Il lancio in Afghanistan di uno dei più devastanti
ordigni non nucleari non vale per il suo immediato esito tattico sul
campo di battaglia: se è vero che ha causato la morte di circa 36 o 94
miliziani dell'Isis (secondo l'Isis, invece, non ci sarebbero state
vittime), allora questo risultato mal si concilia con la spesa di ben
14,6 milioni di dollari, perché tanto costa una bomba GBU-43 Massive Ordnance Air Blast
(MOAB), creativamente definita dai militari "Madre di tutte le bombe",
anche in base alle lettere del suo acronimo (pare che la Russia disponga
di un ordigno similare detto "Padre di tutte le bombe", di potenza
quattro volte superiore). A questa spesa bisogna aggiungere quella a suo
tempo sostenuta dai contribuenti statunitensi per la costruzione dei
tunnel da poco bombardati. Secondo l'ex analista Edward Snowden si
tratterebbe infatti delle gallerie sotterranee fatte costruire dalla Cia
nel 1980 - all'inizio del conflitto afghano scoppiato in seguito
all'invasione sovietica - per proteggere i mujahidin islamisti.
Poiché abbiamo detto e ripetuto che il diritto
internazionale oggettivo non esiste più, sostituito dal diritto
internazionale soggettivo creato dagli Usa a proprio uso e consumo, non
desti meraviglia il fatto che l'uso della MOAB sul territorio di uno
Stato formalmente sovrano sia avvenuto su semplice comunicazione al
governo afghano, e non già in base al consenso previo di questo.
La MOAB è un ordigno terrificante, pur non generando
radiazioni, e il suo utilizzo costituisce il pericoloso e incosciente
avvicinarsi al confine dell'abisso. Per ora si tratta di un ulteriore
palese messaggio da parte di chi poco tempo fa era stato erroneamente
considerato un isolazionista, da contrapporre alla guerrafondaia Hillary
Clinton. Un errore di prospettiva notevole, bisogna ammetterlo.
I destinatari minori del messaggio - per il terrore
generato da questa super bomba - sono gli afghani che appoggiano Isis e
Talebani, o che ne fanno parte. Si dice che le esibizioni muscolari di
questo emulo della Sfida all'O.K. Corral manifestino una carenza
di strategia. Sarà, ma riflettendo si può dissentire. Non si vogliono
certo smentire gli addetti ai lavori, secondo i quali alla Casa Bianca
le decisioni sono prese e variano di ora in ora. Semmai sosteniamo che
al di là di ciò esiste una strategia definibile come il ritorno in
grande e a tutto campo dell'imperialismo statunitense guerrafondaio e
del suo autarchico ruolo di gendarme del mondo. Non ci si deve fermare
al fatto che nel caso di Trump (soggettivamente assunto) - personaggio
psichicamente instabile e, se possibile, meno colto di George W. Bush -
risulti in primo piano il "menare le mani" senza apparente
coordinazione, ma si deve fare attenzione alle coincidenze non casuali:
il lancio della MOAB è avvenuto lo stesso giorno in cui a Mosca si
apriva un vertice fra Russia, Cina e Iran per cercare una soluzione
politica alla quasi ventennale guerra in Afghanistan. È come se Trump
avesse affermato, per fatti conseguenti, il suo "no" a una pace
russo-cino-iraniana.
Trump può avere uno stile da cowboy, ma sul piano delle conseguenze esso corrisponde agli interessi e agli scopi del complesso militar-industriale e dell'establishment
guerrafondaio e imperialistico degli Usa, di cui molti sostengono che
Trump sia finito "prigioniero". Comunque sia, sembra proprio che in atto
la politica estera statunitense venga diretta più dai militari che dai
politici a essa preposti. Paradossalmente pare che la caduta del
reazionario Steve Bannon abbia facilitato questo risultato, poiché
Bannon era contrario a interventi militari all'estero, preferendo
concentrarsi sulle questioni interne.
