ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

domenica 4 novembre 2007

Comunicato FdCA


SCIOPERI SENZA ILLUSIONI

Ricostruire l'unità della classe lavoratrice

 

In 10 giorni 4 scioperi, manifestazioni nazionali e regionali. Sembra un autunno di lotta, ma è soprattutto un autunno di rabbia. Hanno iniziato i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego il 26 ottobre, poi quelli della scuola il 27 ottobre. I primi senza un contratto decente, entrambi a chiedere le risorse necessarie nella Finanziaria 2008 per i contratti. Alcuni milioni di lavoratori sempre più sguarniti di difese sul piano salariale ed occupazionale, che vedono saltare interi bienni di rinnovi contrattuali, che poi diventano trienni, che perdono costantemente sullo stipendio tabellare e si "arricchiscono" di voci accessorie, non pensionabili, finalizzate ad una fantomatica produttività, che da anni lavorano fianco a fianco con alcune centinaia di migliaia di colleghi precari, esternalizzati, appaltati, frutto e vittime dei processi di privatizzazione che colpiscono sia i lavoratori che i cittadini, cosiddetti utenti. Ancora una volta è stata la rabbia dei lavoratori ad animare lo sciopero più che un'inesistente intransigenza di CGIL-CISL-UIL, tanto non si rischiava nulla, né la crisi di governo paventata e brandita nei giorni del referendum sul Protocollo del 23 luglio, né una rottura di trattative.

Il 30 ottobre è la volta dei metalmeccanici. Sciopero nazionale per il contratto. Proprio la categoria che ha detto NO nel referendum sul Protocollo del 23 luglio, proprio la categoria più colpita dalla repressione nelle fabbriche, proprio la categoria che oggi vede nella FIOM una determinazione alla lotta superiore al passato, si va a misurare con un padronato tronfio ed arrogante, guidato da una Confindustria determinata a portarsi a casa tutto: dal pieno controllo sulla flessibilità e sugli orari alla riforma della contrattazione. Il salario è, appunto, una variabile conseguente. La riuscita di questo sciopero può rafforzare i lavoratori nelle trattativa, ma senza troppe illusioni; grande sarà il condizionamento dei vertici sindacali confederali su questa trattativa.

Il 9 novembre è la volta dei sindacati di base, per tutte le categorie. Uno sciopero spezzettato in tante manifestazioni regionali, in cui lo sforzo di coordinamento delle tante sigle ha prodotto questa giornata di astensione dal lavoro, ma in cui ancora una volta non vi si scorge un progetto complessivo di alternativa sindacale quanto una dimostrazione di necessaria alterità rispetto alle politiche di partneriato di CGIL-CISL-UIL.

Occorre adesso far sì che la mobilitazione si articoli e coinvolga tutta l'opposizione che viene espressa nei luoghi di lavoro, a partire da tutte quelle realtà in cui il NO al Protocollo ha avuto risultati significativi.

Lo scontro imminente sull'assetto della contrattazione in Italia, sulla struttura del salario e sulla flessibilità collegata alla produttività che produce precarizzazione diffusa, richiede la ricostruzione dell'unità dei lavoratori e delle lavoratrici, la apertura di sinergie e forme di coordinamento produttrici di alternativa, a partire dai luoghi di lavoro, dai territori, fino ad intese a livello nazionale.

E' necessario vincere la lotta salariale per incidere sulla redistribuzione della ricchezza, per portare benefici immediati alle condizioni di vita dei lavoratori. Pura illusione è quella di far crescere i salari solo tramite la riduzione del prelievo fiscale. Si tratta di condurre una grande vertenza per il salario che riguardi tutte le categorie e tutti i lavoratori a tempo indeterminato ed a tempo determinato.

Non aspettiamo la pietà del Governatore della Banca d'Italia, non abbozziamo di fronte alla carità della FIAT. Una classe lavoratrice immiserita dal punto di vista salariale è una classe che ha perso la sua autonomia ed è vittima dei ricatti e delle divisioni.

Per forti aumenti salariali intercategoriali, per le libertà sindacali, per la libertà del nostro tempo di vita.

