ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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venerdì 10 novembre 2017

BOZZA DI DICHIARAZIONE DELL’ESERCITO INSORTO RIVOLUZIONARIO (MAKHNOVISTA) DELL’UCRAINA

adottato il 20 ottobre 1919 durante una seduta del Soviet rivoluzionario militare
Le classi lavoratrici dell’Ucraina oggi si trovano di fronte ad eventi di enorme importanza e di grandi conseguenze storiche. Senza dubbio, il significato di tali eventi va al di là dei limiti dell’attività dell’esercito insorto rivoluzionario. Ma, a nostro giudizio in quanto avanguardia della lotta in corso, riteniamo nostro dovere spiegare ai lavoratori dell’Ucraina, della Russia e di tutto il mondo, i fini per cui noi combattiamo, nonché la nostra analisi sugli eventi recenti e sulla situazione attuale.
Nel febbraio e nel marzo del 1917, la Russia e l’Ucraina hanno vissuto la Prima Rivoluzione che ha portato alla caduta dell’autocrazia zarista ed ha introdotto un potere politico statale composto inizialmente da personaggi della borghesia della grande industria e successivamente da rappresentanti della media e piccola borghesia. Nessuno di questi due governi ha goduto di una qualche stabilità. Sono bastati otto mesi perché le masse rivoluzionarie rovesciassero queste autorità che non avevano niente in comune con gli interessi e le aspirazioni dei lavoratori.
Già nel luglio del 1917, era evidente la necessità di una Seconda Rivoluzione. Ciò difatti è avvenuto alla fine di ottobre, aprendo la strada alla presa del potere statale da parte del partito Socialdemocratico Bolscevico, che si considerava il rappresentante del proletariato rivoluzionario e dei contadini poveri rivoluzionari o, in altre parole, della rivoluzione sociale. Ben presto, tale partito si è impegnato in una lunga campagna contro tutti i partiti concorrenti al fine di accaparrarsi tutto il potere. Poiché le sue parole d’ordine coincidevano con le aspirazioni delle masse, queste ultime lo hanno sostenuto nel momento cruciale. E così il periodo di otto mesi di governo della coalizione borghese e di rivalità tra i vari partiti politici si è conclusi con la presa del potere da parte del Partito Bolscevico.
Tuttavia, ben presto si è potuto capire che questo partito e questo potere statale – come qualsiasi partito e ogni potere statale – funzionavano solamente per se stessi rivelandosi totalmente impotenti nel raggiungere i grandi obiettivi della rivoluzione sociale: proprio grazie a questo fatto rappresentano oggi un ostacolo alla libera attività creativa delle masse lavoratrici, le uniche capaci di affrontare il compito. È evidente che, controllando l’intera vita economica e sociale, qualunque potere statale inevitabilmente crea nuovi privilegi politici ed economici e mina le fondamenta stesse della rivoluzione sociale.
L’incapacità del Partito Comunista-Bolscevico nell’offrire una via autentica di lotta per il socialismo ha portato naturalmente allo scontento, alla delusione e all’amarezza tra le masse lavoratrici. La disorganizzazione della vita economica, le conseguenze di una cattiva politica agraria, hanno portato a gravi disordini nelle campagne. Le autorità bolsceviche sono riuscite, tuttavia, ad organizzare in Russia un’imponente macchina statale ed un esercito accondiscendente, il quale viene impiegato proprio come ai tempi dello zarismo, ossia per eliminare ogni manifestazione di scontento e resistenza popolare.
Nell’Ucraina la situazione è diversa…..

martedì 7 novembre 2017

Nella battaglia dell’acciaio, Genova protagonista contro i licenziamenti!

