Fonte: Guardian, 2 aprile 2020
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Caro Jeff Bezos,
quando mi sono proposto per lavorare ad
Amazon, la descrizione delle mansioni di lavoro era semplice. Diceva:
devi avere un diploma di scuola superiore o anche un semplice attestato
scolastico di base, e devi essere capace sollevare 50 libbre [poco più
di 25 kg]. Ora, a causa del covid-19, ci è stato detto che i lavoratori
Amazon sono “la nuova Croce rossa”. Ma noi non vogliamo essere degli
eroi. Noi siamo gente comune. Io non ho alcun attestato medico, né sono
stato formato per interventi di pronto intervento. Noi non dobbiamo
essere costretti a rischiare le nostre vite per andare a lavorare. Ma,
in questa situazione, lo siamo. E se qualcuno deve essere ritenuto
responsabile di questo, quella persona sei tu.
I lavoratori Amazon stanno andando al lavoro ammalati come cani, giusto per guadagnare 2 dollari in più all’ora rispetto alla loro paga base. Sai come chiamo questa cosa? Soldi sporchi di sangue.
Io ho lavorato per Amazon per cinque anni.
Fino alla scorsa settimana, quando sono stato licenziato dal magazzino
di State Island a New York, ero il supervisore di un gruppo di 60-100
pickers [raccoglitori], che prendono i pacchi dalle macchine di
smistamento, li preparano e li mettono sui nastri trasportatori pronti
per la spedizione.
All’inizio di marzo, prima che venisse
confermato il primo caso di covid-19 dentro il magazzino, mi accorgevo
che c’erano persone che si ammalavano. Avevano diversi sintomi: fatica,
stordimento, vomito. Ho parlato con il responsabile delle risorse umane.
Gli ho detto: ehi, c’è qualche cosa che sta andando storto qui. È
necessario mettere in quarantena il magazzino. Volevo che prendessimo
l’iniziativa. Ma il management non è stato d’accordo con me, e mi ha
assicurato che loro stavano seguendo tutte le raccomandazioni e le linee
guida del CDC [Center for Disease Control and Prevention].
La mancanza di protezioni mi preoccupava.
Nei magazzini ci sono guanti, ma sono di gomma, non sono quelli giusti
in lattice. Non ci sono mascherine. L’igienizzante per le mani è scarso.
Le persone vanno in giro per gli stabilimenti con i propri personali
igienizzanti, i fortunati che ne hanno trovato uno in qualche negozio.
A causa di queste condizioni non mi
sentivo sicuro, quindi ho preso dei giorni di permesso, e sono rimasto a
casa per evitare di ammalarmi. Ma alla fine, quando ho finito i giorni
di permesso, sono dovuto tornare al lavoro. Altri miei colleghi di
lavoro non hanno questa possibilità. Molti miei colleghi e amici di
lavoro presso la struttura di Amazon hanno condizioni di salute
precarie. Alcuni hanno l’asma, chi il diabete, chi il lupus.
Altri sono anziani, e ci sono donne incinta. Loro non sono andati al
lavoro per un mese intero, e non hanno ricevuto la paga. Le uniche cose
che possono fare è salvare le loro vite. Se si prendono il virus, sono
sicuramente morti. Uno dei miei amici di lavoro, che è malato di lupus,
è andato a vivere con i suoi parenti, così non deve pagare l’affitto.
Puoi immaginare cosa sarebbe stato per lui se non avesse avuto questa
possibilità? Ora sarebbe molto probabilmente un senzatetto.
Un altro problema è che Amazon ha imposto gli straordinari obbligatori per mantenerci al passo con gli ordini on line.
Il risultato è che i lavoratori Amazon stanno andando al lavoro
ammalati come cani, giusto per guadagnare 2 dollari in più all’ora
rispetto alla loro paga base. Sai come chiamo questa cosa? Soldi sporchi
di sangue.
I
lavoratori che vogliono guadagnare di più stanno lavorando fino a 60
ore la settimana, e rischiando la loro vita. Alcuni continuano a
lavorare anche se sono malati. Quando qualcuno tossisce o starnutisce,
dice che è a causa delle allergie. Stare nello stabilimento in questo
periodo è cosa che fa spavento.
