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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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sabato 31 dicembre 2016

Turchia: condannato a pena detentiva l'editore responsabile del giornale anarchico Meydan

L'inchiesta era partita dall'ufficio del procuratore in capo di Istanbul in relazione al contenuto degli articoli  "Lo Stato non fa che diffondere ed usare la paura", "Proibito fino a nuovo ordine" e "Ricreando la vita" all'interno del n°30 del nostro giornale pubblicato nel dicembre 2015 col titolo "Proibire tutto". Alla sentenza si è giunti dopo quasi un anno di indagini e di udienze.

Con giudizio sommario, ieri il tribunale ha condannato l'editore responsabile del nostro giornale Hüseyin Civan a 1 anno e 3 mesi di prigione con l'accusa di "procurata propaganda dei metodi di un'organizzazione terroristica fondati sulla coercizione, sulla violenza e su minacce tramite la legittimazione o l'apologia o l'istigazione all'uso di tali metodi".

Come mettevamo in rilievo negli articoli messi sotto accusa "Lo Stato non riuscirà mai a mettere in gabbia la passione per la libertà ed il convincimento della libertà nelle persone".
Come giornale anarchico sappiamo che la vita libera in cui crediamo si può conquistare solo tramite la lotta, ecco perchè non smetteremo mai di scrivere ciò in cui crediamo e di farne diffusione. Continueremo a resistere, ad agire ed a scrivere contro l'oppressione, contro la repressione, la carcerazione e gli arresti.
(traduzione a cura di AL/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

Milano, modello Sala: disperazione sociale, cementificazione selvaggia, crescita letale dell’inquinamento.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala (detto Beppe), naviga in cattive acque giudiziarie per qualche incidente di percorso durante la sua gestione di Expo.
Nei suoi primi sei mesi, la giunta che Sala capeggia è riuscita a rendere la vita difficile (a volte impossibile) agli inquilini delle case popolari.
Ha superato le precedenti giunte (che non scherzavano).
Contro questa situazione, è scesa in campo perfino un'area assai moderata (vedi il volantino allegato), come le organizzazioni sindacali degli inquilini, che probabilmente avevano sostenuto la candidatura di Sala a sindaco. Si vede che la porcheria è diventata indigesta anche per chi è abituato a ingoiare (e a FAR INGOIARE) di tutto.
Il sindaco di Expo ha dato un’accelerata alla speculazione immobiliare, ultima spiaggia dell’imprenditoria ambrosiana che ormai è rappresentata dallo stretto connubio tra immobiliaristi e finanzieri (banche).
Entrambi vivono nel terrore che la bolla immobiliare scoppi, svalutando precipitosamente i loro patrimoni. Ma, come una droga, la speculazione vuole nuova speculazione.
La manovra è sotto gli occhi di tutti: provocare il degrado di un quartiere, favorire la svendita degli immobili a vantaggio delle grandi immobiliari, «bonificare» il quartiere, costruire nuovi immobili per i ricchi. Un esempio lampante è quanto è avvenuto nel quartiere Isola. E oggi potrebbe avvenire in via Padova.
Ma fino a quando potrà durare questo gioco perverso e pericoloso?
Per ora, questo è l’esito dell’assalto speculativo alle case dei poveri:
14mila sfratti in esecuzione
23mila famiglie in lista di attesa
80mila case private vuote.
Come si vede, la situazione abitativa potrebbe diventare esplosiva da un momento all’altro.
Si capisce allora perché Sala abbia approfittato dell’omicidio di piazzale Loreto (12 novembre) per invocare l’esercito in città. Che è subito arrivato.
Milano, con il Beppe Sala, si è proposta come modello per l’Italia.
Un bel modello, il risultato è disperazione sociale, cementificazione selvaggia, crescita letale dell’inquinamento.
Dino Erba

venerdì 30 dicembre 2016

A SESTO SAN GIOVANNI QUANDO FERMERANNO JP MORGAN?

NEWSCOMIDAD
Ecco le news settimanali del Comidad: chi volesse consultare le news precedenti, può reperirle sul sito http://www.comidad.org/ sotto la voce "Commentario".