Lo scontro sull’acciaio è una contesa mondiale che vede, oggi come in altre fasi passate, in primo piano l’Europa con al centro gli stabilimenti siderurgici dell’ex-ILVA.
La reazione dei lavoratori di Genova-Cornigliano, decisa in assemblea, ha portato all’occupazione dello stabilimento, ponendosi come protagonisti di una trattativa in atto che vede come controparte ACELOR-MITTAL (AM), uno dei gruppi mondiali dell’acciaio tra i più aggressivi sul piano delle ristrutturazioni e dei licenziamenti.
La lotta dei lavoratori di Cornigliano dimostra come con la loro grande capacità di mobilitazione e di organizzazione, sono stati in grado a più riprese nei mesi scorsi di coinvolgere l’intera città di Genova e altre categorie di lavoratori ad iniziare dai portuali.
Inoltre sottolineiamo che questi lavoratori hanno saputo, in una fase drammatica, “tenersi” e sviluppare una organizzazione sindacale partecipata e funzionante che altrove purtroppo non esiste più.
Sulla trattativa in atto con AM, il ministro dello sviluppo economico (CALENDA) ha di fatto centralizzato la trattativa su di sè; questo è il ministro più liberista dell’attuale governo, per cui l’azione dei lavoratori ha come centralità la partecipazione e il controllo della trattativa.
Giustamente non si fidano.
Di fronte al licenziamento di 4.000 lavoratori, (da questi calcoli viene escluso l’indotto), di cui 600 solo a Cornigliano, in una realtà come quella di Genova dove la perdita di posti di lavoro è in costante e drammatico aumento, l’occupazione della fabbrica segna un punto di resistenza fondamentale dei lavoratori, del sindacato, e della stessa CGIL.
Ora la battaglia dei lavoratori a Genova deve essere assunta da tutta l’organizzazione sindacale e da tutti i lavoratori e cittadini di Genova in primo luogo.
Non esiste alcuna politica industriale se non si produce acciaio. C’è da augurarsi che la FIOM riesca a portare tutta la CGIL su questa battaglia, affinchè la vertenza contro i licenziamenti diventi il centro dell’ iniziativa di tutto il sindacato.
I lavoratori e gli attivisti sindacali FIOM di Cornigliano assieme decideranno le iniziative dei prossimi giorni. Non faremo mancare la nostra partecipazione, portando la necessaria solidarietà e promuovendo iniziative di sostegno.
CONTRO I LICENZIAMENTI SOLIDARIETA’ DI CLASSE!

L’altra rivoluzione d’ottobre 2 – Tutto il potere ai Soviet!

Nonostante l’influenza dei dirigenti bolscevichi nei Soviet più importanti, la rivoluzione d’ottobre aveva scatenato in tutto il paese la lotta di classe del proletariato e questa si sviluppava unitariamente ed autonomamente nelle forme dell’organizzazione di base della democrazia diretta.
I Soviet restarono comunque i punti centrali dell’auto-organizzazione proletaria e servirono alla classe operaia per esercitare direttamente il proprio potere e la pratica della decisionalità assembleare, nei Consigli creò un vero e proprio fronte proletario che risultava il principale nemico per i piani del partito bolscevico.
Nella pratica, nella vita quotidiana, in fabbrica, nei villaggi, nei quartieri e nei campi i proletari opponevano tendenzialmente una decentrata, federata e pianificata struttura di potere di base economico-politico ai programmi dei bolscevichi miranti a un centralizzato potere politico economico e militare nelle mani esclusive di una minoranza (il partito) che tendeva soltanto ad eliminare ogni istanza unitaria, auto-organizzatrice, autogestionale ed autonoma di una classe che falsamente diceva di rappresentare.
(da Tutto il potere ai soviet! Russia 1917- 1921. Per una critica comunista libertaria al leninismo e allo spontaneismo)

Testi e documenti sulla rivoluzione russa documenti prodotti da diverse organizzazioni comuniste-anarchiche a partire dagli anni 70

L’opuscolo contiene: 
Critica dei comunisti anarchici al socialismo reale, Federazione dei Comunisti Anarchici, Lucca, 1990
Tutto il potere ai soviet! Russia 1917- 1921. Per una critica comunista libertaria al leninismo e allo spontaneismo,Organizzazione Anarchica Marchigiana, Ancona, 1975
La Macnovicina, un esempio di opposizione alla rivoluzione bolscevica, Gruppo Comunista Anarchico di Firenze,1979
Rapporti sociali in URSS, Federazione dei Comunisti Anarchici, 1985
L’opposizione operaia in Russia 1919-1922, Gruppo Libertario del Politecnico di Milano, 1971

