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venerdì 30 novembre 2018

Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)

Biblioteca Libertaria “Armando Borghi”

In occasione del cinquantesimo anniversario della morte
di Armando Borghi (1882-1968)

Convegno su Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”

 

Castel Bolognese, 8 dicembre 2018


La Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” (BLAB), in collaborazione con la Biblioteca Comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese, organizza un Convegno di studi sul tema Le organizzazioni nazionali del movimento anarchico nell’Italia repubblicana (1943-2018)”Il Convegno avrà luogo a Castel Bolognese, nel Teatrino del Vecchio Mercato, via Rondanini 19. La giornata di studi si terrà sabato 8 dicembre 2018, con inizio alle ore 9:30 e termine verso le ore 18:30.

                                               *          *          *
Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Armando Borghi (1882-1968), noto esponente anarchico di rilievo nazionale e internazionale,  nonché dirigente sindacale,  oratore, scrittore e giornalista. Per celebrare degnamente l’anniversario e rendere omaggio alla sua vita e alla sua attività politica e sindacale, la Biblioteca Libertaria di Castel Bolognese, a lui intitolata, ha programmato di organizzare un Convegno di studi di una giornata sulle organizzazioni nazionali anarchiche italiane dal dopoguerra ad oggi. Il Convegno si terrà a Castel Bolognese, città che ad Armando Borghi ha dato i natali e dove è sepolto.
Il tema dell’organizzazione è sempre stato molto dibattuto all’interno del movimento anarchico. Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale, in particolare, l’anarchismo italiano si è confrontato per decenni con modelli organizzativi spesso diversi, che hanno contribuito a dare vita a reti associative e federazioni alternative tra loro e talvolta in conflitto, con lacerazioni e polemiche, pur all’interno di un “sentire comune” di fondo e di un riconoscimento reciproco, che faceva scattare regolarmente la solidarietà di fronte alle aggressioni esterne e alla repressione del potere istituzionale.   
La recente pubblicazione di alcuni libri sulla FAI (Con l’amore nel pugno. Federazione Anarchica Italiana (1945-2012),  Zero in Condotta, 2018), sui GAAP ( Gruppi anarchici d’azione proletaria. Le idee. i fatti, i militanti, l’organizzazione:  Vol. 1. Dal fronte popolare alla "legge truffa": la crisi politica e organizzativa dell'anarchismo ; Vol. 2. Dalla rivolta di Berlino all’insurrezione di Budapest: dall’organizzazione libertaria al partito di classe, a cura di Franco Bertolucci, BFS-Pantarei, 2017-18), sui GAF (il cui ruolo appare centrale nella ricostruzione tentata da Nico Berti nel suo volume Contro la storia. Cinquant’anni di anarchismo in Italia (1962-2012), Biblion, 2016), rende i tempi maturi per provare a tracciare un bilancio storiografico e politico di quelle esperienze.
Il Convegno si propone appunto di ricostruire più di settant'anni di vita dell’anarchismo in Italia, attraverso l’ottica privilegiata delle organizzazioni di estensione nazionale espresse dal movimento libertario. Buona parte delle organizzazioni di cui si parlerà non esistono più da tempo (GAAP, GIA, GAF...), ma esse hanno segnato in qualche modo un'epoca, una fase della vita del movimento anarchico di lingua italiana. Che cosa resta di loro e della loro esperienza? Quale eredità ci hanno lasciato?  La stessa domanda, in qualche modo, andrebbe rivolta anche alle sigle ancora in vita (FAI, Alternativa Libertaria/FdCA, USI), rispetto alle quali ci si può porre anche il quesito del rapporto tra passato e presente, tra ciò che sono state in altre fasi politiche e ciò che sono ora. 
Gli organizzatori del Convegno non hanno tesi precostituite da fare prevalere, e sono interessati a un confronto libero e ad ampio raggio. Ci si propone un livello di riflessione e di dibattito piuttosto alto, non una semplice celebrazione autoreferenziale. Fermo restando che uno degli scopi del convegno è anche quello di ricordare (pure in questo caso con una riflessione di alto profilo e non con una commemorazione più o meno agiografica) la figura di Armando Borghi.  I nomi dei relatori che hanno accettato di partecipare al Convegno,  per la particolare competenza rispetto agli argomenti sui quali interverranno, nonché per la pluralità e la diversità dei punti di vista e delle loro esperienze, dovrebbero costituire una garanzia rispetto al raggiungimento di questi obiettivi.

Il Convegno è aperto a tutti.

PROGRAMMA del Convegno.

Sessione del mattino (ore 9:30-13:00):

--- Gianpiero Landi, Presentazione del Convegno. Saluti di Giovanni Morini, Assessore alla Cultura del Comune di Castel Bolognese.

--- Pasquale IUSO (Università di Teramo): Gli anarchici nella Repubblica dalla Resistenza al crollo del comunismo.

--- Giorgio SACCHETTI (Università Roma Tre): Federazione Anarchica Italiana: fonti, metodi, periodizzazioni per un nuovo soggetto storiografico. 

--- Pietro ADAMO (Università di Torino): Cesare Zaccaria, il momento post-classico e la critica dell'organizzazione.

--- Lorenzo PEZZICA (Centro Studi Libertari - Milano): Appunti per una storia dei Gruppi di Iniziativa Anarchica (1965-1975).

--- Franco SCHIRONE (Associazione Culturale Pietro Gori - Milano): I gruppi giovanili anarchici del dopoguerra: tre esperienze.

Dibattito.

Sessione del pomeriggio (ore 14:30-18:30):

--- Maurizio ANTONIOLI (Prof. emerito Università di Milano): Armando Borghi sindacalista.

--- Franco BERTOLUCCI (Biblioteca Franco Serantini - Pisa): I GAAP (1949-1957): un'esperienza «revisionista» dell'anarchismo di lingua italiana? Problemi e interpretazioni.

--- Francesco CODELLO (Filosofo e Pedagogista): Pensiero e azione: i Gruppi Anarchici Federati (1970-1978).

--- Giulio ANGELI (Alternativa Libertaria/FdCA): Il movimento comunista libertario in Italia dagli anni ’70 del ‘900 ad oggi: una riflessione.

--- Gianfranco CARERI (Archivio Nazionale USI): L'Unione Sindacale Italiana nel secondo dopoguerra.


