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mercoledì 16 dicembre 2020

il Cantiere numero di dicembre 2020

 il Cantiere Materiali di intervento dei comunisti anarchici per la lotta di classe 

 

ULTIMO NUMERO DICEMBRE 2020 


 

Vite meravigliose e modi di lasciarle. Sulla “buona morte” nel pensiero libertario. In omaggio a Paolo Finzi.

 articolo 13 del "Non Mollare" di Critica liberale

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 Articolo ripreso dal sito nazionale di Alternativa Libertaria

E’ difficile esporre una riflessione che armonizzi razionalità e sentimento circa la scelta di lasciare in maniera repentina la nostra vita.
Eppure, rispetto al suicidio, possiamo confrontarci con il bagaglio culturale libertario che discute e difende la sovranità di noi stessi sul nostro corpo, in modo da aprire un orizzonte comune anche alla nostra emotività ferita.
I commenti sulla stampa a questo proposito possono dirci poco. Fatta eccezione per il dar conto delle personalità di rilievo, a volte con stupore per chi, seppure famoso o affermato, dotato di mezzi, sceglie il suicidio; sempre più spesso si viene a far parte dei tant* che lasciano la vita alle soglie dell’anzianità, e che la stampa annota come persone decise a non farsi travolgere, se stesse ed i propri cari, da patologie gravemente invalidanti.
Riguardo a questo la tradizione medica si evolve; in Italia, dal 2017, esiste la legge che dispone il rispetto delle volontà dei cittadini sul trattamento sanitario, con possibilità di rifiutare terapie di mantenimento quali tracheostomia e gastrostomia. Malattie gravemente lesive ora possono essere affrontate senza accanimento, e non sono rari i casi di persone che dispongono il rifiuto della ventilazione meccanica, affrontando consapevolmente la sedazione profonda e la morte.
Ma il percorso verso decisioni condivise con la propria rete sociale non è uguale per tutt*, possibile per tutte le patologie1, e soprattutto elaborato culturalmente e praticamente.
Il sostegno nel caso di decisione sulle sospensione delle cure, e sul modo di finire la vita è ancora una pratica rara. Più raro ancora è il prepararsi alla morte, seppure da alcuni decenni esistano nuovi filoni di ricerca sia medica che filosofica. 2Ciò anche se segnali di cambiamento, in ultimo in Italia la pronuncia della Corte costituzionale (42/2019) sul caso Marco Cappato – Fabiano Antoniani, stanno sancendo la liceità dell’ “accompagnamento”, anche se fuori dai confini statali.3
Proprio nella differenza tra eutanasia (buona morte) e suicidio sta il punto.
Riguardo all’eutanasia (ancora illegale in Italia) e alla sospensione delle cure mediche (invece legittima con Dichiarazione anticipata4), il diritto si evolve, a partire dall’Art.32 della Costituzione5.
Il suicidio invece, come gesto per definizione individuale, che spesso cela le motivazioni nella sfera privatissima del proprio “sentire la vita” fa cadere solo su se stessi, a volte rivendica6, la responsabilità di un’ uscita dalla dimensione collettiva.
Il suicidio non si svolge come “buona morte”, dovendo spesso far ricorso per attuarsi a metodi violenti e dolorosi, contro se stessi ed il proprio corpo, nella grande maggioranza dei casi.
La differenza, per inciso, si basa fondamentalmente sul persistere o no di una rete di relazioni, di affido, a confronto coi limiti imposti dalle leggi statali.
E’ proprio per questo che il libro sul suicidio, scritto dai libertari Claude Guillon e Yves le Bonniec, scatenò le ire della maggioranza benpensante francese, nel 19827:
la narrazione puntigliosa di tecniche di suicidio incruente infrangeva quel divieto che pare essere sorpassabile solo con atti di masochismo estremo in una società che ha concepito la vita umana come di proprietà di Dio prima, poi del Sovrano o dello Stato, quindi del medico o dei familiari.
Ancora oggi, se leggiamo le copie digitali del libro di Guillon “Le droit à la mort” (2004)8 troviamo censurati tutti i riferimenti a sostanze e dosaggi usati nei suicidi “incruenti”.
La censura della legge non vuole solamente vietare l’ “emulazione” sulla base di fattori emotivi e psicotici (anche adolescenziali, il cosiddetto goethiano “effetto Werther”) ma impedire la facilitazione ed affermare lo stigma sociale.
Ciò nonostante siano attivi nella nostra società tanti modi di “suicidarsi”: il ricorso a sostanze lentamente mortali con monopolio di Stato, la guida spericolata dell’omicida-suicida, le armi da fuoco che sparano colpi “accidentali”… viviamo totalmente immersi in una cultura che vacilla tra enfasi sulla vita e autodistruzione.
Il tabù resta la scelta privata, consapevole e razionale della morte, fondata sul riconoscimento di quel limite all’assurdo di cui Albert Camus parla: “…l’assurdo nasce dal confronto tra la chiamata umana ed il silenzio irragionevole del mondo”9.
Il suicidio resta quell’affronto alla sovranità (divina o statale) che un tempo faceva negare le esequie cattoliche ai “peccatori non pentiti” e la cui colpa pesava nell’immaginario collettivo… l’ eutanasia, invece, non è più quell’onta che veniva condannata dalla morale cattolica: la ribellione “luciferina” all’ imposizione della sofferenza per motivi imperscrutabili di redenzione o per semplice ambiguità divina inizia ad essere capita. Una lettera apostolica quale la “Salvifici doloris” (1984) nella quale si teorizzava il dolore imposto al corpo come prova e strumento di purificazione, ora parrebbe anche alla maggior parte dei cattolici immotivata, involuta, solo un contro-altare dell’edonismo reaganiano di un tempo. Un pronunciamento contro l’eutanasia come quello dell’enciclica Evangelium vitae, sempre siglato da Karol Wojtyla nel 199510, è ormai incompresa dal cattolico comune, non solo perché tarato sulla real vita papale (il papa che ebbe un intero piano del policlinico Gemelli a disposizione per la sua malattia) mass mediata e ideologica, assolutamente non realistica per i comuni mortali.
Ciò anche se nel programma di “riforma” bergogliana della morale cattolica resta inclusa la lettera “Samaritanus bonus” (luglio 2020), che ancora ribadisce “atto gravemente immorale” la scelta di eutanasia di un malato terminale e addirittura prefigura la possibilità, se tale eutanasia viene rimandata, di poter intervenire per la conversione11.
Se una società laica, e peraltro fortemente individualista, ripensa il tema della dignità del fine vita, lo fa riprendendo quindi uno scenario antico.
Si pensi al gesto socratico di suicidarsi per senso di responsabilità verso se stessi e ciò in cui si crede12, circondati dalle persone amate, da coloro cui si può ricordare di pagare un debito in sospeso col dio Asclepio, “dopo aver cenato e dopo aver bevuto molto bene”13. Si pensi al Leopardi, primo moderno esistenzialista – del Frammento sul suicidio -che riflette sul dissidio tra essere umano e natura. O al suicidio con una placida e collettivamente autogestita overdose del protagonista di Le invasioni barbariche (2003), o a quello della nonna diabetica de “Mine vaganti”(2010), penso alla ricerca del buon vivere e del buon morire.
Il suicidio ha dunque una dimensione ed una ragione private, impossibili da raggiungere, e una dimensione politica, molto legata alla percezione collettiva del corpo ed all’astrattezza del pensiero.
Torna attuale la riflessione di Leopardi14, che ripropone il tema dell’immaginazione al potere contro una società depressiva, anche prima del pensiero libertario francese. Quel pensiero libertario che proprio la preziosa memoria storica di Claude Guillon ricorda essersi dedicato alla “diritto di morire” già con Paul Robin15, e che suggerisce, retoricamente, una marea di cose da fare prima del suicidio (Avant de vous suicider… Caressez un projet / Faites le tour du monde en 8.880 jours/ Mêlez-vous de tout!…).
E’ certo che il confronto con la pandemia da Covid-19 ha duramente messo in dubbio i principi a tutela della libertà individuale rispetto alla gestione della nostra salute, ponendo in crisi da emergenza tutto il sistema sanitario statale, obbligando ad un duro confronto con la nostra responsabilità sociale senza dare ai cittadini gli strumenti necessari per gestirla. Ciò ha causato un aumento esponenziale della paura e della insicurezza delle persone più vulnerabili16, ed il terrore della segregazione sanitaria.
In questo periodo ha scelto di andarsene Paolo Finzi, ponendo fine alla sua vita di anarchico utopista che ha reso realtà una rivista anarchica, A rivista, col suo essere profondamente non violento, “energico e mobile”, al suo lavoro di cura delle idee e degli ideali, le “illusioni” di cui scrive Leopardi… “La filosofia ci ha fatto conoscer tanto che quella dimenticanza di noi stessi ch’era facile una volta, ora è impossibile. O la immaginazione tornerà in vigore, e le illusioni riprenderanno corpo e sostanza in una vita energica e mobile, e la vita tornerà ad esser cosa viva …o questo mondo diverrà un serraglio di disperati, e forse anche un deserto”.