Per l'unità dei lavoratori e delle lavoratrici.

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
29 ottobre 2007

 

mercoledì 12 settembre 2007

UN PROTOCOLLO SULL’AUTUNNO

La situazione politico-economica alla fine dell’estate 2007 presenta diversi elementi per essere valutata come decisamente favorevole, (nonostante la recente crisi finanziaria, che verrà scaricata, come sempre, sulle spalle dei lavoratori) sia sul piano strutturale che su quello congiunturale, al sistema capitalistico italiano ed al blocco di potere interclassista, all’interno dei vincoli della Unione Europea. Non altrettanto si può dire per i movimenti di opposizione, disorientati dalle divisioni, dai verticismi e dalle ambiguità.


1. Gli obiettivi strutturali


Il risanamento dei conti pubblici, già avviato con la legge finanziaria del 2007 e confermato dal DPEF che anticipa i contenuti della legge finanziaria 2008, è uno degli obiettivi strategici del governo dell’Unione e della Confindustria, a cui vengono subordinate tutte le scelte tese a fare cassa agendo sia sulla ristrutturazione della leva fiscale che sulla ristrutturazione della spesa pubblica.


Il Protocollo del 23 luglio 2007 sulle pensioni costituisce un ulteriore elemento strutturale, che modifica profondamente il sistema previdenziale pubblico, proseguendo sul percorso della Legge Dini del 1995 ed andando ben oltre gli obiettivi della stessa Legge Maroni del 2005, ma al tempo stesso incanala l’investimento previdenziale dei lavoratori verso il mercato dei fondi pensione, rendendoli tanto “complementari” quanto necessario.


Un ulteriore dato tendente a modificare strutturalmente lo scenario dello scontro di classe riguarda lo svuotamento del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, le cui avvisaglie sono già rinvenibili in alcuni contratti nazionali di categoria firmati alle porte dell’estate (pubblico impiego e scuola; poste; chimici; alimentari…) e incombono sul contratto dei metalmeccanici e di altre categorie.


Un quarto elemento strutturale è dato dal prosieguo del processo di privatizzazione e di liberalizzazione che colpisce risorse pubbliche e collettive, trasformando la piena cittadinanza dei diritti in mera facoltà di accesso al mercato di servizi nazionali e/o locali e precarizzando il rapporto di lavoro di migliaia di dipendenti.


L’effetto combinato di queste scelte strutturali comporta:


-uno spostamento sempre più massiccio di risorse pubbliche verso il sostegno al deficit (dal 3% allo 0% sul PIL), al debito statale (da far calare del 40% pur con l’atteso rialzo dei tassi) ed all’impresa, e di contro un ritiro dello Stato dal “pubblico”


-la scomparsa del salario differito collettivo a favore dell’investimento individuale in fondi pensione


-la scomparsa del salario indiretto sociale a favore dell’investimento individuale in consumi e servizi e quindi in indebitamento (48% sulla retribuzione)


-la contrazione del salario diretto a vantaggio del salario variabile e della corresponsione di una tantum a fronte di incrementi della produttività (+2,9% nel 2006), di flessibilità, di attenuazione delle soglie di sicurezza sul posto di lavoro (incidenti e morti sul lavoro).


Insomma: forse meno irpef, certamente più orario, sicuramente meno salario fisso. Uguale più povertà e più sfruttamento (+3,1% di profitti per le 2015 maggiori imprese italiane nel 2006).


A sostegno di queste scelte, prende forma e consistenza organizzativa il ceto politico-padronal-sindacale che le ha ispirate: il Partito Democratico, destinato ad essere il campione del neoliberismo, dell’europeismo, dell’annichilimento del conflitto sociale, che usa il partneriato con le forze sindacali (che non prevede alcuna forma di controllo dei lavoratori) e, qualora non bastasse, il ricorso alla repressione ed all’emarginazione di attori sindacali sgraditi (vedi nuove regole sulla negoziazione) o di movimenti non-allineati.


