ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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mercoledì 16 dicembre 2015

Numeri e minacce di una manovra che esclude la classe lavoratrice, che emargina le classi popolari, che precarizza la vita delle persone.


Legge di stabilità. L'austerità può essere flessibile. Ma le politiche di austerity no! Parola del governo!
Numeri e minacce di una manovra che esclude la classe lavoratrice, che emargina le classi popolari, che precarizza la vita delle persone.
Si ammorba di destra estrema il clima politico in Europa dopo le ultime tornate terroristiche. Non sembrano soffrirne più di tanto i capitalisti, i quali sanno che possono fare affari con le politiche securitarie, con le missioni militari, con le guerre guerreggiate e quelle per procura, con la vendita di armi. Tutto il continente rimane invece all'interno del tunnel delle politiche di austerity, alimentando gli effetti di una crisi che si propaga su tutto il pianeta, trascinandosi successi elettorali delle destre di ogni latitudine e credo nazional-razzista.
In Italia, la legge di Stabilità viene presentata come una manovra che conduce fuori dal tunnel, che finalmente dà e non toglie, che mette in discussione le politiche europee.
In realtà il governo agisce nel pieno rispetto delle regole di bilancio adottate dall’Unione Europea. Non vi è nulla che vada nella direzione di modificare   il quadro delle politiche di austerità, per non parlare dei vincoli su deficit e debito del Fiscal Compact. Quello che il governo sfrutta, per il 2016, sono i margini di manovra concessi dalla cosiddetta “austerità flessibile”, cioè della possibilità di spostare nel tempo il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla UE. La flessibilizzazione dell’austerità, cioè delle politiche restrittive, non è un'attenuazione delle politiche neoliberiste, bensì una concessione generata proprio dal varo delle cosiddette “riforme strutturali”.
Sono propro il Jobs Act, la legge sulla scuola, la controriforma costituzionale, il taglio della Pubblica Amministrazione, le privatizzazioni, a far sì che la legge di stabilità del 2016 possa beneficiare della “flessibiità” che consente di disinnescare (solo per il 2016) la clausola di salvaguardia e quindi -in attesa del raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale per il 2018 - di liberare risorse.
Le quali finiscono in larga parte nel taglio rilevantissimo di tasse sulle imprese come nell’eliminazione delle Tasi.
Il governo sfrutta la flessibilità nel 2016 approvando provvedimenti che hanno effetti permanenti ma con coperture temporanee,   preparandosi così a tagli futuri aggiuntivi su tutto ciò che è servizio o patrimonio pubblico.
Ancora una volta, si crede che il taglio delle tasse abbia un effetto espansivo superiore agli effetti depressivi dei tagli alla spesa pubblica. Tanto, con più soldi in tasca ti senti libero di comprare sul mercato i servizi che ti puoi permettere. Altra scommessa è la crescita del Pil che, determinata da diverse variabili esterne (come la svalutazione dell’euro sul dollaro a seguito del quantitative easing e la diminuzione strutturale del prezzo del petrolio), viene puntualmente sovrastimata per far quadrare i conti.  
Ovviamente, pagato dazio alle UE, la “flessibilità” nel 2016 serve a Renzi per arrivare forte alle elezioni amministrative di primavera, assai importanti per numero di elettori e realtà interessate.
I soldi a chi?
Il taglio dell'IRES, cioè la tassa sui profitti, vale 2,6 miliardi per il 2016 e 4 miliardi a regime nel 2017. La sua applicazione nel 2016 è subordinata all’approvazione in sede europea della cosiddetta “clausola migranti”, quella per cui in nome dei costi dell’accoglienza per “l’emergenza migranti” si tagliano per l’appunto le tasse all’imprese! Invece nel 2017 il taglio dell’Ires potrà contare su risorse reperite “da tagli alla parte corrente delle spese della Pubblica Amministrazione”.
831 milioni sono destinati alla reiterazione, ridotta al 40%, degli sgravi contributivi per le assunzioni o le trasformazioni di contratti preesistenti nel “contratto a tutele crescenti”, che diventano 2,1   miliardi per il 2017.
Ma ci sono anche una miriade di altri micro provvedimenti che stanziano direttamente risorse per le imprese oppure, come nel caso della detassazione dei premi di produttività (quasi 600 milioni a regime) e del sostegno al cosiddetto welfare aziendale, puntano a promuovere la sostituzione della contrattazione collettiva nazionale con quella aziendale e territoriale, mentre per promuovere l’aziendalizzazione delle prestazioni sociali, si smantella il welfare pubblico e universalistico.
Prosegue, dopo la legge di stabilità 2015 e quelle precedenti, lo spostamento di risorse a favore delle imprese: nel 2015 era stato ridotto il prelievo fiscale con i 5 miliardi di riduzione dell’IRAP (4,3 a regime dal 2016) più ulteriori 4 miliardi nel triennio 2015-2017 attraverso una serie di provvedimenti minori.  
Per la decontribuzione, le risorse pubbliche utilizzate ammontano a 2,5 miliardi per il 2015 e 6,3 miliardi per il 2016. Si tratta di risorse ingenti che sono servite e serviranno per promuovere il contratto “a tutele crescenti”, cioè nella maggior parte dei casi per finanziare la trasformazione di vecchi contratti a termine, in nuovi contratti a termine, dato che il Jobs Act ha sancito la possibilità di licenziare arbitrariamente sempre e comunque.
Dunque i soldi per le imprese, dati “a pioggia” cioè senza finalizzazione alcuna, vanno dagli oltre 8 miliardi (tra Irap, decontribuzione e altre misure) del 2015, ai circa 15 miliardi per il 2016, complessivi degli interventi della legge di stabilità dello scorso anno e di quella attuale.
Assente qualsiasi strategia di politica industriale a fronte di una contrazione degli investimenti pubblici, già stimabile del 30% nel periodo 2008-2014.
Si conferma una crescita dell’occupazione inferiore rispetto al resto d’Europa. Restano oltre i 3 milioni i disoccupati ufficiali, mentre sono il doppio quelli effettivi.
L’eliminazione della TASI-IMU per l’abitazione principale   vale 3,7 miliardi. Di questi, 1,4 miliardi sono regalati a chi possiede abitazioni di pregio maggior, che pur essendo solo il 10% del totale concorrevano per il 37% al gettito complessivo.   Questi proprietari godranno di uno sgravio in proporzione maggiore di chi ha una casa più modesta.   Il taglio indiscriminato della Tasi mette inoltre i Comuni nella condizione di dipendere dai finanziamenti centrali.
I soldi ci sono anche per le spese militari.   La legge di stabilità conferma i 13 miliardi per il programma pluriennale di acquisto dei 90 cacciabombardieri da attacco in grado di trasportare ordigni nucleari. I tagli che investono pesantemente ogni funzione pubblica, lasciano indenne il comparto militare, le spese per la sicurezza  e le missioni all'estero. La spesa militare è la sola che potrà godere di deroghe in chiave europa per la lotta al terrorismo.
A chi niente?
Nessuna risorsa aggiuntiva, anzi tagli pesantissimi a tutto ciò che è funzione pubblica: dalla sanità, alle Regioni, a ministeri e società pubbliche, al pubblico impiego, che vede un caritatevole obolo   invece del rinnovo del contratto, e un nuovo blocco del turnover. Agli 8,4 miliardi di meno spese nel 2016, si aggiungeranno 8,6 miliardi in meno nel 2017 e 10,6 nel 2018.
Il finanziamento per il Servizio Sanitario Nazionale viene rideterminato in 111 miliardi, ivi compresi gli 800 milioni finalizzati all’aggiornamento dei LEA (Livelli essenziali di assistenza).   In poco più di un anno i finanziamenti previsti a luglio 2014 sono stati tagliati di 6,7 miliardi. Questi ulteriori tagli alla sanità rendono evidente la volontà di distruggere la sanità pubblica ed universalistica e di spingere progressivamente verso modelli assicurativi.
Il quadro diventa più grave con i tagli alle Regioni per 3,98 miliardi di euro nel 2017, che saliranno a 5,48 miliardi nel 2018 e 2019.   Andranno a colpire la sanità ed i trasporti pubblici in particolare, ma più complessivamente è in atto una destrutturazione complessiva di diritti e possibilità di intervento da parte delle Regioni.     Tagli pesanti anche a ministeri e società pubbliche per 3,1 miliardi nel 2016.
A tutto questo va aggiunto   quanto previsto nelle stessa legge di stabilità per il pubblico impiego, con il blocco del turn-over e della contrattazione. Dopo 6 anni di blocco della contrattazione e nonostante la sentenza della Corte Costituzionale, per il “rinnovo” del contratto vengono stanziati 219 milioni di euro per 1,3 milioni di lavoratori contrattualizzati a livello centrale (circa 12 euro mensili lordi di incremento), 81 milioni di euro per i 500.000 lavoratori del comparto sicurezza, mentre per altri 1,2 milioni di lavoratori le risorse per il “rinnovo” contrattuale nazionale  sono in carico anche in parte alle singole amministrazioni! Si tratta di cifre risibili: meno di un dodicesimo di quanto varrà a regime la nuova riduzione delle tasse sulle imprese.
Inoltre, per le amministrazioni dello Stato, le agenzie, gli enti di ricerca, le Regioni e gli Enti Locali, le assunzioni a tempo indeterminato possono avvenire solo entro la misura del 25% del budget derivante dalle cessazioni di personale con la medesima qualifica avvenute nell’anno precedente. I “risparmi” complessivi previsti per il blocco del turn over, vanno dai 44 milioni del 2016 a quasi 1 miliardo (919 milioni) nel 2019, 3 volte quanto stanziato per il “rinnovo” del contratto.   Va ricordato anche che dal 1 gennaio 2017 non sono più attivabili contratti di collaborazione e che nel 2018 scadranno i circa 80.000 contatti a tempo determinato di durata ultratriennale.
Con 5 dipendenti pubblici ogni 100 abitanti, in Italia siamo alla messa in discussione della capacità di erogare i minimi servizi essenziali.
Per esodati, povertà, disagio sociale, le risorse sono pochissime. La legge di stabilità non contiene nessuna misura di flessibilizzazione della controriforma Fornero. Vengono "salvati" 26.300 esodati con la cosiddetta settima salvaguardia, (ma secondo l'INPS il totale da garantire sarebbe di 49.500) e la cosiddetta opzione donna. Intanto, nell'ultimo anno (ma è così dal 1996), il saldo tra contributi versati e pensioni erogate al netto delle ritenute fiscali (che rientrano nelle casse dello stato ) è   in attivo di 21 miliardi di euro.  
Per il contrasto alle povertà solo 600 mln a fronte di tassi di povertà assoluta che si attesta al 4,2% al Nord, al 4,8% al Centro e all’8,6% nel Mezzogiorno. La miseria delle risorse stanziate per il contrasto alla povertà è ancora più grave considerati i tagli complessivi a cui è sottoposto il sistema di welfare, l’assenza di un piano per il lavoro, l’assenza di un piano per il Sud.
Infine siamo alla beffa delle misure che favoriscono l’evasione fiscale. Con la scusa di sostenere i consumi, il governo ha innalzato l’uso del contante da 1000 a 3000 euro, consentendo di evitare la tracciabilità in attività quali i canoni di locazione e dei traporti.
Se questa Legge di Stabilità dà qualcosa è di sicuro una mazzata micidiale ad ogni politica solidaristica e collettiva di redistribuzione della ricchezza, togliendo invece ogni speranza di chi contava su qualche briciola di quello 0,7% di crescita.

