ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

venerdì 28 novembre 2014

Droni da guerra per monitorare l'ordine pubblico

I Predator a supporto delle operazioni di Polizia e Carabinieri di Antonio Mazzeo Dalle guerre in Afghanistan e Libia alla vigilanza di piazze, cortei, manifestazioni e azioni di lotta contro le politiche di austerity del governo italiano. I “Predator” dell’Aeronautica militare, dopo essere stati schierati nei principali scacchieri di guerra mediorientali e africani saranno messi a disposizione delle forze di Polizia e dei Carabinieri per interventi d’ordine pubblico e vigilanza del territorio. Nei giorni scorsi è stato firmato a Roma un accordo che prevede il “concorso con i velivoli senza pilota Predator ad attività istituzionali della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri”, riferisce il Comando dell’Aeronautica italiana. Il protocollo d’intesa, mai discusso in sede parlamentare, è stato siglato dal capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica gen. Pasquale Preziosa, dal Capo della Polizia Alessandro Pansa e dal Comandante Generale dei Carabinieri, gen. Leonardo Gallitelli. L’uso dei “Predator” in funzione di controllo interno rappresenta l’ennesimo salto di qualità nella gestione “militare” dell’ordine pubblico, in linea con le più recenti elaborazioni strategiche in ambito Nato (le cosiddette Urban Operations) che propongono l’intervento in future operazioni urbane anti-sommossa di reparti super-specializzati e super-armati di professionisti formatisi nelle operazioni di “guerra asimmetrica” in Iraq e Afghanistan. I velivoli a pilotaggio remoto che l’Aeronautica metterà a disposizione di Polizia e Carabinieri saranno gli RQ-1A e RQ-9B in possesso del 32° Stormo con sede ad Amendola (Foggia). La versione più vecchia del “Predator” è lunga 8,2 metri, ha una larghezza alare di 14,8 m e può raggiungere una velocità di crociera di 135 km/h e un’altitudine di 7.800 metri. L’RQ-9B, noto anche come “Reaper”, è una versione più aggiornata e sofisticata del drone prodotto dall’holding statunitense “General Atomics”: ha una lunghezza di 11 metri, un’apertura alare di 20 e può volare a 440 Km/h e a 15.000 metri dal suolo. I “Predator” hanno la capacità di rimanere in volo per lungo tempo (oltre 20 ore) nell’area di operazione, con possibilità di essere dirottati in qualsiasi momento verso nuovi obiettivi. I velivoli senza pilota vengono impiegati normalmente in missioni d’intelligence, sorveglianza e acquisizione dei target, grazie all’impiego di avanzati sistemi di scoperta elettro-ottici ed infrarosso, diurno e notturno, e di potenti radar per l’individuazione di obiettivi di superficie. In via secondaria i “Predator” sono impiegati dalle forze armate nell’ambito di operazioni di pattugliamento aeronavale, ricerca e soccorso. “Questi velivoli a pilotaggio remoto sono in grado di assolvere un’ampia gamma di compiti dimostrando elevate doti di flessibilità, versatilità ed efficacia”, spiega il Comando generale dell’Aeronautica militare. “È possibile, ad esempio, rilevare la presenza di minacce quali ordigni esplosivi improvvisati che rappresentano il pericolo più insidioso e diffuso nei teatri operativi odierni. Possono inoltre essere effettuate missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica o radiologica, oppure acquisire dati ed informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni in zone potenzialmente oggetto di operazioni. Le caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini, l’attività diretta all’antiterrorismo, il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia, l’intervento in caso di calamità naturali e la sorveglianza del fenomeno dell’immigrazione clandestina”. Nei mesi passati i “Preadator” del 32° Stormo di Amendola sono stati impiegati per il pattugliamento del Mediterraneo centrale nell’ambito dell’operazione aeronavale “Mare Nostrum” condotta dalle forze armate per contenere il transito delle imbarcazioni di migranti e richiedenti asilo in fuga dal Nord Africa e il Medio oriente. Anche dopo il recente passaggio di consegne all’operazione Triton a guida Frontex, l’agenzia europea di contrasto all’immigrazione, i droni dell’Aeronautica continuano a volare nei cieli mediterranei con sortite fino ai confini meridionali della Libia con Ciad e Sudan. Anche in passato, i droni dell’Aeronautica militare erano stati impiegati in operazioni di “sicurezza interna” e controllo dell’ordine pubblico a favore della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri: ad esempio, durante il vertice intergovernativo Russia–Italia, tenutosi a Bari nel marzo 2007 o il G8 dell’Aquila del 2009. Con l’accordo dei giorni scorsi, l’Aeronautica militare entra a pieno diritto nella “prevenzione anti-crimine” in territorio italiano: i suoi droni grandi fratelli, potranno spiare liberamente comunità e singoli cittadini, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. La prima batteria di “Predator” fu utilizzata dal 32° Stormo di Amendola dalla base di Tallil, in Iraq nel gennaio 2005, in supporto del contingente terrestre della missione “Antica Babilonia”. Nel maggio 2007 i droni furono trasferiti pure nella base di Herat, sede del Comando regionale interforze per le operazioni in Afghanistan (RC-West), dove hanno continuato ad operare ininterrottamente sino ad oggi. Nel corso delle operazioni belliche contro la Libia della primavera-estate 2011, i velivoli a pilotaggio remoto hanno avuto un ruolo guida per consentire i bombardamenti dell’Aeronautica italiana e dei partner della coalizione internazionale anti-Gheddafi. Lo scorso mese d’agosto, due “Predator” sono stati schierati a Gibuti, in Corno d’Africa, nell’ambito della missione antipirateria dell’Unione Europea “Atalanta” e a supporto delle forze governative somale in lotta contro le milizie di Al Shabab. A fine ottobre, altri due velivoli senza pilota dell’Aeronautica militare sono stati trasferiti nello scalo aereo di Kuwait City per operare a favore della coalizione internazionale anti-Isis in Iraq e Siria. Adesso è l’ora della guerra sul fonte interno. Cortei e stadi, la polizia userà i droni: gli stessi utilizzati coni terroristi in Afghanistan ROMA - Ora sono nel Corno d'Africa. Prima hanno scortato le missioni italiane in Afghanistan, l'operazione di soccorso ai migranti Mare Nostrum e le manifestazioni internazionali più importanti, come la visita del presidente americano Barack Obama a Roma. Da questo momento in avanti, però, i droni dell'Aeronautica militare potranno essere utilizzati anche a supporto di Polizia e Carabinieri nelle operazioni di ordine pubblico. Con compiti specifici e non adatti a tutte le manifestazioni pubbliche, precisano dall'Aeronautica militare: «I droni forniscono dati complessi. Accanto al pilota che comanda il velivolo ovviamente da terra, lavorerà costantemente un analista capace di decrittare e analizzare i filmati realizzati». La differenza - o meglio, una delle tante - è che le immagini realizzate saranno precise al dettaglio e che la sorveglianza dall'alto sarà praticamente invisibile, visto che questo genere di velivoli vola ad altezze da aereo di linea ed è silenziosissimo. I RISPARMI L'accordo per l'utilizzo dei velivoli senza pilota da parte delle forze di polizia è stato siglato ieri a Roma dal capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Pasquale Preziosa e dai capi di Polizia e Carabinieri Alessandro Pansa e Leonardo Gallitelli. Un'intesa, ha detto Preziosa, «già in atto», che consentirà di «aumentare il livello di sicurezza dei nostri cittadini»: «L'esperienza maturata in anni di utilizzo nei vari teatri operativi all'estero, ci ha consentito di acquisire un know how che ora torna utile anche per altri scopi. La tecnologia esce dagli hangar e si mette al servizio delle forze di polizia». Nelle intenzioni dei firmatari, l'intesa farà inoltre risparmiare parecchi soldi allo Stato, in quanto i costi effettivi saranno soltanto quelli relativi al volo dei Predator. L'impegno della Polizia sarà alleggerito anche dal fatto che la presenza dei velivoli potrebbe portare ad una riduzione dell'utilizzo degli elicotteri per gli stessi compiti. «Con questo accordo abbiamo acquistato a prezzo zero il meglio che c'è sul mercato, strumenti complessi e costosi che saranno a nostra disposizione» ha sintetizzato Pansa. 20 ORE DI VOLO I Predator possono volare per oltre 20 ore consecutive senza necessità di atterrare o fare rifornimento. E sono in grado di trasmettere immagini in diretta, di giorno e di notte, di individuare obiettivi sul terreno, di dare indicazioni precise a chi si muove a terra su quanto si troverà davanti, di sorvegliare una determinata zona senza esser visti. Per questo il Predator potrà essere utilizzato per sorvegliare manifestazioni, cortei e proteste di piazza ma tornerà utile anche in occasioni di incontri di calcio o operazioni di polizia sul territorio, per il controllo di strade e autostrade o per la sorveglianza di determinati luoghi e di intere aree. Pansa non è sceso nei dettagli, ma ha confermato che i velivoli serviranno «per la sorveglianza elettronica in tutte quelle situazioni in cui è necessario avere a disposizione uno strumento che consenta di raccogliere immagini e informazioni altrimenti non possibili». Li useremo, ha aggiunto Gallitelli «solo a ragion veduta, sul piano della prevenzione e della repressione».

giovedì 27 novembre 2014

Oklahoma (USA): l'IWW solidarizza con la campagna #YesAllDaughters contro gli stupri nelle scuole

Oklahoma (USA): l'IWW solidarizza con la campagna #YesAllDaughters contro gli stupri nelle scuole Documento di solidarietà dell'Oklahoma IWW con #YesAllDaughters Studenti e studentesse della Norman High School a Norman, in Oklahoma, usciranno dalle loro classi alle 9.20 di lunedì 24 novembre per essere salutat* da centinaia di attivist* e sostenitori/trici solidali con loro con grande coraggio. Perchè? Per tutto lo scorso semestre, uno studente di 18 anni della Norman High School ha violentato tre studentesse, ha reso pubblico lo stupro ed umiliato le vittime. Queste ragazze hanno subito atti di bullismo e maltrattamenti: una è stata costretta a lasciare la scuola a causa delle continue minacce; un'altra non riusciva più ad entrare a scuola perchè aggredita dagli amici dello stupratore. Ad un'altra che aveva reagito alle molestie è stato chiesto di lasciare la scuola per il resto dell'anno finchè le cose non "andavano a posto". L'amministrazione scolastica ha punito le vittime per auto-difesa e non ha fatto nulla per colpire gli stupri, le aggressioni sessuali e le molestie all'interno della comunità scolastica. Un coraggioso gruppo di studenti/esse, sostenitori/trici ed amici/che delle vittime hanno deciso di prendere l'iniziativa contro questa ingiustizia. Tre settimane fa, dopo riunioni in un caffè ed in casa, un ristretto gruppo organizzativo ha pensato come costringere l'amministrazione ad affrontare la questione. Tramite la cooperazione con attivist* e media locali, è nata la campagna #YesAllDaughters che ha ottenuto quasi 5000 likes in due settimane, portando i media ad interessarsi alla questione (tra cui un gruppo editoriale di Jezebel) e centinaia di studenti/esse e sostenitori/trici a manifestare fuori della scuola il lunedì successivo. In quanto sindacato impegnato nella abolizione del patriarcato e di tutte le forme di sfruttamento, l'Industrial Workers of the World (IWW) si schiera solidale con quest* studenti/esse ed era presente alla manifestazione. Christophe Parsons, delegato per l'IWW dell'Oklahoma IWW, ha fatto parte del gruppo degli organizzatori. Parsons ha dichiarato che: "In quanto amico delle vittime ed in quanto sindacalista rivoluzionario impegnato nella costruzione di un nuovo mondo, l'inazione non era possibile. Sono orgoglioso de* mie* compagn* di scuola e dei/lle sostenitori/trici nel quartiere che si sono strett* intorno a queste ragazze, e sono orgoglioso del mio sindacato che ha dimostrato un'incredibile solidarietà e sostegno per questo evento." "Chiunque nega il ruolo del patriarcato all'interno dell'oppressione, chiunque fa propri l'uguaglianza di genere ed il femminismo non può dirsi rivoluzionario. L'IWW dell'Oklahoma non resterà silente di fronte ad una simile ingiustizia commessa contro le nostre ragazze e che ha colpito la nostra comunità" ha dichiarato Parsons. L'IWW-Oklahoma fa propria la rabbia degli/lle studenti/esse-attivist* e si schiera a fianco della loro lotta e per la lotta di tutte le vittime del patriarcato. #YesAllDaughters ______________________________________________________________________________ Oklahoma Industrial Workers of the World (traduzione a cura di ALternativa Libertaria/fdca-Ufficio relazioni internazionali)

