 42,2%, in una condizione di povertà.

Situazioni simili sono vissute dalle persone in diverse regioni del mondo, in America Latina, per esempio, alla fine dello scorso anno, il tasso di povertà ha raggiunto il 33,7%, il tasso di disoccupazione era del 10,7% e 78 milioni di persone erano in estrema povertà (8 milioni in più rispetto al 2019). La risposta dei governi in carica a questa crisi sociale sono stati i tentativi di aggiustamento economico, cioè l’aumento e la diversificazione della tassazione per la classe lavoratrice, manifestatasi, per il caso colombiano, nel terzo tentativo di riforma fiscale del governo di ultradestra Iván Duque. Coloro che pagano la crisi non sono i suoi principali generatori, ma il popolo impoverito e sfruttato.

In questo contesto, migliaia di persone in Colombia si sono mobilitate, soprattutto la gioventù popolare. Nei quartieri, nelle vie e nelle strade stanno resistendo e mantenendo la protesta con barricate, cacerolazos e assemblee. La giusta lotta che il popolo colombiano sta conducendo oggi alimenta l’ondata di proteste e rivolte che, dal 2019, si sono sviluppate in America Latina come momenti dirompenti che riattivano l’organizzazione popolare.

Da parte sua, lo stato colombiano ha risposto, come fanno tutti gli stati quando vedono i loro interessi minacciati, con repressione e violenza sproporzionata. Le cifre sono terrificanti e parlano da sole; all’8 maggio, 47 persone erano state uccise (39 dalla violenza della polizia), 451 ferite (32 con ferite agli occhi e 32 con armi da fuoco), 12 vittime di violenza di genere, 548 scomparse e 963 persone detenute (campagna Defend Freedom: Everyone’s Business, ONG Temblores e Ombudsman’s Office Colombia).

Di fronte alla brutale repressione perpetrata dal governo di Ivan Duque contro chi lotta in Colombia, chiediamo una solidarietà attiva, di organizzare giornate di protesta in tutti i territori e di denunciare, con tutti i mezzi possibili, ciò che oggi affligge il popolo colombiano. La solidarietà internazionalista è la salvaguardia delle lotte che forgiamo, per questo, oggi, sosteniamo le richieste dello sciopero nazionale: fermare la violenza di stato, ritirare la riforma sanitaria e garantire un reddito di base universale!


Solidarietà con i popoli che lottano!

Viva lo sciopero nazionale!

Di fronte alla repressione statale, solidarietà e organizzazione popolare!

☆ Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)
☆ Coordenação Anarquista Brasileira – CAB
☆ Federación Anarquista Uruguaya – FAU
☆ Federación Anarquista de Rosario – FAR (Argentina)
☆ Organización Anarquista de Córdoba – OAC (Argentina)
☆ Organización Anarquista de Tucumán – OAT (Argentina)
☆ Roja y Negra – Organización Política Anarquista (Buenos Aires, Argentina)
☆ Federación Anarquista Santiago – FAS (Cile)
☆ Union Communiste Libertaire (Francia & Belgio)
☆ Embat – Organització Llibertària de Catalunya (Catalogna)
☆ Alternativa Libertaria – AL/fdca (Italia)
☆ Devrimci Anarşist Federasyon – DAF (Turchia)
☆ Organisation Socialiste Libertaire – OSL (Svizzera)
☆ Workers Solidarity Movement – WSM (Irlanda)
☆ Αναρχική Ομοσπονδία – Anarchist Federation (Grecia)
☆ Melbourne Anarchist Communist Group – MACG (Australia)
☆ Aotearoa Workers Solidarity Movement – AWSM (Aotearoa / Nuova Zelanda)
☆ Zabalaza Anarchist Communist Front – ZACF (Sudafrica)

mercoledì 12 maggio 2021

Cretastorie e gli anarchicici

 
 
 

 cercate nella cronologia del blog artistico di cretastorie e troverete tutta la storia dell'anarchismo e le sue storie le sue battaglie, le sue donne e i suoi uomini come non li avte mai visti