Si alimenta intorno al welfare aziendale e a quello gestito da coop clerico-mafiose la formazione di un ceto di lavoratori ricattatti  a tenere in vita questo sistema. La frammentazione in atto nella classe lavoratrice viene perciò a scomporsi e irrigidirsi ulteriormente.
Sempre più urgente recuperare capacità di coalizione e di lotta alla base nei luoghi di lavoro e nel territorio, ri-costruire strumenti e metodi di ampia partecipazione dal basso, forme di solidarietà autogestite, forme di vertenzialità conflittuali che facciano crescere coscienza e progettualità.
Per l'alternativa libertaria
92° Consiglio dei Delegati di AL/fdca
Fano, 13 dicembre 2015

 

 

 

 

 

 

MIGRANTI E PROFUGHI - Comunicato 92° Consiglio dei Delegati di Alternativa Libertaria , Fano 13 dicembre 2015



E' vero, gli esseri umani si sono sempre spostati nella storia. Da soli o popoli interi, per fame di conoscenza, di cibo e di libertà. E se anche oggi si muovono  milioni di persone in marcia o condotte in luoghi di segregazione, questo rappresenta non la fine della storia ma solo la fine del sogno liberista, che pretende che i confini degli Stati consentano  la libera circolazione delle merci e del capitale ma tengano imprigionati gli uomini.

Oggi nel mondo  più di 50 milioni di persone sono in viaggio, (e molto spesso rinchiuse) alla ricerca di un luogo di sopravvivenza. Lo sfruttamento, lespropriazione delle ricchezze naturali, le guerre, sia quelle  combattute con le armi che quelle economiche, la devastazione ambientale, prodotti del sistema capitalistico hanno perennemente modificato intere regioni e paesi, rendendoli invivibili. Lo sviluppo diseguale del capitalismo,  e in particolare  le politiche quarantennali del liberismo,  hanno  accelerato e moltiplicato le dinamiche di un fenomeno fisiologico, essendo funzionale da sempre spostare la mano dopera necessaria alla propria accumulazione.

Gli immigrati ed i profughi che stanno cercando da mesi di attraversare i confini dellEuropa sono solamente una piccolissima parte di coloro che in tutto il mondo si sono messi in cammino.

Non sono le condizioni di partenza, se  in fuga dalla guerra piuttosto che dalla miseria o dalle dittature, ma la chiusura delle frontiere e il commercio infame che ne deriva, a trasformare i migranti, in quanto soggetti che vendono la loro forza lavoro, in profughi, persone che per sopravvivere sono costrette a rischiare tutto, compresa la loro vita,  per accedere ad un livello seppur minimo di sopravvivenza.

E il dramma che si consuma  sulla pelle dei profughi e dei migranti ha conseguenze dirette sulla vita di tutti.

La gradazione dei diritti fondamentali, resa fatto compiuto in questi anni di legislazione sulla cosidetta emergenza migratoria, anche quando emergenza non era, trova il suo compimento in questi mesi. All'interno di un'Europa che si propone ancora culla dei diritti universali convivono con noi persone cui sono negati i diritti elementari non solo dalle spietate leggi del mercato, superiori di rango a qualunque carta costituzionale, ma  da leggi speciali e ordinarie, persino da circolari ministeriali.

In Italia è  ormai evidente come decenni di legislazione scalcagnata, criminale e apparentemente dilettantesca, a partire dalla Bossi Fini,  sull'immigrazione, abbiano dato un contributo fondamentale a creare le condizioni dello smantellamento dei diritti e della precarizzazione esacerbata oggi imperante per tutti e tutte nel mondo del lavoro, mentre  il ricatto lavorativo legato al rinnovo dei permessi di soggiorno mostra in questo periodo di crisi tutta la sua violenza istituzionale, e viene utilizzato come arma di ricatto contro ogni forma di organizzazione e di lotta che parta o coinvolga lavoratori migranti.

