ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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giovedì 28 marzo 2013

ASSEMBLEA DELLA RETE 28 APRILE - OPPOSIZIONE CGIL Venerdì 29 Marzo 2013 Venezia Mestre


Cari compagni, care compagne
 
Venerdì 29 Marzo, dalle ore 15.00 fino alle ore 19.30
presso i locali della Camera del Lavoro di Venezia, Sala Bruno Trentin
via Cà Marcello 10 a Mestre (Venezia)
si terra:
 
ASSEMBLEA DELLA RETE 28 APRILE - OPPOSIZIONE CGIL
 
L'assemblea discuterà della fase politico-sindacale, anche in riferimento
al nuovo quadro politico emerso alle ultime elezioni, e della gravissima crisi
capitalistica che si abbatte sui lavoratori nei nostri territori.
 
L'assemblea discuterà anche della grave espulsione dei due compagni
(Doro e Berruti), delegati operai e dirigenti della nostra confederazione sindacale.
Un fatto che per il peso e la collocazione dei due compagni, in assenza di gravi
elementi lesivi dei principi su cui si basa la CGIL fin dalla sua fondazione, in
realtà rappresenta una grave regressione dai principi democratici su cui si
basa la convivenza tra sensibilità e opinioni diverse che da sempre convivono
nel sindacato fin dall'uscita dal regime fascista grazie alla lotta partigiana.
 
All'assemblea sarà presente il compagno
GIORGIO CREMASCHI

martedì 26 marzo 2013

L'inutile ruolo delle parti sociali di Giorgio Cremaschi

Uno dei più stanchi e rituali momenti delle consultazioni di Bersani è stato l'incontro con le parti sociali.
Già la definizione in sé da' fastidio.
" Parti sociali" sono parole che stanno nel palazzo non nella società, e oggi definiscono organizzazioni in profonda crisi di risultati e di rappresentanza. Organizzazioni che si sorreggono reciprocamente per salvare la propria funzione e struttura burocratica e che assieme cercano disperatamente un ruolo istituzionale
Il termine parti sociali nasce dal profondo del pensiero democristiano. Lavoratori e imprese, tutti con gli stessi interessi e nella stessa barca, si rivolgono alla politica che sta ad un livello superiore. Ci sono gli interessi comuni delle parti sociali e poi c'è il potere politico che interpreta l'interesse generale del paese..
Durante la prima tangentopoli le parti sociali hanno assunto un ruolo centrale, facendo supplenza ai partiti travolti dalla crisi della prima repubblica.
Poi con Berlusconi si è sviluppato un loro ruolo di contorno ai governi di centro destra, che convocavano assemblee di decine di associazioni, compreso l'inesistente sindacato padano, per spiegare quello che avevano già deciso.
Monti poi si è più volte vantato di non subire il condizionamento delle parti sociali.
Insomma la definizione ed il ruolo di parti sociali fa parte della storia della politica e delle sue istituzioni e accompagna tutto il percorso della crisi della rappresentanza.
Le ultime dichiarazioni dei leaders delle parti sociali, hanno mostrato la perfetta inutilità di questa definizione e di questa funzione oggi.
I sindacati confederali non sono stati capaci di comunicare un solo messaggio forte sul lavoro. La stampa ha capito che vogliono, come tutti, ridurre l'Imu. Una volta la CGIL sarebbe partita dal blocco dei licenziamenti, ora chiede di sbloccare i crediti alle imprese.
Il segretario della CISL ha fatto un comizio contro Grillo, mentre quello della UIL ha protestato contro la casta.
•    Ma non sono solo i gruppi dirigenti sindacali a mostrare la loro crisi. Il presidente della Confindustria è stato solo capace di dire: fate presto o chiude tutto. Quelli delle associazioni delle piccole imprese più o meno hanno detto lo stesso. Non una dichiarazione sulle politiche di austerità, su ciò che avviene in Europa, sui vincoli di bilancio. Ma che scherziamo, le parti sociali non guardano così lontano.
•    Tra un po' le parti sociali dovranno vedersela con il ruolo dell'Automobil Club.
•    Ci deve essere un legame tra la catastrofe che colpisce il mondo del lavoro, e la funzione attualmente inutile delle parti sociali.
•    Non voglio dare suggerimenti alle imprese, ma so che i lavoratori hanno bisogno di sindacati che la smettano di recitare il ruolo delle parti sociali e siano solo di parte, dalla loro parte.

www.rete28aprile.it

mercoledì 20 marzo 2013

AUTOGESTIONI: CONVERSAZIONE SUL SENSO DI UN'INIZIATIVA a cura di Stefano Macera da Bentornatabandierarossa.blogspt.it


Il 2 marzo scorso, nello Spazio Sociale 100celle aperte di Roma, si è tenuto un incontro sulla Comune di Urupia, nel Salento, interno ad un percorso di discussione intitolato “Autogestioni”.
Una iniziativa decisamente in controtendenza, in un momento in cui il dibattito a sinistra era inevitabilmente dominato dagli scenari post-elettorali. Ne abbiamo parlato con uno degli organizzatori, Francesco, che ci ha proposto un punto di vista personale, ma comunque indicativo di alcune linee di un dibattito collettivo.



http://bentornatabandierarossa.blogspot.it/2013/03/autogestioni-conversazioni-sul-senso-di.html#more

IL CONFINE ORIENTALE TRA MITO E REALTA’: "L’OCCUPAZIONE FASCISTA, LE STRAGI E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER SLOVENI E CROATI, LE FOIBE E L’ESODO." INTERVERRA’ LA STORICA ALESSANDRA KERSEVAN - Pordenone sabato 23 marzo 2013


sabato 23 marzo - ore 17.30
saletta T. Degan presso la Biblioteca civica di Pordenone


IL CONFINE ORIENTALE TRA MITO E REALTA’:
"L’OCCUPAZIONE FASCISTA, LE STRAGI E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO PER SLOVENI E CROATI, LE FOIBE E L’ESODO."

INTERVERRA’ LA STORICA
ALESSANDRA KERSEVAN
*

seguirà dibattito

Negli ultimi anni in Italia si è sollevato un acceso dibattito pubblico attorno alla costruzione di una verità ufficiale che ha dato il via ad un walzer di commemorazioni, monumenti, lapidi, intitolazioni di strade. Grazie al contributo di Alessandra Kersevan, attraverso un esercizio di rigorosa contestualizzazione storica, ci proponiamo di individuare e discutere quelli che appaiono gli elementi di mistificazione, falsificazione e propaganda e quelli che si rifanno ai dati reali emersi dallo studio scientifico dei fatti.
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*Alessandra Kersevan è una storica, insegnante ed editrice italiana, specializzata in storia e cultura del Friuli-Venezia Giulia e del confine orientale tra le due guerre. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo “Un campo di concentramento fascista: Gonars 1942-1932” (Kappa Vu 2010) e “Lager italiani. Pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili jugoslavi 1941-1943 (Nutrimenti 2008).

