ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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lunedì 22 aprile 2013

Resistenza oltre il 25 aprile a Mestre , gli Arditi del Popolo

Romeo Semenzato (nato a Chirignago nel 1899) apparteneva alla sezione ardito-popolare di Mestre dove risiedeva e il suo assassinio per mano fascista avvenne il 22 agosto 1921.



Quella domenica, a Dolo era stata convocata una manifestazione di solidarietà antifascista per protestare contro l’arresto di alcuni sovversivi di Mestre “colpevoli” di aver percosso una spia fascista; all’iniziativa presero parte diverse decine di arditi del popolo (una settantina, secondo «La Gazzetta di Venezia»), tra cui il forte gruppo di Dolo, e quelli provenienti da Mestre e da Camponogara (dove era stato bastonato il segretario del fascio).


Alcuni fascisti (tra i quali il diciassettenne Marco Rota, ritenuto il responsabile dell’uccisione) che seguivano il corteo degli arditi del popolo aprirono in fuoco mirando nel mucchio, colpendo Semenzato, ventiduenne, anarchico.


Il 25 agosto del 1946, l'allora sezione locale del PCI di Dolo erige una targa in memoria di Romeo. Questa targa, che doveva resistere ad imperitura memoria, rischia oggi di finire dimenticata nell'incuria, nell'indifferenza e nel vandalismo. Non vogliamo che questo accada.


Per questo il prossimo 25 aprile intendiamo rendere onore alla memoria di Romeo e di quanti come lui hanno lottato contro il fascismo, consci che la resistenza inizia ben prima di quella data e di certo lì non si conclude, bensì continua a tutt'oggi.


Invitiamo tutti coloro che nutrono sinceri sentimenti antifascisti e credono nella reale possibilità di un cambiamento radicale ad unirsi a noi giovedì 25 aprile alle 15.00 nei pressi del molino di Dolo affinché non si perda il filo della memoria.







"Un solco profondo di sangue e di macerie fumanti divide fascisti e arditi"

Argo Secondari - Fondatore degli Arditi del Popolo, Roma 29 giugno 1921






                                                                     Collettivo Tuttinpiedi Mestre tuttinpiedi@gmail.com

25 aprile 2013 , pordenone Allerta antifa !

25 aprile Pordenone




ore 9.00 P.le Ellero allerta antifa+bella ciao



ore 10.30 ex caserma Martelli

ricordo partigiani+corone

sound system+interventi+ cibo+musica




Ore 17.00 polisportiva villanova-pordenone

area festa in piassa, Via Pirandello



CONCERTO

*POZDAM - post punk
*Nor-east-rebels - oi! core
*Cape carneval polaroid
* Haters Gonna Hate - punk rock
*Pablo Perissinotto - cantautore



ingresso gratuito


rifornimento cibo+bevande



****** ama la musica odia il fascismo ******


Coordinamento Antifascista Pordenonese



Montebelluna (TV) - Giornate Resistenti 2013


Montebelluna (TV) - Giornate Resistenti 2013

Villa Correr Pisani, Biadene di Montebelluna (TV)

11esima edizione di Giornati Resistenti


dal 24 al 28 aprile 2013 a Biadene di Montebelluna presso Villa Correr Pisani Via Aglaia Anassillide 5.



Tutti i giorni bar, pizzeria, ristoro con piatti caldi, frasca dei vini, caffetteria ya basta, libreria, mercatino dell'artigianato e del riuso, installazioni artistiche su tema LGBT (Lesbico, Gay, Bisessuale e Transgender).


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MERCOLEDÌ 24 APRILE

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h 20.30

L'eclisse della democrazia

di e con Vittorio Agnoletto, voce narrante e con Marco Fusi Small Ensemble



A seguire

Concerto di Luca Bassanese


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GIOVEDÌ 25 APRILE

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h 13.00

Pranzo sociale:Costo:

10 euro menù VEGAN proposto dall'associazione "Campagne per gli animali"

15 euro churrasco (aperitivo, piatto di carne con contorno verdura e dolce, vino, acqua e caffè)



Attenzione, il pranzo è su prenotazione, non basta "partecipare" all'evento facebook!


Per prenotare chiamare Erika: 3897955181
Specificare il numero di persone e se vegetariani!


h 15.00

Immaginare la società della decrescita

Presentazione con gli autori del libro: Bruna Bianchi, Paolo Cacciari, Adriano Fragano, Paolo Scroccaro.

Terra Nuova Edizioni


h 16.00 TEATRO BINOTTO

"... 'na guera tuta da rider!"

Monologo teatrale del partigiano Gionni dal fascismo alla Resistenza

autore ed interprete: Simone Menegaldo

Musiche: Emanuele Dall'Acqua

ENTRATA AL TEATRO: OFFERTA LIBERA


h 17.30

Poetry Slam


h 21.00

Concerto Resistente


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VENERDÌ 26 APRILE

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h 21.00 - Live

✩ Davide Vettori ✩

✩ Pink Holy Days ✩

✩ Management del DolorePost-Operatorio ✩


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SABATO 27 APRILE

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h 16.00

RiciclArti

Workshop di riciclo artistico


Bella YO!JAM

(Live/Dj set/Bella YO!Contest)


dalle 17.00 :

✩ Bella YO!CONTEST ✩

Gara di gruppi


A seguire dj set Funky/Hip Hop :

TONO & JAMES CELLA



h 21.00 live :

✩ MACRO BEATS REC. ✩

(Ghemon + Kiave + Mecna + Macro Marco)


Opening :

Bella YO!TEAM


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DOMENICA 28 APRILE

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dalle h 14:30 fino al calar del sole nel parco della Villa stand per costruzione palline e palloncini, dedicato ai più piccini.

Spazio libero per giocolare!

Portate tutti gli strumenti che avete a casa...e se non li avete, non importa! Al parco della villa ce ne sarà per tutti!



dalle h 15.00 esterno Teatro Binotto

Biblioteca Vivente

Letture e interazioni su tema LGBT



dalle h 16:00, workshop di palline/clavette - flowerstick

- contact - bolas(poi/kiwido) con Fabio - Davide - Beppe - Chiara.

Sia per principianti che per navigati!



h 17:00

SPETTACOLO della COMPAGNIA DUO DI PICCHE!

Uno spettacolo scoppiettante, dove s'intrecciano giocoleria, acrobatica, equilibrismo, musica dal vivo e tanto umorismo. Una compagnia di saltimbanchi e cialatani che non vede l'ora di catapultarti nel loro mondo immaginario!



h 18.00

Spettacolo di danza nel Teatro Binotto

"L'INVISIBILE DELLA PIENEZZA"
KHORAKHANE’DANZA/KALSA COMPAGNIA DANZA

drammaturgia di Giovanni Cilluffo, che cura le coreografie, per la regia di Luciano Firi.

Biglietto entrata al teatro Binotto 5€


h 19.00

Spettacolo teatrale

La Beffa delle Vacche

Atelier Teatrale CarroNavalis




Streghe - inquisitori e caccia alle streghe nell’Europa moderna - incontri all'ateneo degli Imperfetti di Marghera (VE) 27 aprile 2013

SABATO 27 APRILE alle ore 17:30


All’ATENEO DEGLI IMPERFETTI



Streghe

inquisitori e caccia alle streghe nell’Europa moderna



Fra Medioevo ed Età moderna furono diverse centinaia di migliaia le persone, soprattutto donne, processate e spesso mandate a morte con l’accusa di essere streghe





conversazione con:

Federico Barbierato

ricercatore di Storia moderna Università di Verona




Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa




Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo, 209


30175 Marghera (VE)

tel. 327.5341096


lunedì 15 aprile 2013

Lungo i ponti di Silvia…

Se n’è andata mercoledì 10 aprile, dopo una lunga lotta contro la malattia, Silvia Francolini. Accade a Losanna, città in cui aveva scelto di vivere con il suo compagno Ismael Zosso, ed Emilio, il loro figlio di appena due anni.
Nata a Fano nel 1977, Silvia si era laureata in Lingue e letterature straniere moderne, contemporaneamente lavorando ed impegnandosi nei collettivi libertari fanesi, primo fra tutti quello che negli anni ’90 mise sotto l’attenzione cittadina il grave problema dell’assenza di spazi autogestibili dai giovani nella città addomesticata dai partiti e dalla convivialità commerciale (epiche alcune occupazioni di stabili sfitti sotto la giunta Carnaroli-PD).
Silvia, proveniente da una famiglia di solida cultura operaia, è culturalmente molto preparata sulla storia dei movimenti antirazziali e del movimento Black panters, ed ha portato a Fano in quegli anni interessanti iniziative, tra le quali quelle di sensibilizzazione contro la pena di morte negli USA (ricordiamo la campagna per la vita di Mumia Abu Jamal, o quella per il nativo americano Leonard Peltier). Nel frattempo si è occupata dell’attività della sezione fanese della Federazione dei comunisti anarchici, attiva nel movimento politico provinciale per le lotte sindacali, i diritti civili, l’antirazzismo, nella piccola sede di via G. da Serravalle 16, ora Infoshop, ed ha anche di recente contribuito alla costruzione del Centro studi Franco Salomone, con sala riunioni e biblioteca, a Fano2.
Da alcuni anni viveva in Svizzera, lavorava come insegnante, era attiva presso il Centro internazionale di ricerche sull’anarchismo, Cira, di Lausanne, luogo internazionalmente noto presso il quale si era formata come archivista, dando manforte al lavoro di archiviazione di documenti in lingua italiana e supportando molte attività multilingue. E’ stata presente ad iniziative “ponte” tra lingue e culture nell’ambito dell’anarchismo, in ultimo al raduno internazionale di Saint Imier.
Il suo amore per la sua città d’origine, Fano, l’ha vista tentare diverse volte un ritorno, nonostante la congiuntura economica sfavorevole; Silvia, amava il sole e il mare, il dialetto e la cucina fanese, proprio a lei e al suo compagno si deve il varo di un’impresa di pedagogia tutta mirata al Porto di Fano e al mare, “Passaporto”, integrata ed originale.
Nonostante i tanti interessi che la legavano al territorio (ricordiamo anche la sua partecipazione a seminari e spettacoli del centro danza Hangart di Pesaro), come succede per tante giovani persone italiane, il lavoro l’ha tenuta a lungo altrove. Certo è riduttivo parlare di “fuga dei cervelli” per persone che come lei hanno dato tanto in calore umano, passione politica e affetto, alla sua città. Silvia è riuscita, anche in questi ultimi anni, a costruire ponti tra due realtà apparentemente lontane, come le sue due città, Lausanne e Fano, e da questo pensava di trarne un pamphlet ironico che raccontasse la Svizzera vista da una italiana, anzi da una marchigiana. Quante risate alla descrizione del vago odore di benzina che si sollevava dal lago di Losanna al primo raggio di sole primaverile, quando le famiglie svizzere fanno capolino per una grigliata, ed i capifamiglia armeggiano al barbecue in pantaloncini rigorosamente color kaki!
In questo momento in cui sembra sempre che, dopo tanti passi in avanti su quei ponti, la sua scomparsa ci faccia improvvisamente tornare indietro, siamo vicine al suo compagno, Ismael Zosso, ed al piccolo Emilio, perché quei ponti, fatti di umanità, di presenze tangibili e corporee, di sapori e parole, restino percorribili in entrambi i sensi, ed il senso della passione umana e politica di Silvia, siamo sicure, ci sosterrà sempre nei tragitti. Animiamo questo momento di sconforto e gelo con gli ideali e il vino rosso che condividiamo con Silvia


da:

femminismi.it

un osservatorio sulla libertà femminile

http://femminismi.wordpress.com/2013/04/11/lungo-i-ponti-di-silvia/

Ciao Silvia

Il 10 aprile 2013 a Losanna, ci ha lasciati Silvia Francolini, compagna della Federazione dei Comunisti Anarchici, a soli 35 anni anni, dopo 2 anni di lotta contro una malattia implacabile.

Lunedì 15 aprile daremo l'ultimo saluto alla nostra compagna e amica al cimitero urbano di Fano alle 16.00 per accoglierla nella sua terra e cantare per l'ultima volta con lei Bella Ciao e Figli dell'Officina. Ci incontreremo poi al centro di Documentazione Franco Salomone per ricordarla, anche se non la dimenticheremo mai, per bere insieme un bicchiere di vino rosso alla sua forza e al suo coraggio, e come voleva lei alla libertà e alla rivoluzione.

Militante sin da giovanissima, rigorosa quanto non dogmatica, nel 1995, Silvia fonda la sezione FdCA di Fano, dove ha dato un grande contributo alla diffusione delle idee comuniste anarchiche ed alla costruzione di organismi di lotta e di resistenza a prassi libertaria, nelle lotte studentesche, nelle lotte femministe, in quelle dei precari, antifasciste e antirazziste. Trasferitasi da Fano a Losanna con il suo compagno Ismael, era diventata collaboratrice del Centre Internationale de Recherches sur l'Anarchisme e della Organisation Socialiste Libertaire, dove aveva partecipato alle mobilitazioni no-global locali ed internazionali come quella di Evian (2003) e di Davos (2003); aveva partecipato come delegata della FdCA al primo meeting di Euroanarkismo a Parigi (2010) ed all'incontro internazionale anarchico di St.Imier (agosto 2012).

Link esterno: http://www.fdca.it

Report dell’assemblea operaia a Grottaminarda (AV) – 06.04.13


Report dell’assemblea operaia a Grottaminarda (AV) – 06.04.13


L’assemblea operaia dello scorso sabato 6 aprile a Grottaminarda (AV) h a visto la partecipazione di circa 300 tra lavoratori, disoccupati, studenti, attivisti politici e sindacali. La sfida lanciata dal Comitato Resistenza Operaia dell’Irisbus (gruppo FIAT), formato da operai della fabbrica di Flumeri che fino al dicembre 2011 produceva autobus, e appoggiata dal Comitato No Debito è di là dall’essere vinta: “Riapriamo le fabbriche” indica la direzione del lavoro da portare avanti ed è un obiettivo raggiungibile solo con un’ampia mobilitazione sociale e politica. Intanto però la strada è tracciata e l’assemblea ha avuto sicuramente il merito di porre al centro i lavoratori e le lavoratrici e le questioni del lavoro.
L’assemblea è stata aperta dall’intervento di Davide, operaio dell’Irisbus, che ha ringraziato tutte e tutti per la presenza e per gli sforzi profusi nella costruzione di questo momento assembleare.

L’intervento successivo, di Rossella, una compagna del Comitato Resistenza Operaia, ha tracciato le tappe che hanno permesso la costruzione del Comitato, sorto nel mezzo di un processo dialettico di confronto/scontro con le strutture sindacali esistenti in fabbrica, più interessate a gestire il quadro prospettato dalla FIAT che a far proprie le istanze operaie di mantenimento della produzione di autobus nella Valle Ufita. Dopo un anno e mezzo di lotta, di viaggi e di incontri con altre realtà lavorative in tutto il paese e anche oltre, l’obiettivo rimane lo stesso: “riaprire la fabbrica”. Per giungere a ciò la strada che si sta cercando di percorrere è quella di un “piano trasporti nazionale” al cui interno possa trovare spazio anche la produzione di autobus, magari con l’utilizzo di nuove tecnologie già all’opera altrove. Ciò non basta. La lotta che porta avanti il Comitato non è infatti esclusivamente vertenziale. C’è la consapevolezza di dover lavorare nella direzione dell’unità e della mobilitazione del nuovo proletariato, che non può essere identificato coi soli operai di fabbrica.
Per capire un po’ l’esperienza del Comitato Resistenza Operaia:
Leggi e ascolta l’intervento di Giulio, operaio dell’Irisbus, dello scorso 13 dicembre a Napolihttp://clashcityworkers.org/documenti/articoli/774-lavorare-meno-per-lavorare-tutti-intervento-resistenza-operaia.html 

Fabiola, a nome del Comitato No Debito di Napoli, ha dato lettura di un documento scritto, reperibile qui. In sintesi, si sottolineava la necessità di coordinare i diversi focolai di lotta divampati in diverse zone del paese ed in differenti realtà produttive, dalla Ri-Maflow all’Ex Esplana, dall’Irisbus alla Richard Ginori. Utilizzare l’instabilità istituzionale per dare il là al riavvio e magari alla riconversione delle produzioni diviene una possibilità da scandagliare ed una strada da percorrere. L’intervento si è chiuso con quattro proposte che sono state sottoposte all’assemblea:
1 – Creazione di un tavolo permanente per la riapertura dell’Irisbus;
2 – Costruzione di una giornata di mobilitazione a Grottaminarda (AV) nel breve periodo;
3 – Costruzione di una giornata di mobilitazione che porti alla Regione Campania;
4 – Costruzione di una data nazionale che conduca le lotte a Palazzo Montecitorio (Roma).