E  il diritto sacrosanto dei profughi a muoversi, in ogni timido riconoscimento viene utilizzato, paradossalmente e in perenne e aperta violazione di ogni convenzione firmata dagli stati europei, per combattere ogni  migrazione economica, quasi sempre accompagnata invece da una ricerca di protezione, pace e giustizia.  E se dopo l'implosione della Libia il ruolo del gendarme ai confini dell'Europa viene affidato al macellaio Erdogan, ripagandolo in impunità e sostegno per le sue politiche antisociali e i suoi sporchi affari con l'Isis, l'equazione profughi immigrati terrorismo viene utilizzata, e non solo dalle destre, per limitare ancora una volta di più diritti di espressione ma anche di organizzazione e di dissenso. Le prime vittime della legislazione d'emergenza dopo gli attentati di Parigi sono stati non a caso i movimenti che contestavano la ritualità del vertice sul clima.

Ma, dato il soffiare sul fuoco delle destre ancor più  in questo  periodo di forte destrutturazione del mondo del lavoro, l'evitare il riprodursi di situazioni di conflitto etnico/religioso o di veri e propri pogrom sarà responsabilità  che le associazioni dei lavoratori si devono assumere, insieme a tutti i soggetti collettivi che non possono stare a guardare. Risiede nella nostra  forza e volontà la capacità di disinnescare le mine che si stanno disseminando, per contrattare la forza lavoro ed i diritti sociali almeno in ambito europeo senza farsi trascinare dalle miserie e dalle inconcludenti diatribe degli aspetti nazionali. La gestione di questo periodo di emergenza sociale si scontra infatti sempre di più con la criminalizzazione e la chiusura di ogni spazio di accoglienza e solidarietà  autogestita e dal basso, da quelli ai confini a quelli nelle nostre metropoli e nei punti di snodo dei percorsi migratori, dove le uniche risposte possibili sembrano  la militarizzazione e/o la gestione istituzionale, spesso in mano a mafie di ogni tipo.

Ma combattere la xenofobia, il razzismo il fascismo, il nazionalismo, proporre una società aperta ed inclusiva, trovare negli aspetti etici e nelle risposte storiche dellazione politica le soluzioni per gestire limmigrazione è base indispensabile, per  gestire l'oggi e per costruire il  futuro

E a questo serve l'impegno di tutti,  di chi semplicemente ed empaticamente  condivide le sofferenze e le aspirazioni di ogni uomo e di ogni donna  e riafferma un diritto che è quello alla vita contro i muri e i fili spinati, e  di chi a questa necessaria risposta di coscienza aggiunge lo sforzo per comprenderne le cause e gli effetti, senza sovrapporne i piani ma fondendoli  nella parte importante dellazione politica.

Un movimento sindacale europeo consapevole, inclusivo  e solidale e la mobilitazione degli antirazzisti sono tra gli elementi che devono costruire  una accettabile risposta allarrivo di milioni di persone in Europa, nel pretendere:

- Il rifiuto della gabbia europea, per quanto ci riguarda nostro spazio minimo  di azione politica, - l'abbattimento di tutti i muri e il rispetto del diritto di circolazione
l- a fine degli accordi di Dublino e di tutte le legislazioni securitarie di emergenza
- la costruzione di corridoi umanitari dalle aree di crisi per favorire l
arrivo di profughi, anche di quelli che per motivi di salute e/o economici non possono allontanarsi dai luoghi colpiti dalla catastrofe delle politiche guerresche e di distruzione del capitalismo liberista, - la chiusura dei centri di identificazione e l'immediata sospensione dei rientri forzati dei migranti economici
- una gestione aperta al territorio e ai comuni
 
dei centri di accoglienza, pubblici o appaltati a cooperative in cui sia garantita la trasparenza degli appalti e delle condizioni di lavoro degli operatori - il rispetto del diritto all'istruzione e all
inserimento scolastico, alla salute e alla cura di ogni persona comunque presente in Europa - il rispetto del diritto al lavoro, nel consentire a quanti potranno di lavorare, sia in settori privati che nel terzo settore,  sia in lavori di pubblica utilità, in cooperative sotto il controllo dei lavoratori - la tutela e la depenalizzazione  di ogni forma di autorganizzazione e di  solidarietà dal basso, unico vero antidoto alla deriva fascista in Europa, ben sapendo che milioni di anonimi e impauriti elettori saranno  spinti  a  legittimare una classe politica di approfittatori, razzista e fascista in tutti i paesi.

Nessuno potrà domani chiederci voi dove eravate, il nostro compito, il nostro dovere, è sempre quello di stare dalla parte di chi i torti li subisce,dalla parte degli sfruttati, degli ultimi della terra che così tanto stanno spaventando le certezze borghesi di un' Europa finita sugli scogli della paura alimentata da stregoni sanguinari, spaventati dallarrivo di milioni di persone che si volevano sottosviluppati e diversi, psichiatrizzati avrebbe detto Franz Fanon. Non sarà facile sorreggere il peso dello scontro, una nuova fase della lotta antimilitarista ed antifascista ci vedrà coinvolti come sempre, per linternazionalismo proletario contro il capitalismo e le sue sempre nuove, sempre vecchie, forme di sfruttamento e di violenza.

Alternativa Libertaria/fdca

92° Consiglio dei Delegati

Fano, 13 dicembre 2015

martedì 15 dicembre 2015

Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente

Una proposta aperta, in 9 punti, della “Coalizione 27 febbraio”

Premesse

Creare una Carta delle pretese e dei diritti dei lavoratori autonomi e dei freelance è cosa utile per interloquire criticamente con l’iniziativa legislativa del governo che, con il Ddl collegato alla Legge di stabilità, intende presentare uno Statuto del lavoro autonomo professionale. Questa bozza di Carta mette in forma scritta quanto discusso dalla “Coalizione 27 febbraio” durante il Meeting (dal titolo Lo Statuto che non c’è) che si è svolto a Roma gli scorsi 14-15 novembre (2015). La Carta dei diritti mira a identificare la condizione del lavoro autonomo e a valorizzare la principale caratteristica del lavoro professionale oggi: la transizione o mobilità tra condizioni contrattuali, lavorative, occupazionali diverse che si susseguono in maniera frenetica più volte nel corso di una carriera, facendo saltare i tradizionali confini tra occupazione, disoccupazione, precarietà.
  1. Nonostante le trasformazione epocali che si sono determinate negli ultimi trenta anni, e che hanno investito l’economia come la politica, i diritti sociali, nel nostro paese, continuano a essere strettamente connessi con il lavoro; più in particolare, con il lavoro di tipo subordinato. La moltiplicazione delle figure del lavoro, così come l’affermazione del lavoro autonomo e parasubordinato, NON sono state accompagnate da una revisione sostanziale del welfare e delle tutele.
Conquistare e promuovere tutele e welfare universali, indipendenti dalla tipologia del lavoro svolto, è obiettivo fondamentale della “Coalizione 27 febbraio”.
  1. Nonostante il dettato costituzionale, seguendo l’impronta neoliberale anche in Italia si sta affermando una fiscalità di tipo regressivo. A pagare tante, troppe tasse sono prevalentemente coloro che hanno redditi bassi. Pagano meno, invece, i più ricchi. Gli stessi che, assai più spesso, non pagano nulla, tanto è diffusa e poco controllata l’evasione fiscale delle grandi corporation. Il senso comune, promosso dai media, fa dei professionisti degli evasori. Si tratta solo di una menzogna, è vero invece che i professionisti pagano tasse e aliquote previdenziali insostenibili senza avere nulla in cambio.
Difendere e riconquistare un principio fiscale di tipo progressivo (paga di più chi ha di più) è un obiettivo fondamentale della “Coalizione 27 febbraio”.