Malaya Dmitrovka, Guardie Nere

 tratta da https://francosenia.blogspot.com/2011/10/malaya-dmitrovka.html










Molti anarchici russi si opposero con fermezza all'istituzionalizzazione delle guardie rosse, unità combattenti che erano state create dagli operai, nelle fabbriche, durante le due rivoluzioni, di febbraio e di ottobre. I rapporti tra anarchici e  bolscevichi avevano cominciato a deteriorarsi dopo la Rivoluzione d'Ottobre, e i delegati anarchici al 2 ° Congresso dei Soviet, nel dicembre 1917, accusarono Lenin ed il suo partito di "militarismo rosso". Come risultato, a Mosca, a Pietrogrado e negli altri centri principali, venne messo in atto un tentativo concertato di formare libere unità di combattimento denominate "la Guardia Nera". Nel 1917, distaccamenti di guardie nere vennero formate in Ucraina, incluse quelle di Makhno. Nikolai Zhelnesnyakov, dopo essere sfuggito a Pietrogrado ad un tentativo di arresto da parte dei bolscevichi, arriva in Ucraina e crea un grande gruppo di guardie nere. Altri distaccamenti, sempre in Ucraina, erano guidati da Mokrousov, da Garin con il suo treno blindato, da Anatolii Zhelesnyakov, il fratello minore di Nikolai, e infine il distaccamento, guidato da Seidel e Zhelyabov, che difendeva Odessa e Nikolaev.
A Vyborg, vicino a Pietrogrado, gli operai anarchici dello stabilimento russo Renault formarono una Guardia Nera, ma ben presto questa si fuse con la Guardia Rossa che era stato creata contemporaneamente nella stessa fabbrica.
"Burevestnik", il foglio della Federazione degli Anarchici di Pietrogrado, avverte che ".. quei signori si sbagliano se pensano che la vera rivoluzione sia finita ... No, una vera rivoluzione, una rivoluzione sociale, che liberi i lavoratori di tutti i paesi, è appena cominciata".
Nell'aprile del 1918 a Mosca ci sono già 50 unità della Guardia Nera. Peters, vice presidente della Ceka, si dichiara particolarmente preoccupato per la loro crescita. "Ricordo che dopo il mio arrivo alla Ceka di Mosca, mi resi conto che c'erano due poteri: da un lato, il Soviet di Mosca, e dall'altro il quartier generale della Guardia Nera con sede nell'ex Club dei Mercanti in Mallaya Dmitrovka, che agiva organizzando raid per le strade, portando via armi e oggetti di valore, requisendo appartamenti ... "
La Federazione di Mosca aveva già espropriato 26 case, già dimore dei ricchi, che venivano utilizzate come basi. Alcune di queste case erano in posizione strategica nella città. In esse venero installati nidi di mitragliatrice, c'erano dormitori, biblioteche, aule, arsenali e scorte di cibo.
Maksimov fa notare: "A causa del suo potere e alla sua influenza, la Federazione è riuscita a sequestrare i locali del "Kupechesky Club" (Club dei Mercanti) che si trova in  Malaya Dmitrovka, una casa enorme e magnifica, lussuosamente arredata e con una biblioteca e un teatro. I locali sequestrati sono stati rinominati in "Dom Anarchia" - "Casa dell'Anarchia" - , e si sono rivelati particolarmente adatti per l'attività anarchica più ampia e variegata. A quel punto, la Federazione si è accordata con una delle più grandi tipografie di Mosca, che le ha permesso di pubblicare un quotidiano, in luogo dell'ex settimanale.
Nel marzo del 1918, la Federazione decide di organizzare una forza militare propria, le cosiddette "Guardie Nere". Un'altra casa viene sequestrata e trasformata in caserma per i contingenti della neonata "Guardia Nera". A Kaydanov, una figura attiva nel movimento anarchico e un compagno di lunga data, viene affidata l'organizzazione e la leadership di questa formazione militare, che diverrà ben presto la causa formale di inimicizia con i bolscevichi, porterà alla diffusione di vili calunnie e di false accuse rivolte al anarchici, fino alla totale distruzione delle organizzazioni anarchiche.
Le attività del MFAG (Federazione Moscovita dei Gruppi Anarchici) si erano intensificate dopo che il Soviet dei ministri si era trasferito a Mosca. Nelle file del MFAG lavoravano i fratelli Gordin, Alexander Karelin, Vladimir Barmash, M. Krupenin, Piotr Arscinov e Kazimir Kovalevich. Nel mese di aprile 1918 a Mosca vi erano già più di 50 gruppi e distaccamenti della Guardia Nera che contavano circa 2.000 militanti. Da un rapporto del KGB sappiamo che anche un distaccamento anarchico  di Samara era arrivato in città.
Secondo la Ceka, gli anarchici stavano pianificando un'insurrezione prevista per il 18 aprile e quindi venne deciso di mettere in atto un attacco preventivo per disarmare le truppe della Guardia Nera. La pianificazione di una tale insurrezione è sempre stata strenuamente negata dagli anarchici. Per il 14 di Aprile era prevista un'assemblea generale della MFAG, ma questo era tutto.
La notte del 11-12 aprile la Ceka convoca una riunione di emergenza, instaura un quartier generale diretto da Dzerzhinsky e da inizio alle operazioni per disarmare i distaccamenti armati degli anarchici. Dzerzhinsky sottolinea: "Abbiamo avuto alcune informazioni a proposito di elementi criminali, raggruppati intorno ad un gruppo della Federazione, che vogliono agire contro il potere sovietico" (Izvestia 75, del 16 aprile, 1918). Già l'8 aprile, il comandante del Cremlino P. Malkov e il comandante dei mercenari lettoni E. Berzins avevano condotto ricognizioni per valutare la forza della Federazione .. Era stato approvato un piano per eliminare la "contro-rivoluzione anarchica". L'operazione ha coinvolto le unità militari della Ceka, (il 1° Distacco Mitraglieri) e dil 4° reggimento dei fucilieri lettoni, nonché parte della guarnigione di Mosca. Le operazioni sono cominciate a mezzanotte con le case anarchiche circondate da queste truppe.
Molte delle unità anarchiche mancavano di esperienza di combattimento e resistenza, ma in alcuni posti i bolscevichi trovarono una strenua resistenza armata, ad esempio, in Malesia Dmitrovka presso la Casa dell'Anarchia. Qui la Guardia Nera aveva occupato tutte le case circostanti ed era riuscita a mettere un pezzo di artiglieria leggera sul tetto. Il cekisti presero d'assalto l'edificio, sostenuti da fuoco di artiglieria che fece a pezzi il cannone posto al primo piano dell'edificio. Tuttavia i cekisti riuscirono a prendere lo stabile solo grazie all'arrivo dei fucilieri lettoni. L'ultima roccaforte della Guardia Nera a cadere, fu la Dimora Zeitlin che venne presa prima di mezzogiorno, e in generale la lotta tra le forze della Ceka e gli anarchici cessò alle due del pomeriggio.
Come risultato di questa operazione, i bolscevichi uccisero 40 anarchici, alcuni fucilati sul posto, mentre una dozzina, fra cekisti e soldati, morirono nei combattimenti. Il corpo del veterano anarchico Michail Khodounov venne buttato in mezzo alla strada.
Ricordando questi eventi ,Volin scrive nel suo libro "La rivoluzione sconosciuta":
"... La notte del 12 aprile sotto un falso e assurdo pretesto [i quartieri di] tutte le organizzazioni anarchiche a Mosca - e principalmente quelli della Federazione dei gruppi anarchici in quella città - sono stati attaccati e saccheggiati dalle truppe e dalle forze di polizia . Per diverse ore la capitale ha assunto l'aspetto di una città in stato d'assedio. Anche l'artiglieria ha preso parte all'azione ".
Questa operazione serviva da segnale per dare inizio alla distruzione delle organizzazioni libertarie in quasi tutte le città importanti della Russia. E come sempre le autorità provinciali superarono nello zelo quelli della capitale.
Leon Trotsky, che per due settimane aveva preparato il colpo, e che aveva effettuato di persona, tra i reggimenti, un'agitazione sfrenata contro gli "anarco-banditi", ebbe la soddisfazione di poter fare la sua famosa dichiarazione: "Finalmente il governo sovietico, con una scopa di ferro, ha ripulito la Russia dall'anarchismo ". 
Dopo la sconfitta della Guardia Nera a Mosca 500 anarchici verranno arrestati (alcuni verranno rilasciati poco dopo). Il distaccamento anarchico di Samara, che aveva assunto un ruolo attivo nella difesa dei raggruppamenti anarchici, è stato espulso dalla città.
Dzerzhinsky, capo della Ceka, commentando gli eventi, scrive sull'Izvestia del 15 aprile 1918:. "Noi, in nessun caso, avevamo in mente di combattere gli anarchici ideologici. E ora tutti gli anarchici ideologici, arrestati la notte del 12 aprile, vengono rilasciati, e se, forse, qualcuno di loro verrà assicurato alla giustizia, sarà solo per i crimini commessi da elementi criminali che si sono infiltrati nelle organizzazioni anarchiche. Ci sono assai pochi anarchici ideologici tra coloro che sono detenuti da noi .... ".
Gli eventi di Mosca segnarono l'inizio della repressione nelle province. Attacchi simili vennero effettuati a Pietrogrado, Vologda, Smolensk, Briansk e così via. La mattina presto del 12 aprile a Gorodets e a Nizhny Novgorod, province anarchiche guidate dal presidente del Soviet, Morev, si combatté contro gli attacchi dei bolscevichi. A Kursk, gli anarchici si ammutinarono e tennero la città dal 10 al 29 Aprile del 1918. Il 9 maggio, il Commissariato degli Affari Interni inviò una direttiva a tutti i Soviet delle Provincie: "L'esperienza di Mosca, di Pietroburgo e di altre città ha dimostrato che, sotto la bandiera degli anarchici si nascondono teppisti, ladri, rapinatori e contro-rivoluzionari, che si preparano segretamente a rovesciare il potere sovietico ... Tutte le guardie anarchiche e le organizzazioni di anarchici devono essere disarmate. Nessuno può avere un arma se non con il permesso dei soviet locali"(Izvestia 91, 10 Maggio 1918).
La Guardia Nera venne sconfitta  e, successivamente, dipinta come una banda di criminali. Venne fatta una distinzione, come abbiamo visto, tra "anarchici ideologici" e "anarco-banditi". Come Trotsky usava dire: "Erano solamente predoni e ladri che hanno compromesso l'anarchismo. L'anarchismo è un'idea, anche se un'idea falsa, ma il teppismo è teppismo e noi abbiamo detto agli anarchici: è necessario tracciare una linea netta tra voi e i ladri ... il regime sovietico ha preso il potere, non per saccheggiare come ladri e briganti di strada, ma per introdurre una disciplina di lavoro comune e una vita onesta di lavoro".
Trotsky ha continuato a mettere in guardia gli anarchici: "Se volete vivere con noi sulla base dei principi di una disciplina comune del lavoro, allora è necessario che vi sottomettiate a quella della classe operaia, ma se volete andare per la vostra strada, non date a noi la colpa se il governo del lavoro, il potere sovietico, si occupa di voi senza mettersi i guanti".
La rappresentazione di Trotsky dell'anarchismo criminale è un po' in contrasto con la realtà. I criteri di ammissione alla Guardia Nera erano molto rigorosi e l'arruolamento era mediato da vari organismi.
"L'accoglienza dei militanti nella Guardia Nera è fatto su indicazione di:
1) i gruppi locali, 2) Tre membri della Federazione, e 3) i comitati di fabbrica e laboratorio, 4) I distretti dei soviet.
E' stato chiarito che la Guardia Nera non può effettuare operazioni di polizia, come le Guardie Rosse (incursioni, arresti, ecc.) perché questo era prerogativa di quest'ultima. Per quanto riguarda la requisizione di case, queste requisizioni devono essere decise da una commissione speciale composta dai delegati dei gruppi locali."
D'altra parte la Ceka e l'Armata Rossa avevano la facoltà di arrestare senza essere controllati dai soviet, uccidendo arbitrariamente le persone riprese rinchiuse nelle loro celle, dopo che la pena di morte era stata abolita dal governo sovietico. L'azione contro gli anarchici non è stato effettuato da Guardie Rosse o da unità dell'Armata Rossa, che avrebbero rifiutato di partecipare a questi attacchi, ma da unità speciali controllate dai bolscevichi. Va inoltre notato che quando le unità della Guardia Rossa sono state formate in tutta fretta nel 1917, hanno incluso criminali e prigionieri di guerra tedeschi. Saccheggi, sono stata effettuati a Mosca nella primavera del 1918 da unità della Guardia Rossa e su mandato del cekisti, e se le unità della Guardia Nera non sono state irreprensibili, non erano sole in questo.