La Cina di Marx, Lenin. Mao e Xi Jinping

I 2300 delegati che hanno partecipato al 19° Congresso del Partito Comunista Cinese alla fine di ottobre hanno rieletto segretario Xi Jinping.
Una decisione che non suscita alcuna sorpresa, dopo i primi 5 anni di mandato di Xi Jinping impiegati al rafforzamento del ruolo del partito nella politica interna ed alla lotta contro la corruzione.
Erano tre i temi all’odg del congresso: la revisione dello Statuto, la nomina dei nuovi dirigenti, le linee della politica cinese per i prossimi 5 anni.
Nuovo Statuto
L’art.2 sui principi guida del partito, viene arricchito con l’inclusione tra tali principi (marxismo, leninismo, maoismo, denghismo) del pensiero di “Un socialismo dalle caratteristiche cinesi per una nuova era”.







 Mao e Xi Jinping


E’ la prima volta che un segretario di partito in vita viene inserito nello Statuto quale ispirazione teorica e guida per il partito.
Sia a Mao Zedong che  a Deng Xiaoping, l’onore gli venne dato post-mortem.
Il che lascia pensare che Xi Jinping possa ambire a superare l’attuale limite dei due mandati consecutivi e puntare ad un terzo mandato, dato che il suo contributo ai principi del partito si proietta fino a metà del secolo attuale.
Ora opporsi a Xi Jinping sarebbe come opporsi allo Statuto del partito, il che induce a pensare che il segretario ri-eletto non canta ancora vittoria ma si prepara ad ulteriori scontri interni, considerato il consistente numero di nemici che si è fatto nei suoi primi cinque anni di mandato.
Nuovi dirigenti
La composizione del Comitato Permanente del Politburo sembra riflettere questa situazione. Su cinque nuovi dirigenti nominati, ben quattro sono collegati a organizzazioni o fazioni interne ostili a Xi Jinping.


Li Keqiang
Wang Yang
Wang Yang
Han Zheng,
Han Zheng,
Uno è il noto economista e vice-pemier Li Keqiang   che ha iniziato la sua carriera nella Lega della Gioventù Comunista, Il secondo è Wang Yang ,   anch’egli formatosi nella Lega della Gioventù Comunista e capo del partito nel Guandong dal 2007 al 2012.
Xi Jinping, però, aveva chiuso la scuola di formazione della Lega della Gioventù Comunista, definendola arrogante ed obsoleta.
Il terzo è Han Zheng, già capo del partito a Pechino,    legato all’ex segretario del PCC,  nonchè capo del partito a Shanghai, Jiang Zemin (1989-2002).
Wang Huning
Wang Huning
Zhao Leji
Zhao Leji
Li Zhanshu
Li Zhanshu
Il quarto è Wang Huning anch’egli formatosi a Shanghai, autore dei discorsi di Xi Jinping e dei segretari precedenti, destinato ad assumere il compito di capo della propaganda.
Un quinto membro del Comitato Permanente, apparentemente non collegato ad alcuna fazione ostile a Xi Jinping, è Zhao Leji   che diventerà capo dell’agenzia anti-corruzione del partito.
Il sesto membro del Comitato Permanente, fedelissimo di Xi Jinping, è Li Zhanshu  capo dello staff del presidente.
Perchè mettersi 4 membri ostili su 6 nel Comitato Permanente? Un contentino alle fazioni? In realtà nei primi 5 anni del suo mandato, Xi Jinping aveva creato un sistema informale di “piccoli gruppi dirigenti” col ruolo di collegamento tra il partito e le burocrazie del governo allo scopo di ridurre il potere del Comitato Permanente e di essere il veicolo del potere del Segretario. Ebbene, i primi 4 membri fanno parte di questi gruppi informali, quindi in qualche modo debitori verso Xi Jinping.
Il resto del Politburo è composto da alleati del Segretario.
La linea per i prossimi 5 anni
Rispetto ai precetti indicati da Deng Xiaoping negli anni ’80, numerose sono le novità introdotto da XI Jinping.
Se per Deng il partito doveva avere una leadership collettiva, ora il partito è Xi Jinping.
Se per Deng la politica estera cinese doveva ispirarsi a nascondere le sue potenzialità, a non avere fretta e a non assumere un ruolo-guida, ebbene il ruolo assunto dalla Cina sui mercati internazionali (la nuova via della seta, ecc.), a livello militare (ricordo la base militare nel porto di Gibuti, le isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale) e quale difensore della globalizzazione (assicurare la disponibilità delle risorse sui mercati, degli scambi basati sulla competizione, sostegno al capitale di stato,…)  non lascia dubbi sul suo far parte del sistema imperialista globale, seconda potenza economica al mondo dopo gli USA.
La nuova era si apre davanti alla Cina: diventare “un grande paese socialista moderno da qui al 2050“, passando una prima fase in cui diventerà un “leader globale nell’innovazione entro il 2035” grazie alle “regole della legge” all’interno ed all’uso di un “potere soft” all’estero per poi diventare nei 15 anni successivi un paese “prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato, armonico e bello”.
Non per tutti i cinesi naturalmente.
Non è mica un paese socialista la Cina.
Ufficio Studi Alternativa Libertaria
nota: citazioni in corsivo dal discorso di Xi Jinping al Congresso