Coordinamento Antifascista - Pordenone in collaborazione con l'ANPI provinciale PN

Ma cosa deve succedere ancora perché decidiate di cambiare? di Giorgio Cremaschi

Ma cosa deve succedere ancora perché decidiate di cambiare?
Giorgio Cremaschi         gcremaschi.r28@gmail.fiom

Non ho trovato nella relazione di Susanna Camusso nessun vero segno di volontà di cambiamento, le stesse riflessioni sulla necessità di ascoltare e capire sono acqua fresca se poi tutto resta come sempre.
Lo scossone delle elezioni tocca  anche noi, anche perché la grande maggioranza di questo gruppo dirigente aveva speso tutte le sue carte sulla vittoria del centro sinistra e per questo è stata sconfitta.
Ora non possiamo dare la colpa alla gente che non lotta. Non è vero che abbiamo fatto quello che potevamo e che i nostri appelli al conflitto sociale non sono stati ascoltati. Noi non abbiamo fatto il nostro dovere di fronte al massacro sociale che colpisce prima di tutto il mondo del lavoro e per questo la rabbia di massa si è riversata su chi si proponeva di rappresentarla e indirizzarla verso la casta politica.
Se la questione sociale e il rifiuto delle politiche di austerità non si è rivolto alle forze tradizionali della sinistra è prima di tutto colpa di queste forze, visto che il PD ha sostenuto Monti e non ha proposto nulla di nuovo, e rifondazione comunista si è presentata come rivoluzione civile e non sociale.
Se alla fine tutto viene trasferito sul terreno della radicalità democratica, sul quale ovviamente trionfa Grillo, e la questione sociale scompare di chi è la colpa? E il sindacato e la CGIL in particolare non hanno responsabilità? Ma non scherziamo.
Mi chiedo se  Grillo non abbia mandato un ringraziamento a CGIL CISL e UIL, visto che siamo il solo paese europeo dove non si è  lottato davvero contro l'austerità e questo gli ha permesso di evitare ogni vera  scelta economica e sociale.
E invece si va avanti come sempre.
Voglio ricordare a questo direttivo che la linea politica di fondo della CGIL è la stessa dal 1977. La struttura organizzativa è ancora quella decisa nel 1979. Dal 1988, dopo le dimissioni di Antonio Pizzinato, ogni segretario generale ha nominato il suo successore. La cooptazione dall'alto è il sistema di governo di tutta l'organizzazione e voi pensate di andare avanti così?
Così ci sono solo il declino e la marginalità,  magari  la burocrazia si salva in qualche nicchia, ma la nostra funzione di organizzatori sociali viene meno, proprio quando invece ce ne sarebbe più bisogno. E non sperate di trovare una nuova concertazione che, come nel 1993, assegni alle confederazioni un ruolo centrale. Questo non c è più.
Bisogna cambiare linea politica, gruppo dirigente e modo pratico di funzionare.
Ci vuole una democrazia vera, che vuol dire prima di tutto diritto a dire la  propria. Come fate a parlare di partecipazione quando nelle assemblee dei delegati gli interventi sono selezionati preventivamente in modo da impedire un vero confronto, quando due delegati in dissenso vengono espulsi in Veneto, due persone per bene di cui tutta la organizzazione dovrebbe essere orgogliosa?
Come negare che esiste un questione burocratica grande come una casa e che agli occhi di milioni di persone che soffrono, il sindacato appare distante e inconcludente?
Se il gruppo dirigente della CGIL appare parte del palazzo è colpa di Grillo e delle persone in carne ed ossa che lo votano o delle politiche e delle pratiche del gruppo dirigente?
Ci vorrebbe un congresso immediato con al centro il cambiamento radicale della CGIL, mentre si lotta davvero contro il massacro sociale.
Invece andate avanti come sempre sperando che passi la nottata...la CGIL la mettete in crisi voi che la dirigete.

www.rete28aprile.it

lunedì 18 marzo 2013

NO PASARAN ! -Antifascisti e Garibaldini del Pordenonese nella Guerra di Spagna


A Villa Frova di Stevenà di Caneva (Pn), venerdì 22 marzo alle 20.30 si terrà un incontro su Antifascisti e Garibaldini del Pordenonese nella Guerra di Spagna organizzato dall'Anpi di Sacile, con il Patrocinio del Comune di Caneva.

Alla serata interverranno gli storici Andrea Mio con uno studio sulle riviste spagnole di divulgazione alternativa prima del 1936; Marco Puppini per un inquadramento generale della guerra civile spagnola (1936-1939); Gian Luigi Bettoli per un approfondimento sugli Antifascisti e Garibaldini del Pordenonese che hanno combattuto nella guerra di Spagna. In particolare verrà ricordato Oscar Buffolo di Sarone considerato "il maggior esponente del sovversivismo nella zona di Caneva ed in tutto il Mandamento di Sacile".

Sperando di vedervi numerosi,
invio i miei più cari saluti.

Monica Emmanuelli
 

Libertà senza rivoluzione - presentazione a Marghera (VE)


SABATO 23 MARZO alle ore 17:30
All’ATENEO DEGLI IMPERFETTI

presentazione del libro
Libertà senza rivoluzione
l’anarchismo fra la sconfitta del comunismo e la vittoria del capitalismo


Il libro affronta il problema politico e culturale che l’anarchismo si trova a sostenere oggi dopo la sconfitta del comunismo e la conseguente vittoria del capitalismo sul comunismo


ne discutiamo con l’autore
Giampietro (Nico) Berti
docente di Storia Contemporanea e Storia delle ideologie del Novecento all’Università di Padova



Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte  le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa

