La storia dimenticata della comandante ucraina, militante comunista anarchica, processata dai bolscevichi e fucilata dai Bianchi in Crimea nel 1919.
L’attivista anarchica ucraina Maria Nikiforova
(1887–1919) è stata a volte paragonata a Giovanna D’Arco. (…..) Ma non
c’è nessun culto di Maria Nikiforova. Non ci sono scaffali di libri, in
nessuna lingua, dedicati alla sua vita. Sebbene lei abbia avuto un ruolo
molto importante nella Rivoluzione Russa del 1917 e nella seguente
Guerra Civile, è stata virtualmente espunta dalla storiografia sovietica
sul periodo. Un dizionario di biografie della Rivoluzione Russa
pubblicato nell’Unione Sovietica, con centinaia di nomi, non ne fa
alcuna menzione, nemmeno tra le sole due dozzine di donne inserite.
Compaiono eroine bolsceviche come Alexandra Kollontai, Larissa Reissner
ed Inessa Armand ma nessuna di queste donne ha mai avuto un comando
militare indipendente come fu per la Nikiforova.
Non c’è nessuna ricerca biografica universitaria su Maria Nikiforova, nessuna storiografia della sua vita che possa essere aggiornata e magari reinterpretata (….. )
Persino autori vicini all’anarchismo non ne fanno menzione.
Sebbene lei fosse molto vicina al famoso contadino anarchico Nestor Makhno, è raro trovarla menzionata nei libri sulla figura di Makhno. Eppure nel 1918 la Nikiforova era già famosa come una atamansha (comandante militare) anarchica in tutta l’Ucraina, quando Makhno era ancora un personaggio poco noto, attivo solo nelle retrovie della provincia. La Nikiforova non compare in alcuna opera di Peter Arshinov, di Volin e di Paul Avrich. Alexandre Skirda le dedica solo un capitolo nel suo libro di 400 pagine su Makhno.
Fanno eccezione lo stesso Makhno ed il suo ex-assistente Victor Belash. Nelle sue memorie (che coprono 22 mesi di rivoluzione e guerra civile) Makhno riporta testimonianze di diversi scontri drammatici in cui la Nikiforova ebbe un ruolo dirigente. Anche in Belash, la cui opera è stata salvata dagli archivi della polizia segreta sovietica, compaiono fonti primarie su di lei.
(…..)
Le opinioni politiche di Marusya sono ben note grazie ai suoi
numerosi comizi. Il carcere, i lavori forzati e le sue peregrinazioni in
vari paesi avevano rafforzato le convinzioni politiche della sua
gioventù. Era solita dire: “Gli anarchici non fanno promesse. Gli
anarchici vogliono solo che il popolo prenda coscienza della sua
situazione e conquisti la libertà con le sue mani.” Il suo credo,
espresso più volte, era questo: “Gli operai ed i contadini devono, il
più rapidamente possibile, prendersi tutto ciò che essi hanno costruito
nel corso dei secoli ed usarlo per i loro propri interessi.”Non c’è nessuna ricerca biografica universitaria su Maria Nikiforova, nessuna storiografia della sua vita che possa essere aggiornata e magari reinterpretata (….. )
Persino autori vicini all’anarchismo non ne fanno menzione.
Sebbene lei fosse molto vicina al famoso contadino anarchico Nestor Makhno, è raro trovarla menzionata nei libri sulla figura di Makhno. Eppure nel 1918 la Nikiforova era già famosa come una atamansha (comandante militare) anarchica in tutta l’Ucraina, quando Makhno era ancora un personaggio poco noto, attivo solo nelle retrovie della provincia. La Nikiforova non compare in alcuna opera di Peter Arshinov, di Volin e di Paul Avrich. Alexandre Skirda le dedica solo un capitolo nel suo libro di 400 pagine su Makhno.
Fanno eccezione lo stesso Makhno ed il suo ex-assistente Victor Belash. Nelle sue memorie (che coprono 22 mesi di rivoluzione e guerra civile) Makhno riporta testimonianze di diversi scontri drammatici in cui la Nikiforova ebbe un ruolo dirigente. Anche in Belash, la cui opera è stata salvata dagli archivi della polizia segreta sovietica, compaiono fonti primarie su di lei.
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Nel dicembre 1918, Marusya partecipò al primo Congresso di tutti i comunisti anarchici russi a Mosca. Quello che segue è il suo breve
intervento che è stato riportato nel verbale:
“Guardando al modo in cui gli anarchici vivono la loro vita, mi sento depressa per quante carenze vedo nel loro lavoro. Qual è la causa
di tutto questo? Una mancanza di talento? Ma che non può essere perché non si può dire che non ci sia talento tra gli anarchici. Ma perché poi le organizzazioni anarchiche sono al collasso? Perché, quando gli anarchici hanno seguito la loro coscienza, non hanno ottenuto i risultati che speravamo? Tutto questo non può continuare, gli anarchici devono capire dove sbagliano.
Nell’approcciarsi al loro lavoro, gli anarchici non devono limitarsi alle imprese grandiose. Qualsiasi tipo di lavoro è utile. Sacrificare se stessi è più facile che lavorare costantemente, fermamente, per il raggiungimento degli obiettivi definiti. Tale lavoro richiede una grande capacità di resistenza e un sacco di energia. Gli anarchici non hanno abbastanza capacità di resistenza e di energia e inoltre, devono essere pronti a sottoporsi – da compagni – alla disciplina e all’ordine.
Gli anarchici devono:
1. essere modelli di comportamento (gli anarchici attualmente non sono uniti);
2. distribuire ampiamente la loro stampa;
3. organizzarsi e stare in contatto l’uno con l’altro. Per far questo è necessario avere un registro di tutti gli anarchici, ma abbiamo bisogno di essere selettivi e favorire non tanto quelli che sanno di teoria quanto quelli che possono metterla in pratica.
Il processo della rivoluzione sociale è in corso e gli anarchici devono essere pronti per quel momento in cui dovranno usare tutte le loro forze e ciascuno portare avanti il suo proprio compito, senza sperare di ricevere qualcosa in cambio. Ma il nostro lavoro si deve basare sulla esemplarità, per esempio nella stessa Mosca dovremmo creare una intera rete di orti su basi comuniste. Questo sarebbe il miglior mezzo di agitazione tra la
gente, tra persone che, in sostanza, sono anarchici naturali.”
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