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martedì 10 marzo 2015

TRIESTE: Ricordare Pedro vuol dire lottare ancora. Assemblea e presidio

TRATTO DA INFO-ACTION.NET Trieste Ricordare Pedro vuol dire lottare ancora Trent'anni fa, precisamente il 9 marzo 1985, Pietro Maria Walter Greco, conosciuto da tutti come Pedro, venne ammazzato sotto casa da un agente dei servizi segreti e tre agenti della DIGOS di Trieste, che gli sparano più di dodici colpi d'arma da fuoco, prima nell'atrio del palazzo e poi in strada, alle spalle, quando stava già agonizzando sul marciapiede. Pedro era un militante comunista, originario della Calabria ma trasferitosi a Padova per studiare. Fu molto attivo nelle lotte di quella città per le occupazioni abitative, l'autoriduzione delle bollette, le occupazioni di spazi sociali, come anche nelle mobilitazioni dei lavoratori della scuola e nella militanza antifascista. Fu implicato nel processo del 7 aprile 1979 e si spostò, latitante, a Trieste. La sua fu una vera e propria esecuzione, compiuta nell'atrio del palazzo dove abitava, in modo da non lasciare testimoni scomodi. Ma Pedro ebbe la forza di uscire dal portone e di morire sotto gli occhi dei passanti e dei negozianti del quartiere. Abbiamo voluto ricordarlo, come “compagne e i compagni del movimento”, a trent'anni dal suo assassinio, sia per non disperdere la memoria storica di quegli anni e degli innumerevoli omicidi di Stato che allora come oggi lasciavano ben poche tracce nelle pagine dei giornali, sia soprattutto per affermare con forza che quelle lotte, in cui Pedro assieme a migliaia di altre compagne e compagni era coinvolto, non sono un ricordo del passato ma una necessità del presente. Sabato 28 febbraio si è svolto un dibattito nella sede del gruppo anarchico Germinal, che ha visto la partecipazione sia di militanti attivi in quegli anni, sia di coloro che sono venuti dopo ed hanno potuto capire un po' di più del clima che si viveva in quegli anni dentro e fuori dal movimento, delle lotte e della repressione che lo Stato metteva in campo con tutta la violenza di cui era capace. Sabato 7 marzo si è svolta una manifestazione di fronte alla casa dove, il 9 marzo 1985, è stato ammazzato Pedro. Circa settanta persone, nonostante il freddo e la forte bora, hanno voluto ricordarlo, intervenendo al microfono, appendendo striscioni contro il terrorismo di Stato e fissando dei garofani rossi al portone del palazzo. Qualche passante si è fermato, qualcuno ha ricordato quando, in quei giorni di marzo di trent'anni fa, la strada era piena di polizia, qualcun altro ne è venuto a conoscenza solo in quel momento. Una bella mostra, con foto, volantini, ritagli di giornale e altro materiale dell'epoca e degli anni successivi, presente nei giorni precedenti nella sede del Germinal, è stata esposta sui muri della casa. Quei volantini e quei ritagli raccontavano la storia di un'inchiesta processuale nata per assolvere chi aveva sparato e con loro l'intero sistema. Ma raccontavano anche di come molte compagne e compagni hanno continuato a fare controinformazione contro le verità ufficiali, sia immediatamente dopo la tragedia, sia negli anni successivi, quando l'eco della vicenda si era ormai quasi spenta. La polizia si è presentata in forze, in particolare per quanto riguarda la Digos, accorsa anche da Udine e non solo per non perdersi lo “spettacolo”. Crediamo che queste iniziative, pur nella loro dimensione, siano importanti per non perdere un filo della memoria che va invece tenuto saldo, sia rispetto al passato che rispetto al presente, perché la nostra memoria è anch'essa uno strumento non secondario di lotta contro il potere statale e poliziesco. red_ts

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