Giovanni, operaio della Richard Ginori, ha ripercorso gli ultimi anni della fabbrica di Sesto Fiorentino (FI). Nel 2005 la minaccia del management di procedere a licenziamenti e quindi alla chiusura dello stabilimento (con l’obiettivo di una speculazione edilizia) fu contrastata vittoriosamente dai lavoratori e dalle lavoratrici con 30.000 ore di sciopero. La lotta fu indirizzata anche contro CGIL, CISL e UIL, che all’epoca furono più dalla parte del padrone che da quella degli operai. Un ruolo che hanno continuato a svolgere fino ad oggi: basti pensare che nelle ultime settimane i corsi di formazione per la ricollocazione (per essere informati su l'ASPI e il MINI ASPI) proposti ai lavoratori sono ‘offerti’ non dalla Provincia, ma da una società privata, la Optima. Il direttore amministrativo. Riccardo Nencini è ex segretario della Fiom, ex direttivo nazionale della stessa categoria, ex assessore del personale al Comune di Firenze (per saperne di più clicca qui http://clashcityworkers.org/documenti/articoli/862-business-crisi-lavoratori-ginori.html). 
L’ultima notizia è dell’interesse del gigante Gucci all’acquisizione della Richard Ginori. 
Ripercorriamo le tappe della lotta alla Ginori:
Clash City Workers http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/679-lotta-ginori.html 

Solidarietà, uguaglianza, autogestione” è lo slogan della cooperativa Ri-Maflow (MI), il cui impegno è stato incarnato dalle parole di Stefano. La sua storia, che è quella degli operai della Maflow ma anche di quelli della Novaceta di Magenta (MI) e di giovani che hanno messo a disposizione le loro conoscenze, competenze e la loro passione, è quella di un esperimento di soluzione dal basso della crisi. I lavoratori si sono cioè resi conto dell’insufficienza del piano della vertenza sindacale così come di quello della rivendicazione politica e hanno trovato una soluzione nell’autogestione della fabbrica. L’ispirazione è giunta anche da molto lontano: dalle fabbriche ‘recuperate’ nell’Argentina del post-2001 fino all’occupazione delle terre del movimento ‘Sem terra’ brasiliano, per arrivare più di recente, alle esperienze di autogestione di lavoratori in Grecia e nello stato spagnolo.
“Non lasciate uscire le macchine dalle vostre fabbriche”, questo l’ultimo messaggio di Stefano consegnato all’assemblea.
Guarda il video che spiega la risposta degli operai e l’esperienza della Ri-Maflow http://www.youtube.com/watch?v=D3iumPAPSvg

Alla FIAT-SATA di Melfi (PO) la rassegnazione si è imposta. L’esempio della tenacia e della combattività degli operai del Comitato di Resistenza Operaia dell’Irisbus dovrebbe essere ripreso e dovrebbe indicare la strada da percorrere, a tutte e a tutti. Purtroppo, alla FIAT-SATA non si può dire sia stato così finora. E, sempre purtroppo, il compagno ha dovuto ammettere di parlare a titolo praticamente individuale, non potendo portare all’assemblea le posizioni della FIOM, di cui pure è delegato.
C’è poi bisogno di analizzare le condizioni di tutto il gruppo FIAT e di cominciare a valutare la possibilità di una giornata di mobilitazione fuori quello che è il fiore all’occhiello di Marchionne & Co., la Ferrari, che continua a mietere utili, fatto dimostrato anche dai circa 8.500€ di premio di produttività che spettava per il 2012 agli operai. Al contempo, altre migliaia di lavoratori del gruppo, in CIG, non arrivano a quella cifra con la retribuzione di cui stanno ‘godendo’ al momento.

Rosario, che è intervenuto a nome delle società partecipate della Regione Campania
, ha ricordato la scadenza di giugno che incombe come una scure su migliaia di lavoratori (in tutt’Italia sono circa 200.000 i lavoratori delle società partecipate): entro quella data tali società vanno sciolte, con la conseguente perdita dei posti di lavoro. Per questo c’è bisogno di rimettere al centro la figura degli operai. Ma non è sufficiente. La notizia dell’aumento dell’uso di psicofarmaci dimostra che il capitalismo mette a rischio la stessa esistenza psico-fisica non solo del lavoratore, ma più in generale dell’essere umano. Riprendere l’essere umano diviene dunque un punto imprescindibile per tutte e tutti.
Per saperne di più:
Clash City Workers (5 febbraio 2013)

Antonio, lavoratore dell’Astir, una delle società partecipate della Regione Campania, ha ripercorso le vicende che hanno portato alla nascita di tali aziende. I motivi sono essenzialmente politici: esponenti del mondo dei partiti, di tutti i partiti, hanno infatti inteso creare dei bacini elettorali dai quali attingere in occasione delle diverse scadenze elettorali. Si è arrivati oggi ad un momento in cui i lavoratori, senza stipendi da mesi, vengono criminalizzati e stigmatizzati come ‘nullafacenti’, operazione che apre la porta a licenziamenti di massa. Poche settimane fa addirittura i lavoratori hanno saputo del prossimo licenziamento a mezzo stampa, senza che alcuno si fosse degnato di comunicar loro la notizia precedentemente. La lotta non è comunque chiusa: la proposta di cassa integrazione in deroga è stata rigettata al mittente e la mobilitazione continua.
Per saperne di più: 
Clash City Workers 
30 marzo 2013 
- 4 febbraio 2013
29 ottobre 2012

Mamadou, del Movimento immigrati e rifugiati di Caserta, ha invitato alla manifestazione indetta per il prossimo 19 aprile a Napoli, che ha lo scopo di arrivare alla Regione Campania per rivendicare un salario garantito e politiche di sostegno al reddito. La lotta degli immigrati si era finora concentrata sui diritti civili, in particolare sul permesso di soggiorno. Oggi si va oltre e ci si batte per il salario. Il legame degli immigrati con i lavoratori delle fabbriche in crisi è testimoniato dalla raccolta di fondi che nel 2010 il Movimento realizzò per esprimere solidarietà ai lavoratori della Firema (CE) che non ricevevano alcuno stipendio da ben 6 mesi.

Massimiliano, operaio della Marcegaglia (MI), dopo aver ripreso le proposte di mobilitazione della presidenza, ha lanciato la parola d’ordine del ‘lavorare meno, lavorare tutti’, intorno alla quale si sta cercando di costruire una campagna nazionale. Ha poi sottolineato la necessità di costruire una ‘cultura di classe’, dal momento che 20 anni di concertazione hanno fatto in modo che i lavoratori oggi assumano il punto di vista del padrone e siano pronti a sobbarcarsi e a condividere le sue sventure. Al contrario i padroni non cedono mai nulla laddove si tratta di profitti. “I nostri interessi sono contrapposti a quelli dei padroni” – è la linea da portare avanti e cui bisogna acquisire il maggior numero possibile di operai e operai.

La scadenza della cassa integrazione è un problema imminente per migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici in tutt’Italia. È il caso di quelli che lavorano presso la Videocolor di Anagni (Frosinone) per i quali la scadenza è fissata al 14 giugno. Una misura che andrà a toccare le sorti di circa 1200 lavoratori. I sindacati finora si sono limitati a ‘gestire la crisi’, contrattando gli ammortizzatori sociali e poco più. Al momento presso il Ministero dello Sviluppo ci sono circa 150 vertenze ‘grandi’, vale a dire relative a realtà produttive che impiegano più di 1000 dipendenti. L’autogestione, in aziende di tali dimensioni, non è sempre una soluzione possibile, per cui c’è la necessità di riflettere sull’assenza di una politica industriale nel nostro paese e di rilanciare l’impellenza dell’intervento pubblico in economia, con tutto ciò che esso significherebbe in termini di rovesciamento delle attuali politiche governative.

