ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

venerdì 29 luglio 2011

MANIFESTAZIONE PARTIGIANA IN PIAN DELLE FEMENE

sopra Revine Lago

che si svolgerà
DOMENICA 21 AGOSTO
presso il
Museo-Rifugio Agostino Piol, Medaglia d’oro al Valor Militare.


Siete invitati a passare una giornata insieme all'ANPI e ai partigiani, il Museo sarà aperto tutto il giorno e troverete una guida che risponderà a tutte le vostre domande sulla lotta partigiana nella nostra zona, non perdete l'occasione per ascoltare (o origliare) i racconti di lotta dei nostri partigiani. Potrete pranzare presso uno dei due ristoranti della località (prenotazione consigliata) oppure semplicemente al sacco insieme all'ANPI.
Infine ci sarà lo spettacolo teatrale "Per un chilo di sale", ambientato proprio nelle prealpi trevigiane e bellunesi.

ECCO IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA:

ore 10.00 - RITROVO SUL VALICO DI PIAN DELLE FEMENE;
ore 10.30 – S.MESSA E POSA DELLA CORONA DI ALLORO IN ONORE DEI CADUTI;
ore 11.00 – SALUTO DE SINDACO DI LIMANA E orazione ufficiale di Renato de Fanti.

Ore 15.30. RAPPRESENTAZIONE TEATRALE


Un chilo di sale (Di come si arrivò alla Liberazione in Vallata e nel Quartier del Piave)

Monologo teatrale scritto ed interpretato da Paolo Donolato.
Ettore Benelli, baritono mancato, attraversa gli anni tempestosi nei quali si snodano le vicende dell’occupazione nazista e della dittatura fascista, della Resistenza e dell’epilogo della II guerra mondiale.
Ettore è uno dei pochi personaggi immaginari, assieme alla giovane staffetta Toti, all’imberbe ma indurito partigiano Fàier e a pochissimi altri, che funge da espediente narrativo in una storia in cui i numerosi protagonisti reali fanno riemergere le loro voci e le loro azioni da vicende le cui realtà storiche troppo spesso vengono arbitrariamente rivisitate, spesso stravolte, oltrepassando disinvoltamente il confine della menzogna.
Si assiste così, attraverso gli occhi di Ettore, a fatti succedutisi sulle ed ai piedi delle Prealpi trevigiane, dove le brigate Mazzini, Tollot e Piave combatterono quegli italiani in camicia nera che scelsero la sudditanza verso l’invasore tedesco, l’oppressione della popolazione civile come forma di autorità (e spesso come rivalsa per le sconfitte subite sul campo) e la tortura come strumento principale di guerra.
Non vengono taciuti i fatti del Maggio ’45, nè i comportamenti abbietti di chi non onorò l’appartenenza alle forze di Liberazione, ma tutto ciò trova il posto che spetta a vicende che hanno un prima ed un dopo, e molto spesso delle motivazioni magari non condivisibili ma che vengono sottratte spesso e volentieri ad una comprensione la più ampia e obiettiva possibile dei fatti in questione.
I partigiani Feroce, Saetta, Bombay, Dotorin, Fumo, Spartaco, Mostaceti, Bambin, Dirce, Katia ed i loro numerosi compagni, i repubblichini della brigata nera Armellin, della Decima Mas, don Paolo Bolzan e don Galera, i contadini e gli operai, i civili della Vallata e del Quartier del Piave salgono sulla scena: nessuna pretesa di convincere qualcuno a cambiare le proprie idee, ma che non vengano millantate come verità le fumose congetture nate per proclamare, anzi urlare, apologie di un passato purtroppo tutt’altro che sepolto.

Per raggiungere Pian de le Femene:


http://maps.google.it/maps?q=46.013453,12.226869&sll=45.813486,11.966858&sspn=1.016507,2.469177&num=1&t=h&z=18


Per informazioni varie: anpivittorioveneto@gmail.c​om
oppure cellulare 347 1024232 (dopo le ore 19.00)





Recapiti telefonici ristoratori:


Rifugio Alpino 0438 524001


Agriturismo Casera Vecia 3385822966


lunedì 18 luglio 2011

Campo estivo ai Malfattori , Borso del Grappa - Sant'Eulalia

Come Malfattori stiamo organizzando il campo di lavoro estivo a
Sant'Eulalia a Borso del Grappa (Tv).
Vogliamo rendere ABITABILI e FRUIBILI il prima possibile gli spazi (noi
la chiamiamo "la comune") che i nostri due compagni Federico e Manola
hanno acquistato con un mutuo di lunga e triste durata.
Da alcuni anni molti solidali, provenienti da varie parti del mondo,
hanno contribuito alla prosecuzione dei lavori e alla realizzazione di
serate informative. Vale la pena ricordare fra i tantie che hanno dato
una mano glile amiciamiche Baschi (presenti ogni anno) e l'iniziativa
sul Chiapas realizzata con il contributo di una indigena zapatista.

Vogliamo e dobbiamo rendere fruibili gli spazi della casa, per iniziare
finalmente PROGETTI DI AUTOGESTIONE STABILI E CONTINUATIVI.

A tal proposito dall'8 agosto comincerà il campo di lavoro dai
Malfattori, durerà circa due settimane. Invitiamo tutti e tutte coloro
che sono interessati a vivere un'esperienza autogestione collettiva a
venire a Sant'Eulalia (situata tra l'altro alle pendici del Monte
Grappa). Sarà offerto vitto e alloggio (chi può si porti un
materassino e la tenda per ogni evenienza vi daremo maggiori info). Il
campo sarà affiancato da iniziative di carattere informativo che
saranno decise nei prossimi giorni (potranno proporle e attuarle anche
ile partecipanti).