A SESTO SAN GIOVANNI QUANDO FERMERANNO JP MORGAN?
Le cose starebbero così: Sesto San Giovanni è come Dodge City e il giovane vicesceriffo, da poco nominato, alla prova del fuoco ha fatto fuori il pericoloso ricercato casualmente fermato. Vabbè.
Il neo-ministro agli Attentati Islamici, Domenico Minniti detto Marco, inizia quindi con un gran colpo di “fortuna” il suo mandato, come del resto molti osservatori avevano facilmente previsto, vista la sua “esperienza di servizi segreti”. Col solito compiaciuto provincialismo 
ci fanno sapere  che l’uccisione del tunisino, presunto attentatore di Berlino, avrebbe procurato all’Italia molti apprezzamenti dalla Germania, con una pioggia di tweet di plauso. (1)
Si aspettano invece con trepidazione i tweet del governo tedesco, della BCE e della Commissione Europea sull’operazione di salvataggio pubblico di Monte dei Paschi di Siena, peraltro “inspiegabilmente” contorta. Si aspetta anche la fine dell’operazione per capire chi lucrerà dal passaggio delle obbligazioni in azioni e poi delle stesse azioni in obbligazioni.
Sul quotidiano confindustriale “Il Sole-24 ore” il commentatore, dopo aver illustrato i termini dell’operazione MPS ed aver constatato il prevedibilissimo squagliamento dei tanto decantati “investitori privati”, si chiedeva con finta ingenuità come mai si sia atteso tanto per compiere un salvataggio pubblico che poteva essere attuato alle medesime condizioni sin dall’estate scorsa. (2)
Molti lettori del quotidiano confindustriale già conoscono la risposta a questa domanda retorica, poiché ancora nel settembre scorso il governo affidava l’intera operazione di salvataggio di MPS alla illuminata consulenza di JP Morgan, la quale con le sue mani sagaci avrebbe dovuto gestire anche il presunto salvataggio da parte di mitici privati. Gran parte della stampa governativa arrivava addirittura a toni celebrativi nel descrivere il rapporto privilegiato instauratosi tra il governo Renzi e la multinazionale bancaria americana. (3)
Si tratterebbe a questo punto di chiarire non solo quanto il governo abbia direttamente elargito a JP Morgan per la sua “consulenza”, ma anche quali e quante operazioni di “insider trading” la stessa JP Morgan abbia potuto compiere sul titolo MPS da quella posizione privilegiata. Alla fine il governo si era comunque deciso a varare un decreto per salvare MPS da cui sembravano uscire immuni i risparmiatori. Su questa questione il PD si gioca la sopravvivenza politica e forse anche fisica, perché finché l’attacco si è concentrato sul welfare e sui diritti del lavoro non si era ancora infranto il nocciolo dell’equilibrio sociale. In Italia un vero welfare pubblico non c’è mai stato, ed il solo welfare funzionante è il risparmio delle famiglie, perciò il “bail-in” attacca il cuore della sopravvivenza sociale.
JP Morgan aveva fatto i suoi sporchi affari, poi era arrivato l’intervento pubblico a sanare la situazione e tutti sembravano felici e contenti. 
Sennonché non appena JP Morgan si è trovata fuori dai giochi MPS, il Super-Buffone di Francoforte, in arte Mario Draghi, ed i suoi buffoni di complemento si sono improvvisamente accorti che le condizioni di ricapitalizzazione della banca avrebbero dovuto essere molto più esose, in base alla regola aurea che col contribuente le regole siano decisamente più severe. (4) 
Ma JP Morgan non è mica il Comune di Roma o il Comune di Milano, perciò non ha da temere dai magistrati neppure un avviso di garanzia. Nel 2014 la Corte di Appello di Milano ha persino assolto JP Morgan ed altre multinazionali bancarie dal reato di truffa ai danni di vari Comuni italiani, annullando la sentenza di condanna in primo grado; una condanna già di per sé ridicola in quanto le banche se la cavavano con una
novantina di milioni di sanzioni varie, a fronte di una truffa miliardaria. (5)
La bufera che investe attualmente la giunta romana della Raggi è diventata il pretesto per i commentatori ufficiali per riciclare la retorica filo-oligarchica già cara ad Eugenio Scalfari. Secondo tali commentatori il tonfo della giunta Raggi dimostrerebbe la necessità della presenza di élite di governo, altrimenti l’alternativa sarebbe il caos e l’improvvisazione. (6)
Intanto il caso della giunta Raggi scoppia dopo l’assalto contro la giunta Marino, anch’essa travolta da una combinazione di scandali pilotati e di colpi di mano istituzionali; e non si può certo dire che Marino non si fosse circondato di assessori dotati delle qualifiche opportune in base ai criteri ufficiali. In realtà ciò che costituisce una élite - ciò che la caratterizza, la legittima e la giustifica come tale -, non è affatto la sua competenza, bensì la sua impunità, come ci insegna proprio JP Morgan.
A questo punto l’unica speranza sarebbe che anche JP Morgan venisse casualmente intercettata da qualche pattuglia a Sesto San Giovanni.
29 dicembre 2016