Brasile – Giù le mani dal movimento anarchico! Solidarietà con la FAG e gli anarchici brasiliani!

Contro la normalizzazione e la repressione: lotta e organizzazione!

Abbiamo appreso che lo scorso 25 ottobre è stata lanciata «Érebo» (dal nome Erebus del dio greco dell’oscurità), un’ampia operazione di polizia contro il movimento anti-autoritario.
La polizia ha perquisito almeno 4 sedi libertarie e dichiara di avere mandati di perquisizione per un’altra dozzina di sedi e di abitazioni di 30 persone. Hanno perquisito le sedi occupate da  Pandorga e Parrhesia come pure lo spazio politico e culturale Ateneu Libertário Batalha da Várzea che prima era la sede ufficiale della FAG. Con questa operazione viene particolarmente colpita la Federação Anarquista Gaúcha (FAG) perchè considerata nella consueta stupidità della polizia l’organizzazione principale del movimento anarchico di Porto Alegre. La FAG è accusata di costituire una organizzazione criminale dedita a commettere crimini contro la proprietà pubblica e privata.
Va detto che non è la prima volta che la FAG viene colpita. Infatti è la quarta volta in meno di 10 anni che la FAG viene presa di mira dalla polizia e dallo Stato del Rio Grande do Sul (RS, Brazil). Nell’ottobre 2009, mentre la FAG stava conducendo una campagna sulle responsabilità della polizia nella morte di Elton Brum, parecchi poliziotti in assetto anti-sommossa perquisirono la sede della FAG senza alcun mandato mettendo a verbale che era stato rinvenuto materiale di propaganda e letteratura anarchica! Nel 2013, ci sono state due perquisizioni da parte della polizia, in giugno ed in ottobre, nella sede dell’Ateneu Libertário Batalha da Várzea dove hanno requisito e danneggiato computers, mobilio e documentazione. In quel periodo, altre sedi della sinistra sociale e politica nonchè abitazioni private vennero perquisite perchè facenti parte del Bloco de Luta.
Oggi, questa operazione si esplica in un contesto in cui lo State di Rio Grande do Sul ed il comune di Porto Alegre devono fare i conti con lotte dure e determinate nel settore della scuola e degli impiegati comunali. Il governo di Temer è sommerso dai casi di corruzione. La FAG partecipa alle lotte in corso a Porto Alegre quale gruppo di attivisti e lavoratori con idee e prassi libertarie.
L’operazione di polizia Érebo punta a criminalizzare i movimenti sociali ed in particolare la FAG unitamente all’ideologia sociale anarchica che essa sostiene. Questa operazione punta a smontare le lotte ed i sindacati che usano l’azione diretta per difendere le condizioni di vita contro le misure di austerità, contro il sistema capitalista, contro il colonalismo, il razzismo ed il patriarcato.
Ma nessuno può cancellare le idee che sono state il cuore pulsante del movimento dei lavoratori per decenni, nessuno può cancellare la rivolta per la libertà, per l’autonomia di classe, per la democrazia diretta e per il potere popolare!

Giù le mani da chi lotta nella società!
Solidarietà alla Federação Anarquista Gaúcha (FAG), alla Coordenação Anarquista Brasileira (CAB) ed al movimento anarchico di Porto Alegre ed in Brasilel!
Solidarietà con gli scioperi dei lavoratori della scuola e del Comune a Rio Grande do Sul!
Per il socialismo e per la libertà!