2. Gli obiettivi congiunturali


Sul piano economico, il sostegno alla domanda ed al reddito previsto nel DPEF e presente in alcune parti del Protocollo del 23 luglio 2007 (decontribuzione degli straordinari e dei premi d’impresa, aumento delle pensioni minime,…), nonché un’ulteriore operazione sul fisco in finanziaria 2008 sembrano operazioni di carità sociale.


Lo stesso mantenimento dell’impianto della Legge 30 (spostando l’abolizione del lavoro a chiamata ad un decreto specifico, lo staff leasing alla contrattazione, e la reiterazione dei contratti a termine sulla presenza decisiva di un sindacalista!!) sembra rispondere ad una visione contingente ed opportunistica del mercato del lavoro, evitando rigidità –in quantità e qualità- sia sul lavoro a tempo indeterminato che su quello a tempo determinato, in base ad una cultura sempre più diffusa in campo padronale, politico e sindacale che vuole la scomparsa di questa distinzione per abolire d’ufficio la precarietà di alcuni, sostituendola con la flessibilità per tutt*.


Sul piano politico, l’azione del costituendo PD sta portando alla normalizzazione all’interno della CGIL, ma sta costringendo altresì la cosiddetta “sinistra radicale” ad un tentativo di ridefinizione di breve respiro, di carattere reattivo e residuale, privo di una progettualità che vada oltre le necessità elettorali. Al tempo stesso, il ceto politico di questa sinistra che va dal PRC al PdCI, dai Verdi a Sinistra Democratica, più le correnti di opposizione uscite da o rimaste in Rifondazione, messo all'angolo dall’espansione della cultura politico-affaristica che anima il PD, viene scientemente spinto ad occupare lo spazio di un’opposizione sociale molto più ampia e più conflittuale, con la pretesa di moderarla ed ambiguamente rappresentarla.


Il referendum sulla legge elettorale, sostenuto dallo stesso PD, funziona da acceleratore del processo di normalizzazione del quadro politico nella fase attuale.


Sempre sul piano congiunturale si pongono le non-scelte dell’Unione per quanto riguarda i lavoratori migranti, le basi militari e le missioni all’estero, l’ambiente e la laicità. Si attendono tempi più consoni, rapporti di forza più favorevoli ed oppositori più sfibrati.


3. La difficile costruzione di un’opposizione sociale e di classe dal basso, auto-organizzata ed autonoma, libertaria ed antiautoritaria


Se l’attuale situazione politico-economica non è favorevole allo sviluppo di un movimento di opposizione, resistono tuttavia situazioni ed ambiti di conflittualità che oggi si alimentano di due spinte, solo temporaneamente convergenti. La prima spinta è data da quelle forze sociali e politiche che animano le lotte e l’organizzazione di queste per costruire una alternativa al neoliberismo, la seconda spinta è data da quelle forze politiche e sociali che usano le lotte per spostare gli equilibri all’interno del governo dell’Unione ed a proprio vantaggio elettorale nonché per convogliare energie e risorse dei movimenti a sostegno della supremazia del ceto politico partitico-parlamentare di sinistra.


Se il perseguimento di un obiettivo comune è l’elemento di unità di tali movimenti, è tuttavia necessario essere consapevoli che tale unità potrebbe presto essere compromessa da scelte “moderate” di forze verticistiche e concertative.


Si tratta di una situazione che in autunno potrebbe ripetersi più volte in quegli ambiti che, dal passaggio parlamentare dell’accordo sul welfare alla presentazione della legge finanziaria, dalla riforma della contrattazione al rinnovo del contratto dei metalmeccanici, dalla TAV al Dal Molin, dalla questione energetico/ambientale a quella dei migranti, potrebbero dare luogo a mobilitazioni e scioperi, in alcuni casi già annunciati.


Il nostro compito, il compito degli/lle attivist* sindacali anarchic*, quello dei/delle libertar* antimilitarist*, degli attivist* libertar* nelle lotte ambientali e dei diritti, è ora quello di sostenere e difendere la “titolarità” ed il controllo dei soggetti interessati sulle forme organizzative, sulle forme di lotta, sulle decisioni collettive, sulla contrattazione, sui tavoli negoziali di qualsiasi tipo.