 Ateneo degli Imperfetti
Via Bottenigo, 20930175 Marghera (VE)
tel. 327.5341096


Caso Aldo Milani comunicato Usi AIT


A PIACENZA SI UTILIZZANO LEGGI FASCISTE PER CONTRASTARE LA LOTTA DEI LAVORATORI 
E’ di una gravità inaudita il “foglio di via” adottato dalla questura di Piacenza nei confronti del Coordinatore Nazionale del SI.Cobas, Aldo Milani. Con tale provvedimento lo si obbliga per 3 anni a non mettere piede nel comune di Piacenza. Sta anche arrivando l’informazione che altri due attivisti sindacali di Cremona e di Crema sono destinatari del medesimo provvedimento restrittivo.
Quella del “foglio di via” è una norma che risale al periodo fascista, già utilizzata “impropriamente” per allontanare persone scomode.
Per la prima volta viene utilizzata per impedire l’esercizio dell’attività sindacale ad un suo Rappresentante.
E’ evidente che siamo di fronte ad un atto di “abuso illegale” a scopo repressivo da parte dell’autorità costituite, allo scopo di proteggere l’affarismo losco delle cooperative che curano la distribuzione delle merci per conto delle grandi catene dei supermarket. Nel caso specifico si proteggono gl’interessi della multinazionale svedese IKEA che ha dovuto fronteggiare una grande lotta negli appalti della propria distribuzione merci, costringendo all’assunzione dei licenziati e al riconoscimento dei diritti contrattuali dei lavoratori.
La tempestività del provvedimento è sicuramente volta ad intimidire l’azione dello sciopero nazionale nel settore della logistica proclamato per il 22 marzo dalle assemblee dei lavoratori promosse dal SI.Cobas e da Adl Cobas.
Siamo sicuri che queste azioni palesemente intimidatorie non impediranno la crescita di questo importante movimento di lotta, composto in maggioranza da immigrati, in un fondamentale settore.
L’Unione Sindacale Italiana sostiene fortemente le lotte dure e sacrosante di questi lavoratori supersfruttati e si schiera apertamente contro questi gravissimi provvedimenti repressivi che si ispirano al regime fascista di cui utilizzano le leggi.
Il Segretario USI – AIT
Enrico Moroni

Il fallimento dell'euro di Giorgio Cremaschi 18-3-2013

Prima di discutere se e quanto durerà l'euro, su cui si abbattono le alterne vicende delle Borse e dello spread, sarebbe necessario misurarsi con il fallimento sociale e politico della moneta unica.
Diamo pure credito alle buone intenzioni, quelle di cui è lastricata la via che conduce all'inferno. Sicuramente i governi italiani ed europei, soprattutto di centro sinistra, che hanno partecipato alla costruzione dell'euro pensavano così di contribuire alla unificazione democratica del continente.
La moneta  unica unificherà paesi che  si sono combattuti per secoli e alla fine  porterà agli Stati Uniti d'Europa. L' Italia avrà solo da guadagnare ad avere la stessa moneta dei paesi più ricchi ed efficienti del continente, ne riceveranno giovamento i conti pubblici, il sistema produttivo e finanziario, la stessa efficienza della pubblica amministrazione. 
Quante volte abbiamo sentito ripetere e argomentare questi concetti, in particolare da Ciampi e Prodi. Ottimi propositi, solo che la realtà è andata da tutt'altra parte e non per una serie di sfortunati eventi.
Fin dall'inizio la costruzione dell'euro è avvenuta attraverso un impianto e economico, istituzionale e culturale liberista.
Dal  trattato di Maastricht al fiscal compact, tutti i patti che hanno accompagnato la moneta unica hanno impegnato i governi a vincoli sempre più brutali nel nome di quella politica che oggi chiamiamo di austerità. 
Finché l'economia mondiale cresceva, questa politica frenava lo sviluppo, ma non lo bloccava. Ma con la  crisi quei trattati hanno costretto i governi a fare l'esatto contrario di ciò che sarebbe stato necessario: le politiche di austerità e rigore sono state rese ancora più dure invece che essere alleggerite. Così la crisi è diventata profonda recessione.
Economie diverse e con diversa forza, unificate sul piano dei mercati dalla moneta, ma senza politiche economiche, fiscali e sociali comuni, non potevano che trasformare l'area dell'euro in una zona di guerra economica fratricida. Siccome non si poteva più svalutare la moneta, si svalutavano il lavoro e le tutele sociali.
L'effetto pratico dell'euro è così stato l'esatto contrario delle intenzioni dei suoi sostenitori. La Germania si è profondamente avvantaggiata da una moneta che sottovalutava il marco e quindi la rendeva più competitiva. I paesi del sud, ma anche la Francia, hanno invece avuto sopravvalutate le loro monete, e hanno perso mercato, in molti casi proprio a favore della Germania. 
Le buste paga, che purtroppo non mentono, ci dicono che il valore reale dell'euro da noi è di mille lire, e in Germania di tremila. 
La scelta di unificare le economie partendo dalla moneta e dal liberismo ha prodotto l'opposto effetto di aumentare le differenze e le distanze tra le varie aree del continente. Invece che unità ha prodotto rottura e oggi, proprio a causa della moneta unica, i popoli europei sono più frantumati e distanti tra le loro diverse condizioni.
La concreta costruzione dell'euro ha fatto solo danno alla prospettiva  di una Europa solidale e  democraticamente unita e sarebbe unu  atto di onestà intellettuale se Ciampi, Prodi e chi ha condiviso le loro scelte lo ammettessero.  L'euro ha portato non alla democrazia, ma all'ottuso potere tecnocratico e autoritario della Troika, che affama la Grecia e il Portogallo, ma al tempo stesso è incapace di affrontare la crisi di una piccola economia come quella di Cipro.
L'Europa dell'euro è politicamente, socialmente e culturalmente fallita, prima se ne prende atto e prima si trova la via per superare il fallimento.
Questo però non significa cancellare la moneta unica come prima misura. Su questo piano Grillo ripete, da posizione opposta, l'errore di Ciampi e Prodi. Non si deve partire dalla moneta, ma dalle politiche economiche e dalle istituzioni che le sorreggono. Quella che va smontata è l'Europa dei trattati e dei vincoli liberisti.
In Italia ed in Europa occorre una banca centrale che stampi moneta e che sia pubblica e non in mano alla finanza internazionale. Il vincolo del debito non può più essere accettato , mentre occorrono grandi investimenti pubblici sull'istruzione e sullo stato sociale. Le nazionalizzazioni devono tornare ad essere un necessario strumento di politica economica, invece che un tabù.
Lo svalutazione competitiva del lavoro per vendere all'estero, anima profonda  della moneta unica, deve cessare. 
Bisogna rovesciare le politiche di austerità e per questo una consultazione democratica è necessaria. Ma vanno sottoposti a referendum i trattati europei e i vincoli che essi óci impongono sui bilanci pubblici e sulla spesa sociale. È sul fiscal compact, ancora ignorato dalla nostra opinione pubblica e non certo per sua colpa, che i cittadini italiani devono essere chiamati a decidere. 
La questione della moneta verrà dopo, quando, le politiche liberiste saranno state rovesciate. A quel punto la soluzione monetaria che si troverà sarà quella più conveniente per far riprendere ad avanzare democrazia ed eguaglianza sociale in Italia ed Europa. 
Prima la democrazia e lo stato sociale e poi i mercati e la moneta, questo è il ribaltamento che  dobbiamo compiere per affrancatrici da trenta anni di  fallimentari politiche liberiste.

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Aggressione fascista a Cremona



martedì 12 marzo 2013

per non dimenticare la violenza dello stato....Francesco,uno tra i tanti...........