La rete Anarkismo e le seguenti organizzazioni firmatarie:
Melbourne Anarchist Communist Group – Melbourne, Australia
Alternative Libertaire – Francia
Alternativa Libertaria/fdca – Italia
Organisation Socialiste Libertaire – Svizzera
Workers Solidarity Movement – Irlanda
Zabalaza Anarchist Communist Front – Sud Africa

27 ottobre e 10 novembre, lavoratrici e lavoratori in sciopero generale

In una realtà mediaticamente costruita per criminalizzare il diritto di sciopero, per raffreddare il conflitto sociale e sindacale all’interno di protocolli punitivi, per impedire l’esercizio del diritto di coalizione dei lavoratori all’interno dei luoghi di lavoro, ogni indizione di sciopero assume il grande valore di restituire voce e protagonismo alle donne ed agli uomini, nativi ed immigrati, che vivono di lavoro salariato, di precariato, di pensioni insufficienti, di sussidi, di assistenza, di disoccupazione, spesso in condizioni di ricatto e di vessazione come nel settore della logistica.
Sono queste le voci e questi i protagonisti che il 27 ottobre ed il 10 novembre sciopereranno e manifesteranno per rivendicare la restituzione del maltolto in questi lunghi anni di crisi, la redistribuzione della ricchezza prodotta in un paese che si dice sia uscito dalla crisi, l’universalismo di diritti e tutele per poter vivere bene.
Ancora una volta sarà la generosità di lotta e la consapevolezza dei propri interessi di classe di migliaia di lavoratrici e lavoratori che daranno la cifra delle due giornate di sciopero.Sono questi i corpi, questi i sorrisi, questa la rabbia, questa la voglia di coalizzarsi e di contare che fanno di ogni sciopero un pezzetto della lunga storia della lotta di classe.
Avrebbe potuto essere una sola grande giornata di sciopero con tutte le sigle del sindacalismo alternativo unite nell’indizione, ma così non è stato nonostante tentativi di unità.
Tuttavia, sebbene la doppia indizione potrebbe far perdere in incidenza alle mobilitazioni previste, rimane attesa una significativa partecipazione a queste prime due date di sciopero, di manifestazione, di lotta e di autodeterminazione in una situazione di feroce ristrutturazione capitalistica ancora in atto dopo 9 anni di crisi.
Le piattaforme presentate per le due giornate di sciopero risuoneranno negli slogan, poi bisogna lavorare per l’unità dei lavoratori, per l’unità di classe.
Alternativa Libertaria sosterrà ove possibile le giornate del 27 ottobre e del 10 novembre.
Segreteria Nazionale
di Alternativa Libertaria/fdca
24 ottobre 2017

Comunicato congiunto di CNT, CGT e Solidaridad Obrera sulla situazione in Catalogna