Si tratta di lavorare per ri-orientare lo sguardo verso il basso, verso i luoghi decisionali collettivi (le assemblee, i coordinamenti di delegati di base, le strutture autogestite sul territorio, …), verso le dinamiche di sviluppo e crescita della coscienza e della fiducia nella forza dei movimenti alla base, senza guardare verso l’alto alla delega al leader politico o sindacale di turno, non accettando modalità vessatorie nei momenti di consultazione dei lavoratori e delle lavoratrici, che devono rimanere libere, autonome e democratiche, senza farsi condizionare dalle dinamiche proprie dei livelli dirigenti delle organizzazioni sindacali o dei partiti e ministri della sinistra, ma anche senza cadere nelle strumentalizzazioni sempre in agguato da destra e da parte dello Stato.


Si tratta di un compito difficile e di non breve durata, che richiede umiltà e nessuna scorciatoia avventuristica o autoreferenziale, si tratta di un impegno militante nei luoghi di lavoro come nel territorio, che richiede capacità propositiva per l’unità e per l’alternativa, nei metodi libertari e nei contenuti di classe.


E’ il compito storico dei comunisti anarchici. E’ il nostro compito in questi mesi.


Il Consiglio dei Delegati della FdCA


Firenze, 8 settembre 2007

martedì 10 luglio 2007

VENTI ANNI DI ATTIVITA' DELLA F.d.C.A.

Compie 20 anni la Federazione dei Comunisti Anarchici, la più longeva e recente esperienza organizzativa e politica dei comunisti anarchici in Italia.

Sebbene gli sforzi per la costituzione di un'organizzazione politica dei comunisti anarchici inizino già alla metà degli anni '70 dello scorso secolo -attraverso la prima sperimentazione nazionale rappresentata dall'Organizzazione Rivoluzionaria Anarchica (ORA), successiva all'abbandono delle speranze di portare la Federazione Anarchica Italiana dell'epoca su posizioni nettamente di classe - quando erano diverse centinaia gli attivisti ed i militanti formatisi nella temperie di lotte di classe del decennio 1968-1977, soltanto nella prima metà degli anni '80 maturano le condizioni per l'aggregazione in un'organizzazione nazionale dei militanti comunisti anarchici più determinati e consapevoli della necessità di un simile approdo.

Se da un lato si tratta di una scelta che avviene quasi in controtendenza in una situazione calante del conflitto di classe e in una fase di profonda ristrutturazione capitalistica che va modificando tanto i rapporti di produzione quanto le relazioni sociali, dall'altro si tratta di una scelta resa necessaria proprio dall'esigenza di lettura della nuova fase capitalistica e della riorganizzazione delle forze di opposizione comuniste e libertarie per una ripresa delle lotte sociali.

Dopo un serrato percorso preliminare di confronto sul rispettivo bagaglio teorico, strategico e programmatico, giungono a convergenza due istanze complementari: quella dell'Unione dei Comunisti Anarchici della Toscana (UCAT), che abbina una rigorosa analisi materialistica delle condizioni materiali di sfruttamento e di dominio all'intervento dei comunisti anarchici radicato nel territorio e nelle organizzazioni di massa dei lavoratori; quello dell'ORA che abbina l'unità teorico-strategica dell'organizzazione al suo agire come soggetto politico autonomo e visibile nella società.

Nel 1985, si tiene a Cremona il Congresso di unificazione tra ORA ed UCAT. Sebbene l'unità teorico-strategica poggi su Tesi pre-esistenti, viene mantenuta la doppia sigla per un anno. La neonata organizzazione sceglie subito di confrontarsi con passaggi politici e culturali decisivi nella storia italiana, quali la battaglia sindacale contro la riduzione della scala mobile dei salari, la lotta ambientalista contro le centrali nucleari, la lotta anticlericale contro il nuovo Concordato e il sostegno politco-organizzativo dato al Meeting Anticlericale di Fano. Non esiterà ad entrare nell'agone politico, sostenendo sia il referendum per l'abrogazione della legge che tagliava la scala mobile, che quelle per la chiusura delle centrali nucleari. La sua presenza è circoscritta a Toscana, Puglia, Lombardia, Marche, veneto e Piemonte.