La battaglia alla FIAT di Pomigliano d’Arco (NA) è stata un simbolo dello scontro capitale/lavoro nel nostro paese. Domenico, operaio FIOM dello stabilimento G.B. Vico, ha messo in guardia dal rischio di parlare solo a gruppi di compagni e compagne. C’è invece bisogno di uscire da recinti angusti e di unire ed organizzare il conflitto di classe esistente nel paese. Così come il compagno della SATA anche Domenico ha ricordato di non poter parlare a nome della sua organizzazione sindacale, ma comunque ha rivendicato il merito di aver portato avanti una battaglia importante per tutta la classe operaia grazie all’appoggio ed alla partecipazione di tanti altri operai.
Per approfondire la ‘questione FIAT’:
Colpo gobbo a Torino: Marchionne e la truffa di Fabbrica Italia

Luigi, della FIAT di Cassino
, riprendendo gli slogan che campeggiavano sugli striscioni alle spalle della presidenza, ha evidenziato la necessità sì dell’alternativa ma di un’alternativa anticapitalista. ‘L’alternativa o è anticapitalista o non è’. Una manifestazione a Roma, che rimetta al centro la questione del lavoro, diventa imprescindibile.
“Se ci sono padroni che licenziano è giusto che i lavoratori licenzino i padroni”

La questione degli ‘esodati’ è entrata nell’assemblea grazie alle parole della rappresentante del Comitato Cassintegrati Alitalia Overbooked che ha peraltro ripercorso le tappe di quella che a ragione può essere considerata una delle vertenze madre degli ultimi anni. Le complicità dei sindacati col management aziendale sono chiare e palesi; nonostante ciò non bisogna pensare che ci siano soluzioni facili: ad esempio, la compagna ha ricordato che una manifestazione che si è recata davanti alla Regione Lazio non è riuscita a produrre i frutti sperati.

Luigi, della Ex Esplana di Nola (NA), ha raccontato all’assemblea un’altra esperienza di autogestione, quella scaturita dalla nascita della Cooperativa La Carovana. I lavoratori si sono però trovati davanti ad una serie di problemi di non facile risoluzione: il primo e più urgente è stato quello del reperimento dei fondi necessari per il rilevamento e la ristrutturazione dello stabilimento, dal momento che l’azienda si era negata di concederla agli operai e a causa dell’ostruzionismo delle banche. Spostandosi poi ad alcune riflessioni sul piano più politico ha sostenuto che un governo o è nostro o è loro; non esistono cioè possibili governi amici, semi-amici, ecc.

Arcangelo, operaio della Bosch di Bari, azienda produttrice di pompe per auto diesel, ha messo al centro la questione della sicurezza sui posti di lavoro, troppo spesso posta in secondo piano. Invece, col ricatto della crisi, le condizioni per i lavoratori sono in via di costante peggioramento, considerando che i padroni possono contare sulla forza del ricatto che deriva dalla disoccupazione dilagante e dalla possibilità di chiusura e/o delocalizzazione. 

La parte dell’assemblea dedicata agli interventi dei lavoratori e delle lavoratrici si è chiusa con l’intervento di Vincenzo, operaio della Ex Ergom di Pomigliano d’Arco (NA). Anch’egli, pur essendo membro della FIOM, ha sottolineato come all’assemblea sarebbe dovuta essere presente l’organizzazione in quanto tale e non solo alcuni suoi membri, a titolo più o meno personale. Soprattutto perché in questi ultimi anni il modello Marchionne ha fatto scuola e si è imposto in tante realtà produttive. La vicenda della Ex Ergom ha visto negli ultimi mesi una certa ricomposizione del corpo operaio, dal momento che in tanti si sono resi conto della vacuità delle promesse dei sindacalisti complici e sono stati quindi in grado di costringere anche i più restii a costruire momenti di mobilitazione e blocchi dei cancelli unitari. Infine, ha sottolineato come quella attuale non possa e non debba essere la fase della testimonianza e che le assemblee, per quanto partecipate, non debbano trasformarsi in luoghi in cui ognuno porta la propria lista dei desideri e degli sfoghi.
Per saperne di più sulla lotta alla Ex Ergom: Clash City Workers 10 dicembre 2012

mercoledì 10 aprile 2013

“Torino-Lione da cancellare, esperimento di democrazia diretta”. Intervista a Francesco Aucone a cura di PrismaNews

 L’ultimo feedback in ordine di tempo sul TAV della Valle di Susa ci è giunto dalla visita che parlamentari e cittadini hanno fatto a Chiomonte, luogo del tunnel che serve come pre-opera in vista della galleria definitiva che collegherà Italia e Francia.

La circostanza ha posto in rilievo una ‘amabile’ contraddizione. E cioè che fino al giorno prima delle elezioni chi si fosse voluto recare sul cantiere e sindacare in merito all’opera sarebbe stato bollato come eversivo o reazionario e forse anche manganellato; 48 ore dopo il voto, invece, quel cittadino ha raggiunto il pieno diritto non solo di recarsi in zona ma addirittura di sindacare a piani polmoni contro la inutilità e la dannosità della linea-merci Torino-Lione, ovviamente evitandosi qualsiasi aggettivo punitivo. Mistero del calendario!
Francesco Aucone, romano, geologo indipendente: posso chiederle un giudizio su questa mia riflessione? Ma non mi dica che la colpa è tutta del calendario! “D’accordo. Faccio leva allora sul dato economico e finanziario: siamo arrivati finalmente a prendere coscienza che si tratta di un’opera di impatto finanziario elevatissimo e insostenibile. Diciamo che quello che è andato in onda di recente in Valle è stato forse un modo ‘onorevole’ di prenderne atto e di uscirne… D’altra parte è vero sì che il Movimento5Stelle nel suo programma dice da sempre che la Torino-Lione è da cancellare e io credo che lo stesso esperimento della democrazia diretta sia un fenomeno da sottolineare, in quanto denota da parte della popolazione italiana chiari segnali in tal senso, ed è pur vero che ora in Parlamento vi è una rappresentanza diretta dei cittadini che adesso hanno il potere di dire NO alla Tav, ma non dimentichiamoci i venti anni di azione diretta dei valligiani, senza la quale non sarebbe pensabile alcuna conquista”.
Visto che parliamo di Val di Susa, che contatto ha lei con questa zona? “Non è un contatto recente bensì datato. Negli Anni ’90 lavoravo al cantiere per l’autostrada A32 del Frejus. Stavo lì e facevo analisi del terreno, ero un giovane alle prime armi, timoroso dei grandi dirigenti che vedevo in giro. Di certo posso dire questo: le trivellazioni fatte in Valle di recente non hanno scoperto nulla che già non si sapesse. Proprio in concomitanza con i lavori dell’autostrada si fecero sondaggi e studi. Le conoscenze ci sono tutte: stupisce quindi che si sia continuato a scavare. Invece non credo sia una notizia sapere che alcuni dei dirigenti dell’epoca ebbero in seguito diversi guai con la giustizia…”.
Nel reportage dedicato da Prismanews al Tav e alla Valle piemontese, fra Susa e dintorni abbiamo incontrato chi ci ha parlato del danno ambientale prodotto dall’opera, con riferimento al milione di litri di acqua che uscirà dalle falde sotterranee. Cosa ci dice lei in proposito? “Che vi sarà, se l’opera verrà portata a compimento, un enorme impatto idro-geologico. La geologia della valle è molto complessa, inizia circa 15-30 milioni di anni fa, con il sollevamento dell’intera area in seguito ad una fase dell’orogenesi alpina; contemporaneamente e successivamente al sollevamento entrano in gioco gli agenti erosivi, rappresentati specialmente dall’azione dei ghiacciai prima e dei corsi d’acqua poi, con conseguente doppia azione erosiva e di deposito, fino a dare alla valle la conformazione che ha oggi. Una testimonianza dell’azione dei ghiacciai è rappresentata ad esempio dalle parti di Avigliana, dove vi sono imponenti formazioni moreniche risalenti all’epoca dei ghiacciai…

