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martedì 25 ottobre 2016

Spagna 1936 tra guerra e rivoluzione




80° anniversario
Spagna 1936 tra guerra e rivoluzione
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sabato 29 ottobre 2016 - ore 18.00
saletta Teresina Degan/biblioteca civica - Pordenone
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incontro/dibattito
con MARIO SALVADORI
(Autore di articoli e saggi sulla rivoluzione spagnola)

In Spagna il 17 luglio del 1936 inizia la sollevazione militare guidata dal generale Francisco Franco, sostenuta dalla Chiesa, dai monarchici e dai nazionalisti, che mirava ad instaurare un regime autoritario fascista che sostituisse il governo repubblicano e stroncasse la volontà rivoluzionaria della classe lavoratrice spagnola.
Non è il governo ma lo sciopero generale a fermare il colpo di stato. A Barcellona, Madrid, nei principali centri urbani e nelle regioni più importanti della Spagna i militari sono sconfitti dalle lavoratrici e dai lavoratori che in armi si oppongono al tentativo fascista. Due giorni dopo la sollevazione, solo il Marocco e parte della Spagna sono sotto il controllo dei generali golpisti. Inizia la guerra che durerà fino al 1939. Ma è anche l'inizio della Rivoluzione.
La vittoria del popolo in armi rende possibile la collettivizzazione delle industrie, dei campi, la distribuzione dei prodotti. I militanti della Federazione Anarchica Iberica e del sindacato anarcosindacalista CNT sono impegnati nell'organizzazione della produzione, dei trasporti, del consumo, della sanità, dell'educazione e degli spettacoli. L'autogestione si realizza concretamente in ogni ambito della società.
Ottant'anni dopo questa Rivoluzione Interrotta è possibile continuare, riconoscendone limiti e forza, a praticare oggi l'autogestione in una prospettiva rivoluzionaria attuale?

seguirà dibattito
INGRESSO LIBERO




 







































venerdì 21 ottobre 2016

Referendum costituzionale e lotta di classe










Nel giro di circa 20 anni, siamo al quarto tentativo di modificare la Carta costituzionale.
Si cominciò nel 1997 con la Bicamerale di D’Alema, poi il referendum dell’ottobre 2001 sul Titolo V della Costituzione, poi quello del 25-26 giugno 2006 sull’intero ordinamento della Repubblica, ora quello previsto il 4 dicembre 2016 sulla Legge Boschi approvata dal Parlamento lo scorso aprile.
Ciò che era scaturito dalla lotta partigiana e antifascista per la libertà e l’uguaglianza, benché poi sancito in una Carta di equilibrio (o mediazione) tra i rapporti di forza in campo nel 1946-47, continua ad essere oggetto di picconate.
Ma la posta in gioco per i lavoratori e gli sfruttati oggi non è tanto la difesa della Costituzione in sé, quanto il contrastare la strategia che sta alle spalle delle leggi di modifica e le conseguenze che potrà avere.
Una strategia che
  • è funzionale al maggior profitto del capitale;
  • rafforza il controllo sociale;
  • concentra il potere politico in un solo partito;
  • alimenta le disuguaglianze e riduce la libertà.
Quanto raggiunto dal Governo Renzi sulle modifiche alla Costituzione, dunque, è l’esito finale di un percorso che ha tentato ed ha messo mano più volte alla Carta Costituzionale, sempre accompagnato da modifiche sostanziali del sistema di voto, con lo scopo evidente di ridurre o abolire la rappresentanza politica istituzionale di interi ceti sociali e di parte importante della popolazione.
Anche in questo caso, il cosiddetto Italicum è strettamente legato alla Legge Boschi ed all’esito del referendum.
Il sistema di rappresentanza che esso prefigura riflette nei suoi aspetti essenziali logiche di dominio che nulla hanno a che vedere con forme di democrazia, anche delegate.
Il potere finanziario detta le regole del gioco, ed anche in Italia il governo non esita ad applicare i dettami dell’oligarchia finanziaria, che non ha bisogno di nessun passaggio democratico per esplicitare il proprio ruolo di potere reale.
Come vuole il capitalismo
E’ il caso di ricordare come si espresse l’agenzia finanziaria JP Morgan il 28 maggio 2013 in un comunicato inviato ai governi europei:
I sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo.
I sistemi politici e costituzionali del sud presentano tipicamente le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche dello status quo.”
Evidentemente, il processo di trasformazione autoritaria delle istituzioni repubblicane in Italia corrisponde a certe precise esigenze del capitale finanziario internazionale (ed italiano): incrementare lo sfruttamento della classe lavoratrice su cui scaricare tutte le conseguenze delle crisi economiche; eliminare ogni impedimento al massimo profitto; favorire le privatizzazioni e speculare sul colossale debito pubblico italiano.
Culla della Repubblica autoritaria
L’obiettivo della Legge Boschi e del voto SI al referendun è, perciò, un governo stabile e con forti poteri concentrati nelle mani del Presidente del Consiglio.
Un governo capace di imporre – senza mediazioni parlamentari – le politiche necessarie a controllare i lavoratori e le masse popolari, di approvare rapidamente le leggi necessarie a soddisfare gli interessi del capitale italiano ed internazionale.
In tal modo il governo Renzi e le forze economiche e politiche nazionali e internazionali che lo supportano, punta a spostare defintivamente i rapporti di classe a favore del grande capitale, a liquidare i diritti democratici e smantellare le istituzioni sorte dalla lotta antifascista per immobilizzare e disorganizzare il movimento dei lavoratori e le loro organizzazioni sindacali; attribuendo rango costituzionale al potere che di fatto oggi l’esecutivo già esercita.
Dopo il cambiamento della seconda parte della Costituzione, vi sarà l’attacco inevitabile alla prima parte, che già procede sul terreno politico concreto, come nel caso del Jobs Act.
Le modifiche al Titolo V riporterebbero al governo il potere su materie precedentemente attribuite alle Regioni, ovvero concorrenti, come su energia e infrastrutture.
Con lo scopo principale di riconfigurare gli assetti istituzionali per favorire la maggiore discrezionalità decisionale possibile dell’esecutivo all’interno dell’unica Camera prevista, sottraendo così potere ed autonomia alle amministrazioni decentrate su materie decisive quali il controllo e la privatizzazione del territorio (sanità, grandi opere, accordi ed arbitrati internazionali, corridoi energetici…).
La posta in gioco
La mancanza di dibattito sui temi costituzionali, surrogata da battute da bar, con slogan semplici quanto ingannevoli, propagati a più mani dai membri del governo ( ed anche da certe opposizioni), dimostra che la posta in gioco è alta.
Il sistema informativo in Italia assomiglia sempre più a quello di un paese dittatoriale (77° posto nel mondo sulla libertà di informazione) e questo deve spingere a mettere al centro della discussione questo grande spartiacque politico, che segnerà profondamente gli equilibri politici in Europa.
Le modifiche alla Costituzione hanno alla propria base la volontà esplicita di adeguare il sistema politico e la sua rappresentanza alla legge di mercato, per questo serve meno democrazia, meno partecipazione dei cittadini.
La violenza del mercato non vuole corpi intermedi e di mediazione sociale per poter espandere la propria sfera d’influenza su quel che ancora ci ostiniamo a chiamare società.
Nei “trattati economici di libero scambio” che cercano di avvenire segretamente e senza coinvolgere minimamente le popolazioni interessate, si sta decidendo di privatizzare ulteriormente la vita dei cittadini: salute, ospedali, pensione, servizi, devono essere messi sul “mercato”.
Questa è una delle ragioni fondamentali per cui in questa riorganizzazione globale si prevede un esecutivo forte, senza il coinvolgimento dei cittadini, in modo particolare di tutti noi che ne faremo la spesa amaramente in termini di qualità della vita.
Per contrastare questo disegno eversivo
votare NO è utile ma non sufficiente:
occorre difendere i territori in cui viviamo dalle privatizzazioni e dal centralismo statale
rafforzare i movimenti contro le grandi opere e andare oltre la dfesa della Costituzione per costruire l’autogoverno libertario del territorio

