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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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lunedì 30 marzo 2015

PORDENONE: Fuori Casapound dalle scuole!

BASTA CAZZARI! FUORI CASAPOUND DALLE SCUOLE! Venerdì 27 si è tenuto un corteo di studenti contro il caro autobus. Di per sé, questa sembrerebbe una notizia positiva. Da troppi anni a Pordenone sul versante studentesco c'è il deserto; mentre i diritti degli studenti vengono asfaltati da qualsiasi governo e partito in Parlamento, tra controriforme dell'istruzione come la riforma Gelmini e la “Buona Scuola” renziana, la risposta degli studenti è sempre stata fiacca e apatica. Ogni giorno i presidi, futuri padroni assoluti delle scuole, ci ricordano esclusivamente i nostri doveri e se ne infischiano dei nostri diritti: si vietano le assemblee o le stesse vengono ridotte a farse una tantum, si limita la circolazione all'interno delle scuole di materiale di controinformazione e vengono tagliati sportelli e corsi di recupero. Questo anche grazie a rappresentanti d'istituto sempre pronti a chinare la testa di fronte ai presidi, venendo quindi meno al loro ruolo studentesco. Ben venga quindi la manifestazione di venerdì? ASSOLUTAMENTE NO! Hanno fatto di tutto per nascondersi e mentirci, passando a raccogliere le firme per le classi negando la loro identità, spacciandosi per “apolitici e apartitici” durante i volantinaggi, godendo della complicità dei rappresentanti di istituto, come quelli del Leopardi-Majorana, che li hanno aiutati a dissimulare chi sono. Gli organizzatori di questo corteo sono i fascisti del terzo millennio di Blocco Studentesco, giovanile di CasaPound Italia, partito di picchiatori, razzisti e omofobi. Questo gruppo politico, presente da poco tempo a Pordenone ma attivo in molte regioni italiane a diffondere odio e intolleranza, che ha avuto il merito di organizzare negli ultimi mesi, da quando hanno addirittura una sede in città, un'unica iniziativa a nome Blocco Studentesco, ovvero un italico torneo di beer pong pomeridiano, sta cercando di prendere in giro gli studenti spacciandosi per un gruppo di ribelli e rivoluzionari. Di rivoluzionario, però, non hanno nulla e anche la difesa dei diritti degli studenti sembra interessarli poco, visto che a parole si lamentano dei rincari degli autobus, ma poi non hanno avuto problemi, negli ultimi anni, a rendersi complici delle politiche e a candidarsi dentro le liste elettorali, a livello locale ma anche europeo, di partiti come il PDL di Berlusconi, Fratelli d'Italia (ex Alleanza Nazionale) e Lega Nord, che negli ultimi decenni hanno promosso miliardi di euro di tagli alla scuola pubblica e hanno condotto politiche di continua precarizzazione di migliaia di giovani lavoratori, nostri coetanei. Non vogliamo però far sembrare la questione puramente ideologica, per quanto, come giovani e studenti di Pordenone vogliamo ribadire che il fascismo, il razzismo, l'omofobia e il fatto di andare a pestare o accoltellare delle persone perché la pensano diversamente da noi o semplicemente perché hanno un abbigliamento alternativo, sono valori e azioni intollerabili che non possono trovare spazio all'interno di una qualsiasi società. Di questo corteo vogliamo contestare sia i metodi che gli scarsi contenuti della piattaforma politica di Blocco Studentesco. I metodi sono quelli descritti prima, ovvero il fatto che le poche firme raccolte in questi mesi, sono state recuperate mentendo su chi fossero e su cosa volessero fare con queste firme, mancando quindi completamente di rispetto e prendendo in giro gli studenti pordenonesi. Inoltre chiamando senza alcun preavviso un corteo, si sono appropriati di una problematica che riguarda tutti gli studenti per unico obbiettivo: fare propaganda e pubblicità al loro partito sulle spalle delle difficoltà della nostra comunità studentesca. Critichiamo, inoltre, la totale mancanza di contenuti e di prospettiva di questa manifestazione. Urlare semplicemente che i biglietti sono cari non risolverà la situazione. Grazie alle inchieste di pochi anni fa del CSPN e del Collettivo AUT, collettivi pordenonesi attivi durante il periodo dell'Onda e del No Gelmini, sappiamo che l'ATAP è un'azienda partecipata pubblica, i cui dirigenti sono stati scelti per nomina politica, ed ha un attivo pauroso che nel 2010 ammontava a oltre 5 milioni di euro. Ma l'azienda di trasporti, non utilizza questo denaro per migliorare il servizio. per assumere altri lavoratori o per abbassare le tariffe, ma per pagare i lauti compensi dei dirigenti. Ad esempio il presidente di ATAP Mauro Vagaggini, in quota PDL-Forza Italia, arrivato ormai al quattordicesimo anno di presidenza e fresco di rinnovo fino al 2016, sempre nell'anno 2010 è arrivato a guadagnare in un anno oltre 200.000€(!) tra ATAP e altre aziende sempre pubbliche. Si potrebbe andare avanti a parlare delle ruberie di ATAP e delle storture di un sistema di gestione basato su nomine politiche in cui ci sono le mani di quasi tutti i partiti cittadini. Ci chiediamo se Blocco Studentesco queste cose le sappia oppure le ignori. O peggio ancora se eviti di dirle visto che all'interno del CdA di Atap c'è pure un rappresentante in quota Lega Nord, partito loro alleato anche in vista delle elezioni comunali pordenonesi del 2016. Blocco Studentesco si è rivelato per quello che è: un gruppo di fascisti che prende in giro gli studenti pordenonesi e vuole solo farsi propaganda e pubblicità sulle nostre problematiche. Invitiamo tutte le studentesse e tutti gli studenti a NON partecipare al corteo farsa di Blocco Studentesco e partecipare insieme a noi alla costruzione di un collettivo che si occupi veramente dei diritti di tutti, degli studenti ma anche dei giovani lavoratori precari, dove il sesso, i gusti sessuali, la nazionalità o il colore della pelle e le diversità tutte non siano un discrimine ma una ricchezza e dove si possano creare dei momenti di confronto e di autoformazione sinceri e veramente controinformativi rispetto alle problematiche di Pordenone, della scuola pubblica e delle nostre vite. PN REBEL

JOBS ACT : TUTELE ASSENTI LOTTE CRESCENTI

TUTELE ASSENTI LOTTE CRESCENTI Oggi, nella sala consigliare della Provincia di Pordenone, è in programma il consiglio generale della Cisl dal titolo "Jobs Act e contrattazione, strade per il rilancio territoriale", al quale parteciperanno la Presidente della Regione Debora Serracchiani, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, il numero due della Confindustria Stefano Dolcetta e il segretario confederale Cisl Gianluigi Petteni. Una delle tante occasioni in cui si incontrano alcuni dei responsabili dell'attacco generalizzato ai salari e ai diritti dei lavoratori che, nell'ultimo ventennio, ha preso forma attraverso dispositivi legislativi (pacchetto Treu, legge sulla rappresentanza, Jobs act, ecc.) e che hanno fatto della precarietà e dell'ideologia neoliberista il paradigma delle nuove forme dello sfruttamento. Un attacco che si è intensificato con l'affermarsi della crisi, prodotta dalle leggi dell'accumulazione capitalista, e con la complicità di una casta di burocrati sindacali complici di aver svenduto le conquiste sociali costate anni di lotte al movimento dei lavoratori. La ricetta è sempre la stessa: profitti per pochi, sacrifici per i proletari e dispotismo aziendale con la possibilità di eliminare chi si oppone al potere padronale. La strada del licenziamento e del demansionamento è la "cura" imposta dal governo Renzi. Il Consiglio dei Ministri ha approvato le nuove regole contrattuali a "tutele crescenti" del cosiddetto Jobs act che sono operative dal 1 marzo 2015. In realtà di tutele non c'è ne traccia, anzi vengono liberalizzati licenziamenti, individuali e collettivi, senza possibilità di reintegro, l'unica cosa di "crescente" sono le misere monetizzazioni legate all'anzianità di servizio. Si da facoltà alle aziende di imporre mansioni dequalificanti senza più alcun rispetto dei livelli categoriali acquisiti. Si aumenta il periodo massimo dei contratti a tempo determinato da 24 a 36 mensilità. I contratti di apprendistato non avranno più vincoli di assunzione. Si compie così anche in Italia una parte di quella ristrutturazione del diritto del lavoro che, dietro la facciata delle politiche di austerity inculcate dall'economia del debito, si inserisce nei processi di ristrutturazione dell'industria, già realizzati e in atto in UE. Nel frattempo, in regione aumentano i disoccupati (dal 2008 al 2013 sono stati persi 22.000 posti di lavoro) e le persone a rischio povertà hanno raggiunto la quota delle 100 mila unità, pari al 10 % della popolazione regionale. Anche la situazione familiare è in peggioramento. Nel 2012 il 9,2 % del fvg versava in condizioni di severa deprivazione, il 13,6 % non poteva permettersi di riscaldare l’abitazione, il 44,5 % - poco meno della metà - non era nelle condizioni di concedersi una vacanza, il 35 % di sostenere spese impreviste. Condizioni patite più di tutti dalle fasce anziane della popolazione e dalle donne, non di rado sole e con figli (dati Cisl Fvg). Intanto, gli amministratori regionali cosa fanno? Si limitano a mettere in campo magre risorse di sostegno al reddito (10 milioni); continuano ad indebolire lo stato sociale, depauperando la sanità e la scuola; lasciano l'orientamento e l'inserimento al lavoro in mano ad enti privati ed agenzie interinali. Continuano a parlare di "sostegno al reddito" ma scartano ogni ipotesi di un reddito sociale garantito, universale e incondizionato. Solo l'autorganizzazione autonoma dei lavoratori e di tutti gli sfruttati, fuori da logiche burocratiche e concertative, può rilanciare una lotta generalizzata in grado di capovolgere gli equilibri a favore di un movimento sociale che rivendichi l'emancipazione di tutti. Collettivo Riff Raff riffraff@autistici.org

Bevo jagermeister perché è un matrimonio durevole l'unione della natura umana con quella divina

landini la Fiom la manifestazione prossima del 28 a roma, marzo 2015... scopro con una certa sorpresa che il titolo della manifestazione è UNIONS... il che vuol dire ancora parlare inglese maccheronico come i latinismi nelle commedie di Goldoni, che servivano a coprire la fuffa, la truffa, l'inganno, la manipolazione: UNIONS è SPECULARE A JOBS ACT... tutte e due le parole iniziali sono al plurale; union è una parola inglese che al suo primo siginficato vuole dire UNIONE, poi significa anche MATRIMONIO, poi LEGA CONFEDERAZIONE, infine SINDACATO, sentite se vi piace questa frase... trumping from one union to another... che tradotto in buono 'taliano vuol dire PASSARE DA UN SINDACATO ALL'ALTRO, ma anche ACCORDO ARMONIA, e in ultimo per ultimo al fine di non lasciarci mancare nulla... UNION (WORKHOUSE) SIGNIFICA ANCHE ospizio fondato da alcune parrocchie in collaborazione (della serie una risata vi seppellirà. Ora dovrebbe seguire la sintesi, perché da cosa nasce cosa... ma quella... citando il testo di una vecchia canzone, la lascio a chi è maturo al punto giusto. E' un lavoro sporco (dirty job) ma qualcuno deve pur farlo... fare lavori, dare lavori in appalto, lavorare a cottimo, in maniera intermittente, precariamente, comprare e vendere all'ingrosso, trattare affari come sanfedista, apripista, sensale di matrimoni, di morti e decessi, commettere peculato, lasciarsi corrompere... noleggiare cavallo carrozza o questo cazzo... he jobbed my nose: mi ha dato un pugno sul naso; questa vignetta mi ha dato un pugno sul naso... MA, meglio sarebbe stato sostituire la parola work con la parola job!!... tu cheddici? è una riflessione che parte dalla parola UNIONS, parola d'ordine per la manifestazione di roma ecc. ecc.; riflessione che viaggia in parallelo con quell'altra parola JOBS ACT che a mio avviso le fa da contro altare; sfiora anche il perché un po' in tutti i campi del sapere si parli inglese invece che italiano; mi rifaccio alle comedie di moliere e di goldoni dove, gli intellettuali dell'epoca quando venivano messi alle strette dalla realtà delle cose, si esprimevano in latino più o meno corretto, al fine di prolungare un rapporto di dominio e di potere, almeno nella comunicazione. Sono convinto che usare la parola JOBS invece che WORK, sia stato un atto premeditato da parte del padronato, in quanto job sta per il nostro italiano IMPIEGO, MANSIONE, MESTIERE, più che per il lavoro come lo intendiamo noi comunisti rivoluzionari di alternativa libertaria; il fatto che però la jobs act venga usato anche da noi negli incontri dibattiti assemblee è fuorviante sicuramente perdente e apre la via a vari fraintendimenti; mi viene in mente quel modo di dire presente in tutto l'occidente, credo, quel motto che dice E' UN LAVORO SPORCO MA QUALCUNO DEVE PUR FARLO, bene lì si usa la parola job, mi pare evidente. Sono sempre più convinto che l'art. 1 della costituzione sia una grande occasione mancata; meglio sarebbe stato se l'Italia fosse stata una repubblica fondata sulle lavoratrici e sui lavoratori anzichenò... non ci saremmo trovati oggi con i lanzichené alle porte, cheddico alle porte... at home!! http://bazardelleparole.ilcannocchiale.it/