 Da infoaut.org:

Oggi è l’anniversario della morte di Francesco Lorusso. 
venerdi 11 marzo 1977, ore 10 del mattino, circa 400 persone partecipano ad un’assemblea di Comunione e Liberazione. Cinque studenti di medicina, appartenenti ai collettivi autonomi, che si erano presentati all’entrata, vengono malmenati e cacciati brutalmente dall’aula. La notizia si sparge nell’università ed un centinaio di compagni si raduna fuori dall’istituto di Anatomia dove si stava tenendo l’assemblea, lanciando slogan contro CL.
Dopo appena mezz’ora arrivano la polizia e i carabinieri con le autoblindo e le jeep. Un primo gruppo di carabinieri si schiera a difesa dell’istituto mentre un secondo gruppo carica inaspettatamente i compagni che scappano verso Porta Zamboni. Ritornando verso l’università, trovano uno sbarramento di PS e carabinieri che li carica sparando colpi di pistola. Sentendo gli spari, Francesco Lorusso, militante di Lotta continua, si volta e viene colpito trasversalmente. Con l’aiuto di quattro compagni viene portato ad un’autoambulanza. Giunge morto in ospedale.La notizia che la polizia ha ucciso un compagno si sparge in fretta. Radio Alice la diffonde alle 13.30. Da quel momento in poi, la zona universitaria è un fluire di compagni, vengono chiuse le vie d’accesso alla zona per evitare nuove provocazioni e in tutte le facoltà si tengono assemblee.
Finite le assemblee parte un corteo di ottomila persone, colmo di dolore e rabbia, che si dirige verso la sede della DC, dove la polizia carica la testa del corteo, scatenando nuovi scontri.Durante la manifestazione vengono dati alle fiamme l’ufficio del Resto del Carlino, due commissariati, la libreria di CL e diverse vetrine. Infine vengono occupati alcuni binari della stazione.La giornata si conclude con un enorme assemblea al cinema Odeon.
Fin da subito è chiaro a tutti che l’omicidio di Francesco non è stato casuale ma un ennesimo attacco premeditato che ha visto in azione le truppe di Kossiga.

Scorie. Il treno fa marcia indietro

Lunedì 11/martedì 12 marzo. Era tutto pronto. Le barre con le scorie, trasportate su gomma dal deposito Sogin di Saluggia allo stabilimento di logistica Sifte Berti nella notte tra il 10 e l’11 marzo, erano state caricate sul Castor sin dalle prime ore del mattino. Il treno, presidiato dalla polizia, è rimasto sui binari del piazzale sino a poco prima di mezzanotte. Intorno a quell’ora i cancelli si sono aperti e il convoglio – due treni civetta e quello con le scorie – fa qualche centinaio di metri ed arriva alla stazione di Vercelli. L’apparato è quello delle altre volte: centinaia di carabinieri, finanzieri e poliziotti in assetto antisommossa, i vigili del fuoco, la digos.
Di solito il treno parte subito per Novara.
Invece no. Il treno e l’intero apparato di polizia che lo accompagna lungo tutta la tratta restano congelati ai blocchi di partenza. Passaggi a livello presidiati, stazioni militarizzate, ponti messi sotto sorveglianza.
Nel pomeriggio la prefettura di Torino, cedendo alle pressioni dei No Nuke, per la prima volta comunica al sindaco di Avigliana che il treno è previsto per questa notte. I media diffondono la notizia della grande giornata di lotta contro il nucleare svoltasi in Francia in occasione del secondo anniversario del disastro di Fukushima. La rete “Sortir du nucleaire” annuncia che il passaggio del treno verrà contrastato sia in Francia che in Italia.
Passano i minuti, passano le ore ma il treno è sempre sui binari. Si rincorrono le voci, ma nessuno capisce cosa stia capitando. A Novara, Asti, Avigliana aspettano il treno tanti antinuclearisti.
Intorno alle due e mezza l’apparato di polizia ad Asti e ad Avigliana si liquefa.
A Vercelli il treno si mette in moto. E torna indietro nel piazzale da cui si era mosso oltre due ore e mezza prima.
Ad Avigliana i No Nuke fanno una breve assemblea, che commenta il buon risultato della lotta: per la prima volta il treno, già pronto alla partenza, è stato fatto tornare indietro, nonostante la complessa macchina di polizia che lo accompagna, fosse stata ormai avviata.
Il quinto trasporto nucleare è stato rimandato. A quando è difficile dirlo: forse domani, forse tra una settimana o un mese. Un fatto è certo: questa notte è tornato indietro, la lotta contro questi trasporti inutili e pericolosi ha fatto un passo avanti.
L’invito per tutti è di restare sintonizzati sulle libere frequenze di radio Blackout – 105,250 FM – tenere i telefoni accesi e gli scarponi pronti.

Coordinamento “Stop trasporti nucleari”
Contatti: 338 6594361

siti per info:
www.radioblackout.org http://anarresinfo.noblogs.org

CASA DEL POPOLO CASA DI TUTTI -Pordenone 16 marzo 2013 presso la Casa del Popolo di Torre

Sabato 16 marzo 2013 16.30

presso la CASA DEL POPOLO DI TORRE VIA CARNARO - PN


ne parlano

Fabio Santin e Rino De Michele e Mario Vigiak
della rivista ApArte, materiali irregolari di cultura libertaria

Davide Pascutti
co-autore del libro "C’è una storia da raccontare" La Casa del Popo di Torre compie 100 anni

Gigi Bettoli
storico

Marco Puppini
storico

Interventi teatrali di
Paola Brolati

In esposizione i disegni originali di

Paolo Cossi
e Davide Pascutti


a seguire dalle 19.30 circa
al Prefabbrikato in Via Pirandello - Villanova Pordenone

Cena sociale e concerto con

Monica Giori e l’Erba Mata
musica popolare veneziana

Roberto Bartoli
contrabbasso solista

organizzano

Circolo Libertario E. Zapata
Associazione Casa del Popolo di Torre





lunedì 11 marzo 2013

Il re è nudo, viva il re - Documento finale 84° Consiglio dei delegati FDCA , Fano 9 marzo 2013

All’indomani delle elezioni apparentemente più inutili della storia

repubblicana, si aprono gli scenari più fantasiosi in un presente drammatico.

Tutti si sono dimenticati del paese reale, quello delle fabbriche che
continuano a chiudere, i bollettini istat che parlano di un paese
ormai alla canna del gas hanno assunto carattere di ritualità, i
suicidi dei disoccupati e le stragi per finanziamenti negati sono in
cronaca. Gli attori sociali tacciono, i media cicalecciano in attesa
di capire quale coniglio uscirà dal cappello istituzionale. O, più
verosimilmente, quale topolino sarà partorito dalla montagna che,
ahimè, neppure stavolta è franata sotto il suo stesso peso. Tra
astensione attiva, sfiducia costruttiva, governi post-tecnici alleanze
impossibili,
la neolingua si adegua ai tempi.