di Francesca Palazzi Arduini
collaboratrice da fine anni ’80 di A rivista anarchica, per la quale si è occupata di politiche vaticane e morale cattolica, diritti civili, femminismi.

Articolo pubblicato su Non Mollare – Critica LIberale del 07/12/2020 

1 Vedi il suicidio del grande regista Mario Monicelli, nel 2010, ricoverato in ospedale a 95 anni per un tumore.

2 Da ricordare innanzitutto le ricerche sul campo della dott. Elisabeth Kübler-Ross, autrice de La morte e il morire (1976), Cittadella editrice, Assisi, 2017

3 “Con ordinanza del 14 febbraio 2018, la Corte d’assise di Milano ha sollevato questioni di legittimità costituzionale dell’art. 580 del codice penale: a) «nella parte in cui incrimina le condotte di aiuto al suicidio in alternativa alle condotte di istigazione e, quindi, a prescindere dal loro contributo alla determinazione o al rafforzamento del proposito di suicidio», per ritenuto contrasto con gli artt. 2, 13, primo comma, e 117 della Costituzione, in relazione agli artt. 2 e 8 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848;b) «nella parte in cui prevede che le condotte di agevolazione dell’esecuzione del suicidio, che nonincidano sul percorso deliberativo dell’aspirante suicida, siano sanzionabili con la pena della reclusione da 5a 10 [recte: 12] anni, senza distinzione rispetto alle condotte di istigazione» (…).
4 Si veda: Legge 15 marzo 2010 , n. 38, Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore; Legge 22 dicembre 2017 , n. 219 Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, Art. 4.
5 ..” Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”
6 Cesare Pavese, suicida nel 1950: “Perdono tutti ed a tutti chiedo perdono. Va bene?”
7 Suicidio, modo d’uso – edizione italiana Nautilus, Torino, 1988.
8 Claude Guillon, Le droit à la mort. Suicide, mode d’emploi. Ses lecteurs et ses juges. – (2004) ed. IMHO 2010
9 A. Camus, Le Mythe de Sisiphe. Essai sur l’absurde. 1942.
10 Sull’eutanasia è stato pubblicato pioneristicamente in Italia il libro di Derek Humphry, Final Exit: The Practicalities of Self-Deliverance and Assisted Suicide for the Dying, “Eutanasia, uscita di sicurezza”, Elèuthera, Milano, 1993.
11 Lettera Samaritanus bonus, sulla cura delle persone nelle fasi critiche e terminali della vita, Congregazione per la dottrina della fede, 14 luglio 2020.
12 Si veda ad esempio la scelta dello sciopero della fame, sino al suicidio, condotta di recente dai tre esponenti del gruppo musicale turco perseguitato dal regime, Grup Yorumm e da una loro avvocata.
13 Platone, La morte di Socrate, Fedone.
14 Giacomo Leopardi, Operette morali, pubblicate in Italia nel 1827. Operette morali, Garzanti editore, Milano, 1982
15 Paul Robin, Technique du suicide (1901). Il pedagogista libertario morì suicida a 75 anni,
16 “Da marzo in Italia 71 suicidi correlati alla pandemia”, di Valeria Pini, La Repubblica salute, 7 settembre 2020

Dichiarazione internazionale di solidarietà alle vittime della repressione in Cile per la rivolta del 2019

Dichiarazione internazionale di solidarietà alle vittime della repressione in Cile per la rivolta del 2019 

 "Il carcere non impedisce che si verifichino atti antisociali. Aumenta il loro numero. Non migliora coloro che entrano nelle sue mura. Anche se riformato, rimarrà sempre un luogo di contenzione, un ambiente artificiale, come un monastero, che renderà il prigioniero sempre meno adatto alla vita della comunità. Non raggiunge il suo fine. Degrada la società. Deve scomparire" (Prisons and Their Moral Influence on Prisoners, Peter Kropotkin, Kropotkin's Revolutionary Pamphlets. Roger N. Baldwin, editor. Vanguard Press, Inc. 1927)

"I nostri compagni non si sentiranno soli. Le persone con cui hanno condiviso gioie e dolori, fallimenti e vittorie, rimangono con loro più che mai, resistendo con una forte passione. Sentendo ogni giorno più amore e odio. L'amore e l'odio attraverso i quali, insieme, cambieremo il mondo dalle sue radici". (Juan C. Mechoso, Acción Directa Anarquista: Una Historia de FAU, 2002)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

1. È passato più di un anno da quando le proteste sono esplose nelle strade di numerose città del territorio dominato dallo Stato del Cile. Dall'ottobre dell'anno scorso, la gente ha combattuto senza sosta. Nonostante la repressione dello Stato, la pandemia COVID-19 e la fame, la volontà del popolo cileno di organizzarsi e di combattere è continuamente fiorita. Siamo ora in tempi di lotta e di resistenza in diversi territori del mondo, dall'Ecuador che testimonia la lotta e la resistenza degli indigeni, alla Francia, osservando quella dei proletari indigeni. La gente si è rivolta contro il sistema globale di dominazione.
Ecco perché l'internazionalismo, quella vecchia pratica tradizionale delle classi oppresse, diventa imperativo. La parola solidarietà e la sua prassi di vita reale è sempre stata un principio costitutivo di queste lotte. E questo ci porta a proiettarla nell'orizzonte dell'emancipazione.