OVUNQUE KOBANE

Kobane è la città del Kurdistan siriano sotto attacco da parte delle milizie di ISIS. A Kobane e nella regione del Rojava la popolazione ha dato vita, da più di due anni, a forme di sperimentazione più o meno ampie di autogoverno territoriale e di superamento delle discriminazioni di genere. E' una regione del nord della Siria, abitata in prevalenza da gente di lingua curda ma anche assira, caldea, turca, armena, araba. Si tratta di una zona da troppo tempo scenario di scontri di potere, tanto su base regionale quanto globale, che continuano a martoriare la popolazione. Lo sanno bene gli uomini e le donne in armi che difendono la propria autonomia non solo dalle truppe dell’ISIS ma anche dalle pressioni degli Stati Uniti, che subordinano il proprio appoggio alla resistenza alla rinuncia all'esperienza di autogoverno popolare. Le frontiere con la Turchia restano serrate per i volontari e le armi dirette a Kobane sotto assedio, così come per chi è in fuga dalle zone occupate; l'esercito turco non si è fatto scrupolo a sparare sugli attivisti accorsi in aiuto dei profughi. Il passaggio però è garantito alle truppe del Kurdistan iracheno, regione controllata da vent’anni dal PDK, partito filo statunitense di Barzani. Il PDK nei mesi scorsi ha di fatto lasciato a ISIS campo libero, ritirandosi di fronte all'avanzata senza curarsi della popolazione civile, soccorsa – per quanto possibile - dalle milizie del PKK (turco) e del YPG (siriano). Il PDK ora tenta di accreditarsi come unico referente della resistenza in armi, marginalizzando le milizie di autodifesa popolare che concretamente da mesi resistono all'assedio, tra mille difficoltà e in condizione di inferiorità numerica e militare. L’autogoverno del Rojava sta dimostrando sul campo la possibilità di un’alternativa alla spartizione del Medio Oriente, alla guerra fratricida, alla oppressione femminile, alla rapina delle risorse. Ma si trova stretto in una morsa di interessi contrapposti, assediato e minacciato quotidianamente nella sua stessa esistenza. Di tutto questo, in Italia i media mainstream hanno parlato poco e male, quasi esclusivamente in una generica - e spesso razzializzante e quindi razzista - chiave anti-islamica. Nonostante ciò, molte sono state le iniziative dal basso che hanno cercato di raccontare, conoscere, capire. Una verità che, seppur parziale, tenta di dar voce a chi direttamente ogni giorno lotta e resiste. OVUNQUE KOBANE “autogoverno e resistenza popolare in Rojava” PORDENONE Sabato 29 ore 18.00 via Pirandello, 22 sede E. ZAPATA conferenza con Yilmaz Orkan rapp. UIKI ~ Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia organizza il Coordinamento Libertario Regionale www.info-action.net

mercoledì 26 novembre 2014

Project Financing in sanità ...?

un articolo di Ivan Cavicchi su PF in sanità. [ACM_2]«Ora basta». Lo scrivono tutti i medici di Vicenza in un documento condiviso da tutti i sindacati e perfino dall’ordine. Non ce la fanno più a pagare il conto di politiche sanitarie sbagliate, di gestioni fasulle, di speculazioni vergognose. Si ribellano alla doppia immoralità della regione Veneto che sacrifica le necessità di cura dei malati e permette che “strumenti di finanza di progetto” si dissanguinino le finanze regionali, gli stipendi di chi lavora e i diritti di chi sta male. Ma a cosa si riferiscono i medici di Vicenza? A un particolare tipo di debito occulto di cui nessuno parla e al quale il Veneto, e molte altre regioni,ha fatto spesso ricorso , e che si chiama “contratto di concessione” o “finanza di progetto” (project financing).Una brutta bestia affamata capace di stare acquattata per anni proprio come un debito sommerso e saltare fuori al momento giusto per mangiarsi il nostro sistema pubblico. L’idea tanto, per cambiare, è copiata dalla sanità inglese, e introdotta in Italia alla fine degli anni ’90 (legge n 415/1998) in una fase in cui alle regioni da una parte si impongono imposte crescenti,restrizioni finanziare e dall’altra è loro offerta, con la riforma Bindi, la possibilità di fare “sperimentazioni gestionali” Con questa scusa alle regioni non sembrò vero di poter aggirare con i contratti di concessione,gli sbarramenti di spesa: mentre si tagliava ovunque, soprattutto posti letto, esse continuarono a costruire ospedali dandoli in concessione ai privati . Il contratto di concessione di un ospedale è qualcosa di diabolico: il privato finanzia la costruzione dell’ospedale avendone in cambio la gestione per un certo numero di anni (20/30) dopo i quali il pubblico subentra come proprietario ma ereditando praticamente dei catorci. La legge impone che il privato per finanziare l’ospedale debba chiedere un mutuo che tuttavia è garantito dal pubblico. Per cui tutti i rischi finanziari sono del pubblico, il privato non rischia niente. Ma c’è di più: il concessionario ha diritto di sfruttare l’opera costruita, ma un ospedale non è un parcheggio o una autostrada che nel tempo danno profitti, per cui per remunerare il finanziatore la regione e l’azienda di riferimento 1) gli paga un canone di concessione per tutto il tempo della concessione trasferendo così spesa pubblica al privato e senza nessun tipo di risparmio; 2) gli affida la gestione completa di quelli che si chiamano “servizi non sanitari” vale a dire mense, raccolta rifiuti, pasti agli ammalati, pulizie, spazi commerciali, quindi un business da paura ma che ha il piccolo inconveniente che per essere privato è gravato dall’Iva e che quindi costa al pubblico almeno il 22% in più. Siamo alla più spudorata delle speculazioni, cioè il concessionario ha interesse a spendere di meno nei costi di fabbricazione dell’ospedale e quindi nella qualità della struttura e a far spendere di più per la gestione. Infatti i costi gestionali in generale sono diseconomici e per questo maggiori rispetto a quelli degli ospedali a gestione pubblica e, a seconda dei casi, essi variano dal 30, 40, 50%(L.Benci). Cioè la qualità della struttura è bassa, i costi di gestione sono molto alti, ai cittadini sono sottratte tante risorse e quel che è peggio si costruisce un debito pubblico occulto perché nascosto nei bilanci privati. Quasi tutte le regioni per fare ospedali hanno fatto ricorso ai contratti di concessione, perché costruire un ospedale è una autentica fiera del malaffare. In particolare si distinguono la Lombardia, il Veneto, la Toscana, la Puglia, il Trentino alto Adige, l’Emilia Romagna...cioè tutte quelle regioni che si autodefiniscono “virtuose”, che dicono di avere i conti in regola. Su questa immensa speculazione delle regioni, la magistratura contabile proprio della regione Veneto, ha detto chiaro e tondo che l’operazione di dare gli ospedali in concessione al privato è “a debito” e va ad incrementare il debito pubblico. Se andiamo a vedere cosa è accaduto in Inghilterra sbaglieremmo ad ignorare il monito della Corte dei conti e la denuncia dei medici di Vicenza: G. Hobsborne (head of exchequer del ministero delle finanze) ha definito il financing project in sanità come «totally discredited» e il governo è stato costretto per salvare i 31 Trust (Asl) a versare 451 milioni di sterline per finanziare i canoni di con- cessione degli ospedali, e attivare un fondo ad hoc di 1.5 mld di sterline per 25 anni per aiutare i trust in difficoltà. Cosa accadrà in Italia non lo so, anche se è prevedibile che anche questo sistema pubblico come quello mutualistico, sotto il peso dell’indebitamento occulto e della speculazione rischia di spezzarsi. Quello che so è che queste regioni sono diventate di fatto enti immorali, che è immorale rubare soldi ai malati e ai lavoratori e che in tutta Italia gli ordini, i collegi, i sindacati, le società scientifiche, le associazioni sociali, dovrebbero tutti insieme dire come i medici di Vicenza «ora basta» ...con i ladri di sanità.

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA …PARCHEGGI (Appello/Pensiero/Azione)

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA …PARCHEGGI (Appello/Pensiero/Azione) Chiediamo: •Che venga annullata la dedica a FT del parcheggio di via Vallona •Che vengano rimosse le immagini e i testi che riguardano FT dal parcheggio •Che la figura e l’opera di FT non siano usate in modo strumentale da politici e operatori culturali •In omaggio alle “trovate” di Federico che ha voluto istituire un premio di poesia a suo nome finché era vivo, chiediamo che il parcheggio di via Vallona sia intitolato più coerentemente ad un vivo che ha fatto tanto per rendere invivibile la città! •Chiediamo a tutti quelli che sono rimasti increduli di fronte a questa vergogna, che hanno aspettato mesi nella speranza che qualche testa pensante o politico o bambino avanzasse qualche proposta riparatoria, di sottoscrivere questo appello al seguente indirizzo: http://zapatapn.wordpress.com/ GLI “AMICI DI TAVAN” Nonostante il pensiero di Federico, i solerti “amici” più o meno i soliti, ammaliati da un’idea “geniale”, iniziano il percorso di santificazione/assimilazione dell’eretico: musici, poeti, fumettisti, fotografi, cooperatori sociali, politici, politici pentiti prestati alla letteratura, tutti insieme appassionatamente in un grande “salotto” targato GSM (l’azienda che gestisce i parcheggi anche a Pordenone) a cui in cambio di pochi spicci vendono il nome e l’immagine del Poeta. Ebbene si: un parcheggio Federico Tavan! La celebrazione del “genio maledetto”, il Campana friulano, del poeta e della sua poesia “trascritta sia in dialetto andreano che in lingua italiana” come leggiamo dalla presentazione dell’iniziativa (sigh!) ovvero uno squallido tentativo di santificazione della “nostra preziosa eresia” per usare l’abusatissima citazione della Vellerugo. Decidetevi…Santo o Eretico? E’ il rogo che fa la differenza ! In queste premesse possiamo già indovinare retrospettivamente la parabola di solitudine e sofferenza, intellettuale prima che esistenziale, che lo avrebbe portato alla sua “morte” poetica/politica prima, reale dopo. Noi ci vediamo anche la totale mancanza di rispetto verso il suo pensiero, scritto e dichiarato, che caratterizzerà costantemente i rapporti con i vari salotti (come lui li chiamava) con cui si incrocerà e si scontrerà. “In un mondo di arroganti, impostori, geni soltanto perché loro stessi dicono d’essere dei geni. Facilmente smontabili, ma non puoi. Se li smonti, crollerebbe lo stato democratico” Federico Tavan