Russia-Crimea: L’affare Koltchenko

Articolo tratto dal sito dell'organizzazione comunista libertaria russa Avtonomnoye Deïstviye. Anarchico, antifascista e militante per i diritti sociali in Crimea, il nostro compagno Alexandre Koltchenko è stato preso in ostaggio dalle autorità russe. Rapito dallo FSB (l’ex-KGB), si trova ora detenuto nel carcere speciale di Lefortovo (Mosca). La giustizia putiniana lo accusa di « attentato » e di « partecipazione a organizzazioni terroristiche» Alexandre, che da anni è noto per le sue posizioni antifasciste, è accusato di far parte di Pravy Sektor, un'organizzazione di estrema destra, il cui ruolo negli eventi in Ucraina è sovrastimato dalla propaganda ufficiale russa. Oggi in Russia, tutti i militanti, indipendentemente dalle loro opinioni politiche, siano essi di sinistra, anarchici o liberali, possono essere accusati di essere membri o simpatizzanti di Pray Sektor. Questa situazione è paragonabile a quella dell'epoca di Stalin quando si dava la caccia a « trotskisti » quasi inesistenti o alla persecuzione dei comunisti durante l'epoca di McCarthy negli Stati Uniti. Il regime nazionalista ed autoritario di Putin utilizza tutti gli argomenti possibili ed immaginabili per la sua propaganda a cominciare dai pregiudizi religiosi insieme ad elementi propri della teoria del complotto e del razzismo. Questo sistema contamina la retorica antifascista. Per cui, tutte le persone che dissentono possono essere accusate di essere "fascisti" anche se in realtà si tratta di persone che si oppongono al fascismo, e la stessa cosa accade per chi è di sinistra o anti-autoritario. La persecuzione dell'antifascista Alexandre Koltchenko e del cineasta militante Oleg Sentsov (entrambi inclusi dal giudice nella stessa organizzazione "terrorista") è di natura puramente politica. Serve ad intimidire gli abitanti della Crimea per prevenire qualsiasi opposizione nella penisola. Nella Crimea annessa, si usano tutti i metodi più autoritari e repressivi per mettere a tacere il malcontento. A causa delle minacce alla loro vita ed alla loro libertà, molte persone se ne sono già andate dalla Crimea, tra cui difensori dei diritti umani, studenti attivisti, sindacalisti, anarchici ed antifascisti, attivisti della comunità tatara in Crimea. Questi ultimi, inoltre, devono affrontare le disciminazioni legate alla loro nazionalità, in seguito all'annessione della penisola. Cosa rischia Alexandre Koltchenko ? Alexandre Koltchenko rischia fino a 20 anni di progione, una pena esorbitante per un « attentato » con cui non c'entra nulla. Lui ed altri prigionieri politici ucraini sono detenuti solamente allo scopo di demoralizzare l'opposizione tramite processi giudiziari intimidatori. La libertà di questi prigionieri è direttamente collegata alla stabilità del regime putiniano. Se il movimento degli attivisti riuscisse a destabilizzare la sicurezza di Putin e la sua impunità, questi prigionieri verrebbero liberati. Non possiamo contare sul fatto che il processo a Koltchenko o a Senstov verranno condotti secondo garanzie di legge. Il loro arresto è stato un atto arbitrario, le accuse contro di loro sono delle pure falsificazioni. E tutto ciò non si configura come un errore giudiziario, dal momento che il regime ne è ben consapevole. Come aiutare Alexandre Koltchenko ? Facciamo appello ai movimenti di sinistra e dei libertari all'estero perchè sostengano Alexandre Koltchenko. Si possono organizzare delle azioni, inviare delle lettere di sostegno ad Alexandre, raccogliere soldi per le spese legali e per pacchi viveri per aiutare la sua famiglia. E' anche molto impotante far circolare le informazioni sul suo caso. Si tratta di non solidarizzare con coloro che sostengono l'espansione aggressiva del nazionalismo russo mascherata da retorica « di sinistra » o « anti-imperialista ». Il regime di Putin si nutre della vostra compassione per mantenere le sue vittime. Quando iniziare una campagna di solidarietà? Fin da oggi, diffodendendo e traducendo questo testo, inviandolo ai vostri contatti. Dall'1 al 7 aprile 2015 ci saranno delle azioni di solidarietà per Alexandre Koltchenko ed altri prigionieri politici a cui facciamo appello per la partecipazione. I termini di detenzione di Koltchenko e Sentsov scadono rispettivamente l'11 e 16 aprile. Dopo aprile, il Tribunale di Lefortovo dovrà pronunciarsi sulle misure di sicurezza: carcere o interdizione dal territorio russo o arresti o obbligo di residenza. Solo una forte ed ampia pressione sul rgime di Putin e proteste in tutto il mondo potrebbero restituire ai nostri compagni una possibilità per uscire di prigione. Vogliamo la loro liberazione immediata e la fine di ogni azione giudiziaria contro di loro. Per contatti: freekolchenko@gmail.com (traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca -Ufficio Relazioni Internazionali)

Palestina-Israele, la lotta unitaria in tempi turbolenti di frammentazione della classe dirigente sionista *

La saldatura tra le classi dirigenti sioniste e capitaliste che era iniziata nel 1948, è controllata dal 2010 dai magnati dell'economia. Quel neoliberismo "così vincente" è stato sfidato dalla lotta sociale, dai conflitti all'interno della stessa classe dirigente capitalista e minacciato dalla pressione internazionale che mina il potere calante del vecchio ordine da quando la destra ha perso la maggioranza assoluta nel parlamento a causa ora dell'opposizione sionista più moderata (Kachlon). Non è certo quanto velocemente l'arretramento della corrente neoliberista insieme alla sconfitta dei magnati e combinata con la pressione internazionale porteranno ad un arretramento anche del progetto di espansione sionista che espelle i Palestinesi. Nel frattempo la lotta unitaria prosegue a Bil'in, Ni'ilin, Nebi Saleh, Kadum, Ma'asarah, colline sud di Hebron, Sheikh Jarrah, tra i Beduini del sud, Dahamsh... con località che si aggiungono di tanto in tanto. Bil'in Questo venerdì, 7 Israeliani, alcuni internazionali ed "ospiti" della regione si sono uniti agli abitanti di Bil'in per la manifestazione del venerdì n°527. Nonostante la gigantesca quantità di gas lacrimogeni sparati mai vista finora, i terroristi dell'esercito non sono riusciti a disperderci grazie anche ad un vento a noi favorevole. Dopo un lungo scontro, l'esercito si è ritirato dall'area più calda per invadere la parte meridionale del villaggio. Dozzine di feriti e di casi di soffocamento, nel corso della manifestazione. L'esercito israeliano ha fatto piovere candelotti lacrimogeni, proiettili di metallo ricoperti di gomma sui manifestanti che si muovevano dalla periferia del villaggio verso ovest. Il corteo era partito dal centro del villaggio con la partecipazione dei residenti, tra cui ragazzi ed amici internazionali ed israeliani che lottano contro l'occupazione in ogni sua forma. C'erano bandiere palestinesi e fotografie del bambino incarcerato Khalid Hossam El-Sheikh, e di altri 5 bambini detenuti. Oggi ricorre il secondo anniversario del loro arresto. Sono stati scanditi slogan contro l'arresto dei bambini palestinesi ed un appello per il rilascio di tutti i ragazzi arrestati che sono circa 300. Si fa appello alle organizzazioni umanitarie e per i diritti umani affinchè intervengano per il loro rilascio. C'erano anche foto in solidarietà con l'attivista americano Tristan Anderson. Ma anche slogan come "Tristan sempre nei nostri cuori" e "Preghiamo per la tua guarigione". Tristan è un giovane americano che era in Palestina nel 2009 a portare la sua solidarietà. Venne colpito direttamente alla testa da un candelotto sparato da una guardia di confine israeliana. Il colpo gli ha procurato una quadriplegia totale e permanente a tutti gli arti nonchè la perdita della vista all'occhio destro. Il fatto avvenne il 13 marzo 2009 nel villaggio di Nilin, ad ovest di Ramallah, dove oggi ricorre il sesto anniversario del suo ferimento. Il candelotto che ha ferito Anderson è dello stesso tipo che ha causato la morte di Bassem Abu Rahma. Il caso è stato portato davanti al governo israeliano, ma finora non si è venuto a capo di nulla, anzi viene ritenuto inammissibile poichè avvenuto in zona di guerra, tanto che secondo il procuratore pubblico si ritiene possibile che Anderson sia stato colpito da un palestinese e non da una guardia, mentre cercava di fuggire. I manifestanti portavano anche foto dell'attivista americana Rachel Corrie, per commemorare il 12°anniversario del suo martirio, che cade lunedì. "Sono molto felice che i miei nipotini, le nipoti ed altri bambini siano ancora vivi ed in buona salute dopo che le forze di occupazione hanno sparato direttamente contro le nostre case quando sono entrate nel villaggio durante la manifestazione settimanale" https://www.facebook.com/video.php?v=10205281842378562 https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/posts/102052...72762 https://www.facebook.com/iyad.burnat/posts/1041735159174180 https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/7308781...78191 Bil'in, manifestazione di venerdì 20-3-15. 15 Israeliani degli Anarchici Contro il Muro si sono uniti agli internazionali ed ai residenti. Le forze di stato israeliane "ci hanno permesso" di attraversare le terre restituite al villaggio. Tuttavia, proprio quando siamo giunti sul posto hanno iniziato a lanciare lacrimogeni. Grazie al vento variabile, non sono riusciti a disperderci così velocemente come speravano. Quindi sono venuti con gli autoblindo per farci arretrare nell'area residenziale del villaggio, ma abbiamo resistito finchè le forze di stato non se ne sono andate. Contenti della nostra persistenza, siamo rimasti un altro po' lì prima di mettere fine alla manifestazione. https://www.facebook.com/drrateb.aburahmah/posts/102063...59404 https://www.facebook.com/anatllanat/posts/690903744352191 Nabi Saleh Venerdì 13/03/2015. L'esercito israeliano ha represso violentemente la manifestazione di questa settimana. Mentre i residenti ed altri attivisti camminavano lungo la strada principale che porta all'ingresso del villaggio, i soldati li hanno presi di mira con candelotti lacrimogeni, proiettili veri ed infine violenza fisica. Un giovane ha subito una ferita da “tutu” (un tipo di proiettile vero) ed è stato ricoverato in ospedale. Parecchi altri, tra cui bambini, sono stati percossi senza pietà. Tre donne sono state arrestate: Boshra Tamimi, Shireen Al Araj e Tali Shapiro. Tali è stata liberata dopo parecchie ore (poichè ella è una cittadina ebrea israeliana). Intanto Boshra rimane in stato di arresto per altri 4 giorni e Shireen per altre 24 ore. Tali ha raccontato che sebbene siano state picchiate nel corso dell'arresto, Boshra e Shireen stavano bene e facevano "scuola" ai soldati ed ai poliziotti occupanti. Le spregevoli forze di occupazione hanno deciso di spezzare lo spirito delle manifestazioni di Nabi Saleh con una violenza tale da usare proiettili veri ed arresti arbitrari di manifestanti. Nei giorni prima c'erano stati degli arresti durante la notte. https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1552971941639844 http://schwarczenberg.com/?p=4406 https://www.facebook.com/munther.amira/posts/1020499653...45580 Bilal Tamimi https://www.youtube.com/watch?v=v-eHISZIoA0 Bilal Tamimi https://www.youtube.com/watch?v=O4yh_p5LF70 David Reeb http://youtu.be/83UmBEPHHOc israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=KmVLoPxlmc4 https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/10538633...76089 https://www.facebook.com/video.php?v=1555834488020256 David Reeb https://youtu.be/5Qx3_xLqUC0 Ni'lin Venerdì 20-3-15. Cannonate e lacrimogeni nei cieli durante la preghiera del venerdì. Non c'era stata nessuna provocazione da parte dei ragazzi che stavano davanti alla collina, all'interno dell'area del villaggio e lontano dal Muro dell'Apartheid. C'erano state delle urla e delle maledizioni tra i soldati sulla collina ed i ragazzi in basso. I soldati, che sembravano esaltati dal potere delle loro armi oppure erano solo ubriachi, hanno sparato a volontà proiettili metallici ricoperti di gomma e candelotti tra una bestemmia e l'altra. Allora ho deciso di andare verso i soldati. Loro si sono precipitati verso di me e quando erano a circa 10 metri, uno di loro mi ha sparato un proiettile di gomma sul piede. (La foto mostra che erano in tre, ma io penso che fosse quello al centro). Questo è stato sicuramente il proiettile di gomma che più di tutti mi ha fatto male. Questi eroi che sparano su un fotografo disarmato, se ne sono tornati rapidamente sulla cima della collina ed io sono stato trasportato via con un'ambulanza. Un amico ha fatto delle foto a me ed al resto della manifestazione, che si è fatta lo stesso anche se i soldati avevano provato a disperderla prima che iniziasse. Poco dopo sono uscito dall'ambulanza ed ho cercato di avvicinarmi di nuovo alla collina. I soldati continuavano a sparare a volontà. Ma questa volta i ragazzi gli hanno ripagati con un lancio di sassi. Per un attimo ho pensato che i tre soldati vedendoni avrebbero smesso, ma era solo un pio desiderio. https://antinarrativeblog.wordpress.com/2015/03/22/%D9%...02696 Kafr Qadoom "I fatti più importanti nella manifestazione a Kafr Qaddum del 20-3-2015 2 Palestinesi feriti da proiettili metallici ricoperti di gomma: · Mohammad Jomaa di 17 anni, alla gamba. · Mohammad Baz, di 22 anni alla gamba · Alaa Badarna, fotografo per un'agenzia europea è caduto quando l'esercito ha costretto i giornalisti ad evacuare l'area. 5 soldati hanno arrestato Zahi Ali di 47 anni in un frantoio abbandonato dove si erano nascosti per sorprendere ed arrestare dei giovani L'esercito ha sparato grandi quantità di lacrimogeni provocando molti casi di soffocamento. L'esercito ha anche svuotato tutto il serbatoio di acqua fetida nella casa di Zohdi Shtaiwi. L'esercito ha invaso il villaggio da tre direzioni, ma i giovani li hanno fermati con l'uso di pietre. Centinaia di palestinesi insieme agli amici israeliani hanno manifestato scandendo lo slogan " Pazienza ed Unità" https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/10540684...55582 Abu Dis 13.3.2015 Una pacifica manifestazione è diventata violenta in un momento dopo che l'esercito ha arrestato 2 manifestanti che non avevano fatto nulla di sbagliato. 15 soldati si sono schierati di fronte a 30 manifestanti. Nessuna delle due parti si muoveva. Il Tenente colonnello al comando ha dichiarato che non avrebbe permesso nessuna manifestazione del tipo di quelle di Bil'in. Si è fatto da parte e si è messo a cercare qualcosa sul suo Smart-phone quando uno dei suoi subordinati ha dato l'ordine di arrestare due manifestanti che non avevano fatto nulla. I ragazzi allora hanno iniziato a tirare pietre contro i soldati. Questi hanno sparato proiettili metallici ricoperti di gomma e gas lacrimogeni direttamente su di loro. Quando un gruppo di fotografi si è avvicinato, si è udito un soldato dire agli altri "attenti, ci sono i fotografi". Ed il lancio di candelotti si è interrotto. La madre di uno degli arrestati si è seduta per terra rifiutandosi di muoversi. All'inizio ero certo che i soldati non avrebbero esitato a spostarla con la forza, ma lei ha chiesto ai fotografi presenti di documentare il tutto. La presenza delle macchine fotografiche ha probabilmente evitato un intervento di forza dei soldati. Lentamente ma evidentemente lo sguardo di odio dei soldati si è trasformato in occhiate imbarazzate. https://antinarrativeblog.wordpress.com/2015/03/14/%D8%...2015/ 17-3-15 Palestinesi con rinforzi di Anarchici Contro il Muro ed attivisti internazionali, hanno affrontato l'esercito israeliano nella ricostruzione della tenda di protesta "Porta di Gerusalemme" vicino Abu Dis. La tenda di protesta era stata demolita diverse volte in precedenza ed era stata eretta per rivendicare un territorio destinato invece solo ad un nuovo insediamento ebreo. L'esercito ha disperso con violenza i manifestanti usando lacrimogeni, granate assordanti e proiettili d'acciaio ricoperti di gomma, arrestando sette manifestanti (3 palestinesi e 4 israeliani). Attivisti palestinesi, internazionali ed israeliani hanno manifestato contro i piani di appropriazione e di edificazione sull'area E1, che separerebbe la Cisgiordania settentrionale da quella meridionale. Circa 10 attivisti sono riusciti ad entrare nell'area di costruzione ed a salire su 8 ruspe israeliane. I soldati hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti contro i manifestanti. Gli attivisti hanno anche cercato di tirar su due tende di protesta, ma senza riuscirci poichè i soldati hanno chiuso l'area. Sono stati arrestati 7 attivisti e messi in un container da cantiere per 2 ore prima di essere prelevati da una jeep militare. Gli attivisti israeliani arrestati sono stati poi rilasciati su cauzione, mentre i 3 palestinesi sono stati schedati e portati al Tribunale Militare di Ofer. Negli ultimi 2mesi, i palestinesi hanno piazzato una tenda di protesta nell'area e l'hanno chiamata "Jerusalem Gate.” La tenda è stata distrutta dalle forze israeliane e ricostruita dai palestinesi per oltre 7 volte. https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/10531013...85623 http://schwarczenberg.com/?p=4452 israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=VpFds6HS6_8 https://antinarrativeblog.wordpress.com/2015/03/19/%D8%...ndard -------------------------------------------------- Non dite che non lo sapevamo n°445 Martedì 3 marzo 2015, dei rappresentanti del governo, scortati dalla polizia, sono giunti nel villaggio beduino di Rakhme nel Negev (vicino Yeruham). Hanno distrutto circa 2000 dune (1 duna = 1000 mq) di coltivazioni di cereali. Mercoledì 4 marzo 2015, sono andati a El-Bagar (vicino Sde Boker) e ad ’Abde (vicino Ovdat) dove hanno distrutto almeno 500 dune di coltivazioni. Nello stesso giorno hanno distrutto 4 case nel villaggio beduino di Sa’wa (est di Hura). ------------------------------------------------------- Non dite che non lo sapevamo n°446 Domenica 1 marzo 2015, nella città di Hebron, la polizia isareliana ha arrestato per 5 ore due volontari di un'organizzazione internazionale di pace, poichè stavano scortando verso casa dei bambini palestinesi usciti dall'asilo. Ancora, giovedì 5 marzo 2015, la polizia di confine ha arrestato altri 4 volontari, perchè stavano davanti al Checkpoint 29 di Hebron per garantire che i bambini palestinesi di scuola elementare passassero il checkpoint di ritorno a casa. Lunedì 9 marzo 2015, ancora una volta, la polizia di confine ha arrestato 3 volontari nello stesso Checkpoint 29 a Hebron, per le medesime ragioni. ------------------------------ ------------------- Questa settimana ancora una volta, agenti del governo scortati dalla polizia hanno distrutto campi di cereali dei Beduini del Negev. Martedì e mercoledì hanno distrutto campi di cereali di Al Sera, a nord della base aerea israeliana di Nevatim ed anche a Tel Al Malah, lì vicino. Giovedì hanno distrutto campi di cereali a Wadi Al Na'am, vicino alla discarica di Ramat Hovav. For further information: amosg@shefayim.org.il ================================= * From my blog at: http://ilanisagainstwalls.blogspot.com (traduzione a cura di Alternativa LIbertaria/Fdca -Ufficio Relazioni Internazionali) Link esterno: http://awalls.org