2. Nonostante le difficoltà intrinseche della vita, le comunità in lotta, usando barricate, sbattendo pentole e padelle, e ricorrendo all'autodifesa, hanno resistito nel territorio dominato dallo Stato del Cile. Esso, in cambio, ha risposto con una repressione sanguinosa, con migliaia di feriti, centinaia di mutilati, decine di morti e diversi imprigionati. Repressione condotta dai suoi scagnozzi per difendere i loro interessi di classe, attaccando le nostre già precarie vite, i nostri corpi e i nostri territori.
I proiettili e i gas lacrimogeni non sono stati l'unica arma usata contro la nostra classe, ma anche severe leggi repressive. Con il sostegno della socialdemocrazia, queste leggi sono state approvate, e sono incarnate nella "Legge Anti-Barricate", nella "modernizzazione" di apparati statali repressivi come l'Agenzia Nazionale per l'Intelligence (ANI), e nel dare alle Forze Speciali nuove infrastrutture per migliorare il loro terrorismo di Stato.
Come è noto, la repressione dello Stato cileno si esercita esclusivamente sulla nostra classe, perché quando si scopre che le armi da guerra e gli equipaggiamenti da combattimento dello Stato sono utilizzati da gruppi armati della classe dirigente, sono considerati solo equipaggiamenti. Tuttavia, rompere la vetrina di una banca è considerato terrorismo per lo Stato e potrebbe tenervi prigionieri per anni per tale azione. Oggi, per la nostra classe, camminare per le strade con un cucchiaio e una padella, o con un cartello di cartone mentre si grida per i diritti sociali è estremamente rischioso. Potremmo finire in prigione solo per questo. In definitiva, la prigione è un problema di classe.

3. Attualmente, ci sono quasi 2.500 compagni sottoposti a brutali processi giudiziari che si sono trascinati per più di un anno, tenendone migliaia dietro le sbarre. Senza condannare i nostri compagni, ma usando la "detenzione preventiva", lo Stato ridicolizza coloro che hanno combattuto a fianco della loro classe in questo anno di epidemia sociale, anche se sono minorenni. D'altra parte, i pochi condannati devono affrontare ingiuste pene detentive, alcune tra gli 11 e i 20 anni, a causa delle speculazioni dell'accusa. La condanna vendicativa dell'accusa ha punito coloro che hanno sfidato il sistema del dominio, e coloro che hanno osato mettere in discussione la crescente mercificazione e precarietà della nostra vita.
Come se non bastasse, i prigionieri politici della rivolta sociale dell'anno scorso sono stati tenuti in isolamento, sono stati torturati ogni giorno e non hanno potuto ricevere visite o qualsiasi altro beneficio carcerario.

4. Facciamo un appello alla solidarietà attiva, un appello a mettere le nostre menti e i nostri corpi nella lotta per il rilascio di tutti i prigionieri politici e a coordinare le manifestazioni in tutti i territori del cosiddetto Stato cileno chiedendo un'amnistia generale e non condizionata. Chi dimentica i prigionieri dimentica la lotta. Pertanto, il raggiungimento della loro libertà è un imperativo per le comunità in lotta. Facciamo un appello a rafforzare le organizzazioni popolari, a sostenere la lotta per la libertà dei nostri compagni, e a partecipare pienamente alle varie attività e ai raduni che vengono convocati.

5. Infine, chiariamo che la realtà dei prigionieri politici non è nata il 18 ottobre 2019, ma è un problema che esiste da decenni. Storicamente, lo Stato ha cercato di punire coloro che hanno lottato per il crollo della società di classe. Così, solidarizziamo con i prigionieri politici Mapuche e con i rivoluzionari, che resistono ogni giorno nelle carceri-impresa dello Stato del Cile.

LIBERTÀ AI E ALLE PRIGIONIERE POLITICHE DELLA RIVOLTA SOCIALE DEL 2019!
NIENTE PIÙ CARCERE PER CHI LOTTA!
AMNISTIA GENERALE INCONDIZIONATA!
FINE DELLA LEGGE ANTITERRORISMO!
ABROGAZIONE DI TUTTE LE LEGGI REPRESSIVE!


☆ Coordenação Anarquista Brasileira – CAB
☆ Federación Anarquista Uruguaya – FAU
☆ Federación Anarquista de Rosario – FAR (Argentina)
☆ Organización Anarquista de Córdoba – OAC (Argentina)
☆ Federación Anarquista Santiago – FAS (Cile)
☆ Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)
☆ Union Communiste Libertaire (Francia)
☆ Embat - Organització Libertària de Catalunya
☆ Alternativa Libertaria – AL/fdca (Italia)
☆ Die Plattform - Anarchakommunistische Organisation (Germania)
☆ Devrimci Anarşist Faaliyet – DAF (Turchia)
☆ Organisation Socialiste Libertaire – OSL (Svizzera)
☆ Libertaere Aktion (Svizzera)
☆ Melbourne Anarchist Communist Group - MACG (Australia)
☆ Aotearoa Workers Solidarity Movement - AWSM (Aotearoa / Nuova Zelanda)
☆ Zabalaza Anarchist Communist Front - ZACF (Sudafrica)
☆ Federation of Anarchism Era (Afghanistan and Iran)
☆ Workers Solidarity Movement - WSM (Irlanda)
☆ Anarchist Communist Group - ACG (Gran Bretagna)
☆ Αναρχική Ομοσπονδία - Anarchist Federation (Grecia)
☆ Tekoşina Anarşist - TA, (Rojava - north east Syria)
☆ Organizacion Anarquista de Tucuman (Argentina)

mercoledì 2 dicembre 2020

lunedì 16 novembre 2020

APPELLO AL MUTUALISMO ! Brigata di Solidarietà per l'Emergenza - Mario "Spartaco" Betto - Pordenone

 Appello al mutualismo!