6)  http://www.lastampa.it/2016/12/22/cultura/opinioni/editoriali/perch-la-politica-ha-bisogno-di-unlite-06rz46qfqSHpnPUbrKQBjJ/pagina.html

un ricordo per Andrea Bellini - di Dino Erba

Lunedì 26 dicembre anche Andrea ci ha lasciato, aveva 65 anni, benvissuti, pericolosamente.
Con Andrea, se ne va un pezzo della mia/nostra gioventù.
Andrea e tanti altri come lui rappresentano l’altro Sessantotto, quello che la storia ufficiale ha voluto nascondere, ponendo sulla scena i Capanna, i Gentiloni & Co. (l’elenco è troppo lungo).
Ci siamo visti l’ultima volta tre anni fa, il 12 dicembre 2013, all’università statale di Milano.
Andrea ci parlò epicamente, secondo il suo stile, della manifestazione del 12 dicembre 1970 a Milano,
la prima commemorazione della strage di piazza Fontana.
Commemorazione malvista e malvissuta da tanti sinistri politicanti che fecero di tutto per irregimentarla.
In tali circostanze, la polizia uccise Saverio Saltarelli, che non voleva farsi irregimentare.
Lascio la parola ad Andrea e ringrazio chi ha trovato e ha diffuso il video di quell’incontro.
Dino
https://www.youtube.com/watch?v=egbQpR3UgRA

giovedì 22 dicembre 2016

Salute e patriarcato

Salute e patriarcato

author by Melissa Sepúlveda - Solidaridad, Federación Comunista Libertaria 

Ultimamente mi ha piacevolmente sorpreso, dopo diversi anni di sciocchezze femministe, l'esistenza di un'intenzione all'interno del movimento popolare di incorporare nell'analisi e nella prassi una prospettiva femminista.
L'uso di un linguaggio inclusivo durante le assemblee e le riunioni è già una pratica consolidata, tanto che quasi sembra creare imbarazzo la parola di chi non lo utilizza. Tuttavia, nel momento di plasmare questa intenzione nei programmi di lotta dei diversi movimenti sociali che si stanno sviluppando nel territorio cileno e a Wallmapu, la mancanza di strumenti per un'analisi femminista della realtà è evidente.

L'obiettivo di questo articolo è portare allo sviluppo di una costruzione femminista nell'ambito della salute e in particolare al rafforzamento del processo di costruzione programmatica che si sta svolgendo all'interno del movimento "MSpT-Salud para Todas y Todos" (Salute per tutti e per tutte). Per questo è di fondamentale importanza identificare le forme attraverso le quali agisce e si riproduce il patriarcato all'interno delle pratiche di salute, che siano amministrate dai servizi sanitari statali o provenienti da altri attori sociali che accudiscono principalmente donne e bambini/e.
A mio giudizio, un primo punto centrale è riconoscere il patriarcato come un sistema di dominio, differente e anteriore al capitalismo, del quale quest'ultimo si nutre per esercitare lo sfruttamento delle donne e delle bambine in tutto il mondo.
Il modello di salute è direttamente collegato ai sistemi di dominazione imperanti, che articolano la visione del mondo e le relazioni sociali determinando l'economia, la politica e la cultura delle società. Il sistema sanitario, da parte sua, è la materializzazione di questo modello e si esprime attraverso una serie di conoscenze, saperi e pratiche esercitate dentro e fuori dell'istituzione dello Stato per il controllo sanitario della popolazione.
Questo scenario, specialmente nelle società capitaliste, è stato concepito con l'obiettivo di garantire una massa "sana" di lavoratori e di lavoratrici che potesse soddisfare le necessità di produzione e, nel caso delle donne, assicurare la riproduzione della classe lavoratrice. Di conseguenza, il sistema biomedico, centrato sulle patologie dell'individuo, e che ignora quindi le determinati sociali della salute, edifica il sistema sanitario che esiste in Cile, che continua a rimanere lo stesso nonostante i tentativi accademici abbiamo dimostrato la sua insufficienza per ottenere una popolazione più sana, che possa appunto portare a realizzazione i suoi obiettivi produttivi e riproduttivi.
D'altra parte è necessario riconoscere che l'egemonia di questo modello di salute è direttamente collegata alla colonizzazione e al genocidio occidentale, reggendosi sulla lotta contro forme diverse e anteriori di esercitare la pratica medica: ostetriche e guaritrici sono state escluse dal sapere tecnico medico, mentre ogni forma di conoscenza non riconosciuta dagli standard istituzionali di evidenza scientifica è stata rimossa. Pertanto il primo compito è quello di riconoscere, dentro all'analisi del modello di salute in cui viviamo, che questo corrisponde ad un modello patriarcale, capitalista e colonialista.
Propongo di identificare almeno quattro livelli su cui agisce il patriarcato nel modello e nel sistema sanitario egemonico. Questi si relazionano tra loro e si esprimono quotidianamente nella pratica sanitaria.
1) Androcentrismo. Storicamente, il modello biomedico ha un carattere androcentrico, ovvero esso identifica l'uomo come centro della realtà e a partire da lui costruisce l'ambiente, il sistema e la visione del mondo. Il soggetto che usufruisce del servizio sanitario è maschile e in base ad esso si stabilisce l'universalità, essendo incapace di osservare e riconoscere il genere come determinante per le condizioni di salute e di malattia delle persone. Per esempio si ritiene che le donne corrano un rischio maggiore di incorrere in patologie mentali, senza però considerare le condizioni sociali che implicano la prevalenza di patologie psicoaffettive nelle donne. D'altra parte l'approccio del sistema sanitario nei confronti della specificità delle donne è legato soprattutto alla loro funzione riproduttiva, relegandole socialmente al ruolo di madri e di mogli, tanto che la salute, nella medicina occidentale, è orientata principalmente alla riproduzione, ovvero alla gestazione, alla contraccezione, alla pianificazione familiare, e recentemente, alla menopausa.
2) Vincolo patriarcale del sistema sanitario. Affermiamo inconfutabilmente che nella nostra società esiste un rapporto clientelare con il sistema sanitario, proprio del modello del mercato. Ciò che occorre considerare è che questo vincolo è possibile grazie alla relazioni patriarcali, che nascondono molto più che la compravendita della salute, e che esso è si è radicato molto presto nel nostro primo spazio di socializzazione: la famiglia.
Nella struttura familiare chi condensa tutti i poteri è il "padre", incluso il potere di vita e di morte sui figli, sulla/e moglie/i e gli schiavi. La stabilità di questo modello che conosciamo molto bene si basa sulla dipendenza. La condizione di vulnerabilità in cui si trova un corpo malato, fa sì che esso cerchi protezione, e se questo rapporto si riflette chiaramente sugli uomini e sulle donne, queste ultime sono particolarmente dipendenti dal sistema sanitario, poiché sono coloro che lo consultano maggiormente, sia come pazienti che come "accuditrici".
3) Violenza medica contro le donne o altre identità non maschili. Ogni giorno assistiamo alla violazione dei diritti basici nelle pratiche sanitarie, i pregiudizi e la mancanza di una prospettiva di genere dei/delle professionisti/e della salute si traduce in violenza, dove la mancanza di conoscenza dei nostri corpi si trasforma in un terreno fertile per l'autoritarismo medico. Il maltrattamento di donne e transessuali con patologie mentali, necessità speciali o obesità, così come la violenza ostetrica e ginecologica, sono alcuni esempi che svelano l'incapacità di riconoscere le donne e altre identità dentro al sistema sanitario costruito su un modello androcentrico di salute.

