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giovedì 27 giugno 2013

Pacchi e cacciaballe come sempre sul lavoro 27 giugno 2013 - Giorgio Cremaschi gcremaschi.r28@gmail.com

A ben guardare sulla stampa,  le uniche soddisfazioni visibili per i provvedimenti del governo sul lavoro, a parte che da Letta stesso, vengono da Berlusconi e dai gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.

Berlusconi è andato da Letta e poi dal Capo dello Stato, il quale evidentemente non ha problemi a ricevere frequentemente un pluricondannato per reati gravissimi, e ha espresso pieno sostegno al governo e al suo operato. Se evidentemente così il capo del PDL cerca di far dimenticare i devastanti guai con la giustizia, i gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL mostrano ancora una volta di aver dimenticato cosa deve dire e fare un sindacato in momenti come questi. In Portogallo oggi si sciopera contro l'austerità, qui da noi i leader dei grandi sindacati approvano misure ridicole che stanno alle politiche di austerità come una ciliegina vecchia su una torta andata a male. (...)

Il provvedimento del governo non riduce di una sola unità l'ammontare complessivo della disoccupazione, ma semplicemente la ridistribuisce in piccola quota.

Il ministro Giovannini, che come ex capo dell'ISTAT sa come far ballare i numeri davanti a mass media ottusi e bendisposti, ha detto che questa misura ridurrà del 2% la disoccupazione giovanile sotto i trent'anni e subito il suo annuncio è stato rilanciato come un fatto enorme.

Facciamo un piccolo conto. Il governo ha annunciato che con i suoi provvedimenti ci saranno 200000 assunzioni di giovani. Se questo fosse vero e, come dice Giovannini, corrispondesse ad un calo del 2% dell'ammontare complessivo della disoccupazione giovanile, vorrebbe dire che questa assomma a ben 10 milioni di persone, un numero  forse superiore a tutta la popolazione tra i 18 e i 30 anni.....

Evidentemente non è così e Giovannini ci dice tra le righe, dove i mass media di regime non guardano e non fanno guardare, che la riduzione della disoccupazione giovanile sarà molto inferiore alle assunzioni previste, diciamo a spanne attorno a un decimo.

Quindi la disoccupazione giovanile viene ridotta di 20000 persone. È le altre 180000? Ammesso che si verifichino tutte,  esse saranno chiaramente assunzioni di giovani che non riducono la disoccupazione perché le aziende avevano già programmato di farle.

Tito Boeri su La Repubblica afferma che le attuali assunzioni di giovani sono 120000 al mese. Il programma del governo è scaglionato su 4 anni...

Quindi i soldi pubblici andranno soprattutto a quelle medie e grandi aziende che vanno meglio di altre e che avevano comunque bisogno di assumere. Un puro regalo.

Ma i 20000 di Giovannini? Bè temo che a quelli corrispondano altrettanti licenziamenti per lavoratrici e lavoratori di altre fasce di età.

Non bisogna mai dimenticare infatti che tutti gli indicatori economici dicono che la disoccupazione complessiva aumenterà. Quindi i posti di lavoro che si perdono sono di più di quelli che si creano e se si incentivano le assunzioni per una certa fascia di età, ovviamente altre generazioni  vengono licenziate di più

In concreto avremo aziende che si libereranno delle e dei dipendenti con più di 50 anni per assumere giovani che pagano con un salario molto  basso e sui quali sono sgravate dai contributi. E siccome si va in pensione a 70 anni e ci sono già schiere di esodati, è chiaro che le aziende licenzieranno per assumere.

È la famosa staffetta generazionale, condannata da quella associazione sovversiva che è l'Organizzazione del lavoro delle Nazioni Unite. Perché, afferma l'ILO, in realtà distrugge lavoro buono e reddito.

Quindi la sostanza è che le misure del governo daranno qualche piccolo risultato nella direzione voluta solo se verranno licenziati padri e madri per far posto ai figli.

In una condizione di crisi e recessione ci sono solo due modi per ridurre davvero la disoccupazione. Il primo e fare investimenti che creino lavoro aggiuntivo, il secondo è quello di ridurre l'orario tra gli occupati per redistribuire il lavoro tra più persone.

Il governo rifiuta entrambe queste vie nel nome dell'austerità europea, e dunque può solo tirare la coperta sempre più stretta da un lato o dall'altro, aumentando la precarietà e la disoccupazione complessiva.

Non è un caso che il piano giovani sia accompagnato dalla davvero notevole impresa di essere riusciti a peggiorare la legge Fornero, agevolando ancor di più le assunzioni a termine e senza controllo.

Le ricette sul lavoro del governo Letta sono dunque le solite misure liberiste che si adottano in tutta Europa, con fallimento progressivo. Il paese che da più  anni governa il mercato del lavoro con pacchetti di misure come quelle appena decise è la Spagna: l'unico grande stato europeo con una disoccupazione complessiva e giovanile superiore alla nostra.

Quindi queste misure falliranno e sprecheranno, come tutte le politiche del lavoro degli ultimi venti anni che ora sono ben sintetizzate da un governo che raccoglie il fallimento della destra e quello del centrosinistra.

Del resto questa sintesi fallimentare non si esprime solo sul lavoro. Su tutto il governo delle larghe intese o rinvia, o vende fumo, o fa il gioco delle tre carte.

Si rinvia l'IVA e intanto si aumentano le tasse qua e là. Si vota una pausa di riflessione parlamentare sugli F 35 e la si fa coincidere con una pausa dei lavori prevista dal contratto di acquisto degli aerei, che viene confermato.

Si rinvia, si confezionano pacchi mediatici, si cacciano balle con la faccia seria e rigorosa.

Forse la soddisfazione di Berlusconi è più di fondo: se lui è al  tramonto, la sua eredità culturale e politica si consolida nel regime delle larghe intese.

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BRASILE : Solidarietà con la Federación Anarquista Gaùcha vittima delle persecuzioni

Petizione di solidarietà ed adesioni contro la persecuzione in atto in Brasile contro gli anarchici brasiliani e contro la Federación Anarquista Gaúcha di Porto Alegre (RS)

Solidarietà con la Federación Anarquista Gaùcha vittima delle persecuzioni


A Porto Alegre, lo scorso 20 giugno, circa 15 agenti della Polizia Civile senza nessun mandato di perquisizione hanno fatto irruzione nell'Ateneo Batalha da Varzea, luogo sociale e politico in cui ha sede la Federación Anarquista Gaúcha.
In questa città sono in corso da un anno mobilitazioni di massa caratterizzate da rivendicazioni popolari per il trasporto pubblico, per la sanità, per l'istruzione, contro la corruzione, che esprimono una grande spinta per il cambiamento sociale in tutto il paese. 
Un paese in cui migliaia di persone scendono in strada per denunciare che è tutto marcio e che è necessario un cambiamento.  Denunciano lo sfarzo di opulenza dei potenti, gli stadi costruiti per la coppa delle confederazioni e per il Mondiale della FIFA. Denunciano la enorme repressione in corso,  gli sgomberi e la militarizzazione dei quartieri popolari, lo stato d'abbandono quasi totale della sanità pubblica, dell'istruzione, l'usura e le ruberie di cui sono un corollario gli aumenti nei trasporti e la loro pessima qualità. 
E si pretende di criminalizzare la FAG, di accusarla di essere responsabile della rabbia e della furia che esprime tutta la popolazione del paese? Si pretende di accusare la FAG di avere nella sua sede stampa anarchica? E cosa ci si aspetta di trovare in una sede anarchica?. Si accusa  la FAG di fare accordi con la destra estrema, quando invece la FAG agisce in situazioni che la destra combatte, come i Comitati di Resistenza Popolare, il movimento dei Catadores nelle discariche, il Sindacalismo, il movimento contadino, la lotta studentesca, le attività per coinvolgere quante più persone in pratiche culturalmente liberatorie.
E ci tante altre cose che separano la FAG da quello che è  il suo nemico storico, come la perquisizione della sede che subì nel 2009 per ordine della governatrice Yeda Crusius, quando la FAG la accusò di essere la responsabile della morte di Elthon Brum, militante del MST misteriosamente assassinato.
Dunque la FAG è sempre stata contro i potenti, contro quelli che stanno in alto ed i loro alleati del momento. Questa perquisizione ha una natura del tutto ideologica, perchè dimostra come al primo posto ci sia una persecuzione nei confronti delle nostre idee. E' questo che si vuole debellare: tutti i significati di rivolta e di liberazione che possano assumere le nostre lotte, l'indipendenza della classe, la democrazia diretta, la costruzione del potere popolare.
Esprimiamo dunque la nostra più grande preoccupazione e vigilanza su quello che è successo, pronti a reagire lì dove sta la storia delle nostre lotte!!.