APERIGAP SABATO 29 NOVEMBRE PORDENONE

AperiGAP Aperitivo di autofinanziamento del Gruppo di Acquisto Popolare di Pordenone Sabato 29 novembre 2014 dalle ore 18.00 presso Casa Sist a Vallenoncello (Piazza Valle, 8, Pordenone) Il gruppo di lavoro del GAP di Pordenone è lieto di invitare i propri soci e le loro famiglie ad un aperitivo di autofinanziamento il cui ricavato servirà a coprire le spese che il gruppo sostiene per portare avanti questa pratica sociale atta a costruire una rete di auto-organizzazione in cui i soci possono consumare prodotti del territorio, evitando le grosse catene e promuovendo una spesa etica a un prezzo equo, frutto della cooperazione tra i soci e gli aderenti all'iniziativa. L'aperitivo prevede un ricco buffet con stuzzichini”formaggi,salumi”, pizzette, tortillas,i nostri prodotti e altro ancora. Si potrà degustare la genuinità del nostro buon vino e del nostro succo di mele. Tutto sarà accompagnato da musicisti e sound system che allieteranno questo momento conviviale. Il contributo richiesto a chi volesse partecipare è di 5 € per gli adulti (gratis per i bambini). Vi chiediamo cortesemente, inoltre, di confermare la prenotazione (con il numero di partecipanti) entro e non oltre giovedì 27 novembre Vi aspettiamo numerosi per un brindisi, Gruppo di lavoro del GAP

martedì 25 novembre 2014

Corea del Sud: gli eroici lavoratori della Ssangyong subiscono una battuta d'arresto legale

NeI 2009, migliaia di operai dell'auto della Ssangyong avevano occupato la fabbrica per poter salvare il posto di lavoro. Nonostante il loro eroico sforzo di tenere la fabbrica per 77 giorni, furono sconfitti da un assalto in forze da parte dell'esercito. I lavoratori licenziati non hanno smesso di lottare per i loro diritti. Agli inizi del 2014, i lavoratori licenziati avevano vinto in tribunale contro i licenziamanenti, ma questa settimana l'impresa è riuscita ribaltare il verdetto iniziale. Gli operai licenziati dalla Ssangyong sono sulla lista nera in tutta la Corea del Sud ed in seguito allo stress di questa lotta ci sono stati già 20 suicidi tra gli operai negli ultimi 5 anni. ...... qui l'articolo in inglese completo : http://aawl.org.au/content/heroic-korean-ssangyong-workers-suffer-new-legal-setback

venerdì 21 novembre 2014

La Camera cancella il diritto all'acqua e benedice i distacchi idrici

Comunicato stampa La Camera cancella il diritto all'acqua e benedice i distacchi idrici Il 13 novembre scorso la Camera ha approvato il Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, cancellando un articolo che impediva i distacchi del servizio idrico e garantiva il diritto all'acqua tramite il minimo vitale. Infatti, la formulazione originaria di suddetto provvedimento conteneva tre articoli sulla gestione del servizio idrico integrato, uno dei quali riguardante la disciplina della morosità. In caso di utenti morosi l'articolo 26 imponeva ai gestori l'istallazione di limitatori di flusso idonei a garantire la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona, evitando così il distacco completo. Assume particolare rilevanza anche la modalità poco trasparente con cui questo articolo è stato cassato. Infatti, nonostante in un primo momento sia stato oggetto di discussione e modifiche con intenzioni migliorative, successivamente è stata imposta la sua cancellazione in Commissione Ambiente senza ulteriore possibilità di approfondimenti e dibattito neanche da parte dell'aula. Questa soppressione è un vero schiaffo in faccia alle miglaia di famiglie colpite, giornalmente, dai distacchi idrici da parte di gestori che utlizzano questo strumento in modo diffuso e indiscriminato, al solo scopo di rendere più efficace il proprio recupero crediti e più consistenti gli utili aziendali. In un momento in cui il Governo Renzi lavora alle nuove privatizzazioni, si vuole rendere il servizio idrico ancor più appetibile alle lobbies economiche e finanziarie, cercando di dimostrare che l'acqua non è un diritto, ma una merce come le altre. La maggioranza degli italiani però non la pensa così: in 27 milioni hanno votato ai referendum del 2011 affinché l'acqua fosse svincolata dalle logiche di mercato e sarebbe necessario che il Governo tenesse conto di una volontà popolare così chiara. Per questo il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua si sta mobilitando in tutto il Paese contro il rilancio delle privatizzazioni, per impedire che “passo dopo passo” il Governo Renzi faccia tornare indietro il Paese. Inoltre annunciamo sin da subito che ci attiveremo affinchè nel passaggio al Senato tale articolo venga ripristinato. Il futuro è in una gestione dell’acqua pubblica, partecipata, senza profitti. E senza distacchi! Roma, 20 Novembre 2014. Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua -- Ufficio Stampa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua Via di S. Ambrogio n.4 - 00186 Roma Tel. 06 6832638; Fax.06 68136225 Lun.-Ven. 10:00-19:00; Cell. 333 6876990 e-mail: ufficiostampa@acquabenecomune.org Sito web: www.acquabenecomune.org - www.obbedienzacivile.it

giovedì 20 novembre 2014

Autodifesa digitale, autogestione in rete e lotte sociali!

LETTURE CONSIGLIATE http://www.autistici.org/it/who/book.html http://www.infoaut.org/index.php/blog/varie/item/9333-19-ottobre-crypt-r-die http://www.infoaut.org/index.php/blog/clipboard/item/8216-prism-break-crypto-ammo-for-the-masses http://ctrlplus.noblogs.org/post/2014/06/27/la-frontiera-elettronica-che-vive-nel-mondo-sommerso/

"..nostra patria è il mondo intero nostra legge la libertà .." - Pillole antifasciste e anticapitaliste dall'Australia

Antifascismo Per la fine di novembre era annunciata la visita ufficiale in Australia di una delegazione del partito di estrema destra greco Alba Dorata. Sarebbero sbarcati nel paese,, che conta una consistente comunità di emigrati greci, gli ex-generali Eleftherios Synadinos e Georgios Epitideio, oggi parlamentari europeri di AD. La visita è stata annullata in seguito alla campagna ostile a questa visita organizzata da un gruppo antifascista di Melbourne, composto da operai greci che hanno fatto pressioni sulla loro comunità, sui sindacati e su altre associazioni. Nello scorso maggio, militanti greci di Alba Dorata in Australia, appoggiati dal partito neofascista australiano "L'Australia prima di tutto" avevano cercato di manifestare all'esterno del Club Greco a Brisbane soccombendo nello scontro con attivisti sindacali, antifascisti ed esponenti della comunità greca. Alba Dorata in Australia c'ha riprovato ancora con due manifestazione davanti al consolato greco a Sydney. A Melbourne non sono riusciti ad organizzare niente di simile, salvo attivare “Voithame Tin Ellada”, una struttura caritatevole il cui nome significa "Aiutiamo la Grecia". Per lo sciopero generale Su iniziativa del Melbourne Anarchist Communist Group (MACG) è partita la Campagna per uno Sciopero Generale che fermi la politica neoliberista di Tony Abbott (primo ministro). Lo scopo della campagna è quello di costruire un movimento sindacale di base e di massa che costringa la centrale sindacale ACTU (Australian Council of Trade Unions) ad indire lo sciopero, sganciandosi dai vincoli col Partito Laburista, oppure ad indirlo in autonomia, qualora l'ACTU non sentisse ragione. fonte: "The Anvil", n°1, novembre 2014, newletter del MACG https://melbacg.files.wordpress.com/2013/03/anvil-v3-no-1-final.pdf Ufficio Relazioni Internazionali "Alternativa Libertaria" / Federazione dei Comunisti Anarchici

Per l'Alternativa Libertaria

DOCUMENTO FINALE del IX Congresso della FdCA Il IX Congresso della FdCA, tenutosi l'1 e 2 novembre 2014 presso la Comune di Cascina Cingia in località Cingia de' Botti (CR), decide di adottare ed adattare la denominazione della Federazione in Alternativa Libertaria/FdCA, tanto a livello nazionale che internazionale. 1. Alternativa Libertaria/FdCA, quale organizzazione politica dei militanti dell'anarchismo di classe e dei rivoluzionari libertari in Italia, colloca ed orienta il suo agire politico nelle classi sfruttate e nella società, secondo valori e coordinate quali: •la dimensione di classe, e cioè la capacità di saper esser soggetto di lotta e di relazione con gli organismi e le lotte di massa alla luce di una analisi materialistica dei rapporti di sfruttamento e di potere; •la pratica dell’azione diretta, e cioè la costruzione dei rapporti di forza e del conflitto alla base dei soggetti in lotta, in seno alla coscienza di classe collettiva espressa dai partecipanti alla lotta; •la pratica dell’auto-organizzazione, e cioè la rivendicazione dell’autonomia dei soggetti in lotta, impedendo ad interessi esterni alla coscienza collettiva di base di condizionarne l’orientamento o di imporle un ceto dirigente. •La prassi del dualismo organizzativo, e cioè la corretta relazione con tutte le espressioni organizzate di massa (sindacati, organismi di base, movimenti, comitati,...) al fine di combattere ogni collateralismo, ogni cinghia di trasmissione, ogni ideologismo e spontaneismo, per favorire invece un processo di osmosi e di arricchimento reciproco nell'autonomia dei ruoli e delle finalità politiche e sociali. 2. Il ruolo di Alternativa Libertaria/FdCA, quale organizzazione politica rivoluzionaria è, quindi, quello •di costituirsi come funzione politica necessaria allo sviluppo della coscienza di classe quale speranza e prassi per la trasformazione ugualitaria e libertaria della società; •di mediazione fra le soggettività militanti che la compongono, alla ricerca continua dell’unità e dell’omogeneità necessarie a saper fare politica alternativa, elaborare strategia alternativa e vivere il e nel cambiamento; •di mediazione fra il progetto anarchico ed i soggetti della lotta di classe, perché propria dei militanti rivoluzionari libertari è la funzione di memoria storica degli interessi storici del proletariato, di riportare l’anarchismo al centro delle lotte di classe ed ai soggetti di queste lotte, di “mostrare” la coerenza delle lotte per l’uguaglianza e la libertà col progetto anarchico; •di mediazione tra il gradualismo rivoluzionario anarchico e conquiste graduali: a.per aprire sempre maggiori spazi di libertà e di contropotere nella società civile; b.su obiettivi programmatici anticapitalistici ed antiautoritari. 3. Alternativa Libertaria/FdCA intende, perciò, sviluppare la sua azione politica per •il diritto all’alternativa sociale ed alla sperimentazione; •la lotta sul terreno dell’allargamento e conquiste di spazi di partecipazione contro l’esclusione sociale e contro la repressione delle lotte; •la lotta sindacale a favore della giustizia sociale (salario, diritti, servizi, …); •rivendicazioni sulla qualità della vita, habitat, consumi ed autoproduzioni, solidarietà internazionale; •la costruzione di un tessuto di sinistra sociale che prenda forza dalla pratica e dalle proposte con mezzi, per noi, coerenti col fine e che possa eventualmente costituirsi ed agire come fronte anticapitalista rivoluzionario ed antiautoritario; •costruire sinergie per la politica libertaria (coordinamenti, reti, alleanze, poli multipli e pluralisti, fronti anticapitalisti rivoluzionari ed antiautoritari). 4. Nel breve periodo Alternativa Libertaria/FdCA intende •contribuire alla difesa, sviluppo ed estensione del movimento di classe dei lavoratori/trici, sostenendo tutte le forme di lotta auto-organizzate in cui l’autonomia dei lavoratori/trici si esprime con rivendicazioni che rompano con le compatibilità della ristrutturazione capitalistica in corso e con la legislazione lesiva delle libertà sindacali, per lo sviluppo del sindacalismo conflittuale in seno al movimento dei lavoratori/trici; •contribuire allo sviluppo e radicamento dei movimenti antagonisti contro la guerra, il liberismo, lo sfruttamento e la mercificazione di persone e risorse, la riduzione in schiavitù di donne e uomini, le discriminazioni sessiste ed il patriarcato, portandovi prassi e contenuti a carattere anticapitalistico ed antiautoritario; •contribuire – nei modi e nei contenuti caratteristici dei rivoluzionari comunisti anarchici- alla ricostruzione di un composito movimento di opposizione ai governi della ristrutturazione capitalistica in Italia ed in Europa, perché la sconfitta delle politiche dell'austerity avvenga nelle piazze, nelle strade e nei luoghi di lavoro senza cadere nelle illusioni elettorali; •contribuire allo sviluppo del movimento comunista anarchico internazionale, sostenendo la rete Anarkismo e rafforzando i rapporti con organizzazioni politiche sorelle sulla base di progetti politici e di diffusione del pensiero e dell’azione dei comunisti-anarchici, comunisti libertari e rivoluzionari anarchici su posizioni di classe; •contribuire allo sviluppo in Italia di un fronte libertario per la diffusione del progetto sociale anarchico; •contribuire alla costruzione di un fronte sociale delle forze di opposizione e rivendicative per accumulare capacità di lotta, di contropotere e di progettualità edificatrice dell'alternativa libertaria. 88° Consiglio dei Delegati di Alternativa Libertaria/FdCA Cingia de' Botti (CR), 2 novembre 2014

mercoledì 19 novembre 2014

Le 9 balle sull’immigrazione (smentite dai numeri). Articolo apparso su www.esseblog.it

“Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”. A. Bloch Negli ultimi tempi fra le provocazioni di Salvini, i blitz di Borghezio e Casapound, le aggressioni in autobus o per strada ai danni di africani accusati di portare l’Ebola, gli scontri di Tor Sapienza, le esternazioni di Grillo circa il trattamento da riservare a chi arriva dal mare, il clima attorno agli stranieri si è di nuovo fatto abbietto e a tratti pericoloso. Ho voluto allora confutare punto per punto le argomentazioni più usate dai razzisti a vario titolo, tanto per fare chiarezza e dimostrare che il razzismo rimane un basso istinto che va semplicemente educato e soppresso e non ha alcuna ragione razionale per essere professato. 1) “Vengono tutti in Italia” Gli stranieri in Italia sono poco più di 5 milioni e mezzo, ossia l’8% della popolazione. Solo 300 mila sono gli irregolari. Il Regno Unito è il paese europeo al primo posto per numero di nuovi immigrati con circa 560.000 arrivi ogni anno. Seguono la Germania, la Spagna e poi l’Italia. La Germania è invece il paese Ue con il maggior numero di stranieri residenti con 7,4 milioni di persone. Segue la Spagna e poi l’Italia. Siamo sesti inoltre per numero di richieste d’asilo (27.800). Da notare che il paese col più alto numero di immigrati è anche l’unico che in questo momento sta crescendo economicamente. 2) “Li manteniamo con i nostri soldi” Gli stranieri con il loro lavoro contribuisco al Pil italiano per l’11% , mentre per loro lo stato stanzia meno del 3% dell’intera spesa sociale. Inoltre gli immigrati ci pagano letteralmente le pensioni. L’età media dei lavoratori non italiani è 31 anni, mentre quella degli italiani 44 anni. Bisognerà aspettare il 2025 perché gli stranieri pensionati siano uno ogni 25, mentre gli italiani pensionati sono oggi 1 su 3. Ecco che i contributi versati dagli stranieri (circa 9 miliardi) oggi servono a pagare le pensioni degli italiani. 3) “Ci rubano il lavoro” “La crescita della presenza straniera non si è riflessa in minori opportunità occupazionali per gli italiani”, è la Banca d’Italia a parlare. Il lavoro straniero in Italia ha colmato un vuoto provocato da fattori demografici. Prendiamo il Veneto. Fra il 2004 e il 2008 ci sono stati 65.000 nuovi assunti all’anno, 43.000 giovani italiani e 22.000 giovani stranieri. Nel periodo in cui i nuovi assunti sono presumibilmente nati, negli anni dal 1979 al 1983, la natalità è stata di 43.000 unità all’anno. È facile vedere allora che se non ci fossero stati gli immigrati, 22.000 posti di lavoro sarebbero rimasti vacanti. Questo al Centro-Nord. La situazione è un po’ più problematica al Sud, perché in un’economia fragile e meno strutturata spesso gli stranieri accettano paghe più basse e condizioni lavorative massacranti, rubando qualche posto agli italiani. A livello nazionale, ad ogni modo, il fenomeno non è apprezzabile. 4) “Non rispettano le leggi” Negli ultimi 20 anni la presenza di stranieri in Italia è aumentata vertiginosamente, fra il 1998 e 2008 del 246% dice l’Istat. Eppure la delinquenza non è aumentata, ha avuto solo trascurabili variazioni: nel 2007 il numero dei reati è stato simile al 1991. Di solito si ha una percezione distorta del fenomeno perché si considerano fra i reati degli stranieri quelli degli irregolari che all’87% sono accusati di reato di clandestinità il quale consiste semplicemente nell’aver messo piede su territorio italiano. 5) “Portano l’Ebola” L’Africa è un continente enorme, non una nazione. Le zone in cui l’Ebola ha maggiormente colpito sono Liberia e Sierra Leone. Da queste zone non giungono immigrati in Italia dove invece arrivano da Libia, Eritrea, Egitto e Somalia. I sintomi dell’Ebola poi si manifestano in 3 o 4 giorni e un migrante contagiato non potrebbe mai viaggiare per settimane giungendo fino a noi. Infine il caso ebola è scoppiato ad aprile 2014, nei primi 8 mesi del 2014 in Italia sono arrivati circa 100 mila immigrati e neanche uno che ci abbia trasmesso l’Ebola. 6) “Aiutiamoli a casa loro” È la frase con cui i razzisti di solito si autoassolvono, come se aiutarli a casa loro non abbia dei costi e dei rischi, e come se i nostri governi non abbiano già lavorato per affossare questa possibilità. Nel 2011 il governo italiano ha operato un taglio del 45% ai fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, stanziando effettivamente 179 milioni di euro, la cifra più bassa degli ultimi 20 anni. Destiniamo a questo ambito lo 0,2 del Pil collocandoci agli ultimi posti per stanziamenti fra i paesi occidentali. Nel 2013 il Servizio Civile ha messo a disposizione 16.373 posti di cui solo 502 all’estero, in sostanza il 19% di posti finanziati in meno rispetto al bando del 2011. 7) “Sono avvantaggiati nelle graduatorie per la casa” Ovviamente fra i criteri per l’assegnazione delle case popolari non compare la nazionalità. I parametri di cui si tiene conto sono il reddito, numero di componenti della famiglia se superiore a 5 unità, l’età, eventuali disabilità. Gli immigrati di solito sono svantaggiati perché giovani, in buona salute e con piccoli gruppi famigliari (poiché non ricongiunti). Nel bando del 2009 indetto dal comune di Torino il 45% dei richiedenti era straniero, solo il 10% di essi si è visto assegnare una casa. Nel comune di Genova, su 185 abitazioni messe a disposizione, solo 9 sono andate ad immigrati. A Monza su 100 assegnazioni solo 22 agli stranieri. A Bologna su 12.458 alloggi popolari assegnati, 1.122 agli stranieri. 8) “Prova a costruire una chiesa in un paese islamico” È l’argomento che molti usano perché non si costruiscano moschee in Occidente o perché si lasci il crocifisso nei luoghi pubblici. È un argomento davvero bislacco: per quale motivo se gli altri sono incivili dovremmo esserlo anche noi? E comunque gli altri non sono incivili. In Marocco i cattolici sono meno dello 0,1% della popolazione eppure ci sono 3 cattedrali e 78 chiese. Si contano 32 cattedrali in Indonesia, 1 cattedrale in Tunisia, 7 cattedrali in Senegal, 5 cattedrali in Egitto, 4 cattedrali e 2 basiliche in Turchia, 4 cattedrali in Bosnia, 1 cattedrale negli Emirati Arabi Uniti, 3 monasteri in Siria, 7 cattedrali in Pakistan e così via. 9) “I musulmani ci stanno invadendo” Al primo posto fra gli stranieri presenti in Italia ci sono i rumeni che sono oltre un milione. I rumeni per la maggior parte sono ortodossi. In seconda posizione ci sono gli albanesi, quasi 600 mila, per il 70% non praticanti (lascito della dominazione sovietica) e, fra i rimanenti, al 60% musulmani e al 20% ortodossi. Seguono i marocchini, quasi 500 mila, quasi totalmente musulmani, e ancora i cinesi, circa 200 mila, quasi tutti atei. Dunque in larga parte gli stranieri in Italia sono cristiani, oppure atei, solo in piccola parte professanti l’Islam. tratto da http://www.esseblog.it/tutti-gli-articoli/le-9-balle-sullimmigrazione-smentite-dai-numeri/

NON C'E' PEGGIOR SCUOLA DELLA "BUONA SCUOLA"