4) Soggettività femminile nei processi di salute-malattia. Direttamente collegato al vincolo patriarcale del sistema sanitario è il fatto che noi donne non ci percepiamo e non veniamo identificate socialmente come soggetti con capacità di autodeterminazione, per questo la realizzazione di cambiamenti favorevoli per la nostra salute viene costantemente boicottata. Così per esempio, possiamo affermare che esiste un processo di femminilizzazione dell'obesità nelle società occidentali, particolarmente tra le donne povere, legata ad una bassa autostima e ad una bassa percezione di efficacia nei confronti di cambiamenti nelle abitudini alimentari.
Dobbiamo costruire un nuovo modello e un nuovo sistema di salute, che sia dignitoso per il nostro popolo, che abbandoni la centralità del capitale nei processi di produzione e di riproduzione, rafforzando una prospettiva mirata alla conservazione della salute più che all'amministrazione delle patologie, e che contribuisca attivamente a smantellare le relazioni patriarcali. Questo sarà un lungo cammino di riflessione, autocritica, produzione di saperi nuovi e recupero di saperi ancestrali. Fortunatamente abbiamo fatto i primi passi. L'invito a fare parte di questo processo è stato lanciato.

(traduzione a cura di AL/fdca-Ufficio Relazioni Internazionali)

mercoledì 21 dicembre 2016

Come riparare 4 crepe prima che qualcosa si rompa per sempre.

Uno stupro è sempre e comunque un atto fascista, anche se chi lo commette si dichiara antifascista.
L’antifascismo non è soltanto un coro da urlare in “curva” o una toppa da cucire sul bomber.
Essere antifascista è pensare e agire antifascista.
Chiunque stupra è un fascista e noi lo combattiamo in quanto fascista e stupratore.
Chiunque respira, si muove e parla dalla nostra parte della barricata, che si permette di avere atteggiamenti fascisti verrà combattuto in quanto fascista e stupido vacuo pezzo di merda.
Il comunicato di Romantik Punk segue su Anarkismo. Riguarda Parma, ma non solo Parma.
 http://alternativalibertaria.fdca.it/wpAL/blog/2016/12/20/da-anarkismo-by-romantic-punx/
Qui il volantone in pdf
E grazie ad Abbatto i muri

lunedì 19 dicembre 2016

LAVORO: PIU’ VOUCHER E LICENZIAMENTI. IL JOBS ACT PRESENTA IL CONTO.