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RELATORI

Pietro Adamo: (1959) è professore associato di Storia delle dottrine politiche  nell’Università di Torino. Si occupa della cultura politica del protestantesimo radicale, della storia della tradizione libertaria e del percorso delle controculture. Ha curato le edizioni italiane di opere di John Mitchel, Paul Goodman, John Goodwin, Thomas Jefferson, Camillo Berneri e John Stuart Mill. Tra i suoi ultimi libri, la curatela del catalogo della mostra Sex&Revolution (Skira, 2018); L’anarchismo americano del Novecento (FrancoAngeli, 2016); William Godwin e la società libera (Claudiana,  2017).
Giulio Angeli: (1954) lavora presso l’Università di Pisa con  l’incarico di tecnico. Collabora con il Centro di Documentazione “Franco Salomone” di Fano.  Militante comunista libertario fin dagli anni Settanta,  svolge attività politica e sindacale. Collocato nelle componenti che hanno rivendicato la necessità dell’organizzazione politica degli anarchici ha partecipato, fin dalla fondazione nel 1986, all’attività della Federazione dei Comunisti Anarchici (FdCA) poi Alternativa Libertaria/FdCA,  organizzazione politica di cui è tuttora esponente. Collabora con il «Foglio Telematico» di Alternativa Libertaria/FdCA. Tra i redattori  di «Comunismo Libertario», è autore di documenti e saggi sul mondo del lavoro, la condizione operaia, la salute e l’imperialismo.
Maurizio Antonioli: (1945) già professore ordinario di Storia  contemporanea nell'Università degli studi di Milano. Si è occupato principalmente di storia del movimento sindacale nonché di quello anarchico. E’ stato tra i fondatori e redattori della «Rivista Storica dell’Anarchismo» (1994-2004) e condirettore del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (BFS, 2003-04). Nel 1990 ha pubblicato il volume Armando Borghi e l'Unione sindacale italiana (Lacaita). Tra le altre numerose sue opere: La Fiom dalle origini al fascismo, 1901-1924 (con B. Bezza, De Donato, 1978); Vieni o maggio: aspetti del Primo Maggio in Italia tra Otto e Novecento (FrancoAngeli, 1988); Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell'ottocento e il fascismo (Lacaita, 1990); Pietro Gori. Il cavaliere errante dell’anarchia (BFS, 1995); Sentinelle perdute. Gli anarchici, la morte, la guerra (BFS, 2009); Figli dell'officina.Anarchismo, sindacalismo e movimento operaio tra Ottocento e Novecento (BFS, 2012).
Franco Bertolucci: (1957) è bibliotecario e archivista presso la Biblioteca Franco Serantini, editore e libero ricercatore nelle discipline storiche. Ha collaborato a vari progetti nazionali come la «Rivista Storica dell’Anarchismo» (1994-2004), il Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (2003-04) e ha curato alcuni saggi e volumi di ambito storico e biblioteconomico. Gli ultimi lavori sono dedicati alla storia dei GAAP: Gruppi anarchici d'azione proletaria. Le idee, i militanti, l'organizzazione, t. 1-2 (BFS-Pantarei, 2017-18) e al centenario della Rivoluzione russa: A Oriente sorge il sol dell'avvenire. La rivoluzione russa vista dagli anarchici italiani 1917-1922 (BFS, 2017).

Gianfranco Careri: (1952) dopo un periodo di militanza anarchica (dal 1969) è tra i riattivatori dell'USI dal 1977. Ricopre la carica di segretario nazionale dell'USI per due volte (1983-1985 e 2002-2005), di redattore di «Lotta di Classe» (1985-1992) ed altri incarichi nell'organizzazione anarcosindacalista. Fondatore e responsabile dell'Archivio Nazionale dell'USI (la cui sede e' ad Ancona). Tra i suoi scritti i libri Il sindacalismo autogestionario: l'USI dalle origini ad oggi (USI, 1991) e Camillo Berneri, l'anarcosindacalismo, la guerra di classe (USI, 2008). Nel 2012 cura l'edizione dei due volumi sul centenario dell'USI che vedono la collaborazione di studiosi e militanti. Tra i suoi contributi all’opera le biografie di Alceste De Ambris e Umberto Marzocchi e saggi sui combattenti anarcosindacalisti italiani in Spagna e sulle fasi della riattivazione dell'USI dagli anni settanta ad oggi.
Francesco Codello: (1953) filosofo e pedagogista, è stato insegnante e dirigente scolastico. E’ membro dell’International Democratic Education Network, dell’European Democratic Education Community, fondatore della «Rete dell’Educazione Libertaria». Già redattore di «Volontà», di «Libertaria» e ora di «Elèuthera», attivista nell’Ateneo degli Imperfetti di Marghera e nel Centro Studi Libertari/ Archivio G. Pinelli di Milano. È autore di numerosi saggi, prevalentemente su temi educativi, storici e sull’anarchismo, in diverse testate e pubblicazioni e dei seguenti libri: Educazione e anarchismo (Corso, 1995), La Buona educazione (FrancoAngeli, 2005), Vaso creta o fiore? (La Baronata, 2005), Gli anarchismi (La Baronata, 2009), Liberi di imparare, (con Irene Stella, Terra Nuova, 2011), La campanella non suona più (La Baronata, 2015); Né obbedire né comandare, lessico libertario (Elèuthera, 2009); La condizione umana nel pensiero libertario (Elèuthera, 2017). Ha curato la raccolta di saggi di Colin Ward dal titolo L’educazione incidentale (Elèuthera, 2018).
Pasquale Iuso: (1961) professore di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo. Autore di numerosi saggi di storia sindacale e di storia dell’anarchismo. Condirettore del Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani (BFS, 2003-04). Tra i suoi lavori più recenti: Gli anarchici nell’età Repubblicana (BFS, 2014); Esercito Guerra e Nazione (Ediesse, 2009); Le violenze di frontiera. Nazionalismo, regionalismo e identità nazionale (numero monografico di «Storia e Problemi Contemporanei», n.74, aprile 2017).
Lorenzo Pezzica:  (1965) archivista e storico, vive e lavora a Milano. Collabora con il Centro Studi Libertari /Archivio G. Pinelli e insegna “memoria e archivi digitali” al Master in Public History dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Si occupa di Gender history, Public history, storia dell'anarchismo e dei movimenti radicali. Ha recentemente pubblicato: Anarchiche. Donne ribelli del Novecento (Shake, 2013); Vivere il tempo della Grande guerra. Bergamo durante e dopo la Prima guerra mondiale (Lubrina, 2016); Le magnifiche ribelli 1917-1921 (Elèuthera, 2017).
Giorgio Sacchetti: (1951) professore associato abilitato in Storia contemporanea. Attualmente docente a contratto di "Didattica della Storia" presso il dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Roma Tre. Si occupa di Labour history, storia dell'anarchismo e del movimento operaio. Ultimi libri pubblicati: Carte di Gabinetto. Gli anarchici italiani nelle fonti di polizia (La Fiaccola, 2015); Vite di partito. Traiettorie esistenziali nel PCI togliattiano (ESI, 2016); Eretiche. Il Novecento di Maria Luisa Berneri e Giovanna Caleffi (Biblion, 2017); Con l'amore nel pugno. Federazione Anarchica Italiana, storia e documenti (1945-2012) (Zero in Condotta, 2018).
Franco Schirone: (1950) libero ricercatore su tematiche anarchiche e anarcosindacaliste. Autore de La Gioventù Anarchica negli anni delle contestazioni, 1965-1969 (Zero in Condotta, 2006). Nel 2012 alcuni suoi saggi sono pubblicati nei due volumi sul centenario dell'USI: Interventismo contro antimilitarismo, lo scontro interno e la scelta dell'USI;  Il biennio rosso e l'occupazione di terre e fabbricheL'Unione Sindacale Italiana tra esilio e clandestinità (1923-1945);  Alibrando Giovannetti (biografia). Tra le ultime sue pubblicazioni I Provos, i Beatniks e l'Anarchia (1966-1967) (Bruno Alpini-Stella Nera, 2018) e, con Mauro de Agostini, Per la Rivoluzione Sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-45) (Zero in Condotta, 2015).