Alternativa Libertaria/fdca
95° Consiglio dei Delegati
Fano, 1 ottobre 2016

La Libia è Misurata

libya-map 
Misurata si trova sulla strada tra la Cirenaica e  Tripoli.
Cioè tra l’avanzata militare del generale Khalifa Haftar che governa a Tobruk ed il governo di Tripoli di Al-Sarraj che ha l’appoggio  italiano.
Dopo più di 100 anni l’Italia ritorna a Misurata e vi si precipita in armi, droni e dottori, rispondendo all’appello umanitario di Al-Sarraj, ma  proprio all’indomani dell’avanzata delle truppe di Haftar verso Sirte con la conquista di pozzi petroliferi della cosiddetta “Mezzaluna Petrolifera”, capace di 700mila barili al giorno di greggio, mentre la produzione attuale di petrolio in Libia è di 200mila barili al giorno, un decimo rispetto al 2011.
Dal 2011, infatti, dopo l’attacco francese, britannico ed americano che portò alla fine di Gheddafi, la Libia è percorsa da una guerra fatta di conflitti fra le tribù, fra le milizie ed interno all’Islam, ma che ha sempre mantenuto i caratteri di una guerra per interessi geopolitici ed economici.
Un regolamento di conti, una spartizione della torta fra potenze esterne e le due entità libiche di Tripoli e Tobruk, entrambe concorrenti per l’esportazione di petrolio.
In Libia giace il 38% delle riserve africane. Un greggio di qualità che, atttualmente, insieme a gas, è in grado di estrarre solo l’ENI in Tripolitania, ma con scarsa protezione del governo di Al-Sarraj. Dunque, da proteggere con un intervento diretto.
Quanto vale la Libia? Le ricchezze del sottosuolo più i petrodollari del fondo sovrano libico depositati a Londra dicono che la Libia vale 130 miliardi di dollari oggi ed almeno tre volte tanto se dovesse tornare ad esportare petrolio come prima del 2011, magari con un governo a capo di un paese diviso in zone d’influenza.
La Cirenaica alla Gran Bretagna che lì ha asset della BP e della Shell, oltre ai petrodollari libici da difendere. Ma anche proteggere i consorzi francesi, americani, tedeschi e cinesi.
Alla Francia la guardia del Sahel nel Fezzan dove curare i suoi interessi energetici e geopolitici verso le ex-colonie.
All’Italia la Tripolitania ed il controllo del gasdotto Greenstream che porta gas sulle coste siciliane.
Quello che conta dunque è rimettere sul mercato le ricchezze libiche e crearci intorno un sistema militare di sicurezza regionale che protegga il tutto. Sotto la supervisione strategica degli Stati Uniti.
Tutto questo non piace alle fratricide forze libiche che vorrebbero tenersi le ricchezze per sé.
L’avanzata delle truppe di Haftar verso Sirte, gli aprirebbe le porte della Tripolitania e cambierebbe gli equilibri, una volta cacciato l’ISIS da Sirte. Non a caso Francia, Germania, Italia, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito  hanno condannato l’offensiva di Haftar chiedendo l’immediato ritiro delle sue truppe.
Gli sponsor arabi delle varie fazioni libiche, come l’Egitto che appoggia il generale Khalifa Haftar a Tobruk, il Qatar che invia dollari agli islamisti radicali di Tripoli, gli Emirati che appoggiano Tobruk o la Turchia che ha spostato  jihadisti libici dalla Siria alla Sirte, non stanno certo a guardare.
Anche se dalle basi italiane non si fosse alzato neanche un aereo, l’Italia in guerra c’era già, in un’alleanza fatta di rivali e concorrenti, dentro quella NATO che spinge scelleratamente l’Europa a portare la sua azione militare sempre più lontano. 
Ora il governo italiano ha rotto gli indugi e si colloca militarmente di traverso sul cammino di Haftar verso Tripoli, perchè in Libia, i nemici –reali o finti,  ISIS o altri- sono coloro che vogliono mettere le mani sullo sfruttamento del petrolio e del gas libici. 
Un’altra sporca guerra per le risorse. Una pericolosa avventura in nome del profitto.
Antimilitarismo e lotta di classe: chiusura delle basi militari in Italia, smantellamento del MUOS.
Alternativa Libertaria/fdca
95° Consiglio dei Delegati
Fano, 1 ottobre 2016