Basta con la repressione del movimento popolare brasiliano!!
Basta col criminalizzare la FAG!!
Arriba los que luchan!!!

Adesioni:

Columna Libertaria Joaquín Penina (Rosario, Argentina)
Columna Libertaria Errico Malatesta (CABA, Argentina)
Federación Anarquista Uruguaya (Uruguay)
Zabalaza Anarchist Communist Front (Sudáfrica)
Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia)
Federación Comunista Libertaria (Chile)
Unión Socialista Libertaria (Perú)
Coordination des Groupes Anarchistes (Francia)
Organización Anarquista Socialismo Libertario (San Pablo - Brasil)
Libertäre Aktion Winterthur (Suiza)
Miami Autonomy & Solidarity (EEUU)
Federación Anarco Comunista (Argentina)
Autogestión Oscar Barrios (Buenos Aires - Argentina)
Convergencia Libertaria (Valparaíso - Chile)
Gisela Gaeta - actriz - (Buenos Aires - Argentina)
Red Libertaria Estudiantil (Valparaíso - Chile)
Dr Alejandro Horowicz, titular de "Los cambios en el sistema políticomundial", Sociologia, Universidad de Buenos Aires (Argentina)
Osvaldo Bayer (Buenos Aires - Argentina)
Sala Alberdi (Buenos Aires - Argentina)
Pueblos, Barrios y Colonias en Defensa de Atzcapotzalco (Mejico)
Luciano Andrés Valencia, Escritor e historiador (Rio Negro - Patogonia Argentina)
Mb12 de Agosto (Claypole - Glew - Argentina)
Salvemos al Iberá (Corrientes - Argentina)
Martín Jaime (Argentina)
Analia Casafu, Ruben Saboulard, Angela Morin, Comision de Coordinacion de las ASAMBLEAS DEL PUEBLO (Argentina)
Sociedad de Resistencia Oficios Varios San Martín adherida a la FORA - AIT (Argentina)
FOB - Federación de Organizaciones de Base, Córdoba, Rosario , Buenos Aires , José C. Paz, Berazategui, Almirante Brown, Florencio Varela, Valentin Alsina, Lanus, Lugano, La Matanza, Lomas de Zamora (Argentina)

 (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

martedì 25 giugno 2013

TURCHIA: Appello alla solidarietà internazionale lanciato dai rivoluzionari anarchici per una continua rivolta pubblica contro il terrorismo di Stato

La scorsa settimana un gruppo di manifestanti diede inizio ad un'azione di vigilanza dopo che alcuni alberi erano stati illegalmente sradicati in nome dei pogetti di gentrificazione urbana. Nel secondo giorno di protesta, al mattino presto, la polizia ha attaccato pesantemente con lacrimogeni, getti d'acqua compressa e proiettili di plastica, ferendo molti manifestanti. E' stata la scintilla che è scoccata contro questo atto di terrorismo di stato e che si è propagata in tutto il paese dando origine ad un'azione massiccia e organizzando una grossa rivolta. Le gente si è organizzata contro i crescenti attacchi, contro il terrorismo di stato e contro la violenza della polizia, è scesa nelle strade nell'area della resistenza. Questa rivolta popolare è in corso da 4 giorni ed è in progressivo allargamento.
Centinaia di migliaia di manifestanti hanno opposto resistenza a Taksim, dove il governo ha bloccato l'ingresso alla piazza e dove la polizia ha picchiato con violenza; alla fine i manifestanti hanno occupato Piazza Taksim, alzando barricate intorno alla piazza ed assumendone il controllo. I manifestanti ad Ankara sono scesi in strada in solidarietà con Istanbul ed hanno eretto barricate in luoghi importanti della città, allargando la rivolta. Centinaia di manifestanti a Izmir, un'altra grossa città, hanno dato fuoco alla sede del partito di governo.
Nelle zone di scontro si registra un alto livello di solidarietà sociale e di mutuo appoggio. In ogni città in cui ci sono stati gli scontri, la gente ha aperto le porte delle case ai manifestanti ed ai feriti. Molte persone hanno messo a disposizione davanti casa cibo e kit di pronto soccorso per i manifestanti. Squadre di medici volontari si sono auto-organizzati molto bene nelle aree di protesta ed hanno prontamente soccorso i manifestanti feriti. Avvocati volontari stanno aiutando i manifestanti in stato di detenzione.
Mentre gli scontri proseguono, cresce il numero del morti e dei feriti. I media tradizionali si comportano come se non stia succedendo niente. Si dice che i morti siano 10, ma non è certo perché non ci sono dati ufficiali. Un manifestante ad Istanbul è stato investito da un auto mentre stavano bloccando una strada, un altro ha avuto un ictus a causa dei lacrimogeni, un altro ancora è stato investito da un mezzo della polizia e tutti e 3 hanno perso la vita. Un manifestante ad Ankara è stato colpito alla testa dalla polizia ed è in stato di morte cerebrale.
Mentre le azioni e gli scontri qui continuano, cresce la solidarietà globale. Anonymous ha craccato i siti del partito al governo, della polizia di Istanbul Police, del Municipio di Ankara e di molte altre agenzie governative. Anonymous ha dichiarato che gli attacchi informatici proseguiranno contro il terrorismo dello stato turco.
Mentre milioni di persone sono nelle strade a resistere agli attacchi della polizia in tutto il paese, alcuni partiti dell'opposizione stanno cercando di trarne vantaggio e di manipolare le proteste e la loro conseguente politicizzazione. Proprio come si è visto in alcune regioni durante le primavere arabe, i partiti di opposizione (specialmente i kemalisti) stanno cercando di impossessarsi delle proteste. Sfruttando la politicizzazione sociale, i partiti di opposizione stanno cercando di cogliere l'occasione per prendere il potere. La rivolta in corso ha messo in una scomoda posizione sia i politici che lo Stato. Mentre il governo sta cercando di manipolare la rivolta definendola come la protesta di "un gruppo di radicali", sta arrivando la crisi dell'economia, manifestando i suoi primi sintomi nei titoli di borsa.
Tuttavia, questa è una delle più imponenti azioni di massa nella storia del paese ed il popolo si riversa nelle piazze insorgendo contro la proibitiva politica repressiva , oppressiva, di terrore e di violenza che lo Stato stava inasprendo da tempo. Quel popolo che lo Stato ha cercato di intimorire per secoli, si sta ora ribellando contro di esso.
Facciamo appello a tutti i compagni che stanno lottando in tutto il mondo: fate sentire la voce della rivolta popolare contro la TURCHIA ed i media che la vogliono spegnere, in tutti i luoghi ed in tutti i canali che potete. Organizzate azioni di solidarietà nella vostra città per essere solidale con milioni di persone nelle strade.
Unite la vostra voce alla rivoltadel popolo che lo Stato sta ignorando, opprimendo e sfruttando da anni. Alimentate il fuoco della rivolta contro lo Stato Turco, che è iniziata con una scintilla e che sta crescendo senza sosta e sempre di più.
Istanbul è dappertutto e dappertutto c'è resistenza contro il terrorismo di stato, contro la violenza della polizia, contro lo sfruttamento capitalista.
Continueremo a raccontare, mentre la rivolta non si ferma.

Devrimci Anarşist Faaliyet

Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF) Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.


Link esterno: http://anarsistfaaliyet.org/sokak/bu-daha-baslangic-muc...evam/

Una lettura socialista libertaria delle lotte che si schiudono in Brasile

Noi portiano nei nostri cuori
un mondo nuovo, che cresce in ogni momento.
E sta crescendo in questo istante [...].

Buenaventura Durruti
Anche Belo Horizonte è tra le città protagoniste delle manifestazioni che si susseguono in Brasile in seguito alla decisione abusiva di aumentare le tariffe del trasporto pubblico, ed in solidarietà con la lotta che ha avuto inizio a San Paolo contro i mega-eventi della FIFA (Coppa delle Confederazioni e Coppa del Mondo). Tra il 13 e 17 giugno, vi si è svolto il convegno del COPAC (Comitato Popolare delle persone colpite dalla Coppa) e più di 60mila persone sono scese in strada nelle 2 grandi manifestazioni di sabato e lunedì, in una mobilitazione che non si vedeva da più di 20 anni. Le azioni sono durate più di 6 ore, occupando le corsie delle grandi arterie della città, occupando le strade in modo fermo, affrontando la violenta repressione da parte della polizia, formando giganteschi spazi occupati per folle di persone che non discutevano di altro se non della attuale situazione nello Stato e nel paese. Nel bel mezzo della grande rivolta popolare che attraversa il paese, dovremmo tutti noi discutere in modo approfondito alcuni punti che sono a diretto contatto con le mobilitazioni in corso. Crediamo che se non ci sarà un grande sforzo da parte dei movimenti popolari, delle organizzazioni politiche della sinistra e delle forze in seno al popolo, le nostre mobilitazioni corrano il rischio di smarrirsi, di essere frenate e cooptate da elementi esterni alla lotta popolare che vi si stanno infiltrando.