Le organizzazioni sottoscritte, in qualità di sindacati a livello nazionale, condividono la stessa preoccupazione per la situazione in Catalogna, per la repressione che lo Stato ha scatenato, per la riduzione dei diritti e delle libertà che questo presuppone e paventa e per l’aumento di un nazionalismo rancido che si ripropone in gran parte dello Stato spagnolo.
Noi difendiamo l’emancipazione di tutti i lavoratori della Catalogna e nel resto del mondo. Forse, in questo contesto, è necessario ricordare che noi non intendiamo il diritto all’autodeterminazione in modo statalista, come proclamano i partiti e le associazioni nazionalisti, bensì come diritto all’autogestione della nostra classe in un determinato territorio. In questo senso, l’autodeterminazione si realizza più attraverso il controllo della produzione e del consumo da parte dei lavoratori e di una democrazia diretta dal basso verso l’alto, organizzata secondo principi federalisti, piuttosto che con l’istituzione di una nuova frontiera o con la creazione di un nuovo Stato.
Come internazionalisti, sappiamo che la solidarietà tra i lavoratori non deve limitarsi ai confini nazionali, per cui ci importa poco dove questi vengono tracciati. Ciò che ci sembra molto preoccupante è la reazione che si sta vivendo in molte parti del resto dello Stato, con l’esaltazione di uno spagnolismo rancido, che ricorda per lo più epoche passate, coccolato da parte dei media e in sintonia con la deriva autoritaria del governo, viatico per l’imprigionamento di persone accusate di aver convocato atti di disobbedienza o per l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. Siamo consapevoli che questa epidemia nazionalista pone le basi per ulteriori tagli dei diritti e delle libertà, contro cui dobbiamo agire in modo preventivo. L’asfissiante unità delle cosiddette “forze democratiche” per giustificare la repressione, fa presagire un quadro desolante per tutte le dissidenze future. Sembra che il regime post-franchista che ci governa da 40 anni, serrerà i ranghi per garantire la sua continuità.
Questo regime, che è esistito ed esiste in Catalogna e nel resto della Spagna, ritiene che sia in gioco la sua sopravvivenza. Ampiamente messo in discussione e immerso in una profonda crisi di legittimità, questo regime è allarmato all’accumularsi di fronti aperti. La minaccia per l’integrità territoriale dello Stato si aggiunge agli scandali di corruzione, al discredito della monarchia, alla questione dei salvataggi finanziari e dei tagli che sono stati imposti alla popolazione, al malcontento per la schiavitù nei luoghi di lavoro derivata dalle recenti riforme del lavoro, allungando l’età pensionabile e tagliando gli assegni pensionistici, ecc … Gli appelli continui per difendere la Costituzione devono essere intesi come rintocchi di campane per affrontare questa vera e propria crisi esistenziale in cui versa il regime. Il pericolo è che in questo processo si legittimo e diventino normalità i comportamenti repressivi come quelli recentemente osservati in molte città catalane. O peggio.
Ovviamente non sappiamo in quale senso evolveranno gli eventi. Rimarremo attenti a ciò che succede, pronti a difendere gli interessi dei lavoratori in tutto lo Stato. Ci opporremo con tutte le nostre forze alla repressione e alla legittimazione, già in atto, delle manifestazioni della destra radicale. Naturalmente, non ci metteremo al servizio delle strategie dei partiti politici i cui obiettivi ci sono estranei. Allo stesso tempo, non smetteremo di incoraggiare le mobilitazioni della classe lavoratrice quando è essa stessa a decidere, infine, è il momento di scrollarsi di dosso la dittatura di élite politiche ed economiche che da troppo tempo gestiscono il controllo del territorio per servire esclusivamente i propri interessi. Come sindacati di classe combattivi e libertari saremo nelle strade, nelle mobilitazioni, come abbiamo dimostrato in molte occasioni, contro la repressione, per i diritti e per le libertà, contro i tagli e contro la corruzione.
La crisi catalana può essere il punto di volta di un modello di stato morente. Se questo cambiamento andrà in una certa direzione o in un’altra dipenderà dalla nostra capacità, come classe, di portare il processo in atto nella direzione opposta alla repressione e alla crescita dei nazionalismi. Speriamo che il risultato finale sia più libertà e più diritti e non viceversa. La posta in gioco è alta.
PER I DIRITTI E PER LE LIBERTA’! NO ALLA REPRESSIONE CONTRO LE CLASSI LAVORATRICI!
CGT – Solidaridad Obrera – CNT
(traduzione a cura di Alternativa Libertaria/fdca – Ufficio Relazioni Internzionali)
su Anarkismo.net
Link esterno: http://cnt.es/noticias/comunicado-conjunto-de-cnt-cgt-y…lunya

mercoledì 1 novembre 2017

L’altra rivoluzione d’ottobre – Atamansha, la vita di Marusya Nikiforova

La storia dimenticata della comandante ucraina, militante comunista anarchica, processata dai bolscevichi e fucilata dai Bianchi in Crimea nel 1919.