La mail per aderire e per ogni info: imalfattori@canaglie.net [1]


A seguire l'appello ufficiale:

QUESTO APPELLO NON È UN APPELLO



Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli
scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Jorge Luis Borges [2]



_1) ..E in sogno ci apparve.._

_Chi siamo_: lavoratori e lavoratrici, stundenti e studentesse, precari
e precarie, sognatori e sognatrici, navigatori e navigatrici, corsari,
predoni, steampunk che affollano le aride pianure dopo l'ultima
esplosione nucleare, contadini e contadine che al posto della vanga
usano le loro idee più o meno affilate, manovali e perdigiorno,
fricchettoni bontemponi..

_Cosa vogliamo_: impossibile raggiungere una sintesi di quanto i nostri
desideri ibridi vogliano soddisfare. Vogliamo poter godere dei nostri
desideri. Vogliamo ampliare i nostri orizzonti e utilizzare il nostro
potere. Il potere che abbiamo non è la somma dei singoli poteri, le
relazioni tra i soggetti amplificano il potere complessivo di cui
disponiamo.

_Una piccola utopia_: stanchi delle grandi narrazioni, di fascisti e
teologi dell'ultima ora, delle chiacchiere da osteria (che non
disdegnamo mai di frequentare), del pensier unico liber-capitalista (con
cui nostro malgrado siamo costretti a fare i conti), dell'esaltazione
spettacolare che media i rapporti umani, della mentalità razzista e
leghista che imperversa incontrastata, vogliamo provare a cambiare
prospettiva: abbandonare l'albero. Ciò che ci interessa è il
quotidiano, l'attuale, il nostro desiderio è quello di sviluppare
pratiche concrete di lotta. Il nostro auspicio è quello di donare a
chiunque sia interessato il nostro saper-fare, donare un po' di
autonomia concreta a partire dalle piccole cose e dai piccoli gesti. Non
avendo la pretesa di cambiare da un giorno all'altro il mondo vorremmo
almeno a provare a cambiare un poco la vita delle persone che ci
circonadano, allo stesso tempo mettendo in discussione le nostre.
Vorremmo veder circolare persone, saperi, affetti, desideri, speranze,
passioni e quant'altro..

2)_..Badile, cazzuola, chiacchiere, bolla, chiodi, birrette, martello,
birrette, cemento, martellata sul dito, bestemmie, birrette birrette,
birete, bire, bi°°.._

_Dove sta il trucco?_: il trucco sta nel fatto che le idee si scontrano
con alcune esigenze concrete e da qui la neccessità di costruire questo
scritto. Alcuni ed alcune di noi hanno qualche anno fa deciso di
acquistare un podere al fine di ricavare degli spazi ad uso collettivo.
Nonostante le difficoltà finanziarie il morale è alto e per questo
invitiamo chiunque a collaborare nel modo che riterrà più opportuno.
Vorremmo costruire uno spazio che vorrebbe essere un luogo plurimo e che
tra le altre cose vorrebbe ospitare iniziative, laboratori, un piccolo
forno, orti.. Questa estate, come di consueto, ci troveremo per un paio
di settimane a continuare con i lavori e invitiamo tutti e tutte a darci
una mano in base alle proprie capacità ed esigenze/a venirci a
trovare/a venirci ad insultare/a venirci e consolare/a manifestare una
qualsiasi forma di solidarietà concreta. Per noi è molto importante.



Cordialmente,

Malfattrici e Malfattori imalfattori@canaglie.net [3]


Links:
------
[1] mailto:imalfattori@canaglie.net
[2] http://www.pensieriparole.it/poesie/autori/j/jorge-luis-borges/
[3] mailto:imalfattori@canaglie.net

venerdì 15 luglio 2011

STAMPA IN DISTRIBUZIONE CONEGLIANO- VITTORIO

iN DISTRIBUZIONE :
IL MENSILE "A" NUMERI DI GIUGNO ED ILO NUMERO NE ESTIVO UNA COPIA 3 EURO
"GERMINAL" NUMERO CORRENTE DA MAGGIO (n°115) UNA COPIA 2 EURO
"ALTERNATIVA LIBERTARIA" FOGLIO MENSILE DELLA FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI , NUMERO CORRENTE , UNA COPIA ... GRATIS

CONTATTARE : monteantares@autoproduzioni.net

trovaci su http:// monteantares.blogspot.com

mercoledì 13 luglio 2011

Fine pena mai....

sul testamento biologico, dal Fatto Quotidiano, una striscia atrocemente realistica...
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2011/07/disegni_107_intera.jpg

NO AL'UNITà NAZIONALE , LA CRISI LA DEVONO PAGARE I RICCHI



di Giorgio Cremaschi



L’Italia si è svegliata dal lungo e ottuso sogno berlusconiano, precipitando in un incubo.Dopo tre anni, nei quali si è negata la crisi o ci si è solo affidati al mercato per uscirne,sempre di più i conti affondano e la ripresa è cancellata persino dalle ipotesi possibili.Il crollo del modello e delle politiche di Berlusconi, però, non apre ancora una prospettiva positiva. In tutta Europa il governo unico delle banche e della finanza sta imponendo,attraverso uno scellerato patto di stabilità, un massacro sociale senza precedenti. E’cominciato in Grecia ma adesso, passando per Spagna, Portogallo e Irlanda, arriva anche da noi. Bisogna allora essere chiari, anche di fronte alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica. Non accettiamo alcuna coesione o unità nazionale di fronte a una crisi che è provocata dalla finanza e dalla speculazione internazionale e nella quale per salvare le banche e i ricchi si distruggono lo stato sociale, il salario, i diritti. Non stiamo nella stessa barca. Non accettiamo la medicina greca, così come non l’accettano i lavoratori di quel paese. Già l’accordo firmato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulle deroghe ai contratti nazionali e sulla limitazione del diritto di sciopero dimostra che, se si accetta il modello proposto dalle banche e dalla finanza, i lavoratori sono gli unici a pagare tutto. Ora le misure del governo aprono la via ai tagli delle pensioni, della sanità, alla distruzione di ciò che resta dello stato sociale. Non c'è nulla che possiamo accettare di queste misure, la crisi va pagata dalle banche, dalla finanza, dai ricchi, dall’evasione fiscale. Bisogna tagliare drasticamente le spese militari e i costi dei politici. Ci vuole un’altra politica economica che ripristini il controllo pubblico sui mercati e sulla finanza, in Italia come in Europa. Bisogna seriamente pensare a nazionalizzare le banche e a controllare la finanza. Per questo non c’è nessuna unità nazionale da costruire con i ricchi e gli speculatori, ma c’è un grande movimento di lotta che cambi le cose e faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata.