E' significativo che la sera dell'attacco agli anarchici di Mosca, Peters, il secondo in comando nella Ceka, mostrasse al diplomatico britannico Lockhart,  mentre giravano per le case anarchiche saccheggiate e distrutte, come i bolscevichi mandassero un messaggio alle potenze occidentali in cui dicevano di essere il partito dell'ordine, in grado di controllare e indirizzare la rivoluzione.
Notando una donna anarchica assassinata, distesa sul pavimento di uno dei palazzi, il collo trapassato dai proiettili della Ceka, si riferì a lei come ad una prostituta.

 

 Fonti:


Skirda, A.(2000) Les anarchistes Russes, les soviets et la revolution de 1917. Paris.
Volin. (1974)The Unknown Revolution
Wade, Rex A.(1984) Red guards and workers’ militias in the Russian Revolution
Maximov, G. The True Reasons for the Anarchist Raids (Moscow 1918) at http://www.katesharpleylibrary.net/brv25k
Dubovik, A. The Defeat of the Moscow anarchists at http://socialist.memo.ru/books/html/razgrom.html
The murder of Mikhail Sergeyevich Khodounov at: http://gulaganarchists.wordpress.com/2008/11/08/one-of-the-bandits-in-memory-of-comrade-khodounov/

Problemi costruttivi della rivoluzione sociale , Pëtr Andreevič Aršinov

  Qui l'articolo - il Cantiere n° 6 maggio 2021, Materiali di intervento dei comunisti anarchici per la lotta di classe

 

la rivoluzione “non dovrà cominciare con l’organizzazione della produzione, ma con la ripartizione generale... occorre lottare contro le ideologie separate della produzione e del consumo.....L’opposizione tra consumo e produzione quindi non solo è priva di fondamento, ma in più è dannosa acausa della confusione che genera nell’anarchismo,dandogli un aspetto degenerante di liberalismo. Essa tende a far credere che i libertari aspirino ad un ordine sociale dove tutti saranno soddisfatti, senza considerare la classe alla quale appartengono. Il comunismo libertario non può accettare questa concezione”

 

 “... non sarà pertanto il capitalismo di Stato, comesi presenta attualmente la produzione nazionale nella Russia bolscevica, perché questo capitalismo di Stato,come ogni capitalismo, non è né opera dei lavoratori eneppure è orientato nei loro interessi, ma negli interessi di un gruppo di funzionari di Stato e del partito dirigente”.

Problemi costruttivi della rivoluzione sociale 

Pëtr Andreevič Aršinov


 

intervista a Claudio Pavone a cura di Landi Gianpiero pubblicato dal centro studi Merlino e la rivista Cenerentola


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Claudio Pavone, Sulla Resistenza, a cura di Gianpiero Landi, I Quaderni della «Bussola», 3, Castel Bolognese, Centro Studi Francesco Saverio Merlino, aprile 2021 (suppl. a «Cenerentola»,  n. 242, aprile 2021), pp. 36.

martedì 11 maggio 2021

La grande abbuffata

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 link originale

 Durante il consiglio dei ministri di venerdì 23 aprile 2021 Mario Draghi ha presentato il recovery plan che introietterà qualcosa come 248 miliardi di Euro nel sistema Italia, con la speranza di far ripartire il quadro economico compromesso dalla crisi pandemica. Di questa pioggia di soldi, 191 miliardi sono quelli stanziati dall’Europa, mentre i 30,6 miliardi verranno finanziati con il deficit,

Il recovery plan è stato da più parti descritto come una sorta di piano Marshall europeo per modernizzare le pubbliche amministrazioni e dare un impulso deciso verso l’economia verde. Il ruolo di Mario Draghi sarà quello di gestire e distribuire le risorse, che andranno prevalentemente al settore privato.

 

Il governo da lui presieduto viene sostenuto dalla stragrande maggioranza delle forze parlamentari, proprio perchè quasi nessuno vuole rimanere escluso quando si tratterà di mettere mano ai soldi. Lo stesso Matteo Salvini, in quella che si ricorda come la sua “svolta europeista” quando ha garantito la fiducia all’esecutivo Draghi, ha dichiarato che con una tale mole di denaro in arrivo è meglio stare dalla parte di chi deciderà l’utilizzo dei fondi.

 

Venendo al piano, il grosso della fetta del recovery (più o meno il 30%) andrà al green, il 22% alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica, il 17% all’istruzione e alla ricerca, il 13% alla mobilità sostenibile e l’8% alla sanità; le percentuali escludono i 30 miliardi aggiuntivi. In totale si contano 36 azioni da suddividere nelle varie fasce.

Andando oltre quelle che sono le cifre, peraltro passibili di modifiche strada facendo, non si può non vedere che la parte del leone la fanno la digitalizzazione del sistema Italia e le economie sostenibili.