Ma esistono, nonostante tutto, dei punti fermi.

Chi si aspettava necessario un appoggio al centro per dare prova di
continuità ma permettesse di rinegoziare, con qualche apertura alla
crescita, il programma inevitabile di austerity di imposizione BCE si
ritrova a dover fare i conti con un terzo del parlamento anomalo e
digiuno di savoir fare politico, che spaventa l’UE meno del previsto
perché possibile attore della riforma, non solo morale, dei costi
ormai insostenibili della politica italiana. E l'Europa e i mercati
sembrano meno preoccupati del previsto, sembra inutile sperare in una
forzatura europea per rimettere tutto in gioco.

Chi aspettava un governo amico per tarare l’opposizione,
accontentandosi di gestire la crisi, sarà costretto a riprendersi
spazi di agibilità politica e sindacale. La scelta è sempre più tra
ricostruire forme di rappresentanza basate sui rapporti di forza o
sparire.

I poteri forti, convinti di essere riusciti ad arginare, grazie a un
uso tattico regionale del voto di scambio e del tessuto di collusione,
una debacle più temuta che reale si vedono costretti a far ripartire
un’offensiva militare come non si vedeva dai tempi di via dei
Georgofili per mantenere la propria forza di occupazione nei gangli
amministrativi e politici del paese.

Chi sperava che bastasse fare, fuori tempo massimo, un’operazione
fittizzia di restayling per ovviare a politiche inisistenti di
opposizione sembra avere finito la propria parabola discendente, così
come i risultati elettorali segnano l’arenarsi forse definitivo
persino del fantasma della balena bianca.

Dietro al pifferaio magico la folla eterogenea composta da attivisti
in cerca di boccate di aria fresca insieme a probi cittadini in cerca
di soluzioni facili a problemi complessi, inaspettatamente (ma per
chi?) all’ingresso dei palazzi del potere che vorrebbero chiudere,
quanto impiegherà a capire che le istituzioni non si riformano, ma ti
riformano? Eppure è un segno di discontinuità se non altro soggettivo,
e anche di fronte alle contraddizioni e alle evidenti infiltrazioni
occorre incassare il fatto che di fronte al peggioramento delle
condizioni di vita popolari (piccola e media borghesia compresa) e al
ruolo invasivo della UE (da cui le sirene del "fuori dall'Euro e
ritorno alla Lira", "nazionalizzazione delle banche", "non pagare il
debito italiano gli elettori non hanno scelto esplicitamente le sirene
della destra, come avvenuto in grecia. Questo rende sempre più
necessaria una continua e intelligente vigilanza antifascista, nelle
pratiche politiche e di lotta quotidiana che è necessario mettere e
mantenere in piedi per difendere i nostri diritti e le nostre speranze
di sopravvivenza di fronte a una crisi
economico-finanziaria-sociale-valoriale senza precedenti, in cui sono
stati distrutti/trasformati e si continuano a distruggere/trasformare
le condizioni di vita delle classi popolari e lavoratrici in direzione
di maggiore subordinazione e dipendenza, fino al ricatto e
all'indigenza.

Perché, se sembra strumentale un attacco al M5S su
frequentazioni individuali, soprattutto fatto da una classe politica
colpevole di avere sdoganato di fatto la destra estrema in questo
paese, rileggittimandola, è anche vero che il pericolo, attualmente,
non è un ritorno del passato nelle stesse forme e con gli stessi
contenuti. Il pericolo è più sottile. Un "movimento" che si ritiene
estraneo alla lotta di classe e fa credere che sia sufficiente, per
impegnarsi e cambiare le cose, sedersi di fronte al proprio computer è
un "movimento" sicuramente populista. Non è fascismo ma neanche
qualcosa di cui rallegrarsi, a meno di non essere capaci di
rilanciare una reale opposizione allo stato presente, ai tagli
ulteriori e pesantissimi già all’orizzonte (a partire dall’ulteriore
blocco di due anni per i contratti dei dipendenti pubblici, colpo di
coda che prelude a misure ben peggiori, magari in nome del buon
governo della cosa pubblica).

Occorre che il malcontento e la disperazione individuale diventino
rabbia collettiva e capacità di lottare per i diritti alla casa, al
lavoro, alle cure, alla scuola pubblica, all’agibilità sindacale per
tutti i lavoratori al di là delle appartenenze, costruzione di forme
di resistenza, di autorganizzazione e autogestione economica e
sociale.

Che la protesta esca dalle urne e dia gambe ai movimenti, che siano
capaci di costruire forme collettive, orizzontali e federate. E’
ingenuo aspettarsi che chi si è proposto di rappresentare i movimenti
dia il suo contributo in questo. Molto più facile purtroppo la deriva
demagogica, razzista e qualunquista, in un clima avvelenato ed in una
situazione economica e sociale ancora peggiorata. La democrazia
diretta non si improvvisa ma si coltiva, non passa solo dai forum ma
cresce nei posti di lavoro, ha bisogno della solidarietà,
dell’autogestione, della memoria, della lotta di classe. Queste e le
prossime elezioni non la possono costruire.

Di fronte al costituirsi di una rappresentanza moderata ed ostile alle
esigenze delle classi sia nel paese che in tutto l’arco parlamentare,
la Federazione dei Comunisti Anarchici lancia un appello alle forze
della sinistra anticapitalista scevra da illusioni elettoralistiche,
alla sinistra libertaria protagonista di innumerevoli lotte nel
territorio e nel sindacato, al movimento anarchico organizzato
affinché si costruiscano territorio per territorio ed a livello
nazionale istanze di opposizione e di riaggregazione per sfidare le
forze parlamentari restauratrici e per riorganizzare dal basso
l’alternativa libertaria.

Fano, 9/3/2013

Lo tsunami sindacale - Primo piano di Giorgio Cremaschi rete28aprile in CGIL

Bisognerebbe forse rivolgersi a "Chi l'ha visto?" per avere notizie dei gruppi dirigenti di CGIL CISL UIL.

Sono scomparsi anche dallo spettacolo mediatico e se qualche presenza c'è stata, non se ne è accorto nessuno.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo avviene perché le grandi confederazioni sono estranee all'avvitarsi su se stessa della crisi politica, fanno un altro mestiere. Ma è difficile dimenticare il loro impegno pre elettorale.
 La CISL è stata promotrice della lista Monti, mentre la CGIL ha investito tutto sulla vittoria di Bersani. Entrambi i gruppi dirigenti di queste confederazioni sono dunque usciti sonoramente sconfitti dal voto, a maggior ragione perché un gran numero degli iscritti alle loro organizzazioni non li ha seguiti e ha votato 5 stelle.(...)