5 x mille Alternativa LIbertaria

Ciao a tutt* quest'anno è possibile destinare il 5 x mille ad Solidarietà Libertaria. Per farlo, basta indicare nell'apposita riga del 730 o del modello UNICO il codice fiscale dell'associazione: 90015930416 Il ricavato sarà usato per sostenere progetti di editoria e solidarietà libertaria, anche internazionali.

Ultime riflessioni sul massacro di Charlie Hebdo

L'attacco a Charlie Hebdo dello scorso gennaio era stato attentamente concepito per dare il massimo vantaggio allo Stato Islamico, ma ne ha tratto vantaggio anche la classe dominante del mondo a capitalismo avanzato. Non si cercava di punire l'atteggiamento satirico di Charlie Hebdo verso ciò che ISIS considera "sacro", bensì di punire quei milioni di musulmani che avevano accettato tale atteggiamento in silenzio, specialmente quei musulmani che vivono in Francia e in occidente. L'ISIS, come chiunque altro, sapeva benissimo che i musulmani in Europa ed in Occidente avrebbero subito fortissime pressioni dopo un attentato del genere. L'ISIS ha così offerto ai musulmani un solo modo per difendersi: quello di accettare la sua versione fondamentalista ed iper-dogmatica dell'Islam, di entrare nei suoi ranghi per perseguire il martirio ed il paradiso tramite l'assassinio ed i bombardamenti suicidi. Il messaggio di ISIS era chiaro: la libertà di coscienza e di espressione non hanno mai fatto parte dell'identità dei musulmani, pe cui essa deve essere rifiutata, negata e combattuta. Sia l'ISIS che le classi dirigenti occidentali hanno accettato tutto questo come un "fatto". Le classi dirigenti occidentali hanno usato questo stesso messaggio per sostenere che solo i bianchi europei possono capire e praticare la libertà di coscienza e di espressione, che si suppone costituisca l'identità della costruzione politica all'interno delle società occidentali a capitalismo avanzato. La guerra al terrore e la Crociata contro l'Islam sono solo le due facce della stessa moneta. Ora, io non sono un esperto di media, ma la rivista Charlie Hebdo non è di quelle che tirano. E naturalmente, non è nemmeno il Pentagono o Wall Street. Credo anche che le loro critiche verso i dogmi dell'Islam siano alquanto differenti da quelle tipiche dell'orientalismo. Il che significa che l'ISIS aveva scelto bene il suo obiettivo, dato che in realtà volevano attaccare la pratica ed il concetto vero e proprio di libertà di espressione. Questa ambivalente strumentalizzazione dell'attacco da parte dell'ISIS e delle classi dirigenti occidentali si è reso evidente sui media (sia quelli occidentali che arabi): l'attenzione era sempre su come avevano reagito gli anziani accademici, i jihadisti o i politici corrotti... Questa è una falsa guerra, combattuta sulla questione sbagliata. E' completamente vero che dovrebbero essere i Musulmani ad essere difesi dall'intensificarsi del razzismo nei loro confronti, ma non i dogmi dell'Islam. Il piano dell'ISIS è ben differente: è quello di "difendere" l'Islam e non i Musulmani (infatti, l'obiettivo è quello di esporre i musulmani a maggiore razzismo e maggiore repressione, non il contrario), di modo che sempre più Musulmani si avvicinino a quegli stereotipi orientalisti che mettano in contrasto i bianchi europei illuminati con i musulmani arretrati, cosa che fa il gioco sia dell'ISIS che della classe dirigente occidentale. La libertà di espressione e di coscienza deve essere difesa senza esitazione. Questa libertà non fa parte della costruzione capitalista in occidente - ma è stata conquistata da generazioni di rivoluzionari e dalle masse. Non è stata concessa da nessun governante e da nessuna classe dominante; è ancora oggi un passo verso un mondo diverso, in cui non esistano nè schiavi nè padroni, ma solo persone libere ed eguali. Mazen Kamalmaz l'autore è un anarchico siriano (traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca - Ufficio Relazioni internazionali)

sabato 21 marzo 2015

Precarietà e lavoro al tempo di Expo - Pordenone

I recentissimi decreti applicativi del Jobs Act emanati dal governo italiano si aggiungono ad altre legislazioni anti-operaie approvate all'interno dell'Unione Europea (UE). I contratti individuali a tutele crescenti, la ridefinizione del lavoro subordinato, la flessibilità svincolata dalla contrattazione, la monetizzazione dei licenziamenti e dell'espulsione dal ciclo produttivo hanno lo scopo immediato di portare all'irrilevanza il diritto di coalizione dei lavoratori ed il ruolo dell'organizzazione sindacale dentro i luoghi di lavoro. Sabato 21 marzo 2015 ore 18:00 al Prefabbrikato / Villanova / Pordenone via Pirandello, 22 (dietro centro sociale "Gloria Lanza") Dibattito pubblico: "Precarietà e lavoro al tempo di Expo" introduce: Annibale Viappiani della commissione sindacale AL/FDCA e interverranno i rappresentanti dei sindacati di base USI/AIT e USB ore 20.30 cena sociale gradita la prenotazione Organizza: PnRebel e Collettivo Riff Raff

mercoledì 18 marzo 2015

QUANDO I PADRONI HANNO PAURA .. 13 LICENZIAMENTI POLITICI ALLA RHIAG DI SIZIANO

Da sempre i padroni giocano sulla povertà, sulla precarietà e sulle paure della classe operaia, soprattutto quella immigrata, imponendo salari da fame e condizioni di totale sottomissione, facendo crescere insieme ai loro profitti un settore parassitario (le finte cooperative che imperversano ovunque) il cui unico vero ruolo è stato quello di esercitare il massimo controllo sugli operai stessi per impedirne qualunque forma di opposizione sindacale Grosso modo questa è la storia anche alla Rhiag di Siziano (hinterland di milano-sud), hub di smistamento nazionale di pezzi di ricambio auto destinati a raggiungere concessionarie in tutta Italia. Qua gli operai lavorano da anni a 900€ al mese (1350 se si fanno 11 ore al giorno sabato compreso) senza ferie, 13ma, 14ma, né indennità malattia. Ma l’onda lunga del movimento dei facchini e della loro organizzazione nei Cobas raggiunge anche questo angolo di periferia producendo un primo sciopero a fine febbraio, con un picchetto sostenuto dagli operai della Dielle, della SDA e della DHL che ha paralizzato la Rhiag per quattro ore Un duro colpo per l’economia e l’immagine aziendale, ma, soprattutto, per gli assetti politico-sindacali che ne salvaguardano gli interessi e che ruotano intorno alla compagine sindacale para-fascista dell’UGL, con tanto di caporali-rappresentanti sindacali pronti allo scontro fisico (anche se il giorno dello sciopero, manco a dirlo, hanno trovato pane per i loro denti) Dopo essersi arroccata, insieme ai propri dirigenti sindacali dell’UGL, a difesa dell’ennesimo contratto capestro (uno dei tanti contratti pirata fuori legge), l’azienda decide quindi di passare al contrattacco, licenziando in tronco tutti i 13 iscritti al SI.Cobas promotori della ribellione sindacale per aver…danneggiato gli interessi societari Una mossa apparentemente forte ma, in realtà, alquanto azzardata, palesemente illegittima e figlia della paura di vedersi rompere le uova (d’oro) nel paniere e di dover rispondere di oltre 8 anni di attività illegali non solo verso i lavoratori ma anche verso lo stesso stato borghese (il lavoro viene in buona parte retribuito con voci che sfuggono alla contribuzione fiscale, e si verificano assunzioni di persone sotto falso-nome) Ovviamente il SI.Cobas ha già aperto la vertenza legale contro questi licenziamenti palesemente discriminatori, così come si sta promuovendo una causa per il recupero delle differenze retributive maturate dal 2010 ad oggi (parliamo di una media di 5.500€ annui di “estorsione salariale”). Ma quel che più conta, come sempre, è saper affrontare i nodi politico-sociali che emergono dalla lotta di classe. Una lotta che, giustamente, non fa distinzioni di colore politico nell’affrontare la classe padronale. In questo caso però, ci sentiamo in obbligo di rafforzare l’appello alla solidarietà di classe con un accalorato invito a tutti i sinceri anti-fascisti affinché appoggino questa battaglia e rispondano alla chiamata che, nel giro di poco tempo, i licenziati del SI.Cobas faranno per sferrare, proprio davanti a quei cancelli, un duro colpo alla reazione di destra filo-padronale che, tra l’altro, non ha mancato di far giungere precisi segnali di guerra, con minacce dirette a delegati e dirigenti del SI.Cobas. SI.Cobas Milano, 13 marzo 2015