Finita la droga delle assunzioni a costo zero per le aziende del primo periodo del , quello che resta sono meno assunzioni, il boom dei e un aumento dei licenziamenti per cosiddetti motivi. A certificarlo è l’Osservatorio dei contratti dell’Inps, che nei primi 10 mesi dell’anno conferma la tendenza già emersa a novembre, a partire dalla crescita dei buoni da 10 euro, il cui uso massiccio gonfia i dati sull’occupazione. Da gennaio 2016 sono aumentati del 32,3%: ne sono stati venduti 121,5 milioni, mentre nello stesso periodo del 2015 la loro crescita, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%. I licenziamenti complessivi nei primi dieci mesi del 2016 sono stati 506.938 in crescita del 3,4% rispetto ai 490.039 dello stesso periodo del 2015 mentre registrano un boom i licenziamenti disciplinari, quelli resi possibili proprio dal Jobs Act passati da 47.728 a 60.817.
Per quanto invece riguarda i contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) sono stati più di 1,3 milioni (1.370.320) quelli stipulati nel 2016, mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato, sono state 1.308.680 con un saldo positivo di 61.640 unità. Un saldo che, però, è peggiore dell’89% rispetto a quello positivo di 588.039 contratti stabili dei primi dieci mesi 2015: un calo drastico determinato in particolare dalla riduzione degli incentivi per le assunzioni stabili, ossia dalla droga del primo periodo targato Jobs Act. E i numeri del 2016 sono peggiori anche rispetto a quelli di gennaio-ottobre 2014 (+101.255 stabili). Per i contratti in apprendistato si conferma il trend di crescita già rilevato, in un anno aumentano di 38.000 unità (+24,5%). Che si tratti però più che altro di contatti precari mascherati lo dimostra il contestuale calo, di ben il 7%, dei contratti stagionali. I contratti stagionali registrano una riduzione del 7,0%.
Questo scenario drammatico non sembra preoccupare troppo il ministro . Il titolare del dicastero del Lavoro ha detto che il governo è pronto a ‘rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell’uso dei voucher’, anche senza spiegare come. Per ”Il Jobs Act è stata una buona legge”, una legge che ”ha fatto bene e fa bene al Paese. Quindi oggi io non vedo ragioni per cui dobbiamo intervenire su questo versante. I posti di lavoro li fanno le aziende che crescono, non il governo”.
Il commento di Luca, di Clash City Workers.
http://www.radiondadurto.org/2016/12/19/lavoro-piu-voucher-e-licenziamenti-il-jobs-act-presenta-il-conto/

AMIANTO: TUTTI ASSOLTI I 9 EX MANAGER PIRELLI. PER IL COMITATO “UN CHIARO SEGNALE POLITICO DEL TRIBUNALE”

da radio onda d'urto



















Sono stati tutti assolti  con formula piena i 9 ex manager di Pirelli.
Erano accusati di omicidio colposo e lesioni gravissime per i 28 casi di operai ammalati o morti  a causa dell’  dopo aver lavorato negli stabilimenti milanesi dell’azienda tra gli anni ’70 e ’80.
“Sono stati uccisi due volte” il commento dei familiari presenti in aula.  Di un chiaro segnale politico da parte del tribunale di parla invece in un comunicato  il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio che aggiunge ” il segnale politico che sta dando il tribunale è chiaro: questi processi non si devono più fare. Ma noi non ci fermeremo. Non accettiamo che la legge sia sempre con i padroni, noi continueremo a lottare perchè vogliamo giustizia, una giustizia vera che ci dica perchè e chi ha ucciso questi operai”. Ai nostri microfoni le considerazioni di  Michele Michelino Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio. Ascolta o scarica 

http://www.radiondadurto.org/2016/12/19/amianto-tutti-assolti-i-9-ex-manager-pirelli-per-il-comitato-un-chiaro-segnale-politico-del-tribunale/