In tutte le scuole italiane si è svolta con un certo disagio la consultazione (non vincolante ovviamente) sul piano governativo ormai noto come La Buona Scuola. Non è la prima volta che si fa una consultazione del genere (parodie simili vennero attivate dai ministri Berlinguer, poi la Moratti, poi ancora Fioroni). Allora, sono quasi 20 anni che assistiamo a tentativi governativi di mettere in atto un processo di devoluzione della scuola della repubblica tale da ridurne i costi a standard compatibili con le politiche di bilancio imposte dalla cultura del debito. Il debito, infatti, si appropria non solo del tempo di lavoro attuale dei salariati e della popolazione nel suo insieme, ma esercita una prelazione anche sul futuro di ognuno e sull’avvenire della società nel suo complesso. E non sfugge la scuola. Quella italiana, poi, come monopolio dello Stato, con una presenza ancillare dei privati, tipica dello Stato liberale, non è più utile da tempo alla riproduzione del sistema di valori che si vuole trasmettere né tanto meno alla struttura produttiva e al mercato del lavoro ad essa funzionale. I privati devono poter entrare nel settore della formazione non solo per aprire un altro settore all'investimento privato, e quindi al profitto, ma quali migliori e più coerenti portatori dei "nuovi valori". La formazione diviene insomma un nuovo settore d'investimento suscettibile di produrre profitto sul piano economico per l'investitore (preparazione e formazione funzionale al mercato = disponibilità di spesa per conseguirla) e al tempo stesso laboratorio di sperimentazione dei criteri di differenziazione sociale. Le ragioni per cui il Jobs Act e “La Buona Scuola” si tengono, si ritrovano dunque in alcuni degli aspetti più noti ed evidenti di questi ultimi due decenni: •la precarietà permanente, (nel lavoro, nella vita, nelle relazioni sociali e umane); •la mobilità sul territorio (sradicamento dal contesto socioculturale in relazione ai bisogni produttivi, soppressione dei luoghi aggreganti attraverso la frammentazione delle strutture produttive); •l'individualizzazione del lavoro con assenza di un sistema di sicurezza sociale, diritti attenuati..; •la scomparsa della solidarietà, tra gli individui e le generazioni (soppressione delle garanzie di assistenza sanitaria, di pensione,....). Mentre tutto questo sta(va) accadendo per la notoria perfidia del capitalismo, si avverte a sinistra, con ritardo e qualche imbarazzo, che si è ormai spezzata quell'alleanza tra valore tipicamente illuminista e liberale dell'istruzione laica e statale, dell'educazione tutta borghese alla democrazia e ai valori costituzionali, che poteva rendere possibile un punto d'incontro tra liberalismo e socialismo. I tempi sono dunque maturi per compiere un ulteriore passo avanti nella trasformazione della scuola della repubblica in scuola aperta alle culture particolari, ai gruppi di tendenza; alle appartenenze confessionali, linguistiche, territoriali, a selezione censuaria in nome dell'autonomia delle scuole del e nel...mercato. La Buona Scuola cerca di recuperare il tempo perduto a causa della ormai storica opposizione sociale a tali progetti e imprime un'accelerazione del processo senza neanche tanti infingimenti. I Capitoli 5 e 6 del documento governativo sono al riguardo brutalmente eloquenti. Se la premessa del documento del governo è che il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dalla crisi, ma da una scuola che non forma le persone con le competenze scientifiche richieste dalle aziende, ne discendono prevedibili ricette in salsa aziendalistica. Il famoso sistema duale all'italiana Vale a dire alternanza scuola–lavoro obbligatoria negli ultimi tre anni degli istituti tecnici ed estesa di un anno nei professionali, con monte ore di almeno 200 per anno (facendo 50 giorni da 4 ore sono due mesi, che in un ciclo di studi intero fa..., ma guarda un po'!) con partecipazione di docenti tutor appositamente formati. Dalle e nelle aziende, temiamo. E' prevista la commercializzazione di beni e servizi prodotti dagli studenti e la scuola utilizzerà i ricavi per migliorare l’attività didattica. Come già fanno diversi Istituti Agrari. L'affascinante formula della bottega-scuola, cioè inserire gli studenti in contesti imprenditoriali legati all’artigianato. Infine l'apprendistato negli ultimi due anni della scuola superiore. La didattica laboratoriale (bella definizione, no?, e invece...) Il piano prevede di potenziare i laboratori di tutte le scuole secondarie superiori a partire dal prossimo anno con l’acquisto di nuovi macchinari (stampanti 3D, frese laser, robot,....), ma non si fa cenno di ripristinare né le compresenze con gli insegnanti di laboratorio (eliminate dalla Gelmini), né le molte ore tagliate negli scorsi anni. Ci vorrebbero 100 milioni all'anno. E chi ce li ha? Per cui è necessario coinvolgere le aziende private. Così Impresa e Scuola co-progettano percorsi di formazione, finalizzati alla produzione, cui saranno collegati incentivi economici, possibilmente eliminando i vincoli burocratici (leggi: controlli democratici) che ne rallentano il processo. Ricognizione del lavoro che cambia Prevede la mappatura della domanda di competenze del sistema Paese, orienta i giovani nei settori imprenditoriali del territorio e permette di rivedere ad hoc i curricoli scolastici. Insomma, la scuola appare come funzionale solo alla creazione di lavoratori e non alla formazione dei cittadini. Si prevede un forte intervento, fiscalmente incentivato, di imprese e fondazioni private che diventano protagoniste della “filiera istruzione-orientamento al lavoro”. E' il tentativo neanche tanto celato di sfruttare la forza lavoro gratuita dei giovani riducendo il costo del lavoro per le aziende. Dove sono le risorse? Poiché, come dice il piano del governo, “Le risorse pubbliche non saranno mai sufficienti a colmare le esigenze di investimenti nella nostra scuola” (pag.124), intervengono le risorse private che “possono contribuire a trasformare la scuola in un vero investimento collettivo” (pag.124). Ma, per fare ciò le scuole devono diventare Fondazioni, così in tal modo potranno gestire le risorse provenienti dall’esterno (la ex-sottosegretaria Aprea dei governi di centro-destra potrebbe chiedere il copy-right ma no,....sarà contenta!!). Le aziende che investiranno nella scuola avranno sconti fiscali e manodopera a costo zero grazie alla alternanza scuola–lavoro, alla bottega-scuola per inserire gli studenti nell’artigianato ed all'apprendistato negli ultimi due anni. Sono previsti anche School Bonus fiscali per le imprese e le fondazioni e School Guarantees, sorta di bonus elargiti se l’investimento nella scuola crea occupazione giovanile. Ma non manca la finanza creativa con il Crowdfunding favorendo forme di microcredito da parte di singoli cittadini (ad es. i genitori), attraverso raccolte di fondi e collette (già oggi scaricabili nella dichiarazione dei redditi); oppure con il Matching Fund, un meccanismo per il quale per ogni euro messo dai cittadini, lo Stato ne metterà a disposizione un altro; ed infine i Social Impact Bond, un meccanismo di finanziarizzazione delle risorse per la scuola. Swaps per la scuola dell'autonomia!? Così buonanotte all'obbligo costituzionale al diritto allo studio. Si scaricano i costi sulle famiglie. Si conta sul finanziamento dei privati in cambio di sconti fiscali e lavoro gratuito e su modelli di finanza creativa, tanto pericolosa quanto ancora piena di nulla. Questo accesso dei privati nella formazione richiede però che, eliminando contrappesi e collegialità, sia ri/costruita la gerarchia interna necessaria alla scuola dell'autonomia con potere d'impresa. I capitoli precedenti che riguardano l'organizzazione del lavoro e della retribuzione meriterebbero dunque una trattazione specifica. Ce n'è abbastanza da scatenare una mobilitazione di massa per tentare di sottrarre ancora una volta la scuola della repubblica ad un ridimensionamento più volte tentato ed ogni volta in parte arginato. Tra i movimenti anti-frana, che cercano di salvare dal dissesto scientemente perseguito alcune delle meritevoli -con tutte le contraddizioni- istituzioni del paese, ci manca ora e tanto quello che per mezzo secolo ha costruito, difeso e lottato per un'altra scuola possibile, laica, egualitaria, di eccellenza, che si prende cura di tutt* e di ciascun* secondo le sue possibilità. Donato Romito * Articolo pubblicato sul n°173 del mensile libertario "Cenerentola", Bologna novembre 2014, www.cenerentola.info. Risorse bibliografiche "Micromega", n°6/2014, Roma agosto 2014 "Il programma minimo dei comunisti anarchici", Quaderni di Alternativa Libertaria, Firenze 1998 "Unicobas", giornale della Confederazione di Base Unicobas, n°75, Roma ottobre 2014 Buona Scuola per chi? - a cura de “Il Sindacato è un'altra cosa-Opposizione CGIL in FLC”, Toscana ottobre 2014 labuonascuola.gov.it Link esterno: http://www.fdca.it oppure http://www.anarkismo.net/article/27628

martedì 18 novembre 2014

Pordenone aperitivo precario

Venerdi 21 novembre / aperitivo precario apertura h 19.00 spettacolo teatrale con “The Leaving Brains” h 20.30 concerto con “la banda di piero” (folk-rock) ~ fino alle 24.00 PN REBEL Chi siamo ??? Per sapere chi siamo leggi il MANIFESTO PER…che ha ispirato la prima assemblea aperta. Ci ritroviamo il martedì dopo le 21.00 presso il Prefabbrikato sito in Via Pirandello, 22 a Villanova, quartiere popolare di Pordenone. Contattaci tranite il blog, la pagina Facebook o l’email o partecipa alle serate che facciamo! Diffondi autogestione!

Palestina-Israele - la lotta unitaria in tempi turbolenti*

La lotta popolare non-armata delle comunità palestinesi, a cui aderiscono gli Anarchici Contro il Muro ed altri, non è una lotta di "liberazione nazionale" o di "autodeterminazione" della nazione palestinese. E' invece la lotta del popolo palestinese, la cui stragrande maggioranza è composta di lavoratori, contro la minaccia di sgomberi e contro lo sfruttamento imposto dal progetto coloniale sionista di Israele. Nessuno di coloro i quali partecipano alle lotte e che non stanno dentro l'elite palestinese nutre illusioni sull'elite palestinese e sullo Stato che governeranno e gestiranno dopo la fine dell'occupazione. Nessuno di coloro i quali partecipano alla lotta credono che la fine dell'occupazione militare potrà risolvere la tragedia della Nakba del 1948 ed il problema dei rifugiati. Tuttavia, essi ritengono preferibile la fine dell'occupazione e l'indipendenza da Israele, su dominio diretto di Israele, in quanto non sarà un agente di trasferimenti o di tale brutale repressione e sfruttamento. Bil'in 17 Israeliani ed un po' di amici internazionali provenienti da vari paesi si sono uniti ai residenti, in numero superiore al solito, per la manifestazione del venerdì. Le forze armate israeliane hanno preso posizione con i loro autoblindo lungo la vecchia strada della recinzione della separazione per impedire ai manifestanti di avvicinarsi alle aree liberate che prima erano al di là del muro. (Neanche pensare di avvicinarsi al muro costruito sul confine delle terre liberate). Quando abbiamo iniziato a scendere dall'area residenziale verso la vecchia strada, i soldati hanno iniziato ad inondarci di gas. A causa del vento di sud-est siamo riusciti a stare nei campi fuori dalla gittata dei lacrimogeni israeliani. Di tanto in tanto i soldati hanno cercato di avvicinarci per allontanarci ma sono stati costretti a retrocedere a causa del vento e dei candelotti "restituiti al mittente" dai giovani. Dopo più di un'ora di totali fallimenti -tra incursioni e ritirate delle forze armate- hanno iniziato a sparare proiettili di gomma senza però riuscire a ferire gravemente nessuno dei manifestanti. 31/10/14https://www.facebook.com/PopularStruggle/photos/pcb.955...93327 anche noiWe too https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/95502475...26619 https://www.facebook.com/drrateb.aburahmah/posts/102052...48905 7-11-14 https://www.facebook.com/hamde.a.rahma/posts/1495884550...81917 Mohammed Basman Yasin https://www.facebook.com/mohamed.b.yaseen/posts/6679285...73149 Haitham Al Khatib https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/posts/102043...82740 31/10/2014 , Al Ma'sara Palestina occupata Le forzedi occupazione hanno represso una manifestazione ad Al Ma'sara ed i manifestanti hanno bloccato la Strada 3157 in solidarietà con Al Aqsa. Le forze di occupazione hanno represso la manifestazione settimanale ad Al Ma'asarah ed impedito l'accesso alle terre confiscate. I manifestanti hanno chiuso la Strada 60 impedendo così ai coloni di poter usare la via di comunicazione che collega gli insediamenti alle terre del villaggio. La manifestazione era in solidarietà con Al Aqsa, che è esposta ai crimini più truci commessi dall'occupazione a dai coloni. La manifestazione era indetta dai Comitati Popolari contro il Muro e contro gli insediamenti nel villaggio con la partecipazione di dozzine di attivisti internazionali e del villaggio stesso. I Comitati Popolari del villaggio hanno confermato che la resistenza popolare continuerà fino alla sconfitta dell'occupazione dei territori palestinesi, denunciando la crudele campagna di occupazione verso la moschea di Al-Aqsa Mosque con un appello alla comunità internazionale affinchè intervenga per mettere fine all'occupazione. 7/11/14 "17 Israeliani ed un po' di amici internazionali provenienti da vari paesi si sono uniti ai residenti, in numero superiore al solito, per la manifestazione del venerdì. Le forze armate israeliane hanno preso posizione con i loro autoblindo lungo la vecchia strada della recinzione della separazione per impedire ai manifestanti di avvicinarsi alle aree liberate che prima erano al di là del muro. (Neanche pensare di avvicinarsi al muro costruito sul confine delle terre liberate). Quando abbiamo iniziato a scendere dall'area residenziale verso la vecchia strada, i soldati hanno iniziato ad inondarci di gas. A causa del vento di sud-est siamo riusciti a stare nei campi fuori dalla gittata dei lacrimogeni israeliani. Di tanto in tanto i soldati hanno cercato di avvicinarci per allontanarci ma sono stati costretti a retrocedere a causa del vento e dei candelotti "restituiti al mittente" dai giovani. Dopo più di un'ora di totali fallimenti -tra incursioni e ritirate delle forze armate- hanno iniziato a sparare proiettili di gomma senza però riuscire a ferire gravemente nessuno dei manifestanti". "All'arrivo del corteo all'ingresso del villaggio, c'erano dozzine di soldati israeliani che formavano una barriera umana per impedire ai manifestanti di arrivare alle terre confiscate. Quando i manifestanti hanno cercato di raggiungere le terre, le forze di occupazione hanno caricato e minacciato di fare arresti se la manifestazione non si fosse sciolta. I manifestanti hanno continuato a scandire slogan contro l'occupazione di fronte ai soldati." http://schwarczenberg.com/?p=903 David Reeb https://www.youtube.com/watch?v=okknB6Uu0Jk israelpnm https://www.youtube.com/watch?v=F4DnGaG_nbM NABI SALEH manifestazione settimanale 31-10-2014 Bilal Tamimi https://www.facebook.com/belal.tamimi/posts/10152307789...91371 Bilal Tamimi https://www.youtube.com/watch?v=MRrxluM7Khk Ni'ilin 31.10.2014 https://www.youtube.com/watch?v=LnJO8H3sf6Q 31/10/2014 , Kufur kadom, Palestina occupata Repressione di decine di manifestanti a Kufur kadom a causa della repressione contro la manifestazione settimanale anti-insediamenti. I partecipanti ed i residenti scandivano slogan di condanna verso gli insediamenti in solidarietà con Al Aqasa. L'esercito israeliano ha attaccato la manifestazione con candelotti lacrimogeni e proiettili di gomma che hanno creato problemi di soffocamento a dozzine di manifestanti, tutti trattati sul campo. Il coordinatore della manifestazione ha dichiarato che il corteo di oggi era di supporto ad Al Aqsa, che è sotto un crudele attacco sionista. Ha anche sottolineato che l'esercito ha deliberatamente mirato sulle case con candelotti ed acqua fetida come forma di punizione collettiva per le continue manifestazioni. 7-11-14 giornata straordinaria a kufr Qaddum. Durante i recenti colloqui tra l'esercito e i DCO (District Coordination Offices, ndt) Palestinesi, l'esercito ha proposto di riaprire parzialmente e gradualmente la strada del villaggio in cambio della fine delle manifestazioni. In particolare l'esercito ha detto che potrebbe riaprire la strada parzialmente la prossima settimana, se il villaggio interrompe il lancio di pietre e l'incendio dei copertoni. Così oggi un centinaio di residenti, un esponente dei dco, più stampa, 4 ebrei e 4 coreani hanno preso parte ad una breve manifestazione del tutto pacifica verso il blocco stradale, presidiato dall'esercito con uno schieramento simbolico ma minaccioso. Il morale era alto e tutti si aspettano di vedere se l'esercito manterrà la promessa. Amnon Lotan https://www.facebook.com/amnonlotan/posts/10152829769047037 Matan S. Cohen https://www.facebook.com/photo.php?fbid=101528295116725...ype=1 Sheikh Jarakh Isawia Guy Butavia https://www.facebook.com/guy.butavia/posts/101528436094...62138 Colline Sud di Hebron Sabato 8.11.14: oggi sulle colline sud di Hebron - palestinesi di A-Twani hanno costruito una strada sterrata dal capoluogo Yatta alla strada che porta al loro villaggio. Abbiamo fatto il lavoro tutto a mano, sempre sotto gli occhi di soldati e poliziotti e di un funzionario dell'amministrazione civile. Quando un trattore è venuto a fare un po del lavoro più agevolmente, hanno minacciato l'autista e citato qualche stupida accusa per dire che l'opera non era consentita. Tel Aviv Venerdì 7-11-14 manifestazione in solidarietà con i disertori in prigione, Udi Degal e Uriel Shmuel Ferera https://www.facebook.com/israelsocialtv/photos/a.101520...ype=1 -------------------- ----------------------- Non dite che non lo sapevamo n° 426 L'esercito continua a far danni contro i residenti palestinesi nella Valle del Giordano. Lunedì, 20 ottobre 2014, hanno demolito la casa di una famiglia e 4 ovili a Jiftlik. Mercoledì 22 ottobre, l'esercito ha evacuato i residenti di Ras El Ahmar, vicino 'Atuf, alle 6.00, a causa delle esercitazioni militari nell'area. Verso le 18.00 i residenti sono tornati nelle loro case. Nello stesso giorno, l'esercito ha evacuato i residenti vicino Hammam El Malih, sotto il Monastero dei Crociati. Sono tornati a casa alle 14.00. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Mercoledì 22 ottobre 2014, rappresentanti del governo scortati dalla polizia sono venuti nelle aree dei Beduini e gli hanno demolito le case. Ad A-Zarnug, a nord della Strada 25, hanno demolito una casa. A norddel municipio di 'Ar'ara hanno demolito un'altra casa. A Bir Hadaj, vicino al Kibbutz Revivim, hanno demolito tre case. Non dite che non lo sapevamo n°427 Il villaggio beduino di Umm El-Kheir, situato sulle colline sud di Hebron, ha subito per anni le politiche di demolizione ed i maltrattamenti inflitti loro dai coloni dell'insediamento di Carmel. Lunedì 27 ottobre 2014, l'esercito e le forze di polizia sono arrivate nella parte occidentale del villaggio dove hanno demolito 4 case e due rimesse. Venti persone soni rimaste senza casa. Hanno demolito un tabun (un forno tradizionale usato per la cottura del pane) - senza nessun mandato - su richiesta dei coloni portata in tribunale. Due giorni dopo, i soldati sono venuti ed hanno demolito di nuovo il forno che intanto era stato riparato. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ Da tempo siamo testimoni del fenomeno di arresti usati come punizione - sia di Beduini che di palestinesi cittadini israeliani. Non si tratta nè di interrogatori nè di detenzione che precede una incarcerazione. Questa continua ben oltre l'interrogatorio. Purtroppo i tribunali autorizzano queste procedure. Durante la demolizione di una casa a Wadi El Na'am, il 14 ottobre 2014, la polizia ha arrestato 5 residenti del villaggio (vedi n°425). Sono ancora in prigione. Incidentalmente, quelli arrestati una manifestazione vicino Hura, alla fine del novembre 2013, sono ancora agli arresti domiciliari. Questions & queries: amosg@shefayim.org.il ================================= Ilan Shalif http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/ Anarchici Contro Il Muro http://www.awalls.org Blog di Ahdut (Unità - organizzazione comunista anarchica israeliana): http://unityispa.wordpress.com/ Documento politico di Ahdut sulla lotta palestinese: http://www.anarkismo.net/article/27038 Traduzione a cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