Nel 1986, si tiene sempre a Cremona il 2° Congresso in cui viene scelta la denominazione Federazione dei Comunisti Anarchici. Si tratta di un congresso di consolidamento organizzativo e di prime indicazioni tattiche sull'intervento sindacale, sull'intervento ambientalista e nel territorio, ma prende corpo anche l'orientamento analitico sull'evoluzione del capitalismo -già previsto in tendenza a-nazionale 10 anni prima- quale privo di una teoria di riferimento, essendosi già dimostrata insufficiente la scelta monetarista. Viene varata la rivista di politica e cultura Homo Sapiens, materiali della Sinistra Libertaria, rivolta all'area di movimenti ed organismi di base sul territorio di sensibilità antiautoritaria.

Nel 1992, si tiene a Livorno il 3° Congresso. Confluisce nella FdCA l'Organizzazione Comunista Libertaria di Livorno che porta con sé la rivista Comunismo Libertario. Si tratta di un momento espansivo della FdCA, che diviene presente anche nel Friuli.

La caduta dei regimi socialisti autoritari dell'est europeo implica un nuovo sguardo nell'analisi del capitalismo internazionale, di cui viene verificata la tendenza già ipotizzata nel 1976 ad una strategia di movimento dei flussi finanziari e delle merci senza orario e senza bandiera.

Il 3° Congresso sottopone anche a rigorosa verifica l'intervento sindacale tattico nella componente di classe interna alla CGIL e "apre" alle prime istanze di auto-organizzazione del sindacalismo di base (movimento dei comitati di base). Vengono messi in luce i primi interventi di modifica dei rapporti di produzione, compaiono i primi riferimenti analitici alla tendenza alla precarizzazione, alla flessibilità, allo sfruttamento dei migranti, alla necessità di aggregazioni autonome dei nuovi soggetti. Prende corpo una linea strategica sulla questione ambientale, che insiste sull'auto-organizzazione, alla luce della deriva politicista con la nascita di nuovi soggetti come i Verdi.

Nel 1994, si tiene a Firenze il 4° Congresso. Si tratta di un congresso di svolta, poiché si aggiorna lo sguardo sull'intervento sindacale e si sottopone ad analisi il mutamento istituzionale che avviene in Italia. I processi di "globalizzazione" sono già avvertiti e con essi quelli di deindustrializzazione e di declino del capitalismo di rischio. Ne discende una profonda critica alle scelte concertative del sindacato confederale italiano e quindi un rilancio della lotta salariale e per la democrazia sindacale, giocata sul ruolo degli attivisti anarchici nella CGIL e nei sindacati di base, ormai visti sempre più come spezzoni di classe organizzati. Netta è anche la scelta tattica di difesa delle parti della Costituzione nate dalla Resistenza di fronte agli attacchi ed ai tentativi di smantellamento sia formale che materiale dei diritti e delle libertà aggrediti dalla nuova destra che sorge in Italia nei primi anni '90. Viene rilanciato l'intervento nei movimenti sociali a cominciare dai migranti e dalle donne -entrambi spinti ai margini della società dal nuovo governo capitalistico della società- anche con una scelta di cooperazione con i centri sociali per gli aspetti che riguardano la formazione ed il mercato del lavoro.

Pochi mesi dopo, sempre nel 1994, si tiene a Firenze un congresso straordinario della FdCA in cui viene sconfitta una posizione tendente alla trasformazione della Federazione in un'organizzazione si sintesi, abolendo i principi di unità teorica e responsabilità collettiva, peculiari di un'organizzazione comunista anarchica. Il triste esito di questo congresso è l'abbandono di diversi militanti e la perdita della rivista Comunismo Libertarioche segue la sorte della componente minoritaria. La maggioranza si trova di fronte una situazione in cui operare un forte ridimensionamento dei programmi della FdCA, come erano usciti dal 4° Congresso. Inizia una fase di ricostruzione e di lento ricambio generazionale.