mercoledì 14 dicembre 2016

La caduta di Aleppo Est

Polat Can*
13 dicembre 2016
Aleppo Est è caduta oggi, ma guardando alle ragioni che hanno portato a questa caduta ci si accorgerebbe che essa non era inevitabile a causa della maggiore forza dell'esercito del Baath e dei suoi alleati rispetto alle fazioni islamiste, bensì in ragione di decine di fattori che dalla prima caduta nel 2012 hanno portato a questa seconda caduta della città oggi.
La prima caduta avvenne velocemente, presto ed in modo disorganizzato, mentre questa seconda caduta è giunta tardi, è stata dolorosa e distruttiva; in altre parole: la prima caduta è stata propedeutica alla seconda.
Primo: occorre ricordare che i rivoluzionari criticavano gli abitanti di Aleppo per la loro non partecipazione alla rivoluzione contro il regime Baath, senza riuscire a capire che Aleppo è città di commercio e di industria che necessita di sicurezza, stabilità e di vie di comunicazione aperte.
Secondo: Aleppo è divisa in due distretti; Aleppo est ed Aleppo ovest che non è solo una divisione geografica ma anche sociale e culturale. Aleppo Est è la città dei poveri, dei devoti e pii Sunniti, dei Curdi che vengono dai villaggi di Kobane e Afreen e anche dei Turchi. Uno spezzone di classe lavoratrice povera impiegata nel settore edile e tessile. Dall'altra parte, Aleppo Ovest è la città della classe media e dei dipendenti pubblici, dei ricchi e dei proprietari terrieri che non hanno interesse alcuno per gli slogan politici, vogliono solo la stabilità per prosperare con i loro affari.
Terzo: ad Aleppo ci sono distretti a maggioranza cristiana (Armeni, Assiri, …ecc.) che non hanno mai nutrito simpatia per gli slogan islamisti che hanno deviato la rivoluzione fin dal 2012 e inoltre sono sempre stati diffidenti verso i rivoluzionari che venivano dai villaggi.
Quarto: ci sono i distretti a maggioranza curda, specialmente  Al Ashrafia e Boustan Al Pasha che sono stati i primi a combattere e ad espellere le forze del regime ed i loro teppisti “Shabeeha” nella primavera del 2012 ma che però erano diffidenti verso gli slogan ultra-nazionalisti e sciovinisti dell'opposizione e dei suoi alleati armati supportati dal nemico storico dei Curdi: la Turchia.
Quinto: la caduta di Aleppo Est nel 2012 non fu dovuta a dinamiche interne o a moti autonomi, fu invece l'esito dell'occupazione di forze provenienti da villaggi a nord di Aleppo  (Andan, Hritan, Azaz and Hian)
Sesto: le fazioni islamiche attaccarono e distrussero importanti famiglie e tribù di Aleppo Est con la conseguenza che molti abitanti preferirono allearsi con il regime.
Settimo: una volta che le fazioni islamiche ebbero preso il controllo di Aleppo est, rubarono e saccheggiarono tutto per portarlo in Turchia e rivenderlo a prezzi stracciati, provocando così la distruzione dell'economia e delle opportunità di lavoro su cui gli abitanti contavano per la loro esistenza.
Ottavo: l'opposizione armata era divisa in tante fazioni in conflitto tra di loro per accaparrarsi le spoglie dei saccheggi e dei furti nelle industrie. Queste fazioni erano sparpagliate in base alla loro identità ideologica, politica, geografica o religiosa, oltre che in base alla loro lealtà verso alcuni Stati, verso alcuni partiti politici o verso specifici personaggi.
Nono: la penetrazione di queste fazioni islamiche all'interno di Aleppo e nel corpo dell'opposizione armata impose un nuovo stile di vita agli abitanti ed alle altre fazioni. Il controllo assunto da “Ahrar Al Sham” e da “Al Nusra” ha dato al regime di Assad ed ai Russi l'opportunità e la legittimazione per distruggere la città ed uccidere i suoi abitanti.
Come già detto, la seconda caduta di Aleppo Est ha degli aspetti comuni con la prima caduta. Ma come mai Aleppo è caduta nonostante la presenza di decine se non di centinaia di fazioni con tonnellate di armi provenienti dalla Turchia nonchè finanziate dai Sauditi e dal Qatar e con una propaganda mediatica sulla costituzione di una comune centrale operativa di tutte le fazioni accompagnata da minacce e promesse, insomma perchè Aleppo è caduta?
Primo: per le divisioni tra le diverse fazioni basate sul quale Stato sponsor e sugli interessi di certi Stati nella guerra.
Secondo: perchè il controllo assunto dalle fazioni estremiste islamiche, specialmente da al Quada, aveva appannato l'immagine della resistenza armata globale specialmente in Occidente.
Terzo: Venditori ambulanti, mercanti di pecore e di orzo sono diventati strateghi militari che decidevano i piani militari e comandavano le spedizioni tattiche e strategiche e in seguito sono diventati signori della guerra e dell'autorità locale sottratta ai loro sottomessi.
Quarto: queste fazioni islamiche non combattevano contro il regime, ma per 4 anni hanno fatto guerra contro i Curdi su “Sheikh Maksoud” (Monti Sida) assediando centinaia di migliaia di Curdi ed Arabi, bombardandoli con ordigni chimici e gas, impedendo i rifornimenti di cibo e di medicinali. Secondo me questa è stata la causa più importante della caduta dell'opposizione armata come pure della caduta di Aleppo Est.
Quinto: la resistenza armata era diventata de facto un'agenzia dei servizi segreti turchi che prendeva ordini da questi padroni e la stessa guerra dei Monti Sida fu fatta su ordine della Turchia.
Sesto: le fazioni dell'opposizione hanno iniziato a combattersi l'un l'altra commettendo atrocità contro i civili, tra di loro e contro i Curdi ed i cristiani, al pari di quello che aveva fatto l'ISIS. Hanno massacrato ed ucciso i civili nelle strade, fatto rapimenti e distrutto chiese, preso di mira i Curdi.
Settimo:  a causa delle lotte intestine tra queste fazioni armate, il regime è stato in grado di conquistare “Al Nobel” e “Zahraa” per disconnettere Aleppo da “Azzaz” e dai villaggi settentrionali ed orientali legati alla Turchia.
Ottavo: Molte fazioni della resistenza armata hanno abbandonato le loro posizioni verso il regime dopo il memorandum di intesa russo-turco, per cui il regime ha potuto assediare ed attaccare Aleppo Est.
Nono: la Turchia e l'opposizione siriana in Turchia hanno ingannato la resistenza armata facendole credere un sostegno incondizionato della Turchia nella guerra contro il regime ed un supporto nei negoziati col regime che significava vittoria. La resistenza armata ha creduto a queste bugie ed è rimasta sotto gli isterici bombardamenti russi e del regime senza fare alcun passo avanti sul terreno.
Decimo: i servizi segreti turchi hanno usato la resistenza armata per i loro interessi e l'hanno sostenuta per impossessarsi dell'Accademia Militare  “Ramosa” e della Via per Damasco prima della visita prevista di Erdogan in Russia in modo da metterlo in una posizione di forza nei negoziati con Putin, ma dopo l'incontro Erdogan ha ordinato la fine delle operazioni militari turche ad  Aleppo.
Undicesimo: nel periodo in cui l'opposizione armata stava guadagnando posizioni in Aleppo Ovest, tagliando la Via per Damasco, Erdogan ordinò loro di laciare Aleppo per dirigersi verso Jerablus. Questa manovra è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso portando alla loro sconfitta ed alla vittoria del regime.
Dodicesimo: invece di dirigersi verso Damasco e far cadere il regime di Assad, le migliaia della resistenza armata si diressero verso Sheikh Maksoud, Afreen, Jerablus ed Al Bab per combattere contro il Libero Esercito di Siria e contro i Curdi, obbedendo agli ordini della Turchia.
Tredicesimo: un paio di anni fa, si tenne un incontro tra decine di fazioni che portò all'abbandono dei loro campi di battaglia per dirigersi contro le città curde per occuparle, ma l'esito fu la loro sconfitta a Sere Kaniye, Ramaylan, Qamishlo, Gre Spi a Afrin.
Non solo Aleppo Est è caduta, ma è completamente distrutta. L'economia del maggiore centro economico del Medio Oriente ed uno dei più antichi nel mondo è del tutto distrutta. La caduta di Aleppo Est è la fine del progetto della resistenza armata e dei loro sostenitori turchi, è la caduta dell'Islam politico e della Fratellanza Musulmana, è la caduta delle manovre dello Stato turco e dei suoi mercenari, è la caduta di tutte le forze che hanno attaccato il popolo curdo. L'ho detto e lo ripeto “nessuno riuscirà ad opporsi ed a combattere contro il popolo curdo”.
Infine, l'unico progetto perseguibile è il vero progetto laico e patriottico del popolo curdo, il progetto delle Forze Democratiche Siriane e delle Unità di Difesa del Popolo. Solo un progetto democratico e federalista può ergersi contro l'ISIS e contro i tutti i dittatori per assicurare libertà al Kurdistan ed alla Siria.
(traduzione a cura di AL/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)
*Polat Can è uno dei membri fondatori delle YPG e addetto alle pubbliche relazioni con i media occidentali per anni.

