«Non ti lavare. Accorro, e tra otto giorni sono lì”
(Napoleone Bonaparte a Giuseppina)
Pur passando gli anni e appianandosi, in parte, alcune idiosincrasie
ogni tanto provo a pensare cosa, da giovane, mi desse particolarmente
fastidio nel Partito Comunista Italiano. A pelle, dico. E quindi
bypassando l’enorme importanza (pur con tutti i suoi limiti politici)
del partito di massa ecc..ecc…
Queste ultime sono caratteristiche che ho razionalizzato dopo, ma nel
periodo storico che intercorre fra la metà degli anni ‘70 e tutti gli
‘80, cosa, di quel partito, a me ragazzo inquieto della generazione più
incasinata della storia della Repubblica, indispettiva e indisponeva?
In realtà, all’epoca lo sapevo benissimo, ma non ne ero conscio, oggi, posso invece esplicitarlo, e, forse, anche comprenderlo.
Il moralismo sessuofobico piccolo borghese. Ecco cosa
mi faceva davvero incazzare. A forza di voler apparire migliori e
indiscutibili, a forza di pensare alle “cose serie”, alla “politica”
(che oggi, a dire il vero, ad averne) , il piano del sesso come
esperienza e (perché no) come divertimento, ricerca del piacere, non era
proprio nelle corde di quel partito.
Sia chiaro, nelle corde ufficiali, perché è ovvio che nei comportamenti
reali e privati la musica cambiava, ma quello che non cambiava era la
voglia di rispettabilità che, per voler essere diversa, finiva per
essere perfino più oppressiva di quella ultra bigotta dei peggiori
democristiani.
In un bel libro appena uscito (Edoardo Lombardi Vallauri,
“Ancora bigotti. Gli italiani e la morale sessuale, Einaudi, 2020)
l’autore fa il punto sulla situazione attuale, e, come si evince fin dal
titolo, non siamo messi molto bene. Anche se sembrerebbe il contrario.
Questo testo rimette al centro la vita sessuale come una delle più
importanti esperienze dell’essere umano, ripercorre la storia dei
condizionamenti e anche delle liberazioni.
Gli appunti più rilavanti sono quelli del disdegno che le religioni, in
particolare, quella cattolica, hanno, nei secoli, gettato sul sesso.
Ovviamente, la maggiore ricaduta è stata per l’attività sessuale femminile, da sempre incastrata negli obblighi della maternità.
Ma quello che, a parer mio, rende questo libro molto importante, è dato
dal fatto che il bigottismo attuale coinvolge tutti noi, sia atei o
religiosi, libertari o no e ciò segna il discrimine fra la presunta
rivoluzione sessuale avvenuta negli ultimi decenni e la realtà dei
fatti.
Dove il sesso può esser usato ancora (e forse più di prima) per
distruggere la reputazione di una persona. Assai di più del fatto che
questa reputazione possa essere intaccata da comportamenti penalmente
perseguibili, da reati contro il patrimonio, o dall’avere atteggiamenti
incivili.
La faccenda (di cui l’autore non era a conoscenza, ovviamente, essendo
accaduta dopo l’uscita del suo lavoro) della maestra d’asilo, licenziata
perché il suo uomo avrebbe diffuso un video personale che lei gli aveva
inviato e che poi, dopo vari percorsi, è finito sulla chat dei genitori
è allucinante ma significativa. Non sappiamo come andrà a finire (si
spera con grandi risarcimenti per la maestra) ma intanto sappiamo cosa è
successo: una persona viene licenziata dopo essere stata
messa alla berlina per aver fatto sesso e perché terzi hanno diffuso un
suo video personale. A rigor di logica, l’unica persona danneggiata è
stata lei, gli altri sono tutti responsabili e colpevoli. Ma ai media è
piaciuto parlare di “video hard” dimostrando che al sesso deve essere
sempre accostato un linguaggio che lo riduca e lo sminuisca, oltre a non
essere in grado di uscire fuori da un mondo di stereotipi.
E proprio sul linguaggio “volgare” che da secoli accompagna il sesso, si
appunta l’autore, per evidenziare (probabilmente collegato alla paura
della libertà e dell’esperienza fisica) come ciò abbia spinto una delle
più (se non la più) significative
attività umane in un contesto di separatezza, vergogna, oscurità.
Tuttavia, come dicevo sopra, ciò potrebbe apparire obsoleto e superato
dalle apparenti libertà totali che il mercato pare consentire a tutti.
In realtà, proprio il contesto attuale, quello del riconoscimento delle
differenze (LGTB e via aggiungendo) rischia di consegnarci un nuovo (ma
non tanto) bigottismo. Ovvero, l’omosessualità, o la diversità sessuale,
(un tempo regno, proprio per la sua ghettizzazione, di maggiori libertà
esibite o no) diviene accettabile per tutti a patto che…
……..riproduca il modello monogamo del mondo eterosessuale.
Questo modello, la monogamia, è uno dei bersagli di Vallauri. Quando e
perché nasce questo totem e perché una coppia aperta perderebbe qualcosa
rispetto ad una che non lo è, e non invece guadagnerebbe in conoscenza e
in esperienza, senza essere tradimento?.