martedì 11 novembre 2014

14 NOVEMBRE SCIOPERO GENERALE , SCIOPERO SOCIALE !!!!

14 NOVEMBRE 2014 SCIOPERARE E MANIFESTARE NEI POSTI DI LAVORO E NEI TERRITORI PER CONTRASTARE LA DISTRUZIONE DEI NOSTRI DIRITTI PER RICOSTRUIRE L'OPPOSIZIONE SOCIALE PER RIPRENDERCI LA LIBERTA' DI IMMAGINARE E DI SPERIMENTARE L'ALTERNATIVA LIBERTARIA ALLA BARBARIE CHE AVANZA Non è la prima volta che succede. Non è la prima volta che il mondo del lavoro sindacalizzato intreccia la sua lotta con le realtà sociali di base che nei territori, da anni, fanno da argine e da rete solidale di conflitto contro la devastazione capitalistica dei luoghi di vita e dell'ambiente. Ma questo 14 novembre cade nel sesto anno di una crisi che non è più solo finanziaria,solo economica ed occupazionale. Siamo nel sesto anno di una crisi che punta direttamente a minare alla fondamenta la libertà dei lavoratori di organizzarsi e coalizzarsi nei luoghi di lavoro, di scendere in piazza per manifestare la loro opposizione alla distruzione di posti di lavoro e di reddito. Si tratta di un attacco non contingente, ma che punta a definirsi come sistema: un sistema in cui non è prevista alterità rispetto agli interessi del capitalismo, non è prevista organizzazione sindacale che rappresenti interessi autonomi dei lavoratori rispetto alle aziende. Non è prevista la speranza di una società più giusta e più solidale. Nemmeno la mera dignità del lavoratore, condannato invece ad uno stato di precarietà infinita. Nel lavoro e nella vita. Al tempo stesso nei territori, questa crisi punta alla ghettizzazione delle forme di opposizione sociale, alla loro criminalizzazione ogni volta che si osi mettersi di traverso rispetto alle grandi opere inutili, o rivendicare reddito sociale, diritto alla casa ed alle risorse, o costruire democrazia dal basso contro la decomposizione della democrazia rappresentativa. E nella crisi che impone la sua autorità come sistema e normalità, diventa banale e normale la repressione, legittima la violenza di Stato, impunibile ogni arbitrio in divisa. Jobs Act, legge di stabilità, Buona Scuola, non si possono contrastare pensando di contare solo sulla capacità coalizzatrice della FIOM o sulla forza di volontà dell'arcipelago sindacale di base, convergenti per caso o per necessità, nel porsi come argine e come opposizione. Per fermare la trasformazione dei lavoratori da soggetti di dignità in casuali ed anonimi prestatori d'opera, per evitare che il TFR venga scippato per la seconda volta, che cada il gelo perpetuo sui contratti del Pubblico Impiego, che i pensionati subiscano l'oltraggio dell'impoverimento per legge, per tarpare le ali alla Buona Scuola governativa che renderebbe la scuola italiana la peggiore mai vista negli ultimi 60 anni, occorre che il mondo del lavoro organizzato nelle fabbriche, nei capannoni e negli uffici ed il mondo della precarietà e della conflittualità sociale organizzata nelle città, nei quartieri, nei territori, trovino proprio qui -nel territorio- reciprocamente, le forme di cooperazione e di solidarietà necessarie. Necessarie forme di convergenza e resistenza, per ricostruire unità di lotta e di sperimentazione anticapitalista, investendo nella capacità di organizzazione dal basso, nella diffusione e sedimentazione della coscienza di essere classe con interessi autonomi e divergenti da quelli del capitalismo e dello Stato. Per riprenderci il territorio e le sue risorse, per prenderci le fabbriche e le terre, occorre un conflitto sociale diffuso e reticolare, sistematico e costante, in grado di esprimere crescente radicalit dal basso, indirizzata verso la riappropriazione e l'autogestione di risorse comuni, patrimoniali e ambientali, culturali ed economiche, che si proponga come elemento esogeno di rottura democratica e libertaria di netto segno anticapitalista, nei territori e nel paese. Alternativa Libertaria/Fdca novembre 2014 www.fdca.it

PN ReBEL Pordenone . DAI UN CALCIO AL RAZZISMO !

La militanza antirazzista ha solide radici nel pordenonese. Tra le tante attività, per anni è stato organizzato un torneo di calcio antirazzista che aveva come slogan "Dai un calcio al razzismo". L'intento del torneo era quello di unire, incontrarsi e conoscersi tramite lo sport ,utilizzando il calcio per abbattere i muri del razzismo. Per conoscere meglio la storia di questo torneo, durante il consueto aperitivo proietteremo il documentario "Dai un calcio al razzismo" di Clara Salgado. La serata proseguirà con Dj-Set e baretto a prezzi popolari

VERSO LO SCIOPERO SOCIALE, VERSO LO SCIOPERO GENERALE!

VERSO LO SCIOPERO SOCIALE, VERSO LO SCIOPERO GENERALE! Il 7 novembre si è tenuta la giornata di lotta contro il programma Youth Guarantee, che dovrebbe essere la risposta europea alla crisi dell’occupazione giovanile. In Italia il tasso di ...disoccupazione giovanile censito dall’ISTAT ha raggiunto il 44,2%. La politica del fare del governo Renzi, mentre parla di crisi, lotta alla disoccupazione e tutele del reddito agisce in modo ambiguo liberalizzando, di fatto, lo sfruttamento intensivo, il lavoro precario e servile e il free job, il cui esempio emblematico sono gli oltre 18.500 mila volontari per l’Expo di Milano. Oltre alle 46 forme di contratto atipico, al lavoro volontario gratuito sono stati stanziati 1.5 miliardi in tre anni, per il programma Garanzia Giovani che dovrebbe essere gestito dai Centri per l'impiego. In realtà in molte regioni non è partita alcuna misura e la gestione di questa "opportunità" è gestita da agenzie interinali, senza nessun controllo da parte del Ministero del Lavoro su qualità e congruità delle offerte di lavoro. Garanzia Giovani è l'ennesima scatola vuota che mistifica un vero e proprio “business della disoccupazione giovanile”. Attraverso il servizio civile e i bonus occupazionali si permetterà alle imprese di approfittare di “volontari”, stagisti ed apprendisti e di utilizzare manodopera precaria, gratuita (con i rimborsi dell’INPS) o a basso costo, estremamente ricattabile. In realtà i reali beneficiari sono le imprese, le agenzie interinali, gli enti privati di formazione e di orientamento, le agenzie tecniche della pubblica amministrazione. Per tale motivo il giorno 7 sono stati affissi dei manifesti sulle facciate del Centro per l'impiego, di Obbiettivo Lavoro, del Leopardi Majorana e dell' Opera Sacra Famiglia che denunciano questa mega truffa dello stato che, come al solito, promettendo una vita dignitosa alle persone arricchisce i soliti noti. Ora basta! Non siamo più disposti a farci sfruttare, a far finta che tutto vada bene, bisogna reagire e agire per un futuro diverso. Chi parla di stabilità e garanzie ci rende sempre più precari e ricattabili fino a farci credere che lavorare gratis sia una meravigliosa opportunità! Se questo è il futuro che ci prospetta il governo, assieme al contratto a tutele "futuribili", è meglio che Renzi e la sua cricca non faccia nulla. Anche per questo i precari saranno in tante piazze italiane, anche a Pordenone, il 14 novembre prossimo in occasione dello Sciopero Sociale. rete precari/e riffraff Altro...