11 luglio 2011

sabato 9 luglio 2011

Chirurgia di classe

"Sarete ancora voi a pagare la nostra crisi". Questo è il beffardo messaggio contenuto nella manovra varata dal governo, che colpisce chirurgicamente in profondità e fa strazio degli interessi delle classi popolari, mentre salvaguarda privilegi e prebende delle classi al potere. Per 3 anni il governo di centro-destra ha lasciato credere che il paese fosse fuori dalla crisi ed ora presenta un conto salatissimo da €47 miliardi che, scaglionati con tempi e modalità che vanno ben oltre le prossime elezioni politiche, verranno trovati estirpando dalla scena sociale diritti, tutele e garanzie delle classi sfruttate.


Gli interessi di classe ed i bisogni popolari vengono duramente colpiti proprio in quei settori decisivi per una vita dignitosa o per la mera sopravvivenza di decine di milioni di italiani a cui è stato chiesto con forza negli ultimi anni di votare per il più forte, di non scioperare contro il più forte, di non pretendere di partecipare alle scelte politiche del paese, di non organizzarsi autonomamente, di lasciar perdere la democrazia. C'è da pensare che gli esiti delle ultime elezioni amministrative e del referendum abbiano fatto crescere una sorta di sentimento di vendetta nell'animo del governo nei confronti del popolo italiano, tanta è la violenza classista dei provvedimenti decretati.


Un bisturi che taglia la sanità, la scuola, i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego, i servizi, le pensioni. Non rimane proprio niente!


Nella sanità, tornano dal 2012 i super ticket sulla specialistica ambulatoriale (€10) e sulle prestazioni di pronto soccorso senza ricovero (€25). Dal 2014 nuovi ticket su farmaci e prestazioni sanitarie compresi i ricoveri. Un taglio di €3,2 mld nel 2013 più €6,5 mld nel 2014 porta ad un taglio complessivo di €10 mld, dunque: una scelta nettamente di classe in violazione del diritto alla salute ed incurante di colpire gli sprechi nel settore e quelle strutture esistenti solo per assegnare posti di potere. Viene privatizzata la Croce Rossa ed il suo personale messo in cassa integrazione o licenziato a fine anno se precario.


Nella scuola pubblica, con l'accorpamento di infanzia, primaria e media inferiore in mega istituti di difficile gestione, con il blocco degli organici e la riduzione del sostegno per gli alunni disabili, la stangata governativa si somma ai tagli della Gelmini ad impoverisce ancora di più uno dei settori cruciali per gli interessi delle classi popolari.


Per le pensioni tra €18.500 e €30.500 (cioè tra €1.400 e €2.300 lordi mensili), cioè quelle dei pensionati della fascia medio-bassa, la rivalutazione viene ridotta al 45%, provocando così un ulteriore impoverimento a fronte di un vasto impiego sociale di tali assegni (protezione dei figli che non trovano lavoro, emergenze sociali e sanitarie familiari,...).


Dal 2014 sale nel settore privato la soglia della pensione di vecchiaia (un anno ogni tre mesi) in relazione al previsto aumento di vita e... di sfruttamento! Dal 2020 poi le lavoratrici del privato dovranno aggiungere 1 mese in più ai 60 anni per poter andare in pensione, fino a raggiungere i 65 anni nel 2032. Ora la parità tra le lavoratrici del pubblico e del privato è stata raggiunta, ma dei risparmi previsti nel settore pubblico non c'è stata alcuna redistribuzione ancorché promessa dal quel signore di Sacconi!


I lavoratori del pubblico impiego subiscono un nuovo blocco del contratto nazionale fino al 2014 con annesso congelamento degli scatti di anzianità; pesante anche il blocco totale delle assunzioni con prevedibile non stabilizzazione e licenziamento delle decine di migliaia di precari che fanno realmente funzionare i settori pubblici nell'interesse della collettività. Sempre contro i precari la cancellazione per legge delle sentenze passate in giudicato a favore di chi aveva chiesto la trasformazione a tempo indeterminato del rapporto di lavoro precario.


Se ridurre gli organici del settore pubblico e della scuola si riflette sulla qualità dell'assistenza e dell'istruzione, non meno preoccupanti sono i tagli che colpiscono gli enti locali ed indirettamente tutti i servizi che da questi vengono erogati. Si tratta di €9,5 mld in meno di trasferimenti dallo Stato, con evidente danno per asili nido, assistenza agli anziani, trasporti, cultura, e conseguente aumento delle imposte locali. Anche in questo caso, sono i lavoratori precari di tutto quel settore di servizi, esternalizzato e privatizzato dagli enti locali nel nome della sussidiarietà, ed affidato a cooperative, agenzie, associazioni, fondazioni e quant'altro, a rischiare di non vedersi rinnovato il contratto o di averlo a condizioni ricattatorie di mero sfruttamento.


Per i lavoratori precari (co.co.co., a progetto, ecc.) si profila anche l'aumento dei contributi che sale dal 27,5% al 33% della retribuzione. E pensare che nel 1999 erano del 12,5%! Ma questo aumento non andrà certamente a rimpinguare un assegno pensionabile... di €300 mensili a 70 anni compiuti! Ed ancora per i lavoratori precari, che sono la maggioranza nella grande distribuzione, arriva la liberalizzazione di apertura e di sfruttamento per negozi e attività commerciali.


Infine dal 2012 parte la fumosa "spending review" per le amministrazioni centrali dello Stato, il che comporterà una ulteriore cura dimagrante per una spesa pubblica già al limite di funzionamento del sistema.