Fai la tua parte, unisciti alla Brigata di Solidarietà
per l’Emergenza Mario “Spartaco” Betto!
Ci rivolgiamo a tutte e tutti i pordenonesi.
Siamo nuovamente in emergenza e a rischio lockdown anche in FVG.
Migliaia di persone non possono più lavorare e avranno difficoltà economiche, altre
migliaia un lavoro già l’avevano perso, o non l'hanno mai avuto, e non potranno
trovarne un altro.
Gran parte di noi fatica a reggere l'urto di questa seconda ondata ma chi ha già pagato e
pagherà il costo più alto sono le fasce più vulnerabili, tantissimi anziani che avranno
difficoltà a fare la spesa, ad avere relazioni e contatti, a procurarsi medicinali, spesso
salvavita, e a curarsi; e ancora famiglie e persone fragili, con disabilità e altre difficoltà
materiali, umane e psicologiche.
L'emergenza sanitaria e socio-economica ci impone l'urgenza della solidarietà
attiva.
Per questo motivo abbiamo deciso di trovarci e di costituire una brigata di mutuo soccorso,
l'abbiamo voluta intitolare a un partigiano di Visinale di Pasiano di Pordenone che ai tempi
della terribile lotta la nazifascismo si sacrificò per una causa di libertà e giustizia.
Nasce la Brigata di Solidarietà per l'Emergenza “Mario “Spartaco” Betto.
Si tratta di un'unità operativa che in modo dinamico opererà su tutto il territorio

pordenonese cercando di coprire richieste dirette e indirette che altri enti e istituzio-
ni già attive negli aiuti non riescono a coprire.

Ci occuperemo di consegnare spese alimentari di prima necessità e medicinali alle
persone in quarantena e che si trovano in uno stato di forte difficoltà.
Porteremo la spesa a domicilio a persone anziane, immunodepresse, con disabilità
motorie, in quarantena - o chiunque ne abbia bisogno.
Prossimamente cercheremo di organizzare collette alimentari e “spese sospese” in tutta la
città per incrementare la capacità di rispondere ai bisogni primari della popolazione.

Ogni nuovo volontario e volontaria riceverà una formazione sanitaria in linea con l'espe-
rienza rodata e grandemente partecipata a Milano, dove nascono le Brigate per l'emer-
genza sanitaria, per operare in completa sicurezza per sé e per gli altri.

Saranno inoltre forniti Dispositivi di Protezione Individuali, un gilet con badge di riconosci-
mento e quanto necessario per la circolazione sul suolo comunale.

Contattaci al 339.6812954 (Lino) o 333.4866588 (Stefano)
oppure invia una mail a brigataspartacopn@gmail.com


Pordenone ha bisogno anche del tuo aiuto: “Ognuno di noi deve dare qualcosa in modo
che alcuni di noi non siano costretti a dare tutto."


Brigata Solidarietà per l'Emergenza Mario "Spartaco" Betto - Pordenone

 


 

domenica 1 novembre 2020

Il Cantiere - ottobre 2020


 












LEGGILO O SCARICALO QUI

Uscire dalla gabbia dei sacrifici


Questo numero de “il Cantiere” esce in concomitanza dell'inasprimento della epidemia del Covid-19. Abbiamo già scritto sulle responsabilità e delle condizioni in cui le lavoratrici e i lavoratori si sono trovati nell'affrontare il virus. 

Non abbiamo competenze specifiche per dare risposte epidemiologiche, né pensiamo, in questa fase di aggiungere opinioni che vadano a sommarsi alla già confusa letteratura sull'argomento. 

Ci limitiamo a registrare i fatti. Il sistema sanitario è nuovamente in affanno, le terapie intensive rischiano di non essere sufficienti per tutti quanti ne necessitano, il rischio è quello di trovarsi nella condizione di scegliere chi curare e chi no. 

In questa situazione, dove la salute diventa la preoccupazione principale e le incognite della tenuta economica incombono su interi settori produttivi, ogni altro argomento sembra perdere di importanza.  

I richiami per una collaborazione partecipe che dalle istituzioni alla chiesa vengono per battere la pandemia sono pressanti ed evocano ancora una volta l'immagine della barca su cui tutti saremmo imbarcati. 

Una storia che periodicamente si ripete. 

Coloro, lavoratori e ceti popolari, che subiscono le contraddizioni dei sistemi economici- sociali, sono gli stessi che si fanno carico delle conseguenze in termini di fatica, sofferenze e miseria. 

Al riguardo ricordare l'apologo di Menenio Agrippa non è un vezzo storico, quel 494 a.c. segna una data emblematica nella subalternità dei ceti meno abbienti nei confronti dei ceti possidenti. Argutamente Marx commentò che Agrippa non aveva spiegato come, riempiendo la pancia dei patrizi, si potessero nutrire le braccia dei plebei. 

La crisi pandemica non ha intaccato la pervasiva attualità dell'apologo di Agrippa. Non solo braccia che nutrono pance altrui, ma anche una barca che ammesso che vada a fondo vede “schiavi” salariati a svuotare le sentine, mentre sulla tolda i “signori” continuano a gozzovigliare. 

Oggi con linguaggio diverso che cerca di irretire i lavoratori con la prospettiva di un lavoro auto-diretto la Confindustria ripropone lo schema dell'apologo. 

“ Questo moderno “Homo faber” deve sentirsi ed essere partecipe, artefice orgoglioso del processo di creazione del valore.” Confindustria "Il coraggio del futuro. Italia 2030-2050" 29 settembre 2020

Non appare casuale l'utilizzo del latino homo faber che è parte della locuzione latina ”homo faber fortunae suae”, che significa letteralmente «l'uomo è l'artefice della propria sorte». Nella sua espressione originaria la locuzione si riferiva all'essere umano nella sua generalità e sottolineava la capacità dell'uomo di essere artefice del proprio destino, capace di creare, costruire, trasformare l'ambiente e la realtà in cui vive, adattandoli ai suoi bisogni . 

Nello schema di confindustria l'homo faber è quello che fa riferimento al nuovo lavoratore iper flessibilizzato, agile, somministrato, legato all'impresa solo per essere sfruttato e abbandonato alle politiche di sostegno al reddito e quindi alla fiscalità generale quando i profitti calano. L'artefice orgoglioso del processo di creazione del valore è il lavoratore agile prodotto dalla pandemia. “ lo smart working, infatti, può essere un terreno ideale per portare avanti questa maturazione culturale che chiede di “essere” partecipativi: non è certamente foriero di risultati stabili pensare la partecipazione in termini di “avere” – cioè ottenere attraverso la contrattazione –se poi la mentalità di fondo è e rimane quella “antagonista”. “ 

Ancora una volta come nel 494 a.c. si pretende di socializzare la creazione del valore e non si pone la necessità di socializzare la distribuzione della ricchezza. 