MALATESTA: LO SCIOPERO ARMATO

Dopo i primi due volumi editi delle Opere complete di Errico Malatesta, curate da Davide Turcato - 'Un lavoro lungo e paziente': Il socialismo anarchico dell'Agitazione (1897-1898), e 'Verso l'anarchia': Malatesta in America (1899-1900) - è ora uscito, sempre per Zero in Condotta e La Fiaccola LO SCIOPERO ARMATO Il lungo esilio londinese (1900-1913) con un saggio introduttivo di Carl Levy, studioso dell'anarchismo e fra i massimi esperti di Malatesta. L’alba del ventesimo secolo, che si apre con l’uccisione di Umberto I da parte di Gaetano Bresci, segna anche l’inizio del più lungo periodo di ininterrotta assenza di Malatesta dal suolo italiano. Sulle colonne della Rivoluzione Sociale, così come in tante altre pubblicazioni e nei discorsi, egli riafferma e sviluppa con coerenza in questi anni i due pilastri fondamentali della sua tattica: il movimento operaio come base irrinunciabile dell’anarchismo; e l’insurrezione come ineludibile passo, a cui è necessario prepararsi, verso l’emancipazione. Mentre nel decennio precedente era stato sul primo punto che Malatesta aveva dovuto insistere, l’ascesa del sindacalismo rivoluzionario, con la sua affermazione dell’autosufficienza del movimento operaio, rende ora necessario accentuare il secondo punto. In contrapposizione al concetto dello sciopero generale come arma rivoluzionaria, Malatesta compendia efficacemente la sua tattica nel concetto di «sciopero armato». In questa fase di estraniamento dal movimento anarchico in patria, da una parte Malatesta elabora le idee-guida che informeranno i suoi successivi ritorni in Italia, e dall’altra si afferma indiscutibilmente come la figura di maggior spicco del movimento anarchico internazionale, sia, suo malgrado, agli occhi della stampa mondiale, che lo bersaglia di interviste ad ogni evento di cronaca che abbia a che fare con l’anarchismo, sia soprattutto all’interno del movimento, con lo storico congresso di Amsterdam del 1907. Il volume, di 320 pagine, costa 25 euro e può essere richiesto a: Associazione culturale 'Zero in condotta' Casella Postale 17127 - MI 67, 20128 Milano cell. 3471455118 Conto corrente postale n. 98985831 intestato a Zero in Condotta, Milano zic@zeroincondotta.org www.zeroincondotta.org oppure a Associazione Culturale 'Sicilia Punto L' via Garibaldi 2/A 4, 97100 Ragusa sezione La Fiaccola via Tommaso Fazello 133, 96017 Noto (SR) tel. 0931 894033 Conto corrente postale n. 10167971 intestato a Giuseppe Gurrieri, vico Leonardo Imposa 4 – 97100 Ragusa info@sicilialibertaria.it www.sicilialibertaria.it Errico Malatesta nasce a S. Maria Capua Vetere il 4 dicembre 1853. Internazionalista anarchico dal 1871, partecipa al Congresso di St. Imier del 1872, atto di nascita del movimento anarchico. È protagonista dei momenti di più intensa lotta sociale del successivo mezzo secolo in Italia: l’insurrezione del Matese del 1877, i moti del pane del 1898, la Settimana Rossa del 1914, il biennio rosso del 1919-20. Vive la maggior parte della vita adulta all’estero da esule e lavoratore manuale, in paesi di forte emigrazione italiana e presenza anarchica: Francia, Belgio, Svizzera ed Egitto (1878-82), Argentina (1885-89), Stati Uniti (1899-1900), Inghilterra (1889-97, 1900-13, 1914-19). Amato dai compagni, rispettato dagli avversari e temuto dai nemici, contribuisce al movimento anarchico con l’azione e col pensiero. Opuscoli di propaganda come Fra Contadini, L’Anarchia e Al Caffè hanno avuto innumerevoli ristampe. Tuttavia il suo pensiero è soprattutto affidato alla miriade di articoli disseminati nella stampa anarchica. Periodici da lui redatti come L'Associazione, L'Agitazione, Volontà, Umanità Nova e Pensiero e Volontà sono tra i più significativi della storia del pensiero anarchico. Malatesta muore a Roma il 22 luglio 1932.

UNA STORIA QUASI DIMENTICATA

DA http://opinionefranchi.blogspot.it/2015/03/una-storia-quasi-dimenticata.html RINGRAZIANDO L'AUTORE GIORGIO PASSATORE FRANCHI CONSIDERAZIONE PRELIMINARE È innegabile che negli ultimi 15 anni il movimento anarchico nel suo complesso abbia avviato una colossale operazione di recupero della propria memorialistica consentendo anche agli esterni al movimento la fruizione di opere oggettivamente molto ben documentate. Purtroppo la maggior parte di queste opere storiche riguardano il periodo antecedente il fascismo, mentre ancora poco è stato scritto, soprattutto in chiave critica, del periodo successivo al 1945 fino ad oggi. Molto probabilmente la dinamica è spiegabile con il fatto che quest'ultimo lasso di tempo sia ancora vissuto come cronaca e non come evento puramente storico: le dinamiche innescatesi a partire dal 1945 ancora oggi presentano strascichi nell'attualità tanto in termini organizzativi, quanto teorici e pratici. Molti militanti dell'ultima generazione hanno presente chi era Bakunin, Malatesta, conoscono su per giù il fenomeno dell'antifascismo militante che va dagli Ardititi del Popolo alla lotta partigiana, ma poco o nulla sanno delle distinzioni in essere nel movimento anarchico, da dove vengono e in cosa consistono se eccettuiamo una serie di considerazioni preconfezionate che vengono passate come un testimone di generazione in generazione. La mancata metabolizzazione di questo periodo ha chiaramente risvolti nefasti che all'oggi si traducono in immotivati atteggiamenti di ostilità o diffidenza che indeboliscono il movimento complesso; la puerilità politica purtroppo è una malattia cronica del movimento che ci condannerà per sempre alla marginalità. Per uscire dall'angolo occorrerebbe un altro sforzo titanico di recupero, studio e critica di quel periodo poiché solo dando la possibilità al militante di riannodare i fili fra il passato remoto ed il presente sarà possibile guardare avanti. I FIGLI DELL'OFFICINA Come dicevo sopra un giovane militante sa bene cos'è la F.A.I., sa chi era Malatesta, chi era Emilio Canzi, ma se gli chiedi chi erano Gruppi Anarchici d'Azione Proletaria molto probabilmente farà spallucce: è una parentesi della storia anarchica contemporanea volutamente rimossa, magari anche in buona fede, ma comunque un'anomalia che doveva e deve essere sanata. Un primo passo in questa direzione è stata fatta dal Centro di Documentazione Franco Salomone che ha editato questa bellissima ricerca di Guido Barroero. Mi piace pensare a questo libro non come una ricerca ultimativa sul fenomeno G.A.A.P., bensì come un primo passo verso studi più approfonditi al riguardo e che attualmente non possibili a causa della scarsa fruizione delle carte di polizia che potrebbero far luce su connessioni e dinamiche interne ed esterne ai G.A.A.P. ancora poco chiare; non a caso la maggior parte del libro è occupato dagli articoli de “L'Impulso”, loro organo di stampa fino al 1957 anno dello scioglimento, che permettono una buona definizione dell'impianto teorico della prima formazione distintamente “piattaformista” di lingua italiana. Una storia tutt'altro che marginale in quanto sintomo di uno scontro generazionale fra gli anziani in massima parte arroccati su posizioni rinunciatarie o in taluni casi “resistenzialiste” (termine usate ne “L'Impulso” per definire le posizioni di Volontà allora un guazzabuglio fra posizioni anti-organizzatrici, di testimonianza e in taluni casi con esternazioni al limite dell'anarco-capitalismo n.d.a.), dall'altra i giovani di cui molti reduci dalla guerra partigiana che invece volevano un taglio politico netto e ben distinto. Tale posizione fu stigmatizzata così violentemente dai vecchi che al congresso F.A.I. di Ancona del 1949 i G.A.A.P. furono semplicemente espulsi. I G.A.A.P. furono considerati come una malattia, ma in realtà erano il sintomo di un malessere che covava già dall'immediato dopoguerra quando nel giro di pochi anni il movimento perse non decine, non centinaia, bensì migliaia di militanti stufi e frustrati dall'attendismo e dalle posizioni rinunciatarie dei vecchi saccenti molti dei quali vissero come esuli politici durante il periodo fascista: non a caso il fulcro ideologico di tale posizione era identificabile nel “gruppo americano” facente capo a “L'Adunatadei Refrattari” con in testa quell'Armando Borghi che nel secondo dopoguerra causò più danni che altro al movimento. Danni talmente rilevanti che portarono nella prima metà degli anni '70, quando Borghi era già deceduto fisicamente ma non in spirito, alla seconda ondata epurativa nella F.A.I. con il dimezzamento dell'organizzazione (i G.A.A.P. al contrario erano abbastanza territorializzati con presenza soprattutto in Liguria, Toscana e Lazio n.d.a.). Crisi che all'oggi evidentemente non è ancora stata superata. Se è vero che i G.A.A.P. cercarono disperatamente di portare un'ondata di rinnovamento nel movimento, è anche vero che non riuscirono mai a sintetizzare realmente la propria identità, continuamente combattuti fra anarchismo classico e posizioni analitiche chiaramente marxiste e senza un reale spazio politico proprio. Questo fu il vero limite di questa singolare esperienza che portò molti militanti di punta a creare quello che oggi è Lotta Comunista, fondata da Arrigo Cervetto una delle menti più vulcaniche dei G.A.A.P.: basta leggere le famose Tesi di Pontedecimo del 1951 per capire la profondità di questo operaio autodidatta. I G.A.A.P. non avrebbero senso di esistere oggi considerando che il “piattaformismo”, al contrario dell'anarchismo di sintesi, ha approntato nelle ultime decadi più di una revisione tattica e strategica pur mantenendo fede ai 4 punti chiave della Piattaforma Organizzativa dell'Unione Generale degli Anarchici oggi portati avanti da Alternativa Libertaria / Federazione dei Comunisti Anarchici (tutt'ora viva e vegeta alla faccia dei gufi e di coloro che vivono ancora il phatos “resistenzialista” con stoica abnegazione n.d.a.).

NO AL MUOS! NO AGLI ESERCITI! NO ALLA GUERRA!

