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martedì 14 ottobre 2014

Il PD non è un movimento anarchico

Ci mancherebbe altro! ce ne vergogneremmo profondamente! Cosa sia ora il PD è per noi abbastanza chiaro: un partito di centro di natura e principi oligarchici che si dedica alla gestione degli affari dell’oligarchia che rappresenta. Gestore e garante degli affari, e spesso del malaffare, di un paese dove almeno un terzo della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e dove un ristretto gruppo di famiglie possiede la maggior parte delle ricchezze, uno dei paesi dove la distribuzione della ricchezza è tra le più ineguali del mondo, dove la stampa e i media sono asserviti al potere, dove le classi sfruttate di proletari e sottoproletari sono emarginate dalla vita politica. Né più nobili sono le sue origini se si guarda alle componenti storiche che hanno concorso alla sua formazione: Partito Comunista Italiano e Democrazia Cristiana. Partito Comunista Italiano Nato nel 1921 da una scissione del Partito Socialista Italiano. sotto la direzione di Amedeo Bordiga esso prese le distanze dalla “Politica del Fronte Unico antifascista”, sconfessando quei suoi militanti che aderirono al Fronte Unico antifascista affermando: “…ma che cosa volete fare Con della gente dalla mente tanto confusa Gente che non ha letto probabilmente Nemmeno il terzo libro del Capitale” (dall’inno degli Arditi del popolo: Siam del popolo gli arditi) Divenuto ben presto terzinterniazionalista venne diretto da uomini di fiducia del Comintern di stretta obbedienza moscovita, scaricò ben presto il suo leader Gramsci e la direzione passò a Togliatti che provvide ad epurarne scientificamente le fila, eliminando nei gulag della Siberia i dissidenti. Si distinse agli ordini di Gallo (pseudonimo di Luigi Longo) per l’assassinio sistematico dei combattenti rivoluzionari – soprattutto degli anarchici come Camillo Berneri – durante la Guerra civile spagnola. Continuò il sistematico omicidio delle avanguardie politiche non in linea col Partito durante la lotta antifascista e si onora di avere fra i suoi epuratori a Napoli l’ex fascista Napolitano Giorgio, in servizio presso la federazione di Napoli. Al PCI si deve l’amnistia a favore dei fascisti repubblichini e tra l’altro il rilascio di una patente di partigiano a Licio Gelli da parte della Federazione di Pistoia come ringraziamento per la partecipazione all’assassinio del partigiano anarchico Silvano Fedi. Il PCI partecipò alla nascita della Repubblica promuovendo, in accordo con la DC l’art.7 della Costituzione che garantisce ancora oggi i privilegi della Chiesa cattolica. Espulso ben presto dal governo del paese, garantì comunque la stabilità del sistema e una opposizione sempre prona alle scelte del capitale, istituzionalizzando il dissenso, normalizzando il sindacato (CGIL) e promuovendone l’espulsione della corrente di sinistra, obiettivo realizzato nel 1952. La sua egemonia sulla sinistra italiana venne rimessa in discussione nel 1968 dalle lotte della classe operaia e degli studenti, ma la normalizzazione arrivò presto con la “strategia del compromesso storico”, formulata dopo il settembre 1973 da Enrico Berlinguer, un terzinternazionalista pentito, già al servizio dell’URSS, ma attento ai nuovi equilibri di potere in Europa. Seguirono una serie di proposte come la strategia dell’EUR in campo sindacale che portò all’introduzione della concertazione, costruendo di fatto un sistema consociativo. Dopo il progressivo inaridimento della “spinta propulsiva” del partito e il crollo dei regimi dell’Est Europa, nel 1991 il PCI si sciolse. Le mutate condizioni sociali del paese indussero i suoi quadri dirigenti nel 1994 a dar vita all’aggregazione elettorale dell’Ulivo, nel quale confluirono anche i resti della disciolta democrazia Cristiana. Da allora si realizzarono le cosiddette “convergenze parallele” e le oligarchie dei due partiti marciarono insieme, passando per diverse trasformazioni, fino a dar vita all’attuale Partito Democratico. La Democrazia Cristiana Nata nel 1917 con il nome di Partito Popolare, si distinse nella lotta contro la classe operaia e contadina durante il “Biennio Rosso”, venendo sonoramente sconfitta. Dopo la marcia su Roma una parte consistente di essa, guidata da Federzoni, confluì nel fascismo. Quando le sorti della seconda Guerra Mondiale volsero a favore degli alleati la Chiesa cattolica decise di rivitalizzare il Partito che entrò a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale e venne da questi rilegittimato come forza democratica. Nata la Repubblica, con il sostegno USA, il suo leader Alcide De Gasperi estromise le sinistre dal governo, inaugurando un lungo quarantennio di governo durante il quale il Partito fu forza egemone, prima alleato dei partiti di centro destra e, dagli anni 70, del Partito Socialista. Come il suo epigono PCI il partito si sciolse in fasi successive a partire dal 1993 e una parte consistente di esso entrò a far parte della coalizione dell’Ulivo. Per tramite della Margherita da quella nidiata viene Renzi, reduce dai corsi di formazione politica fatti insieme ad Alfano. Da allora ex democristiani e ex PCI hanno avuto una storia comune. Il PD ora: partito oligarchico di centro Dopo una serie di modificazioni, quella che Luigi Bersani definisce come “la Ditta”, è diventata un'agenzia, ovvero un’azienda, che colloca sul mercato gli oligarchi del paese nei settori più diversi dalla politica all’economia, dalla gestione delle istituzioni agli apparati di polizia. E’ per questi motivi che il PD non è e non sarà mai un movimento anarchico Tra gli anarchici, soprattutto se comunisti anarchici, vige la responsabilità collettiva che impegna chi vi aderisce a rispettare le decisioni prese in comune, mentre ogni mandato è revocabile e sottoposto a costante verifica. Il PD, per la sua natura composita di formazione politica centrista e a causa della sua dichiarata vocazione maggioritaria, oggi esprime un aggregato di interessi che i comunisti anarchici combattono strenuamente. La Redazione di Crescita Politica

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