Tutti questi sedimenti ospitano oggi una falda di importanza regionale utilizzata anche per scopi agricoli nonché potabili; l’opera prevista, stando agli ultimi piani di fattibilità, interagisce direttamente con questa falda attraversandola longitudinalmente e spesso ‘bucandola’ trasversalmente, con pesanti ed inevitabili ripercussioni sul suo bilancio idrico, mettendo in discussione i livelli dei pozzi, le portate delle sorgenti e quelle dei corsi d’acqua, ecc.”.
Fra l’altro è venuta fuori la storia dell’Uranio e dell’Amianto come materiali di risulta ad alto impatto. “Verissimo. Il riferimento è sempre alla geologia della valle; le rocce sono composte o da litologie cristalline tipo i graniti (chi scava qui trova l’Uranio) o da rocce metamorfiche tipo i serpentini e le anfiboliti (e qui viene fuori l’Amianto). Mi ricollego a quanto ho detto a proposito degli scavi effettuati negli Anni ’90: all’epoca la posizione della scienza ufficiale era che tutto fosse noto visto che si era già proceduto alla costruzione di tunnel del genere in altre parti del mondo. Invece io sostengo che le informazioni che si hanno sono alquanto scarse e ciò impedisce di avere una mappatura completa circa la composizione delle rocce. Aggiunto: la stessa ARPA Piemonte aveva dei dati sperimentali che contraddicevano la scienza ufficiale”.
In che senso dati contradditori? Ci aiuti a capire. “I rilevamenti, effettuati nell’estate dello scorso anno, avevano a oggetto la cittadina di Sauce d’Oulx. Si era misurata la quantità di amianto nell’aria e si era scoperto come essa fosse superiore alla norma. L’Arpa aveva rilevato che bastava addirittura una banalissima gara di mountain-bike - attenzione: biciclette, mica moto! - per sollevare pulviscolo contenente amianto; ciò perché è la natura del territorio ad essere particolare… immagini cosa accade quando i camion del movimento-terra vanno avanti e indietro lungo la Valle. Ecco, questo è un altro aspetto che non viene mai preso sufficientemente in esame. Per la scienza, infine, sei tipi di minerali sono considerati ‘amianti’: e in Val di Susa nel sottosuolo ne sono presenti ben tre”.
Ci sarebbe anche da chiedersi il come e il perché circa la gestione delle Grandi Opere in Italia, ma è argomento che esula dalla sue competenze, così come esula il fatto che i ¾ del costo del Tav siano a carico italiano nonostante i ¾ del tunnel siano in territorio francese. Invece vorrei domandarle cosa dicano le sue ricerche su quanto si dovrebbe realizzare - ma speriamo di no - in zona. “Personalmente non ho dati specifici. Ma questo non mi impedisce di affermare che neppure coloro che sono impegnati a vario titolo nel cantiere ne abbiano; e la cosa che più mi mette addosso ansia è che costoro si facciano forti di parametri parziali proprio per portare la verità dalla propria parte e per smentire chi la pensa in modo diverso! Di inquinamento si dovrebbe parlare ad esempio tenendo conto delle resine colloidali che serviranno per consolidare il terreno e renderlo impermeabile. Altro esempio: l’Uranio.
Uno dei prodotti del decadimento di tale elemento radioattivo è il Radon: quello presente nell’aria non è nocivo perché si disperde rapidamente ma quello che si sprigiona al chiuso no… Pensi a chi lavora dentro la galleria: alcuni esperti hanno stimato che, anche in presenza di modeste quantità di Uranio nella roccia, le concentrazioni di Radon che si formerebbero in galleria sarebbero talmente elevate, che per evitare danni alla salute si debba depurare l’aria ogni sessanta minuti!” .
A volte - accetti la mia provocazione - sarebbe quasi meglio che i soldi venissero regalati: girerebbero comunque, qualcuno si arricchirebbe sì ma almeno ma non si farebbe scempio né della Natura nè della salute dei cittadini! “Ritorno agli sconvolgimenti di natura idro-geologica con cui abbiamo avviato la chiacchierata. Chi sta in Valle ha ragioni sacrosante, confermate da quanto accaduto tra Firenze e Bologna per la Variante di Valico. Lì vi sono state trasformazioni imponenti, decine tra corsi d’acqua, sorgenti, pozzi e acquedotti si sono prosciugati arrecando danno non solo alla bio-diversità del luogo ma anche all’economia. In Val di Susa c’è una falda acquifera, che se sarà sconvolta, si danneggerà anche irrimediabilmente il corso del fiume Dora.
Anche perché il tunnel della Torino-Lione, come abbiamo già visto, passa al di sotto della falda, e nei pressi di Susa, secondo le ultime ipotesi di tracciato, addirittura la ‘buca’ trasversalmente. In questi termini non è difficile prevedere quali saranno le conseguenze disastrose sulle risorse idriche della valle…”.

grazie a Prisma News
 http://www.prismanews.net/ambiente/torino-lione-da-cancellare-esperimento-di-democrazia-diretta-francesco-aucone.html

LO TSUNAMI E' ARRIVATO ! A ROMA SI OCCUPA !

 Roma. Un'altra ondata di occupazioni. 9 palazzi, 3000 persone prendono casa

La proposta dei movimenti: "gli enti locali acquistino a prezzo di costo le 51,000 case sfitte sul mercato per risolvere l'emergenza abitativa, si smetta di costruire e si recuperi il dismesso e l'invenduto". A Ponte di Nona occupate le case sfitte di Caltagirone e a Garbatella ex Asl dismessa. Colpito il patrimonio sfitto dell'Atac con due occupazioni sulla Tiburtina. A San Basilio occupato uno stabile di proprietà del fondo immobiliare del Banca Popolare di Milano, mentre in XI municipio occupati locali prima dell'assessorato alla Casa della Regione Lazio, ora sul mercato con un fondo immobiliare con sede a Lussemburgo. Sull'Appia lo stabile invaso da famiglie in emergenza abitativa è di proprietà dei Cavalieri dell'Ordine di Malta. In via Antonio Musa è nato lo studentato occupato Degage dove alle 17 si terrà un'assemblea pubblica (leggi il comunicato). A CasalBertone gli studenti universitari di MushRoom Project occupano uno studentato vuoto (leggi il comunicato). Guarda le prime foto e leggi il comunicato dei movimenti per il diritto all'abitare.

Vedi anche:
Ondata di occupazioni a Roma http://it.notizie.yahoo.com/roma-ondata-di-occupazioni-dei-movimenti-per-la-203519800.html

martedì 9 aprile 2013

Ken Loach sulla morte della Thatcher

 

«Margaret Thatcher è stata il primo ministro più controverso e distruttivo dei tempi moderni», ha sostenuto Ken Loach. «La disoccupazione di massa, la chiusura di fabbriche, le comunità distrutte: questa è la sua eredità. Era una combattente e il suo nemico era la classe operaia inglese. Le sue vittorie sono state aiutate dai capi politici corrotti del Partito laburista e di molti sindacati. È a causa di politiche avviate da lei che siamo in questo casino oggi». Loach ha avuto parole pesanti anche per Tony Blair: «Se la Thatcher era la suonatrice di organetto, lui era la scimmia». E ha ricordato l’amicizia tra il dittatore cileno Augusto Pinochet e la Thatcher, la quale «ha chiamato Nelson Mandela terrorista». Come dovremmo onorarla dunque, si è chiesto il regista. «Privatizziamo il suo funerale. Lo mettiamo sul mercato e accettiamo l’offerta più economica. È quello che avrebbe voluto».



Posted by Anarchici pistoiesi
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reddito di esistenza ?

cliccando sul seguente link:
http://mag6.it/index.php/laboratorio-reddito-di-esistenza