 

Se a prima vista l’innovazione tecnologica e l’implemento delle tecnologie smart nelle pubbliche amministrazione, nelle scuole e nelle strutture pubbliche in generale può sembrare un ottimo incentivo per rendere più snelle molte procedure sclerotizzate, non risolve i problemi strutturali di una pubblica amministrazione che avrebbe piuttosto bisogno di una sempre invocata semplificazione e razionalizzazione normativa, e pone problemi di controllo sicuritario e di uguaglianza sostanziale tutto da affrontare. Totalmente taciuti invece i costi ecologici ed energetici  delle nuove tecnologie, costi in continuo aumento, già enormi, a partire da quelli primari di estrazione dei minerali, con il loro carico di ipersfruttamento nei paesi più poveri.

 

Alle guerre per il petrolio si stanno già aggiungendo le guerre per le materie prime di costruzione degli hardware e dei dispositivi elettronici. Inoltre il consumo di elettricità necessario per alimentare calcolatori sempre più complessi sta gravando sul riscaldamento globale più di quanto si fosse immaginato.

 

Detto quindi di una digitalizzazione che cozza con lo spirito green insito nel Pnrr, non possiamo fare a meno di notare che una fetta imponente dei miliardi dell’UE andranno a finanziare le nuove economie circolari, le energie alternative( riaprendo la possibilità dell’uso dell’energia nucleare come fonte energetica green) , la mobilità sostenibile, che tradotto significa che pioveranno miliardi principalmente su aziende già ricchissime che, nel migliore dei casi, utilizzeranno fondi destinati alla socialità per implementare e differenziare la loro presenza sui mercati, facilitando loro la transizione dalle energie fossili a quelle rinnovabili ad esempio, oppure sbloccando dei grandi cantieri ferroviari e portuali fermi da anni anche per l’opposizione delle popolazioni interessate dai lavoro, come nel caso del TAV in val di Susa.

 

Una parte verrebbe anche destinata per rinnovare la capacità e i sistemi d’arma a disposizione dello strumento militare, come denuncia la Rete Italiana Pace e Disarmo; risorse e ricerca che verrebbero spostate al settore militare, senza dichiararlo esplicitamente, e che andrebbero  ad aggiungersi ai 27 miliardi di euro con i quai già  viene ampiamente finanziato dal governo.

 

Naturalmente non ci si aspettava né da Mario Draghi né da Giuseppe Conte – i cui piani per la gestione dei fondi europei differiscono in maniera minima – una qualche prospettiva differente che anche solo ripensi il sistema capitalista; rimane il fatto che questa green economy si dimostrerà un potente cavallo di Troia affinchè il grande capitale passi come salvatore della patria, mentre è vero il contrario, ovverosia che dalla rivoluzione industriale in avanti questo sistema produttivo ha creato benessere per pochi, ciclicamente elargisce qualche prebenda per dimostrare che il sistema funziona, ma di norma sfrutta lavoro e ambiente, producendo povertà sociale ed ecologica. Per questo motivo, per dirla con lo storico dell’ambiente Jason W. Moore, preferiamo parlare di “Capitalocene” invece che di un generico “Antropocene” che incolpa ogni essere umano dei disastri ambientali, dimenticando che la divisione in classi della società capitalista e quindi lo sfruttamento dell’uomo e delle risorse, è il motore che spinge il mondo verso la rovina.

Proprio per evitare questa rovina si stanno provando le cosiddette soluzioni green, che altro non sono se non tentativi con il quale i padroni del vapore stanno cercando di rimanere in sella e di continuare a mettere a profitto le risorse naturali del pianeta al solo scopo di arricchirsi ulteriormente.

Naturalmente è chiaro che una vettura elettrica è preferibile ad un vecchio diesel euro zero, oppure che il recupero dei rifiuti per essere avviati a rigenerazione sia meglio che bruciarli e sotterrarli, ma questo ragionamento fatto da praticamente tutte le forze politiche (perlomeno quelle di area parlamentare) e da moltissimi analisti non considera mai l’opzione a monte di tutto: per rielaborare un rifiuto e reimmetterlo sul mercato come nuovo prodotto occorre spendere un’enorme quantità di energia, senza contare che la seconda legge della termodinamica ci insegna che ad ogni trasferimento o trasformazione di energia, la sua qualità diminuisce e bisogna quindi utilizzarne di più per mantenere una qualità accettabile.

 

Presentare il rilancio dei consumi come opzione ecologicamente sostenibile, è  paradossale, che non significa tornare all’età della pietra e della caccia per sopravvivere, ma semplicemente porre un freno all’accelerazione esponenziale della produzione di merci  che drogano il mercato e infettano l’ambiente.

 

Alla fine la sintesi perfetta del Pnrr l’ha data l’edizione de Il Foglio del 24 aprile, che in prima pagina titola “Il recovery è un capolavoro neoliberista”. Un capolavoro che ancora una volta lascia la sanità con il cerino in mano, il che è sconcertante dato che questi fondi sono stati elargiti per favorire una ripresa economica dovuta ad una pandemia globale dalla quale ancora non si vede una via d’uscita certa. Così come è sconcertante che si faccia passare in carrozza l’ennesimo attacco alle lavoratrici ed ai lavoratori, con la soppressione della quota 100 e l’inevitabile innalzamento della soglia dell’età pensionabile, provvedimento sociale nascosto in mezzo ai molti provvedimenti economici. Così come è sconcertante il fatto che, non contento della mole di investimenti in infrastrutture, il governo Draghi abbia contestualmente varato  un piano straordinario che prevede 83 miliardi di investimenti per sbloccare le grandi opere.

Nel suo “Reincantare il mondo” (Ombre corte), l’attivista femminista Silvia Federici scriveva: “Non possiamo cambiare la nostra vita quotidiana senza cambiare le istituzioni e il sistema politico ed economico in base al quale sono strutturate”. Prendendo a prestito la citazione, continuiamo a credere che le riforme, anche quelle strutturali, siano utilizzate dal capitale per perpetuare il proprio potere soprattutto in tempo di crisi e che, sebbene possano portare qualche minimo beneficio, alla lunga verranno pagate con gli interessi dalla classe lavoratrice. Rimaniamo quindi convinti che l’unico vero atto che possa cambiare le sorti delle classi oppresse rimanga il superamento del sistema capitalista, sistema che la green economy invece non solo difende a spada tratta ma rafforza dandogli una mano di verde che fa chiudere gli occhi sullo sfruttamento intensivo che, oggi come ieri, sta dietro ad ogni pratica di estrazione del plusvalore.

 

109° Consiglio dei delegati Alternativa Libertaria/FdCA – maggio 2021

Viva il 1 Maggio Internazionalista

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Centotrentacinque anni sono veramente molti per continuare a celebrare un avvenimento accaduto negli USA, nella lontana Chicago là dove il primo maggio del 1886 i sindacati statunitensi avevano organizzato uno sciopero e un corteo per rivendicare la giornata lavorativa di otto ore, contro le inumane condizioni di lavoro vigenti nelle industrie americane dell’epoca.