Ma la scelta di collateralismo elettorale non è la causa, ma solo un disperato, fallito, tentativo di affrontare così una crisi del sindacalismo confederale che ora sta precipitando dopo anni e anni di scivolamento verso il basso.

Oggi milioni di lavoratori si chiedono a che serva il sindacato. E non perché abbiano sposato le teorie neoliberiste secondo le quali la contrattazione sindacale sarebbe un freno allo sviluppo. Ma al contrario perché sentono il sindacato assente o lontano dal disastro della loro condizione sociale.

I precari e i disoccupati sono fuori dal mondo sindacale organizzato, ma anche quest'ultimo è sempre meno tutelato dalla contrattazione. Gli accordi che si firmano sono solo peggiorativi, sia quelli separati come l'ennesimo in Fiat, sia quelli unitari come alle Trenord. Ovunque i lavoratori sindacalizzati ricevono piu danni che benefici dagli accordi sindacali.

Si può obiettare a questo brutale giudizio che sempre nei momenti di crisi e disoccupazione i sindacati hanno fatto fatica a reggere. Però bisogna anche provarci a resistere.

Il governo Monti ha realizzato le sue peggiori controriforme, dalle pensioni all'articolo 18, e la sua disastrosa politica di austerità con il consenso della Cisl e con le brontolate senza mobilitazione della CGIL. La UIL non è pervenuta.

Questo ultimo anno catastrofico per le condizioni complessive del mondo del lavoro ha visto una complicità e una passività sindacale uniche in Europa, o in ogni caso in contrasto clamoroso con quello che era considerato uno dei movimenti più forti del continente. Le resistenze della FIOM e dei sindacati di base, le singole lotte aziendali, non sono riuscite a fermare questa ritirata generale.

Si capisce allora meglio perché i gruppi dirigenti di CGIL e CISL si sono così platealmente spesi nella campagna elettorale. Dalla vittoria dello schieramento amico speravano di riottenere quel ruolo istituzionale che avevano perso senza lottare.

Non è andata così ed ora i gruppi dirigenti delle grandi confederazioni brancolano nel buio, sperando in chissà quale miracolo che permetta loro di continuare così senza cambiare nulla.

La burocrazia sindacale sente arrivare la crisi, ma spesso reagisce ad essa con la chiusura al dissenso e l'obbligo alla fedeltà. Due operai, militanti sindacali esemplari generosi e onesti, sono stati espulsi dalla CGIL a Padova perché su internet contestavano i dirigenti. E non è certo il solo caso di autoritarismo nella vita interna.

Questo sindacato che oggi pare scomparso non produce autocritiche, non ricerca vie nuove, non si rinnova né tantomeno si sburocratizza, ma pretende solo l'arroccamento dell'organizzazione attorno ai gruppi dirigenti.

Eppure oggi come non mai le lavoratrici ed i lavoratori, i precari e i disoccupati, quel 65 % della popolazione il cui reddito non basta più per vivere, avrebbero bisogno di un sindacato che lotti e soffra assieme a loro.

Serve oggi un sindacato di lotta e cambiamento sociale profondamente democratico e totalmente indipendente dagli schieramenti politici. E se per ottenerlo occorre che anche le grandi confederazioni siano colpite dallo tsunami che ha sconvolto il quadro politico, bene che accada.

Il prezzo che il mondo del lavoro paga oggi anche per la passività sindacale, è troppo pesante e ingiusto per continuare così.



www.rete28aprile.it







Rivoluzione e fratellanza - presentazione a Marghera (VE) all'Ateneo degli imperfetti

SABATO 16 MARZO alle ore 17:30


All’ATENEO DEGLI IMPERFETTI




Rivoluzione e fratellanza

Presentazione del quaderno n. 12 di storiAmestre

Rivolta e tradimento

a cura di Piero Brunello e Luca Pes



Presentando diversi punti di vista sulle giornate del marzo 1848 a Venezia, il libro vuole sperimentare modi di raccontare il Risorgimento a un pubblico di cittadini europei e a un’Italia sempre più multiculturale, mettendo al centro dell’osservazione i conflitti di valore, gli individui e le loro relazioni sociali e famigliari, oltre che le complesse e intrecciate appartenenze linguistiche, culturali e nazionali.


Come d’abitudine la convivialità post conferenza si regge sulla condivisione del cibo e del bere: è pertanto auspicabile che tutte le persone contribuiscano a rendere ricca e appetitosa la nostra mensa


Ateneo degli Imperfetti

Via Bottenigo, 209
30175 Marghera (VE)
tel. 327.5341096

I movimenti dell'acqua al fianco delle mobilitazioni NOMUOS, NOTAV, NOPONTE

I movimenti NOMUOS, NOTAV, NOPONTE manifesteranno in tre differenti fine settimana nel mese di Marzo. Lo fanno, però, unendo simbolicamente le tre battaglie perchè, seppur territori differenti, le dinamiche di sfruttamento del territorio, di speculazione per creare profitti e di messa in discussione della democrazia, sono esattamente le stesse.


Perchè i nessi della finanziarizzazione e della rottura democratica sono quelli che uniscono moltissime battaglie in diversi territori in tutta Italia e che possono essere ritrovati e riallacciati, come un filo rosso. Non solo si oppone una tenace e profonda resistenza ma si pone un'alternativa.

Quella basata sul rispetto dei beni comuni, della loro gestione e tutela con una partecipazione diretta dei cittadini, con l'esclusione dal mercato e dalla speculazione, con la priorità del benessere collettivo.
Per questo motivo, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, esprime il suo massimo sostegno e parteciperà, con i comitati territoriali, alle singole mobilitazioni.

Perchè è ora di riappropriarci dei beni comuni, perchè è necessario riprenderci il futuro.


Forum Italiano dei Movimenti dell'Acqua


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Ancora una volta scendono insieme in piazza i movimenti che lottano per la difesa della salute e del territorio contro le grandi opere inutili , dannose ed imposte ai cittadini:

•il 16 MARZO a MESSINA per chiudere definitivamente la partita del Ponte sullo Stretto e continuare le lotte per la Rinascita del Territorio, ribadendo la necessità di sopprimere la Stretto di Messina Spa, il recesso dal contratto con Eurolink(General Contractor per la progettazione e costruzione del Ponte), il non riconoscimento di alcuna penale e alcun debito.

•il 23 MARZO in VALSUSA per impedire che una nuova linea TAV devasti inutilmente una valle. Mentre un intero sistema di trasporto pubblico è al collasso le grandi lobby guardano alle linee di alta velocità come al più grande business del secolo: impedire lo scempio e smascherare le complicità del forte intreccio politica/mafia è possibile e più che mai urgente.

•il 30 MARZO a NISCEMI per revocare ed impedire la costruzione del Muos, il sistema d’antenne satellitari ad alto inquinamento elettromagnetico pensato per governare le guerre planetarie del terzo millennio (quelle degli aerei senza pilota, della guerra automatizzata), per smantellare le 46 micidiali antenne già installate , per la smilitarizzazione dei nostri territori .