venerdì 26 ottobre 2018

Cannibali e Re presenta: “Cronache Ribelli” almanacco di utopie reali, identità indelebili e rinnovata memoria

Domenica 28 ottobre ore 18:00 presso la Biblioteca Mauro Cancian via Pirandello, 22 (prefabbricato quartiere Villanova) - Pordenone
Cannibali e Re presenta:
“Cronache Ribelli”
almanacco di utopie reali, identità indelebili e rinnovata memoria.
250 storie di lotta coraggio ed amore.
A seguire interventi musicali e aperitivo con buffet!
"E' di te che si parla in questo Almanacco che stai tenendo tra le mani, anche se forse ancora non te ne stai rendendo conto. Tu non pensi di essere un nero nel Mississippi razzista, o un Guaraní nell’Amazzonia che va in fiamme, o ancora un minatore nella Virginia di inizio ‘900. Ma ti sbagli. Se oggi sei una donna in un ambiente maschilista, se sei un laureato sottopagato, se sei un lavoratore senza diritti, se sei un ragazzo disoccupato, se sei un artigiano senza futuro, se sei un bambino solo, un vecchio abbandonato, un disabile, un malato, un emarginato, se sei oggetto di discriminazione e di bullismo, se ti ritrovi dentro una gabbia fisica o mentale, allora sei esattamente un pezzo di quella Storia che noi abbiamo cercato di raccontare. Se senti un’ingiustizia sulla tua pelle o su quella degli altri e non stai zitto, se ti alzi e lotti, se non ti arrendi ma combatti ogni giorno per un giusto salario, per la pensione, per un lavoro decente, per la tua dignità e quella degli altri, allora non sei diverso dagli ammutinati di Kiel, dagli scioperanti di Seattle e dalle donne di San Pietroburgo. E leggere questo Almanacco, se non altro, riuscirà a dimostrarti che sei parte di una Storia più grande di te, che non sei stato mai solo e che non lo sarai mai"
Per chi ancora non lo sapesse, lo scorso aprile è uscito Cronache Ribelli, il nostro Almanacco autoprodotto. Si tratta di - citando la copertina - un Almanacco di utopie reali, identità indelebili e rinnovata memoria. 250 Storie di lotta, coraggio e amore. E' un libro nel quale abbiamo provato a riprendere il lavoro fatto in questi due anni sulla pagina e rinnovarlo dal punto di vista grafico e metodologico. E' stato il primo passo fuori dallo spazio "social" di questo progetto che vuole cambiare la narrazione storica ma anche l'approccio stesso alla divulgazione in ambito storico. Lo stiamo presentando in giro per tutta Italia e siamo davvero entusiasti dell'accoglienza che ci avete riservato dal Trentino alla Puglia. Grazie grazie e ancora grazie a tutti voi che ci seguite ed alle numerose realtà che ci hanno ospitato. Il libro sarà disponibile alle nostre presentazioni ed anche su internet all'indirizzo che troverete nel primo commento. In quest'ultimo caso precisiamo che siamo sempre noi a gestire il lavoro di presa degli ordini e spedizioni, avendo rifiutato sin dal primo istante l'utilizzo dei canali di distribuzione classici ed online.
Cannibali e Re è un progetto di rinnovamento della narrazione storica. Si propone di raccontare la storia degli ultimi.

Biblioteca Mauro Cancian
Circolo Libertario E. Zapata

L’aria della città rende liberi Architettura e urbanistica come azione sociale

Sabato 27 ottobre 2018 ore 17,30
                  All’Ateneo degli Imperfetti

L’aria della città rende liberi
Architettura e urbanistica come azione sociale

conversazione con
Franco Bunčuga
architetto e insegnante


Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo, 209
30175 Marghera (VE)

tel. 327.5341096
 
 

 

Alternativa Libertaria SICILIA - OTTOBRE 2018

LINK http://fdca-palermo.blogspot.com/2018/10/alternativa-libertaria-sicila-ottobre.html


giovedì 27 settembre 2018

Privatizzazioni e nazionalizzazioni, a quando l’autogestione?

 

