La presunta sinistra istituzionale e le stesse confederazioni sindacali hanno accreditato il paradigma “fate sacrifici, accettate riduzioni di salario, precarietà del lavoro, il jobs act e l’economia ripartirà; e se riparte l’economia ci saranno più benefici per tutti.” 

Non farsi ingabbiare in questo schema è il presupposto per lasciare aperta una prospettiva di cambiamento.

 I rapporti di forza non consentono oggi di pensare a grandi battaglie, ma come proviamo ad argomentare negli articoli di questo numero vi sono le potenzialità per avviare una stagione di lotte capace di unificare la classe partendo dalla difesa del contratto collettivo nazionale, dalla richiesta di significativi aumenti salariali e dall'avvio di una vertenza generale sulla riduzione dell'orario di lavoro.

Obiettivo questo ultimo che coniugato a livello europeo può gettare le basi per un nuovo e forte processo di solidarietà internazionale dei lavoratori.

giovedì 22 ottobre 2020

libertà dalle religioni libertà di espressione

 

CONFLANS: Di fronte all'orrore
Sono lo stupore e il terrore che ci colpiscono di fronte all'orribile assassinio di un insegnante a Conflans-Sainte-Honorine, negli Yvelines. Soprattutto, l'UCL desidera esprimere le sue condoglianze alla famiglia, ai parenti, ai colleghi e agli studenti della vittima.
Come ci arriviamo? Come può un crimine così atroce essere commesso da un diciottenne, evocando i peggiori crimini commessi da Daesh? Queste domande possono solo tormentare la nostra società.
La vittima insegnava storia e geografia alla scuola media e aveva presentato i cartoni di Charlie Hebdo come parte di un dibattito di classe sulla libertà di parola. Questa libertà fondamentale, nessun omicidio, nessun attacco può minarla e l'UCL è visceralmente attaccata ad essa.
Alcuni stanno già cercando di strumentalizzare questo omicidio e di mantenere la confusione tra la popolazione musulmana e il terrorismo jihadista. Non permetteremo che la popolazione venga spezzettata e divisa. Non permetteremo a noi stessi di essere trascinati in una spirale islamofobica che avvantaggia solo coloro che predicano l'odio e la morte.
L'unità contro l'oscurantismo criminale non sarà certamente costruita fianco a fianco con i razzisti o il governo.
Union communiste libertaire, le 18 octobre 2020
 

QUESTO NON è UN LIBRO - QUESTO NON è UN EDITORE. Marcello Baraghini e 50 anni di stampa alternativae oltre ON TOUR


 

Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 presso la sede del Circolo Libertario Emiliano Zapata (via Ungaresca, 3/B) sarà con noi Marcello Baraghini che ci racconterà dei "50 anni di stampa alternativa" (e i mitici millelire) e la nuova avventura editoriale con "Strade Bianche” (durante l’iniziativa invitiamo a rispettare il distanziamento e di munirsi di protezioni individuali).

lunedì 12 ottobre 2020

Quaderni di Umanità Nova scaricabili in PDF


 

 

 

Il settimanale anarchico italiano mette a disposizione liberamente alcuni "Quaderni di Umanità Nova"

Sono usciti fin’ora sei quaderni di Umanità Nova in formato pdf: 

un’intervista ai compagni di Hong Kong, 

due dossier su Fantascienza ed Anarchia, 

Camus e lo Spirito Cooperativo, 

50 Anni dalla Strage di Stato, 

David Graeber – Sulle Macchine Volanti e la Caduta Tendenziale del Saggio di Profitto.

Potete liberamente scaricarli a questo link:

https://mega.nz/#F!LJJR2C6R!xwPzJqo3FCXd2VnzxE-uJA

David Graeber un pensatore anarchico contemporaneo : articoli raccolti dalla biblioteca Borghi

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il 2 settembre 2020 è morto a Venezia, all'età di 59 anni, David Graeber. Con lui scompare prematuramente una delle menti più brillanti dell'anarchismo contemporaneo. Accademico 
e attivista politico, può essere considerato il più importante antropologo sociale della sua generazione, oltre che un punto di riferimento essenziale dei movimenti politici radicali negli Stati Uniti. 
Era nato a New York in una famiglia ebrea della working class. Anarchico fin dalla giovinezza, era  membro dell'IWW . Allievo e amico del grande antropologo Marshall Sahlins, insegnava alla London School of Economics a Londra. Negli Stati Uniti era stato uno degli animatori del movimento Occupy Wall Street (molti gli attibuiscono lo slogan "Noi siamo il 99 per cento"). Era un appassionato sostenitore della causa del Rojava. 

In un articolo dopo la sua morte, pubblicato nel sito della rivista «Gli Asini», Andrea Borella lo presenta nei seguenti termini:
"Era il più inventivo e autorevole pensatore anarchico del nostro tempo, potremmo dire una sorta di Paul Goodman dei nostri giorni, meno travagliato e poetico, più travolgente e vitale, ma con la stessa capacità di travalicare gli ambiti di appartenenza senza in alcun modo rinunciare alla propria radicalità. Era in grado di parlare a chiunque, con il medesimo tono schietto, da una cattedra universitaria o dentro a un megafono: si rivolgeva a tutti. Ha scritto molti libri, ed è stato introdotto in Italia da Elèuthera a partire dal 2006. Alcuni dei suoi ultimi testi hanno avuto una grande risonanza: Bullshit Jobs  [...], rapidamente diventato un classico, affrontava in modo assolutamente inusuale per la sinistra il tema del lavoro: inusuale perché scavalcava il tradizionale angolo visuale delle garanzie, dei diritti, dei contratti, ecc… per aggredire frontalmente la totale insensatezza di una enorme parte del lavoro nelle cosiddette società evolute. Il libro mostrava l’inutilità e assurdità strutturale – la controproduttività, avrebbe detto Illich – del lavoro nei settori più cruciali della società contemporanea, demolendo sia la presunta efficienza del mercato e delle corporations (tanto cara ai liberisti) che la supposta utilità della burocrazia statale e pubblica (altrettanto cara alla sinistra tradizionale). E lo faceva da una prospettiva «antropologica», mettendo al centro l’immenso sperpero di esistenze che questo ingranaggio implica, e chiamando a una ribellione. Ma, anche al di là della dimensione del lavoro, la critica della burocratizzazione del mondo è stata uno dei fulcri delle sue riflessioni: Burocrazia (Il Saggiatore, 2016; il titolo originale, The Utopia of Rules, era più efficace, e rimandava immediatamente all’insensatezza di pensare di poter regolare tutto) e Oltre il potere e la burocrazia (Elèuthera, 2013) rappresentano una delle rarissime proposte di presa di coscienza e opposizione all’accanimento burocratico e all’impazzimento normativo fatte a partire da un punto di vista egualitario, solidale e civico, una critica della burocrazia che a sinistra è ancora un tabù".