Nella riconquista di Mosul, le YPG/J e la Guerriglia devono stare molto attente


ocalanI piani e le cospirazioni tra Turchia, Qatar ed il Governo Regionale Curdo (KRG in Iraq) contro la Rojava non hanno mai fine. Documenti messi a disposizione da Wikileaks di recente riguardano incontri ed accordi tra questi tre soggetti ed un incontro segreto tra Abu Bakr al-Baghdadi e Barzani, il capo del KRG, caso mai ci fossero stati dei dubbi. Basta guadare i link in fondo all’articolo.
Quando l’ISIS ha preso  Mosul andò a vantaggio della Turchia, del Qatar e del KRG. Anche la liberazione di Mosul potrebbe andare a loro vantaggio a meno che le YPG/J (le unità di difesa del popolo e delle donne della Rojava) e le forze della Guerrilla ne prendano consapevolezza e cambino la loro tattica.
Turchia, Qatar e KRG hanno completamente fallito nelle loro precedenti politiche che miravano a sconfiggere il movimento sociale nonchè a distruggere i Cantoni in Rojava, nonostante ce l’abbiano messa tutta: dall’invasione di Mosul, all’attacco a Kobane, dagli atti terroristici alla no-fly zone in Rojava fino al fallimento dell’azione combinata tra Turchia ed Arabia Saudita per entrare in Siria ed attaccare le forze curde col pretesto di combattere i gruppi terroristici.
L’attuale piano è quello di “riprendere Mosul”. Questo piano nasconde una cospirazione ed un progetto segreto. Che potrebbe essere pericoloso; se le YPG/J e la Guerriglia non cambiano tattica, potremmo perdere tutto quello che è stato conquistato in Rojava.

Qual è il piano segreto?

L’anno scorso c’erano alcune ragioni per l’esercito turco per attraversare il confine e posizionarsi nei pressi di Mosul. Una è di carattere storico: Mosul era una delle regioni dell’Impero Ottomano dei tempi che furono. Le altre ragioni: dopo la sconfitta subita dalla Turchia e dall’ISIS a Kobane, la Turchia ritiene importante difendere l’ISIS se fosse attaccato a Mosul allo scopo di poter tornare a Raqqa e nel suo territorio in tutta sicurezza. Si tratta anche di proteggere le autobotti piene di petrolio che trasportano greggio a basso prezzo in Turchia ed a Raqqa, di fare pressione sulle YPG/J e sulla Guerriglia che stanno proteggendo la comunità Yazida, ma anche di aiutare i Peshmerga di Barzani se entrano in conflitto con le forze della YPG/J e della Guerriglia. Più importante ancora diventa il “grande piano o il piano segreto”, nel tentativo di riprendere il controllo di Mosul. Se come anticipato l’esito sarà la sconfitta dell’ISIS, la conseguenza potrebbe essere lo spostamento dell’ISIS verso Jazerra. Questo è lo scopo principale ed originario del piano.
Un piano deciso molto tempo fa. C’è da sperare che quando l’ISIS sarà sconfitto, non avendo  nessun posto dove spostarsi non vada verso al-Rabia. Al-Rabia e le aree intorno sono sotto il controllo dei Peshmerga di Barzani. In questa situazione sarebbe facile per loro penetrare in Jazeera. Una volta presa Jazeera il piano previsto è quello di scatenare l’attacco contro le YPG/J ed i suoi abitanti. Ciò che rende questo piano perfetto è l’esistenza del Consiglio Nazionale Curdo—l’organismo ombrello dei partiti curdi siriani creato con Barzani come sponsor. Se questo Consiglio in quanto alleato di Barzani non sostiene direttamente l’ISIS, certamente lo sostiene indirettamente.
Le YPG/J, la Guerriglia e forze Yazide alla riconquista di Mosul dovrebbero eludere la tattica della Turchia e di Barzani. Dovrebbero prendere parte alle operazioni militari in modo poco impegnativo. La tattica migliore sarebbe quella di radunare tutte le loro forze nella regione al di là del fronte per resistere ad un ritorno dell’ISIS verso i confini di Jazeera. E’ estremamente importante impedire loro di entrare in Jazeera. Dovrebbero essere distrutti oppure costretti a spostarsi dentro l’Iraq e nel Bashur (Kurdistan iracheno). Che siano il governo iracheno ed il KRG curdo ad aver a che fare con l’ISIS come hanno fatto fin dall’inizio o meglio non hanno fatto quando l’ISIS prese Mosul, permettendo il genocidio degli Yazidi.
E’ necessario che le YPG/J e la Guerriglia si defilino da questa guerra che ha come obiettivo il cuore della Rojava, Jazeera; occorre che eludano la tattica della Turchia e del KRG allo scopo di proteggere e mantenere tutto ciò che hanno costruito finora.