Il Movimento NO MUOS lancia per il 4 aprile prossimo una manifestazione nazionale a Niscemi contro il MUOS e contro la guerra. Sarà la prima grande scadenza di livello nazionale da quando i venti di guerra sono cominciati a soffiare col pretesto della minaccia terroristica, dunque la prima risposta degli antimilitaristi ai signori della guerra. Il fatto che questo evento venga a convergere e coincidere con la lotta NO MUOS è significativo dell'importanza che tale lotta ha assunto negli ultimi anni, ponendo all’attenzione di tutti la gravità del problema delle basi militari Usa e Nato in Italia, reso ancor più urgente in relazione alle politiche di sempre più elevata tecnologizzazione e sofisticazione dei conflitti armati. Ancora una volta a Niscemi e da Niscemi, la cui popolazione – sostenuta da un Movimento che non è riuscito sinora a svilupparsi sul piano nazionale – tra molte difficoltà ha saputo dimostrare che opporsi alle politiche di guerra è possibile. La Federazione Anarchica Siciliana invita tutte le realtà libertarie e anarchiche a raggiungere Niscemi il 4 aprile per dare vita ad una presenza popolare visibile e combattiva, ritenendo questo passaggio fondamentale per dar forza ad un vasto fronte antimilitarista non soltanto limitato all’Italia e al Mediterraneo, ma che coinvolga l’intera Europa, e che sia da stimolo contro il montante fanatismo clerico-fascista dei razzisti del Continente e la bestialità sanguinaria del Daesh la cui violenza omicida e distruttiva continua a imperversare nel Vicino/Medio Oriente e oltre. La F.A.S. invita, altresì, tutti i compagni che non potranno intervenire direttamente a dare vita, lo stesso sabato 4 aprile, a manifestazioni, sit-in, azioni, iniziative antimilitariste in stretto collegamento con la manifestazione nazionale: posto che il nostro intento è di rilanciare pubblicamente e con forza la nostra presenza di anarchici, rinnovando la testimonianza dell'antica e sempre valida vocazione antimilitarista che caratterizza la nostra lotta, in un momento storico tanto delicato come quello che attraversiamo. Manifestiamo insieme il nostro totale rifiuto, il nostro assoluto No alla guerra!. Delegittimiamo qualsiasi casta militare e di potere, e smascheriamo ogni strumentale e falsa pacificazione veicolata dalle istituzioni! Costruiamo, insieme, l'unica vera alternativa: la rivoluzione sociale! Federazione Anarchica Siciliana http://fasiciliana.noblogs.org/

Appello per una mobilitazione sanitaria a Suruc – Aligor : Kobane non è sola!

La Microclinica Fatih – ambulatorio popolare autogestito , risponde all'appello della popolazione curda per portare solidarietà attiva ai profughi che sono stati costretti a lasciare Kobane ed i villaggi circostanti e a rifugiarsi oltre il confine, nel sud est del Kurdistan turco a causa degli attacchi dell' Isis. Oltre duecentomila persone hanno lasciato la propria terra e solo nella zona di Suruc Aligor sono stati allestiti 5 campi profughi che ospitano oltre 50.000 persone: anche la popolazione residente ha fatto e sta facendo la propria parte aprendo le case per ospitarli. Tutta la gestione dell'accoglienza è in mano alle organizzazioni di base e alle municipalità : senza questa autogestione non ci sarebbero stati né i campi , né l'organizzazione e nemmeno quei servizi che garantiscono una parvenza di “normalità e sussistenza“ quali cibo, scuola, casa delle donne etc., il tutto su base volontaria. A livello umanitario le ONG non stanno intervenendo e allo stesso tempo anche lo stato turco con la sua ostilità non fa che complicare le cose impedendo di fatto l'arrivo di aiuti e mantenendo un atteggiamento piuttosto “ambiguo“ con Isis, peraltro senza riconoscere ai profughi siriani lo status di rifugiato . Tutta la solidarietà è data nel segno dell'autogestione e dagli/dalle attivisti/attiviste internazionali. Anche a livello sanitario è stata data una prima risposta da volontari medici che quotidianamente visitano centinaia di pazienti e a livello internazionale si sta cercando di portare solidarietà anche attuando l'invio di staffette sanitarie che possano supportare la popolazione ed i “colleghi esausti” con una maggiore continuità. Gli aspetti critici dei campi sono dovuti al sovraffollamento sia in riferimento allo spazio occupato dalle tende rispetto alla superficie totale delle aree su cui sono allestiti, sia riguardo allo spazio nelle tende in generale per persona, che è al di sotto dello standard medio per ogni persona ospitata; all'approvvigionamento idrico e alimentare, nonché alle criticità dovute alla stagione invernale ed alla lontananza dai centri di assistenza sanitaria, peraltro non in grado di rispondere alla aumentata richiesta di prestazioni . Inoltre dei quattro ospedali presenti a Kobane , due sono stati distrutti completamente durante i combattimenti, i restanti due sono funzionanti al 50% e le condizioni della città non permettono un rientro imminente di tutti i profughi. (rapporto UIKI onlus http://www.uikionlus.com/rapporto-sulle-necesit-urgenti-a-kobane/). In quest'ottica di condivisione abbiamo deciso di aderire al convoglio umanitario in partenza da Torino e di creare al suo interno un gruppo di medici ed infermieri. Sappiamo che necessitano principalmente di pediatri, ortopedici, ginecologi, odontoiatri, chirurghi ed internisti . Se sei interessato/a anche tu a fare la tua parte, invia una mail a questo indirizzo: ambulatoriopopolare@inventati.org con oggetto “staffetta sanitaria” e sarai ricontattato/a. Segui tutte le info sul blog della carovana: https://carovanaperilrojava.noblogs.org/ I medici e le/gli infermiere/i della Microclinica Fatih Ambulatorio popolare autogestito

martedì 17 marzo 2015

18 marzo azione transnazionale contro l’inaugurazione della BCE - Pordenone

18 marzo azione transnazionale contro l’inaugurazione della BCE Oggi abbiamo simbolicamente chiuso la sede della Banca d'Italia, parte integrante dal 1998 del sistema europeo delle banche centrali, per collegarci alla varietà di manifestazioni, blocchi e altre forme di azione diretta transnazionale contro l'inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale Europea (BCE), costata 1.300 milioni di euro e annunciata per mercoledì 18 marzo alla presenza di diversi capi di Stato europei e dell’oligarchia della finanza. La BCE gioca un ruolo importante dell’infame Troika, responsabile dei duri tagli ai servizi, la crescente disoccupazione, e anche il tracollo dell’assistenza sanitaria nei paesi dell’Unione Europea. Accanto alla Commissione Europea e al Consiglio Europeo, la BCE ha promosso austerità, privatizzazione e precarietà. Per noi, attivisti dei movimenti sociali, altermondialisti, migranti, disoccupati, precari e operai, membri dei sindacati e molti altri non c’è niente da celebrare nell’austerità e nell’impoverimento! Migliaia di persone arrabbiate e attivisti determinati da tutta Europa bloccheranno quindi le strade attorno alla BCE e interromperanno la celebrazione del potere e del capitale, in concomitanza con il 144esimo anniversario della Comune di Parigi. Ci prenderemo la loro festa e la trasformeremo nell’articolazione della resistenza transnazionale contro l’Europa delle politiche della crisi e le sue conseguenze catastrofiche. Collettivo Riff Raff

COMUNICATO STAMPA Comitato Salute Pubblica Bene Comune Pordenone

TUTTA MIA LA CITTA’? Comitati e Associazioni per la partecipazione Esito positivo e molto partecipato (circa 120 persone presenti) lo scorso 6 marzo a Pordenone dell’incontro "Tutta mia la città? rigenerazione e riuso", sul recupero dei padiglioni "A" e "B" dell'Ospedale (che verranno dismessi per l'uso di degenza dopo la costruzione del nuovo), sul grave impatto ambientale dovuto alle demolizioni e sulla dubbia opportunità di costruire ex novo la "Cittadella della Salute". Il ricco dibattito è stato frutto di una collaborazione tra il promotore "Comitato Salute Pubblica Bene Comune" e "Legambiente di Pordenone" - Terraè" - "Ubik Art" - "Grab Group Upgrading Cultures" - "Il ballo della scrivania" - "Ordine degli architetti di Pordenone". Seguie la proposta di dare continuità a tale utile momento di confronto e proseguire la discussione sui suggerimenti emersi anche da parte dei cittadini presenti. Invitiamo a partecipare quante/i interessate/i a un incontro pubblico che si terrà martedì 17 alle ore 18 presso la sede di Parco2 in via Bertossi a Pordenone. Sarà l'occasione di sviluppare e coordinare i programmi e le attività delle singole Associazioni o Comitati in merito alle politiche di territorio, salute pubblica, vivibilità della città, sostenibilità. Insomma potrebbe nascere dal basso un vero e proprio processo partecipativo che coinvolge parti significative del territorio per ripensarne completamente l'uso e il rapporto tra lo stesso e i suoi abitanti. "Comitato Salute Pubblica Bene Comune" - "Ubik Art" - "Grab Group Upgrading Cultures" - "Il ballo della scrivania" - "Legambiente di Pordenone" - "Terraè" e "Ordine degli architetti di Pordenone" Per info mail: referendumospedale@gmail.com, cellulare Michele 3384475550, Pino 3332826906

venerdì 13 marzo 2015

MANIFESTO PER...IMMAGINARE E RIPRENDERCI IL FUTURO! piazzetta cavour ore 16 sabato 14 marzo pordenone

UN MANIFESTO PER… A Pordenone le condizioni di vita generali (studio, reddito, lavoro, casa e socialità) peggiorano senza sosta, soprattutto tra le fasce giovanili. Non vogliamo assistere a questa deriva passivamente o in modo individuale. Vogliamo dare un contributo, collettivo e organizzato, per cambiare la realtà pordenonese a partire dai nostri bisogni ma anche dai nostri desideri. Noi ci riconosciamo in una società plurale, solidale e libertaria. Vogliamo ristabilire rapporti e relazioni sociali che vadano oltre a quelli mercificati (bar, concertifici, centri commerciali…)dove il denaro stabilisce gerarchie e possibilità. Vogliamo spazi e luoghi dove poterci confrontare, dove sperimentare e creare senza diseguaglianze, accogliendo le diversità come ricchezze senza competizione e diffidenza. Vogliamo relazioni libere, orizzontali, vogliamo favorire decisioni e pratiche autogestionarie cioè frutto di scelte consapevoli, senza gerarchia, che partano da noi, senza padri e padrini e steccati ideologici. Abbiamo scelto la solidarietà, il mutuo appoggio e l’azione diretta come pratiche. La precarietà è diventata “esistenziale”. Quella lavorativa che colpisce la maggioranza dei giovani ma anche gli over 50, è una realtà con cui facciamo i conti e porta ad una frustrazione generalizzata: mancanza di reddito certo, mancanza di prospettive, difficoltà di autonomia abitativa e di movimento. Vogliamo vivere non sopravvivere. La precarietà è un ricatto sociale dove ognuno di noi è sempre più disponibile a svendere diritti, esigenze, autonomia e passioni pur di sbarcare il lunario, poter uscire di casa, immaginare un futuro. Immaginare un futuro: è questo quello che sempre più ci vien tolto, sembra che si viva già senza futuro, tutti condannati ad un eterno presente dove conta lo spread, il PIL, la guerra fra poveri e dove chiunque giunga da fuori viene dipinto come un attentatore al nostro presente. Siamo partiti dalle esperienze di ognuno, quelle che ci accomunano, e abbiamo deciso di cominciare un percorso aperto, senza preconcetti, per capire come superare questo stato di frustrazione, mettere in comune intelligenze, capacità, storie personali e collettive e cambiare lo stato di cose presenti, rendendo la città e la provincia che abitiamo un territorio migliore. I nostri obiettivo sono: - USCIRE DALLA PRECARIETA’ IMPOSTA - RIAPPROPRIARCI DI SPAZI E LUOGHI - SOCIALIZZARE I SAPERI E DARE MAGGIORE FORZA A STUDENTI E A CHI LAVORA NELLA SCUOLA - AFFRONTARE L’EMERGENZA ABITATIVA - DARE VOCE ALLE NOSTRE IDEE E PRATICHE …IMMAGINARE E RIPRENDERCI IL FUTURO! SABATO 14 MARZO PIAZZETTA CAVOUR DALLE ORE 16 RAP FREESTYLE BRACK DANCE GRAFFITI COL MANIFESTO PER... E CONTRO IL JOB ACT

Grecia, Italia, Europa: morire per il debito di stato?