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9 punti, verso lo Statuto del lavoro autonomo

1. Reddito minimo garantito. Si tratta di una misura di welfare universale. Una tutela nei periodi di non lavoro e di disoccupazione, a carico della fiscalità generale. Uno strumento fondamentale contro il ricatto che spinge al lavoro gratuito, all’accettazione dei sotto-compensi, di lavori privi di diritti.
2. Estensione degli ammortizzatori sociali. Il Jobs Act ha introdotto un ammortizzatore sociale per i lavoratori parasubordinati, la DIS-COLL. Questa misura, avviata meno di anno fa, rischia di essere cancellata dalla Legge di stabilità. Ne chiediamo non solo la conferma, ma anche l’estensione ai lavoratori autonomi e agli intermittenti della ricerca, ingiustamente esclusi.
3. Equità previdenziale.
3.1. Gestione separata INPS
a) Il rinnovato blocco dell’aumento dell’aliquota relativa alla gestione separata INPS è un provvedimento positivo, ma insufficiente. Il blocco va reso definitivo. Di più: occorre ridurre l’aliquota al 24% e rendere l’aumento al 27% facoltativo;
b) Va da sé che, senza opportuni correttivi solidaristici del sistema contributivo, la riduzione dell’aliquota non risolve i problemi. Chiediamo l’istituzione di una pensione minima di cittadinanza, indipendente dal montante contributivo accumulato e superiore all’Assegno sociale. Una base comune, accessibile dopo una soglia minima di 5 o 10 anni di contribuzione, cumulabile con la parte variabile e relativa al montante effettivamente conquistato. Le risorse necessarie possono essere reperite tagliando, attraverso il ricalcolo, le pensioni d’oro (che costano circa 13 miliardi l’anno) e d’argento (oltre i 3.000 euro al mese). Altrimenti ricorrendo alla fiscalità generale.
3.2. Casse previdenziali degli ordini
Deve essere risolto il conflitto previdenziale. Primo passo: rendere inammissibili, da parte delle Casse, l’erogazione di trattamenti pensionistici non coperti da una adeguata contribuzione previdenziale. Altrettanto: censura politica, da parte delle Casse, delle pensioni maturate con il combinato disposto di evasione fiscale e sistema di calcolo retributivo.
a) trasparenza gestionale delle Casse, che non si riduce alla sola pubblicazione del bilancio consuntivo, ma che richiede quanto meno la pubblicazione del bilancio di previsione;
b) soppressione dei contributi minimi obbligatori;c) correttivi solidaristici del sistema contributivo, sostenuti con l’aumento della pressione previdenziale sui redditi alti e medio-alti;d) pensione minima garantita anche a coloro che non hanno maturato un montante contributivo sufficiente.
4. Sostenibilità fiscale. Innanzi tutto, la “Coalizione 27 febbraio” propone l’innalzamento dell’asticella della “no tax area” a 10.000 euro di fatturato annuo. Questo per favorire i giovani professionisti, in generale i professionisti con redditi bassi. Altrettanto, nella prospettiva di una revisione complessiva e in senso progressivo del sistema fiscale, ritiene opportuno garantire un regime agevolato per chi fatica a superare i 30.000 euro di fatturato annuo.
5. Equo compenso. Non bastano le agevolazioni fiscali, serve una lotta senza quartiere al lavoro gratuito. Di più: serve la definizione un compenso minimo garantito, con riferimento estensivo ai minimi previsti dai contratti collettivi nazionali. Occorrono, inoltre, misure volte a garantire la certezza dei pagamenti e un fondo di garanzia a sostegno dei professionisti nel caso di fallimento del committente.
6. Contrasto alla penetrazione del capitale negli studi professionali. La “Coalizione 27 febbraio” contesta l’assimilazione delle professioni alle imprese e invita a contrastare i diversi orientamenti europei in merito. La “Coalizione 27 febbraio” è contraria alla previsione, per le professioni, di modelli organizzativi che consentano la partecipazione di soci non iscritti all’albo professionale e conferenti quote di capitale. L’ingresso del capitale nelle strutture organizzative dei professionisti ne altererebbe la natura e le funzioni, pregiudicandone l’autonomia e l’indipendenza, e determinerebbe inevitabili conflitti di interesse.
7. Soppressione dello sfruttamento del lavoro negli studi professionali. Lo sfruttamento del lavoro negli studi professionali è una realtà amara che riguarda sia i praticanti che i professionisti. Questi ultimi, infatti, da un lato hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato a un normale impiegato e dall’altro hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del datore. Tutto questo avviene tramite l’uso o l’abuso della partita Iva. Per contrastare e risolvere questi problemi, la “Coalizione 27 febbraio” propone, per i praticanti, l’adozione del contratto di apprendistato e chiede, per i professionisti, l’eliminazione dell’incompatibilità dell’esercizio della professione con qualsiasi rapporto di lavoro subordinato, in tutti i casi in cui sia stata prevista.
8. Fondi europei. La “Coalizione 27 febbraio” propone l’accesso ai Fondi sociali europei per i professionisti in quanto professionisti.
9. Ravvedimenti operosi. La “Coalizione 27 febbraio” propone ravvedimenti operosi “morbidi” nei confronti di Equitalia: allungamento dei tempi, estensione della rateizzazione, riduzione degli interessi.

lunedì 14 dicembre 2015

Storia: Francia 1900 (da AL)

traduzione di articolo apparso sul periodico dell'omonima organizzazione Alternative Libertaire a cura di Massimo Cardellini

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Settembre 1900: La fusione tra l'anarchismo e la sinistra socialista

Il 19 settembre 1900, in nome delle leggi anti-anarchiche del 1894, il governo francese proibisce il congresso internazionale antiparlamentare convocato a Parigi. Senza saperlo, ha portato il colpo di grazie a una strategia di riavvicinamento tra l'anarchismo e la sinistra socialista europea, iniziato sette anni prima. Un preludio sconosciuto all'emergere del sindacalismo rivoluzionario.

Nel settembre 1900, Parigi è al contempo la capitale del mondo borghese e del movimento operaio internazionale. L'Esposizione universale attirerà 50 milioni di visitatori e, approfittando dell'avvenimento, la CGT e la Federazione delle borse di lavoro (Fédération des bourses du travail) hanno annunciato che avrebbero organizzato ognuna il loro congresso nazionale e un congresso internazionale in questa data a Parigi. La II Internazionale ha scelto anch'essa il 1900 per tenere un congresso a Parigi e il quadro è completo con gli anarchici che, per la volta dal 1889, vi organizzeranno dei convegni internazionali. Di quest'ultimi, la Storia ricorda soprattutto che erano stati proibiti dal governo francese, e che i delegati venuti a decine erano stati dispersi.

Di fatto, si deve sapere che questi convegni dovevano essere il culmine di una strategia di convergenza tra l'anarchismo e la sinistra del socialismo iniziata sette anni prima, e che dovevano far nascere un'internazionale socialista anti-autoritaria opposta alla II Internazionale. L'episodio non doveva tuttavia restare senza futuro. In Francia, rappresentò il preludio dell'emergere del sindacalismo rivoluzionario.