"Quanti omicidi d'austerità ancora per risanare i conti?" - di Giorgio Cremaschi

Primo Piano 5.4.2013 – www.rete28aprile.it

Romeo, Annamaria e Giuseppe si sono uccisi uno dopo l'altro a Civitanova  Marche.
Come per i morti sul lavoro, non c è alcuna tragica fatalità nella strage che  ha visto autodistruggersi una intera famiglia di sessantenni. Fanno bene i dirigenti della CGIL Marche a rompere il solito velo di ipocrisia che copre questa e le altre tragedie che si susseguono.
Questi tre poveri morti sono vittime delle controriforma Fornero delle pensioni. Si può dire tutto quello che si vuole, ma se il lavoratore non avesse subito quella terribile condizione di non avere né lavoro né pensione a 62 anni, una età per cui se perdi il lavoro per il mercato sei già morto. Se a questa sua condizione non si fosse sommata quella della pensione di fame della moglie, e se tutto questo non si collocasse nel massacro dell'austerità, non ci sarebbe stata la terribile catena di suicidi che oggi ci lascia una rabbia tanto profonda quanto impotente.
Quanti sono oramai gli omicidi dell'austerità nel nostro paese?
Il disoccupato di Trapani che si è impiccato con in mano la Costituzione, l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. O quello che si è dato fuoco davanti al parlamento. O l'ultimo piccolo imprenditore strangolato dalle banche che non ce l' ha fatta più.
Quanta gente dovrà morire ancora, prima che si capisca che le politiche di austerità sono assassine?
Abbiamo da poco commentato una ricerca della rivista medica Lancet, che ha misurato in Europa il rapporto tra tagli allo stato sociale e distruzione della salute dei cittadini.
Ci sono le patologie e   gli omicidi da austerità, come nella strage che colpisce il lavoro. Ma su questa almeno si aprono le inchieste e a volte, come alla Tyssen Krupp di Torino, ci sono persino condanne esemplari dei colpevoli.
Tuttavia, nonostante i processi, la strage del lavoro continua ed è proprio l'austerità che l'alimenta. Anche perché  la strage di austerità non rientra nel codice. Come per chi oggi provoca le vittime di guerra, essa gode di una assoluzione preventiva, non ha responsabili né colpevoli.
Quella della austerità è una guerra che i governi e le classi dirigenti conducono contro il proprio popolo. Una guerra umanitaria naturalmente, come tutte quelle che si fanno oggi. Una guerra con il supremo obiettivo di rendere nuovamente virtuosa e competitiva  l'economia e che inevitabilmente provoca danni collaterali. Che tutti i potenti deprecano e condannano, salvo poi continuare esattamente come prima.
Se si bombarda una città mirando alle opere militari, gli esperti sanno perfettamente calcolare quale sarà la percentuale minima inevitabile di vittime civili.
Se, per mantenere quel pareggio di bilancio a cui ci siamo impiccati obbedendo ai diktat della Troika europea, si devono tagliare spese per il lavoro, per le pensioni  e la sanità; se così si taglia, una percentuale definita di persone verrà brutalmente colpita nelle condizioni di vita, nella  salute e nella dignità. E una parte di esse non potrà reggere alla disperazione.
Si sa benissimo che accade e perché accade, ma si continua. Il codice ed il mercato assolvono preventivamente gli autori di questa criminalità economica.
Come diceva Charlie Chaplin in Monsieur Verdoux, se uccidi una persona sei un assassino, un milione sei uno statista.
Quanta gente ancora dovrà essere uccisa dalla austerità, prima che essa sia cancellata e condannata come socialmente e moralmente esecrabile e i suoi responsabili chiamati a risponderne?




Newsletter di del sito Rete28aprile.it
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venerdì 5 aprile 2013

Millenarismo e utopia , nel medioevo tra rivolte popolari e controllo sociale - appuntamento sabato 6 aprile 2013 all'Ateneo degli Imperfetti di Marghera (VE)

SABATO 06 APRILE alle ore 17:30


All’ATENEO DEGLI IMPERFETTI



Millenarismo e utopia

nel medioevo tra rivolte popolari e controllo sociale


Nel periodo compreso tra l’XI secolo e l’inizio dell’età moderna la società europea fu attraversata da fermenti e pruriti in cui spiritualità, devozione e istanze di rinnovamento sociale erano tutt’uno. Ispirazione religiosa, ricerca di modelli di vita e riflessioni, a sfondo per certi versi egualitaristico, in piena controtendenza rispetto agli assetti sociali vigenti, dettero vita a un pullulare di movimenti, in cui uomini e donne cercavano di incanalare le proprie inquietudini e le proprie speranze.



incontro con

Matteo Melchiorre

ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Udine



Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa



Ateneo degli Imperfetti

Via Bottenigo, 209

30175 Marghera (VE)

tel. 327.5341096

CONEGLIANO (TV) - ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA CRISI ECONOMICA , giovedi 11 aprile 2011


GIOVEDI 11 APRILE ore 21:00 sala INFORMAGIOVANI al BISCIONE Piazzale Zoppas CONEGLIANO



ASSEMBLEA PUBBLICA SULLA CRISI ECONOMICA


Fiscal Compact, riforma delle pensioni, smantellamento dell’articolo 18 e del contratto nazionale di lavoro, manovre di lacrime e sangue contro lavoratori, disoccupati, precari e pensionati sono i frutti di un modello economico basato sulla centralità del mercato e dello sfruttamento.

Con la nostra assemblea pubblica vogliamo trasmettere a tutti i partecipanti lavoratori, disoccupati e studenti la convinzione che non basta denunciare l’aumento di precarietà, sfruttamento, disoccupazione, licenziamenti, casseintegrazioni, morti sul lavoro, repressione del dissenso, ma occorre organizzarsi e riprendere la lotta anche e soprattutto nel nostro territorio.

Occorre essere protagonisti nel conflitto sociale ricostruendo quella coscienza ed organizzazione di classe tra studenti, lavoratori, precari, disoccupati e tutto il blocco sociale colpito da questa crisi e dalle politiche di “tagli e sacrifici”.

All’assemblea interverranno lavoratori e delegati sindacali delle più importanti realtà produttive del comprensorio.




Aspettiamo il tuo essenziale contributo personale al dibattito.



Comitato per il superamento della crisi - Conegliano





RIAPRIAMO LE FABBRICHE, CREIAMO POSTI DI LAVORO! Assemblea Nazionale

RIAPRIAMO LE FABBRICHE, CREIAMO POSTI DI LAVORO!


ESTENDIAMO IL CONFLITTO, COSTRUIAMO L’ALTERNATIVA!

Assemblea Nazionale

Sabato 6 aprile 2013 ore 17 a Grottaminarda (AV)
Seconda Università degli Studi di Napoli, Via Francesco Flammia
a cento metri dall’uscita di Grottaminarda della Napoli-Bari

Lo stabilimento Irisbus della Valle Ufita in provincia di Avellino è avviato alla chiusura ed allo smantellamento, ma il Comitato di Resistenza Operaia nato dalla determinazione di un gruppo di operai della fabbrica e dai cittadini schierati in loro difesa non vogliono arrendersi. La loro mobilitazione è volta a riprendersi lo stabilimento e riavviare la produzione. Per questa ragione, e da questo luogo simbolo di mille realtà diffuse nel paese, vogliamo ripartire e riprendere la riflessione necessaria ad elaborare soluzioni praticabili qui ed ora, dall’autogestione alla nazionalizzazione degli stabilimenti in dismissione, ad organizzare la lotta coordinata con le altre mobilitazioni in corso, a costruire una campagna nazionale che imponga all’ordine del giorno il lavoro!

Il nostro paese è devastato dagli effetti della crisi generale del sistema capitalista: da un lato smantellamento e distruzione dell’apparato industriale, licenziamenti, cassa integrazione e crescita vertiginosa dei tassi di disoccupazione, dall’altro le politiche messe in campo dagli ultimi governi Prodi-Berlusconi-Monti con il sostegno del Parlamento e la regia di Napolitano in accordo con i Marchionne di turno, gli speculatori finanziari, il Vaticano, la BCE, le Organizzazioni Criminali, la Nato, gli USA e l’UE.

Una molteplicità di provvedimenti che hanno puntato allo smantellamento dello Stato Sociale, all’eliminazione della democrazia sindacale e alla repressione sistematica del conflitto.

Emblematiche le vicende dell’Alcoa, dell’Ilva di Taranto, della Sevel di Termoli, della Ginori fiorentina, della Fiat di Torino, di Cassino, di Melfi o di Pomigliano D’Arco, dell’Irisbus di Avellino o ancora delle “società partecipate” di servizio che vanno verso la chiusura lasciando senza stipendio centinaia di migliaia di famiglie… e ancora lo smantellamento della sanità pubblica come ci raccontano i comitati di lotta del San Raffaele di Milano o del Maresca di Torre del Greco… I soldi per i servizi necessari non ci sono e il lavoro non c’è… continuano a ripetere e a dire che bisogna tagliare perché bisogna ridurre il debito pubblico, ma a fronte di tanta miseria cui ci hanno condotto il debito pubblico continua ad aumentare!!!

I fatti, però, hanno la testa dura e dimostrano che i soldi per fare intrallazzi, per far pagare stipendi d’oro a ad amministratori delegati, notabili, clero, per acquistare F35, per finanziare grandi opere… ci sono e sono tanti, cifre astronomiche!