Si è tenuto giovedì 5 marzo, all’università Ca’ Foscari di Venezia, un partecipato dibattito sul tema Grecia, Italia, Europa: morire per il debito di stato?, a cui ha preso parte la redazione de “Il cuneo rosso”. Nel suo intervento introduttivo F. Chesnais ha messo in luce la genesi del processo di finanziarizzazione dell’economia mondiale a partire dalla creazione a Londra del mercato dei petrodollari, mostrando come questo processo abbia anzitutto preso alla gola i paesi dell’America Latina, il Messico per primo, e del “Terzo mondo”. E come poi, un passo dopo l’altro, il meccanismo della produzione del debito di stato e della produzione del debito privato (delle famiglie) si sia esteso all’intera economia mondiale, senza eccezioni. La creazione di veri e propri trust dei creditori, a cominciare dal Club di Parigi, ha reso palese che a fronte di un debito che si accresce, e ha continuato ad accrescersi ancor più rapidamente dopo lo scoppio della crisi, si è costituito un potere crescente delle istituzioni finanziarie e delle classi sociali che questo debito hanno monopolizzato. F. Chesnais, autore di Debiti illegittimi e diritto all’insolvenza, si è soffermato anche, nel successivo dibattito, sulla “questione greca”, mostrando chi ha beneficiato del debito di quel paese e ricordando le imponenti lotte dei lavoratori e dei giovani greci contro il cappio del debito. Nell’intervento della nostra redazione ci siamo concentrati su tre aspetti: 1) il debito di stato non è una novità degli ultimi quaranta anni, ma è un vecchio strumento di tortura e di espropriazione dei lavoratori nelle mani dei banchieri e dei capitalisti, che è servito in passato a finanziare le spedizioni coloniali, le guerre, lo sviluppo dell’industrialismo, l’ingigantimento degli apparati statali. 2) E’ vero, tuttavia, che negli ultimi decenni vi è stata una progressione esplosiva del debito di stato, che ora coinvolge in pieno anche la Cina e i Brics in generale, che precede il salvataggio delle banche post-2008 ed è il frutto della moltiplicazione degli interventi statali a sostegno delle grandi imprese e delle imprese in generale, della crescente detassazione del capitale e dei ricchi, di una crescente produzione al nero (esentasse), oltre che del crescente onere del peso del debito. La causa di fondo di questa progressiva esplosione è nel tentativo degli stati di sostenere un processo di accumulazione che è nel suo insieme sempre più asfittico e complicato, socializzandone il più possibile i costi – il che è stato possibile, fino ad un certo punto, solo attraverso la parallela crescita dell’indebitamento privato (delle famiglie), sollecitato anch’esso, e “favorito” dalle banche e dagli stati, al fine di non far crollare la domanda di beni e servizi. Con ciò è stato caricato e scaricato sulle spalle delle classi lavoratrici un doppio peso: debito pubblico+debito privato. Ma nonostante questa gigantesca operazione di trasferimento della ricchezza socialmente prodotta dai salari ai profitti, dai salariati ai capitalisti, e nonostante un’immissione di denaro che non ha precedenti nella storia, la crisi esplosa nel 2007-2008 è tutt’ora irrisolta, e le politiche di impoverimento di massa e di guerre “locali” a catena con cui il capitale risponde ad essa sono tutt’altro che abbandonate. 3) Il risvolto politico-istituzionale di tutto ciò è il crescente assoggettamento degli stati al pool dei loro creditori, e quindi al sistema bancario e finanziario globale (l’alienazione del potere statale, di cui parlò Marx), che si sta traducendo in una sempre più accentuata riduzione dei diritti politici, e non soltanto delle prestazioni sociali e dell’occupazione (a favore della precarizzazione strutturale del lavoro e dell’esistenza). Abbiamo fatto l’esempio della “legge di sicurezza cittadina” appena approvata dal governo Rajoy in Spagna che si può considerare, con i suoi brutali divieti alle manifestazioni di piazza, un deciso passo indietro verso il franchismo; ma anche in Italia il trattamento di polizia riservato sistematicamente alle azioni di lotta più militanti (a cominciare dagli scioperi nella logistica organizzati dal Si-Cobas) e l’attacco sistematico a ogni forma di attività sindacale e politica negli stabilimenti della Fiat indicano la direzione di marcia dei prossimi anni – un processo a cui ha dato un sostegno determinante l’approvazione del Jobs Act da parte del governo Renzi e del parlamento, che segna un salto di qualità nell’aggressione alla condizione dei lavoratori. Il nostro intervento si è concluso con l’invito a riportare nel dibattito pubblico la questione del “debito di stato”, del disconoscimento e dell’annullamento del debito di stato in quanto debito di classe, arma di strangolamento delle lotte e, prima ancora, dell’esistenza quotidiana di quanti vivono del proprio lavoro. E con la sollecitazione a uscire dall’attuale passività, e far sentire ai lavoratori greci che stanno resistendo ai padroni del debito, interni ed esteri, la nostra solidarietà, quale che sia la posizione che il governo di Syriza terrà nei confronti di essi. Proprio sulla questione greca si è incentrato il dibattito, che ha dato anche modo a F. Chesnais di ricordare come l’unico caso, nella storia, di disconoscimento integrale del debito di stato è stato quello della Russia rivoluzionaria del dopo-1917. Abbiamo voluto farvi questo rapido rapporto su questa iniziativa non solo e non tanto per segnalarvi la sua riuscita, quanto per sollecitare altre iniziative su questo terreno, contro il Fiscal Compact e il Jobs Act, che ne è una conseguenza. La redazione de Il cuneo rosso

news da Anarkismo.net

Sud Africa Il Zabalaza Anarchist Communist Front analizza l'ultima novità nella politica del paese. La National Union of Metalworkers of South Africa (NUMSA) [sindacato nazionale dei metalmeccanici del Sud Africa, ndt], si stacca dal partito al governo, l'African National Congress (ANC). Come primo passo il NUMSA sta esplorando le possibilità di costituire un partito di massa dei lavoratori, che partecipi alle elezioni. Molte organizzazioni marxiste e di sinistra, ma anche quadri interni al NUMSA, si stanno quindi dando da fare con argomentazioni che dovrebbero suscitare interesse in questo progetto di partito. - cfr. http://www.anarkismo.net/article/27994 (en) Economia collettivista, confederalismo democratico e municipalismo libertario Bruno Lima Rocha esplora le possibilità dello sviluppo di una economia collettivista alla luce della sperimentazione del confederalismo democratico e delle indicazioni del municipalismo libertario - cfr. http://www.anarkismo.net/article/27987 (en) Grecia Sull'ultimo numero di Alternative LIbertaire, intervista ad un anarchico greco su Syriza ed il confronto tra il governo greco e l'UE - cfr.http://www.anarkismo.net/article/27974 (fr) Irlanda Josè Antonio Gutierrez (per chi lo conosce: "Pepe") analizza la repressione scatenata sul movimento contro la tassa sull'acqua, in un paese che aveva accettato con rassegnazione l'intero pacchetto di salvataggio imposto dalla troika, come una tendenza repressiva dell'intera Europa - cfr. http://www.anarkismo.net/article/27910 (ca) Italia materiale postato da Alternativa Libertaria/Fdca: Jobs Act figlio delle linee di ristrutturazione dell'industria in Europa: http://www.anarkismo.net/article/27960 Kobane, dalla resistenza alla ricostruzione: http://www.anarkismo.net/article/27961 Alternativa Libertaria di marzo: http://www.anarkismo.net/article/27962 Libera scuola in libero bonus: http://www.anarkismo.net/article/27966 Oslo, azione diretta contro il Forum dell'Energia: http://www.anarkismo.net/article/27969 Ponti tra anarchismo e confederalismo democratico: http://www.anarkismo.net/article/27970 8 marzo - Flora Tristan: http://www.anarkismo.net/article/27983

NO OGM E SFRUTTAMENTO MANODOPERA !!!

Appuntamento con i *Semi Salvadis* in *via Tolmezzo 87* a Udine *Contro lo sfruttamento della terra e delle persone controinformazione e **proposte di resistenza.* Domenica 15 marzo * *ore 18.00* * LA SCHIAVITU' NON E' **"PASSATA"**?ANZI SI!* *"L’organizzazione di caporalato che mi ha ingaggiato in Puglia per raccogliere pomodori era un’organizzazione di tipo camorristico: chi si ribellava veniva picchiato davanti a tutti e qualcuno ci rimetteva anche la vita. Stiamo parlando dell’Italia.”* *Così Fabrizio Gatti descrive le condizioni in cui vivono i raccoglitori di pomodori nel Sud Italia. Manodopera stagionale, proveniente dall’Africa e dall’Europa dell’Est, clandestina e quindi ricattabile. Manodopera che ufficialmente non esiste e quindi che non ha diritti (ha però il dovere di lavorare, velocemente, tanto, per pochi soldi, controllata a vista dal caporale).* * Manodopera che non può denunciare lo sfruttamento a cui è sottoposta, sia per le botte da parte dei caporali che per il rischio di rimpatrio da parte delle stesse istituzioni, spesso corrotte e complici dello Schiavismo nell’ Italia del nuovo millennio.* * Manodopera sorvegliata a vista, trasportata come bestiame in giro per le campagne dal nord al sud, che raramente riesce a sottrarsi al meccanismo di sfruttamento e violenza.* * Il ritratto delineato da Gatti nella sua inchiesta (l’Espresso – 2006) non è un caso isolato ma la condizione dominante nelle campagne del Meridione, come anche nelle manifatture del Veneto, il perno stesso su cui può ruotare l’economia della grossa produzione Made in Italy.* *Ne discutiamo con un giovane migrante di Marrakech che ci testimonierà la sua esperienza lavorativa nelle campagne della Basilicata e con un compagno che ci parlerà delle sue conoscenze fatte sul campo della capitanata foggiana ; parleremo dell’emarginazione dei lavoratori stranieri nei luoghi di raccolta e sulla grande filiera dello sfruttamento e sulle possibili pratiche di solidarietà alle lotte bracciantili. * *A SEGUIRE CENA VEGAN * *ore 21.00 FARINA,DAL CAMPO ALLA TAVOLA * *All’uso accentrato della terra, alla mercificazione del cibo ed allo sfruttamento dei lavoratori, presenteremo un progetto che sta prendendo forma nel Friuli Orientale, riguardante la coltivazione dei cereali con una modalità diversa, coinvolgendo tutta la filera dal produttore al consumatore. * *Ce ne parlerà E. del Molino Tuzzi di Dolegna del Collio (GO).*

Turchia: se il governo è assetato di sangue, eccolo il sangue!

Nel primo anniversario dell'uccisione di Berkin Elvan, i nostri compagni hanno aperto uno striscione sulla scalinata di Gezi Park, con scritto "Berkin è qui. 8 nostri compagni sono stati aggrediti, malmenati, arrestati ed ammanettati con le mani dietro la schiena. Hanno sparso della vernice rossa sulla scalinata di Gezi Park, urlando " Se il governo è assetato di sangue, eccolo il sangue" Vogliamo che gli assassini di Berkin siano chiamati a rispondere! Berkin è qui, tutti noi siamo qui! LAF - High School Anarchist Action (traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 10 marzo 2015

TRIESTE: Ricordare Pedro vuol dire lottare ancora. Assemblea e presidio

TRATTO DA INFO-ACTION.NET Trieste Ricordare Pedro vuol dire lottare ancora Trent'anni fa, precisamente il 9 marzo 1985, Pietro Maria Walter Greco, conosciuto da tutti come Pedro, venne ammazzato sotto casa da un agente dei servizi segreti e tre agenti della DIGOS di Trieste, che gli sparano più di dodici colpi d'arma da fuoco, prima nell'atrio del palazzo e poi in strada, alle spalle, quando stava già agonizzando sul marciapiede. Pedro era un militante comunista, originario della Calabria ma trasferitosi a Padova per studiare. Fu molto attivo nelle lotte di quella città per le occupazioni abitative, l'autoriduzione delle bollette, le occupazioni di spazi sociali, come anche nelle mobilitazioni dei lavoratori della scuola e nella militanza antifascista. Fu implicato nel processo del 7 aprile 1979 e si spostò, latitante, a Trieste. La sua fu una vera e propria esecuzione, compiuta nell'atrio del palazzo dove abitava, in modo da non lasciare testimoni scomodi. Ma Pedro ebbe la forza di uscire dal portone e di morire sotto gli occhi dei passanti e dei negozianti del quartiere. Abbiamo voluto ricordarlo, come “compagne e i compagni del movimento”, a trent'anni dal suo assassinio, sia per non disperdere la memoria storica di quegli anni e degli innumerevoli omicidi di Stato che allora come oggi lasciavano ben poche tracce nelle pagine dei giornali, sia soprattutto per affermare con forza che quelle lotte, in cui Pedro assieme a migliaia di altre compagne e compagni era coinvolto, non sono un ricordo del passato ma una necessità del presente. Sabato 28 febbraio si è svolto un dibattito nella sede del gruppo anarchico Germinal, che ha visto la partecipazione sia di militanti attivi in quegli anni, sia di coloro che sono venuti dopo ed hanno potuto capire un po' di più del clima che si viveva in quegli anni dentro e fuori dal movimento, delle lotte e della repressione che lo Stato metteva in campo con tutta la violenza di cui era capace. Sabato 7 marzo si è svolta una manifestazione di fronte alla casa dove, il 9 marzo 1985, è stato ammazzato Pedro. Circa settanta persone, nonostante il freddo e la forte bora, hanno voluto ricordarlo, intervenendo al microfono, appendendo striscioni contro il terrorismo di Stato e fissando dei garofani rossi al portone del palazzo. Qualche passante si è fermato, qualcuno ha ricordato quando, in quei giorni di marzo di trent'anni fa, la strada era piena di polizia, qualcun altro ne è venuto a conoscenza solo in quel momento. Una bella mostra, con foto, volantini, ritagli di giornale e altro materiale dell'epoca e degli anni successivi, presente nei giorni precedenti nella sede del Germinal, è stata esposta sui muri della casa. Quei volantini e quei ritagli raccontavano la storia di un'inchiesta processuale nata per assolvere chi aveva sparato e con loro l'intero sistema. Ma raccontavano anche di come molte compagne e compagni hanno continuato a fare controinformazione contro le verità ufficiali, sia immediatamente dopo la tragedia, sia negli anni successivi, quando l'eco della vicenda si era ormai quasi spenta. La polizia si è presentata in forze, in particolare per quanto riguarda la Digos, accorsa anche da Udine e non solo per non perdersi lo “spettacolo”. Crediamo che queste iniziative, pur nella loro dimensione, siano importanti per non perdere un filo della memoria che va invece tenuto saldo, sia rispetto al passato che rispetto al presente, perché la nostra memoria è anch'essa uno strumento non secondario di lotta contro il potere statale e poliziesco. red_ts