martedì 13 dicembre 2016

Dopo il referendum

Referendum.
C’è qualcosa di interessante per noi …
Purché si ritorni alla lotta.

 https://pungolorosso.wordpress.com/2016/12/12/dopo-il-referendum/

La società dei devianti a Marghera con Piero Cipriano
























 sabato 17 Dicembre 2016 ore 17,30
                 All’Ateneo degli Imperfetti

presentazione del libro
la società dei devianti
depressi, schizoidi, suicidi, hikikomori, nichilisti, rom, migranti, cristi in croce e anormali d’ogni sorta (altre storie di psichiatria riluttante)
Elèuthera Editrice, Milano 2016
ne discutiamo con l’autore:
Piero Cipriano, medico psichiatra

A partire dalla sua frequentazione quotidiana con la sofferenza psichica, Cipriano si misura con quella stanchezza esistenziale, sbrigativamente definita depressione, che la nostra società antropofaga prima alimenta e poi cerca di etichettare con quel furore diagnostico e categoriale che le è proprio.


Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa


Informiamo tutti i compagni, amici, frequentatori dell’Ateneo degli Imperfetti che il sito www.ateneoimperfetti.it è aggiornato sempre con le nuove iniziative e contiene l’archivio di tutte le attività finora svolte.

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domenica 11 dicembre 2016

Referendum costituzionale: sconfitta l’arroganza del potere.



