Per ricordare David Graeber e invitare a conoscere i suoi testi, nei giorni scorsi nel sito della Biblioteca Libertaria "Armando Borghi" è stata creata un'ampia sezione a lui dedicata. La sezione contiene una selezione piuttosto nutrita di articoli pubblicati in occasione della morte di Graeber (in lingua italiana, inglese e spagnola) e altri documenti di interesse che lo riguardano.

La sezione su Graeber si trova nella pagina "Pensiero libertario contemporaneo", che contiene anche testi riguardanti Murray Bookchin, Noam Chomsky, Colin Ward, Luce Fabbri, Andrea Papi, Salvo Vaccaro e altri. Il link diretto alla pagina è:   http://bibliotecaborghi.org/wp/index.php/pensiero-libertario/

Riporto qui di seguito, per comodità, l'elenco dei contenuti presenti attualmente nella sezione su David Graeber. Cliccando sui titoli dei testi si può accedere direttamente ai contenuti.
 
Gianpiero Landi


Ricordando David Graeber (selezione di articoli pubblicati in occasione della sua morte) 

Sian ChainDavid Graeber, anthropologist and author of Bullshit Jobs, dies aged 59«The Guardian», 03/09/2020  (in inglese)
Viola StefanelloMorto a 59 David Graeber, l’antropologo anarchico statunitense che ispirò Occupy Wall Street«La Repubblica», 04/09/2020
Alberto PrunettiDavid Graeber, la verità ai margini dei movimenti«Il Manifesto», 05/09/2020
Astra Taylor [et al.]David Graeber, 1961-2020«The New York Review of Books», 05/09/2020 (in inglese)
Giacomo BorellaIn ricordo di David Graeber«Gli Asini», 07/09/2020
Benjamin BalthaserDavid Graeber, in memoria di un ebreo-non-ebreo«Jacobin Italia», 07/09/2020
Veronica BarassiDavid Graeber e le Possibilità Umane«Le Parole e le Cose.it», 08/09/2020
Viola VertigoPer David Graeber: chi ha compagn* non muore mai«Dinamopress», 08/09/2020
Lorenzo VelottiDavid non ci vorrebbe Graeberiani«Gli Asini», 10/09/2020
Flavio Figliuolo ed Enrico VocciaSiamo sempre il 99% ma uno ci manca«Umanità Nova», 13/09/2020
Simone CerulliLo sguardo sul mondo di David Graeber«Dinamopress», 13/09/2020
Enzo RossiOccupy the Future. In memoria di David Graeber«Le Parole e le Cose.it», 14/09/2020
Enzo RossiDavid Graeber, antropologo del futuro«Jacobin Italia», 15/09/2020
Octavio AlberolaDavid Graeber y el anarquismo«Dominio Público», 19/09/2020 (in castigliano)

Altri documenti:

► Enrico Voccia, Testi per capire il presente: 1 – David Graeber, Debito, «Umanità Nova»,  a. 100, n. 23, 28/06/2020.

► Enrico Voccia, Testi per capire il presente: 4 – David Graeber, Bullshit Jobs, «Umanità Nova», a. 100, n. 27, 20/09/2020.

giovedì 8 ottobre 2020

Ottobre/Novembre/Libertariamente! INAUGURAZIONE BIBLIOTECA LIBERTARIA "MAURO CANCIAN" DI PORDENONE E SEDE CIRCOLO ZAPATA

 



A partire da sabato 10 ottobre con una "ufficiale" INAUGURAZIONE della nostra nuova sede, ci si ritrova in P.zza "Migranti" (P.zza Risorgimento) con 

- una Mostra degli striscioni storici degli anarchici ed antimilitaristi pordenonesi, imperdibile! Si racconterà del circolo alla vigilia dei suoi 40 anni di attività

  • presente un banchetto con le novità librarie a carattere anarchico e libertario e con un anteprima live del cantautore Alessio lega, reduce dalla recente vittoria al Club Tenco come miglior interprete per l'album "Nella corte dell'Arbat"

  • dalle 19.00 circa si proseguirà in Via Ungaresca 3/B presso i nuovi locali del Circolo Zapata prima con un ricco buffet e infine godendosi il concerto di Alessio Lega con il suo nuovo lavoro su Bulat Okudžava.


Sabato 24 ottobre alle ore 18.00 sarà con noi Marcello Baraghini che ci racconterà dei "50 anni di stampa alternativa" (e i mitici millelire) e la nuova avventura editoriale con "Strade Bianche"!


Venerdì 30 ottobre sarà ospite nella nostre sede l'Osservatorio Antigone con il professore Giuseppe Mosconi dell'Università di Padova, parleremo delle torture ordinarie (che occasionalmente fanno scalpore per poi tornare nell'oblio) che subiscono i carcerati, come emerso con i casi di Piacenza e Torino, fino a cercare di avere una visione complessiva della situazione carceraria grazie al "XVI Rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione", affrontando Il carcere al tempo del Coronavirus. 


Infine con inizio novembre, esattamente sabato 7, dalle 18.00 presso la nostra sede avremo con noi Olmo Losca, poeta sociale, che ci presenterà il libro "Sentieri in Cammino". Un libro tascabile (100 pagine) di racconti sociali. Spazieremo con lui, grazie anche alla lettura dei suoi testi, su tematiche di che vanno dall'arte come attivismo all'antispecismo.

Dopo una pausa a base di ottima cucina vegana grazie alla collaborazione con "il Rifugio Bosco di Morgana" e "Vegrind", avremo sul palco gli "Anèdone", un originale rock d'autore con Francesco “Franz” Martinello (voce e chitarra), Francesca “Meggie” Covre (chitarra e voci) e Giacomo “Jacu” Iacuzzo (percussioni, drum-pads e campionamenti).

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Saranno rispettati i distanziamenti e le protezioni individuali di prevenzione Covid.