VIOLENZA: STATO + FIFA per IL POPOLO

É importante misurare e soppesare i mezzi fisici, ideologici ed economici a disposizione delle due parti in campo: lo Stato ha l'esercito; ha la sua polizia, una investigativa ed una militare; ha i militari con decine di battaglioni (da blitz, da azioni tattiche/speciali, la cavalleria, i cani, etc.); con le auto, gli elicotteri, i blindati; ha le bombe (dissuasive, lacrimogeni, spray al peperoncino) e le munizioni (letali, di gomma, d'effetto, etc.). Questa struttura dello Stato è gestita dalle grandi elites brasiliane per finanziare le campagne dei politici, e gli orientamenti di tali grandi elite sono veicolati in tutto il complesso ben strutturato del potere dei media. La Fifa, un'impresa privata nord-americana, per tenere le mani nel potere politico ed economico internazionale che ruota intorno al calcio, sottomette qualsiasi Stato alle sue direttive tramite la realizzazione di mega-eventi, riducendo in polvere le storiche conquiste popolari, legittimando massacri e perseguitando i poveri. Il popolo, da parte sue, non ha che la sua coscienza, la sua solidarietà, i suoi sogni ed al massimo qualche pietra e qualche molotov. É drammatica e surreale la discrepanza di questo confronto. Un popolo sottomesso dalla barbarie dello Stato a causa di profitti esorbitanti e di politiche antipopolari, quando si ribella, mette in atto una naturale condizione di autodifesa. Le vetrine delle banche - sanguisughe della ricchezza nazionale -, le auto distrutte, i graffiti di protesta, alcune pietre lanciate e le stesse barriere di fuoco per le strade non hanno confronto con la violenza economica, politica e fisica che il popolo deve subire quotidianamente - e oggi ancor più a causa della Coppa.
Si percepisce chiaramente tra la maggioranza dei manifestanti una riproduzione del discorso che predica "anti-violenza" e "manifestazione pacifica". Quando qualche compagno osa attaccare i simboli della Fifa o delle grandi imprese che finanziano la Coppa, parecchi manifestanti non approvano e reprimono. A nostro avviso si tratta di atteggiamenti che si prestano ad equivoci e che sono apprezzati dai nostri nemici.

LA PREOCCUPAZIONE DEI MEDIA: AMICHEVOLI CON I PACIFICI, DIFFAMATORI VERSO I "VIOLENTI"

É la paura che ha spinto i grandi media a trovare un accordo di manipolazione dell'informazione che dà una connotazione positiva alle "manifestazioni pacifiche" mentre si continua con la linea tradizionale di diffamare i cosiddetti "violenti". Nessuno di aspettava che le manifestazioni assumessero queste dimensioni ed ora mettono seriamente in allarme i nostri nemici. Le oltre 500mila persone che sono scese in strada in tutto il paese, e ben 100mila a San Paolo (la città più esposta a livello internazionale, per essere il centro economico del Brasile) sono una realtà che spaventa le elites. Ma tutta questa mobilitazione che si agita pacificamente - criminalizzando quelli che sono etichettati come violenti – con persone che urlano "abbasso la corruzione", "il gigante si è svegliato", "fuori Renan" e "fuori Dilma", mentre si sventolano le bandiere del Brasile, di fatto non causa poi tanto timore. La grande paura dei nostri nemici sta nella situazione di conflittualità che è iniziata a San Paolo ed è nata in altre città. La questione della riduzione delle tariffe, il rifiuto verso la Fifa per la catastrofe sociale ed economica che ha portato e il rifiuto della violenza della polizia, insieme a manifestazioni combattive e con carattere di scontro, sono molto più pericolose degli slogan contro la corruzione, contro Dilma e contro Renan, dei cortei patriottici e pacifici. Sono più pericolose, in primo luogo, perchè attaccano direttamente una delle radici dei problemi sociali - che sta nelle scelte operate dai ricchi -, e, in secondo luogo, perchè osano smantellare la disciplina ed il controllo sui ribelli imposti dallo Stato e dai nostri nemici, fattori fondamentali per il mantenimento del capitale, dello sfruttamento e dell'oppressione.

LA PREOCCUPAZIONE DELLA POLIZIA: L'AMICA CHE TI DA' UNO SCHIOCCO

In questo senso abbiamo visto la Polizia Militare di Minas Gerais (PMMG) muoversi strategicamente per conquistarsi i manifestanti: con un colonnello che emette comunicati gentili, che si mostra affidabile e cordiale con i ribelli, al comando di una truppa che attraversa il centro della manifestazione facendo foto con i manifestanti e sventolando le bandiere del Brasile. É una dichiarata strategia di pacificazione d'immagine (ma già bruciata) da parte della Polizia Militare, che, in pratica, con 50mila persone in marcia verso la miniera, mostra poi il suo vero volto vomitando piombo sulla popolazione, senza preoccuparsi di colpire donne, anziani e bambini. Inoltre, emerge uno schema articolato tra la PMMG ed i media, quando vediamo gruppi isolati che attaccano la prefettura o saccheggiano i negozi senza nessuna rappresaglia da parte della polizia che assiste da lontano, mentre le telecamere dei media riprendono tutto col chiaro intento di criminalizzare il movimento.

INFILTRAZIONI DI DISCORSI E PRATICHE DI DESTRA

É anche molto evidente una infiltrazione strategica della destra organizzata all'interno delle mobilitazioni. Ne è prova il discorso accalorato ed a senso unico che si sente e che attacca il PT e la corruzione (che già si fondono): ma la ragione è quella di screditare il governo federale in vista delle prossime elezioni, o addirittura di possibile rivolte contro il "PT", che alla fine dei conti diventano rivolte contro la "sinistra" in generale, per far cambiare idea alla popolazione sullo spettro della destra. Quei militanti non caratterizzati dei partiti storicamente di destra (PSDB, DEM etc) o quelle stesse persone deliberatamente di destra ma che non sono iscritte a nessun partito, lanciano slogan ed incentivano pratiche che dovrebbero essere respinte dai ribelli in generale (come fare foto per la polizia, linciare manifestanti radicali, etc.). Daltra parte deve essere ripudiato l'uso e riproduzione dei simboli nazionali. Un inno ed una bandiera nazionale sono simboli che rappresentano più di 500 anni di tragedie e di sfruttamento del popolo, perpetrati da parte delle elites. Il motto che sta sulla bandiera nazionale, "Ordine e Progresso", é molto chiaro quando si pensa alla necessità delle elites di mantere l' "Ordine" sulle persone affinchè vi sia il vostro "Progesso". É questo stesso sentimento nazionalista e patriottico che è stato utlizzato per ingannare il nostro popolo durante gli innumerevoli contesti di conflitto sociale, dalla dittatura di Vargas e dei militari fino ai giorni nostri. Il nostro popolo ha diverse parole d'ordine, bandiere e simboli di resistenza e di lotta che sono molto più compatibili con il momento rispetto a simboli che rappresentano una storia di manipolazione e di sfruttamento. Detestano le nostre bandiere che hanno un contenuto "socialista", "comunista", “anarchico” o "rivoluzionário", ma intanto, cantano la bandiera di "Ordine e Progresso". In questo modo, silenziosa e pericolosa, la destra tenta di avanzare con la diffusione dei suoi temi e con la deposizione delle nostre bandiere di lotta.
Ci sono altre questioni che vengono discusse e presentate all'interno delle manifestazioni, ma sono meno complicate e non hanno l'urgenza di essere appofondite come quelle suddette. E' chiaro che ad ogni nuova giornata di mobilitazione, nella attuale situazione, alcuni scenari mutano, risolvendosi taluni problemi politici e presentandosene altri. É in questo senso che i militanti del COMPA cercano di agire nel movimento a Belo Horizonte, sia nelle riunioni, sia nelle assemblee, nelle manifestazioni, nei movimenti sociali o in qualunque spazio dove esistono o stanno per emergere connessioni per le mobilitazioni della rivolta.
Costruire il Poder Popular nella pratica e nelle Assemblee Popolari ed orizzontali per far sì che i nostri nemici si ritirino, per riconquistare le nostre bandiere!
Creare un popolo forte per costruire il Poder Popular!
Da sinistra e dal basso, Avanti nella lotta!