Il crollo del ponte Morandi di Genova ha provocato 43 morti, e la scia di sangue che ha lasciato ha riportato alla ribalta, o almeno ha fatto riaffiorare, la questione delle privatizzazioni. A quasi vent’anni dalla privatizzazione della rete autostradale italiana ci troviamo infatti ad avere i pedaggi più cari, in un regime di quasi monopolio che si spartisce lauti profitti e non pare proprio intenzionato ad investire in nuove infrastrutture e manutenzioni della rete esistente. È doveroso ricordare che in altri paesi europei la rete autostradale è pubblica e gratuita.
Anche in questo frangente così drammatico il governo, le ha sparate grosse, come sua abitudine e costume, membri dell’esecutivo hanno infatti ventilato l’ipotesi di procedere alla nazionalizzazione della rete autostradale, recidendo i contratti in essere e le concessioni degli appalti agli attuali gestori. Hanno fatto credere che anche una nazionalizzazione, che è un percorso complicato in regime capitalista, diversamente dalla semplicità con cui si è provveduto alle privatizzazioni, si possa  decidere  e  praticare con un semplice impegno amministrativo.  E le grandi sparate del governo populista e autoritario, sempre in tema economico, hanno riguardato inoltre l’ipotesi di nazionalizzare Alitalia e Ilva. Tutto questo tramite uso di social media, fatto su cui dovremo riflettere e discutere più ampiamente. Ora molti hanno dimenticato che sfruttamento e morte avvenivano anche in regime di capitalismo statale, ma non è questo il punto della discussione. Viene elusa, come sempre, la ragione dei fenomeni di privatizzazione economica, dimenticando ed ignorando che il capitalismo è un rapporto sociale, e che i fenomeni di accumulazione che garantiscono la sua sopravvivenza sono molteplici, dalla schiavitù passando per il saccheggio delle risorse naturali, allo sfruttamento dell’uomo e della sua vita, come ci ricordava Harvey in L’enigma del Capitale. Il crollo del ponte di Genova è il prezzo della sopravvivenza del capitalismo.
Le privatizzazioni di sanità, scuola, servizi ed infrastrutture sono parte non divisibile dell’intero fenomeno di sopravvivenza del capitale, si tratta di accumulazione per esproprio. Le ricadute sociali sono quelle drammatiche come quella di Genova di questi giorni, ma sono anche quelle di tutti i giorni, che vediamo sullo sfondo: anche l’inquinamento e le morti sul lavoro dell’Ilva di Taranto, e degli altri luoghi produttivi e non, mostrano la misura della crudeltà di tanta barbarie.
E sappiamo altrettanto bene che se anche tutto fosse pubblico, in regime capitalista non cambierebbe gran che nella la situazione sociale e culturale delle persone: stesso sfruttamento, stessa rapacità della classe dirigente, stessi intrallazzi. A meno che i fenomeni di controllo siano affidati democraticamente a consigli e comitati di difesa che esprimano un potere popolare diretto, mediante la partecipazione attiva alla vita politica e sociale, ma saremmo in questo caso in una fase di cambiamento al momento solo auspicato e ben diverso dall’aizzamento del popolo a cui la propaganda grilloleghista sta cercando di abituarci.
Senza contare, per tornare al presente, la svalorizzazione e la sistematica distruzione di competenze e di strutture che si è esercitata negli Enti e nelle strutture pubbliche, tra gestione clientelare e spoil system, precarizzazione e disinvestimento, una mistura infernale che rende sempre più difficile anche le attività di controllo e vigilanza che una buona gestione anche delle odierne concessioni prevederebbe.
Il governo ha deciso invece di investire tutto sulla propaganda: dopo le prime sparate si è preferito creare ad arte un inesistente caso internazionale sulla pelle di 150 disperati, finito in una tragica burletta a Rocca di Papa grazie a una santa romana chiesa (multinazionale tra le più ricche del pianeta) improvvisamente elevata a Stato comunitario. Ovviamente nessuna nazionalizzazione all’orizzonte, quasi a giustificare l’impotenza politica della classe dirigente collusa, ad affermare ancora una volta che il potere è nelle mani di chi detiene la ricchezza: la levata di scudi del mondo finanziario su ogni ipotesi di nazionalizzazione è stata emblematica, fino a denunciare le esternazioni governative come causa del crollo dei titoli azionari della società Atlantia in Borsa.
E non sarebbe strano scoprire tra qualche anno che una rivalutazione del titolo grazie al ritorno alla partecipazione statale tramite la Cassa di depositi e prestiti, non abbia finito per arricchire qualcuno in particolare.
È utile non dimenticare che il processo di nazionalizzazione dell’energia elettrica durò diversi anni e fu una delle cause che portarono all’olocausto del Vajont (1963).
È utile ricordare che le privatizzazioni in Italia sono avvenute con il classico metodo mafioso che connota il nostro paese, quel tratto bigotto e fascistoide che ci contraddistingue nell’espressione della classe dirigente. La dismissione del patrimonio pubblico ha mostrato una peculiarità tutta italiana completamente priva di pragmatismo, rispetto alla maggioranza dei paesi europei che mantengono la rete autostradale pubblica e gratuita, ma anche scuole, ferrovie e tutte le infrastrutture strategiche. Gli altri sono e restano paesi a capitalismo avanzato, con l’evidenza che la funzione dello Stato è di pieno sostegno alla accumulazione del capitale anche in quei paesi.
La richiesta di nazionalizzare di nuovo infrastrutture e servizi emerge in una fase politica ed economica di forte crisi, è infatti dalla destra reazionaria che avanzano populisticamente richieste in tal senso, quando quella che fu la sinistra ha invece abbracciato da decenni l’ipotesi ordoliberista nel campo europeo e si è di fatto legata alla borghesia finanziaria senza ormai via di ritorno.
Nel frattempo la distruzione di ciò che resta del sistema pubblico avanza inesorabilmente, il potere finanziario ha bisogno del saccheggio sociale, culturale ed ambientale per sopravvivere. C’è chi scopre ora che le privatizzazioni hanno prodotto solo danni, che i benefici hanno garantito solo profitti per pochi e vi è stato un palese peggioramento dei servizi, che privatizzare ha voluto dire sfruttamento del lavoro mediante appalti e subappalti, che le condizioni di lavoratori e lavoratrici, disoccupati/e, non salariati/e sono peggiorate. Eppure era ben evidente da subito, e da subito il percorso di privatizzazione è stato denunciato ed avversato dal movimento di classe.
E ancora oggi l’unica soluzione possibile è quella rivoluzionaria, riaffermare il diritto ad avere una vita dignitosa e dei servizi che funzionino, pubblici e gratuiti, su scala europea, per combattere padroni e governo, per farla finita con il capitalismo, per una società a portata di tutti e di tutte.
Spegniamo i social media e incontriamoci, favoriamo la formazione di assemblee cittadine, di comitati di autodifesa e di quartiere che esprimano un potere popolare diretto; a Genova auspichiamo che le persone si incontrino e discutano di quanto è successo, controllino quanto dovrà essere fatto relativamente agli indennizzi e ricostruzione.
Nessuna sovranità nazionale in salsa complottista riuscirà a dare speranza a chi questa crisi la sta pagando duramente, i lavoratori che comprensibilmente chiedono protezione allo Stato rischiano di cadere nella trappola della reazione, come è avvenuto in Turchia, ad esempio. Il capitalismo ha una dimensione globale, ed è globalmente che si combatte, mantenere vivo l’internazionalismo non è un atto sentimentale, è il metodo per combatterlo, per resistere alla devastazione sociale e per costruire nuovi rapporti di forza.

martedì 24 aprile 2018

Il 25 aprile non sta sui palchi

Il 25 aprile non sta sui palchi
cercatelo fra gli oppressi che alzano la testa
A Teresa Galli
Tra le fandonie che i neofascisti cercano di spacciare, soprattutto fra i giovani, c’è l'idea che il "primo fascismo", quello cosiddetto "diciannovista", fosse rivoluzionario. Quanto di più falso si possa raccontare.
Proprio dalla sua prima azione pubblica si palesò invece per la propria natura reazionaria e antioperaia.
Il 15 aprile 1919, a Milano, avvenne la prima aggressione squadrista contro un corteo non autorizzato di socialisti rivoluzionari ed anarchici che protestavano contro l'uccisione di un operaio da parte della polizia, avvenuta 2 giorni prima.
Il corteo fu aggredito mentre si dirigeva verso P.zza del Duomo da circa 200 squadristi tra cui ex arditi di guerra, ufficiali, alcuni futuristi di destra e studenti capeggiati da Marinetti.
Questa aggressione porta con se tutti gli elementi del fascismo per come si dimostrò chiaramente negli anni a venire e cioè il fascismo squadrista: bombe a mano, pistole, violenza antiproletaria, complicità con la polizia che all'atto dell'aggressione apriro- no il cordone per farli passare invece di difendere il corteo.