Un mese di mobilitazione in cui faremo sentire le nostre voci all’unisono, in cui ricorderemo nuovamente che le lotte contro il ponte sullo stretto, contro il TAV in Val di Susa, e contro il MUOS in Sicilia si intrecciano naturalmente in un’unica battaglia per la difesa dei beni comuni. Diverse sono le specificità delle nostre lotte ma un filo rosso le unisce nei comuni obiettivi di fondo e nelle forme di una protesta la cui forza è continuamente alimentata da un’ampia partecipazione popolare.

Le nostre lotte hanno un forte legame con quelle per il lavoro e per la difesa dei diritti, unite purtroppo anche dalla stessa dura repressione, mentre rimane inascoltata la domanda sempre più urgente di una democrazia in cui cittadini possano decidere del loro futuro.

Una democrazia incompatibile con le grandi opere che devastano territori e utili solo ad alimentare il grande business del malaffare sottraendo risorse pubbliche alla sanità, alle pensioni, alla scuola, alla cultura, alla messa in sicurezza del territorio e degli edifici; una democrazia che rifiuta l’occupazione militare di vaste aree del nostro paese per preparare nuove micidiali guerre in tutto il mondo.

Difendiamo la nostra terra, e difendiamo il nostro futuro!

Facciamo appello a tutte le realtà che lottano contro le grandi opere inutili a mobilitarsi con noi promuovendo iniziative nel proprio territorio

Movimento NoPonte

Movimento NoTav

Coordinamento regionale dei comitati NoMuos

http://www.nomuos.info/appello-nomuos-noponte-notav/







COMUNICATO MONDO IN CAMMINO. CINGHIALI RADIOATTIVI: CHE NOVITA'!!!

COMUNICATO MONDO IN CAMMINO. CINGHIALI RADIOATTIVI: CHE NOVITA’!!!




http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2096.0







giovedì 7 marzo 2013

Dopo gli anni delle veline, gli anni della vittima, vogliamo che i prossimi siano gli anni delle donne.Comunicato Commisione di genere FDCA 8 marzo 2013

Dopo gli anni delle veline, gli anni della vittima, vogliamo che i prossimi siano gli anni delle donne. 8 marzo, nulla da festeggiare in questa data che segna al suo attivo, in italia, già ben 10 donne uccise per mano di ex, compagni, mariti, fidanzati. Dopo secoli di silenzio, anche l'Italia scopre finalmente il femminicidio. E la donna velina (oggetto in vendita) cede il posto alla donna vittima (oggetto di violenza). Sacrosanto rendere conto dell'aumento della violenza di genere, scardinare l'omertà del sistema e denunciare l'assenza di reti di sostegno. Ma l'attenzione mediatica alla vittimizzazione estrema rimane nella migliore delle ipotesi denuncia , privilegia le brave donne, spesso oscurando le irregolari e le donne più fragili (prostitute, straniere, trans) , nega diritto di parola alle vittima, di solito morta, per lasciarlo a tutti coloro che sono intorno. Sempre, ancora, le donne sono rese deboli. E’ la profonda crisi economica, i tagli al sociale, l’esclusione dal mondo del lavoro il ridurle nuovamente ad angeli del focolare relegate al ruolo di badanti o di mamme ‘amorevoli per forza’ a causa dei costi inaccessibili degli asili nido, delle scuole materne e dalla scomparsa del tempo pieno nelle scuole, situazioni economiche disastrose, famiglie, nella migliore delle ipotesi, monoreddito, condite di malcontento, disagio e rinunce, che porta le donne ad essere sempre più esposte alla violenza di genere, violenza che si manifesta via via sotto forme differenti che possono condurre all’atto estremo. La dipendenza economica dal partner dà spesso adito a violenza psicologica determinata dal dover chiedere denaro in casa per poter gestire il bisogno ‘primario’ del nucleo familiare in faticosi slalom alla ricerca del discount più conveniente. Ma per renderci forti occorre che ricominciamo a parlare del lavoro, dei diritti, a rivendicare uno spazio proprio delle donne. Dalle condizioni materiali di vita delle donne dipende la loro capacità di liberarsi da vincoli oppressivi, più o meno consapevoli, e di aprire spazi di libertà e di trasformazione. Se il capitalismo ci ha sempre considerate un esercito di riserva per il mercato del lavoro, per secoli le lavoratrici hanno combattuto contro la subordinazione alle logiche di un’economia femminile utile solo come sostegno alla famiglia, che si poteva accontentare quindi, di un valore economico inferiore. Se negli anni novanta, a fronte di un tasso di occupazione maschile rimasto stabile, si è assistito ad una crescita della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, questo ha coinciso con un progressiva “femminilizzazione” del mercato del lavoro che ha aperto la strada alla “flessibilità”ovvero allo smantellamento progressivo dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. E se la femminilizzazione del mercato ha anche comportato fenomeni di de-segregazione a favore delle donne, a spese però di un diffuso fenomeno di sub-appalto dei lavori di cura ad altre donne, allo stesso tempo ha significato l’aumento di una domanda di lavoro “povera” e ha favorito il processo di flessibilizzazione - precarizzazione. Così l’ideologia del destino naturale delle donne nel ruolo di cura dei bambini, anziani, malati, il contrattacco ideologico, il cosidetto backlash patriarcale e capitalista, contro il femminismo radicale e la libertà delle donne nelle scelte pubbliche e private, ha lavorato al disconoscimento delle donne nella loro pretesa di partecipare allo spazio pubblico a 360 gradi come attrici collettivamente riconosciute nello spazio sociale, nella vita dei paesi cd democratici. Il cortocircuito si è verificato nella (scarsa, più vantata che reale) implementazione delle politiche di “conciliazione” dei tempi di vita e di lavoro delle donne, portata avanti in modo sciagurato e contraddittorio insieme allo smantellamento progressivo del welfare pubblico. Alle donne veniva proposto, e ora imposto dalla crisi economica, di conciliare i loro molti impegni obbligati nel posto di lavoro e nel tenere in piedi i destini delle loro famiglie, invece di puntare a una condivisione e una corresponsabilità nei compiti di cura. La progressiva privatizzazione del welfare ha fatto il resto: costi dei servizi molto alti a fronte di salari molto bassi delle donne, o di progressiva incentivazione del part-time, stanno portando all’ulteriore precarizzazione e alla successiva uscita in massa dal mondo del lavoro, proprio in concomitanza con la crisi che è stata a lungo preparata e si è abbattuta alla fine del decennio scorso. Il risultato è sotto gli occhi di tutte e tutti noi, le donne che sono state costrette culturalmente ed economicamente a subire massicciamente la flessibilità e la precarizzazione fino ad arrivare a livelli di nuova povertà che arrivano a livelli tragici nella vita delle donne separate o divorziate con figli. La violenza di genere, fenomeno che è sempre stato presente e forte nella società patriarcale contro le donne che hanno espresso volontà di indipendenza e autonomia di fronte le regole date come naturali e ovvie dentro i legami familiari, si è così accresciuta perché il valore delle donne nel capitalismo è diminuito in modo esponenziale e così la capacità di agire effettivamente istanze di libertà che le donne oggi vivono come necessarie per la loro sopravvivenza in un mondo che si sta facendo sempre più oppressivo. Per questo come femministe comuniste anarchiche proponiamo per questo 8 marzo di rimettere al centro l’attenzione per le condizioni di vita e di lavoro delle donne, giovani e meno giovani, cittadine della terra e non di una sola nazione, in una prospettiva internazionale ed europea, favorendo spazi di consapevolezza culturale ed economico-sociale che portino ad una nuova conflittualità delle donne contro il capitalismo che ci ha preso a bersaglio della sua volontà di distruzione di ogni riconoscimento di dignità del lavoro e del lavoratore, di sfruttamento senza alcuna regola. Dobbiamo chiedere con forza che in questa fase storica non vi siano discriminazioni ulteriori a scapito delle donne, colpite già, da sempre, nelle loro fasi più delicate della vita, a partire dal diritto all'autodeterminazione. Desideriamo con forza un ritrovarci e un ritrovare solidarietà, sorellanza, rabbia, una rabbia costruttiva per il nostro presente e per un futuro che non vogliamo e non dobbiamo consegnare alle nostre giovani e ai nostri giovani con lo sfruttamento, la violenza, la discriminazione dell’oggi. Vogliamo riprenderci le nostre vite, la consapevolezza del nostro valore, delle nostre capacità, vogliamo poter vivere una vita degna, libera e consapevole. Che siano le donne oggi a dire basta e a proporsi come soggetto rivoluzionario, in un percorso comune che vada oltre ogni confine, perché, in fondo è questo l’8 marzo ed è l’unico 8 marzo possibile. Con l’augurio, e il desiderio, di continuare a costruirlo tutto l’anno. FdCA - Commissione di etiche di genere 8 marzo 2013