Crisi generale e crisi dell’Eurozona

Venerdi 28 Novembre 2014 ore 18.00 Aula magna dell’istituto Carlo Tenca Bastioni di P.ta Volta angolo P.le Biancamano Milano [M2 Moscova; tram 2, 4, 12, 14; bus 43, 57, 94] La rivista e il sito web Countdown organizzano la conferenza-discussione Crisi generale e crisi dell’Eurozona: cause, conseguenze, prospettive Per contatti, informazioni e la richiesta dei dati presentati alla conferenza: cdownjournal@gmail.com

Comunicato rete precari/e riffraff 7-12 novembre

> AzioniSegna come non lettoSegna come lettoSegna come spamStellaElimina stellaburocraziada leggere o stampar...i miei allegati - ma...[Pnrebel] Comunicato rete precari/e riffraff 7-12 novembreSabato 8 novembre 2014, 15:54 Segna come non letto Segnala questo messaggioDa: "Cristina" A: pnrebel@inventati.orgIntestazioni complete Versione stampabile5 file 436 KB Scarica tuttoJPG84 KBSalvaJPG64 KBSalvaJPG82 KBSalvaJPG92 KBSalvaJPG114 KBSalva Il 7 novembre si è tenuta la giornata di lotta contro il programma Youth Guarantee, che dovrebbe essere la risposta europea alla crisi dell’occupazione giovanile. In Italia il tasso di disoccupazione giovanile censito dall’ISTAT ha raggiunto il 44,2%. La politica del fare del governo Renzi, mentre parla di crisi, lotta alla disoccupazione e tutele del reddito agisce in modo ambiguo liberalizzando, di fatto, lo sfruttamento intensivo, il lavoro precario e servile e il free job, il cui esempio emblematico sono gli oltre 18.500 mila volontari per l’Expo di Milano. Oltre alle 46 forme di contratto atipico, al lavoro volontario gratuito sono stati stanziati 1.5 miliardi in tre anni, per il programma Garanzia Giovani che dovrebbe essere gestito dai Centri per l'impiego. In realtà in molte regioni non è partita alcuna misura e la gestione di questa "opportunità" è gestita da agenzie interinali, senza nessun controllo da parte del Ministero del Lavoro su qualità e congruità delle offerte di lavoro. Garanzia Giovani è l'ennesima scatola vuota che mistifica un vero e proprio “business della disoccupazione giovanile”. Attraverso il servizio civile e i bonus occupazionali si permetterà alle imprese di approfittare di “volontari”, stagisti ed apprendisti e di utilizzare manodopera precaria, gratuita (con i rimborsi dell’INPS) o a basso costo, estremamente ricattabile. In realtà i reali beneficiari sono le imprese, le agenzie interinali, gli enti privati di formazione e di orientamento, le agenzie tecniche della pubblica amministrazione. Per tale motivo il giorno 7 sono stati affissi dei manifesti sulle facciate del Centro per l'impiego, di Obbiettivo Lavoro, del Leopardi Majorana e dell' Opera Sacra Famiglia che denunciano questa mega truffa dello stato che, come al solito, promettendo una vita dignitosa alle persone arricchisce i soliti noti. Ora basta! Non siamo più disposti a farci sfruttare, a far finta che tutto vada bene, bisogna reagire e agire per un futuro diverso. Chi parla di stabilità e garanzie ci rende sempre più precari e ricattabili fino a farci credere che lavorare gratis sia una meravigliosa opportunità! Se questo è il futuro che ci prospetta il governo, assieme al contratto a tutele "futuribili", è meglio che Renzi e la sua cricca non faccia nulla. Anche per questo i precari saranno in tante piazze italiane, anche a Pordenone, il 14 novembre prossimo in occasione dello Sciopero Sociale. rete precari/e riffraff

CONVEGNO: LA REPRESSIONE AZIENDALE NEI POSTI DI LAVORO

CONFEDERAZIONE UNITARIA DI BASE, CONFEDERAZIONE COBAS, SLAI COBAS TOSCANA, USI-AIT TOSCANA, IL SINDACATO E' UN ALTRA COSA OPPOSIZIONE CGIL TOSCANA organizzano il CONVEGNO: LA REPRESSIONE AZIENDALE NEI POSTI DI LAVORO Sabato 29 Novembre 2014 dalle ore 9.30 alle ore 17.00 Firenze presso il Saloncino del Dopo Lavoro Ferroviario in via Alamanni 1. Oggi in Italia il livello di repressione perpetrato dalle aziende sui posti di lavoro è intollerabile in tutti i settori: trasporti, poste, sanità, logistica ecc... sono solo alcuni degli esempi più evidenti. Se Poi vogliamo considerare il settore appalti, un inferno senza diritti e prospettive, la situazione è disastrosa. Un'azione punitiva sistematica, che colpisce da un lato gli attivisti sindacali come mezzo di repressione della loro libertà di iniziativa e dall'altro tutti i lavoratori, vincolandoli all'obbligo di fedeltà aziendale tramite provvedimenti disciplinari ed il ricatto del posto di lavoro. Discutiamone insieme attraverso testimonianze dirette, condividiamo le situazioni di lotta e sviluppiamo la solidarietà in favore dei lavoratori colpiti. Insieme troviamo la via unitaria e le strategie comuni per difenderci e tutelare i nostri diritti, il nostro futuro e la dignità di questo paese. Interverranno molti dei lavoratori colpiti tra cui Riccardo Antonini, Edoardo Todaro e saranno rappresentate diverse tra le realtà di repressione più emblematiche come: le multe nel Trasporto Pubblico Locale, la repressione sistematica in Ferrovia, il clima di terrore negli appalti, le sanzioni della Sanità e del Pubblico Impiego, la svendita dei diritti in Alitalia, la Trafiliera Gilardi e tanti altri. PARTECIPA E PORTA IL TUO CONTRIBUTO! INSIEME, RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO FUTURO! 25 ottobre 2014 Senzapatria www.senzapatria.bloog.it

Londra AFem 2014

Rinviamo ad articolo postatoci in newsletter da compagni / compagne apparso su Umanità Nova ed il suo sito politico (FAI) . Ricordiamo a tutte/i che qualsiasi articolo o post o segnalazione inviataci in modalità "invia a tutti" lo riteniamo una chiamata in causa nel fare TAM TAM e a segnalare tutto quello che riteniamo libertariamente vivo e utile alla conoscenza nostra o di chiunque voglia incappare in queste pagine