In quell'aggressione squadrista avvenne la prima vittima, purtroppo dimenticata, del fascismo ovvero Teresa galli, operaia e sovversiva. Dopo l'aggressione, che proseguì con la devastazione della redazione dell'Avanti e l'uccisione di altri 2 socialisti, pochi giorno dopo Marinetti e l'ufficiale che avevano capeggiato l'azione squadrista furono convocati e accolti dal ministro della guerra, il generale Caviglia, e da questo elogiati per aver fatto funzione di polizia volontaria contro un corteo non autorizzato...Il termine che coniò Luigi Fabbri di "controrivoluzione preventiva" è stato lungimirante ed oggi è la lettura più corretta di cosa fosse e a cosa servì il fascismo allora. E oggi?
Il fascismo oggi c'è e si vede
Restiamo a Pordenone
Non saremo in piazza Ellero quest'anno, la farsa ormai ha raggiunto il limite della decenza. Il sindaco di Pordenone nel 2001, ancora da semplice dirigente di sezione di AN/AG, si mette alla testa di un manipolo di una quindicina di persone e sfila il 25 aprile per portare una corona "a tutti i caduti", mettendo in scena una chiara provocazione: parti- giani e fascisti son tutti uguali in quanto italiani.
Una provocazione così evidente che dovranno smetterla dopo 5 anni, contestati da un centinaio di antifascisti che fecero fallire l’operazione. Ciriani nel frattempo diventa presidente della provincia e poi sindaco e in quanto rappre- sentante istituzionale quando prova a parlare dal palco ufficiale, viene contestato da chi non ha la memoria corta, così per qualche anno manda avanti i suoi vice; peccato che da prima cittadino, l'anno scorso, denuncia come provo- catori chi prova a discutere e ragionare sulla “giornata del ricordo”, adoperandosi per negare loro sale pubbliche facendo pressione persino all'autonomia del Teatro verdi, che pur di non aver problema cede al ricatto nonostante avesse già concesso il Ridotto.
Siccome non può più dare il cattivo esempio diventa novello moralizzatore, a senso unico ovviamente.
Infatti mentre sbraita ad ogni occasione contro chi si richiama ai valori dell'antifascismo, con altrettanta faccia tosta, tace quando gruppi neonazisti sono invitati a suonare durante il “giorno della memoria” inneggiando all'olocausto, così come non ha alcun timore nell'accogliere, sempre il 27 gennaio, in municipio una delegazione di Casapound, proprio quelli che si definiscono i "fascisti del 3° millennio", con una lista di aggressioni e violenze di tutto rispetto. Nel frattempo in 2 anni di governo cittadino abbiamo assistito a campagne contro i poveri della città, accattoni, migranti, giovani che cercano di vivere le piazze trattati con fastidio. E poco importa se i tentativi di rivitalizzarle, magari a suon di "pulizie etniche" come in P.zza Risorgimento, siano stati flop clamorosi, con spreco di soldi pubblici e facendo incetta di patetico nazionalismo. Abbiamo dovuto sorbirci una vergognosa strumentalizzazione dei profu- ghi, prima perseguitati e vessati e poi usati come capro espiatorio per voti di scambio nelle campagne elettorali con retate poliziesche in una della città più sicure d'Italia (fonte Ministero dell'Interno).
D'altra parte questo è un sindaco che si vanta di essere "ricco di famiglia" e mette like su post razzisti senza dover rendere conto di niente, mentre dispensa poltrone agli amici e favori agli amici degli amici.
Non serve scomodare ideologie per accorgersi di come opera il fascismo oggi, strisciante nelle istituzioni, con quel capottino democratico che gli tocca indossare per governare indisturbato mentre sta dalla parte di aziende e categorie economiche contro i lavoratori sempre più precarizzati e senza tutele. E lo fa usando il classico spauracchio della sicurezza e del decoro, utilizzando alla bisogna anche gruppi di neofascisti composti da quel mix di figli bene della borghesia locale e picchiatori del Fronte Veneto Skinhead passati a miglior partito.

Oggi saremo all'ex caserma Martelli a ricordare i 9 partigiani, giovanissimi, fucilati dai fascisti locali durante la resistenza. E lo saremo da lavoratori, precari, studenti, migranti e antifascisti, perché le scelte autoritarie, nazio- naliste, populiste e antiproletarie dei governi nazionali e delle amministrazioni locali vanno fermate: dirsi antifa- scisti, ricordare e attualizzare la resistenza diventa oggi non solo possibile ma necessario. Picchetti militari, gonfaloni, orazioni con politicanti senza vergogna in piazze sempre più vuote di gente e di giovani hanno svuo- tato il 25 aprile, ripartiamo dalle strade, dalle lotte, senza retorica e guardandoci negli occhi per riallacciare la nuove resistenze con la nostra storia.
Iniziativa Libertaria - Pordenone

Pordenone concerto resistente 25 aprile


mercoledì 18 aprile 2018

Per finirla con la guerra in Siria

Negli ultimi giorni non si sente più parlare di Afrin, assediata e distrutta dal governo turco. Confusa nel massacro siriano senza fine, ora è alla ribalta il massacro di Duma, apparentemente compiuto con armi chimiche, ad allarmare  le coscienze e portarle ad invocare un attacco occidentale. Dopo sei anni di massacri infiniti, che hanno martoriato un popolo che inizialmente chiedeva solo di uscire dalla dittatura di Assad e si è trovato teatro di una guerra civile in cui sono intervenuti praticamente tutti gli attori internazionali. Tutti apparentemente dalla stessa parte, contro il Daesh, o ISIS che dir si voglia, e in realtà tutti intenzionati a guadagnarsi un posizionamento migliore nel grande gioco, la strategia della guerra dell’Energia. Quello che risulterà dallo smantellamento della Siria e che  porterà nuovi equilibri. Ora che il pericolo ISIS è scomparso dall’emergenza, gli Stati si stanno spartendo le conquiste e cercano nuove strategie di intervento. E ne approfittano per consumare un po’ di bombe, se no come si fa a produrne, venderne e comprarne di nuove?