C'è qualcun altro che paga oltre ai soliti proletari e proletarizzati?


No! La fumosa riforma delle tre aliquote fiscali, unitamente all'aumento dell'IVA sui beni di largo consumo, finisce per colpire alla fine sempre i più poveri.


Il patrimonio degli alloggi dello IACP verrà venduto, ma delle 600mila famiglie che ne avrebbero diritto, nessuna ha avuto riscontro, preferendo venderlo a buon mercato ad illustri privati ed immobiliaristi.


Le spese per le guerre in corso, pari a €700 milioni per il 2011 sono prorogate.


La famosa tassa dello 0,15% sulle transazioni finanziarie: sparita. Invece verranno razionalizzate le detrazioni sul reddito legate a voci come quelle assistenziali-sanitario-previdenziale, indennità di accompagnamento di invalidi, pensioni di reversibilità...


La riduzione dei costi della politica? Una barzelletta rinviata alla prossima legislatura.


Infine la solita norma salva-premier per la questione del Lodo Mondadori, che verrà presentato in parlamento.


Eh no! Non saremo ancora una volta noi a pagare la vostra crisi!!


Contro questa manovra da macelleria sociale, occorre mobilitare tutte le forze sociali di base, occorre puntare ad una grande dimostrazione di unità delle realtà che si oppongono alle misure di austerità, per creare nelle città, nei quartieri, nei luoghi di lavoro, dissenso ed opposizione, alternativa sociale e libertaria.


A partire dallo sciopero e dalla mobilitazione del 15 luglio, in piazza lavoratori e lavoratrici, precari ed immigrati, movimenti sociali e associazionismo di base uniti!


Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici


8 luglio 2011

La scelta complice

Il gruppo dirigente che ha occupato la CGIL ha fatto una scelta definitiva: collocare la Confederazione all'interno del processo di ristrutturazione capitalista in atto ponendo una seria ipoteca sulla possibilità dei lavoratori ad una azione indipendente nei conflitti che si verificheranno nei mesi e negli anni futuri.


Per uscire dall'isolamento in cui le scelte di capitolazione e collaborazionismo di CISL e UIL l'avevano collocata, incapace di cogliere i frutti politici delle battaglie di resistenza condotte dalla FIOM e attorno a cui si è saldata e mobilitata la parte migliore di questo paese, la Segreteria ha scelto la via più facile, accettando di rientrare nel grande gioco, a costo di giocare il ruolo di garante delle scelte politiche del governo e di Confindustria. Accettando di fatto di svolgere un ruolo attivo per salvare il paese, la patria, anche contro gli interessi dei lavoratori, i quali devono essere gli unici a pagare in termini di diritti, tutele, salari, perché ciò che va salvato sono le imprese, le banche.


La Nazione, la patria della borghesia, contro la classe: è in questa situazione che si gioca l'agire del capitale, quanto meno in aree economiche e sul piano globale; a questo attacco senza precedenti il sindacato dovrebbe guidare un'azione della classe quantomeno a scala europea: fatta la scelta di giocare solo sulla crescita nazionale e sul ciclo del debito, significa sancire la necessità di continuare a far profitti per i padroni, garantendo il comando autoritario dell'impresa e del governo sul lavoro, diventando così una pura variabile nella competizione imperialistica del capitale.


E questo accordo è il tassello che mancava dalla "riforma" della contrattazione del 2009 (a suo tempo non firmato da CGIL); ora si norma il tutto in modo coerente, sanando i tre punti rimasti allora in sospeso: la democrazia, le intese modificate (nuova definizione di deroghe), il depotenziamento del CCNL e sua progressiva sostituzione.


Su questi tre punti si costruisce il funzionamento dell'accordo che Confindustria chiedeva da tempo.


La democrazia


La parte più estesa dell'accordo norma la rappresentatività delle organizzazioni sindacali, parificando le rappresentanze aziendali elette dai lavoratori a quelle nominate dalle organizzazioni sindacali.


Scompare la validazione degli accordi attraverso il voto dei lavoratori e rende sufficiente il consenso 50%+1 dei rappresentanti aziendali alla esigibilità degli accordi; si stabilisce la tregua sindacale e si vincolano i firmatari dei contratti stabilendo sanzioni sia per i firmatari che per i rappresentanti dissenzienti, il tutto in sede aziendale: chi si trova in minoranza non può richiedere il voto dei lavoratori e nemmeno scioperare.


Viene quindi eliminato il potere di controllo dei lavoratori esercitato attraverso l'auto-organizzazione e il voto democratico sia sui contenuti, sia sulle stesse organizzazioni sindacali, sia sulla rappresentanza.


Le intese modificate o deroghe


I contratti aziendali possono derogare (intese modificate) dai CCNL, la materia viene specificata nella norma transitoria: si possono fare accordi in deroga su prestazione lavorativa, orari, organizzazione del lavoro, salario (in pratica su tutto); i titolari sono le rappresentanze aziendali di concerto con le organizzazioni sindacali territoriali.


Il CCNL


Si completa lo svuotamento del livello nazionale ridotto nel ruolo salariale e normativo dalle deroghe, inoltre il suo depotenziamento è contenuto nella richiesta di incrementare e rendere strutturali la detassazione e la decontribuzione dei salari aziendali; viene reso nullo l'elemento unificante che il CCNL rappresenta. La scelta dell'abbandono del contratto nazionale viene a seguito delle dinamiche in atto (l'80% dei lavoratori non ha il contratto aziendale e la stragrande maggioranza degli occupati è in piccole e piccolissime aziende) e distrugge le forme di solidarietà che il contratto nazionale ha garantito fino ad ora.


La scelta della Segreteria è quella di passare alla complicità con governo e industriali: ha rifiutato di porsi su di un terreno di ricomposizione di classe costituendo un punto di riferimento per le realtà sociali in movimento, costruendo così rapporti di forza utili per poter agire su un piano di autonomia e rivendicazione sociale nel processo in atto, ha invece scelto di scaricare quelle soggettività e quelle categorie, come la FIOM, che negli ultimi anni hanno saputo contribuire a costruire la vera alternativa sociale in questo paese.


