„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
mercoledì 23 settembre 2020
Sul Referendum del 20-21 Settembre
Immancabile, come sempre si apre lo scenario parlamentare e referendario.
Il referendum costituzionale del 20-21 settembre, nella stessa giornata si terranno anche elezioni amministrative e regionali, sta mettendo in luce per l’ennesima volta il reale stato della politica parlamentare in Italia.
Un referendum confermativo, senza quorum da raggiungere, che sarà probabilmente oscurato dai risultati delle regionali e delle amministrative.
Nella riforma approvata dal parlamento in ottobre 2019 sia il M5S che ne è stato il promotore, quanto quasi tutti i parlamentari degli altri partiti si sono detti favorevoli al taglio dei parlamentari sia per il Senato che per la Camera dei deputati, salvo poi dissociarsi e riposizionarsi al referendum su fronti contrapposti e nebulosi. E’ l’esempio della Lega di Salvini e del partito di Giorgia Meloni, che si sono espressi per tagliare il numero dei rappresentanti, ma ad oggi non si sono impegnati a sostenere il Si al referendum. Oppure del PD, partito che sempre più coincide con la propria classe dirigente, oltre a qualche vassallo qua e la per l’Italia, che si sta schierando a malincuore per il SI sacrificando ciò che rimane della sua base elettorale, propensa a difendere la Costituzione così com’è, per quel che vale.
Se il quadro politico è tanto desolante, la rappresentanza parlamentare oggi è rappresentanza diretta del potere economico e industriale, raramente come oggi nessun parlamentare rappresenta e persegue gli interessi reali delle classi subalterne: il centro della società d’altronde è l’impresa, cioè il mercato e il capitale, ed è in questo senso che viene ripensata la composizione parlamentare.
Riuscire a vedere (e vendere) come se fosse una questione di risparmio il taglio di un terzo del numero dei parlamentari, e una rivincita verso una classe politica corrotta e incapace, è operazione evidentemente meno che di facciata, simile all’abolizione delle provincie di alcuni anni fa. Riforma in cui ovviamente le provincie non vennero abolite, e oggi vengono amministrate da partiti e uomini della politica, senza elezioni, semplicemente per nomina diretta della classe politica ed economica.
La democrazia parlamentare è sempre più svuotata e, con i rapporti di forza tra le classi da tempo favorevoli al capitale, procede lo smantellamento con gli interessi di tutte le conquiste che le lavoratrici e i lavoratori avevano ottenuto con lotte durissime. Così nello scontro imperialistico per il controllo dei mercati le istituzioni democratiche borghesi sono di fatto esautorate, e contano sempre meno, e sono inevitabilmente adeguate ai tempi e ai modi dell’economia capitalistica. Considerando che le classi subalterne sono state sconfitte anche con l’ausilio delle ambiziosissime e fallimentari strategie del riformismo politico e sindacale che non hanno regolato e controllato il capitalismo, ma lo hanno rafforzato.
Non sarà quindi, come sempre, l’esito di questo referendum a modificare gli assetti di questo paese: entrambi gli schieramenti, tra demagogia e nostalgia costituzionale eludono, perché avversano o sottovalutano, la considerazione secondo la quale la democrazia è il prodotto del rapporto tra le classi sociali e non viceversa.
Serve invece fare la propria parte in questo mondo, giorno per giorno, contro la dittatura delle oligarchie finanziarie e industriali, contro il razzismo e la classe politica fascista che lo propaganda, contro il militarismo e la società patriarcale e sessista, per una battaglia ecologista ed anticapitalista, costruendo reti di opposizione sociale nelle piazze e non battagliando sui social.
Proprio perché siamo in una fase internazionale che svelerà presto le proprie risultanti dei rapporti di forza tra le classi e gli obiettivi del capitale, che sono quelli di riprendere il controllo della società, e sarà in quella mischia che dovremo batterci per la libertà e per la giustizia sociale, nel modificare i rapporti sociali imposti dallo Stato e dal capitalismo, a favore della nostra classe.
Alternativa Libertaria, settembre 2020
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