di Zaher Baher
Agosto 2016


(traduzione a cura di AL/fdca – Ufficio Relazioni Internazionali)
da http://anarkismo.net/article/29516

Links for reference:

ISIS survives largely because Turkey allows it to: the evidence …
https://undercoverinfo.wordpress.com/2015/11/20/isis-su…ence/>*
WikiLeaks Reveals Saudi Arabia, Turkey & Qatar Secret Anti-Sy
https://www.google.co.uk/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&sourc…nRdqQ
Yerevan Saeed one of the Rudaw TV staff that financed by the Prime minster of KRG, Necheravan Barzani passed information on MIT about the PKK movement and its relationship with the Kurdish political parties in Bashur.
https://wikileaks.org/…/1446311_-fwd-re-guidance-questions
In the link below Yerevan Saeed informing MIT about the movement of PJK ( the PKK sisterhood in Iran) on the Iran/ Iraq borders
https://wikileaks.org/…/1824264_re-s3-g3-iraq-turkey-iran-c
In the link below Yerevan Saeed informed MIT that PKK wants to have relationship with Israel.
https://wikileaks.org/…/1147093_re-insight-pkk-and-alledged
zaherbaher.com

auguri FAU

fau 

I saluti da Alternativa LIbertaria /fdca per 60 anni di lotte per la libertà e il socialismo

Car* compagn*,
Alternativa Libertaria/fdca vi invia dall’Italia i migliori auguri per la festa del vostro 60° anniversario.
Se è vero che uno dei problemi delle organizzazioni rivoluzionarie, sia quelle politiche che quelle di massa, è la loro durata nel tempo rispetto alla capacità di durare delle
istituzioni del capitalismo, allora è il caso di affermare senza tema di smentita che la storia, l’esperienza e la lunga durata della FAU dimostrano come sia possibile nei decenni opporsi, resistere, sopravvivere alla repressione e riproporsi generazione dopo generazione come soggetto rivoluzionario, soggetto di cambiamento e di costruzione di alternativa libertaria.
Quasi tre generazioni di militanti anarchici ed anarchiche hanno saputo così porsi come punto di riferimento per la lotta nazionale ed internazionale contro le dittature, contro il turbocapitalismo dei giorni nostri, costruendo al tempo stesso la casa dei rivoluzionari anarchici ed il motore necessario alle lotte delle masse sfruttate ed oppresse, ispirando la nascita ed il radicarsi di tante organizzazioni sorelle nel subcontinente latinoamericano e tessendo proficue relazioni con le organizzazioni sorelle di tutto il mondo.
Le compagne ed i compagni di Alternativa LIbertaria/fdca prossimi a compiere il loro 30° anniversario come organizzazione politica, desiderano ringraziare la FAU per tutto quello che ha fatto in 60 anni per il progetto comunista anarchico e libertario, propugnando la teoria e la prassi delle especifismo e del poder popular quale luminoso esempio della capacità degli anarchici organizzati nella classe lavoratrice di tenere sempre aperta l’opzione per la rivoluzione sociale, per l’uguaglianza e la libertà.
Con affetto e solidarietà
Alternativa LIbertaria/fdca

sciopero generale sindacalismo di base e No Renzi day

21 E 22 OTTOBRE NO ALLA CONTRORIFORMA 
E AL GOVERNO RENZI 

Venerdì 21 SCIOPERO GENERALE  
e dalle ore 16.00 accampata di lotta a piazza San Giovanni

Sabato 22 ore 14.00 CORTEO da piazza San Giovanni

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Pullman USB per la manifestazione di Roma. 
Partenza da Padova dal teatro Geox di Corso Australia  alle 6.00 del 22 ottobre. 
Per prenotare telefonare dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 
(dal lunedì al venerdì) al numero 049 680538
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Il 21 ottobre SCIOPERO GENERALE per la difesa dei diritti del lavoro e dello stato sociale, per difendere ed applicare la Costituzione del 1948, per dire basta al governo Renzi e al massacro sociale.

Il 22 ottobre NO RENZI DAY, manifestazione nazionale a Roma per dire NO alla Controriforma Costituzionale ed a tutti i suoi autori

VOGLIAMO
  • L’applicazione dei principi e dei diritti della costituzione del1948.
  • Il lavoro, la formazione e la scuola pubblica, la casa, il reddito, lo stato sociale e i beni comuni in mano pubblica, l’ambiente e la democrazia, la sicurezza e la democrazia sui luoghi di lavoro.
  • La libertà e la sovranità democratica del popolo italiano, oggi sottoposta ad un vergognoso attacco da parte dei governi degli USA e della Germania e dalla burocrazia della UE.

DICIAMO NO
  • Alla controriforma costituzionale del governo, della confindustria, delle banche e dell’Unione Europea.
  • Al jobsact, alla precarietà sociale, alla buona scuola, alla legge fornero, al decreto madia, alla TAV alle grandi opere, alla persecuzione dei migranti, alla distruzione dello stato sociale, alle privatizzazioni, ai tagli alla sanità, agli interventi sulle pensioni a favore delle banche, al TTIP e al CETA.
  • Alla guerra, alla Nato, alle spese e alle missioni militari.
  • Alla repressione padronale, poliziesca e giudiziaria.