Coletivo Mineiro Popular Anarquista

Belo Horizonte, 20 giugno 2013 Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni INternazionali


Link esterno: http://www.socialismolibertario.com.br

BRASILE : Scendere in piazza contro la destra ed il governo. Per un programma di proposte popolari!

La lunga notte di scontri del 17 giugno ha cambiato la situazione in Brasile ed ha ridimensionato le proteste sociali. Una simile massiccia mobilitazione di circa 1 milione di manifestanti in decine di grandi e più piccole città del paese non si verificava nella storia politica del Brasile dai tempi del "Fuori Collor" del 1992. C'è un prima e c'è un dopo quando compare sulla scena nazionale un nuovo soggetto storico collettivo che diventa nelle strade catalizzatore di una imponente forza sociale. Nella gestazione di questi nuovi rapporti di forza, la lotta contro l'aumento delle tariffe dei trasporti pubblici si è manifestata come la più articolata espressione di una valanga di sentimenti e di rivendicazioni represse che vanno ben oltre la capacità di controllo e di comando sulla società brasiliana. Siamo di fronte ad una saturazione del modello capitalista che si è ulteriormente approfondita negli ultimi 10 anni di governi del PT votati ad un modello di neo-sviluppo. Questo modello prometteva un Brasile grande e moderno anche a scapito di un brutale deterioramento dell'ambiente, degli spazi pubblici e delle condizioni di vita del popolo lavoratore e dei giovani.
Il modello dominante chiedeva un patto sociale tra le classi che aumentasse il potere del grande capitale sulle città, sui beni comuni e sulle frontiere agricole. L'intero terrirorio è stato ridisegnato in base alle rappresentazioni dell'ideale produttivista emergente all'interno del sistema mondiale del potere e della ricchezza. Mega-eventi, opere pubbliche ed infrastrutture private, aziende agroalimentari stanno scrivendo l'ideologia della crescita in Brasile. Il neo-sviluppismo è dovuto ad un mutamento del ruolo dello Stato come fattore di crescita del grande capitale, di integrazione conseguente dei settori popolari e di normalizzazione sociale. Questa struttura di dominio del potere sembra non temere le crepe prodotte dallo sfruttamento e delle disuguaglianze sociali, anzi al contrario, riformula ed olia i suoi meccanismi attraverso una ideologia fatta di desideri individuali di consumo e di prosperità.
La presunta inclusione sociale tramite l'accesso a determinati beni porta ad associare la felicità al consumo, ma non è in grado di soddisfare le richieste collettive che plasmano la qualità della vita nelle città. La percezione di giorni migliori per il popolo si dissolve di fronte all'insopportabilità di una struttura oppressiva della vita sociale di tutti i giorni. Lo sviluppo urbano accelera l'espropriazione dei settori popolari al diritto alla città, restringe gli spazi pubblici e la mobilità, deteriora la sanità e l'istruzione, diffonde il lavoro precario e flessibile, la negligenza e la distruzione della gioventù marginalizzata nelle periferie. Per coloro che non si integrano nelle norme di condotta, che non si rassegnano ad un mondo di miseria e che sono refrattari alle tecniche del potere, si erge un Stato penale fatto di carceri piene di poveri e di neri. Per gli emarginati è pronto un programma conservatore che prevede l'abbassamento dell'età di carcerazione e l'internamento obbligatorio per i tossicodipendenti.
Nell'interno del paese questo modello viene applicato con forza bruta sui diritti degli indigeni e degli afro-brasiliani e con una riforma agraria ed urbana che rivalorizza i latifondi verso il settore agroalimentare e la speculazione immobliare. Una nuova tappa della guerra di sterminio degli indigeni sopprime i confini delle terre e criminalizza la resistenza, con morti e distruzione di culture.

Il carattere nazionale delle lotte

Questa saturazione del modo di vita ha prodotto una conflittualità di strada in tutto il paese, poichè non ha trovato spazi di rappresentanza nelle istituzioni politiche borghesi e nemmeno nella voce dei grandi media. Tuttavia, se in un primo momento le mobilitazioni sollevavano principalmente questioni relative all'aumento delle tariffe nei trasporti, abbiamo visto nelle ultime mobilitazioni aggiungersi bandiere e rivendicazioni di natura interclassista ed in a alcuni casi, come ad esempio a San Paolo, assumere un carattere conservatore, nazionalista e vanaglorioso. In questo frangente di mobilitazioni di massa, i grandi media rinunciano agli iniziali attacchi che criminalizzavano le manifestazioni e cercano di riposizionarsi sostenendo il diritto legittimo a manifestare per poi isolare gli atti di vandalismo fatti da una minoranza. In questo modo, esce di scena il carattere classista e di sinistra delle rivendicazioni per un trasporto pubblico al 100% ed entra in scena un discorso apolitico, molte volte intriso di nazionalismo estramemente vanaglorioso, che nella rete si impone con “tormentoni” del tipo "sono brasiliano, con molto orgoglio, con molto amor!”.
Se la destra più conservatrice nel paese cerca di cavalcare l'onda, che non solo non ha creato, ma fa di tutto per reprimerla, portando a casa già alcuni risultati seminando una certa confusione tra il popolo e tra la sinistra, noi non possiamo giungere a precipitose conclusioni se non quella che questa destra "ha ribaltato le carte". I giochi restano aperti e spetta alla sinistra di classe di questo paese raddoppiare gli sforzi per capitalizzare al massimo i sentimenti di indignazione che oggi attraversano il paese. Senza settarismi e senza dispute meschine che portano alla calunnia come mezzo di autocostruzione, occorre che la sinistra si assuma la sua responsabilità di stringere i pugni e far fronte al nemico.
Se ci precipitiamo ad affermare che la destra “ha rovesciato il tavolo” e/o allo stesso tempo non siamo capaci di superare i vizi del settarismo e, nell'unità di lotta, non sapremo incidere con una agenda classista in questo scenario, finiremo disgraziatamente per consegnare il controllo delle strade alla destra più reazionaria del paese, che cerca di metter su il “carnevale della reazione”, agitando la sua agenda generica ed opportunista che parla di “lotta contro la corruzione” (come se loro non facessero parte della corruzione strutturale che esiste in questo paese), di abbassamento dell'eta di carcerazione, della lotta contro “le borse della miseria” insieme ad altre rivendicazioni proprie della loro lotta ideologica e dei grandi oligopoli dei media.

I limiti della strada e la necessità di organizzarzi dal basso

La dimensione assunta dalle proteste, insieme al lavoro svolto dai grandi media e dai settori della destra per far passare le loro parole d'ordine all'interno delle manifestazioni, mostra i limiti di questa forma di lotta quando non c'è un'organizzazione di base che dia sostegno alla lotta nei periodi di riflusso. I settori che stanno partecipando alle proteste fanno parte, in maggioranza, di una generazione di più giovani che non ha gli stessi riferimenti organizzativi e di lotta della generazione di fine anni '80 ed inizio anni '90, che lottò per la fine della dittatura civil-militare e successivamente contro il neoliberismo forgiando strumenti di organizzazione come il PT, la CUT e il MST, fino a riorganizzare la UNE. Si tratta di una generazione che ha nuovi referenti, molto vincolata ai social network della rete che finisce per essere il luogo che macina idee, proposte, critiche e processi. In questo contesto, le mobilitazioni di strada, pur quando molto partecipate, dimostrano limiti che riteniamo necessario superare.
Per noi anarchici della FAG, se la forza delle strade e dell'azione diretta é decisiva nell'esprimere il potere degli oppressi, al tempo stesso non è sufficiente se gli stessi oppressi non posseggono strumenti di lotta e di organizzazione in cui le cose chieste nelle strade possano essere discusse, elaborate e coordinate in altri spazi di organizzazione. I sindacati, le entità studentesche e le associazioni di Moradores ne sono un esempio, ma occorrono collettivi di lavoro locale, comitati di discussione su temi che ci riguardano come i trasporti, la salute e l'istruzione nei quartieri, le scuole, ecc, i quali sono altri esempi di organizzazione che dovrebbero essere realizzati affinchè le cose che rivendichiamo quotidianamente possano essere discusse, concordate e lanciate con forza nelle strade con le nostre mobilitazioni.
Senza questi spazi di base, finiamo con il seguire l'andamento delle cose, di quei gruppi organizzati che hanno interessi ben definiti e che in ogni momento cercano di condizionare le mobilitazioni, mentre noi non costruiremo un progetto autonomo, in quanto oppressi capaci di far fronte alle classi dominanti ed ai loro strumenti con cui oggi tentano di cooptare quelle mobilitazioni che con molta forza, organizzazione e dedizione continuiamo ad alimentare.
Aprire la scatola nera dei padroni del trasporto pubblico! Per un modello pubblico al 100%!
Democratizzazione dei media!
Contro le spese per i Mondiali di calcio. In difesa della sanità e dell'istruzione pubblica e formazione pubblica di qualità. La protesta con è un crimine!
Contro il massacro dei giovani poveri ed i giovani neri nelle periferie!