Zurigo 1893: ribellione nel socialismo



L'idea di una ricomposizione possibile tra l'anarchismo e la sinistra socialista trova il suo punto di partenza nell'avvicinamento osservato al congresso socialista internazionale di Zurigo, nell'agosto del 1893. All'epoca, la II Internazionale è ancora relativamente eterogenea, e non ancora del tutto allineata sulla potente socialdemocrazia tedesca. Nelle delegazioni, ritroviamo tutta la gamma del socialismo, dal più moderato al più radicale, incarnato dagli anarchici. Ora, durante questo congresso, la delegazione tedesca ha fatto scandalo espellendo dalla sala gli “indipendenti” di Gustav Landauer, una frazione tedesca dissidente che rifiuta il parlamentarismo e il riformismo. Indignati da quest'atto di intolleranza, circa 50 delegati su 500 solidarizzarono con gli esclusi abbandonando la sala. Tra di loro, il francese Jean Allemane. Questo vecchio comunardo è il porta parola di quel che era allora la principale organizzazione socialista francese, il Partito operaio socialista rivoluzionario (POSR), che presenta forti tendenze antiparlamentari, anche se partecipa alle elezioni a scopo propagandistico. Gli allemanisti, che aborriscono l'integrazione nelle istituzioni repubblicane, cercano cercano di collocare la lotta anticapitaliste tra le mani degli stessi lavoratori e lavoratrici. Essi fanno dunque del sindacalismo uno strumento primario e promuovono lo sciopero generale. In questo si oppongono agli epigoni francesi della socialdemocrazia tedesca: i “guesdisti”, militanti, militanti del Partito operaio francese (POF) di Jules Guesde. Questa questione dello sciopero generale non è aneddotica: negli anni 90 del XIX secolo, è il pomo della discordia del socialismo, almeno in Francia. Condiziona due visioni concorrenti: una in cui l'emancipazione dei lavoratori è affidata allo Stato e ai politici; l'altra in cui essa è affidata all'intervento diretto dei lavoratori stessi [1].

A partire dall'11 agosto, i dissidenti del congresso di Zurigo tengono delle sedute separate nella sala del Plattengarten. Vi si ritrovano riuniti degli anarchici inglesi, italiani o francesi (Fernand Pelloutier), la maggioranza dei socialisti olandesi (insieme a Domela Nieuwenhuis e Christian Cornélissen), ma anche dei socialisti francesi di tendenza antiparlamentare, come Jean Allemane. È al Plattengarten che Domela Nieuwenhuis formula per la prima volta che “la fusione di tutti gli elementi rivoluzionari è possibile” [2].



L'idea di una fusione con gli anarchici



Questa assemblea al Plattengarten, che sarà a volte considerata come “il primo congresso anarchico internazionale” [3], stimolerà l'immaginazione di alcuni militanti tra i quali Bernard Lazare. Alcuni giorni dopo Zurigo, questo militante francese lancia un appello su La Revue anarchiste [4], per la costituzione di un “grande partito rivoluzionario internazionale antiparlamentare e anti-stato” in cui si unirebbero da una parte i socialisti antiparlamentari tedeschi, olandesi, francesi e inglesi che si sono evidenziati a Zurigo, e dall'altra parte gli anarchici francesi, spagnoli, americani, italiani e ebrei d'Inghilterra. L'idea seduce gli Indipendenti tedeschi e gli Olandesi. Lazare inizia a redigere anche, insieme all'anarchico italiano Malatesta, un appello alla costituzione di questo “Grande partito internazionale” [5], ma il progetto non viene realizzato a causa dell'ondata repressiva dovuta alla “ravacholite”, che obbliga i militanti a rifugiarsi all'estero [6].

In Francia, questa convergenza tra allemanisti e anarchici malgrado tutto compirà dei progressi, spostandosi dal terreno politico al terreno sindacale.

A Nantes, nel settembre del 1894, deve infatti svolgersi un congresso unitario che riunisce le corse di lavoro e le federazioni di sindacati. Alla Federazione delle borse, Fernand Pelloutier pensa di poter utilizzare l'antiguesdismo in aumento negli ambienti sindacali per eliminare i politici, l'obiettivo sarebbe stato fuori di portata – ma del sindacalismo. Il congresso di Nantes si conclude infatti con la loro completa sconfitta: l'obiettivo dello sciopero generale è proclamato e i guesdisti, delusi, abbandonano la sala in massa. Presto, il congresso programma, per l'anno successivo, la fondazione di una nuova formazione operaia. Indipendente da ogni partito politico: sarà la Confédération générale du travail (Confederazione generale del Lavoro), (CGT).

Alcuni mesi dopo, Fernand Pelloutier svela la sua visione strategica sul settimanale anarchico Les Temps nouveaux. Per lui, il socialismo è alla vigilia di una ricomposizione generale che porrà in evidenza due campi: da una parte il socialismo anti-autoritario (anarchici, allemanisti, sindacalisti), dall'altra, il socialismo autoritario (guesdisti, riformisti, blanquisti, “indipendentisti” tipo Jaurès, Millerand, Viviani…) [7]. Nell'attesa, è possibile spingere il vantaggio ottenuto al congresso di Nantes, e portare a scala internazionale i divorzio tra socialismo parlamentare e sindacalismo.


Londra 1896: la socialdemocrazia travolta


Questa nuova battaglia sarà scatenata al congresso socialista internazionale di Londra, nell'agosto del 1896. La lezione di Zurigo è stata assimilata: questa volta gli anarchici, allemanisti e loro corrispondenti internazionali metteranno in piedi una vera operazione politica.

Nei mesi che precedono il congresso di Londra, Una vera “corsa ai mandati” si scatena tra una parte gli anarchici e allemanisti e dall'altra i guesdisti e blanquisti. Per ogni campo, si tratta di radunarne il più possibile per avere la maggioranza all'interno della delegazione francese a Londra. Ma poiché gli anarchici sono proscritti dalla II Internazionale da Zurigo, la ventina di militanti libertari che andranno a Londra saranno coperti da dei mandati di sindacati sostenenti lo sciopero generale e anche delle sezioni del POSR.

Questo serie di espedienti con i mandati può sembrare meschina. Ma è irrisoria in confronto alle manovre dei guesdisti e dei socialdemocratici tedeschi e inglesi.

Perché una volta a Londra, il fatto che la delegazione francese sia – per due mandati! - composta in maggioranza da allemanisti e da anarchici provocherà un vero psicodramma che paralizzerà quasi il congresso... Per espellere gli anarchici, i socialdemocratici saranno costretti ad espellere, dallo stesso movimento, i sindacati, dando piena soddisfazione a Fernand Pelloutier e ai suoi amici. Esasperati da questo settarismo, una parte dei delegati socialisti andranno a collocarsi a fianco dei libertari in assemblee e conferenze antiparlamentari tenute parallelamente al congresso. L'Internazionale socialista si divide, il polo anti-autoritario si profila. Gli anarchici hanno dunque tratto quanto di meglio potevano da una situazione minoritaria: hanno paralizzato la socialdemocrazia impantanata nel suo settarismo; hanno accentuato la separazione tra socialismo parlamentare e sindacalismo; hanno fatto fronte comune con la sinistra del socialismo europeo.


Esaurimento di una strategia


La seguente tappa sarà decisiva. Dopo Zurigo, Nantes e Londra, che sono stati dei congressi di delimitazione, si tratta a presente di fondare una internazionale antiparlamentare che raccolga anarchici e socialisti di sinistra. Durante l'autunno del 1898, l'Olandese Domela Nieuwenhuis, Émile Pouget e Fernand Pelloutier firmano congiuntamente un appello per svolgere un congresso nel settembre del 1900 [8]. E sin da marzo 1899, Émile Pouget, in Le Journal du peuple – un quotidiano dreyfusardo libertario – fa la promozione pubblica di questo congresso che deve scalzare la pretesa dei “socialisti parlamentari di atteggiarsi, come portaparola del movimento socialista mondiale” [9].

Tuttavia, nell'intervallo di quattro anni che separa Londra da Parigi, la strategia del riavvicinamento tra anarchici e socialisti antiparlamentari, che era stata così fruttuosa tra 1893 e 1896, si esaurirà. Infine, il divieto del congresso del 1900 non farà che portargli il colpo di grazia. Quali ne sono le ragioni?