Le statistiche che riporta sono significative: oltre il 70% dei
componenti della coppia tradizionale “monogama” ha “tradito” il proprio
partner. Ma c’è tradimento laddove c’è segretezza, non può esserci dove
una diversa relazione sessuale con un altro essere umano faccia parte
della coppia stessa.
Il tradimento, casomai, in un rapporto, sta nell’indifferenza che negli
anni prende il posto della comunicazione, del perdersi in attività
compulsive (chat, social, smartphone) invece di parlarsi. Ma non può
essere tradimento avere un rapporto sessuale con un altra persona, in
quanto ciò non porta ad alcun danno reale nei confronti di nessuno.
Queste sono considerazioni che negli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso
avevano preso campo e si erano diffuse, ma sono state poi risucchiate in
una nuova moralità bigotta, questa volta senza religione e anche
politicamente corretta, ma, ormai quasi asessuata.
Dopo alcuni capitoli che appaiono o possono apparire ancora più
beneficamente irritanti, le pagine finali ci consegnano un mondo fatto
di centri commerciali di ragazzi e ragazze con gli occhi sui cellulari
che non si sfiorano né con lo sguardo né tanto meno con la pelle,
rinunciando ad una esperienza di conoscenza e di piacere per aderire ad
un mondo di consumi compulsivi, dove il sesso liberato potrebbe apparire
davvero pericoloso per lo stesso capitale.
“Non scopare, compra!” parrebbe essere quindi la postilla finale di un mondo in cui il bigottismo da religioso è diventato “corretto” e soprattutto coerente con il capitalismo delle 24H, in cui l’esperienza sessuale liberata potrebbe essere rimasta l’ultima frontiera di resistenza.
Postilla:
“no ti prego no non ti asciugare se nella notte hai ancora un brivido animale”
(Gianna Nannini, “Profumo”)
Sulla questione delle orge ungheresi, l’unica lezione che ne possiamo
trarre è che nella sfera dei comportamenti sessuali, non c’è, per
fortuna, discorso razionale che possa reggere con la parte più profonda e
animale della nostra corteccia cerebrale.
Per cui sarebbe meglio astenersi (e la parola è inadeguata!) dall’assumere posizioni che non hanno alcuna ricaduta nella realtà.
Le pulsioni passano avanti a tutto l’incoerenza è tale solo perché ci vogliamo raccontare un essere umano che non esiste.
E come diceva Oscar Wilde “L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi.”h
Stranamente, alcune di queste pulsioni non creano scandalo se si tratta
di bombardare a tappeto una città abitata o per ammazzare il nemico di
turno, ma lo creano se si entra nella sfera sessuale, la quale
(ovviamente fra adulti consenzienti) non risulta abbia mai fatto male a
nessuno. (e, forse, è proprio questo il motivo dello scandalo).
Tuttavia, sarebbe molto meglio che, sui gusti e preferenze sessuali si
evitasse di prendere anche posizioni pubbliche e di politicizzare una
sfera che è politica solo perché l’ipocrisia anti-libertina è stata per
secoli funzionale a riservare tali libertà alle classi elevate.
Questo corto circuito ha fatto sì che si siano dovute assumere posizioni
dirompenti, i cui protagonisti hanno spesso pagato a caro prezzo.
Ad esempio, parlando della civilissima Inghilterra, come dimenticare la
condanna ai lavori forzati ad Oscar Wilde o la castrazione e chimica
applicata Turing uno dei maggiori geni matematici del XX secolo (come
ricompensa per aver decrittato il codice “Enigma” e aver aiutato la GB
ha vincere la guerra).
Detto tutto questo, purtroppo, noto che il moralismo è ormai bipartisan e
anche nel 50ennale della legge sul divorzio capita di leggere che si il
PCI si impegnò a fondo nella battaglia referendaria del 74 (cosa che è
evidente, altrimenti chi votò per il NO all’abrogazione se non elettori
del PCI e della DC….?) ma perché era fatto da gente seria che non
pensava al “libero amore”.
Eccolo là “il libero amore”, roba da hippy e freakkettoni, da fuori di testa.
Omosessuali sì, dunque, ma casti come tutto il resto.
Sposati. Monogami. Fedeli. L’importante è tamponare, neutralizzare la
falla dell’eros, siamo gente perbene, che passa la vita a lavorare
duramente, per il partito, per l’ideale, per la lotta, ma l’eros no, è
pericoloso..…
E così anche sugli ungheresi le battute si sprecano, ma manca quella fondamentale.
Ovvero che il problema non sono le orge (ad averne) ma che, come sempre,
si vorrebbe che esse fossero legittimate solo per chi può.
Due morali, dunque, ai dominanti quella liberata ai sottomessi, quella penalizzante.
E la cosa triste è che questi ultimi ci credono anche e si divertono a
sfottere chi fa le orge…..ma, neppure tanto sotto sotto, il brivido
dell’invidia cova e il moralismo accattone diventa funzionale.
“Il liberale non si fa nessuno scrupolo di tirar fuori contro il tiranno
gli argomenti del bigotto” (Karl Kraus, “Detti e contradetti”)
Andrea Bellucci
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