Coordinamento per NO Sociale alla Controriforma Costituzionale
Per informazioni, adesioni e contatti: coordinamentonosociale@gmail.com


Prime adesioni: USB, UNICOBAS, USI, CUB Trasporti Lazio, Piattaforma Sociale Eurostop, Movimento No TAV Val di Susa, Forum Diritti Lavoro, Contropiano, Carovana delle periferie Roma, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Noi Restiamo, Militant Roma, CONUP (pensionati), Centro Sociale 28 Maggio Brescia, USI Cons, Rossa, Rete dei Comunisti, Sinistra Anticapitalista, Partito Comunista Italiano, FGCI, Partito della rifondazione Comunista, Giovani Comunisti, L’Altra Europa con Tsipras, Sinistra No Euro, CARC, Circolo Agorà Pisa, Centro internazionale Crocevia, Rete NOWAR, Per un’altra città – Laboratorio Politico Firenze, Fronte Popolare Milano, Partito Comunista dei Lavoratori, P101, Economia Per I Cittadini, Comitato per il No di Roma, Coord. Per la Democrazia Costituzionale (comitato per il NO) Napoli, Comitato della Franciacorta per il NO, ATTAC Italia, Partigiani della Scuola Pubblica, MGA (associazione avvocati), Collettivo Comunista (M-L) Nuoro, Coord. Nazionale ATA ex Enti Locali, Collettivo Genova City Strike, Sinistra per Roma, Giuristi democratici, centro sociale Zona 22 (San Vito Ch), Osservatorio sulla repressione, Controlacrisi

Lidia Menapace partigiana Bruna, Umberto Lorenzoni partigiano Eros, Paolo Maddalena, Luigi De Magistris, Nicoletta Dosio, Moni Ovadia, Valerio Evangelisti, Dino Greco, Pino Marziale, Antonio Distasi, Mimmo Mignano, Stefano Fassina, Franco Russo, Giorgio Cremaschi, Fabrizio Tomaselli, Luciano Vasapollo, Carlo Formenti, Ernesto Screpanti, Sergio Cararo, Manuela Palermi, Mauro Casadio, Paolo Leonardi, Giovanni Russo Spena, Emiddia Papi, Paola Palmieri, Guido Lutrario, Eleonora Forenza, Claudia Candeloro, Carlo Guglielmi, Franco Turigliatto, Moreno Pasquinelli, Stefano d’Errico, Fabio Frati, Marco Bersani, Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo, Andrea Ferroni, Roberta Fantozzi, Rosa Rinaldi, Laura Di Lucia Coletti, Ciccio Auletta, Roberto Musacchio, Cesare Antetomaso, Massimo Rossi, Italo Di Sabato, Haidi Giuliani, Francesco Caruso, Emilio Molinari

Ai sensi Decreto legislativo del 30 giugno 2003, n. 196,  precisiamo che questo indirizzo e-mail è stato da noi reperito attraverso fonti di pubblico dominio o attraverso un messaggio ricevuto da noi o da militanti della Rete dei Comunisti. Se non sei interessato a ricevere informazioni, materiali e documenti della Rete dei Comunisti, ti preghiamo di segnalarcelo spendendoci una mail, avendo cura di precisare l’indirizzo che vuoi venga rimosso dalla lista. Grazie.

lunedì 17 ottobre 2016

non dite che non lo sapevamo .. Palestina e Israele

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non dite che non lo sapevamo n°515 
 
Nel febbraio 2016, l'esercito aveva distrutto la maggior parte delle case del villaggio palestinese di 
Al Maksar (vicino al checkpoint di Hamra) nella Valle del Giordano. A quel tempo l'esercito mise i sigilli 
a tutti tranne uno degli ingressi al villaggio.

      Giovedì 18 agosto 2016, l'esercito ha chiuso l'ingresso rimasto. 
Un certo numero di greggi sono rimaste fuori del villaggio, dove c'era una cisterna d'acqua per loro.

    Ci sono altre demolizioni in vista?

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     Giovedì 18 agosto 2016, agenti del governo accompagnati dalla polizia 
hanno demolito le case dei Beduini nel Negev: a Um Mashash sulla strada 25, il pavimento di una casa; 
ad Al Sadir, vicino Ar'ara, una struttura; a Um Batin, a est di Omer, una struttura. Hanno poi 
demolito di nuovo il villaggio di al-Alarib.

     Ad Az-Zarnug, sulla Strada 25, costretti dagli agenti governativi e dalla polizia, la gente 
ha demolito la propria casa.


Non dite che non lo sapevamo n°516

Agli inizi degli anni '50, i Beduini di Umm El Kheir furono espulsi dalla regione di Arad (in 
Israele) in direzione della Cisgiordania. Dopo la loro espulsione comprarono della terra a sud delle colline di Hebron
dove stabilirono il loro villaggio. Nel 1981 Israele ha fondato l'insediamento di Carmel vicino  
al loro villaggio. Per alcuni anni fino ad ora hanno subito ripetute demolizioni delle 
loro case.

Mercoledì 24 agosto 2016, soldati israeliani sono arrivati al loro villaggio ancora una volta e 
hanno demolito tre case. 26 persone sono rimaste senza casa.

Questa è già la terza demolizione nel 2016.