salud

Rojava: Fantasie e realtà

dal sito http://www.servetdusmani.org/, Piattaforma di dibattito comunista libertario Zafer Onat La resistenza a Kobane che dura da oltre 45 giorni ha spostato l'attenzione dei rivoluzionari di tutto il mondo sulla Rojava. Grazie al lavoro svolto da Azione Rivoluzionaria Anarchica (DAF, Turchia, ndt)), i compagni anarchici di varie parti del mondo hanno inviato messaggi di solidarietà alla resistenza di Kobane (1). Questa posizione internazionalista è di grande importanza per il popolo che resiste a Kobane. Tuttavia, se non analizziamo cosa sta accadendo veramente e se invece facciamo del romanticismo, i nostri sogni potrebbero essere delusi in un breve lasso di tempo. Inoltre, se vogliamo costruire un'alternativa rivoluzionaria mondiale che appare sempre più urgente, dobbiamo avere la mente lucida ed essere realisti nonchè fare delle valutazioni che siano fondate. Segnaliamo di passaggio che questi messaggi di solidarietà inviati alla resistenza di Kobane dimostrano come sia urgente mettersi all'opera per costruire un'associazione internazionale in cui i rivoluzionari anarchici ed i comunisti libertari possano discutere questioni locali e globali e costruire solidarietà durante le lotte. Si è sentita la mancanza di una internazionale come questa proprio negli ultimi 4 anni quando ci sono state numerose rivolte sociali in molte parti del mondo e, in Turchia, ne abbiamo avvertito la mancanza durante la rivolta del giugno 2013. Oggi, comunque, dobbiamo discutere sulla Rojava senza illusioni e porre la nostra analisi sugli assi corretti. Non è per niente facile per chiunque valutare gli sviluppi degli eventi osservandoli dall'interno o mentre accadono. E' evidente che valutazioni inficiate dai sentimenti che nascono in condizioni di disperazione e di messa all'angolo possono rendere ancora più difficile giungere a risposte lucide. Oggi in nessuna parte del mondo esiste un reale movimento rivoluzionario nel nostro senso del termine o in termini di forte movimento di classe che possa fare da precursore. Le lotte che pure emergono si dissolvono o per la violenta repressione che subiscono o perchè riassorbite dal sistema. In ragione di ciò, sembra che proprio come è successo a parte significativa dei marxisti e degli anarchici in Turchia, anche in varie parti del mondo ci sono organizzazioni rivoluzionarie ed individualità che stanno attribuendo alla struttura che è emersa nella Rojava un significato che va oltre la sua realtà. Prima di tutto, non è giusto da parte nostra caricare il peso della nostra incapacità di creare un'alternativa rivoluzionaria nei luoghi in cui viviamo e il fatto che l'opposizione sociale è in gran parte cooptata nel sistema, sulle spalle delle persone che lottano in Rojava . Quella Rojava, dove l'economia è in gran parte agricola, e che è circondata da blocchi imperialisti guidati da un lato dalla Russia e d'altra parte dagli Stati Uniti d'America insieme ai regimi repressivi e reazionari collaboratori nella zona nonchè dalle organizzazioni jihadiste brutali come l'ISIS che hanno potuto prosperare in questo ambiente. In questo senso, è altrettanto problematico attribuire alla Rojava una missione che va oltre ciò che è o ciò che potrebbe essere oppure biasimare queste persone impegnate in una lotta per la vita o per la morte perchè si aspettano un sostegno da parte delle forze della coalizione o perchè non stanno realizzando "una rivoluzione di nostro gradimento ". Prima di tutto dobbiamo riconoscere che il processo nella Rojava ha caratteristiche progressiste, come i passi importanti nella direzione della liberazione della donna, come il tentativo di costruire una giustizia laica e pro-sociale insieme ad una struttura democratica pluralista mentre ad ad altri gruppi etnici e religiosi viene data una rappresentanza nella amministrazione. Tuttavia, il fatto che la struttura che sembra emergere non miri alla eliminazione della proprietà privata e quindi alla abolizione delle classi e che il sistema tribale rimanga con i leader tribali che partecipano all'amministrazione, mostra che l'obiettivo non è la rimozione delle relazioni feudali o dei rapporti capitalistici di produzione, ma è invece come emerge dalle loro parole "la costruzione di una nazione democratica". Dobbiamo anche ricordare che il PYD fa parte della struttura politica guidata da Abdullah Ocalan da 35 anni, che punta alla liberazione nazionale e che soffre delle limitazioni politiche di tutti i movimenti orientati su base nazionale a cui il PYD non sfugge. Inoltre, l'influenza di elementi che appartengono alla classe dominante all'interno del movimento curdo è in costante aumento a causa del "processo di soluzione" (patto tra PKK e governo turco, ndt), soprattutto in Turchia. Su questo punto, è utile esaminare il contratto sociale che definisce il confederalismo democratico che è alla base del sistema politico in Rojava (2.) Alcuni punti della introduzione scritta da Ocalan meritano la nostra attenzione: Anche se le foto delle due donne armate di fucile corrispondono per somiglianza nel senso che si tratta di donne in lotta per le loro libertà, è chiaro che le persone che combattono contro l'ISIS nella Rojava non hanno in questo momento gli stessi obiettivi e gli stessi ideali degli operai e dei contadini poveri che combattevano nelle fila della CNT-FAI (in Spagna nel 1936-39, ndt) allo scopo di eliminare lo Stato e la proprietà privata in un colpo solo. “Questo sistema dovrà tenere conto delle differenze etniche, religiose e di classe nella società.” (..) “Nel Kurdistan saranno applicati tre sistemi di diritto: le leggi della UE, le leggi dello stato unitario e le leggi del sistema confederale democratico”. In sintesi, si afferma che la società di classe rimarrà e che ci sarà un sistema politico federale, compatibile con il sistema globale e lo stato nazionale. In accordo con questo, l'articolo 8 della Costituzione, dal titolo "diritti politici e libertà della persona" difende la proprietà privata e la sezione C dell'articolo 10 intitolato "Responsabilità fondamentali" definisce la base costituzionale del servizio militare obbligatorio in quanto afferma che "Nel caso di una guerra di legittima difesa, come requisito di patriottismo, vi è la responsabilità di partecipare attivamente alla difesa della patria, dei diritti e delle libertà fondamentali ". Anche se la Costituzione prevede che l'obiettivo non è il potere politico, comprendiamo anche che l'obiettivo non è la distruzione dell'apparato statale, bensì l'autonomia all'interno degli Stati nazionali esistenti. Quando la Carta Costituzionale viene analizzata nella sua globalità, l'obiettivo che emerge è quello che non si va al di là di un sistema democratico borghese, che si chiama confederalismo democratico. In sintesi, anche se le foto delle due donne che portano il fucile (una scattata nella guerra civile spagnola, l'altra fatta nella Rojava) che hanno fatto il giro dei social media, corrispondono per somiglianza nel senso che si tratta di donne che lottano per la loro libertà, è chiaro che le persone che combattono l'ISIS nella Rojava non lo fanno in questo momento per gli stessi obiettivi e ideali degli operai e dei contadini poveri che hanno combattuto all'interno della CNT-FAI al fine di rimuovere lo stato e la proprietà privata del tutto. Inoltre, ci sono profonde differenze tra i due processi in termini di condizioni di emergenza, di posizioni di classe dei loro soggetti, di linee politiche di coloro che gestiscono il processo e di forza del movimento rivoluzionario in tutto il mondo. In questa situazione, non dobbiamo essere sorpresi, nè biasimare il PYD se sono costretti ad abbandonare anche la loro posizione attuale, al fine di fondare un alleanza con le potenze regionali e globali per rompere l'assedio dell'ISIS. Non possiamo aspettarci che le persone che lottano in Kobane possano abolire l'egemonia su scala mondiale del capitalismo o che possano resistere a questa egemonia a lungo. Questo compito può essere realizzato solo da un forte movimento di classe e di alternativa rivoluzionaria in tutto il mondo. Il capitalismo è in crisi a livello globale e gli imperialisti che stanno cercando di superare questa crisi esportando la guerra in ogni angolo del mondo, insieme alle politiche dei regimi repressivi della regione, hanno trasformato la Siria e l'Iraq in un inferno. In queste condizioni in cui non c'è un'alternativa rivoluzionaria in atto, la rivolta sociale che era emersa in Ucraina contro il corrotto governo filo-russo ha portato al potere le forze pro-UE sostenute dai fascisti, mentre la guerra tra i due campi imperialisti continua. Il razzismo e il fascismo sono in rapida crescita nei paesi europei. In Turchia, si susseguono le crisi politiche e le divisioni etniche e settarie nella società si stanno approfondendo. In queste circostanze, in cui la Rojava può apparire come un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi, dobbiamo considerare che oltre l'assedio militare di ISIS, la Rojava è anche sotto l'assedio politico di forze come la Turchia, di Barzani e dell'Esercito Siriano Libero. Fino a quando la Rojava non sarà sostenuta da un'alternativa rivoluzionaria in tutto il mondo su cui contare, pare proprio che non sarà facile per la Rojava mantenere la sua attuale posizione nel lungo periodo. Il percorso per difendere la Rojava non solo fisicamente e politicamente ma anche per andare oltre, sta nella creazione delle condizioni di classe per l'organizzazione e per la lotta, insieme ad un forte ed organizzato progetto di alternativa rivoluzionaria. Lo stesso vale per prevenire l'atmosfera di conflitto etnico, religioso e settario che segna i popoli della regione sempre di più per ogni giorno che passa, e per prevenire che i lavoratori scivolino nel radicalismo di destra di fronte alla crisi di livello mondiale del capitalismo. La solidarietà con Kobane, se da un lato è importante è però insufficiente. Al di là di questo, abbiamo bisogno di discutere su cosa deve essere fatto per creare un processo rivoluzionario, che necessita di organizzazione a livello internazionale ovunque siamo e che è indispensabile non solo per coloro che resistono in Kobane ma per milioni di lavoratori in tutto il mondo. Zafer Onat (traduzione a cura di Alternativa Libertaria/Fdca -Ufficio Relazioni Internazionali) (1) http://meydangazetesi.org/gundem/2014/10/dunya-anarsistlerinden-kobane-dayanismasi/ (2) http://tr.wikisource.org/wiki/KCK_S%C3%B6zle%C5%9Fmesi

IL GIALLO DEL TRENO SCOMPARSO

testo apparso sul numero di ottobre di "Alternativa libertaria - Liguria" Nella giornata di venerdì, su televisioni, giornali on- line in diretta, tv locali e nazionali e tramite passaparola via internet, una valanga di foto e di parole hanno accompagnato gli aggiornamenti sulla ennesima , tragica alluvione a Genova. Tra queste notizie alcuni ricordano di aver sentito parlare di un treno deragliato a causa di una frana. Un treno che deraglia , qualcuno avrà pensato, non è cosa da poco... Si parla di un macchinista ferito. Si è rischiata una tragedia. Poi non se ne è saputo più nulla: nessuno ha visto le immagini in tv del treno e, tanto meno, nessuno ha assistito ad un'intervista al macchinista o a qualcuno dei passeggeri. Chissà... passato qualche giorno ne rimarrà un vago ricordo, qualcuno, forse, arriverà persino a dubitare che il fatto sia realmente accaduto... A fare bene attenzione si scopre che l'indicazione del luogo è stata evasiva e, in qualche caso sbagliata...eppure non era difficile dare l'indicazione giusta perchè, in corrispondenza di quel punto, che“combinazione”, pochi metri più sopra c'è un grande scavo per il cantiere del terzo valico. Ma allora: che fine ha fatto quel treno ? Se lo sono mangiato i media: quello che loro raccontano è “ reale”, quello che si omette, si nasconde, si fa sparire non è mai successo. Mentre assistiamo allo scaricabarile delle responsabilità, come se si trattasse SOLO di un problema di allerta, non è escluso che l'attenzione e la rabbia verranno convogliati verso il sindaco di turno, la Vincenzi ieri, Doria oggi; morto un papa se ne farà un altro. Non importa il colore sbiadito politico che lo accompagnerà, l'importante è che non venga toccato il sistema affaristico speculativo che sta a monte della non gestione del territorio. Lo stesso sistema affaristico speculativo che sta dietro alla logica delle grandi opere (che permettono lauti guadagni in poche mani) al posto delle numerose piccole opere necessarie per affrontare, per esempio, il problema dei dissesti idrogeologici. La parola prevenzione è sempre troppo poco pronunciata, e rimane, comunque, soltanto un esercizio retorico da effettuare nel momento dei danni. Eppure bisognerà affrontare il problema dell'abbandono, dello spopolamento progressivo di chi, abitando sui monti con il proprio lavoro, costituiva un primo elemento di prevenzione ai dissesti. Molteplici e diversificati interventi si impongono se vogliamo cercare di vivere in un ambiente più sicuro lottando sia contro il degrado che le sempre più frequenti anomalie climatiche... e ci sarebbe anche la possibiltà di creare qualche posto di lavoro in più. Ma tutto questo, nel breve termine, non regala né voti né facili guadagni. E bisogna pure lottare contro i palazzinari che continuano a costruire negli alvei dei torrenti. E' tutto questo che sta a indicare il treno scomparso. Per uno scherzo del destino, o per un sussulto della montagna ferita, l'inevitabile frana è andata a intralciare un treno veloce , una Freccia Bianca. E' per la creazione di treni ancora più veloci e costosi, che si vogliono sottrarre risorse per il traffico dei pendolari, per il trasporto merci su rotaia, potenziabile sulle linee già esistenti, attualmente sottoutilizzate, e per tante altre cose di cui ci sarebbe bisogno. Per uno scherzo del destino la frana ha puntato il dito accusatore su tutto questo, ha ricordato ai ciechi, ai sordi e agli ignoranti come disboscamenti insensati e sbancamenti di terra causano facilmente frane, ed ha ricordato anche come delle opere mastodontiche eseguite in economia e date in appalto a ditte in odor di mafia (quando non sono già state condannate) possano essere pericolose. E come possono questi stessi signori per bene rassicurarci che l'estrazione del terreno, ricco di amianto , gestita da loro non costituisce un pericolo ? Tutto questo stava a indicare il treno deragliato, e allora, meglio non parlarne e farlo sparire; ci penseranno gli uomini del Cociv a dire ai bambini nelle scuole elementari che l'Opera è bella. Allora riprendiamolaLeggendo i comunicati dei comitati No Tav si può sapere che: Venerdì mattina intorno alle 12 una frana provocata dal disboscamento di COCIV a Trasta per la realizzazione del cantiere del Terzo Valico, il cosiddetto cantiere “Galleria Campasso” in via Castel Morrone, a Fegino (e non a S Quirico come è stato detto !) ha bloccato il Freccia Bianca 9764 Roma-Torino. La massa di terra, staccatasi dal cantiere, è crollata su quattro vagoni del convoglio , ferendo incredibilmente solo il macchinista, causando il deragliamento del treno con la fuoriuscita dai binari di numerosi vagoni. No all'OMERTAV ! Ribellarsi è possibile! Roberto Pisani (un terrorista no tav)

VARCANDO UN SENTIERO CHE COSTEGGIA IL MARE-L’avventurosa vita di Danilo Mannucci

CAMERA DEL LAVORO di Milano (sala De Carlini) Corso di Porta Vittoria 43 GIOVEDI’ 13 NOVEMBRE 2014, ORE 21 Presentazione del libro VARCANDO UN SENTIERO CHE COSTEGGIA IL MARE L’avventurosa vita di Danilo Mannucci di Ubaldo Baldi con la collaborazione di Giuseppe Mannucci - Editrice Gaia, Angri (Salerno) Oltre agli Autori interverranno Dino Erba e Filippo Lisitano Danilo Mannucci seppe legare la sua vita, certamente avventurosa, alle vicende di un periodo assai caldo della storia italiana, gli anni che abbracciano le speranze accese dalla Rivoluzione Russa e le tragedie del fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Sempre impegnato nella lotta per un futuro migliore, Danilo Mannucci fu il rappresentante tipico di una generazione proletaria che non si arrese. A cura del Centro Filippo Buonarroti info@centrofilippobuonarroti.com www.centrofilippobuonarroti.com tel 0245491072

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)