Federação Anarquista Gaúcha

Membro della Coordenação Anarquista Brasileira (CAB) Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali


Link esterno: http://batalhadavarzea.blogspot.com.br

Lottare contro l'aumento delle tariffe con la forza e la volontà delle strade!

Chi trae profitto dall'aumento delle tarffe dei bus? Certamente i padroni delle compagnie dei bus chem oltre ad offrire uno scadente servizio di trasporto pubblico, sono totalmente esenti dalle tasse (PIS/PASEP e COFINS) grazie al governo federale. In altre parole, la compagnie dei bus godono di privilegi e possono aumentare le tariffe allo scopo di fare maggiori profitti... Ma i lavoratori, i disoccupati e gli studenti devono fare quotidianamente i conti con le terribili condizioni del trasporto pubblico a Rio de Janeiro e pure pagare di più! Autobus, traghetti, treni, metropolitane... siamo brutalizzati tutti i giorni da uno scadente sistema di trasporti pubblici. Aspettiamo in file infinite, viaggiamo per ore in mezzi affollati ed in pessime condizioni di manutenzione a rischio delle nostre vite. Subiamo la violenza della cupidigia, della negligenza e del furto, delle mafie delle compagnie del trasporto pubblico, sostenute dai governi ed alla ricerca di maggiori profitti.
Nell'area metropolitana e nelle periferie, c'è un taglio degli autobus che servono i residenti di alcune zone lontane, i quali devono attendere per ore e spesso cambiare 2, 3 volte autobus. I treni spesso si fermano per guasto tra le stazioni; sono affollati, caldi ed insicuri; la gente viene umiliata ed aggredita tutti i giorni.
Ma cosa accade quando le persone scendono in strada per protestare contro queste ingiustizie? Vengono aggredite! Polizia anti-sommossa, lacrimogeni, spray al peperoncino, granate e proiettili di gomma sparati da breve distanza che possono accecare ed anche uccidere. L'intero apparato di guerra viene usato contro la gente, e dozzine di manifestanti sono stati arrestati e feriti dalla polizia. Non possiamo scendere in strada a manifestare la nostra indignazione ed a lottare per la giustizia? Stiamo tornando alla dittatura militare?
Messo di fronte ai problemi sociali di Rio, il governo ha risposto tramite una sinistra politica del terrore contro i poveri. Tutti i giorni si registrano abusi da parte dei governi e dei padroni. I venditori ambulanti vogliono lavorare ma subiscono la violenza della legge e dell'ordine. Nel quartiere di Aldeia Maracanã, gli indigeni stanno lottando per i loro diritti e per la loro terra, che vengono violati dalla Prefettura e dal business dei Mondiali di calcio. Centinaia di residenti dei quartieri operai vengono sfrattati, senza discussione e senza adeguato indennizzo, subendo la violenza della speculazione fondiaria. Mediatori ed imprenditori trarranno profitto dai lavori di urbanizzazione e del sistema di transito BRT. I malati subiscono la violenza dell'abbandono nelle corsie degli ospedali, gli studenti stanno in scuole pubbliche in terribili condizioni, senza fondi statali.
Sia la brutalità della polizia che l'indifferenza dell'amministrazione per i problemi sociali, come pure la scarsa considerazione verso i cittadini da parte delle compagnie del trasporto pubblico con cui dobbiamo fare i conti, sono tutte forme di violenza contro le persone. E tutti i vari modi che le persone usano per difendersi contro la violenza sono legittimi. Le persone, organizzate in movimenti sociali, stanno manifestando per la giustizia e non possono essere criminalizzate, picchiate o arrestate.
Dobbiamo fare molta attenzione alla strategia di chi sta al potere che tende a criminalizzare a livello "individuale" i militanti e gli attivisti che lottano contro l'aumento delle tariffe. Molti sono già finiti sotto processo per aver lottato. La lotta non è un crimine! Non possiamo lasciare che i nostri compagni vengano criminalizzati! Questa criminalizzazione deve essere denunciata! Questo è il vero volto della democrazia borghese, nascosta ogni due anni nelle urne e nelle propaganda elettorale, ma che mostra gli artigli quando sbocciano i fiori della resistenza!
Per quanto tempo dobbiamo sopportare tutto ciò? I trasporti pubblici dovrebbero servire i bisogni della gente e non degli imprenditori!

L'aumento delle tariffe è solo la "punta dell'iceberg"

I recenti aumenti delle tariffe mostrano i futuri piani delle elites per la città delle "meraviglie": la precarizzazione dei servizi pubblici e dei trasporti pubblico, una veloce operazione di facciata e la trasformazione di Rio de Janeiro in una città turistica con una vita costosa per i lavoratori. Per assicurarsi che non ci sia nessuna resistenza, i governi a livello federale, statale e municipale stanno agendo di concerto. Stanno annichilendo la resistenza degli indigeni, controllando gli spazi popolari con le "Unità di pacificazione della Polizia" o semplicemente reprimendo chiunque osi alzare la voce contro le regole del capitale! In altre parole, tutto per i ricchi e per gli imprenditori, invece per il popolo solo repressione e violenza.

Costruire l'unità nella lotta

A Rio viviamo in un tempo difficile; viviamo e lottiamo in una città controllata dalle più voraci forze del capitalismo nazionale ed internazionale, dalla speculazione fondiaria, dalla mafia dei trasporti e da politiche pubbliche che reprimono e girano le spalle ai poveri. Ciò nonostante, parecchi segmenti della sinistra (organizzazioni politiche, collettivi, sindacati, ecc) dei movimenti sociali e studentesco sono coraggiosamente scesi in strada per contestare questo criminale periodo di riaggiustamento. Ispirati dal successo avuto dalle mobilitazioni popolari in altre città, i manifestanti hanno dato vita a forti iniziative di resistenza contro gli abusi della mafia dei trasporti. Come nell'ultima manifestazione, che è stata repressa con eccessiva violenza da parte della polizia. Riteniamo che l'unità nella lotta e nell'organizzazione dal basso siano le modalità migliori per sconfiggere la mafia dei trasporti, grazie all'azione di vari settori della sinistra sotto una comune bandiera: la sconfitta della mafia dei trasporti e la lotta contro questi mutamenti con l'azione di strada!

Lavoro di base

Ne discende la necessità di organizzarsi sempre di più, sapendo che anche se perdiamo una battaglia, abbiamo una lunga guerra davanti. Sappiamo che i politici lavorano per gli interessi degli imprenditori, ed ecco perché ci saranno degli aumenti ogni anno. Per cui dobbiamo essere pazienti e costruire questa lotta in modo che sia permanente nei luoghi di vita, di studio e di lavoro! Questo è il lavoro che costruisce forza sociale e che, con difficoltà, creerà sfide e progressi, quello che noi chiamiamo il poder popular! Se la classe lavoratrice attraversa un periodo difficile ed arretra, allora l'importanza del lavoro di base diventa sempre più grande. Scendere in strada è sempre il risultato di una mobilitazione primaria di lotta che inizia nei quartieri, nelle favelas, nelle università, sul posto di lavoro, negli spazi dell'organizzazione di base. L'azione diretta è il risultato di una quotidiana mobilitazione di base!

