RIFLETTIAMO LOTTANDO, COMUNICATO PROMOTORI
REFERENDUM SOCIALI- TRIVELLE ZERO
by STOP DEVASTAZIONI
RIFLETTIAMO LOTTANDO
COMUNICATO
PROMOTORI REFERENDUM SOCIALI-
TRIVELLE ZERO
Il quesito “ Trivelle Zero “, proposto dal
net/work Stop Devastazioni e saccheggio ed approvato dopo un
percorso assembleare conclusosi a Termoli in gennaio,
rispondeva a due esigenze di base. Da una parte continuare,
dopo la vittoria popolare su Ombrina e lo stop fino alle 12
miglia, la battaglia contro la petrolizzazione limitando il
riflusso alla prevista sconfitta nel raggiungimento del quorum
del Referendum del 17 aprile delle Regioni viste le prevalenti
dinamiche partitiche più che ambientali che lo avevano mosso.
Dall’altro volevamo rilanciare una stagione di lotta insieme
ad altre forze sociali sui temi fondamentali riguardanti la “
costituzione materiale” del nostro vivere ( lavoro, scuola,
territorio, energia ). Quella costituzione materiale sotto
attacco da diversi anni e che il Governo Renzi sta portando a
termine con estrema determinazione attraverso il Jobs Act, la
Buona scuola, lo Sblocca Italia da un lato e con il
cambiamento della Costituzione formale dall’altro. Si voleva
agire verso una ricomposizione dal basso di livello nazionale
che potesse rilanciare una vera alleanza sociale dopo quelle
annunciate e promosse dall’alto da Fiom, Arci, Libera, etc.
A conclusione della raccolta firme
confermiamo che per i 4 quesiti riguardanti la scuola sono
state raggiunte le 510 mila firme, utili legalmente ma ancora
poche per dare per sicura l’approvazione da parte della
Cassazione. Per quello che riguarda il requisito “trivelle
zero”, dopo un difficile e non esaustivo controllo , possiamo
affermare che non si superano le 200 mila firme, numero molto
vicino a quello della petizione sull’acqua. (già consegnate
alla Presidente della Camera ). Quantità di firme senza della
quale nemmeno i quesiti della scuola avrebbero avuto una
chance. Lo diciamo a ragion veduta ed oltre lo stesso conto
matematico perché chi ha raccolto le firme per il nostro
quesito e quelle sull’acqua ha raccolto anche quelle della
scuola. Al contrario le organizzazioni della scuola, ad
esclusione dei Cobas, Uds, Gilda, etc. hanno raccolto solo
quelle proprie nonostante avessero aderito espressamente e
pubblicamente al lancio della campana unitaria.
Tra l’altro la responsabilità politica
della FLC nel fallimento della campagna pregiudica anche la
ricomposizione necessaria a superare il quorum richiesto se si
voterà nel 2017. Inoltre la campagna è partita in ritardo
anche perché molte sedi FLC locali hanno tardato a consegnare
i moduli degli altri referendum come pattuito, visto che, con
spirito unitario, avevamo inviato i moduli di tutti quesiti
presso le loro sedi . La scorrettezza è continuata anche alla
fine della conta quando i promotori dei referendum scuola,
senza chiedere nulla agli altri, ha emesso un proprio
comunicato di vittoria per il deposito in Cassazione delle
firme, senza quella ragionevolezza e correttezza unitaria che
invece, ingenuamente forse ma lealmente, hanno mantenuto molti
altri temendo che le critiche al volta faccia FLC finissero
per danneggiare la campagna stessa.
Comunque vogliamo sottolineare che, se si
fosse mantenuta la parola data e l’unitarietà della campagna,
tutti i quesiti avrebbero superato le firme necessarie e una
nuova stagione di lotta avrebbe avuto più strumenti e speranze
di oggi. Capiamo lo sconcerto di chi pensava che la CGIL
aiutasse la FLC-CGIL nella raccolta firme tanto da poter fare
a meno delle altre forze sociali e poi si è trovato con un
pugno di mosche in mano. Capiamo la delusione verso vari
responsabili FLC locali di fede centralista e renziana hanno
“disatteso” il referendum scuola, non pensavamo che le beghe
“partitiche” al loro interno fossero così profonde. E forse è
per questo che le firme da loro raccolte hanno solo superato
la metà.