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Non dite che non lo sapevamo n°517

Prima della devastazione portata dalla demolizione delle case, vengono emesse ordinanze di demolizione.
Sabato 27 agosto 2016, lavoratori comunali di Gerusalemme, scortati dalla polizia e  
da soldati, sono andati nel quartiere palestinese di Silwan (annesso a Gerusalemme) dove 
hanno affisso ordinanze di demolizione per 4 case e per un recinto. Alla tenda di protesta del villaggio, 
hanno ordinato di fermare i lavori di ristrutturazione del pavimento.
Sembrerebbe che affiggere le ordinanze di demolizione abbia la precedenza sulla festività del Sabbath, 
e che sia permesso.
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Lunedì 29 agosto 2016, rappresentanti del governo, scortati dalla polizia, hanno demolito 
degli argini che accumulavano acqua di valle allo scopo di coltivare meloni in  
primavera - nel villaggio beduino di Rakhme, vicino Yeruham nel Negev.
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Non dite che non lo sapevamo n°518

Sabato sera, 10 settembre 2016, un colono ha investito una bambina palestinese di 
5 anni, uccidendola, mentre guidava sull'uscita nord dall'insediamento di Efrat, che è 
in realtà una strada interna di proprietà della città palestinese di Al Khadr, ora usata dai 
coloni, dato che Efrat si è espanso proprio fino alle case di Al Khadr.

Secondo i Palestinesi quel colono li aveva già minacciati di morte.

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Non dite che non lo sapevamo n°519

     Per anni i Palestinesei del villaggio di Burin, a sud di Nablus, hanno subito 
maltrattamenti da parte dei coloni di Yitzhar e Beracha, sostenuti dall'esercito israeliano. 
Lunedì 5 settembre 2016, i coloni hanno varcato il confine di Burin (Area B) con un trattore 
provenendo dall'insediamento di Beracha, scortati da soldati ed hanno iniziato ad arare un 
pezzo di terra di 4-dunam. Gli abitanti del villaggio giunti sul posto sono stati cacciati via.

     Giovedì 15 settembre 2016, un incendio è divampato nell'area a pascolo di Burin. I soldati
ed i coloni hanno impedito che un mezzo antincendio locale si avvicinasse per spegnere l'incendio. 
I ragazzi del villaggio li hanno sfidati. I soldati hanno inseguito i bambini fin nel villaggio 
e ne hanno presi due. I coloni hanno appiccato il fuoco agli olivi ed ai mandorli in un campo 
appartenente al villaggio. L'incendio è stato appiccato dai soldati.

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     Lunedì 19 settembre 2016, agenti del governo scortati dalla polizia hanno demolito 
le case dei Beduini nel Negev - tre case a Za’arura, a ovest di Fur’a. Hanno anche 
demolito Al Araqib ancora una volta. Otto Beduini hanno demolito le loro case con loro mani, minacciati 
dal fatto di pagare le spese per la demolizione se l'avesse fatta lo Stato.

Questions and queries: amosg@shefayim.org.il
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*Ilan Shalif

http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/



Anarchici Contro Il Muro

http://www.awalls.org



Blog di Ahdut (Unità - organizzazione comunista anarchica israeliana): http://unityispa.wordpress.com/



(traduzione a cura di ALternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)

Palestina-Israele, laTsumud/persistenza di 13 anni di lotta unitaria andrà avanti finchè sarà necessario* (it)

Palestina-Israele, laTsumud/persistenza di 13 anni di lotta unitaria andrà avanti finchè sarà necessario* (it)














Non è che gli Ebrei comandino sugli Stati Uniti... quanto che Israele gioca un ruolo essenzale nella
lotta imperialista tra USA e Russia. Sebbene il petrolio sia meno importante per l'economia USA
lo è ancora per i suoi partners. La classe dirigente imperialista occidentale è venuta ai funerali di Peres 
perchè Israele si è data da fare a far ritornare l'Egitto nella sfera d'influenza degli USA. Perchè ha protetto la Giordania 
dalla Siria filo-russa, ha buttato fuori la Siria dal Libano per un po'... e fornito 
importanti servigi in tutto il mondo. Dunque, la lotta contro l'apartheid israeliana 
è molto più dura di quella che si fece per abolirla in Sud Africa. Ad ogni modo, qui abbiamo 
la lotta unitaria non armata, decine di migliaia di attivisti internazionali che vengono 
qui per partecipare e tornano a casa con la fiaccola della lotta. Gli Ebrei Israeliani che 
ogni settimana partecipano alla lotta unitaria rifiutano le false accuse di "anti-Semitisme".