L'indipendenza del popolo: senza settarismi o divisioni

Un altro importante compito è quello di assicurare che l'unità si realizzi attraverso l'indipendenza del popolo. Come socialisti-libertari di classe, sappiamo che non saremo noi a guidare lotta, anche se ne faremo parte. Questo significa che la lotta appartiene al popolo, al popolo che si auto-organizza e scende in strada per mostrare la sua indignazione. La lotta non può essere appannaggio di nessun partito, non può essere marcata da nessuna etichetta, perché la lotta è compito della classe nella sua interezza. La lotta non è "apolitica" o disorganizzata. Perché è nella lotta che ci formiamo, che impariamo dai nostri errori, che cresciamo, che costruiamo la forza per andare avanti. Noi siamo per l'unità costruita senza settarismo e col rispetto per le diverse forze della sinistra. Fare una lotta non-partitica è cosa ben diversa dal fare una lotta anti-partitica. Significa rispettare i diversi punti di vista che sono attivi all'interno della mobilitazione popolare, unendo le diverse forze politiche in una piattaforma comune. Né noi pretendiamo come organizzazione politica anarchica e di classe di "rappresentare" la totalità di ciò che viene solitamente chiamato movimento anarchico, così come non pretendiamo che un determinato partito marxista risponda per la totalità dei marxisti. Siamo parte di una organizzazione politica anarchica di classe che lavora con principi comuni, con criteri di adesione, strategia militante ed unità teorico/ideologica. Pertanto, respingiamo il pregiudizio di coloro i quali associano -in malafede- l'anarchismo alla disorganizzazione. Rispettiamo, anche se con qualche differenza, le diverse forme di associazione o di partito, di bandiera o indipendenti, che si aggiungeranno alla lotta. Ma respingiamo ogni tentativo di dividere il movimento al suo interno. Il settarismo da qualunque parte provenga è dannoso e divide la classe.
Ciò che garantisce la forza della protesta sociale sono gli sforzi delle varie organizzazioni politiche, dei collettivi, dei militanti e degli attivisti. L'azione popolare organizzata, senza essere un trampolino di lancio per carrieristi della politica, deve segnare la forza nei nostri cuori rivoluzionari.
La protesta non è un crimine!
Contro la criminalizzaione dei movimenti sociali!
Creare un popolo forte! Lottare, creare il poder popular!


Federação Anarquista do Rio de Janeiro (FARJ)

Membro della Coordenação Anarquista Brasileira (CAB) Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali.


Link esterno: http://www.farj.org

Il Protocollo del 31 maggio blinda le relazioni sindacali - Il sindacato deve tornare in mano ai lavoratori!

Attivo sindacale FdCA
Reggio Emilia, 9 giugno 2013

Siamo completamente immersi in una dimensione politica ormai affermata che sancisce i limiti della democrazia e che mette l'accumulazione al posto di comando in una cornice di potere politico fortemente gerarchizzato ed autoritario. Quanto vi è stato nel passato - il compromesso sociale sgretolatosi negli ultimi vent'anni - non è più ricomponibile e praticabile, vista la mutata condizione della classe e la sua scomposizione sotto gli attacchi della borghesia. La quale ha riaffermato la propria egemonia attraverso l'uso indiscriminato delle risorse pubbliche, convogliando la ricchezza prodotta nelle mani di pochi, a determinare il potere reale. A questo proposito è emblematico ricordare come Draghi si sia espresso con grande disinvoltura, in merito alla crisi politica scaturita dalle ultime elezioni, affermando che comunque la governance era garantita dal "pilota automatico" inserito dalla BCE. Questo dovrebbe bastare a comprendere che il capitale sente di aver ormai chiuso ogni spazio di autonomia politica e che, di fronte al problema del reperimento delle risorse economiche per pensioni, scuola pubblica, ricerca, enti locali, sanità pubblica, assistenza e interventi per chi non ha lavoro o lo ha perduto, possa limitarsi a presentare la contabilità economica dicendo che soldi non ce ne sono.
In ambito sindacale, tale situazione era già divenuta drammaticamente chiara con la firma degli accordi del 28 giugno 2011 e con le catastrofiche conseguenze da essi prodotte. Il Protocollo del 31 maggio si presenta come il passo successivo nella direzione della blindatura delle relazioni sindacali sul tema della rappresentanza. È allo stesso tempo l'ennesimo schiaffo ai lavoratori e ai loro diritti (negati) e un bagno di realismo per tutte quelle organizzazioni sindacali che si erano sviluppate in un contesto legislativo meno vincolante. Questo accordo sancisce infatti la fine dell'anomalia italiana nel panorama sindacale mondiale. La parziale applicazione dell'art. 39 della Costituzione aveva prodotto negli anni un sistema contrattuale aperto, aspetto che ha favorito la nascita di correnti sindacali autonome e critiche che, in Italia più che in altri paesi, ha caratterizzato il panorama sindacale in quanto a vivacità e lotte. Il Protocollo del 31 maggio mette fine a questa tradizione ed avvicina il sindacalismo italiano al rigido schematismo dei sindacati nordeuropei, dove divieti ed esigibilità dei contratti sono normati da leggi dello Stato ormai da molti decenni.
Gli aspetti positivi di questo accordo, reali o potenziali che siano, rispetto a quello del 28 giugno 2011, comunque non bastano a rendere meno fosco il futuro della classe lavoratrice in Italia. Il fatto stesso che venga sancita l'obbligatorietà del sottoporre a consultazione delle ipotesi di CCNL rappresenta l'affermazione - per ora formale - di un fondamentale contenuto democratico. Allo stesso modo, il principio secondo cui la validazione di una piattaforma categoriale debba passare attraverso la sua sottoscrizione da parte del 50% + 1 dei soggetti deputati a trattare può rappresentare un'importante inversione di tendenza, rispetto a quanto stabilito ormai due anni fa, nella direzione della fine degli accordi separati. Da ultimo, la scelta del meccanismo proporzionale per l'elezione delle RSU cala il sipario - si spera definitivamente - sull'attuale riserva di 1/3 a favore dei sottoscrittori dell'accordo.
Sull'altro piatto della bilancia si colloca però un drastico irrigidimento dei meccanismi di funzionamento della democrazia sindacale e la totale delegittimazione di chi resta fuori dall'accordo. A pesare, in questo senso, non è tanto il tetto del 5% di media semplice fra iscritti (dato peraltro falsato dal fatto che la certificazione dell'INPS esclude tutte le organizzazioni sindacali non firmatarie di CCNL applicati in azienda) e voti espressi, che pone tutti i soggetti in causa di fronte ad una inevitabile riflessione sul proprio grado di rappresentatività della classe lavoratrice, ma piuttosto l'argine preventivo che questo accordo pone rispetto a qualsiasi forma di auto-organizzazione dei lavoratori e il ricatto del "firma o scompari" insito nell'aut-aut imposto dal patto fra Confindustria e le Segreterie Nazionali di CGIL, CISL e UIL. La definizione nei vari accordi di categoria delle procedure di raffreddamento e di certificazione dei contratti, la sostituzione d'ufficio della RSU che cambi sigla sindacale aumenta la frammentazione dei lavoratori e potenzia ulteriormente il ruolo delle burocrazie sindacali. Tutto l'impianto dell'accordo affossa definitivamente l'idea stessa di autonomia sindacale sancendo la subordinazione sindacale al consorzio dei produttori.
A danzare sulle note di questa marcia funebre per la classe lavoratrice sono per l'ennesima volta i padroni, oggi sotto la nuova guida Squinzi, che con questa mossa forse potranno riuscire a riguadagnare FIAT al campo confindustriale. I gruppi dirigenti dei sindacati confederali si ritagliano orgogliosamente un posticino nell'orchestra che assicura la continuità delle danze. Nell'allegra combriccola un posto viene lasciato anche alla Segreteria CGIL, che non può rimanere seduta in un angolo quando alla guida del Governo c'è un politico del PD. La "mutazione genetica" che la linea camussiana ha imposto in Corso D'Italia, quella secondo cui la funzione del sindacato coincide con la mediazione fra imprese e forza-lavoro, trova così il suo compimento. Un sindacato del genere, al quale ormai risulta aliena ogni preoccupazione per la tutela degli interessi dei lavoratori, non può cercare legittimazione altra se non quella della controparte, il padronato, e del suo garante, lo Stato. E visto che possono essere molti i soggetti che ambiscono ad esercitare questa funzione - soprattutto perché la torta da spartire, come nel caso degli enti bilaterali, è ghiotta - la priorità è oggi quella di recintare lo spazio di agibilità per altri soggetti, di giocarsela "a numero chiuso", o almeno di rendere difficile la vita ad ogni ipotesi alternativa.
Il pericolo principale, in questa situazione, è che l'ingessatura provocata da accordi come quello del 31 maggio abbia l'effetto di deprimere le forze che fino ad oggi si sono coraggiosamente opposte all'ordine sancito a colpi di diktat padronali. Occorre compattare il fronte del dissenso, ricostruire forme di democrazia e di organizzazione nei posti di lavoro affinché la validazione dei CCNL non diventi pura e semplice ratificazione della volontà padronale entro l'artificioso orizzonte del "patto fra produttori". Ma occorre anche comprendere che non sono le norme a sancire il conflitto, ma i rapporti di forza messi in campo. Solo l'affermarsi di condizioni storiche oggettive, sulle quali si innesti la ripresa di una forte soggettività politica della classe lavoratrice, può permettere ad essa di rivendicare la titolarità del sindacato e creare le condizioni per il conseguente sviluppo del conflitto sociale.
Il sindacato deve tornare in mano ai lavoratori!

Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici

9 giugno 2013

 


I lavoratori del Colosseo hanno ragione e il Corriere ha torto

Giorgio Cremaschi - gcremaschi.r28@gmail.com  

Lo scandalo mostrato  della grande stampa per la assemblea dei lavoratori del Colosseo, che ovviamente per qualche ora ha fermato i turisti, è davvero scandaloso. I  lavoratori del più celebre sito archeologico e architettonico italiano hanno completamente ragione. Subiscono tutti gli effetti delle politiche di austerità e della spending review e sono costretti, per mandare avanti il servizio, ad operare sotto organico e in condizioni sempre più dure e difficili. Sono encomiabili per quello che fanno sempre. Poi si riuniscono  in  assemblea, perché non ne possono più ed è un loro sacrosanto diritto farlo, e apriti cielo! (...)
Il Corriere della Sera sbatte in prima pagina il mostro che allontana i turisti e danneggia la già così fragile economia. Colpa dei lavoratori, hanno un posto? Si accontentino e basta!

L' Italia ha un patrimonio di beni culturali unico al mondo. Bisognerebbe spendere una marea di soldi pubblici per valorizzarlo non solo per il turismo, ma soprattutto per il bene del paese e delle generazioni che vi abitano e vi abiteranno. Si potrebbero creare così centinaia di migliaia di posti di lavoro, anche di alta qualità. 

E invece i posti si tagliano e si precarizzano, mentre il patrimonio culturale va in malora o viene svenduto.  

Il Maggio Musicale fiorentino chiude, mentre pare che il governo per far soldi voglia affittare ai privati le opere d'arte che non può gestire per mancanza di personale.

In Grecia sono più avanti, abbiamo visto le lacrime dei musicisti della orchestra sinfonica di stato che viene soppressa, lì tutto ciò che è pubblico o viene liquidato o svenduto ai privati.

I lavoratori del Colosseo dovrebbero avere il pubblico elogio per aver fatto emergere solo  un po' di quello che accade e di quello che si prepara se continuerà la politica di austerità. Ma il Corriere e la grande informazione,  giustamente attenti e persino comprensivi verso le rivolte sociali che esplodono dalla Turchia al Brasile, fanno fatica a capire le ragioni di una assemblea sindacale.

Bè dovranno aggiornarsi rapidamente e un bel pò,  perché il rifiuto delle politiche di austerità alla fine arriverà anche da noi nelle strade e nelle piazze, e lo vedranno bene anche i turisti.

 

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  Newsletter di del sito Rete28aprile.it

mercoledì 19 giugno 2013

7° festa di Alternativa libertaria . "L'altro comunismo" . Reggio nell'Emilia 22-23 giugno 2013

VII Festa di Alternativa Libertaria

22-23 giugno 2013, presso Casa Bettola, Casa Cantoniera autogestita in Via Martiri della Bettola a Reggio Emilia


Due giorni di discussione e di approfondimento sull'alternativa sociale e politica sulla proposta comunista e libertaria, su di uno scenario di crisi sistemica che non lascia appelli, discuteremo dell'alternativa possibile, attraverso il comunismo libertario, all'uscita dalla crisi del capitalismo, indicando percorsi di riappropriazione dello spazio politico che le elite borghesi rendono impraticabile da decenni ai lavoratori ed ai ceti popolari, i soggetti che la crisi la stanno drammaticamente pagando a caro prezzo. Per la riscoperta della democrazia diretta come metodo, nella creazione di un nuovo contropotere costituente, che ripartendo dal basso sappia connettere la grande esigenza di cambiamento richiesto dai lavoratori e dai ceti popolari, per il controllo diretto della attività politica e sociale fuori dalle illusioni prodotte dal simulacro della democrazia parlamentare.
Discuteremo di quella che ormai è non solo una nuova figura, ma, in costante ascesa, la condizione di vita di milioni di giovani e di lavoratori per i prossimi decenni, un precariato fatto di non lavoro e di miseria che le scelte dei governi hanno alimentato barbaramente, precariato e de-integrazione sociale il tema del dibattito, e le prospettive per invertire questa tendenza saranno al centro della discussione e delle proposte.
Questa esperienza nella cornice di Casa Bettola è dentro ai nuovi percorsi di riappropriazione e di sperimentazione su quelli che comunemente vengono chiamati "Beni Comuni", nuove pratiche autogestite di vita sociale, solidali, antifasciste ed antiautoritarie, ecologiste, ma soprattutto altro rispetto a quanto impone l'agenda neoliberista.
È una festa e dunque non mancheranno libri e musica, buon vino e buon cibo, mostre che narrano di esperienze solidali ed antirazziste, autoproduzioni e tanta socialità, in uno spazio - Casa Bettola - da sempre aperto ed attento alle nuove forme di mutualismo.
Alternativa Libertaria/FdCA vi invita a questo momento di discussione e di socialità.

PROGRAMMA

Sabato 22 giugno 2013

  • ore 16.30: L'altro comunismo - i temi dell'oggi dibattuti in una prospettiva comunista e libertaria

  • ore 20.00: Cena (meglio con prenotazione) - burritos, insalate, riso, verdure, vino, birra...

  • ore 22.00: Musica con "Il Timido e la Faina", duo blues da Reggio Emilia

Domenica 23 giugno 2013

  • ore 10.30: "Precariato e de-integrazione sociale" - discussione sulla condizione proletaria oggi sullo scenario della crisi

  • ore 13.00: Pranzo (meglio con prenotazione) - grigliata di carne e verdure
Nei due giorni, libreria e socialità con una mostra fotografica a cura della Casa Popolare Spartaco. Saranno presenti banchetti con autoproduzioni da Puglia, Liguria...
Per chi desidera pernottare a Reggio Emilia: Hotel:
  • PARK HOTEL
    vicinissimo alla festa, a pochi metri, prezzi:
    singola €50, doppia €58, tripla €65 incluso colazione
    Tel. 0522 292141 www.parkhotel.re.it

  • Ostello della Ghiara in centro città

  • Sacco a Pelo, in Casa Popolare Spartaco a Correggio (dista 15 Km dal luogo della festa)

  • B&B Quattro Colli (Quatto Castella) a 15 km dalla festa
    Camere da €30 (singola) a €50 (doppia) incluso colazione
    Tel. +393402220667-3406474953 Mail info@quattrocolli.it

Organizza Alternativa Libertaria/FdCA Info: 3398142374 - www.fdca.it - logisticafesta@gmail.com


Link esterno: http://www.fdca.it

mercoledì 12 giugno 2013

TURCHIA : Polizia e terrore di Stato in scena a Istanbul, ma la lotta cresce

Gli occupanti di Piazza Taksim Square e del Parco di Gezi sono stati attaccati stamattina dalla polizia. Dopo la riunione di ieri del Consiglio dei Ministri, la polizia si è presentata in piazza alle 7 del mattino. Mentre sparava lacrimogeni, annunciava che non avrebbe attaccato chi era nel parco. Centinaia di poliziotti sono entrati in Piazza Taksim  assicurando che non avrebbero attaccato il parco a dicendo che avrebbero rimosso solo i cartelli. Ma poi hanno iniziato a rimuovere anche le tende. Allora abbiamo cercato di fermarli e la polizia ci ha attaccato con i lacrimogeni.

Mentre la polizia attaccava, molte persone iniziavano ad affluire in piazza per protestare  contro questo attacco fascista. Per fermare questa folla di manifestanti in arrivo, la polizia ha sparato lacrimogeni nella stazione della metropolitana e la fermata metro di Piazza Taksim è stata chiusa.

La polizia sta facendo uso massiccio di lacrimogeni, di bombe assordanti, di proiettili di plastica e di getti di acqua compressa. Un gruppo di manifestanti ha fatto una catena umana che è stata presa di mira dai lacrimogeni della polizia sparati da breve distanza. In molti sono stati feriti dai candelotti ma, svaniti i gas, molti manifestanti si sono ricompattati ed hanno ricostituito la catena umana.

Sebbene la polizia avesse annunciato che non avrebbe fatto  "nessun intervento" nel parco, hanno fatto uso massiccio di lacrimogeni nel parco, persino sull'infermeria allestita nel parco, tanto da dover portare via quelli che vi erano ricoverati.

Molti manifestanti sono stati feriti dai candelotti e dai proiettili di plastica. Alp Altınörs, che è un esponente di Taksim Solidarity Initiative è stato ferito alla fronte da un proiettile di plastica ed è stato ricoverato. Si sa che la polizia non spara a caso.