Inoltre l’idea che la raccolta fosse a
portata di mano ha spinto i docenti voler iniziare la raccolta
dal 9 aprile con l’argomentazione per la quale una volta
chiusa la scuola all’inizio di giugno non si potevano più
raccogliere le firme. Acuendo così l’ingiustificata acredine
con le quali le organizzazioni ambientaliste nazionali (e non
solo) hanno accolto la campagna dei referendum sociali
ritenendola pregiudizievole per quella del 17 aprile.
Cosicché, nonostante avessimo concordato con il comitato
nazionale del Referendum sulla durata delle concessioni di
poter iniziare il 9 aprile, nonostante avessimo organizzato e
partecipato a molte iniziative in tutta Italia per favorire il
voto per il 17, dopo il non raggiungimento del quorum le
organizzazioni ambientaliste non hanno aderito e/o non si sono
impegnate per la raccolta firme continuando ad affidarsi ad
una politica appiattita su quella delle Regioni. Comunque sul
risultato della nostra raccolta per “trivelle zero” ha
influito non poco la delusione post referendaria del 17
soprattutto sulle realtà organizzate, anche di movimento, che
ben poco han fatto per continuare la lotta sul tema o che si
sono attardate sul solo impegno elettoralistico. Così come non
ha aderito ed ha raccolto ben poco la FIOM che, prima ha
partecipato agli incontri dove si prepara la campagna sui
referendum sociali e poi è sfilata silenziosamente forse
perché appagata della decisione della CGIL di raccogliere le
firme sul lavoro. CGIL che spesso ha impedito che si
raccogliessero le firme nelle stesse piazze. Solo in alcuni
territori queste meccaniche non hanno pesato e, nella
diversità di modi e contenuti si sono raccolte nelle stesse
piazze firme sul lavoro, sulla scuola, sull’acqua, sulle
trivelle ed inceneritori. Troppo poco però per invertire la
rotta disunitaria e partitista.
Un capitolo a parte meriterebbe il
comportamento solipsistico di pezzi di movimento o di gruppi
territoriali che, soprattutto per quel che riguarda gli
inceneritori, non han raccolto le firme non per la bontà o
meno del quesito o per motivazioni generali in merito ai
percorsi referendari ma solo per contrasti pregressi con le
realtà organizzative che lo aveva proposto. Questa piaga però
è una nota caratteristica del nostro Paese ancora lunga a
curarsi.
Comunque , al di la tutti questi fattori,
dobbiamo ammettere di non essere riusciti a raccogliere più di
500 mila firme sul quesito Trivelle Zero e, insieme agli altri
promotori, di non essere riusciti così a contribuire alla
riapertura di una stagione di lotte sociali e dal basso. La
campagna dei Referendum Sociali deve prendere atto di aver
fatto errori di valutazione ( data inizio campagna,
contemporaneità con le elezioni comunali in alcune grandi
città, etc. ), di ingenuità ( come credere che appunto pezzi
sindacali o di movimento importanti mantenessero la parola
data o valutassero positivamente una stagione referendaria).
Come ci son stati anche grossolani errori di organizzazione
(poco coordinamento, sopravalutazione forze, scarsissima
comunicazione a livello centrale, etc. ) Errori per i quali
non hanno responsabilità altri se non noi. Dobbiamo riflettere
per capire ed insieme pensare al domani. Allo stesso tempo
valutiamo positivamente l’impegno di vari comitati
territoriali , centri sociali, del popolo dell’acqua, delle
forze sindacali cosiddette “ minoritarie” tra cui i Cobas, ma
anche di alcune realtà territoriali studentesche o delle
stesse CGIL e FLC, che hanno lavorato unitariamente e in modo
trasparente per gli obbiettivi comuni. Nuove leve, nuove
consapevolezze e capacità, nuove connessioni si sono
sedimentate insieme alla conferma di esperienze già esistenti
. Con tutte queste approfondiremo ragionamenti, elaboreremo
proposte e pratiche di cambiamento necessarie a costruire un
alternativa sociale e politica al sistema della barbarie
sociale e della devastazione e saccheggio dei nostri territori
e diritti.
Da settembre vi saranno molti appuntamenti
di movimento per il rilancio dell’iniziativa sociale a partire
dalla assemblea contro la privatizzazione dei servizi pubblici
del 11 a Roma o l’assemblea generale alla Sapienza. E se in
merito alla campagna Ombrina, ad avvenuto smantellamento in
mare, abbiamo detto” Festeggiamo lottando “ , in merito alla
esperienza vissuta con la campagna Referendum Sociali
affermiamo “ Riflettiamo lottando”. Buona vita, buona lotta!
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