Così USA, Gran Bretagna,  Francia e Israele intervengono ufficialmente per punire Assad per un attacco con armi chimiche. Armi chimiche che, già altre volte tentate di evocare nella stessa guerra in Siria, non hanno suscitato indignazione degna di nota. Già altre volte gli stati occidentali hanno utilizzato scientemente fake news a giustificare interventi che coprivano ben altri interessi, basta ricordare le armi di distruzioni di massa cercate in Iraq. Raramente si interviene contro i dittatori per difendere la popolazione civile. Contro il dittatore Assad non si è intervenuti per difendere le popolazioni e le piazze quando chiedevano democrazia, come non si interviene in Yemen, altra terra di massacri. Il popolo siriano è stato dilaniato e massacrato, ogni tentativo di ricomposizione degli oppositori democratici al regime di Assad è stato boicottato e strumentalizzato per mantenere l’instabilità dell’area, in un gioco perverso tra Russia, Turchia e Stati occidentali, stati arabi e Israele, che ora vede una nuova escalation che ci coinvolge direttamente.
Eppure in quelle terre il popolo curdo ha saputo costruire in questi anni difficilissimi una società democratica, laica, pluralista. Le sue donne e i suoi uomini hanno combattuto, e vinto, contro il fascismo islamico, e lo hanno fatto a partire dall’autogoverno, costruendo una società al di là dello Stato, basata su assemblee popolari, sulla partecipazione femminile ad ogni livello della società, sull’assenza di discriminazioni etniche e religiose, su un modello sostenibile di agricoltura e di risorse energetiche. Una popolazione che con le sue donne e i suoi uomini ha combattuto l’ISIS e lo ha vinto, riconquistando Kobane e partecipando con le sue brigate militari all’azione degli alleati occidentali in nome della difesa della propria laicità e della propria libertà. E della laicità e della libertà di tutti contro il fascismo clericale dell’ISIS,  E contro Erdogan, che ha occupato e massacrato gli abitanti del cantone kurdo autonomo di Afrin, non si è levata una sola voce di condanna ufficiale da parte degli stessi alleati di qualche mese prima. Il governo fascista di Erdogan continua la repressione interna in Turchia contro ogni forma di opposizione sociale, sindacale, politica, culturale, e riempie le carceri di oppositori, effettuando vere pulizie etniche contro i curdi turchi e ha cercato di spegnere nel sangue ad Afrin ogni focolaio di speranza e di laicità. A suon di bombe.
Nell’assordante silenzio dell’ONU che sempre più dimostra la propria subalternità alla strategia militare NATO. 
Eppure proprio l’esempio di cantoni autonomi curdi  è la dimostrazione che la democrazia la costruiscono le donne e gli uomini liberi, non le bombe lanciate dagli Stati.
La fine del conflitto in Siria passa per la ricostruzione, per l’apertura di canali umanitari, per la presenza delle ONG, per la costruzione della democrazia. Per la difesa dell’autonomia delle zone curde e del loro modello di inclusione sociale e politico di democrazia di base, laica e pluralista. E’ a difendere questa esperienza, a costruire una mobilitazione nazionale e internazionale antimilitarista, contro le politiche di guerra, contro le spese militari, per l’uscita dalla NATO che è chiamato un sempre più necessario movimento per la pace.

Tortura e giustizia italiana. La Repubblica degli stoccafissi.

Tortura e giustizia italiana. La Repubblica degli stoccafissi.

Primavera 2018, un Pubblico Magistrato si sveglia e dice la verità. Non è un fatto usuale, perché nel nostro Paese (e anche altrove) ricordare verità scomode, chiedere che la “Legge “ sia uguale per tutti, non è normale.
Il Pubblico Ministero, nella stessa città che ha visto il rastrellamento e la tortura di centinaia di giovani da parte di pubblici ufficiali, dice che coloro che sono stati condannati, in più gradi di giudizio non solo non sono stati rimossi come previsto dalla sentenza ma sono “ai vertici della Polizia”.
Il PM si spinge oltre facendo un parallelismo col caso Regeni: come è possibile, dice, che si chieda giustizia per il nostro cittadino quando non siamo capaci nemmeno di applicare una sentenza sulla tortura nel nostro Paese?
La domanda è legittima, perché, anche se certo in Italia non viviamo un regime totalitario e in uno stato di polizia come quello di altri paesi, la strada per la tutela dei diritti umani è ancora lunga. Ce lo ha dimostrato chiaramente il recente dibattito parlamentare sull’introduzione del reato di tortura: alle audizioni parlamentari tutti, proprio tutti i sindacati di polizia hanno mostrato contrarietà all’introduzione del reato specifico: alcuni hanno voluto dimostrare, contrariamente ai fatti, che la tortura non è mai stata praticata in Italia e che i pubblici ufficiali (per definizione?) non si macchiano di violenza. Non solo i fatti di Genova ma anche tanti altri episodi accaduti nelle caserme, negli interrogatori, in carcere e per strada dimostrano purtroppo il contrario. Le associazioni di genitori, e innanzitutto le istituzioni di controllo e garanzia lo testimoniano.
Nella Convenzione ONU contro la tortura ed altri trattamenti e pene crudeli, inumane e degradanti (1984), ratificata dall’Italia con la legge n. 498/1988, la specificità del reato di tortura è individuata nella partecipazione agli atti di violenza nei confronti di quanti sono sottoposti a restrizioni di libertà, da parte di chi è titolare di una funzione pubblica. Nonostante questo, a seguito del dibattito in Commissione e in aula, il nostro Parlamento decide l “Introduzione del delitto di tortura nell’ordinamento italiano”( Legge 14 luglio 2017, n. 110) senza riconoscere che il reato è specifico dei pubblici ufficiali ma definendo la tortura un reato generico come fosse abitualmente commesso da ragionieri e pizzaioli, forse muniti di stoccafisso invece che di manganello come ai tempi del Ventennio.
La legge inoltre prevede la punibilità solo se la tortura viene inflitta “con più condotte”. il Senato inoltre sopprime la disposizione di modifica dell’Art.157 del codice penale, che ne raddoppiava i termini di prescrizione!
Siamo quindi di fronte, e lo dimostra il voluto “fuori tema” del capo della polizia Gabrielli che invece di rispondere sui fatti si riempie la bocca di frasi retoriche e si straccia le vesti, alla conclamata impunità del Potere, meccanismo per cui chi dovrebbe tutelare i cittadini è nei fatti impunito e intoccabile.
Siamo di fronte al teorema militarista per cui alla violenza si può rispondere con uguale o maggiore violenza, al sistema in cui nessuno controlla i controllori.
Lo ha sottolineato lo scorso giugno anche il commissario UE ai diritti umani, Nils Muižnieks, che ha già denunciato le incongruenze dell’articolo di legge italiano, chiedendo garanzie che l’Italia non sia più dispensatrice di “clemenza, amnistia, perdono o sentenze sospese” per chi commette atti di tortura” e che occorre garantire che la definizione della tortura come reato genericamente “commesso da privati” non indebolisca la protezione contro il reato commesso da persone che “esercitano l’autorità dello stato”.
FPA- per Ufficio Studi di Alternativa Libertaria

martedì 20 marzo 2018

Assassinio Politico, Terrorismo di Stato: Marielle Franco Presente! - comunicato della CAB