Circolo Libertario “Emiliano Zapata” - Via Ungaresca, 3/B - Pordenone

Solidarietà ai 51 antifascisti arrestati a Salonicco

 Solidarietà ai 51 antifascisti arrestati a Salonicco

 

 


 

La sera del 16/9/2020 a Salonicco, in Grecia, durante un intervento sociale i compagni antifascisti stavano cancellando collettivamente slogan e graffiti fascisti, scritti qualche giorno prima dai membri del nuovo partito neonazista “Greci per la patria”, fondato da Ilias Kassidiaris, ex rappresentante del partito nazista “Alba Dorata”. I graffiti nazisti sono stati sostituiti con graffiti e slogan antifascisti. Verso le 22:30 i nostri compagni erano circondati da un grande spiegamento di forze di polizia che li attaccavano senza motivo. 51 compagni sono stati portati in custodia presso il Quartier Generale della Polizia di Salonicco e tenuti lì da 2 a 4 giorni nelle condizioni più deplorevoli. In totale, 15 di loro sono rimasti feriti, mentre altri 2 sono stati ricoverati in ospedale a causa delle pesanti ferite provocate dalla polizia. Durante l’arresto e la custodia i poliziotti non hanno mai smesso di provocare e di abusare del potere concesso loro dallo Stato, per fiaccare lo spirito dei nostri compagni.
I 51 arrestati sono stati portati davanti al pubblico ministero e agli inquirenti, dove sono state mosse loro le seguenti accuse oltraggiose e false: i) disobbedienza perché si sono rifiutati di farsi prendere le impronte digitali e le foto; ii) violazione della quiete pubblica (è un’accusa molto comune che viene formulata ogni volta che qualcuno protesti); iii) distruzione di un sito pubblico, per gli slogan antifascisti che hanno scritto per coprire quelli fascisti. A quanto pare, per il tribunale greco della “giustizia” borghese è consentito solo il discorso di odio fascista sui muri; iv) violazione della legge sulla protezione delle antichità; v) possesso illegale di armi, perché gli antifascisti brandivano bandiere ed elmetti anarchici; vi) procedimento penale per “danneggiamento di monumento”. Questa accusa è stata fatta attraverso il soprintendente, che non ha avuto alcun problema a sostenere questa oscena menzogna, anche se il “monumento” che è stato danneggiato sono in realtà le panchine vicino all’attuale monumento storico di Salonicco, la “Torre Bianca”. Quello che è interessante è che la costruzione di quelle panchine nel 2008, che facevano parte del piano di riqualificazione commerciale della zona di Vasilis Papageorgopoulos (ex sindaco della città e membro del partito di destra “Nuova Democrazia”, ora al governo, che è stato liberato dal carcere dopo aver sottratto 30.000.000 di euro dai fondi comunali), è stata quella che ha effettivamente distrutto l’area intorno al monumento storico della città. Inutile dire che gli slogan antifascisti sono stati agevolmente ripuliti nei giorni successivi dagli operatori ecologici della città, lasciando naturalmente intatti quelli fascisti.
Questo attacco provocatorio contro i membri del movimento antifascista dimostra i veri colori dell’oppressione capitalista e la tolleranza dello Stato nei confronti dei fascisti, che essi alimentano costantemente come la loro riserva più reazionaria. Questo attacco oppressivo ai nostri compagni è per noi chiaramente una provocazione aperta da parte dello Stato e della polizia a pochi giorni dalla manifestazione antifascista annuale in occasione dell’anniversario dell’assassinio di Pavlos Fyssas (musicista hip hop antifascista assassinato dai fascisti di Alba dorata) e dal completamento del processo contro quest’ultima criminale organizzazione neonazista (per la quale la richiesta del pubblico ministero prevede un trattamento più favorevole). Eppure il 18/9/2020 massicce manifestazioni in tutto il Paese hanno dato un forte messaggio di resistenza e di lotta contro lo Stato, i capitalisti e lo “Stato profondo” fascista. Nella città di Salonicco 3000 manifestanti hanno riempito le strade della città per la manifestazione antifascista.
Non lasceremo i nostri compagni e le nostre compagne o qualsiasi membro del movimento anticapitalista e antifascista nelle mani dell’oppressione dello Stato. La nostra solidarietà verso gli antifascisti arrestati quel giorno è garantita e infinita. E’ nostro obbligo collettivo creare una rete di sicurezza per difenderli di fronte all’accusa vendicativa dello Stato e dei suoi meccanismi. Il sostegno politico e la solidarietà ai nostri compagni fa parte del nostro dovere di membri del movimento antifascista internazionale. Come anarchici e anarchiche e antifascisti/e li sosterremo in ogni modo, continuando incrollabilmente la nostra lotta collettiva per l’emancipazione di classe e per la giustizia proletaria.

NESSUN PROCEDIMENTO PENALE AI 51 ANTIFASCISTI ARRESTATI A SALONICCO, IN GRECIA, IL 16/9/2020

LOTTA DI CLASSE INTERNAZIONALISTA E INTRANSIGENTE CONTRO CHI OPPRIME LA CLASSE OPERAIA

MORTE AL FASCISMO

LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA

☆ Αναρχική Ομοσπονδία (Grecia)
☆ Federación Anarquista de Rosario (Argentina)
☆ Aotearoa Workers Solidarity Movement (Nuova Zelanda/Aotearoa)
☆ Federación Anarquista Santiago (Cile)
☆ Federación Anarquista Uruguaya (Uruguay)
☆ Coordenaçao Anarquista Brasileira (Brasile)
☆ Organización Anarquista de Córdoba (Argentina)
☆ Die Plattform-Anarchakommunistische Organisation (Germania)
☆ Libertaere Aktion (Svizzera)
☆ Workers Solidarity Movement (Irlanda)
☆ Anarchist Communist Group (Gran Bretagna)
☆ Grupo Libertario Vía Libre (Colombia)
☆ Alternativa Libertaria / FdCA (Italia)
☆ Organisation Socialiste Libertaire (Svizzera)
☆ Zabalaza Anarchist Communist Front (Sudafrica)
☆ Union Communiste Libertaire (Francia)
☆ Embat Libertarian Organisation (Catalogna)

venerdì 25 settembre 2020

il Cantiere aperiodico settembre 2020 a cura della Commissione Mondo del lavoro di Alternativa Libertaria

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Primo numero de “il Cantiere” raccolta di materiali di intervento dei comunisti anarchici nella lotta di classe

In questo numero si parla

-Riduzione orario lavorativo e aumento salariale

-Lotta di classe e crisi sanitaria

-Opposizione di classe in Bielorussia

-Ruolo antiecologista dello stato

PER SCARICARLO

OLTRE IL VOTO

 