Bil'in 26-8-16 manifestazione del venerdì, un altro anello nella catena lunga 12 anni. 9 Israeliani e 10 
internazionali si sono uniti a residenti in una della manifestazioni più tranquille. Questa volta come 
nella maggior parte delle manifestazioni dell'ultimo anno, le forze israeliane ci hanno aspettato vicino al monumento di Bassem (Fil) 
- bloccandoci la strada verso le terre liberate e verso il nuovo muro della separazione. Siamo partiti dal
villaggio sventolando le bandiere e cantando fino a che siamo arrivati lì. Come al solito hanno dichiarato l'area 
zona militare chiusa e proibita... ma ci hanno fatto avanzare fin dove se ne stavano in 
linea senza dirci di ritirarci, senza minacciarci di arresto e nemmeno costringendoci a ritirarci. 
Dopo un  bel pezzo abbiamo iniziato a far ritorno al villaggio.
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https://www.facebook.com/iyad.burnat/posts/1401338516547174
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2-9-16 Questo venerdì un altro esempio della nuova politica delle forze di stato israeliane. Mentre
stavamo convergendo sul margine occidentale del villaggio, le forze di stato che erano lì con le loro 
Jeeps come al solito vicino alla strada del vecchio muro della separazione, se ne sono andate via, 
come due settimane fa, in una sorta di invito per noi a proseguire verso il cancello del nuovo 
muro della separazione. Questa volta, c'erano 8 Israeliani e circa 10 internazionali con i residenti 
in corteo.... ma verso il posto che noi avevamo scelto - cioè il muro vicino al parco di Abu Lamun, a sud del 
cancello.
Come al solito abbiamo cantato e sventolato le bandiere per tutto il percorso verso il muro. La frustrazione ha colto le forze israeliane 
che ci aspettavano al cancello: hanno perso la pazienza e sono venute verso di noi con la solita aggressività: 
dichiarando l'area zona militare chiusa, ordinandoci di ritornare al villaggio e minacciando di fare 
arresti. Dato che eravamo stanchi dopo il lungo percorso e per il caldo, non li abbiamo sfidati 
troppo a lungo e siamo ritornati al villaggio.
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Bil'in - 9-9-16, oggi è il giorno che temevamo arrivasse. Fin dall'inizio 11 anni  
e mezzo fa ci siamo chiesti cosa avremmo fatto il giorno in cui le forze di stato avessero cessato di 
scontrarsi con noi e di mettere in fuga le manifestazioni.
Oggi, abbiamo manifestato dal villaggio verso il nuovo muro della separazione - 5 Israeliani, 8 
internazionali e circa 20 residenti. Le forze di stato israeliane si sono astenute dal presidiare 
la strada dello smantellato muro della separazione, si sono astenute dal darci fastidio anche quando abbiamo raggiunto 
il muro vicino al parco di Abu Lamun Oaks. Non è accaduto nulla mentre manifestavamo lungo il muro 
fino al cancello.. e non è accaduto nulla neanche quando abbiamo bussato sul cancello metallico 
nel muro. E niente è successo pure quando 2 ragazzi hanno lanciato pietre al di là del muro - dall'altra
parte non c'era nessuno.
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16-9-16 Sei Israeliani con gli Anarchici Contro il Muro insieme a decine di  
internazionali si sono uniti con gli attivisti locali per la 601esima manifestazione del venerdì nella seconda metà del 
dodicesimo anno di lotta a Bil'in contro il muro della separazione, contro i coloni e contro 
l'occupazione. Come nella settimana precedente, le forze israeliane non si sono viste... Dopo 
aver manifestato e cantato per tutto il percorso fino al muro e lungo di esso e fino al cancello chiuso, qualcosa 
è successo: dei giovani hanno scalato il muro per metterci una bandiera palestinese sulla sommità. 
Alcuni soldati si sono fatti vedere per un attimo ma poi se ne sono andati dopo una sassaiola su di loro. 
Dopo aver a lungo picchiato contro il muro, siamo ritornati al villaggio - stanchi ma per lo più soddisfatti.
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22-9-16 Bil'in, un'altra manifestazione tranquilla del venerdì. 5 Israeliani con gli Anarchici Contro il Muro, 6 internazionali, e 
20 residenti hanno partecipato alla manifestazione settimanale contro il muro della separazione, contro i coloni, 
e contro l'occupazione. Mentre stavamo convergendo per la manifestazione, i soldati israeliani hanno sgomberato 
dei giovani coloni dall'area al di là del muro per evitare qualsiasi scontro... e poi si sono nascosti 
dietro il muro. Una parte di noi è partita dal villaggio, altri sono andati direttamente al parco di Abu Lamun 
dove abbiamo manifestato insieme vicino al muro e lungo di esso fino al cancello. 
Lì abbiamo fatto una sorta di festa - bussando sul cancello e altro. Dato che i soldati se pur sfidati 
non si facevano vedere, siamo rimasti lì solo mezz'ora prima di far ritorno al 
villaggio. La ritorsione delle forze di stato è giunta come al solito con raid notturni nelle case degli attivisti 
nelle notti successive.
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30-9-16, Nove Israeliani con Anarchici Contro il Muro, 10 internazionali e giovani dei 
villaggi vicini si sono uniti a due dozzine di attivisti locali per la manifestazione del venerdì contro 
i coloni e contro l'occupazione. Dopo il concentramento al parco di Abu Lamun vicino al 
muro della separazione, ci siamo diretti cantando verso il cancello del muro. Lì i compagni hanno iniziato a 
bussare sul cancello come si era fatto nelle precedenti manifestazioni. Questa volta, dopo un bel pezzo, le 
forze di stato hanno aperto il cancello ed hanno iniziato a maltrattare i manifestanti con fermi, 
minacciando di fare arresti, controllando i documenti... e le auto - sia vicino al cancello che lungo la via 
per il villaggio.
"Alla protesta di oggi a Bil'in, le forze di occupazione israeliane hanno aggredito i circa 50 
manifestanti, arrestando due giovani del vicino villaggio di Kharbata e di Bil'in 
Abd Fatah."
Dopo un po' e tante minacce di arresti futuri rivolte ai manifestanti, i fermati 
e le auto sono state rilasciate mentre sui documenti elettronici di Israele risultava "in stato di arresto".