Così descrivono la manifestazione gli storici Boyer e Morrais: “Il corteo si mosse e migliaia di persone incominciarono a sfilare…. In quella massa che sembrava non dovesse mai finire c’erano i “Cavalieri del Lavoro” e membri dell’American Federation of Labor, boemi, tedeschi, polacchi, russi, irlandesi, italiani, neri, cowboy che ora lavoravano in città. C’erano insieme cattolici, protestanti ed ebrei, anarchici e repubblicani, comunisti e democratici, socialisti, e persone semplici, tutti uniti e fermamente decisi per la giornata di 8 ore” (Richard O. Boyer e Herbert M. Morais, “Storia del movimento operaio americano”, De Donato 1977).

Due giorni dopo, il 3 maggio, la polizia caricò senza preavviso e ragione un raduno di scioperanti uccidendo due lavoratori.

Il successivo 4 maggio, a un comizio indetto in Haymarket Square per protestare contro le violenze omicide della polizia, esplose una bomba uccidendo un poliziotto: la polizia reagì sparando all’impazzata, uccidendo sette agenti, quattro manifestanti e ferendo decine di persone.

In un clima isterico, che non nascondeva un’evidente provocazione poliziesca, la repressione scattò implacabile e per i fatti furono arrestati e processati otto operai socialisti e anarchici.

Con una sentenza evidentemente precostituita nonostante la loro innocenza, gli immigrati tedeschi e sindacalisti anarchici August Spies, Adolph Fisscher, George Engel, Louis Lingg e il sindacalista anarchico statunitense Albert. R. Parsons furono condannati a morte e impiccati l’11 novembre del 1887 (Luis Lingg si suicidò in carcere il giorno prima della sentenza.).

Alle esequie dei “cinque martiri di Chicago”parteciparono oltre 200.000 persone.

Nonostante le esecuzioni e la dura repressione che seguì i “fatti di Chicago”, la classe lavoratrice statunitense non si piegò e avrebbe conquistato le otto ore di lavoro nel 1890.

Ma gli echi di quelle lotte sanguinose avrebbero varcato i confini degli USA coinvolgendo la classe operaia di tutto il mondo, e il primo maggio del 1890 milioni di lavoratrici e di lavoratori sarebbero scesi in piazza in numerosissimi paesi con una ferma volontà internazionalista per conquistare le otto ore di lavoro.

Dall’appello ai lavoratori della Gran Bretagna della Federazione nazionale delle organizzazioni operaie, 1° maggio 1890:

“Non si tratta di un problema di numero. Grande o piccola questa manifestazione del 1° maggio è l’affermazione del principio di solidarietà e di unione degli operai di tutti i paesi ed è questo che farà del 1° maggio una giornata unica nella storia del mondo”.

I “martiri di Chicago” erano lavoratori e che come altre e altri provenivano dagli USA, dall’Italia, dalla Germania, dall’Irlanda, dalla Russia, dalla Polonia e da molte altre nazioni, etnie, orientamenti politici, culture e religioni; sapevano che non parlavano per loro individualmente ma per le donne e gli uomini di una medesima classe, quella delle salariate e dei salariati di tutto il mondo.

Oggi il 1 maggio è divenuta una festa istituzionale, celebrata proprio da quei governi che in Europa e nel mondo si distinguono nell’aggredire storiche conquiste del movimento operaio, riportando le condizioni di lavoro a uno sfruttamento selvaggio per la salvaguardia del profitto capitalistico e della sua accumulazione, al fine di scaricare i costi delle crisi economiche, e anche della corrente pandemia,   sulle lavoratrici, sui lavoratori e sulle classi sociali subalterne e più deboli, peggiorando e regredendo le loro condizioni di vita.

Le politiche concertative e di unità nazionale, perseguite dalle forze politiche parlamentari e di governo e anche da quei sindacati che nei paesi a capitalismo maturo hanno moderato le richieste sindacali subordinandole agli interessi dei rispettivi imperialismi, hanno finito per agevolare la gestione capitalistica delle crisi e il riemergere di forme violente di sfruttamento della forza lavoro manuale e intellettuale e l’emergere di forme diffuse di miseria sociale e con essa l’accrescersi delle disuguaglianze che opprimono ancor più le classi subalterne unitamente al perdurare dell’oppressione della donna nel lavoro e nella società.

Così è che si divaricano artatamente le divisioni di classe opponendo l’occupazione alla disoccupazione e al precariato; i giovani agli anziani. La medesima tendenziosa informazione tende poi a far considerare le immigrate e gli immigrati come nemici e non già come sorelle e fratelli di una medesima classe mondiale con interessi comuni, contribuendo al diffondersi del pregiudizio, dell’intolleranza contro ogni diversità,     fino  alla degenerazione della violenza razzista e fascista.

La devastazione ambientale conseguenza di un sistematico sfruttamento capitalistico del territorio e delle risorse naturali ha ormai raggiunto fasi di “non ritorno”, e diffusi e sanguinosi conflitti fomentati dalle potenze imperialistiche in lotta per il predominio nel mercato mondiale sorgono e risorgono nelle aree ritenute strategiche: tutto ciò provoca miseria crescente, fame, sottosviluppo, violenza e morte. E’ in questo quadro drammatico che si susseguono le grandi ristrutturazioni industriali con le deloca- lizzazioni e la conseguente disoccupazione; si sussegue il generalizzato attacco al salario e al contratto collettivo nazionale di lavoro; il dilagare del precariato in un rapporto diretto    azienda/dipendente che tende progressivamente a delegittimare la rappresentanza e sindacale e la sua organizzazione; l’attacco ai diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori; lo smantellamento costante e sistematico di ogni servizio pubblico per lasciare spazio alle privatizzazioni e alle ormai diffusissime forme del “welfare aziendale”.

Questa dolorosa e allarmante condizione che ormai caratterizza di ampi settori della nostra classe, che nel mondo ha ormai superato i tre miliardi di salariate e salariati, è aggravata dalla dilagante pandemia e dalle accorte regie che intendono scaricarne i costi sulle classi subalterne del mondo intero.

Ma la lotta per condizioni di lavoro più umane non si arresta in Cina, India e in Thailandia, nel sud est asiatico e in Myammar dove le donne sono in prima fila nelle mobilitazioni contro il recente colpo di stato militare.

Anche la temporanea sconfitta maturata dalle lavoratrici e dai lavoratori dello stabilimento Amazon di Bessemer in Alabama (USA) per la conquista dell’organizzazione sindacale in azienda, è stata preceduta dalla efficace  mobilitazione dei rider di Amazon in Italia che hanno dato vita al primo sciopero al mondo, per   altro riuscitissimo, di una intera filiera Amazon. Così è stato anche in Inghilterra,  Germania, Francia,                     India,           Cina laddove    si                     sono susseguite                scioperi  e mobilitazioni.

Tutto questo rimanda alle profetiche e insu- perate affermazioni del nostro compagno anarchico Albert R. Parsons, pronunciate di fronte alla giuria prima della sentenza di morte:

: ”… Secondo le ultime statistiche, ci sono negli Stati Uniti 16.200.000 operai. Sono questi che con il loro lavoro creano tutta la ricchezza del paese… L’operaio è colui che lavora per un salario e il cui unico mezzo di sussistenza è la vendita della propria forza lavoro quotidiana, ora per ora, settimana per settimana, anno per anno… Questa classe di persone – la classe operaia – che compie da sola tutto il lavoro utile e produttivo di questo paese è alla mercede e alla mercè della classe proprietaria. Come operaio ho condiviso quelle che mi appaiono le giuste rivendicazioni della classe operaia; ho difeso il suo diritto alla libertà, il suo diritto a disporre del proprio lavoro e dei suoi frutti… Questo è il mio delitto. Sono stato infedele e traditore verso le infamie dell’odierna società capitalistica. Se per voi questo è un delitto, confesso di essere colpevole”.