mercoledì 6 marzo 2013

L'INFERNO raccontato con le sole parole di Dante , con Ali Mukulel , 8 marzo 2013 - Ateneo degli imperfetti di Marghera (VE)

Venerdì 8 Marzo, ore 20.30 Ateneo degli Imperfetti L'INFERNO raccontato con le sole parole di Dante. con Ali Mukulel Nel giorno dedicato a tutte le donne, Ali Mukulel abbraccia Beatrice e Dante portandoci nuovamente all'inferno. Ma questa volta sarà diverso... Ciò che prima era raccontato ora diventa una vera e propria messa in scena pubblica dei primi nove canti. Vi aspettiamo!!! Ateneo degli Imperfetti Via Bottenigo, 209 30175 Marghera (VE) tel. 327.5341096

venerdì 1 marzo 2013

PRESENTAZIONE DEL IX* RAPPORTO SULLE CONDIZIONI DETENTIVE IN ITALIA - Pordenone sabato 2 marzo 2013

Sabato 2 marzo - ore 17.30 saletta dell'ex convento di san Francesco SENZA DIGNITA' per una società senza galere PRESENTAZIONE DEL IX* RAPPORTO SULLE CONDIZIONI DETENTIVE IN ITALIA a cura dell'Associazione Antigone Interverranno: Giuseppe Mosconi (professore ordinario di Sociologia del diritto presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Padova. E' membro dell'osservatorio nazionale di Antigone) Francesca Vianello (ricercatrice in Sociologia del diritto, della devianza e mutamento sociale presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Padova. E' membro dell'osservatorio nazionale di Antigone) Seguirà dibattito Antigone, associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale” é un’associazione politico-culturale, nata alla fine degli anni ottanta, a cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, studiosi, parlamentari, insegnanti e cittadini che a diverso titolo si interessano di giustizia penale. In particolare Antigone promuove elaborazioni e dibattiti sul modello di legalità penale e processuale del nostro Paese e sulla sua evoluzione; raccoglie e divulga informazioni sulla realtà carceraria, sia come lettura costante del rapporto tra norma e attuazione, sia come base informativa per la sensibilizzazione sociale al problema del carcere anche attraverso l'Osservatorio nazionale sull'esecuzione penale e le condizioni di detenzione; cura la predisposizione di proposte di legge e la definizione di eventuali linee emendative di proposte in corso di approvazione; promuove campagne di informazione e di sensibilizzazione su temi o aspetti particolari, comunque attinenti all’innalzamento del modello di civiltà giuridica del nostro Paese, anche attraverso la pubblicazione del quadrimestrale Antigone. organizza Iniziativa Libertaria - Pordenone

SEGNALAZIONI EDITORIALI LIBERTARIE : “Truffare una banca...che piacere! e altre storie”

“Truffare una banca...che piacere! e altre storie” di Augusto 'Chacho' Andrés pp.180 - 10,00 euro E' possibile truffare una delle banche più grandi della storia di 25 milioni di dollari? E' fattibile inondare il pianeta con milioni di dollari falsi? Quando ci fu la prima espropriazione ad una banca per fini politici in Uruguay? Questo libro racconta di fughe da carceri e caserme, di assalti a banche, sequestri, truffe, falsificazioni e storie di clandestinità. Sono storie senza frontiera e si svolgono in tempi differenti tra Montevideo, Buenos Aires e Parigi. Memorie di personaggi cari che non sono 'grandi uomini', bensì persone semplici, di sentimento e passione, che in ogni fatto nel quale sono protagonisti, esprimono parte di un insieme e riflettono la società nella quale vivono. Di umili origini agiscono in sintonia con la loro appartenenza sociale. Sanno che quelli 'di sotto' non sono 'eguali di fronte alla Legge'. Per questo l'azione diretta, per loro, è una risposta appropriata e naturale. Queste pagine ci avvicinano ai personaggi, protagonisti della nostra Storia, che sono stati occultati dai tanti libri della storia recente. Sono vicende reali, storie politiche dei dimenticati di sempre, di lavoratori, di anarchici, in lotta permanente contro lo sfruttamento e l'oppressione. Molti dei protagonisti di queste storie morirono affrontando le forze repressive dello Stato, altri furono 'desaparecidos'. Richieste a: Zero in Condotta casella postale 17127 – MI 67 20128 Milano e-mail: zic@zeroincondotta.org www.zeroincondotta.org cell. 3771455118 conto corrente postale 98985831 intestato a Zero in Condotta - Milano Per richieste di 5 o più copie: sconto del 50% con pagamento anticipato

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)