La scelta operata dal gruppo dirigente CGIL lascia fuori milioni di lavoratori precari, disoccupati, in nero, giovani, studenti, separando dagli altri lavoratori, da quelli che hanno la rappresentanza, quei milioni di lavoratori e lavoratrici che ormai non hanno contratti, né stato sociale, né reddito continuativo e sono in aumento.


L'antagonismo che si svilupperà rischia di non trovare più nella CGIL un riferimento, ma di vederla schierata nell'altro campo pronta a condannarlo; la scelta di campo fatta, oltre alle ricche prebende degli enti bilaterali, ne farà una mostruosità burocratica, in grado solo di gestire i servizi e le ricadute caritatevoli che l'offensiva del capitale produrrà.


La scelta pare quindi, in termini sindacali/politici, del tutto suicida, con al suo interno un tentativo in corso di omicidio: quello della FIOM e dell'area di opposizione "La CGIL che vogliamo".


L'involuzione autoritaria della Confederazione, resa possibile dalle modifiche allo Statuto votate a maggioranza alla fine dell'ultimo Congresso, indica di fatto nella Segreteria l'unico momento decisionale della Confederazione, impedendo in buona sostanza ogni discussione e l'esistenza di punti di vista alternativi che le possano sfuggire, come è apparso evidente nell'ultimo Comitato Centrale della FIOM del 30 giugno scorso, dove la minoranza filo-Camusso ha ricordato all'assemblea che le questioni in discussione riguardavano solo la Segreteria, appunto la sola che può avere il comando sulle politiche sindacali, ed alla quale tutti si devono uniformare.


La scelta fatta condanna alla irrilevanza sociale e alla dipendenza politica la CGIL, ormai schierata al fianco della politica di un futuro governo che sta, già da ora, gettando ombre sinistre sui lavoratori e sui ceti subalterni di questo paese e di questa Europa.


Di fronte a questo accordo che assomiglia sempre più a quello di Palazzo Vidoni, e che piegò i lavoratori italiani al capitalismo fascista, dobbiamo organizzare forme di resistenza, fuori e dentro la confederazione, che rifiutino l'accordo, sostenere la FIOM e l'area di minoranza, in un lungo processo di riconquista degli spazi politici e di agibilità interna alla CGIL, e quella solidarietà di classe che permetta di agire, sindacalmente e politicamente, in una situazione sempre più complessa per uscire dalla morsa di padroni, governo e collaborazionisti vari.


Raccogliere questa sfida significa dover essere capaci di articolare percorsi unitari dal basso che attraversino e raccolgano tutte le istanze di opposizione nei luoghi di lavoro e nel territorio.


Commissione Sindacale
Federazione dei Comunisti Anarchici


Reggio Emilia, 3 luglio 2011


Cade il muro israeliano a Bil'in in Palestina

Una lotta durata 6 anni e 4 mesi ha costretto lo Stato di Israele a restituire quasi metà delle terre sottratte al villaggio di Bil'in e che erano destinate alla costruzione dell'insediamento coloniale di Modi'in Illit. La rimozione del vecchio muro della separazione è la vittoria della lotta unitaria che, a Bil'in come in tanti altri villaggi della Cisgiordania, vede insieme ogni settimana Palestinesi ed attivisti israeliani ed internazionali sfidare le forze di occupazione, per restituire la libertà e la terra ai palestinesi. E' una lotta che al villaggio di Bil'in è costata moltissimo in morti, in feriti ed in abitanti arrestati e rinchiusi nei campi di concentramento israeliani per mesi e mesi. Un costo condiviso con i tanti attivisti internazionali e gli attivisti israeliani di Anarchici Contro il Muro, che fin dall'inizio hanno sostenuto la lotta del popolo di Bil'in e degli altri villaggi della Cisgiordania occupata.

Bil'in era diventata anche a livello internazionale il grande simbolo della lotta contro il muro. Un simbolo di determinazione, di impegno alla lotta popolare, giusta e non violenta, di un totale rifiuto dell'occupazione militare e giuridica israeliana. Un simbolo di cooperazione con gli internazionali e con gli israeliani impegnati in una lotta comune.


Il 1 luglio Bil'in ha festeggiato; i suoi abitanti hanno cantato, ballato, pianto, si sono abbracciati, hanno calpestato i resti del muro, hanno già pensato di costruire case sulle terre liberate.


Ma la lotta non è certamente finita: oltre il muro che c'era e non c'è più ne sorge ancora un altro minaccioso a proteggere i coloni dell'insediamento di Modi'in Illit.


Ci sono ancora vaste porzioni di terre che devono essere restituite agli altri villaggi palestinesi oppressi dal muro; e l'occupazione militare di Israele è ancora lungi dall'allentare la sua morsa alla gola del popolo palestinese e degli attivisti israeliani. Un milione e mezzo di palestinesi vive in un carcere a cielo aperto a Gaza sotto assedio. Non bisogna dimenticarselo nemmeno per un momento: lo Stato di Israele riesce a fermare la solidarietà internazionale persino fuori dai suoi confini, impedendo la partenza della Freedom Flotilla verso Gaza dalla Grecia grazie alla collaborazione del governo greco.


Il muro a Bil'in è caduto, ma alla gioia del villaggio non può unirsi Abdallah Abu Rahma che è stato imprigionato e tolto alla sua famiglia per un lungo tempo, non possono unirsi Basam e sua sorella G'wahar Abu Rahma, uccisi nel corso delle manifestazioni che ogni venerdì andavano verso il muro maledetto a sfidare le sue guardie crudeli, i gas lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo, i proiettili di acciaio ricoperti di gomma, le bombe assordanti, l'acqua chimica puzzolente, i proiettili veri. Si avvicina settembre col suo latente potenziale di rivolta e di rivoluzione, forse non è solo un sogno pensare ad uno spazio condiviso di libertà per due popoli e nessuno stato. Una strada che i nostri compagni di Anarchici Contro il Muro vedono al di là di ogni muro e che sanno bene vale la pena trovare.