La realtà ci mostra che per rimettere in piedi il nostro paese, foss’anche solo per bonificarlo dalla devastazione ambientale, di lavoro da fare ce n’è tanto e ce n’è per tutti! Riconoscerlo e mettere in atto misure per realizzarlo, elaborare un Piano del Lavoro per il paese, è solo questione di volontà politica! Senza lavoro, senza un salario non c’è progresso, né democrazia né dignità! E’ possibile far fronte a tutto ciò? E’ possibile riprenderci e conquistare ciò di cui abbiamo bisogno? E’ ormai palese che continuare a rivendicare ad un qualche governo emanazione dei poteri forti i nostri diritti non è sufficiente, da parte loro non c’è nessuna intenzione di soddisfare le nostre rivendicazioni.

E’ necessario costruire un’alternativa politica alla UE del debito, della macelleria sociale, dei padroni e delle banche! E’ necessario qui ed ora connettere le lotte per iniziare a praticare le soluzioni ai nostri problemi, senza più deleghe né attendismi.

A partire dalle fabbriche e dai territori in lotta per la difesa dei diritti della maggioranza, dalla Val Susa alla classe operaia che non si è piegata a Pomigliano, Mirafiori, Melfi, Taranto, Termoli… dagli operai dell’ALCOA ai lavoratori dell’ospedale S. Raffaele di Milano, dai lavoratori dell’Ikea al Comitato di Cittadini Liberi e Pensanti di Taranto, dagli operai che occupano le fabbriche minacciate di chiusura al movimento dei beni comuni fino ad arrivare al movimento studentesco, è necessario coordinare le azioni di lotta e confrontarsi per iniziare ad elaborare e sperimentare la messa in campo di possibili misure atte alla ripresa delle produzioni utili alla collettività o alla conversione di quelle dannose, salvaguardando i posti di lavoro, i diritti e le condizioni di vita dei territori, creando nuovi posti di lavoro.

Il 6 Aprile a Grottaminarda vogliamo costruire un’assemblea pubblica delle realtà in lotta, degli operai, dei precari, dei disoccupati, degli studenti, dei cittadini che in questi mesi si sono organizzati per opporre resistenza all’avanzare della crisi nelle sue molteplici forme.

Invitiamo a partecipare tutti coloro tra intellettuali, tecnici specialisti, rappresentanti istituzionali progressisti che a vario titolo possono o dicono di voler dare un contributo alla rinascita del paese.





Promuovono Comitato di Resistenza Operaia e Comitato NO Debito



IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE - ASSEMBLEA PUBBLICA (con dibattito e interventi) ROMA LUNEDI’ 15 APRILE 2013 DALLE ORE 16.30 A VIA GIOLITTI 231

LUNEDI’ 15 APRILE 2013 DALLE ORE 16.30 A VIA GIOLITTI 231

c/o CONSIGLIO METROPOLITANO DI ROMA (vicino Stazione Termini)

ASSEMBLEA PUBBLICA (con dibattito e interventi)

IN-SICUREZZA NELLE FERROVIE
rischi per chi viaggia e per chi ci lavora



Promuove il COMITATO 5 APRILE DI ROMA – snodo romano della RETE NAZIONALE SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO E SUI TERRITORI


Interventi di

DANTE DE ANGELIS (detto Dante, RLS plurilicenziato e plurireintegrato, ferroviere)
RICCARDO ANTONINI (ferroviere, licenziato per aver prestato a titolo gratuito la sua consulenza tecnica all’Assemblea 29 giugno e ai familiari della strage di Viareggio)
Contributo di SANDRO GIULIANI (capotreno, licenziato per aver chiesto l’applicazione di regole a tutela di chi lavora e di chi viaggia sui treni regionali)
ROSALBA RIZZUTO (Comitato pendolari FR8)
ROBERTO TESTA (Usb Trasporti)
Un rappresentante dell’ORSA Trasporti
Coordinano l’iniziativa pubblica DANIELA CORTESE (Comitato 5 Aprile) e
ROBERTO MARTELLI (USI – Comitato 5 aprile)


Interventi dal pubblico e dibattito

Si ricorda che dal mese di Aprile 2013, il Comitato 5 Aprile di Roma svolgerà presso lo spazio di Via Giolitti 231, dalle ore 19 alle ore 20.30 ogni 15 giorni (anche previo appuntamento) uno SPORTELLO INFORMATIVO, DI CONSULENZA E DI SOSTEGNO SULLE TEMATICHE DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO.

Riferimenti e mail per contatti e info: comitato5aprile.lavorosicuro@gmail.com


circolotlc@hotmail.com, usiait1@virgilio.it,

e mail nazionale della Rete nazionale: bastamortesullavoro@gmail.com

Comitato 5 aprile di Roma c/o Usicons Largo G. Veratti 25 00146 Roma









I Saggi della politica malata - di Giorgio Cremaschi

La politica dovrebbe essere lo strumento con il quale si sceglie tra diverse opzioni.


La politica democratica dovrebbe far sì che le scelte compiute siano consapevolmente condivise dalla maggioranza dei cittadini.

La commissione di saggi nominata dal Presidente della Repubblica potrà anche essere definita, scomodando Fantozzi, una boiata pazzesca.

Sarà anche così, ma questa scelta è maturata nel corso di una crisi ove le scelte di fondo, quelle di cui la politica dovrebbe davvero occuparsi, non sono in campo.

Tonia Mastrobuoni su La Stampa ha riassunto una ricerca sul rapporto tra austerità e salute apparsa su Lancet.

Questa storica, autorevolissima rivista medica spiega che le politiche di austerità in Spagna, Grecia e Portogallo hanno gravemente peggiorato la salute complessiva dei cittadini. Con un costo umano e sociale che non compensa neanche lontanamente quanto sì è risparmiato e tagliato nella spesa pubblica. Le politiche di risanamento dei conti sono state finanziate con il peggioramento della salute dei cittadini.

A questo punto normalmente insorge il conformismo del pensiero unico che unifica i palazzi del potere e quelli della grande informazione.

Sarà anche vero che ci sono questi costi, sentiamo ripetere come un mantra, ma non ci sono alternative.

Invece le alternative ci sono, eccome. Lancet ci ricorda che nella piccola Islanda le scelte della politica di fronte alla crisi sono state molto diverse da quelle di Spagna, Grecia e Portogallo.

In quel paese si è deciso, democraticamente, di considerare insopprimibile la tutela sociale e sanitaria e di scaricarne i costi su banche e finanza. La crisi economica non è superata nemmeno lì, ma la salute dei cittadini non ha subìto il collasso dei paesi ove invece le politiche di austerità hanno trionfato.

Ecco, una politica sana dovrebbe istruire alternative come questa e sottoporle ai cittadini. Ogni scelta ha un costo, si tratta di sapere e decidere cosa è più importante e chi deve pagare.

Invece da noi il marasma e il conflitto totale della politica coprono la sostanziale indifferenza nelle scelte di fondo.

Anche la novità rappresentata dal movimento 5 stelle rischia di essere rapidamente assorbita dentro questo conformismo.

Come si fa ad accettare tranquillamente la proroga del governo Monti nel nome dei vincoli internazionali del paese, quando proprio quei vincoli dovrebbero essere al centro del confronto politico?

Il presidente della Banca Centrale Europea ha recentemente tranquillizzato i mercati affermando che in Italia funziona un pilota automatico che guida le decisioni economiche che contano, ma allora che finzione è la nostra democrazia?

Tagliando della metà tutte le spese di funzionamento della Camera dei deputati, e non voglio neanche mettermi a discutere su quanto questo sia giusto, si incide sui conti pubblici per un centesimo di quanto ci costerà un anno di fiscal compact. Che a sua volta inciderà solo per la metà' dell'onere complessivo del debito.

Visto l'obbligo costituzionale del pareggio di bilancio è inevitabile che si litighi su cosa tagliare, mi si risponderà. Già ma la politica non dovrebbe proprio dividersi sul pareggio di bilancio, invece che considerarlo una inevitabile psottomissione alla natura delle cose e del mercato?

È proprio il campo sempre più ristretto delle sue competenze che rende la politica italiana così impresentabile.

Questi poveri saggi della nomenclatura presenteranno una proposta unitaria su come ridurre le spese delle auto blu, oppure istruiranno le alternative sul debito, da sottoporre ad una consultazione popolare così come è stato fatto in Islanda?