Le vicende del 1 maggio del 1886 e le lotte internazionaliste che seguirono per la giornata lavorativa di otto ore ci ricordano che l’attuale società capitalistica si basa ancora sulla produzione di merci e servizi prodotti dalla forza lavoro manuale e intellettuale, e che non esiste una sola umanità ma sfruttati e sfruttatori.

Ancora oggi i fenomeni migratori spingono masse sterminate di donne e di uomini alla ricerca di migliori condizioni di esistenza. Come ieri hanno a disposizione solamente la loro forza lavoro manuale e intellettuale che si è ormai internazionalizzata e che mette in comune capacità produttive e conoscenze e che dà luogo a una ricchezza sociale prodotta enorme la quale, anziché essere proficuamente impiegata per liberare l’umanità dal bisogno materiale, è concentrata in pochissime mani private.

Questa è la contraddizione che genera tutto il male del mondo.

“La storia del movimento operaio internazionale ci ha insegnato che il conflitto è l’unico strumento per acquisire ruolo e dignita”. Solo la capacita di difendere gli interessi immediati puo determinare condizioni migliori affinché altri e piu generali obiettivi possano essere raggiunti. “

Il percorso è irto di difficoltà ma è necessario procedere verso l’unità delle lotte del moderno proletariato mondiale in tutte le sue componenti di classe, di etnia, di genere e di cultura, recuperando e riproponendo gli insegnamenti del passato per superare le barriere nazionali in una dimensione autenticamente internazionalista.

Anche nel cuore dell’imperialismo europeo è oggi necessario e urgente superare le dimensioni nazionali rilanciando l’internazionalismo, perseguendo obiettivi concreti e unitari quali il salario ela riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, la rappresentanza e l’organizzazione sindacale, iniziando a costruire l’unità delle lotte per i contratti e per il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori d’Europa.

Per contribuire alla realizzazione di questa prospettiva “Alternativa Libertaria FdCA” si è fatta promotrice di una campagna per il salario e la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, da intraprendere e perseguire con le organizzazioni politiche comuniste anarchiche e comuniste libertarie d’Europa.

Ancora oggi “il primo Maggio è destinato a portare nel mondo la notizia che la classe lavoratrice sa di avere dei diritti da conquistare”.

Viva la lotta internazionalista del proletariato mondiale.

lunedì 10 maggio 2021

Aperitivo Italia! Capitalismo, crisi e pandemia

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 A più di un anno di distanza dal suo inizio, la sindemia (l’impatto globale della pandemia di Covid-19  e  i suoi effetti economici  sociali e ambientali) continua a imperversare in tutto il pianeta e a impattare profondamente sulle nostre vite.

Le speranze di un rapido superamento della pandemia, unitamente alle aspettative di una società che in qualche modo potesse uscirne migliorata, sono ormai naufragate miseramente per lasciare invece un panorama assolutamente desolante per chi auspica un mondo migliore: nessun cambio di rotta sulla questione climatica e ambientale, concausa ormai acclarata della sindemia, un radicamento dell’ingiustizia a livello planetario, un corpo sociale sempre più diviso, incattivito, ancora più chiuso nel proprio individualismo.

Si tratta di una fase estremamente difficile in cui operare, in cui nelle pur contrapposte narrazioni dominanti tra aperturisti e chiusuristi, no vax e si vax, catastrofisti e negazionisti non trova spazio alcuna critica all’attuale modello imperante del capitalismo globale, il quale si concede indisturbato il lusso di speculare finanche sui vaccini.

Con la complicità dei governi occidentali di qualsiasi colore politico infatti, qualche settimana fa è stata bocciata la proposta di sospensione dei brevetti sui vaccini; senza alcuna discussione politica o o risonanza  mediatica, nonostante da oltre un anno le notizie relative al Covid-19 monopolizzino la scena mediatica. Una scelta suicida, oltre che profondamente ingiusta, in quanto è in grado di favorire lo sviluppo di varianti sempre più aggressive, per salvaguardare i profitti di Big Pharma.

E l’enfasi posta sul piano vaccinale torna a nascondere l’assenza di risposte sul potenziamento della sanità territoriale e della medicina preventiva.

Il sistema capitalista, grazie all’aiuto dei parlamenti e del circuito massmediatico, è riuscito a sfuggire alle proprie responsabilità, instillando scientemente dosi di paura, rancore, rabbia cieca, dubbio, sfiducia nella scienza. Il risultato è sotto ai nostri occhi: una guerra di tutti contro tutti, in cui è vero tutto e il contrario di tutto. Un caos nel quale  il grande capitale riesce indisturbato a continuare il suo percorso di accumulazione e arricchimento, con una quota sempre più indecentemente alta della ricchezza globali concentrata in poche mani. Se già prima della sindemia le condizioni di vita delle fasce più povere della società erano molto difficili, oggi alcuni dei soggetti più fragili sembrano totalmente esser spariti dai radar della politica e delle istituzioni,  i migranti primi tra tutti.

È di pochi giorni fa purtroppo la notizia della morte di 130 migranti nel Canale di Sicilia: da due giorni le autorità europee sapevano della presenza di 3 barconi in balia di cattive condizioni meteo, nessuno Stato ha mosso un dito per aiutarli, tanto da suscitare la deplorazione delle Nazioni Unite.

L’apprezzamento di Draghi nei confronti del nuovo governo di unità nazionale libico anche in tema di gestione dei salvataggi, di fatto rimpatri forzati o naufragi assistiti, si svolge in contemporanea alla visita al dittatore Erdogan di Ursula Von der Leyen per rilanciare i rapporti UE- Turchia, basato sul rinnovo dello sciagurato accordo  sull’immigrazione del 2018, in cui il contenimento dei migranti al confine turco è merce di scambio per l’impunità e il controllo dei corridori energetici e della ridefinizione dei confini marittimi tra Libia e Turchia in funzione dello sfruttamento dei giacimenti marittimi di gas.

Così nel mediterraneo continuano a sparire migliaia  di corpi   senza nome né storia, così come nessuno si preoccupa degli sgomberi forzati, nonostante il blocco  formale degli sfratti, dell’invisibilità sociale  di centinaia  di migliaia di persone, regolari e irregolari, affidati alla carità delle istituzioni e delle reti clericali, di fatto prive di assistenza sanitaria da parte di una sanità pubblica  allo stremo e che si regge, nel migliore dei casi, sul volontarismo e sull’improvvisazione creativa.

Intanto è tutto quasi pronto per la spartizione della maxi-torta da oltre 200 miliardi di euro prevista dal Next Generation UE, declinato in Italia come Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Soldi a pioggia per grandi opere e  digitalizzazioni, briciole  per la sanità e, sotto la voce mobilità,  l’ennesimo rilancio dell’auto individuale. Un modello che va sempre più verso l’atomizzazione e il controllo  sociale, e nessuna risposta ai bisogni e beni collettivi, dal trasporto pubblico, alla scuola, al diritto alla casa.