Sulla Carta non cambierà nulla.
Le modifiche alla Costituzione, presentate dal governo Renzi e sostenute da variegate espressioni del capitalismo italiano, sono state respinte dal voto con un NO senza attenuanti.
Ne esce sconfitta l’arroganza di un governo che voleva semplicemente mettere nero su bianco quanto già succedeva da anni (e probabilmente continuerà a succedere) nei rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo e tra potere centrale dello Stato ed autonomie regionali: il prevalere delle decisioni del governo in ogni caso, il comando di una minoranza che si impone col premio con un bonus maggioritario.
Ma se un leader politico ed il suo governo soccombono, al tempo stesso non ne esce sconfitta la classe capitalista di cui i governi succedutisi in questi anni di crisi sono stati espressione.
Le centrali e le agenzie del capitalismo euro-italiano, che hanno sostenuto le ragioni del SI, sono saldamente al comando del paese, pronte a riorganizzare la loro espressione politica al governo con un governo di transizione o con prossime elezioni.
Del resto, non manca loro qualche consolazione dalla vittoria del NO, considerata la cospicua presenza di forze tutt’altro che anticapitalistiche che se ne facevano bandiera.
La sconfitta di un leader politico arrogante e pericoloso, talmente tronfio da organizzare persino il tempo ed il luogo della sua debacle, questa sconfitta, registra con particolare evidenza tre aspetti:
- ha vinto un NO per negare la personificazione del potere e della sua arroganza ed a cui contrapporre una resistenza sul piano dei valori della Costituzione;
- ha vinto un NO che è protesta, disagio, rabbia e insopportabilità delle condizioni di vita espresso da generazioni, ceti e realtà sociali di classe lavoratrice abbandonati nei vortici della crisi economica, e che sempre con più difficoltà riescono a darsi rappresentanza sociale e politica, rischiando spesso di essere strumentalizzati da opportunisti di tutte le risme;
- ha vinto un NO che è speculazione politica, pronto a farsi arrogante e servo delle compatibilità capitalistiche se solo gli fosse consentito di farsi potere.
Il potere in carica ha costruito con arroganza la sua stessa sconfitta, è stato travolto da una valanga di NO, ma -ancora una volta, purtroppo- non deve temere alcuna opposizione sociale e politica organizzata che abbia la forza di invertire le politiche sociali ed economiche di questi 8 anni di crisi.
Una volta assegnate quote di NO alla destra estrema, a partiti come Forza Italia, M5S, Lega e frange del PD, resta però la parte espressa da forze sociali, sindacali e politiche di quella sinistra ampia che ha contestato e respinto la riforma costituzionale e che in questi anni ha cercato di opporsi al Jobs Act ed alla legge 107 sulla scuola, alle grandi opere inutili ed allo sfruttamento dei beni comuni.
Sulle rotte di questo arcipelago diversificato di forze sociali e sindacali, politiche e culturali, occorre far viaggiare un progetto di coalizione, di costruzione di un fronte che trasformi il NO in azione sociale costante, con la creazione di un’opposizione sociale immediatamente riconoscibile come alternativa a tutte le declinazioni del renzismo, al capitalismo, al razzismo e al tempo stesso portatrice di un nuovo mondo, più libertario più giusto.
Prima chance: l’abrogazione del Jobs Act in primavera.
ALternativa Libertaria/fdca

Notiziario Assemblea Anarchica Marchigiana dedicato a Guido Barroero ad un anno dalla scomparsa



Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Allora assicurati
che nessuno possa possedere il potere (Michail Aleksandrovic Bakunin)


A* compagn* della lista. Salute!


NOTIZIARIO per-verso
l'ASSEMBLEA ANARCHICA MARCHIGIANA
BOLLETTINO
A-NARCHICO, A-PERIODICO E A-PODITTICO
Anno 10^ - numero 90
questo numero del notiziario è aggiornato al 4.12.2016
1. in memoria del compagno Guido Barroero ad 1 anno dalla sua scomparsa….
2. irregolare …
3. Guido ---
4. Guido non c’è più (pubblicato su UN del 3.12.2015) …
5. 43 anni fa il primo C.N.L.A. …
in memoria del compagno Guido Barroero
ad un anno dalla sua scomparsa
ci sottraiamo dalla presa asfittica del referendum per proporre nuovi e vecchi contributi
sul compagno Guido Barroero scomparso un anno fa. L’occasione è utile anche per riproporre
un suo ultimo scritto sull’esperienza dei Convegni Nazionali Lavoratori Anarchici
(C.N.L.A.) inevitabilmente destinato a chi c’era e aveva capito tutto, a chi c’era e avrebbe
voluto capire tutto, a chi c’era e non ha capito un cazzo ma, soprattutto, a chi non c’era…

Richieste del notiziario in pdf scrivere a addioluganobella@alice.it


IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)