Flora Tristan: precorritrice del femminismo e dell'emancipazione proletaria

Flora Tristan: precorritrice del femminismo e dell'emancipazione proletaria "I fatti e l'esperienza dimostrano abbondantemente come nessun governo potrà e vorrà occuparsi del miglioramento della nostra condizione. Dipende solo da noi, se lo volessimo fortemente, uscire da questo labirinto di miseria, dolore e sottomissione in cui siamo costretti a languire". Flora Tristan, 1843 Flora Célestine Thérèse Henriette Tristán y Moscoso Lesnais (1803-1844) era una scrittrice francese di origini peruviane. Poco nota nella storiografia ufficiale e probabilmente intenzionalmente dimenticata in ragione della spinta alla ribellione e del desiderio di libertà che animavano i suoi scritti. Tra i quali ricordiamo Peregrinazioni di un Paria (1839), Promenade a Londra (1840) e l'opuscolo L'unione dei lavoratori (1843). Dopo l'improvvisa morte del padre, un esule colonnello peruviano, Flora rimase con sua madre vivendo in una povertà estrema, sperimentando gli stenti quotidiani della classe lavoratrice. Questa esperienza la portò ad impegnarsi sempre di più per il progresso sociale di coloro che la modernità capitalista aveva abbandonato al loro destino. Ai suoi tempi, sebbene ci fosse già una tradizione teorica che rivendicava l'uguaglianza per le donne, grazie alla filosofia dell'Illuminismo ed ai movimenti sviluppatisi durante la Rivoluzione Francese, non c'era ancora nessuna adeguata sistematizzazione delle idee che avrebbero in seguito dato corpo al pensiero femminista. Tuttavia, già nel corso della prima metà del XIX secolo, aveva fatto la sua apparizione la domanda di uguaglianza per le donne mentre la nozione di patriarcato iniziava ad essere sfidata con forza maggiore, con ciò contribuendo alla formulazione della teoria femminista che all'epoca si trovava ancora in uno stato embrionale non avendo chiarito e definito i suoi ambiti di riflessione. Flora Tristan fu un'anticipatrice che si inserì in questa corrente, rifiutando veementemente il falso principio dell'inferiorità della natura femminile, criticando l'istituto del matrimonio nonchè la mancanza di diritti civili, economici ed all'istruzione per tutte le donne. Una costante nella vita di Flora Tristan è stata la ricerca di ponti tra la preoccupazione per la crescente disuguaglianza sociale e la stuazione di oppressione che le donne vivevano a causa del patriarcato. Fu la prima donna che cercò di fondere in una sintesi critica il proto-femminismo col discorso sociale, aprendo la strada alla forma futura del femminismo come caratteristica della classe proletaria, per cui è inconcepibile che possano esserci donne oppresse capaci di opprimere altre donne. Durante gli anni dell'attività di Flora Tristan, ci furono in Europa cambiamenti radicali causati dall'implementazione del ciclo capitalistico di produzione, con la modernizzazione e l'industrializzazione della società insieme alla diffusione del pensiero ugualitario-democratico dell'Illuminismo e della Rivoluzione Francese. Tuttavia, le aspettative di benessere entrarono ben presto in collisione con la realtà dei fatti. Non ci fu quell'imminente progresso materiale che avrebbe portato a tutti la fine dell'indigenza e della povertà, così come sostenuto dalla modernità, anzi si andavano creando maggiori disuguaglianze e sfruttamento per masse sempre più grandi di persone. Le donne erano escluse dalla maggior parte dei diritti fondamentali ed il proletariato, sempre più numeroso, era escluso dalla ricchezza prodotta nelle fabbriche e nelle officine. In questo contesto, diversi riformatori sociali iniziarono a creare dei sistemi ideali per correggere i mali della società; Cabet, Owen, Saint Simon e Fourier furono tra i primi teorici ad auto-definirsi "socialisti". Marx vi avrebbe più tardi aggiunto l'aggettivo "utopistici", a causa della loro fiducia cieca nel potere rigenerativo dell'istruzione, o del loro pacifismo estremista fino alla loro ingenua fiducia in un redenzione della borghesia. Flora Tristan, in quanto figlia del suo tempo, venne fortemente influenzata da questa corrente di pensiero. Eppure, ella riuscì ad andare oltre poichè fu la prima a dire che il proletariato doveva unirsi in quanto classe per liberare se stesso, cioè contando sulle proprie forze. Era l'idea che poi Marx avrebbe incorporato nel famoso slogan della Prima Internazionale: "l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi" e che il movimento anarchico internazionale ripropone tutt'oggi. Senza dubbio, Flora Tristan costituisce un collegamento vitale con l'attuale lotta contro la dominazione del patriarcato e del capitalismo. Ecco perchè vogliamo ricordarla. Il suo pensiero è alle origini del femminismo rivoluzionario che emerse con forza in modo organizzato tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo. Oggi, nel XXI secolo, le donne lottano ancora per il diritto all'autonomia ed alla riproduzione e, insieme ad altre forze sociali, continuano a perseguire il titanico compito di costruire una nuova società. Nahuel Valenzuela Articolo pubblicato da Periódico Solidaridad, Marzo-Aprile 2015, No. 27. Solidaridad è un giornale comunista libertario che si pubblica in Cile. Traduzione in italiano a cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali. Link esterno: http://www.periodico-solidaridad.cl/

giovedì 5 marzo 2015

TUTTA MIA LA CITTà ? - pordenone

RIGENERAZIONE & RIUSO URBANO TUTTA MIA LA CITTà ? come riutilizzare gli edifici che si svuoteranno nell’area Ospedale VENERDI’ 6 MARZO ALLE ORE 20,30 - P O R D E N O N E Sala “T. DEGAN” Biblioteca Civica - P.zza XX Settembre GIUSEPPE VESPO urbanista: la città nella città SARA FLORIAN architetto: riuso e riqualificazione DAVIDE LONGHI architetto (Università di Ferrara): rigenerazione urbana con la presenza dEI "PAPU" COMITATO SALUTE PUBBLICA BENE COMUNE referendumospedale@gmail.com -LEGAMBIENTE Circolo di Pordenone -IL BALLO DELLA SCRIVANIA -TERRAè Oficina della sostenibilità

Domenica 08 Marzo Mercatino del riciclo e del riuso a Fontanafredda

Buongiorno a tutti, informiamo i soci del GAP, che domenica 8 Marzo saremo presenti al "Mercatino del riciclo e del riuso" presso il piazzale San Luca (area mercato vicino al parcheggio delle piscine)dalle 09.00 alle 18.00, in località Talmasson a Fontanafredda. Ci siamo aggregati a questa iniziativa, insieme a tante altre realtà di autoproduzione e consumo sostenibile, su invito della Cooperativa Rurale di Consumo di Vigonovo con cui da quest'anno abbiamo iniziato una proficua collaborazione. La cooperativa è attiva dal 1919 e con la presenza sul territorio favorisce da un secolo le autoproduzioni locali e le pratiche mutualistiche tanto care al GAP. In previsione di una sinergia futura e per conoscere e farci conoscere anche da altre realtà del territorio pordenonese vi aspettiamo numerosi all'iniziativa. Sperando che l'evento sia di Vostro gradimento cordiali saluti Direttivo Gruppo di Acquisto Popolare Pordenone

Libera scuola in libero bonus

La “Buona Scuola “ si fa pia ed apre le sue porte alla libera scelta delle famiglie di iscrivere i loro figli alle scuole paritarie, purché si possa contare su detrazioni fiscali. Dunque, anche il Governo Renzi ha deciso di dare il proprio contributo allo storico progetto di trasformazione ed accelerazione del sistema pubblico di istruzione in un sistema integrato composto di scuole pubbliche ed ex-scuole private, trasformate in "pubbliche" con lo status di scuole paritarie. Dalla scuola della Repubblica alla scuola del privato cittadino, storia di un attacco clericale e liberista. (1) 1999 Gli obiettivi strategici ed i passaggi istituzionali di questa trasformazione erano stati delineati in un documento della fine del 1999, intitolato “Scuola Libera!” (sottoscritto fra gli altri dal futuro ministro Moratti, Carlo Bo, Emma Marcegaglia, Angelo Panebianco, Sergio Romano, Cesare Romiti, Marco Tronchetti Provera,…) con la finalità di trasformare il sistema scolastico italiano da istituzione della Repubblica a segmento di un più ampio mercato della formazione regolato dalla dinamica della domanda e dell'offerta. Ecco la ricetta dei firmatari di "Scuola Libera!": •finanziare, non gestire l'istruzione •garantire pluralità di offerte formative, statali e non •pari dignità tra le diverse scuole •abolire il valore legale del titolo di studio •determinare la cifra che lo Stato intende spendere annualmente per l'istruzione di ogni allievo •assegnarla, diversificata a seconda del grado di istruzione, alla sua famiglia, utilizzando bonus o analoghi strumenti •scontare al massimo di un 10% il costo per alunno delle scuole non statali (per tener conto delle spese fisse) 2000 Il parlamento approva la Legge 62 (governo D'Alema) che istituisce il sistema pubblico integrato di istruzione a cui accedono le ex-scuole private religiose e non, ridenominate "paritarie", in perfetta sintonia con alcuni desiderata degli autori di “Scuola Libera!". La legge 62/2000 risultava tuttavia palesemente incostituzionale perché: •sancisce il diritto per le scuole private di ottenere provvidenze statali (violando l'art.33) •dà la possibilità di usare denaro pubblico per pagare prestazioni che si ricollegano all'insegnamento ma non ne costituiscono i tratti essenziali (violando l'art.34) •riconosce alle private la facoltà di avvalersi di prestazioni volontarie gratuite per il 25% del monte ore (violando gli articoli 35, 36,37, 39, 40). Ma tant'è: con quella sottile distinzione tra finanziamento pubblico vietato al momento dell'istituzione di scuole private e finanziamento pubblico consentito una volta avvenuta l'istituzione, utile ad aggirare il divieto costituzionale, la legge 62 iniziava i suoi primi passi. Fase 2001-2006 Sono gli anni della stabilizzazione dei finanziamenti pubblici alle scuole paritarie e delle agevolazioni per le assunzioni. L'art.1, comma 636 della L.296/2006 prevede che ogni anno il Ministro della Pubblica Istruzione emetta un decreto con cui definisce i criteri ed i parametri per l'assegnazione dei contributi alle scuole paritarie, dando priorità alle scuole dell'infanzia (67,2%) e primarie (29,8%) ed infine alle secondarie (1,3%) Fase 2007-2014 Il D.M. del 21 maggio 2007 segna una svolta decisiva nel finanziamento pubblico alle scuole paritarie, riconoscendo anche alle scuole secondarie paritarie un finanziamento a carico dello Stato. Viene così equiparato di fatto il sistema delle scuole paritarie, anche sul piano economico, alle scuole della Repubblica. Dal 2009, i contributi a favore delle scuole paritarie vengono ascritti nel bilancio del MIUR a due distinti capitoli: •Cap. 1299 Somme da trasferire alle Regioni per il sostegno alle scuole paritarie •Cap. 1477 Contributi alle scuole paritarie comprese quelle della Valle D'Aosta Ecco il flusso dei finanziamenti dal 2008 al 2014 (2) Bilancio Cap.1477 Cap.1299 Totale euro % 2008 535400000 535400000 100,00% 2009 401900000 120000000 521900000 97,5 2010 409000000 130000000 539000000 100,7 2011 253000000 245000000 498000000 93 2012 265392773 237291833 502684606 94 2013 258417930 237791833 496209247 93,13 2014 273898626 223000000 496898626 92,8 2015 Lo squasso che provocherà la “Buona Scuola” sta aprendo finestre imperdibili. Si produce in febbraio un pressing verso la piena attuazione della L.62/2000, proveniente sia dai ranghi del PD che dell'opposizione, che dalla stampa cattolica. Il momento appare propizio per correre al salvataggio delle scuole paritarie, in piena crisi di iscrizioni (-30mila nel 2011-12) e di finanziamenti (-42% dal Governo Monti). Viene così ripresa una vecchia idea (mai attuata) del governo dell'Ulivo: quella della detrazione fiscale, con possibilità di detrarre direttamente dalle imposte (non dall'imponibile) le spese scolastiche, andando quindi a credito senza incidere sulla base imponibile, bensì unicamente sul tributo dovuto. In una seconda fase si dovrebbe passare alla fattispecie del bonus erogato direttamente alle famiglie che scelgono una scuola paritaria. Più che citare opportunisticamente la Montessori o Gramsci -come fanno i firmatari della Lettera a Renzi (3)- per rafforzare la cifra di libertà che sarebbe insita in tale scelta, è il caso di rilevare che la primogenitura del bonus spetta -invece- ad economisti quali Milton Friedman, seguito da Friedrich von Hayek e in Italia da Antonio Martino (allievo di Friedman). Scrive Hayek: "Si può provvedere alle spese per l'istruzione generale, attingendo alla spesa pubblica, senza che debba essere lo Stato a mantenere le scuole, dando ai genitori dei buoni che coprano le spese di istruzione di ciascun ragazzo: buono da consegnare alla scuola da loro scelta (…) Si potrebbe anche auspicare che lo Stato provveda direttamente alle scuole in alcune comunità isolate, dove, perché possano esistere le scuole private, il numero dei ragazzi è troppo basso (e il costo medio dell'istruzione pertanto troppo alto). Ma nei confronti della grande maggioranza della popolazione sarebbe senza dubbio possibile lasciare l'intera organizzazione e amministrazione agli sforzi privati. Da parte sua lo Stato dovrebbe semplicemente garantire uno standard minimo per tutte le scuole in cui potrebbero essere spesi i suddetti buoni. Un altro grande vantaggio sarebbe che i genitori non si troverebbero più davanti all'alternativa o di dover accettare qualsiasi tipo di istruzione fornita dallo Stato o di pagare di tasca propria il prezzo di un'istruzione un po' più cara: se scegliessero una scuola diversa da quelle comuni dovrebbero pagare solo un costo addizionale".(4) Qui enunciati i principi di sussidiarietà (5) e competizione, cari agli economisti liberali antistatalisti, tanto da far credere che il bonus sia una cosa di sinistra. Il bonus ha da tempo trovato applicazione a livello regionale, con un proliferare di legislazione regionale e di iniziative di protesta da parte di chi difende la scuola pubblica e ne denuncia il progressivo sotto-finanziamento. La “Buona Scuola” (6), con annessi provvedimenti di sostegno alla domanda di istruzione nelle scuole paritarie, si inserisce all'interno di questo quadro e delinea una scuola riformata sui principi della personalizzazione e del familismo. Studenti e genitori, trasformati da soggetti di diritto alla formazione in utenti/consumatori di un'offerta impacchettata rischiano di non cogliere più l'interesse collettivo di cui è portatore l'istituzione scuola e di cui essi sono destinatari e protagonisti, per impegnarsi invece nella ricerca del successo personale in studi scelti per un fine particolare e non per conseguire una formazione olistica. Sbrindellata e mercificata così la scuola della Repubblica, non rimane che un'unica scuola in grado di offrire una formazione integrale: è proprio quella scuola religiosa cattolica che si pone come IL luogo della vera formazione spirituale ed intellettuale. Ai laici ed agli anticlericali il compito di ostacolare questi processi. L'associazionismo laico, i sindacati, i comitati dei genitori sono i soggetti a cui spetta l'arduo compito di riorganizzare un'altra possibilità di scuola pubblica, laica e pluralista per tutte/i e di tutti/e. risorse (1) cfr.http://www.fdca.it/laicita/meeting2003.htm (2) cfr. http://www.flcgil.it/files/pdf/20140609/scheda-flc-cgil-lo-stato-dei-contributi-alle-scuole-paritarie-previsti-nel-bilancio-dello-stato-giugno-2014.pdf (3) cfr. http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/E-ora-che-la-parita-scolastica-diventi-concreta.aspx (4) cfr. La società libera, F.A. Von Hayek, ed. Rubbettino, 2007 (5) cfr. http://www.fdca.it/sindacale/sussidiarieta.htm (6) cfr. http://www.cenerentola.info/index.php/dibattiti-e-opinioni/1409-non-c-e-peggior-scuola-della-buona-scuola