Nel frattempo con la scusa del contenimento dell’epidemia si ingessa ogni forma di socialità non commerciale, di organizzazione, di dissenso. L’orario del  coprifuoco, la cui valenza simbolica è pesantissima rispetto allo scarso senso sanitario, viene contrattato pensando alle esigenze dei baristi e nessun’altra a remora e considerazione. In questa apparente calma sociale piatta  la sinistra istituzionale e i suoi quadri intermedi si adagiano, come sempre autoassolvendosi  nel  ruolo di responsabilità che si autoassegnano. Un esempio lampante, l’ultimo, è il patto sul pubblico impiego, e il prossimo rinnovo del contratto, che dopo tanta retorica a fasi alterne, comporterà un’ennesima spinta alla privatizzazione della pubblica amministrazione, senza alcuna possibilità di coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici.  Per chi si ostina a considerare piazze e strade  destinate a un uso diverso dall’aperitivo, la repressione è sempre in agguato, nell’ormai solito silenzio  assordante

A fronte di quanto sopra detto, appare chiaro che la speranza di uscire dalla sindemia di Covid-19, ed evitare ulteriori effetti devastanti sulle fasce più deboli, passa per la messa in discussione del sistema capitalista da parte dei soggetti che in prima persona stanno già pagando il prezzo di questa crisi,  e come militanti anarchic*  e attivist*  di classe vogliamo

  • sostenere tutte le iniziative per la sospensione degli obblighi previsti dall’accordo TRIPS sulla proprietà intellettuale dei brevetti sui vaccini, che permettono di fare profitti sulla nostra salute;
  • smascherare ed opporsi alle strategie di ristrutturazione capitalistica nascoste nei provvedimenti emergenziali
  • rilanciare il protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici a tutti i livelli,  per la difesa del reddito e dei diritti, nell’ottica una battaglia per la riduzione d’orario a parità di paga e l’abolizione del precariato, la lotta per un permesso di soggiorno incondizionato europeo.
  • recuperare l’agibilità politica nelle strade e nelle piazze, contestando l’innalzamento del livello di repressione che si sta registrando negli ultimi tempi, non ultimo il movimento No Tav durante le azioni di protesta contro il cantiere del nuovo autoporto di San Didero e le forme di autorganizzazione sindacale,
  • la centralità e il diritto all’istruzione come strumento di emancipazione e non come prodotto
  • rilanciare l’offensiva ambientale e climatica con il rafforzamento di alleanze e comitati trasversali e unitari
  • creare e partecipare ai comitati locali per controllare i piani di resilienza
  • continuare l’intervento antifascista e antirazzista, anche con il sostegno a reti di solidarietà e mutuo appoggio, inclusive e dal basso

il Cantiere - maggio 2021

 

Numero di aprile de “il Cantiere” raccolta di materiali di intervento dei comunisti anarchici nella lotta di classe

In questo numero si parla

-1 Maggio Internazionalista

-La lotta di classe al tempo dei Draghi

-Lavoro pubblico: da Brunetta a Brunetta

-I fiduciari di fabbrica: il sindacato nello Stato fascista

-La spazzatura sotto il tappeto

-Solidarietà con il movimento NO TAP

-Report attività studentesche a Milano

-Problemi costruttivi della rivoluzione sociale

-Talking about a revolution

PER SCARICARLO

 


 

DICHIARAZIONE SULLA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI 2021

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Primo maggio 1886, negli Stati Uniti iniziò un ampio sciopero che chiedeva una giornata lavorativa di otto ore. Lo slogan dello sciopero era “Otto ore di lavoro, Otto ore di svago, Otto ore di riposo”, propagandato dalla metà del XIX secolo e attraverso il quale il movimento operaio lottava per sottrarre il potere al Capitale e rivendicare il tempo dei lavoratori per la vita, la cultura e il divertimento.Per un 1 maggio di lotta con la classe lavoratrice

Lo sciopero fu preparato in anticipo. Il movimento operaio americano lo decise nel 1884. Per realizzarlo, si tennero centinaia di riunioni e raduni, si raccolsero fondi, in tempi in cui l’organizzazione sindacale era illegale. Furono diffusi manifesti e giornali che incoraggiavano i lavoratori ad aderire allo sciopero previsto.

Eppure la lotta per una giornata lavorativa di otto ore non era concepita come una semplice riforma. Era permeata dalla speranza di un domani migliore, una lotta che a sua volta si faceva strada verso un’altra, definitiva lotta per una società egualitaria, libera da ogni oppressione. Non fu intesa come lotta da realizzare attraverso il congresso, né attraverso i tribunali, ma piuttosto che avrebbe dovuto avere successo attraverso l’azione diretta delle masse popolari. La classe operaia diffidava di quelle istituzioni ingannevoli che significavano per loro una fonte di repressione e di fame.

Il primo maggio 1886, lo sciopero si rivelò massiccio, con manifestazioni in tutto il paese, con il suo nucleo nella popolosa città industriale di Chicago. Lì, la repressione della polizia si fece sentire fortemente, così come la resistenza degli operai; ci furono scontri che lasciarono diversi morti e feriti, tra cui un operaio che morì davanti allo stabilimento industriale McCormick, dove c’erano molti crumiri.

Sfidando la feroce repressione, i lavoratori indissero una manifestazione il 4 maggio a Haymarket Square. Durante la manifestazione, uno sconosciuto lanciò un ordigno esplosivo, in risposta alla repressione della polizia. Questo istigò la brutale risposta della polizia, che lanciò una campagna di persecuzione, imprigionamento e tortura contro i lavoratori, tra questi otto militanti sindacali anarchici più in vista furono schiacciati dal peso della giustizia borghese, dopo esser stati condannati per cospirazione.

Il processo fu una montatura contro la classe operaia, come solo pochi anni dopo lo sarebbe stato contro altri due noti anarchici, Sacco e Vanzetti. Testimonianze e prove furono fabbricate, facendo ricadere il risentimento della borghesia sulla militanza operaia. Anche lo stesso procuratore Julius Grinnell si espresse così: “La legge è sotto processo. L’anarchia è sotto processo… Signori della giuria, condannate questi uomini, fatene un esempio, impiccateli e salverete le nostre istituzioni, la nostra società”.

L’anno seguente, nel novembre 1887, la giustizia borghese condannò alcuni degli anarchici accusati a diversi anni di reclusione, e gli altri a morte per impiccagione. Davanti alla corte, Adolph Fischer dichiarò: “Se devo morire per il fatto di essere anarchico, per il mio amore per la libertà, la fraternità e l’uguaglianza, allora non mi opporrò. Se la morte è la pena per il nostro amore per la libertà del genere umano, allora dico apertamente che ho rinunciato alla mia vita; ma non sono un assassino”.

Da allora, il Primo Maggio è commemorato come la giornata internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici. Commemorato per la prima volta nel 1890, il Primo Maggio è celebrato come giorno di sciopero dei lavoratori contro il Capitale, come occasione per omaggiare i martiri di Haymarket e per lottare per la giornata lavorativa di 8 ore. Come risultato degli scioperi e della lotta tenace, la richiesta delle 8 ore è stata lentamente conquistata dalla classe operaia in diversi paesi, come nel caso dell’Uruguay e della Nuova Zelanda prima del 1915, o in Spagna con lo sciopero della Canadenca nel 1919.