Quando sono tornato al lavoro martedì
scorso, ho parlato con uno del mio gruppo che sembrava veramente
ammalato. Lei mi ha detto che aveva paura, pensava di avere il
coronavirus e ha cercato di fare un controllo. Io le ho detto di tornare
a casa e prendersi un po’ di riposo. Due ore più tardi abbiamo avuto un
meeting con i manager. E questo è accaduto quando siamo stati informati
del primo caso di covid-19. La cosa pazzesca è che i dirigenti ci hanno
detto di non dire nulla agli altri lavoratori. Loro ci tenevano molto a
tenere la cosa segreta.
Io ho pensato che questa segretezza era
sbagliata. E non appena è finita la riunione con i manager, ho
raccontato quanto stava accadendo a quante più persone ho potuto. Subito
dopo ho cominciato ad inviare email al dipartimento della salute dello
stato di New York, al Governatore, al CDC. Ho chiamato la polizia
locale. Ho fatto tutto quello che potevo affinché il magazzino venisse
sanificato nel modo appropriato, ma l’amministrazione è finora troppo
sovraccarica per fare qualcosa. Allora ho compreso che avrei dovuto fare
qualcosa da me.
Ho cominciato a parlare e a mettere a
conoscenza della cosa tutti i lavoratori all’interno dello stabilimento.
Ho avuto riunioni nelle aree comuni e molti lavoratori si sono uniti a
noi per esprimere le loro preoccupazioni. La gente era spaventata. Siamo
andati tutti nell’ufficio del general manager per chiedere la chiusura
del magazzino in modo che venisse fatta la sanificazione. Gli abbiamo
anche detto che volevamo comunque essere pagati durante la chiusura.
Un’altra nostra richiesta riguardava gli altri lavoratori che non
possono venire al lavoro per motivi di salute: dovevano essere
ugualmente pagati. Perchè avrebbero dovuto correre il rischio di
prendere il virus per poter mettere del cibo in tavola?
Questa azienda sta facendo trilioni di
dollari. Ma ancora le nostre richieste stanno cadendo su orecchie che
non vogliono sentire. E’ pazzesco. A loro non interessa se noi ci
ammaliamo. Amazon pensa che noi possiamo essere sacrificati.
Siccome Amazon non dava risposte, io ed altri lavoratori che la pensavano come me abbiamo deciso di fare il walk-out (uscire dal magazzino) e allertare i media
su cosa stava accadendo. Il martedì eravamo 60 lavoratori. Molti di
loro hanno parlato con i giornalisti. E’ stato bellissimo, ma
sfortunatamente mi è costato il posto di lavoro.
Sabato,
pochi giorni prima del walk-out, Amazon mi aveva comunicato che
volevano mettere in quarantena “per motivi di salute” perché avevo avuto
contatti con qualcuno che si era ammalato. La cosa non aveva senso
perché lo stavano facendo solo con me, e non anche con altri lavoratori.
Ho pensato che ero il loro bersaglio perché ero sotto i riflettori. Ma
la cosa non ha funzionato. Ho cominciato a ricevere telefonate da
lavoratori di Amazon da tutto il paese, e tutti volevano unirsi per fare
anche loro il walk-out. Stiamo iniziando una rivoluzione, e tutte le
persone nel paese ci sostengono.
Se tu sei un cliente di Amazon, è adesso
che puoi realizzare il vero social distancing: astieniti dal cliccare
sopra il bottone “compra ora”. Vai al negozio di alimentari, in questo
modo puoi salvare molte vite.
E quanto a te, signor Bezos, il mio
messaggio è semplice. Non me ne frega niente del tuo potere. Tu pensi di
essere potente? Ma siamo noi quelli che hanno il potere. Senza il
nostro lavoro, cosa puoi fare? Tu non farai soldi. Noi abbiamo il
potere. Noi facciamo i soldi per te. Non lo scordare mai.”
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