La FdCA, che ogni settimana traduce e pubblica i reports inviati da componenti di Anarchists Against The Wall per far conoscere e sostenere la lotta unitaria, popolare e non violenta, in Palestina/Israele, ribadisce il suo impegno solidale a fianco del popolo palestinese, dei comitati popolari dei villaggi in Cisgiordania e dei compagni israeliani di Anarchici Contro il Muro che con l'azione diretta condivisa e collettiva, con la lotta unitaria popolare pacifica e non violenta, portano il decisivo contributo dell'anarchismo e dei suoi metodi di lotta all'interno delle lotte popolari.


Segreteria Nazionale
Federazione dei Comunisti Anarchici


8 luglio 2011

venerdì 8 luglio 2011

Padrone e padroni

Comunicato stampa: Padrone e padroni




E' giusto rispondere alla marea di dichiarazioni non corrispondenti al vero e altre sparate minacciose dette da Padrone, sindacalista dell'UGL polizia di Pordenone, all’indomani della manifetazione no tav in Val Susa.


Per farlo non ci serviremo di tanti preamboli e lo faremo usando direttamente le parole della popolazione Valsusina che già il giorno dopo aveva convocato una conferenza stampa con dichiarazioni ufficali e nettissime senza alcun possibile fraintendimento: “I black bloc sono un’invenzione, quello che è successo a Chiomonte domenica è opera del movimento No Tav: sono stati i Valsusini a decidere di dare l’assedio alla «fortezza» e quando abbiamo provato a farlo siamo stati respinti dalle forze dell’ordine con lacrimogeni. A quel punto ognuno ha scelto come difendersi” ed ancora “I problemi sono sorti quando le forze dell’ordine, dietro le griglie e il filo spinato sul piazzale, hanno cominciato a sparare gas lacrimogeni ad altezza d’uomo” e infine “agli arrestati e ai feriti va la nostra solidarietà. La nostra responsabilità è quella di non arrenderci. Tutta la valle ha assediato la fortezza”.


Tutti i rappresentanti dei comitati e i cittadini hanno preso la parola e hanno sostenuto fin in fondo e per acclamazione questa dignitosa, matura e intelligente presa di posizione come neppure a Genova era successo.


Sarebbe opportuno ricordare al poliziotto "tutto d'un pezzo", che, proprio come a Genova dove decine di suoi colleghi (praticamente i manovali) sono stati condannati per lesioni, daneggiamenti, depistaggio, falsa testimonianza e tortura ai danni di gente inerme, anche per questa agghiacciante carica di violenza premeditata dalle forze dell’ordine stanno sbucando come funghi in tutta la rete le immagini e i video dove si vedono i tutori dell’ordine lanciare pietre dai cavalcavia ai manifestanti sottostanti, sparare ad altezza d’uomo e ascoltare le testimonianze di giovani sequestrati e torturati per ore. Per chi volesse leggere e sentire con le proprie orecchie (cioè informarsi) può collegarsi qui http://www.infoaut.org/blog/prima-pagina/item/2015-la-risposta-notav-nessun-black-bloc-resistenza-popolare


e qui


http://www.youtube.com/watch?v=ZDy8M8hS3Cg&feature=related




C’è una Valle di fatto invasa, occupata e già militarizzata che va restituita ai suoi abitanti. Non c’è null’altro da aggiungere.




Iniziativa Libertaria

Val di Susa con il sangue agli occhi

Val di Susa con il sangue agli occhi



Filo spinato, blindati, cellulari, perimetri escludenti, recinzioni, truppe di indifferenza: questo è lo “stato della repressione” che abbiamo visto in Val di Susa.


Disciplinati ordinano: c'è la crisi, devi pagarla; c'è lo sviluppo, devi inginocchiarti e se serve, devi anche perirne.


Nei giorni successivi allo sgombero della Maddelena del 27 giugno e della guerriglia seguente,


è complicato trovare le parole adatte per far conoscere la violenta aggressione che ha subito il movimento No Tav domenica 3 luglio,


per mano dell'esercito, di carabinieri, finanzieri e poliziotti.


Sentimenti di rabbia e preoccupazione si mischiano al pensiero della propria vita messa in gioco e ai compagni feriti e arrestati,


poco dopo aver subito atroci percosse e lanci di lacrimogeni, sparati ad altezza uomo.


Noi che eravamo presenti abbiamo il diritto di rendere pubblica la strategia di guerra messa in atto dal Potere,


per reprimere le forze sociali che vogliono riappropriarsi del proprio futuro.


Tutti apparteniamo a questa terra! Reclamiamo diritti e libertà! Ci siamo uniti al desiderio di decidere come vivere in comune e con quale ambiente circostante,


muovendoci nella valle alla ricerca, non del ghiaccio dello stato difeso dai servi in divisa,


ma nel fuoco della rivolta per accedere a quel senso comune libero ed uguale che tutto il movimento ha sprigionato in questa insorgente giornata di lotta.


La risposta è stata intrisa di lacrimogeni sparati ad altezza uomo, proiettili di gomma, lancio di ghiaccio da 30 metri di altezza sopra i manifestanti,


di cui tanti hanno sfiorato le nostre teste, tante hanno colpito in pancia, in viso e sulle gambe.


Le botte e i calci sui corpi dei feriti a terra dopo cariche non di contenimento, ma in stile mattanza cilena, sui quali hanno pisciato e minacciato di morte.


Ha ragione il ministro che dice di difende il popolo della Valle (???) Maroni, insieme a tutto il PD compatto alla ricerca del profitto facile:


ci sono stati tanti tentati omicidi domenica 3 luglio... Si,da parte delle forze dell'ordine.


Noi, valsusini e solidali, i comunardi della Valle, volevamo e fortissimamente vogliamo buttare giù le reti,


tutti i muri e quei dannati plotoni da omicidio chiamati sbirri in tenuta antisommossa.