Cosa significa oggi il Primo Maggio:

La giornata lavorativa di 8 ore è già stata conquistata come diritto in molti paesi, e il primo maggio è riconosciuto come giornata internazionale di commemorazione dal movimento dei lavoratori e delle lavoratrici in tutto il mondo. Tuttavia, oggi milioni di persone oppresse nel mondo lavorano ancora per lunghe ed estenuanti giornate lavorative in condizioni terribili, si verificano ancora incidenti nelle fabbriche e nelle officine, con conseguenti terribili tragedie, come abbiamo visto accadere in Bangladesh numerose volte. Il capitale transnazionale ha diffuso in modo spropositato la produzione su tutto il pianeta, impoverendo le condizioni di vita e di lavoro di intere popolazioni in regioni e paesi periferici, minacciando, inoltre, l’esistenza stessa del pianeta.

Pertanto, la rivendicazione delle 8 ore di lavoro è ancora attuale e valida. E, soprattutto, è più che mai valida la società sognata e combattuta dai Martiri di Chicago e da generazioni di militanti e lavoratori, che portavano nel cuore desideri di giustizia sociale per tutta l’umanità, sapendo che la lotta contro il capitalismo e lo Stato era decisiva, come lo è ancora oggi. Sapevano che gli oppressori e le loro istituzioni sono da una parte, e le classi oppresse dall’altra, coloro che sanguinano davanti alle macchine, che muoiono di fame, che sono disoccupati, che il sistema capitalista disprezza, ma che costruiranno un nuovo mondo giusto.

Come coloro che parteciparono agli scioperi di Chicago, noi oppressi e oppresse sappiamo oggi che la giustizia non può essere raggiunta all’interno del sistema, che l’attuale ordine sociale non porta nulla di buono a noi, che dipendiamo dal nostro lavoro quotidiano per vivere. Il capitalismo porta solo miseria, fame, violenza e morte. Questo è ciò che il sistema ci ha portato per secoli, eppure negli ultimi trent’anni è avanzato tecnologicamente in modo grottesco. Il capitalismo ha scatenato guerre per controllare le risorse, generando il caos nei paesi e trasformandoli in “stati falliti”, distruggendo i loro interi sistemi produttivi, e spostando le popolazioni, trasformandole in rifugiati o migranti economici alla disperata ricerca di lavoro e benessere. La lista delle catastrofi generate dall’ambizione incontrollata del Capitale nel suo assetto imperialista è lunga e complicata.

Sono le classi oppresse di tutto il mondo che soffrono le conseguenze della riproduzione del sistema capitalista e la sua necessità di sfruttare l’ambiente e il lavoro umano, siamo noi che dobbiamo tenere alte le bandiere di lotta dei Martiri di Chicago e i loro sogni di giustizia e libertà.

Che cosa deve fare l’anarchismo organizzato:

L’anarchismo, l’ideologia professata dai Martiri di Chicago, non è morto, né è scomparso, come molti appartenenti alle varie correnti ideologiche e politiche hanno sostenuto. Al contrario, l’anarchismo oggi ha la forza di dimostrare che la sua proposta è valida e utile per l’umanità, che il suo approccio sociale è valido per le lotte attuali e non una “reliquia del passato”. L’impegno anarchico, che mira a costruire una società in cui il potere, la proprietà e i mezzi di autosostentamento siano socializzati, e in cui la libertà collettiva sia una componente essenziale dell’ordine sociale, è attuale e valido oggi.

Questa proposta non può realizzarsi da un giorno all’altro, ci vuole pazienza, tenacia e determinazione per costruire una società diversa che promuova l’organizzazione del popolo e sostenga le lotte del popolo. Dobbiamo migliorare questa proposta giorno per giorno. Questo è possibile attraverso l’inserimento sociale nel cuore della società, nelle classi popolari e lavoratrici.

E’ di particolare interesse per l’anarchismo organizzato avere un’influenza sui segmenti della società dove gli oppressi e le oppresse lottano, in particolare sui lavoratori e le lavoratrici, rafforzando e sviluppando l’organizzazione sindacale, e la lotta per migliori salari e condizioni di lavoro. Inoltre, è interesse dell’anarchismo organizzato intrecciare queste lotte con quelle di altri popoli oppressi e costruire una strategia intorno alla realizzazione di un fronte degli oppressi, avanzando nella creazione di maggiori spazi di autogestione e indipendenza di classe, riguardo a ciò che noi chiamiamo la costruzione del potere popolare (o potere dal basso).

Tutti i diritti e i benefici che appartengono al popolo sono stati combattuti e conquistati attraverso la lotta. Le classi dominanti non danno niente gratis; solo la solidarietà e la lotta militante dell’organizzazione popolare unita ha garantito conquiste per gli oppressi e le oppresse. In questa lotta l’anarchismo organizzato ha un posto, con la nostra strategia, le nostre proposte e la nostra metodologia, che sottolinea la creazione del potere popolare e non quella di un partito politico, come spesso fanno gli avanguardisti.

Gli aneliti di giustizia e libertà dei martiri di Chicago scenderanno di nuovo nelle strade il prossimo Primo Maggio, insieme agli oppressi e alle oppresse del mondo, nella loro lotta per un futuro migliore. I loro sogni vivono nella lotta di tutte le donne e di tutti gli uomini, in tutto il mondo, per il pane e la dignità, ma anche per una società pienamente egualitaria e giusta.

LUNGA VITA AI MARTIRI DI CHICAGO!

VIVA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI!

VIVA L’ANARCHISMO, VIVA LA RIVOLUZIONE!

RAFFORZIAMO L’ANARCHISMO ORGANIZZATO!

PER IL SOCIALISMO E LA LIBERTÀ!

VIVA LA CLASSE LAVORATRICE!

☆ Federación Anarquista Uruguaya – FAU (Uruguay)

☆ Federación Anarquista de Rosario – FAR (Argentina)

☆ Organización Anarquista de Tucumán – OAT (Argentina)

☆ Embat – Organització Llibertària de Catalunya (Catalogna)

☆ Devrimci Anarşist Federasyon – DAF (Turchia)

☆ Αναρχική Ομοσπονδία – Anarchist Federation (Grecia)

☆ Organización Anarquista de Córdoba – OAC (Argentina)

☆ Die Plattform – Anarchakommunistische Organisation (Germania)

☆ Federación Anarquista Santiago – FAS (Cile)

☆ Aotearoa Workers Solidarity Movement – AWSM (Aotearoa/Nuova Zelanda)

☆ Coordenação Anarquista Brasileira – CAB (Brasile)

☆ Libertäre Aktion (Svizzera)

☆ Zabalaza Anarchist Communist Front – ZACF (Sudafrica)

☆ Alternativa Libertaria – AL/fdca (Italia)

☆ Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)

☆ Workers Solidarity Movement – WSM (Irlanda)

☆ Anarchist Communist Group – ACG (Gran Bretagna)

☆ Melbourne Anarchist Communist Group – MACG (Australia)

☆ Organisation Socialiste Libertaire – OSL (Svizzera)

☆ Union Communiste Libertaire (Francia)

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)