Delle ragioni ideologiche dottrinali innanzitutto: le correnti comuniste anarchiche e socialiste rivoluzionarie non sono riuscite ad accordarsi sul piano teorico, malgrado i tentativi di elaborazione di un progetto comune con Bernard Lazare, Malaesta, Merlino et Cornélissen [10]. Anarchici e socialisti antiparlamentari non giungono dunque ad operare una sintesi programmatica al di là del loro rifiuto della socialdemocrazia. Prima difficoltà.

Seconda difficoltà: il piccolo gruppo di militanti uniti che ha orchestrato questa strategia dal 1893 di disgrega: Merlino si allinea all'elettoralismo, seguito presto da Bernard Lazare; Hamon è attaccato da Jean Grave per il suo antisemitismo; Fernand Pelloutier è sempre più malato e non può assecondare efficacemente Pouget nell'organizzazione del congresso.

La terza difficoltà – e la principale – risiede nel riassorbimento delle correnti socialiste antiparlamentari europee. Nei Paesi Bassi e in Germania, esse si disgregano e lasciano che delle frazioni passate nettamente all'anarchismo. In Gran Bretagna, è l'evoluzione rivoluzionaria e antiparlamentare di una parte del socialismo e delle trade-union che non ha avuto luogo. In Francia, il POSR ha iniziato, all'indomani del congresso di Londra, un vero declino, dilaniato tra una strategia dello sciopero generale che ha portato gli allemanisti a svolgere un ruolo motore nel sindacalismo, e una pratica elettorale che non gli ha occasionato che delle delusioni. Balcanizzato, il POSR ha tenuto, nel settembre del 1897, il suo ultimo congresso. Nel 1900, Allemane, sentendosi obbligato a salvare ciò che resta del suo partito, si volge piuttosto verso l'unità socialista che verso l'anarchismo. Il POSR sostiene per la forma il congresso internazionale antiparlamentare, ma non vi partecipa che da lontano.


Parigi 1900: fallimento e posterità


Malgrado tutto, il congresso antiparlamentare beneficia di un'innegabile infatuazione: 58 contributi (212 pagine) vengono redatte da 10 paesi. Sin dai primi mesi di preparazione, Christian Cornelissen consegna un testo che propone di formare “un'intesa durevole tra i gruppi anarchici e comunisti rivoluzionari”. La vigilia dell'apertura, si contano a Parigi dei delegati di 12 nazionalità, una cosa mai vista nel movimento libertario internazionale. Ma, all'ultimo momento, lo Stato francese proibisce il congresso. Gli organizzatori tentano in extremis di trovare delle sale aperte, ma tutte sono bloccate dalla polizia. Soltanto un piccolo gruppo di delegati riescono a riunirsi per discutere della creazione di una “intesa internazionale” [11]... che resterà lettera morta. E ognuno deve rientrare a casa sua, a mani vuote.

Nel settembre 1900, è dunque finita con il tentativo di creare un'internazionale anti-autoritaria alternativa alla II Internazionale. Il vento è cambiato. Si deve far evolvere la strategia, spostare il soggetto. Tanto peggio per il polo socialista anti-autoritario. Tanto peggio per il POSR moribondo, quel che fa il valore degli allemanisti – la loro fede nell'azione operaia e sindacale, il loro sciopero generale – sopravviverà loro nella CGT. Gli anarchici prenderanno la loro rilevanza come forza motrice del sindacalismo. Quest'episodio di riavvicinamento non sarà dunque stato improduttivo per il movimento operaio.

Il “grande partito” antiparlamentare internazionale non vedrà la luce. Ma in Francia, i militanti anarchici tenteranno di fare assumere questo ruolo alla CGT. Il sindacalismo rivoluzionario – o per riprendere un'espressione di Hubert Lagardelle, il “socialismo operaio” - diventerà allora l'alternativa al socialismo di Stato.


Guilum Davrnch (AL 93)


NOTE


[1] A questo proposito, leggere Miguel Chueca, Déposséder les possédants. La grève générale aux “temps héroïques” du syndicalisme révolutionnaire (1895-1906), Agone, 2008.

[2] Le Temps, 12 août 1893.

[3] Arianne Miéville, Maurizio Antonioli, Anarchisme & Syndicalisme. Le congrès international d’Amsterdam (1907), Nautilus / Le Monde libertaire, 1997.

[4] Bernard Lazare, “L’entente possible et l’entente impossible”, La Revue anarchiste n° 1, 15-31 agosto 1893.

[5] Una tale esperienza aveva avuto luogo due anni prima in Italia quando, durante il congresso di Capolago, Malatesta, Merlino e Molinari avevano cofondato un Partito socialista anarchico rivoluzionario (PSAR), che riuniva anarchici e socialisti rivoluzionari antiparlamentari. Lo PSAR era stato smantellato dalla repressione in capo a sei mesi.

[6] Philippe Oriol, Bernard Lazare, Stock, 2003.

[7] Fernand Pelloutier, “La situation actuelle du socialisme”, Les Temps nouveaux, 6 luglio 1895.

[8] Le Père Peinard, 16-30 aprile 1899.

[9] Émile Pouget, “Les congrès de 1900”, Le Journal du peuple, 8 mars 1899.

[10] Anthony Lorry, “Une lettre inédite de Fernand Pelloutier à propos du Congrès de Londres (1896)”, Les Temps maudits n° 11, ottobre 2001.

[11] Circolare del comitato d'organizzazione del “Congresso operaio rivoluzionario internazionale”, (Musée social, Paris 7e).

sabato 5 dicembre 2015

COMUNICATO STAMPA 28.11.15: AVVISO DI GARANZIA PER IL SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA CIB UNICOBAS DI LIVORNO

COMUNICATO STAMPA 28/11/2015
 
AVVISO DI GARANZIA PER IL SEGRETARIO PROVINCIALE DELLA CIB UNICOBAS DI LIVORNO, CLAUDIO GALATOLO, PER AVER AFFERMATO CHE UN CONTRATTO-CAPESTRO CHE IMPONE LA REPERIBILITÀ E LICENZIA DOPO 3 RIFIUTI “…SE NON È SCHIAVITÙ, POCO CI MANCA”
 
Il Segretario provinciale della CIB-Unicobas Claudio Galatolo è indagato per diffamazione a mezzo stampa perché difendeva i lavoratori delle cooperative sociali. Infatti le cooperative sociali per l’assistenza agli anziani ‘Agape’, ‘Di Vittorio’ (sic!) e ‘Cuore’ hanno ritenuto diffamatorio il contenuto dell'articolo “Ispettori del lavoro a Pascoli e Villa Serena” apparso in cronaca di Livorno il 17/3/2015 su ‘Il Tirreno’ ed hanno presentato denuncia-querela nei confronti di Galatolo, ognuna per conto, pur facendo parte di un’unica ATI (Associazione Temporanea di Imprese). Quindi tre azioni legali a raffica prima dell'estate. E ad ottobre è pervenuto l'avviso di garanzia per la denuncia della Cooperativa Agape, in quanto indagato, a conclusione delle indagini preliminari, per il “delitto p. e p. dall'art. 595 co. 1 e 3 c. p.”.
La cosa ha origine dalla denuncia operata dall’Unicobas, entrato con molti iscritti nel ‘paradiso delle coop’, dove ha trovato un accordo-capestro, sottoscritto il 21.1.2015 tra Rsa dei sindacati ‘maggiormente rappresentativi’ e alcune cooperative che sembra pervenuto da un arcipelago Gulag. Il loro contratto regolare è stato trasformato in un part-time ridotto a 34 h. (invece che 38 come prevede il CCNL), ma senza retribuzione fissa, bensì oraria (8 euro). In più è prevista la reperibilità 24 h. su 24 NON REMUNERATA, ed anche, testualmente che: “in caso di 3 rifiuti, al rientro al lavoro…verrà valutata dalle parti l’esigenza di ridurre il contratto di lavoro individuale”, cosa commentata da Galatolo con la frase (altrettanto testuale): “Se questa non è riduzione in schiavitù, poco ci manca”.
In realtà, in quel che resta della Livorno ‘piddina’ (dopo la pesante sconfitta delle ultime elezioni comunali), a soffiare sulla magistratura sono Cgil, Cisl e Uil, che hanno sottoscritto quell’accordo. Ma costoro, oltre ad aver perso ‘il lume’ nella difesa dei lavoratori, hanno dimenticato anche il senso del ridicolo. Infatti, nel 2014 la Segretaria Cgil per il settore Coop. Sociali, - visti i fatti successivi, probabilmente solo per ‘farsi bella’ - è stata ritratta in una foto (che la difesa ha allegato agli atti) mentre capeggiava una manifestazione reggendo uno striscione che titolava (a caratteri cubitali): “SCHIAVE LAVORATRICI DELLE COOPERATIVE SOCIALI”! Peccato che il suo sindacato, con la firma su quell’accordo e con questa campagna anti-Unicobas oggi abbia cambiato idea. Anche questo capita nell’Italia renziana…
 