Con il “sangue agli occhi” ci abbiamo provato ed abbiamo espugnato un parte di presidio


sorvegliato dal Potere che vuole sottomettere soggettività ribelli che non ci stanno a farsi rubare i propri sogni.


Saremo sempre contro il saccheggio dei beni comuni


e la decapitazione della volontà di ribellarsi ad una decisione presa sulle teste della popolazione valsusina.


Questa Terra è la terra di tutti!


Come diceva un cartello alle barricate per arrivare alla Maddalena, la paura non abita più qui. In nessuno!



Violento è chi arma i manganelli e spara su esseri umani lacrimogeni CS scaduti che provocano intossicazione e probabili malattie congenite future.



Libertà per la Val di Susa, libertà per tutte e tutti. Subito!



Sempre nella lotta – CSA Kavarna, Cremona

25 anni di federazione comunista anarchica

http://www.fdca.it/organizzazione/FdCA-25anni.htm

libertari in direzione ostinata e contraria

COMUNICATO STAMPA DI INIZIATIVA LIBERRTARIA - PORDENONE


Tornati i solidali pordenonesi partiti con tre auto colme per manifestare contro la devastazione della TAV e dare man forte a chi resiste contro la violenza inaudita della polizia mandata dallo stato a intinidre le popolazioni delle vallate, in massa contrarie a questa gigantesca truffa. Nonostante le informazioni distorte che a tamburo battente hanno raccontato i media mainstream e cioè di una manifestazione di poche migliaia di cui metà stranieri cattivi e infiltrati e dando seguito alle notizie incredibili e ridicole dei quasi 200 infortunati tra le forze dell’ordine la verità si fa largo. E passa di bocca in bocca, di blog in social network, da Indymedia ad altri canali alternativi per farsi raccontare persino da una TV francese. Verità che ci confermano i nostri compagni di ritorno, sfiniti, da una manifestazione enorme fatta da decine di migliaia di persone, determinata da percorsi diversi e legittimi come i cortei di famiglie con bambini e anziani e altri di giovani e non che hanno scelto i boschi o altri sentieri per riprendersi la valle, i presidi (come quello della libera repubblica della Maddalena) ed ostacolare il “mostro” ovvero un cantiere in odore di mafia e speculazione.
Ci raccontano di candelotti con gas CS, bandito ovunque e considerato cancerogeno, ma utilizzato solo in Italia, candelotti sparati ad altezza d’uomo, da proiettili di gomma rivestiti d’acciaio, di aria satura ed irrespirabile che ha provocato crisi di respirazione diffusa ed ancora di una ragazzo gravemente ferito per essersi preso un lacrimogeno al fianco. Con la violenza lo stato ha tentato di terrorizzare tutti ma non c’è riuscito. A solo una settimana dall’inavsione dei 2000 “soldati” oggi c’è stata un’altra memorabile lotta dei resistenti valligiani che applaudivano dai cavalcavia i giovani che rischiavano rispondendo con il coraggio ai robocop senza cuore e smentendo chi ha tentato da subito di dividere in buoni e cattivi.
Questo è il “vento nuovo”, l’unico, che noi sentiamo e sosteniamo. Sarà il loro Vietnam, dalla Val Susa al Friuli li fermeremo.
Iniziativa Libertaria - Pordenone

SUB IUDICE


Segnaliamo questo articolo di Michele Fabiani uscito su micropolis, il mensile umbro che rappresenta una sorta di edizione locale del “Manifesto”.
Micropolis è acquistabile gratuitamente in edicola insime al “Manifesto”, nel territorio umbro, oppure scaricabile dal sito www.ilmanifesto.it, sezione “edizioni locali”, per chi ha l’abbonamento online al Manifesto.