L’attivista anarchica ucraina Maria Nikiforova (1887–1919) è stata  a volte paragonata a Giovanna D’Arco. (…..) Ma non c’è nessun culto di Maria Nikiforova. Non ci sono scaffali di libri, in nessuna lingua, dedicati alla sua vita. Sebbene lei abbia avuto un ruolo molto importante nella Rivoluzione Russa del 1917 e nella seguente Guerra Civile, è stata virtualmente espunta dalla storiografia sovietica sul periodo. Un dizionario di biografie della Rivoluzione Russa pubblicato nell’Unione Sovietica, con centinaia di nomi, non ne fa alcuna menzione, nemmeno tra le sole due dozzine di donne inserite. Compaiono eroine bolsceviche come Alexandra Kollontai, Larissa Reissner ed Inessa Armand ma nessuna di queste donne ha mai avuto un comando militare indipendente come fu per la Nikiforova.
Non c’è nessuna ricerca biografica universitaria su Maria Nikiforova, nessuna storiografia della sua vita che possa essere aggiornata e magari reinterpretata (….. )
Persino autori vicini all’anarchismo non ne fanno menzione.
Sebbene lei fosse molto vicina al famoso contadino anarchico Nestor Makhno, è raro trovarla menzionata nei libri sulla figura di Makhno. Eppure nel 1918 la Nikiforova era già famosa come una atamansha (comandante militare) anarchica in tutta l’Ucraina, quando Makhno era ancora un personaggio poco noto, attivo solo nelle retrovie della provincia. La Nikiforova non compare in alcuna opera di Peter Arshinov, di Volin e di Paul Avrich. Alexandre Skirda le dedica solo un capitolo nel suo libro di 400 pagine su Makhno.
Fanno eccezione lo stesso Makhno ed il suo ex-assistente Victor Belash. Nelle sue memorie (che coprono 22 mesi di rivoluzione e guerra civile) Makhno riporta testimonianze di diversi scontri drammatici in cui la Nikiforova ebbe un ruolo dirigente. Anche in Belash, la cui opera è stata salvata dagli archivi della polizia segreta sovietica, compaiono fonti primarie su di lei.
(…..)
Le opinioni politiche di Marusya sono ben note grazie ai suoi numerosi comizi. Il carcere, i lavori forzati e le sue peregrinazioni in vari paesi avevano rafforzato le convinzioni politiche della sua gioventù. Era solita dire: “Gli anarchici non fanno promesse. Gli anarchici vogliono solo che il popolo prenda coscienza della sua situazione e conquisti la libertà con le sue mani.” Il suo credo, espresso più volte, era questo: “Gli operai ed i contadini devono, il più rapidamente possibile, prendersi tutto ciò che essi hanno costruito nel corso dei secoli ed usarlo per i loro propri interessi.”
Nel dicembre 1918, Marusya partecipò al primo Congresso di tutti i comunisti anarchici russi a Mosca. Quello che segue è il suo breve
intervento che è stato riportato nel verbale:
Guardando al modo in cui gli anarchici vivono la loro vita, mi sento depressa per quante carenze vedo nel loro lavoro. Qual è la causa
di tutto questo? Una mancanza di talento? Ma che non può essere perché non si può dire che non ci sia talento tra gli anarchici. Ma perché poi le organizzazioni anarchiche sono al collasso? Perché, quando gli anarchici hanno seguito la loro coscienza, non hanno ottenuto i risultati che speravamo? Tutto questo non può continuare, gli anarchici devono capire dove sbagliano.
Nell’approcciarsi al loro lavoro, gli anarchici non devono limitarsi alle imprese grandiose. Qualsiasi tipo di lavoro è utile. Sacrificare se stessi è più facile che lavorare costantemente, fermamente, per il raggiungimento degli obiettivi definiti. Tale lavoro richiede una grande capacità di resistenza e un sacco di energia. Gli anarchici non hanno abbastanza capacità di resistenza e di energia e inoltre, devono essere pronti a sottoporsi – da compagni – alla disciplina e all’ordine.
Gli anarchici devono:
1. essere modelli di comportamento (gli anarchici attualmente non sono uniti);
2. distribuire ampiamente la loro stampa;
3. organizzarsi e stare in contatto l’uno con l’altro. Per far questo è necessario avere un registro di tutti gli anarchici, ma abbiamo bisogno di essere selettivi e favorire non tanto quelli che sanno di teoria quanto quelli che possono metterla in pratica.
Il processo della rivoluzione sociale è in corso e gli anarchici devono essere pronti per quel momento in cui dovranno usare tutte le loro forze e ciascuno portare avanti il suo proprio compito, senza sperare di ricevere qualcosa in cambio. Ma il nostro lavoro si deve basare sulla esemplarità, per esempio nella stessa Mosca dovremmo creare una intera rete di orti su basi comuniste. Questo sarebbe il miglior mezzo di agitazione tra la
gente, tra persone che, in sostanza, sono anarchici naturali.”

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)