Il ministro del lavoro, Poletti, non brilla né per la precisione nel far di conto, né per la logica stringente delle sue argomentazioni. Questo in generale, figurarsi quando si trova a dover giustificare dati che smentiscono clamorosamente mesi e mesi di propaganda tanto martellante, quanto infondata.
Tutti gli esponenti dell’apparato di potere tosco-renziano, hanno per mesi vantato il presunto clamoroso successo del jobs act nel 2015; addirittura il PD né ha fatto oggetto di uno dei manifesti che hanno infestato il panorama italiano per celebrare i fasti del governo dei tweet: quasi 800.000 posti di lavoro “stabili” nel 2015. In realtà i dati definitivi dell’ISTAT parlano di meno di 200.000 nuovi posti, perché i restanti sono trasformazioni di lavori a tempo determinato in posti “a tutele crescenti”, favorite dai generosi incentivi fiscali concessi dal governo ad inizio anno; incentivi che rendono il secondo tipo di assunzioni più vantaggiose delle prime, tanto poi i padroni possono licenziare senza motivo i neoassunti quando loro meglio aggrada. Tant’è vero che le assunzioni sono spropositatamente aumentate a dicembre, alla vigilia della drastica riduzione annunziata per l’inizio del 2016 dei generosi sgravi fiscali: 379.243 nuove assunzioni a dicembre contro le circa 125.000 di novembre, oltre il 20% di quelle effettuate nell’arco del 2015 (Il Sole 24 Ore, a. 152, n° 76, p. 10).
Gennaio 2016 ha squarciato il velo di menzogne che la nostra indecente classe di governo ci propina giornalmente. Nel primo mese dell’anno i nuovi posti di lavoro a tutele crescenti sono stati 112.411, ovverosia 54.008 in meno rispetto allo stesso mese del 2015 quando ancora il job’s act non c’era e addirittura 31.766 in meno rispetto al 2014, quando Renzi faceva danni solo a Firenze. Anche sul fronte del lavoro precario le cose non vanno meglio: 37.719 nuove assunzioni, cioè 52.332 in meno rispetto al 2015 e 41.626 in meno rispetto al 2014. Complessivamente il gennaio 2016 ha generato 106.340 posti meno del corrispondente mese del 2015 e 73.392 in meno rispetto al 2014. i posti di lavoro non si creano per legge, ma solo con gli investimenti.
Saverio Craparo
Osservatorio politico n. 15 18 marzo 2016
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