Sub iudice
si Michele Fabiani
Subito dopo la condanna a 3 anni e 8 mesi per associazione sovversiva
(il Pm ne aveva chiesti 9), ho dichiarato che il processo di cui sono
stato vittima insieme ad altri tre giovani spoletini mi ricordava
quello a Socrate. Vorrei chiarire meglio cosa intendevo dire.
Ovviamente non volevo affatto paragonarmi a Socrate, né come filosofo
né come vittima. Piuttosto, come ho spiegato sin da subito, sono i
miei giudici a ricordarmi i giudici di Socrate.
Apro una breve parentesi di carattere politico generale. La politica
italiana, con il diffondersi del berlusconismo e in generale con la
corruzione, il clientelismo, il delinquentismo della classe dominante,
ha vissuto nella cosiddetta Seconda Repubblica un fenomeno strano di
polarizzazione e mistificazione allo stesso tempo. Quella che un tempo
era la “lotta di classe” fra oppressi e oppressori, fra sfruttati e
sfruttatori, con il crollo della sinistra tradizionale in ambito
interno ed internazionale, è diventata una lotta fra giudici e
politici. Questa mistificazione ha avuto come effetti il diffondersi
di partiti giustizialisti di sinistra (un ossimoro fino a poco tempo
fa) che vedono i giudici come eroi e come Salvatori della Patria
contro il Tiranno dell’illegalità. Eppure non è la prima volta che
dei “combattenti” contro la tirannia si trasformano in nuovi
tiranni. Anzi, da anarchico quale sono, potrei dire che questa è una
costante: sempre chi conquista il potere finisce per utilizzarlo in
maniera autoritaria tanto quanto i propri predecessori.
Per esempio, ad Atene nel 399 a.C. . La polis si era appena liberata
dal cosiddetto regime dei Trenta Tiranni. La democrazia restaurata era
travagliata da tensioni interne, da un difficile rapporto con Sparta
che aveva appena vinto la guerra e che era stata lo “sponsor” della
tirannia, da una profonda frustrazione e voglia di rivincita. Il
popolo, democraticamente – se così si può dire – pretendeva un
capro espiatorio. Venne quindi denunciato Socrate, che Platone definì
l’uomo più onesto fra quelli del suo tempo. Nonostante Socrate si
fosse opposto e non avesse voluto partecipare ad alcune azioni dei
Trenta, venne comunque condannato a morte. Questo crimine contro la
filosofia – come lo definirà Aristotele – ci ricorda molto da
vicino quanto avviene nella nostra società democratica. Non tanto per
il parallelismo fra Socrate e i nostri intellettuali perseguitati (non
ce ne sono molti), quanto piuttosto per il parallelismo fra i giudici
che hanno condannato Socrate e i nostri. I giudici di Socrate erano
dei democratici, dei combattenti contro la tirannia dei Trenta. Anche
il Pm che ha condotto l’inchiesta e poi il processo contro di me,
Manuela Comodi, è un Pm democratico, una “combattente” contro la
tirannia. E’ al vertice dell’Anm dell’Umbra, il sindacato
focosamente anti-belusconiano dei magistrati. Come i giudici
dell’inizio del IV secolo a.C. erano nemici dei Trenta Tiranni e
nondimeno condannarono ingiustamente Socrate, così la Comodi da
sindacalista dell’Anm combatte gli anarchici umbri. Come è
possibile che un tale paradosso continui a ripetersi nel corso dei
secoli? Mi permetto di citare alcune espressioni che il Pm Comodi ha
usato in aula il giorno delle repliche, poche ore prima della
sentenza. Espressioni che forse, oltre a far arrabbiare i lettori di
“micropolis” o del “manifesto”, dovrebbero far infuriare gli
elettori di centrodestra e i berlusconiani più sfegatati. Il Pm Comodi
è arrivata a dire nella sua arringa conclusiva che le argomentazioni
della Difesa le ricordavano gli slogan della propaganda per il
cosiddetto “giusto processo”. A parte il fatto che è risibile
l’accusa nei confronti degli avvocati di “pericolosi” anarchici
insurrezionalisti di usare slogan berlusconiani, ma la cosa più grave
è un’altra: la magistratura italiana sta diventando così estremista
e faziosa, che dare del berlusconiano all’imputato è diventata sul
piano retorico un’arma di convincimento nei confronti della Corte!
Da quando ho 14 anni io manifesto contro Berlusconi – l’ultima
occasione è stata la straordinaria protesta del 14 dicembre –
nonostante ciò sono rimasto francamente agghiacciato dalle
argomentazioni del Pm. Se il Governo facesse davvero la commissione
di inchiesta nei confronti dei giudici politicizzati, e se non fosse
solo l’ennesimo escamotage per difendere il premier dai sui problemi
privati, credo che dovrebbe partire dal nostro processo e magari
proprio da questa frase. Nonostante il nostro Pm sia così faziosamente
anti-berlusconiana da accusare gli imputati di mutuare slogan dalla
campagna sul “giusto processo”, come se questa fosse un’arma che
usata davanti ad un altro giudice (si presuppone altrettanto fazioso)
possa servire per convincerlo a schierarsi con la sua tesi, bene
nonostante ciò, con estremismo uguale e contrario si è accanita
contro gli anarchici umbri.
La mia inchiesta non è né l’unica né la più grave. Invece che
citare sempre il mio caso, cosa di cui francamente sono stanco visto
che non amo affatto fare del vittimismo, vorrei parlare di un mio
coimputato: Damiano Corrias. Damiano era accusato solo di aver fatto
una scritta su un muro, malgrado ciò il Pm ha chiesto nei suoi
confronti ben 6 anni di carcere. Non è retorica la mia, non è uno
slogan difensivo semplicistico. Damiano in tutto il processo aveva
solo due capi di imputazione: l’associazione sovversiva e la scritta
sul muro. Praticamente era accusato di aver
fatto parte di un’associazione terroristica, la quale gli aveva
affidato un unico compito: scrivere su un muro. Un’accusa davvero
ridicola. Infatti Damiano è stato assolto, mentre a me e ad Andrea
Di Nucci è andata peggio. Ma io mi chiedo: che coscienza ha una donna
che chiede 6 anni di galera per un ragazzo di poco più di 20 anni,
accusato solo di aver fatto una scritta su un muro? Riesce a dormire
serena la notte? Qui c’è ben altro che un bravo servitore dello
Stato che sbaglia.
Purtroppo questa nostalgia per il tintinnio di manette sta
commuovendo molti anche a sinistra, complice un generale crollo
ideologico e quindi filosofico, prima che politico, che ha portato
alla ricerca veloce di nuovi idoli. Non avendo più i maestri sacri del
comunismo da venerare, questa parte della sinistra si è gettata in
ginocchio di fronte alla semplificazione giustizialista. Si è passati
dal Capitale al Codice Penale; da Marx, Lenin e Mao a Di Pietro,
Saviano e Travaglio. Purtroppo Manuela Comodi, non è un caso isolato
in Italia. Un’eroina, ben più famosa, dell’opposizione alla
tirannia che poi diventa persecutrice dei comunisti la troviamo nel
covo delle “toghe rosse”, nel Tribunale di Milano, a gestire il
più importante di tutti i processi contro il premier: si tratta di
Ilda Bocassini. La stessa che quando non è impegnata nella lotta alla
tirannia, si mette ad arrestare giovani universitari, operai della
Fiom, pensionati, accusandoli di costituire il nucleo delle “nuove
Br”.
Allora io credo che occorra andare oltre la provincialità del mio
processo. Penso che qui si apra un problema filosofico generale:
occorre riscrivere una nuova, rivoluzionaria, filosofia della politica
adeguata ai giorni nostri, che ci porti fuori dalla crisi ideologica
degli ultimi anni e ci salvi da tentazioni demagogiche. Una
riflessione parallela corre sul piano politico. Attenzione: questo
“nuovo Cnl” che va da Vendola a Fini, da Di Pietro a Bersani,
dalla Lorenzetti alla Comodi potrebbe generare mostri. Giolitti era
un corrotto e un corruttore, un po’ come Berlusconi.
Dopo Giolitti però è arrivato Mussolini


Michele Fabiani

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)