Il capitalismo maturo dell'Occidente (Stati Uniti ed Europa) con le sue crisi cicliche sempre più frequenti e profonde sta spingendo molti paesi considerati "ricchi", Italia in primis, verso una precarizzazione selvaggia e, di conseguenza, verso un aumento della povertà. Non ci si può meravigliare, dunque, che un numero sempre maggiore di persone senta il bisogno di manifestare il proprio dissenso e di rivendicare un'alternativa a questo sistema energivoro e violento.


Anche limitandoci al "nostro piccolo", la situazione non cambia, anzi. Il gioiellino "Nord Est" non è più così brillante, basti pensare a quante fabbriche o attività produttive nell'ultimo anno hanno chiuso i battenti o hanno subito una pesante ristrutturazione. Alla messa in mobilità ed al licenziamento di migliaia di persone la classe partitica locale, ma sarebbe uguale se parlassimo di quella nazionale, dimostra tutta la sua inadeguatezza, non riuscendo a dare altre risposte se non mettere in campo i "soliti" ammortizzatori sociali. Appare così evidente che, messa alle strette, la gerarchia politica in ogni ordine e grado, dal regionale al comunale passando per le province, oggetto recentemente di una parziale abolizione, sarà costretta a mostrarsi con il volto che gli è proprio, ovvero quello di "pompiere sociale". A Pordenone ne abbiamo avuto un esempio proprio prima dell'estate, quando il sindaco Pedrotti, prima aizzato e poi spalleggiato dai presunti detrattori di centro-destra (in prima fila Ciriani e Narduzzi, rispettivamente PDL e Lega), se ne è uscito con la decisione di imbrigliare le manifestazioni in città con disincentivi tanto assurdi quanto inaccettabili.


Tale scelta è grave sotto molteplici aspetti. Per quando detto sopra e non solo è facile prevedere un autunno caldo, i lavoratori e le lavoratrici dovranno più volte scendere in piazza per difendere il loro posto di lavoro, la loro pensione e, visto le "cure" prospettate dal governo, i più elementari diritti. A queste richieste legittime, mentre a parole si dimostra comprensione, nei fatti si persegue la repressione. Ancor più aberrante è il fatto che questo rigurgito liberticida si sia palesato all'indomani della grande manifestazione dei migranti di Pordenone; del resto si tratta del classico "forti con i deboli", ovvero la sempreverde attitudine a prendersela con l'anello più debole della cittadinanza, con chi non solo vive la crisi come o più degli autoctoni ma che, in virtù della sua "non italianità" subisce perennemente uno stato di ricatto giuridico e lavorativo.


Come antirazzisti e libertari non ci è possibile tacere e rimanere inattivi di fronte a questo attacco alla libertà di dissenso in città. La nostra legittima indignazione si concentra in particolar modo su tre punti imprescindibili:


- il diritto a manifestare nella pienezza delle strade, dei quartieri e delle piazze della città è inviolabile;


- contro le politiche di riduzione dell'agibilità politica sociale va contrapposta una pratica di difesa degli spazi esistenti per l'ampliamento dei diritti e dei luoghi di socialità;


- va respinto ogni tentativo di limitare il diritto a manifestare per garantire la circolazione automobilistica perché pretestuoso e fuorviante.


Siamo persuasi che questa lotta sia prima di tutto una lotta della città, di noi tutti; di chi, come noi, ha a cuore la difesa di ogni spazio di libertà, dove possano esprimersi le più diverse rivendicazioni: da quelle dei migranti a quelle dei beni comuni, passando per l'anello unificante che sono le rivendicazioni del lavoro. Per questo lanciamo un appello da far circolare ad ogni livello della società "incivile" per costruire assieme una manifestazione di piazza; anzi, se alla legittima necessità di manifestare dissenso e protesta per le condizioni d'ingiustizia sociale ed economica si sfoderano operazioni autoritarie, proponiamo che tale manifestazione sia autoconvocata e non autorizzata, propagandola come tale e mettendo quindi in luce la natura provocatoria di tale scelta: opporre la libertà alla censura, la creatività all'oscurantismo!


Ma questa è solo una proposta, ad oggi quello che più ci preme e chiedere a chi è interessato a questa difesa delle libertà civiche più elementari di trovarci e discutere insieme sul da farsi. Proponiamo quindi un'assemblea aperta verso la seconda metà di settembre in un luogo da definire.


Iniziativa libertaria