A proposito dell'attuale bellicismo di Trump, sembra
davvero che esso abbia fatto tirare il classico sospiro di sollievo ai
suoi "democratici" alleati occidentali, che tante lacrime avevano
versato per la sconfitta di quell'altro impresentabile personaggio
rispondente al nome di Hillary Clinton. Oggi c'è stata una palese
metamorfosi nella considerazione occidentale per Trump: da populista,
xenofobo, razzista, maschilista, ignorante ecc. ecc. è diventato il
rispettato difensore del "mondo libero", dinanzi al quale i governi
occidentali - come da costume - si sono "appecoronati" acriticamente e
autolesionisticamente.
Altri e non secondari destinatari del messaggio di Trump
sono certamente i Nordcoreani, e qui il discorso si fa di estrema
delicatezza. Il neo-presidente Usa si sta comportando come se fosse
sicuro che la metaforica corda da lui tirata con vigore su vari fronti
non si spezzerà, e che quindi il colosso statunitense rimarrà impunito.
Si tratta di un presupposto pericoloso tutto da verificare, poiché nella
storia non mancano affatto i casi di ragionamenti del genere che poi
hanno dato luogo a guerre non volute, ma catastrofiche per vincitori e
vinti. Al riguardo la cosa più preoccupante non è certo la diffusa
passività dell'opinione pubblica internazionale di fronte alle gesta di
un palese incompetente che potrebbe far piangere lacrime di sangue al
mondo. Intendiamoci: non è che la vasta mobilitazione pacifista mondiale
concretizzatasi con la Prima guerra del Golfo sia servita a qualcosa; a
preoccupare davvero è la sostanziale acquiescenza planetaria da parte
di un gran numero di governi, a parte il solito terzetto di Cina, Russia
e Iran. Essendo il leader nordcoreano Kim Jong-un un degno contraltare
di Trump, è naturale che il governo cinese (e non solo esso) manifesti
preoccupazione per l'improvviso scoppio di un conflitto che appare
tutt'altro che improbabile.
Animati da un complesso alla dottor Stranamore,
gli ambienti militari Usa parlano di usare contro la Corea del Nord una
bomba ancor più potente della MOAB: si tratterebbe della GBU-57A/B Massive Ordnance Penetrator
(MOP). Se la MOAB ha il peso di 9,5 tonnellate e scoppia a 6 metri di
quota, distruggendo tutto nel raggio di 800 metri circa, la MOP pesa
13,6 tonnellate, è stata progettata per penetrare anche in bunker
sotterranei protetti da vari metri di cemento e riuscirebbe a sfondare
fino a 100 metri di terreno o 20 metri di cemento armato, per poi
esplodere. Gli esperti dicono che la MOP abbia il difetto di non
possedere un sensore che - una volta penetrati gli strati protettivi di
un bunker - individui lo spazio sottostante in cui deflagrare, dimodoché
potrebbe anche esplodere sotto il pavimento del bunker colpito, cioè al
di sotto dell'obiettivo. Questo comunque è un dettaglio.
Può pure darsi che la costosa spedizione navale
statunitense non dia luogo ad alcun attacco a basi nordcoreane, e che
qualcuno convinca Trump a presentare al Consiglio di Sicurezza dell'Onu
un inasprimento delle sanzioni alla Corea del Nord: in questo caso sarà
interessante l'atteggiamento che adotterebbe la Cina (che gode del
diritto di veto), poiché già un'astensione significherebbe un
distanziarsi di Pechino da Pyongyang. Tuttavia non è detto che
ammorbidirebbe Trump o Kim Jong-un. Resta però ignoto di quali strumenti
disponga in effetti la Cina per condizionare eventualmente la Corea del
Nord. Considerata la grande (e unica) protettrice di Pyongyang, non è
detto che tale ruolo escluda l'autonomia decisionale nordcoreana. A
complicare il tutto c'è il preoccupante dato geografico dell'essere la
Corea del Nord confinante con la Cina. Siamo sicuri che di fronte a un
attacco statunitense Pechino potrebbe restare inerte? Del resto alcuni
commentatori sostengono che anche la Cina sia destinataria del messaggio
implicito nell'uso della MOAB.
Certo è che Trump si sta mettendo a forte rischio di uno
scontro militare con la Russia in Siria e con la Cina in Corea. E sempre
che non faccia qualche corbelleria anche sul Baltico o in Ucraina.
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