Mentre il referendum istituzionale si avvia al suo epilogo, caratterizzato da una tardiva resipiscenza dell’elettorato (troppo tardi per cambiare l’orientamento della maggioranza, vista la costante crescita del no mano a mano che si discuteva della cosa) i guastatori dell’edificio costituzionale affinano le armi, chi proponendo e preannunciando una riforma presidenzialista, chi proponendo il superamento del bicameralismo perfetto.
Intanto il dibattito su una nuova legge elettorale è di là da venire e ancor meno chiare sembrano le scelte da fare. L’Ipotesi è che la maggioranza finisca per adottare una legge proporzionale per bloccare la destra che sostanzialmente mantiene le sue posizioni; la battaglia sembra essere tutta sull’entità della soglia di sbarramento da adottare.
Particolarmente interessati al problema Calenda, il suo omologo sciocco di
“Italia morta”, con il suo seguito di cadaveri politici, e Liberi e uguali che,
malgrado una buona gestione da parte di Speranza del Ministero della Salute si
trascina stancamente e non convince per assenza di unità di intenti e di programma.
A contendersi la torta anche un M5S ridotto all’ombra di se stesso, spappolato in tre: un reggente al cadavere – capo politico facente funzioni -un doppiopettista che fa finta di fare il Ministro degli Esteri e un giocatore fuori campo, Disfattista.
Lo accompagna degnamente un modesto amministratore alla guida del sedicente gran partito della sinistra, il PD. Dall’altra parte una destra che si accredita e si stabilizza e istituzionalizza sempre più in perenne crescita e il partito leghista sempre più diviso al suo interno, con la sua costola personale veneta che prende le distanze in rappresentanza di quell’area di amministratori e faccendieri che operano con piglio manageriale e tanta poca consistenza sui territori.
Tutto questo mentre il paese si prepara a navigare in un mare incerto e insidioso. rappresentato plasticamente dalla riaperture delle terapie intensive, ma tutto sommato convinto che sia pure per inerzia meglio non si sarebbe potuto fare. Così si spiega il consenso a Conte. Perciò non stupisce nessuno l’affermazione del premier che comunque vadano le elezioni regionali non cambierà nulla.
L’aggregato tecnocratico che ruota intorno alla Presidenza del Consiglio, facendosi forte del sostegno dell’Europa, si appresta a definire termini e condizioni alle quali, spendere i 209 miliardi di prestito europeo, nel rigoroso rispetto della divisione internazionale del lavoro, si appresta a gestire il bottino e a distribuire i
dividendi.

Il paese dopo dopo il corona virus

Sia chiaro la pandemia non è finita ne finirà presto, ma già si intravedono alcuni mutamenti strutturali sulle cui conseguenze occorre riflettere È del tutto evidente che il lavoro non sarà più lo stesso. Crescerà telelavoro e lavoro a distanza con uno sconvolgimento dei tipi e degli stili di vita che andranno studiati. Venendo meno l’aggregazione fisica sul posto di lavoro diminuiranno le tutele e il rapporto di lavoro tenderà a individualizzarsi. Gli spazi per la propria vita diminuiranno, a cominciare da quelli fisici (la casa diviene l’ufficio) come diminuirà la proprietà di un proprio
tempo vita, conferendo al datore di lavoro larga parte della disponibilità del proprio privato.
Forse dalla delocalizzazione lavorativa ricaveremo una vita meno stressata con minori spostamenti, con un indubbio vantaggio per l’ambiente, ma al tempo stesso la disseminazione delle attività sul territorio tenderà a far scomparire i luoghi di aggregazione, modificando anche comportamenti interpersonali che tenderanno a un crescente individualismo e al trasferimento della comunicazione sul web.
Ma questo processo non si estenderà a tutti creando delle aree (di classe) separate dove il discrimine non è necessariamente solo economico e di reddito, ma anche di collocazione sociale e umana. In questi tanti mondi separati da recinti invisibili e pur esistenti e reali crescerà una componente di soggetti dedita ai lavori manuali sempre più marginalizzata, che riguarderà intere aree produttive e soprattutto quella agricola, dove è crescente l’utilizzazione di lavoratori manuali, spesso immigrati, sottopagati e sfruttati. Crescerà la logistica e la vendita per corrispondenza distruggendo la distribuzione attraverso negozi che non dava solo lavoro ma socialità. In questo nuovo contesto il “salto” tra le diverse collocazioni sociali sarà sempre più difficile e raro, ponendo fine a una mobilità sociale che già prima mostrava tutti i suoi limiti.
Tanto ancora dobbiamo capire e lo scopriremo solo vivendo: navighiamo a vista.

Transizione e gestione del territorio.

Alla luce di queste considerazioni si capisce che l’importanza delle elezioni regionali e del loro esito trascende la valutazione che possiamo dare su questo o quel partito che le governerà. I poteri locali, la gestione del territorio, le scelte sul campo relative a che fare e dove farlo, la gestione dei servizi, la vivibilità delle città e dei borghi, la stessa
localizzazione delle attività produttive, l’allocazione delle risorse, la distribuzione della popolazione sul territorio, l’organizzazione del servizio sanitario e sempre più la stessa gestione dell’istruzione sono compiti dei poteri locali.
Agli enti decentrati sul territorio guarda come referenti privilegiati la stessa Unione Europea facendone i terminali della propria azione, consapevole di dover in una prima fase disarticolare i poteri statali per costruire poi coesione sul territorio verso una nuova identità collettiva. Ma se così è – anche in parte – allora non è di secondaria importanza chi e come gestisce l’attività degli enti territoriali. Si affaccia quindi una nuova importanza – diremmo quasi la centralità delle autonomie – nella gestione e  trasformazione della società e dei rapporti produttivi, perché è di questi enti la responsabilità delle scelte sulla gestione delle politiche abitative, del verde pubblico, della respirabilità dell’aria, della qualità della vita e di tanto altro.
È per questi motivi che riteniamo – riflettendo – di aver sottovalutato l’importanza e il significato di questa scadenza, ragionando in termini di tifoseria nell’attribuire la vittoria a questo o a quello. A nostra scusa a farci persistere nell’errore è l’assoluta inconsapevolezza delle forze politiche parlamentari che si sono dotati di programmi vuoti e privi di contenuto.

Tornare ai territori

Ma noi non facciamo parte di un partito politico parlamentare, il nostro comunismo anarchico rifiuta la delega, privilegia l’azione diretta, l’organizzazione sul territorio in strutture partecipate che si danno degli obiettivi e li perseguono con determinazione, cercando di aggregare i soggetti interessai in ragione della loro collocazione di classe,
fornendo loro consapevolezza. Noi promuoviamo l’organizzazione dal basso delle classi subalterne, convinti come siamo che differenti interessi dividono le persone e che le loro scelte dipendono appunto dalla loro collocazione di classe.
Ecco perchè bisogna operare per creare sul territorio e dar vita ovunque a organizzazioni antagoniste, sulla base di un fronte ampio che raccolga le forze per indirizzarle verso la difesa dei diritti ed interessi delle classi subalterne, vigilando sulla gestione del territorio, sulla disponibilità di accesso ai servizi sanitari e scolastici, su tutti quei settori e quelle attività dalle quali dipende la qualità della vita e che fanno della nostra esistenza un percorso vissuto di solidarietà.                                                      Solo accettando questa sfida potremo guardare con più serenità e consapevolezza al domani in una vita vissuta per noi stessi e per le generazioni che verranno.    

La Redazione Newsletter dell'U.C.A.d'I.

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)