COMUNICATO STAMPA DEL CIRCOLO LIBERTARIO EMILIANO ZAPATA DI PORDENONE IN RISPOSTA ALLE DICHIARAZIONI DI LOPERFIDO

Loperfido, consigliere comunale di Fratelli d'Italia (ex Alleanza Nazionale ex MSI) attacca il circolo Zapata per l'ennesima volta sui giornali locali accostandoci a Casapound per attaccare i centrosinistra. Comunicato Stampa Il Circolo Zapata paga da più di 20 anni un affitto come tutte le altre associazioni al Comune di Pordenone. Di agevolato in città ci sono sono gli amici di Loperfido e Ciriani come l'associazione Eureka che s'è fatta comprare una sede (200.000 €) dalla regione grazie ai Ciriani brothers e dopo che nel più becero nepotismo hanno sistemato in provincia gli amici degli amici e dato appalti e consulenze ad ex Alleanza Nazionale. Che Loperfido, quello che ha portato a Pordenone Prosperini, il condannato per traffico d'armi e corruzione e arrestato in diretta TV, faccia paragoni vergognosi accostando un gruppo di neofascisti con una storica associazione libertaria che ha compiuto da poco 30 anni dimostra solo la sua simpatia fascista malcelata da quel finto liberalismo da destra italica. Come si suol dire "un elefante in una cristalleria". Circolo Libertario E. zapata

IL JOBS ACT FIGLIO DELLE LINEE DI RISTRUTTURAZIONE DELL’INDUSTRIA IN EUROPA

IL JOBS ACT FIGLIO DELLE LINEE DI RISTRUTTURAZIONE DELL’INDUSTRIA IN EUROPA I recentissimi decreti applicativi del Jobs Act emanati dal governo italiano si aggiungono ad altre legislazioni anti-operaie approvate all'interno dell'Unione Europea (UE). I contratti individuali a tutele crescenti, la ridefinizione del lavoro subordinato, la flessibilità svincolata dalla contrattazione, la monetizzazione dei licenziamenti e dell'espulsione dal ciclo produttivo hanno lo scopo immediato di portare all'irrilevanza il diritto di coalizione dei lavoratori ed il ruolo dell'organizzazione sindacale dentro le fabbriche. Ma, al tempo stesso, si compie così anche in Italia una parte di quella ristrutturazione del diritto del lavoro che, dietro la facciata delle politiche di austerity inculcate dall'economia del debito, si inserisce nei processi di ristrutturazione dell'industria, già realizzati e in atto in UE. Tali processi stanno seguendo 4 direttrici. 1. I salariati subiscono questi processi di ristrutturazione Non esiste alcuna regolamentazione UE sui temi del lavoro. Nel frattempo le regolamentazioni nazionali non funzionano più, essendo le imprese sotto il ricatto di trasferimento in un altro paese o sono state smantellate per non interferire nei processi in corso. Questi nuovi sistemi di imprese che si sono formati risultano di fatto dominanti. 2. A iniziare da Maastricht, l’industria europea si è strutturata come industria sovranazionale. 3. Siamo in presenza di sistemi di imprese strutturate attorno ad una azienda leader con reti di imprese e catene di fornitura. 4. Sistemi di imprese distribuiti in molti paesi, ma in modo non omogeneo e fortemente concentrato, o meglio centralizzato e strutturato in modo oligopolistico. Le catene produttive che si sono via via costruite hanno sviluppato un sistema fortemente integrato, sia nei criteri di efficienza sia per i margini di ritorno (profitti); questi ultimi risultano sempre meno riscontrabili a livelli di singola impresa e sempre di più a livello di ogni sistema, tanto nel caso che sia composto a catena di livelli quanto a rete con vincoli meno rigidi. Attraverso tutto questo, si sono consolidati in Europa poteri che sono in grado di operare scelte di investimento in capacità produttiva, di strutturare il mercato, di collocare la finanza dove serve e infine di regolare direttamente il lavoro. Se si entra nel sistema di governo di questi sistemi di impresa, si evidenzia il controllo fisico sui flussi produttivi, quindi su qualità, tempi, flessibilità e rapidità di esecuzione, su rapidità nel cambio del mix dei prodotti da fornire, ma pure sull’efficienza produttiva complessiva -vale a dire produttività, lead time, time to market - ed infine nei margini di ritorno (profitti) di quel singolo sistema di imprese. Tali sistemi sono, dunque, organizzati attorno ad una azienda leader che controlla la parte finale del processo , in una catena di fornitura organizzata a livelli decrescenti di valore aggiunto e a reti di imprese produttive e di servizi, entrambe ad alta specializzazione, che lavorano per diverse imprese leader. Chi domina tutto questo, chi controlla buona parte di queste reti di prodotto è la Germania che ha piegato molta parte dei sistemi industriali nazionali alle sue esigenze, utilizzando persino il pur nostalgico approccio nazional-capitalista. Se si esamina la localizzazione della manifattura in UE, emerge che il nucleo centrale è collocato in Germania, la quale assieme ad Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Bulgaria, Lituania, Slovenia e Polonia formano l’area manifatturiera tedesca allargata. L’integrazione si sviluppa ad est dove si assiste ad una accelerazione anche nei processi di diversificazione e di specializzazione. Lo sviluppo verso sud include la seconda manifattura europea: l’Italia. La quale partecipa in modo consistente all’area allargata manifatturiera tedesca anche con catene autonome di sub- fornitura create ad est. Questo fenomeno di germanizzazione si sviluppa nel nord dell'Italia e decresce verso il centro e il sud. Assistiamo ad una realtà spaccata in due: una parte partecipa al sistema integrato mentre l’altra parte partecipa come periferia. Occorre sottolineare che la delocalizzazione italiana ha riguardato catene di sub- fornitura comprendenti l’intero prodotto, a differenza del caso tedesco, dove la componente finale rimane all’azienda leader determinandone alla fine un aumento della capacità produttiva. Se si semplifica: un alto quantitativo di beni intermedi concorrono all’export tedesco. Il che porterebbe alla ridefinizione delle partite correnti di riferimento nell’area europea, non più considerabili solo in termini quantitativi e di (in) squilibrio verso la Germania. Permane nel nord Italia una composizione fatta di PMI, la quale pur di per sé poco rilevante nell’area di riferimento europea, mantiene una sua rete autonoma di export rispetto alla Germania. In questo contesto, riprendono con vigore in Europa le fusioni, le concentrazioni e i passaggi di proprietà di aziende manifatturiere e di servizi. Nei fatti, il concetto di manifattura circoscritto alla sola fabbricazione materiale si amplia fino a comprendere i servizi all'azienda per come viene configurata in questo sistema. Si tratta di servizi quali ricerca e sviluppo, le funzioni di progettazioni, il marketing, i servizi ai processi produttivi, i servizi di sostegno al prodotto, ecc. Va, quindi, considerata un’interdipendenza tra servizi e manifattura; una parte dei servizi è all’interno e viene assorbita dal prodotto, mentre un’altra parte si aggiunge successivamente. In Italia, circa il 25% della manifattura è stata appaltata, determinando una scomposizione della classe. Questo è uno dei punti che hanno determinato e stanno determinando l’estrema difficoltà a riprendere un percorso di contrattazione, oltre alla sussistenza di mancanza di vincoli legislativi sui contratti di appalto. La classe, come abbiamo detto ,subisce questi processi, pur mettendo in campo in tutta l’area economica europea una forte resistenza. Ma, sino ad oggi, questa non si è tradotta in una strategia/progetto di ripresa di rapporti di forza finalizzati ad imporre al capitale vincoli sociali o alternative allo smantellamento dei diritti e delle tutele, né nel prefigurare un'idea di società diversa da quella che i padroni stanno costruendo e delineando. Dalla Germania dipartono gli elementi di fondo anti-operai sinteticamente costruiti attorno alla drammatica riduzione dei salari, alla disoccupazione , alla radicale modifica del mercato della forza lavoro e delle relazioni industriali-sociali, i quali si sono via via estesi , aggravandosi, nei paesi del sud dell’Europa e dell’est-Europa per motivi che vanno, ad esempio, dalla inesistenza alla scarsa copertura dello Stato sociale; dalla posizione di minor profittabilità di partenza del capitale che impone draconiane misure di austerità a carico dei proletari fino ai processi di macelleria sociale attuali che caratterizzano il ruolo dello Stato nella fase capitalistica in corso. In Germania si assiste ad una riduzione dei salari, alla creazione di un mercato della forza-lavoro composto da fasce, dove oltre al lavoro interinale (circa il 30% in meno di un salario di un lavoratore a tempo indeterminato), è stato creato un esercito di 7 milioni di lavoratori a basso salario con conseguenti sacche di povertà. Inoltre, la Germania usufruisce di un altro pezzo del mercato della forza-lavoro derivante dai pesi dell’est ,entrati nell’UE per step successivi ; paesi in cui il salario è di 2-3 euro l’ora, senza diritti e tutele decenti, dove sono state e sono in sviluppo le catene di fornitura per la manifattura e i servizi. IL modello neo-mercantile tedesco si è alimentato non solo con la costruzione di un sistema integrato ampio basato sui bassi salari di altri paesi, ma anche su una segmentazione del mercato della forza lavoro nazionale. Risulta evidente l’adeguamento di tutta l’area europea rispetto al mercato della forza lavoro e sul terreno contrattuale conseguente. Il caso Italia dimostra come si riesca a smantellare un sistema di diritti e protezioni sociali -nonostante una forte presenza sindacale - sostituendolo con una legislazione e un sistema contrattuale di matrice padronale. Le lavoratrici e i lavoratori italiani non hanno più né il contratto nazionale né lo statuto dei diritti dei lavoratori. La circolazione delle merci, quindi il ruolo sempre più importante della logistica e l’introduzione massiccia di tecnologia avanzata nei processi produttivi e nei servizi, sono ulteriori processi che approfondiscono il rapporto di integrazione della manifattura europea col resto del sistema manifatturiero mondiale, fino a spingere tanto Federmeccanica (ottobre2014)che Confindustria (maggio2014) a parlare di quarta rivoluzione industriale. La resistenza e la reazione della classe lavoratrice è oggi, come ieri, sempre più legata alla sua capacità di riorganizzazione su base internazionale e mondiale, sviluppando le forme di rappresentanza sindacale necessarie al superamento delle divisioni categoriali per costruire una ricomposizione di figure operaie e di lotte capace di reagire alla ristrutturazione capitalistica in atto. Alternativa Libertaria/Fdca marzo 2015

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)