Nella notte dell'ultimo mercoledi, 14 marzo, dopo essere uscita da un dibattito con altre donne nere, a Lapa [quartiere di Rio de Janeiro], Marielle Franco è stata vittima di una brutale esecuzione. Anche l'autista della macchina dove Marielle si trovava, Anderson Pedro Gomes, è stato assassinato.
Hanno ucciso una militante, donna, nera, lesbica, nata nella Favela da Maré, difensora dei Diritti Umani, consigliera comunale del PSOL [Partito Socialismo e Libertà], e che era recentemente diventata relatrice della comissione responsabile per vigilare  l'Intervento Militare a Rio de Janeiro [decretato dal Governo Federale del presidente Temer il 16/02 che pone l'esercito al controllo della sicurezza publicca].
Da anni Marielle veniva denunciando gli abusi della Polizia Militare dello Stato, e stava seguendo da vicino gli sviluppi crudeli del recente intervento federale-militare. Quattro giorni prima della sua morte, Marielle aveva denunciato un azione sanguinaria del 41° battaglione della PM nella Favela do Acari, dove polizziotti atterrorizavano gli e le abitanti, invadendo case e buttando giovani dentro una fossa.
Gli assissanti di Marielle e Anderson rappresentano un azione orchestrata da uno Stato Terrorista e Genocida, che non usa maschere per decimare il popolo nero e per mandare un messaggio a tutti e tutte che si collocano contro il massacro sfrenato promosso nelle periferie. Non è coincidenza o uno sbaglio della Politica di Sicurezza Publicca dello Stato la morte della compagna in piena forza dell'intervento federale-militare. L'avanzare della repressione, attraverso questa misura, è che autorizza questo nuovo e profondo passo del terrorismo di stato. Trattasi di un azione chiaramente ben archittetata: nove spari contro un veicolo, un caso esplicito di esecuzione sommaria di una lottatrice del popolo.
Lo Stato, il capitalismo brasiliano e le sue istituzioni seguono funzionando, con il loro profilo storico di manutenzione delle diseguaglianze strutturali e di perpetuazione diretta o indiretta della barbarie.
In questo momento di dolore, tristezza e odio, dobbiamo dare tutta la solidarietà alle famiglie di Marielle e Anderson, alle compagne e compagni del PSOL e a tutti e tutte quelli che sono quotidianamente in trincea contro il genocidio del popolo nero.

STATO TERRORISTA!
PER LA FINE DELL'INTERVENTO FEDERALE-MILITARE!

PER MEMORIA, VERITÀ E GIUSTIZIA!!!

MARIELLE FRANCO: PRESENTE!
CAB - Coordinazione Anarchica Brasiliana

No borders a Pordenone

24 marzo 2018 - h 17.00, Piazza Migranti [P.zza Risorgimento] Pordenone
NO BORDERS NO NATIONS
libertà di movimento - libertà di pensiero e di espressione - PER UN MONDO SENZA CONFINI  

sit-in + open mike
CUBA CABBAL presenta il suo ultimo album
RESISTERE TRA I RESTI
con DJ Stranier

con Interventi a microfono aperto
IN CASO DI PIOGGIA SI TERRA' AL PREFABBRICATO di Villanova in Via Pirandello, 22

NESSUN CONFINE PUO' O DEVE DIVIDERE I POPOLI DELLA TERRA
PER UNA SENSIBILITA' NON GERARCHICA, PER L'AUTOGESTIONE E IL MUTUO SOCCORSO!
CONTRO OGNI RI-APERTURA DEI "LAGER" PER MIGRANTI (CPR)
CONTRO UN MODELLO ECONOMICO CHE AFFAMA, ESPROPRIA E SFRUTTA
CONTRO LE ISTITUZIONI CHE CRIMINALIZZANO CREANDO GUERRE FRA POVERI

Iniziativa Libertaria - PN


punk 4 Afrin a Pordenone

Concerto in solidarietà con il popolo curdo oppresso. 
I gruppi cominceranno a suonare puntuali alle 17:00!

SELF TITLED (Punk\HC dalla Serbia come il Buran) https://selftitledbeocin.bandcamp.com/releases
DALTONIC OUT CRY (Old skool HC da Pordenone) 
https://daltonicoutcry.bandcamp.com/

Fermiamo l'aggressione dello Stato Turco contro il cantone di Afrin!!

Dal 20 gennaio 2018, l'esercito turco e i suoi alleati jihadisti (militanti dell’esercito libero siriano (FSA) armati e addestrati dalla Turchia), con la complicità degli Stati Uniti e della Russia e il silenzio dell'Europa, stanno attaccando il cantone di Afrin nel nord della Siria (Rojava). La Turchia, paese Nato, continua a colpire le Unità di Difesa del Popolo e delle Donne YPG e YPJ che hanno sconfitto l'Isis e con l'avvio dell'operazione “Ramoscello d'ulivo” sta compiendo attacchi sistematici e brutali sui civili (ad oggi, sono 60 i civili ad essere stati uccisi e 153 feriti durante gli attacchi), sulle infrastrutture e sul patrimonio artistico (è stato colpito il complesso di templi di Ain Dara Hittite) mettendo in atto una vera e propria pulizia etnica.
Nonostante l’embargo e i blocchi delle forniture, Afrin è riuscita ad accogliere centinaia di migliaia di rifugiati e profughi interni che sono fuggiti dal terrorismo del Fronte Al Nusra e dello Stato Islamico, condividendo con loro il pane e la terra. Un largo numero di civili uccisi dagli attacchi turchi negli ultimi giorni erano proprio rifugiati. Specialmente il campo rifugiati di Rubar (dove trovano rifugio oltre 20.000 profughi provenienti da diverse parti della Siria) è stato preso di mira dagli attacchi.
La Turchia che a lungo è stata la maggiore sostenitrice dei gruppi di opposizione islamisti, in particolare del Fronte Al Nusra e di Isis, non si è risparmia alcuno sforzo per sopprimere i curdi. Dopo il suo fallimento a Kobane, l’esercito turco, che agisce su ordine del Partito per la Giustizia e lo sviluppo (AKP) e del suo leader Erdogan, ha iniziato a diffondere il suo odio a Afrin nel tentativo di liberarsi dei curdi.
Da alcuni anni in Rojava si sta portando avanti un progetto di autodeterminazione del popolo curdo e dei popoli presenti nel nord della Siria che va sotto il nome di “Confederalismo democratico”. Un progetto pluralista di democrazia diretta, che supera l'idea di Stato-nazionale per mettere in pratica l'autogoverno delle assemblee popolari e nuove forme di strutturazione sociale basate sulla pari rappresentanza e sulla cooperazione fra tutti i popoli della Siria e del Medio Oriente.
Questo esperimento sociale rappresenta una vera e propria minaccia per chi sta usando il Medio Oriente al fine di portare avanti le proprie mire di dominio imperialista e nazionalista.
La guerra, gestita dalle potenze occidentali e dai suoi alleati attraverso la “guerra per procura”, ha tra i suoi obiettivi il controllo delle materie prime (in primis il petrolio) e la distruzione di un esperimento politico e sociale che potrebbe essere preso come esempio da altri popoli del Medio Oriente per liberarsi definitivamente dal dominio degli Stati.