Dopo tre anni di intenso dibattito pubblico e interno, si tiene a Firenze nel 1997, nei locali del Centro Popolare Autogestito, il 5° Congresso dedicato al Programma Minimo dei Comunisti Anarchici. Si tratta di uno sforzo analitico e propositivo che rilancia la FdCA come referente politico prima ed organizzativo poi per giovani e più maturi compagni che scoprono il comunismo anarchico e la FdCA quale casa ed approdo per una azione politica incisiva e concreta.

Le mozioni approvate dal 5° Congresso mettono in grado la FdCA di essere protagonista nelle lotte contro la cosiddetta "globalizzazione" e gli effetti che da essa derivano sulla condizione del lavoro e della società, contribuendo alla realizzazione delle Marce Europee contro la disoccupazione, la precarietà e l'emarginazione. Viene lanciato il giornale Alternativa Libertaria. Molto forte è l'iniziativa antimilitarista contro la guerra in Kossovo, altrettanto quella contro gli attacchi allo Statuto dei Lavoratori.

La FdCA aderisce alla rete di Solidarietà Internazionale Libertaria, costituita da sindacati ed organizzazioni politiche "sorelle" in tutto il mondo, per progetti di sostegno alle lotte ed agli organismi popolari di base.

Nel 2004, si tiene a Cremona, nel Centro Sociale Kavarna, il 6° Congresso.

I sette anni precedenti hanno prodotto grandi cambiamenti e novità nella FdCA, che pur restando una piccola realtà nell'ambito della sinistra rivoluzionaria, registra una forte fase di espansione geografica e numerica. La nascita di un sito web della Federazione, il rilancio della propaganda, l'intensificarsi dell'azione politica sia nazionale che locale, portano all'organizzazione dei comunisti anarchici nuove e giovani forze. Si tratta di un congresso di Tattica Generale in cui come sempre le novità nell'analisi dell'evoluzione del capitalismo (strategia neuronale) s'intreccia con l'analisi e le proposte di intervento nei vari specifici, da quello sindacale a quello sociale.

A livello sindacale si consolida la nuova linea della costruzione del "sindacalismo conflittuale a prassi libertaria" quale metodo di azione e interazione degli attivisti sindacali anarchici e libertari; viene costruito un ambito di lavoro e di intervento dedicato alla "politiche ed etiche di genere". La FdCA si dota di una rivista di politica, cultura e arte denominata "Antipodi" e di un foglio telematico denominato "Alternativa Libertaria".

A tutt'oggi è presente in Liguria, Lombardia, Emilia, Veneto, Friuli, Marche, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia, Calabria, con presenze anche in Svizzera e Portogallo.

La cospicua mole di elaborazione teorica e politica prodotta in questi 20 anni è oggi disponibile sul sito multilingue della FdCA e contribuisce alla progettualità delle altre organizzazioni comuniste anarchiche nel mondo.

La FdCA fa anche parte del comitato redazionale del portale comunista anarchico internazionale e multilingue www.anarkismo.net. (1)

Nel festeggiare i primi 20 anni di attività della FdCA, è doveroso ricordare e ringraziare tutti quei compagni e quelle compagne, quei gruppi e quelle organizzazioni che fin dalla fine degli anni '60 dello scorso secolo, in tutta Italia, hanno contributo a quel movimento ed a quel dibattito politico in cui la FdCA affonda le sue radici e di cui sta cercando di recuperare i contributi più significativi, per il loro valore storico e politico. Storie, elaborazioni, esperienze di lotta rappresentative degli sforzi di quella "meglio gioventù" che cercava di riportare il movimento anarchico organizzato al suo posto ed al suo ruolo propositivo e rivoluzionario nella società. Tra i lavoratori e le lavoratrici, nelle lotte, nella costruzione collettiva di un futuro di uguaglianza e libertà.

Oggi come ieri. 

FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

(1) articolo tratto in gran parte dal n° 6 di "Antipodi", dedicato al "Comunismo Anarchico" - CP Editrice Firenze, 2006

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)