Confederazione Italiana di Base
UNICOBAS
Roma, Sede Nazionale: V. Casoria, 16. Tel. 0670302626, unicobas.rm@tiscali.it
Sede Provinciale: Via Pieroni 27 - 57123  LIVORNO - Tel./Segr. 0586 210116 Fax 0586 219664
Sito provinciale: www.unicobaslivorno.it        e-mail: info@unicobaslivorno.it

NO INQUISIZIONE NO INDICE DEI LIBRI PROIBITI -comunicato dell'associazione del Libero Pensiero su Vatileaks

Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”
Union Mondiale des Libres Penseurs -  International Humanist and Ethical Union

 

APPELLO – COMUNICATO STAMPA

 NO INQUISIZIONE   NO INDICE DEI LIBRI PROIBITI
 
 

LA REPUBBLICA ITALIANA TUTELI  LA LIBERTÀ DI STAMPA

 

Gli organi istituzionali difendano i giornalisti Fittipaldi e Nuzzi
 
.
Dal 24 novembre lo Stato della Città del Vaticano ha messo sotto processo due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, per aver riferito gli scandali finanziari della S. Sede nei loro documentatissimi libri inchiesta (rispettivamente Avaritia e Via crucis), stampati in Italia.
 
Il Vaticano non contesta la veridicità dei documenti pubblicati, ma il fatto di averli resi noti, violandone la “segretezza” a cui li avrebbe voluti confinare.
 
Sotto processo, quindi, non sono solo i due giornalisti, cittadini della Repubblica Italiana.
 
Sotto processo è il diritto (anzi, il dovere professionale) del giornalista di divulgare le notizie di cui è a conoscenza.
Sotto processo è la libertà di stampa, garantita dalla Costituzione italiana, dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
 
Sotto processo sono la libertà di pensiero, di comunicazione e di critica.
 
Non sorprende che questi fondamentali diritti umani non siano riconosciuti dalla monarchia assoluta vaticana, che per altro non ha mai sottoscritto la Dichiarazione universale dei diritti umani, né la Carta dell’Unione Europea.
 
Sorprende, invece il silenzio dello Stato italiano, che a livello istituzionale sta lasciando i due giornalisti in balia del tribunale papalino, il quale vieta agli imputati persino la difesa di avvocati non accreditati dal Foro ecclesiastico.
 
Lo Stato italiano deve pronunciarsi allora ufficialmente in difesa dei due giornalisti, denunciando la violenta intimidazione che con questo processo si sta perpetrando per intimorire tutti i giornalisti italiani, al fine di dissuaderli dall’indagare su ciò che il Vaticano non gradisce si sappia.
 
Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”

Palestina-Israele, l'unico stato che la lotta unitaria cerca di cambiare*.

Bil'in, Ni'ilin, Ma'asara, Nebi Saleh, Qaddum, Shikh Jarrah e Colline sud di  Hebron
Si lotta quando si ha la speranza di un cambiamento in corso. Si lotta quando ci si rifiuta di accettare lo stato di cose presente come l'unico possibile futuro. Si lotta anche quando la minima speranza tiene viva la tua dignità. E ci sono persone la cui collera è così forte che non c'è nessun ragionamento che possa trattenerle. Ora, quando sembra evaporata la speranza di un futuro migliore in comune e quando si è ridotta al minimo anche la speranza di un migliore futuro personale, la collera di tanti giovani è più forte della preservazione dell'istinto di vita... si aspetta solo quel grilletto rischioso che spinge un altro ragazzo o un'altra ragazza ad andare in una missione suicida. Ed il potente stato di Israele inizia ad ammettere che la sua brutalità ha raggiunto un muro che non può superare.  Le classi dirigenti militari hanno già ammesso apertamente che la nuova intifada "individualista" che sta emergendo non si può fermare con la forza. Per coloro che non sono ancora giunti alla disperazione, la lotta unitaria non armata è la sola strada sana.
Bil'in

Venerdì 13/11/2015 - la più strana manifestazione nei quasi 11 anni di manifestazioni del venerdì.  A mezzogiorno, ci siamo ritrovati al confine occidentale del villaggio come accade negli ultimi mesi (10 israeliani con gli Anarchici Contro il Muro, decine di internazionali, personaggi politici da Ramallah e le gente del posto), ma il solito convoglio di forze armate israeliane non era lì a bloccarci la strada verso il nuovo muro della separazione.
Ci siamo immediatamente riorganizzati e ci siamo diretti nelle vicinanze del cancello del muro della separazione. Ci siamo avvicinati al cancello con prudenza, ma non è successo niente.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207958920354006
I soldati hanno aperto simbolicamente il cancello per farci vedere l'autoblindo parcheggiato dietro le porte e poi le hanno chiuse. Anche quando i pochi giovani hanno iniziato a lanciare le pietre sui soldati, questi si sono astenuti da qualsiasi minaccia o reazione.
Molti dei partecipanti, annoiati, sono ritornati al villaggio, mentre i più animosi si sono spostati verso il bosco di Abu Lamun dove tutti i giovani si sono ritrovati.
Ben presto, la polizia di confine, diversamente dall'esercito, è giunta sul posto con le auto, malmenando i giovani e gli altri manifestanti. Hanno anche arrestato Mohamed Khatib del comitato del villaggio insieme a tre internazionali.
"Volete sapere cosa ha detto il comandante israeliano ai suoi soldati?"
"Non vi avvicinate troppo a quei giornalisti palestinesi, hanno con sè dei coltelli. Se uno di loro vi si avvicina, sparategli"
Guardate come 6 soldati israeliani attaccano e picchiano brutalmente un uomo italiano prima di arrestarlo per aver partecipato alla manifestazione non-violenta in solidarietà col popolo palestinese. Arrestati anche un palestinese e 2 americani .
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https://www.facebook.com/rani.fatah/posts/10207958975835393
https://www.youtube.com/watch?v=Bn2gus7k9nA
20-11-15 https://www.facebook.com/drrateb.aburahmah/posts/102080...34819
https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/posts/102069...78046
27-11-15 https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/11996246...33296
https://www.facebook.com/ShehabAgency.MainPage/posts/12...99567
https://www.facebook.com/rani.fatah/posts/10208040113263778