Sono le grandi alternative, quelle che oggi per il palazzo sono solo un retaggio ideologico del passato, sono le grandi scelte quelle che rendono nobile la politica.

Il litigio continuo sulle piccole cose ed il conformismo comune nelle questioni di fondo sono invece le caratteristiche di una politica malata che, come ci dice Lancet, nuoce gravemente alla salute dei cittadini.

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Intervista con anarchici ciprioti sulla crisi

Punti salienti della conversazione tra Radio 98FM (radio alternativa greca) e Syspirosi Atakton (gruppo anarchico cipriota).


98FM: Come vedete il “No” del parlamento?


Syspirosi Atakton: Abbiamo interpretato il NO dei politici come una sorta di riflesso, poichè come si è appreso dopo non c'era nessun “Piano B” nè un percorso per un cambiamento, così hanno continuato a negoziare sperando in qualcosa di meglio.

Quando il presidente neoliberista è stato eletto, si aspettava che il Piano A avrebbe contenuto le stesse misure di austerità che erano state applicate in altri paesi. E' stato colto di sorpresa e questa è la ragione principale del NO. Si volevano tenere i depositi intatti e sostenere il grande capitale. Ma in tutto questo non c'è nulla di rivoluzionario, i politici stavano servendo i loro interessi ed i loro depositi. Tutti questo parlare di un eroico NO dei Ciprioti è una storiella facile da vendere.

98FM: Ci date alcuni dettagli in più sulla società cipriota.

SA: Ci sono dei punti da chiarire per capire come sono state create le condizioni che hanno fatto sì che ci fosse consenso sociale per l'attuale sistema

- A Cipro per un certo numero di anni tutti i partiti politici ed i sindacati hanno lavorato insieme per acquisire il consenso sociale a questo sistema. C'era stabilità occupazionale e c'era crescita salariale. Tuttavia, questo era nulla in confronto ai profitti fatti dal sistema bancario e dall'industria del turismo. Questo ha portato ad una generale consenso sociale su come lavorava il sistema bancario.

- Dal 1974 c'è stato un flusso di capitali esteri verso Cipro che hanno creato la bolla del sistema bancario. All'inizio era denaro che veniva dal Libano, poi dalla Yugoslavia ed infine dalla Russia. Il partito politico della sinistra vedeva tutto questo di buon occhio e perciò non c'è stata nessuna critica verso questo sistema da parte dei partiti politici e nemmeno da parte dei media.

- Il consenso sociale verso il sistema bancario ed i fatti di Mari (una grande esplosione in una base navale con la morte di 13 persone) da cui pare sorse un'alleanza tra il partito neo-nazista (ELAM) ed i neoliberisti (DISI) contro l'allora governo di sinistra, hanno avuto un grande ruolo nella crescita del DISI nelle elezioni presidenziali ma anche nel generare l'opinione che non ci fosse nessun'altra soluzione ai problemi di Cipro se non le misure di austerità e l'aiuto della troika.

98FM: Cosa pensate dell'arcivescovo e della sua offerta di mettere a disposizione i beni della chiesa?

SA: Per prima cosa occorre dire che questa stessa persona aveva detto le stesse cose durante il referendum Annan. In quella occasione disse che avrebbe dato ad ogni rifugiato della guerra del 1974 un pezzo di terra se avessero votato no. Ma non ha mai dato nulla a nessuno!! La verità è che l'arcivescovo è in realtà molto vicino agli ambienti neonazisti e nazionalisti ed è un sostenitore dell'attuale presidente. La chiesa ha 800 milioni in proprietà. Possiede hotels, la banca ellenica di Cipro e la KEO (birrificio locale). Ma al tempo stesso non ha la liquidità necessaria per dare aiuti e dubitiamo che arrivi a vendere le sue proprietà in un'economia senza equilibrio come quella cipriota.

98FM: E sul gas naturale?

SA: Vi è la credenza diffusa che l'estrazione di gas naturale salverà Cipro dal disastro economico. Ma fino ad ora non si hanno delle informazioni concrete sulla quantità di gas e sui tempi di estrazione che vanno da 2 anni e mezzo a 10 anni. Si sta usando il potenziale del gas naturale allo scopo di mantenere la calma tra la popolazone e di evitare che nasca una resistenza organizzata. Un'altra cosa importante da dire su questa storia è che il partito di sinistra AKEL, che ha governato negli ultimi 5 anni (fino alla fine di febbraio), aveva preso accordi e rinnovato un'alleanza con Israele sul gas naturale. Di conseguenza Cipro ha perso in Medio Oriente alleati più naturali per noi come la Siria e l'Egitto. Alla fine Israele ha ristabilito i suoi legami e l'alleanza con la Turchia ed ora resta da vedere se Israele è veramente un alleato di Cipro oppure no.

98FM: I media greci più importanti hanno presentato la situazione di Cipro come disastrosa. Supermercati vuoti, farmacie senza medicinali, ecc. E' vero?

SA: Anche sui media ciprioti sono circolate le stesse cose, ma come si è scoperto dopo si trattava di fotografie prese da altre situazioni e probabilmente da altri paesi. I media stavano cercando di creare un senso di panico ed in un certo senso di terrorizzare la gente, per spingerla ad accettare i tagli come unica soluzione. La verità è che la gente è rimasta abbastanza calma. Non sono mancati nè il cibo nè le medicine ed ogni cosa stava funzionando bene fatta eccezione per i benzinai che richiedevano contanti per erogare il carburante, dato che la gente stava usando solo carte di credito.

98FM: Cosa pensate accadrà adesso? La gente insorgerà di fronte a questa situazione?

SA: Ci aspettiamo che le persone scendano in strada. Due anni fa la disoccupazione era all'1%. Ora è al 14% e ci si attende che raddoppierà nei prossimi 6 mesi. Sarà impossibile tenere calma la gente e riassicurarla mentre i tassi di disoccupazione crescono senza sosta. Facciamo il caso dei bancari, che fino ad ora hanno avuto il posto sicuro e ben pagato. Saranno licenziati e non potranno pagare i mutui per la macchina o per la casa o per l'istruzione dei figli. Non crediamo che l'attuale sistema sarà in grado di controllare la rabbia di queste persone. Già abbiamo visto delle cose succedere in strada. Il cambiamento è imminente.

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La conversazione è durata circa un'ora e 15 minuti. Per altre informazioni contattare

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fonte OCCUPY BUFFER ZONE
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)







Cile: uno sciopero di solidarietà tiene paralizzato l'85% dei porti a livello nazionale

Attualmente l'85% dei porti a livello nazionale risulta paralizzato, lo sciopero va avanti da 18 giorni nella Segunda Región e da 7 a livello nazionale


La solidarietà sindacale e delle organizzazioni popolari si allarga in tutto il Cile, la borghesia si strappa i capelli e chiede di applicare la Legge di Sicurezza dello Stato.

Comunicato della Unión Portuaria



Con questo comunicato, rendiamo noto che continueremo nel blocco dei lavori portuali in seguito alla risposta negativa dell'impresa Ultraport di reintegrare i 12 lavoratori e dirigenti portuali di Mejillones (Puerto Angamos), licenziamenti che la Direzione del Lavoro di Antofagasta ha sentenziato essere stati realizzati mediante azioni antisindacali.

Non metteremo fine alla nostra azione sindacale fino a che non verrà applicata la legislazione del lavoro in questo porto. Il che implica che vengano comminate le sanzioni all'impresa e che le venga revocato il permesso di carico&scarico per accumulo di sanzioni. In caso contrario sarà chiaro a noi ed a tutto il paese che le grandi impreso in Cile possano stare al di sopra della legge colla protezione del governo.

Tutto questo potrebbe avere una rapida soluzione se il signor Von Appen accogliesse la richiesta di reintegrare i lavoratori licenziati e di mettere fine alle persecuzioni antisindacali, però costui preferisce nascondersi dietro i ministri, ricattando imprenditori e governo in generale per spingere verso l'applicazione della Legge di Sicurezza interna dello Stato, la quale a sua volta si pone come un altro atto illegittimo.

Speriamo che questa situazione si normalizzi, che il governo tramite il suo Presidente assuma l'iniziativa e che l'impresa ed i suoi rappresentanti si presentino davvero al tavolo delle trattative con i lavoratori che sono sempre stati disponibili al confronto a differenza dell'Ultraport.
Link esterno: http://labatalladelostrabajadores.blogspot.com/

(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)







IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)