Fermiamo l’aggressione della Turchia contro il cantone di Afrin che è un atto criminale, un massacro contro il popolo curdo a cui il resto del mondo assiste in silenzio e complicità.
Sosteniamo il “Confederalismo democratico” e la lotta per l'autodeterminazione del popolo curdo.

Iniziativa Libertaria - Pordenone

venerdì 16 febbraio 2018

Solidarietà ai tre licenziati FCA da parte degli "STATO SOCIALE" dal teatro Ariston di Sanremo

Da Pomigliano a Sanremo, la lotta operaia non si processa: Mimmo, Antonio e Marco liberi subito!
Dopo più di 6 ore i tre operai FCA del SI Cobas sono ancora sequestrati in stato di fermo al commissariato di Polizia di Sanremo, con l'accusa di aver violato l'articolo 650 del codice penale in quanto "rei" di aver turbato le disposizioni di sicurezza previste dal Festival.
Evidentemente l'iniziativa dei musicisti dello Stato Sociale, che si sono esibiti dal palco dell'Ariston utilizzando i nomi dei 5 reintegrati di Pomigliano erigendoli a simbolo dell'odierna condizione di schiavitù in cui versano milioni di operai e di sfruttati, deve avere urtato la suscettibilità dei piani alti del potere economico e istituzionale...
Da quanto abbiamo appreso, sembrerebbe che nei confronti dei 3 operai sia stato emesso un foglio di via per tre anni dalla città di Sanremo: la stretta repressiva del Piano-Minniti continua a colpire in maniera implacabile contro il movimento operaio e le lotte sociali.
Il SI Cobas nazionale, nell'esprimere il massimo sostegno all'iniziativa degli operai FCA e al gesto de Lo Stato Sociale, chiede l'immediata liberazione di Mimmo, Antonio e Marco, e nei prossimi giorni intensificherà le iniziative di lotta e di denuncia contro il Piano-Marchionne e le ristrutturazioni negli stabilimenti FCA di Pomigliano, Melfi, Cassino, Termoli e Mirafiori che a breve porteranno a nuovi, pesanti tagli di organico. In queste settimane, su iniziativa del SI Cobas, gruppi di operai stanno iniziando a confrontarsi e ad agire unitariamente a prescindere dalle sigle sindacali d'appartenenza per dare una risposta compatta alle manovre aziendali.
Per questi motivi rilanciamo la mobilitazione verso la manifestazione nazionale del 24 febbraio a Roma che ci vedrà in piazza contro sfruttamento, razzismo e repressione e per la costruzione di un fronte anticapitalista di opposizione dal basso alle politiche padronali e al teatrino elettorale del 4 marzo.
SI Cobas nazionale

Di seguito il comunicato della band Lo Stato Sociale apparso su facebook

Come si chiama quella figura retorica tale per cui una parte vale per il tutto?
La storia di Domenico, Marco, Antonio, Massimo e Roberto è l'esatta trasformazione in realtà di questo artificio linguistico. Cinque operai che subiscono da anni una vessazione non accettata nemmeno dai tribunali a cui si sono rivolti, vincendo la causa contro il Golia chiamato FCA e che vengono tenuti lontani dalla fabbrica perché sgraditi.
Attraverso questo artificio abbiamo pensato di poter portare sul palco dell'Ariston le istanze di milioni di lavoratori, precari, disoccupati. Perché come ci ha detto Domenico: "le lotte funzionano solo dal basso verso l'alto e noi vorremmo che tutte le persone salissero sulla torre dei potenti per essere tutti uguali". Ci siamo conosciuti e raccontati davanti ad un caffé, lontani dalle telecamere e dai microfoni. Ci siamo presi del tempo per guardarci in faccia perché prima di ieri esistevamo reciprocamente solo nei racconti degli altri, nei filmati, negli articoli di giornale.
E quindi le canzoni possono far succedere delle cose? A quanto pare si e non si tratta del secondo posto al Festival, si tratta della possibilità di coprire le distanze e di prendersi sotto braccio, come faresti con un amico verso il bar o in una piazza piena come quella di ieri a Macerata. Nicola fa spesso questa domanda: "i luoghi sono di chi li possiede o di chi li abita?", a noi piace pensare che i luoghi siano di chi li abita, le città siano di chi le vive, i posti di lavoro di chi vuole condurre una vita gratificante anche in quella sede. Per troppo poco tempo abbiamo abitato quel palco e per troppo poco tempo abbiamo vissuto Sanremo assieme a Domenico, Marco, Antonio, Massimo e Roberto che sono venuti a trovarci per fare due chiacchiere e farci fare due risate rivelandoci il segreto della loro lotta: continuare a divertirsi malgrado tutto.
Ci siamo detti cose belle e importanti che terremo per noi: perché è giusto, perché per ognuno di noi hanno assunto sfumature differenti e queste righe non sono la sede per parlarne.
Sono arrivati con uno striscione e delle magliette stampate per l'occasione con la scritta: "Sanremo chiama, Pomigliano risponde". Sembra il titolo di un poliziesco anni '70 e invece è il riassunto di come dieci persone apparentemente distantissime possano trovare un percorso comune.
Come dice l'antico motto: together we stand, divided we fall.
P.S. apprendiamo solo ora che qualche minuto fa, cercando di portare la loro storia sul truck di Radio2, sono stati fermati e scortati in caserma. Non siamo esperti giuristi ma ci sentiamo di esprimere loro la nostra solidarietà, conoscendo la bontà delle loro intenzioni.

Lo Stato Sociale

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)