Nabi Saleh

13/11/2015 "gli abitanti di Nabi Saleh si sono scontrati con l'esercito, protestando contro l'occupazione in corso, contro la confisca della terra e contro gli arresti di massa. Dato che molti dei giovani del villaggio si trovano nelle carceri israeliane in attesa di processo, l'esercito compie incursioni notturne e spesso chiude le principali vie d'accesso al villaggio. I soldati israeliani hanno fatto ampio uso di candelotti lacrimogeni e di proiettili d'acciaio ricoperti di gomma per disperdere i manifestanti. Nessun ferito grave."
L'International Solidarity Movement (ISM) fa sapere via twitter che le forze di occupazione israeliane hanno sparato circa 20 raffiche di lacrimogeni sulla manifestazione pacifica del venerdì, prendendo di mira gli addetti-stampa. 4 attivisti internazionali sono stati arrestati, mentre ad un italiano è stato impedito di ricevere cure mediche.
David Reeb https://www.youtube.com/watch?v=4SoOoW5RkVk
https://schwarczenberg.com/nabi-saleh-13112015/
20/11/2015
Il villaggio di Nabi Sales commemora Rushdi Tamimi che è stato colpito a morte dall'esercito israeliano tre anni fa, durante una manifestazione contro la guerra su Gaza, operazione pilastro della difesa. I residenti e gli attivisti hanno manifestato lungo la strada principale, mentre l'esercito sparava raffiche di lacrimogeni e proiettili d'acciaio ricoperti di gomma. Un candelotto è stato sparato verso di me, provocandomi agli occhi un'acuta sensazione di bruciore. Anche quando mi sono accovacciato al suolo, i soldati hanno continuato a sparare contro di me. Gli effetti dei lacrimogeni si sono fatti sentire fino a molte ore dopo la fine della manifestazione.
Haim Schwarczenberg https://schwarczenberg.com/nabi-saleh-20112015/
27-11-15 Con un numero di feriti superiore a 100, tra cui parecchie donne e minorenni, gli abitanti di Nabi Saleh si sono scontrati con l'esercito israelano in una dimostrazione di sfida, biasimando l'impunità degli israeliani e chiedendo la fine dell'occupazione e del furto della terra. I soldati hanno sparato candelotti lacrimogeni e molte raffiche di proiettili d'acciaio ricoperti di gomma, che hanno provocato in alcuni delle lievi ferite.
https://schwarczenberg.com/nabi-saleh-27112015
https://www.facebook.com/belal.tamimi/posts/10153052215...26371

Ni'ilin

13-11-2015
http://antinarrativeblog.com/2015/11/16/%D9%86%D8%B9%D9...7%9F/

Qaddum

venerdì 27-11-15 due feriti con proiettili veri a Kafr Qadddom
Qaysar Jehad di 13 anni e Hamza Motee´ di 22  anni sono stati colpiti alle gambe durante l'intervento dell'esercito israeliano contro il corteo a Kafr Qudoum.
La manifestazione è iniziata dopo le preghiere nella parte orientale del villaggio, ma in un primo momento non si vedeva nessun soldato, così abbiamo pensato che si erano nascosti per tenderci un agguato, dato che avevamo visto una jeep venire verso di noi per poi fare marcia indietro allo scopo di farsi inseguire dai giovani ed attirarli nell'agguato per arrestarli.
Improvvisamente è comparso un gruppo delle forze speciali i cui proiettili veri hanno provocato 2 feriti.
Dopo  i soldati ci hanno inseguito con le jeep e con le ruspe, sparandoci addosso lacrimogeni e proiettili di gomma,fino a che la manifestazione si è conclusa alle 15.00
https://www.facebook.com/PopularStruggle/posts/11996071...68373

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Non dite che non lo sapevamo n°473

L'esercito israeliano persiste nel suo sforzo di costringere i Palestinesi ad andarsene dalla Valle del Giordano. Hanno notificato agli abitanti palestinesi di Khirbet Khumsa, nella parte settentrionale della Valle del Giordano, l'ordine di evacuare a causa di esercitazioni militari. Gli abitanti sono stati sgomberati lunedì 2 novembre 2015, dalle 6.00 del mattino fino a mezzanotte. Giovedì 5 novembre, sono stati nuovamente sgomberati per la stessa ragione. L'esercito li ha informati che nella settimana successiva sarebbero stati sgomberati ancora il lunedì, il mercoledì ed il giovedì.

- continuazione del numero 468 -- L'esercito israeliano ha detto ad un palestinese di  Umm El Jamal, nel versante nord della Valle del Giordano, che poteva riavere il trattore che l'esercito gli aveva sequestrato il 16 settembre scorso, se pagava una multa di 4600 NIS (new israeli shekel, pari a 1121 euro, ndt). Il mese precedente aveva riottenuto lo stesso trattore per 3700 NIS (902 euro, ndt). Gli hanno detto che avrebbero continuato a confiscargli le sue cose finchè non se ne fosse andato via da lì.
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Per paura che  le minacce dello Stato  li costringessero a pagare per la demolizione delle loro case, due Beduini di Wadi Gawin (vicino alla Strada 31) hanno demolito le loro case con le loro mani.

Giovedì 5 novembre 2015, agenti governativi scortati dalla polizia sono arrivati per demolire le case dei Beduini. Ne hanno demolito una a est di Tell Sheva. Poi un negozio ad Al Fur'a, vicino  Arad.  Ad El Dardani, vicino 'Ar'ara, hanno demolito una casa.

Non dite che non lo sapevamo n°474

Sabato 31 ottobre 2015, Ahmed Nassar si è fermato con un'ambulanza vicino ad una manifestazione palestinese, davanti alla base militare di Beit El. Una jeep dell'esercito ha colpito uno dei manifestanti.  Ahmed ed un altro infermiere dell'ambulanza sono andati verso la persona ferita per assisterlo e portarlo in ospedale. I soldati dell'esercito gli hanno impedito di farlo, spruzzandogli dello spray urticante. E' stato ferito anche un giornalista che stava documentando quello che succedeva. Due giorni e mezzo dopo (alle 2.30 del mattino), i soldati si sono presentati in casa di Ahmed per arrestarlo. Nel corso dell'arresto, lo hanno picchiato e gli hanno rotto 5 costole. Durante l'interrogatorio, gli hanno contestato il lancio di pietre contro i soldati a Beitunia (dove egli vive). Quando è emerso che l'accusa era completamente infondata, lo hanno rilasciato.

Non dite che non lo sapevamo n°475

Giovedì 19 novembre 2015, ancora una volta ci sono stati scontri tra i soldati dell'esercito e bambini palestinesi che passavano per il posto di blocco di Qitoun sulla strada per andare a scuola a Hebron. Volontari internazionali, lì per monitorare la situazione, fanno sapere che sono state sparate 18 granate contro i ragazzini. Poco dopo, i soldati dell'esercito hanno sparato candelotti lacrimogeni nelle vicinanze della scuola femminile di Al Zahra. 37 ragazze hanno sofferto per l'inalazione di gas.

Questions and queries: amosg@shefayim.org.il

Non dite che non lo sapevamo n°476
Anche se un'ordinanza di alt ai lavori era stata congelata fino al 31 dicembre 2015, mercoledì 25 novembre, i soldati israeliani sono arrivati ed hanno distrutto circa 200 metri della strada di ingresso al villaggio palestinese di El Hadidiya, vicino all'insediamento di Roee, nella Valle del Giordano. Dopo alcune telefonate, un funzionario dell'amministrazione civile è arrivato sul posto ed ha fermato la distruzione della strada.
Il giorno dopo, i soldati sono ritornati ed hanno demolito le case di tre famiglie e gli ovili. Dopo di che, l'esercito non ha più permesso ai residenti di ereggere tende e ricorre alle minacce di sgombero per favorire l'abbandono del sito.
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Giovedì 26 novembre 2015, rappresentanti del governo sono arrivati accompagnati dalla polizia ed hanno demolito ancora una volta il villaggio di El Araqib.

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*Ilan Shalif http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/
Anarchici Contro Il Muro
http://www.awalls.org
Blog di Ahdut (Unità - organizzazione comunista anarchica israeliana): http://unityispa.wordpress.com/
Documento politico di Ahdut sulla lotta palestinese: http://www.anarkismo.net/article/27038
Traduzione a cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali
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IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)