Dall'altra parte, la polizia ha iniziato a perquisire le sedi politiche. La sede del SDP (Partito Socialista Democratico) è stata perquisita e molti attivisti sono ora in stato di custodia forzata. La polizia ha ammanettato i manifestanti e li ha picchiati brutalmente mentre li portava via.

Nonostante il duro attacco della polizia a Piazza Taksim ed a Gezi Park , la resistenza non si piega. Lo Stato fascista, la repressione ed il terrore poliziesco non ci scoraggiano, la nostra lotta va avanti, la nostra rabbia  cresce insieme alla nostra lotta.

RIVOLTA, RIVOLUZIONE, ANARCHIA!

Devrimci Anarsist Faaliyet
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

INAUGURAZIONE A VERONA SEDE RETE 28 APRILE , VENERDI 21 GIUGNO 2013

APRE A VERONA LA PRIMA SEDE ITALIANA DELLA “RETE28APRILE–OPPOSIZIONE CGIL” PER OFFRIRE UN LUOGO DI RIUNIONE PER I LAVORATORI ANCHE QUANDO LE SEDI SINDACALI SONO BUROCRATICAMENTE CHIUSE PER ORARIO D’UFFICIO.

L’inaugurazione non sarà un formale “taglio del nastro “ ma un’assemblea di aderenti alla Rete28Aprile del Veneto e di tutti i lavoratori che vorranno partecipare.
L’assemblea dovrà discutere e decidere i tempi e i modi della lotta che dovrà interessare tutto il Veneto e il Paese contro l’accordo CGIL-CISL-UIL-Confindustria.
Un accordo che segna una svolta  storica  sul cammino dei diritti dei lavoratori sui luoghi di lavoro, nella rappresentanza, nel diritto al dissenso, nel diritto costituzionale legato al lavoro.
Un accordo contro il quale si deve sviluppare una dura lotta in tutti i luoghi di lavoro per ristabilirvi la democrazia. Non possiamo permettere che la Nostra organizzazione sindacale diventi l’ennesimo strumento, come già Cisl e Uil, dei padroni per la demolizione del diritto del lavoro, dal contratto nazionale al diritto di sciopero al diritto di tutti i lavoratori di essere rappresentati sia nei luoghi di lavoro che ai tavoli in cui si tratta del contratto nazionale, aziendale e di territorio.
 
Proprio nel momento in cui i lavoratori stanno subendo un pesantissimo attacco su tutti i fronti pagando con salari sempre più poveri, pensioni sempre più insufficienti, tagli a tutto il sistema sociale, precarietà come regola, non si può cedere persino sulla democrazia e i diritti di rappresentanza che dovrebbero essere ancora più estesi.
Il conflitto è arma irrinunciabile per riconquistare tutti i diritti e sconfiggere tutti i cedimenti davanti al terrore dei padroni e dei politici del dissenso nelle piazze e dentro le fabbriche.
Dall’assemblea dovranno uscire proposte concrete e immediatamente attuabili.
I padroni e i sindacati fanno i fatti e non possiamo rispondere a chiacchiere.

INAUGURAZIONE VENERDI’ 21 GIUGNO ALLE ORE 16,30 - VIA GIROLAMO DAI LIBRI, 4 (ZONA BORGO VENEZIA) VERONA.
per chi viene in treno si scende alla Stazione di Verona P.ta Vescovo, cioè prima di quella di Verona P.ta Nuova, la Nuova Sede è a 200 metri di strada.
AD INAUGURARE LA SEDE CI SARA ’ IL COMPAGNO GIORGIO CREMASCHI

L'ultima Era - ateneo degli imperfetti , marghera (VE) sabato 22 giugno 2013



SABATO 22 GIUGNO alle ore 17:30
All’ATENEO DEGLI IMPERFETTI

PRESENTAZIONE DEL LIBRO:

L’ultima era
comparsa, decorso, effetti di quella patologia sociale ed ecologica chiamata civiltà

Abbiamo cominciato diecimila anni fa soggiogando la natura per trasformarla in “fattore produttivo” (attraverso l’agricoltura) e oggi ci ritroviamo totalmente sottomessi a quella stessa Macchina civilizzatrice che abbiamo costruito per dominare il mondo.
Basterà rimodernarne un po’ i “motori” con una nuova Economia, una nuova Politica, una nuova Tecnologia, una nuova Scienza, una nuova Cultura per ritrovare un’esistenza che valga la gioia di essere vissuta?


ne parliamo con l’autore
Enrico Manicardi
avvocato e saggista




Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte  le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa


 Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo, 209
30175 Marghera (VE)

tel. 327.5341096

Verizon . Intervista a Giannuli sui servizi segreti italiani ...

Giannuli: "I servizi segreti non solo ci spiano ma manipolano anche il mondo dell’informazione"

di Michael Pontrelli
Lo scandalo Verizon ha fatto emergere che da anni milioni di americani vengono spiati al telefono e sul web. La notizia ha fatto insorgere le associazioni per la difesa dei diritti civili e ha riportato alla ribalta il ruolo e l’importanza dei servizi segreti di cui spesso ci si dimentica facilmente. In Italia uno dei massimi esperti in materia è Aldo Giannuli, storico contemporaneo dell’Università degli Studi di Milano e autore di diversi libri sull’argomento: Come funzionano i servizi segreti (2009 Ponte alle Grazie) e Come i servizi segreti usano i media (Ponte alle Grazie nel 2012) sono i più recenti.

Professore iniziamo dallo scandalo Verizon. Cosa pensa di questa vicenda?
“Penso che sia la scoperta dell’acqua calda. Una dei compiti fondamentali dei servizi segreti è la raccolta dell’informazione e figuriamoci se non intercettano tutto quello che possono intercettare con una legge come il Patriot Act (legge federale statunitense, concepita dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, che rinforza il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi, quali CIA, FBI e NSA, con lo scopo di ridurre il rischio di attacchi terroristici, ndr). Tutti si meravigliano di Obama ma vorrei ricordare che l’attuale presidente degli Stati Uniti non ha mai abrogato o modificato questa legislazione”.

Lei ormai studia i servizi segreti da anni. Uno degli aspetti più interessanti che emerge dalle sue ricerche è che non si limitano ad ascoltare e a spiare ma che svolgono anche un ruolo attivo nella manipolazione dell’informazione. Quanto sono credibili le notizie che leggiamo o ascoltiamo?
“Contrariamente a quanto si potrebbe pensare il problema principale non è la diffusione di notizie false o al contrario la mancata pubblicazione di informazioni su alcuni argomenti. Questo comportamento esiste ma solo in casi eccezionali. Il problema vero è il montaggio delle stesse ovvero le modalità di presentazione. I servizi influenzano il come le notizie devono uscire e il quando”.

Ci può fare degli esempi concreti?
“Per esempio si possono tacere dei particolati e sottolinearne degli altri. Si possono applicare tecniche di manipolazione linguistica come iniziare un servizio con il condizionale e nel corso dello svolgimento scivolare sull’indicativo, oppure creare delle relazioni inesistenti associando notizie tra di loro in modo da favorire un certo tipo di lettura. Con questo tipo di meccanismi i lettori o i telespettatori vengono condizionati e quindi manipolati".

Per i cittadini è possibile difendersi ed eventualmente come?
“Tutto sommato dal confronto fra le varie fonti di informazione (televisione, web, radio) seppur con qualche fatica si riesce ad estrarre delle indicazioni. Per fare questo tipo di lavoro ci vuole impegno e intelligenza. Però bisogna sempre tener presente che una informazione totalmente obiettiva, veritiera e imparziale non esiste”.

Quali sono gli obiettivi dei servizi segreti, in quali ambiti tendono a condizionare l’informazione?
“Ogni ambito può essere di loro interesse, non esistono aree escluse. E' ovvio che le tematiche di natura finanziaria o di politica internazionale sono più sensibili ma anche i campionati di calcio possono rappresentare un interesse politico ed economico. Per esempio, durante la guerra fredda i servizi segreti avevano interesse a condizionare il mondo dello spettacolo e il successo di alcune canzoni rispetto ad altre perché anche questo faceva parte dello scontro fra Est e Ovest".

Quale è il punto di contatto tra servizi segreti e mondo dell'informazione?
“Il primo anello delicato sono le agenzie di stampa in quanto da esse si irradia l’informazione. Però a tutti i livelli ci sono dei contatti in quanto il mondo dei media vive di scambi. In alcune circostanze i giornalisti sanno che i loro interlocutori fanno parte dei servizi segreti in altre invece no e pensano semplicemente di avere a che fare con uomini di partito o di altre organizzazioni di qualsiasi tipo”.
07 giugno 2013
 

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