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https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/1021572834608715
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1021571291275536
https://www.facebook.com/drrateb.aburahmah/posts/10210640353067963
https://www.facebook.com/anatllanat/posts/975409822568247
http://www.maannews.com/Content.aspx?id=773364

Ni'ilin

08/26/2016
israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=V8WLtc1p5VA
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10154512561422500
9.9.2016 israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=HhPrz2nz3Yw
16-9-16 https://www.facebook.com/muhamed.ameera/posts/1168156936590039
israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=ltx1klIrSAM
David Reeb https://youtu.be/lJ433AXlZeE
https://antinarrativeblog.com/2016/09/17/%D9%86%D8%B9%D9%84%D9%8A%D9%86-nilin-16-9-2016/
http://imemc.org/article/dozens-march-in-bilins-weekly-nonviolent-protest/
22-9-16 https://www.facebook.com/muhamed.ameera/posts/1175139205891812
israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=cqPwAa5z8tY
https://antinarrativeblog.com/2016/09/24/%D9%86%D8%B9%D9%84%D9%8A%D9%86-nilin-23-9-2016/
30-9-16 https://www.facebook.com/muhamed.ameera/posts/1182912368447829
israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=_OMBVIl-F5k

KAFR QADDUM

Venerdì 26-8-16 Lunga e pericolosa situazione oggi con gravi scontri, lacrimogeni, bombe assordanti, 
proiettili di gomma e proiettili "regolamentari"... ma fortunatamente nessuno è rimasto seriamente ferito.
https://www.facebook.com/annalisa.portioli/posts/10208156282557149
https://www.facebook.com/annalisa.portioli/posts/10208156131993385
23-9-16 
https://www.facebook.com/AlMasira.KufurKaddom/photos/?tab=album&album_id=1264558146899569
30-9-16 
https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1271807689507948.1073742078.271405776214816&type=3

*Ilan Shalif

http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/



Anarchici Contro Il Muro

http://www.awalls.org



Blog di Ahdut (Unità - organizzazione comunista anarchica israeliana): http://unityispa.wordpress.com/



(traduzione a cura di ALternativa Libertaria/fdca - Ufficio Relazioni Internazionali)


Giornata dell'autoproduzione - domenica 23 ottobre a Mestre , al Tuttuinpiedi


domenica 9 ottobre 2016

Vaso, creta o fiore? Educare alla libertà

Vaso, creta o fiore? Educare alla libertà
Incontri sulla Educazione libertaria organizzati dalla Biblioteca “A. Borghi”

La Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” (BLAB), in collaborazione con l'Assemblea degli anarchici imolesi e la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese, organizza un ciclo di 5 incontri sulla Educazione libertaria, che si svolgeranno nel periodo tra ottobre e dicembre 2016. Titolo del ciclo è “Vaso, creta o fiore? Educare alla libertà”.
L’iniziativa si colloca nell’ambito delle celebrazioni del Centenario della fondazione della “Biblioteca Libertaria” di Castel Bolognese, avvenuta nel 1916 a opera di un gruppo di giovani anarchici raccolti attorno a Nello Garavini.

Nel pensiero libertario e nella storia del movimento anarchico il tema della educazione ha sempre avuto un ruolo centrale e di grande rilievo  Esiste quindi una lunga tradizione a cui rifarsi, che continua ad aggiornarsi e arricchirsi, e che merita di essere conosciuta e approfondita, in grado di fornire – almeno in parte – ancora risposte valide e spunti per il presente. Il tema dell’educazione libertaria appare comunque di notevole rilevanza e attualità soprattutto oggi, in un contesto caratterizzato dalla crisi della scuola istituzionale tradizionale e dalla nascita – in molti paesi del mondo e anche in Italia – di esperienze di nuove ‘comunità educanti’ autogestite. A presentare queste esperienze e a discutere delle problematiche ad esse legate saranno coinvolti dei relatori particolarmente qualificati. Di fatto, si tratta del primo ciclo di incontri di questo genere a livello nazionale, inteso come momento di riflessione ad ampio raggio e rivolto a un pubblico vasto, essendoci stati finora soltanto degli incontri tra addetti ai lavori (in particolare nell'ambito della "Rete per l'educazione libertaria"). 

Gli incontri sono aperti a tutti. Sono invitati in particolare insegnanti, studenti, genitori, più in generale chiunque lavori nel mondo della scuola e della formazione e/o abbia interesse per i temi pedagogici e della educazione.

Curatore del ciclo è Andrea Papi, educatore e saggista, socio della BLAB. Gli appuntamenti previsti sono:

1) venerdì 21 ottobre, ore 20.30
Teatrino del Vecchio Mercato, via Rondanini 19, Castel Bolognese
conferenza pubblica con dibattito di Francesco Codello:
La buona educazione – educare e auto/educarsi

2) venerdì 4 novembre, ore 20.30
Teatrino del Vecchio Mercato, via Rondanini 19, Castel Bolognese
conferenza pubblica con dibattito di Giulio Spiazzi:
Rel (Rete per l'educazione libertaria) una realtà

3) sabato 5, ore 15, e domenica 6 novembre, ore 9.30
Archivio Storico della F.A.I., via F.lli Bandiera 19, Imola
seminario con Gabriella Prati e Giulio Spiazzi:
La realtà della rete Rel: metodologie, tendenze, prospettive

4) sabato 26, ore 15, e domenica 27 novembre, ore 9.30
Archivio Storico della F.A.I., via F.lli Bandiera 19, Imola
seminario con Maurizio Giannangeli e Rino Ermini:
Insegnanti di convinzione libertaria nelle scuole istituzionali (problematiche)

5) venerdì 16 dicembre, ore 20.30
Teatrino del Vecchio Mercato, via Rondanini 19, Castel Bolognese
conferenza pubblica con dibattito di Stefano d'Errico e Luciano Nicolini:
Il sindacalismo libertario in lotta contro l'autoritarismo scolastico istituzionale

In concomitanza con il ciclo d'incontri, dal 21 ottobre nei locali della Biblioteca comunale di Castel Bolognese, è allestita un'esposizione di testi e documenti dedicati all'educazione libertaria, forniti dalla Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” e dall'Archivio Storico della Federazione Anarchica Italiana (Imola)

Per ulteriori info e per iscrizione ai seminari (obbligatoria per potere partecipare),
contattare Andrea Papi: tel. 0543 60404 / papiandrea1221@gmail.com

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)