Rispetto alle ultime elezioni amministrative genovesi, il dato che
salta immediatamente agli occhi e che nessun analista politico ha potuto
fare a meno di sottolineare è la massiccia astensione. Si tratta di una
tendenza in atto da tempo e che va messa in relazione con le continue
modifiche al sistema elettorale volte ad escludere fette sempre più
consistenti di popolazione, in modo da ridurre la scelta ai soli
rappresentanti della borghesia e del capitale. L'abbandono del
proporzionale a vantaggio di sistemi maggioritari sempre più escludenti,
la personalizzazione delle liste e l'elezione diretta dei sindaci, la
pretesa necessità di dover sempre scegliere tra il meno peggio in
occasione dei ballottaggi, la consapevolezza che nessun primo cittadino e
nessuna giunta tutelerà mai gli interessi dei lavoratori e delle fasce
sociali più deboli ma difenderà sempre gli interessi delle piccole
consorterie padronali locali, che decidono ed orientano i giochi in base
alle proprie esigenze, stanno determinando una crisi senza ritorno
dello stesso concetto di democrazia rappresentativa. Che democrazia
rappresentativa è, infatti, quella che non rappresenta larghi strati di
popolazione?
La destra di centrosinistra
A Genova
l'esperienza fallimentare del sindaco Doria è tangibile. Il sistema di
potere che ha tenuto in pugno l'ex primo cittadino durante tutto il suo
mandato ha ora l'esigenza di rimanere in sella nel segno della
continuità. Per questo ha scelto come candidato sindaco un Crivello, già
assessore della giunta uscente, che potrà garantire la realizzazione
dei progetti di privatizzazione Amiu – Iren, delle grandi opere come
Gronda e Terzo Valico, delle politiche securitarie in città e tanto
altro ancora di negativo per i lavoratori e le fasce più deboli della
popolazione. Per non perdere la partita (che vede comunque il candidato
del centrosinistra sotto di una decina di punti rispetto all'avversario
Bucci, del centrodestra), il PD cittadino ed i suoi cespugli chiamano i
genovesi al voto facendo leva sull'antifascismo, ricorrendo al solito
ricatto “o votate per noi o consegnate la città nelle mani della destra
fascioleghista.”
La destra di centrodestra
Dall'altra parte,
la peggiore destra che si sia mai vista in città pensa che sia venuto il
momento di conquistare finalmente, dopo la Regione Liguria, anche il
Comune di Genova. Questa è una destra arrogante, classista,
dichiaratamente razzista e xenofoba (basta leggere le recenti
esternazioni del presidente della Regione Liguria Toti riguardo agli
immigrati), che non fa mistero dei propri programmi reazionari. La
destra di Bucci si propone di proseguire con maggior efficacia l'opera
di smantellamento dei beni pubblici iniziata dalle precedenti giunte di
centrosinistra, di militarizzare il territorio in nome di un malinteso
senso di decoro urbano e di una emergenza sicurezza inesistente, di
sgomberare i centri sociali, di negare i diritti civili alle persone
omosessuali. La sottocultura a cui fa riferimento questa parte politica
si è ben manifestata durante il recente confronto pubblico tra i
candidati Crivello e Bucci, quando molti sostenitori di quest'ultimo
hanno inscenato una indegna gazzarra a suon di slogan truculenti e di
saluti romani.
Espressione degli stessi interessi di classe
Ma
questa non è altro che la riproduzione, sul piano locale, delle logiche
istituzionali a livello nazionale ed europeo. I numeri
dell'astensionismo crescono sempre di più in Italia (con l'eccezione di
alcuni referendum) ed in molti Paesi dell'UE, perché è ormai forte la
consapevolezza, nella popolazione, del primato del capitale finanziario
sulla politica. Qualsiasi governo, di qualsiasi colore esso sia, deve
sempre fare i conti con compatibilità ben definite che corrispondono,
non a caso, agli interessi delle classi dominanti. In Italia, in
particolare, l'attacco al mondo del lavoro è assolutamente bipartisan ed
anzi gli ultimi governi (Renzi e Gentiloni) gli hanno impresso una
decisa accelerazione, con il Jobs Act ed altri provvedimenti. Di pari
passo vanno le azioni poliziesche contro chiunque tenti di organizzarsi
al di fuori (ed a volte anche al di dentro) del sindacalismo
tradizionale e di ribellarsi. La risposta è ormai sempre la stessa,
buona per i centri sociali, la “movida” delle città, gli immigrati, gli
operai: repressione. Se la sottocultura della destra di centrodestra è
quella che ben conosciamo, la sottocultura della destra di
centrosinistra è quella di Minniti – Noske, con la sua legge anti-
immigrati ed i suoi freikorps di Stato che manganellano studenti ed
operai e cercano di impedire anche la libertà di espressione, come è
accaduto recentemente durante una manifestazione di Amnesty
International a Roma; quella di Madia – Goering, con i suoi ignobili
decreti nazisti contro i lavoratori colpevoli solo di ammalarsi
gravemente; quella della “buona scuola”, della riduzione dei fondi ai
portatori di handicap, del progressivo smantellamento della sanità
pubblica, dei progetti di abolizione del diritto di sciopero.
Nessuna alternativa
Al ballottaggio di domenica prossima i cittadini genovesi saranno
quindi chiamati a scegliere tra due destre. L'alternativa non esiste.
Quella che poteva essere rappresentata dalle liste di sinistra si è
suicidata politicamente nella frammentazione e nell'inconsistenza dei
programmi, quella del M5S è letteralmente scomparsa (nonostante un
incremento di voti rispetto alle amministrative precedenti), vittima
delle proprie ambiguità e della propria autoreferenzialità. Chi ha
votato queste liste ed il M5S dovrà scegliere forzosamente tra le due
destre od astenersi. Chi si è astenuto dovrà decidere se ribadire la sua
astensione o scegliere forzosamente tra le due destre. Tertium non
datur. Questa è democrazia?
Quindi che fare?
Di fronte al
ballottaggio ognuno è libero di decidere se votare od astenersi. Di chi
voterà Bucci non intendiamo nemmeno parlare. Chi voterà Crivello e lo
farà turandosi il naso, dovrà essere veramente consapevole che servirà a
ben poco se non a credere di poter mantenere aperto un canale di
dialogo con un'istituzione ostaggio delle consorterie economiche
cittadine e del sistema di potere del PD genovese e che potrà, forse,
ottenere qualcosa (od impedire arretramenti) sul fronte dei diritti
civili ma non certo su privatizzazioni, grandi opere e quant'altro. Chi
non voterà dovrà ragionare sul fatto che le massicce percentuali di
astensione non sono e non saranno dovute ad una crescita di coscienza
politica delle masse ma ad un sistema elettorale escludente ed alla
sfiducia generale nelle istituzioni. Perché la democrazia
rappresentativa è finita. In un modo o nell'altro non ci sarà comunque
da cantare vittoria e l'unica strada da intraprendere sarà quella
dell'opposizione politica e sociale, della costruzione di un movimento
di classe che unifichi le lotte operaie nei posti di lavoro e sul
territorio, che veda uniti italiani ed immigrati, lavoratori garantiti,
precari, disoccupati, per la difesa dei propri interessi. Solo così si
sconfiggono il razzismo, la xenofobia ed il capitale.
Genova, 23 giugno 2017
ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
Sez. Nino Malara Genova
„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
domenica 25 giugno 2017
La fine della democrazia rappresentativa
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