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martedì 15 dicembre 2015

Carta dei diritti e dei principi del lavoro autonomo e indipendente

Una proposta aperta, in 9 punti, della “Coalizione 27 febbraio”

Premesse

Creare una Carta delle pretese e dei diritti dei lavoratori autonomi e dei freelance è cosa utile per interloquire criticamente con l’iniziativa legislativa del governo che, con il Ddl collegato alla Legge di stabilità, intende presentare uno Statuto del lavoro autonomo professionale. Questa bozza di Carta mette in forma scritta quanto discusso dalla “Coalizione 27 febbraio” durante il Meeting (dal titolo Lo Statuto che non c’è) che si è svolto a Roma gli scorsi 14-15 novembre (2015). La Carta dei diritti mira a identificare la condizione del lavoro autonomo e a valorizzare la principale caratteristica del lavoro professionale oggi: la transizione o mobilità tra condizioni contrattuali, lavorative, occupazionali diverse che si susseguono in maniera frenetica più volte nel corso di una carriera, facendo saltare i tradizionali confini tra occupazione, disoccupazione, precarietà.
  1. Nonostante le trasformazione epocali che si sono determinate negli ultimi trenta anni, e che hanno investito l’economia come la politica, i diritti sociali, nel nostro paese, continuano a essere strettamente connessi con il lavoro; più in particolare, con il lavoro di tipo subordinato. La moltiplicazione delle figure del lavoro, così come l’affermazione del lavoro autonomo e parasubordinato, NON sono state accompagnate da una revisione sostanziale del welfare e delle tutele.
Conquistare e promuovere tutele e welfare universali, indipendenti dalla tipologia del lavoro svolto, è obiettivo fondamentale della “Coalizione 27 febbraio”.
  1. Nonostante il dettato costituzionale, seguendo l’impronta neoliberale anche in Italia si sta affermando una fiscalità di tipo regressivo. A pagare tante, troppe tasse sono prevalentemente coloro che hanno redditi bassi. Pagano meno, invece, i più ricchi. Gli stessi che, assai più spesso, non pagano nulla, tanto è diffusa e poco controllata l’evasione fiscale delle grandi corporation. Il senso comune, promosso dai media, fa dei professionisti degli evasori. Si tratta solo di una menzogna, è vero invece che i professionisti pagano tasse e aliquote previdenziali insostenibili senza avere nulla in cambio.
Difendere e riconquistare un principio fiscale di tipo progressivo (paga di più chi ha di più) è un obiettivo fondamentale della “Coalizione 27 febbraio”.


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9 punti, verso lo Statuto del lavoro autonomo

1. Reddito minimo garantito. Si tratta di una misura di welfare universale. Una tutela nei periodi di non lavoro e di disoccupazione, a carico della fiscalità generale. Uno strumento fondamentale contro il ricatto che spinge al lavoro gratuito, all’accettazione dei sotto-compensi, di lavori privi di diritti.
2. Estensione degli ammortizzatori sociali. Il Jobs Act ha introdotto un ammortizzatore sociale per i lavoratori parasubordinati, la DIS-COLL. Questa misura, avviata meno di anno fa, rischia di essere cancellata dalla Legge di stabilità. Ne chiediamo non solo la conferma, ma anche l’estensione ai lavoratori autonomi e agli intermittenti della ricerca, ingiustamente esclusi.
3. Equità previdenziale.
3.1. Gestione separata INPS
a) Il rinnovato blocco dell’aumento dell’aliquota relativa alla gestione separata INPS è un provvedimento positivo, ma insufficiente. Il blocco va reso definitivo. Di più: occorre ridurre l’aliquota al 24% e rendere l’aumento al 27% facoltativo;
b) Va da sé che, senza opportuni correttivi solidaristici del sistema contributivo, la riduzione dell’aliquota non risolve i problemi. Chiediamo l’istituzione di una pensione minima di cittadinanza, indipendente dal montante contributivo accumulato e superiore all’Assegno sociale. Una base comune, accessibile dopo una soglia minima di 5 o 10 anni di contribuzione, cumulabile con la parte variabile e relativa al montante effettivamente conquistato. Le risorse necessarie possono essere reperite tagliando, attraverso il ricalcolo, le pensioni d’oro (che costano circa 13 miliardi l’anno) e d’argento (oltre i 3.000 euro al mese). Altrimenti ricorrendo alla fiscalità generale.
3.2. Casse previdenziali degli ordini
Deve essere risolto il conflitto previdenziale. Primo passo: rendere inammissibili, da parte delle Casse, l’erogazione di trattamenti pensionistici non coperti da una adeguata contribuzione previdenziale. Altrettanto: censura politica, da parte delle Casse, delle pensioni maturate con il combinato disposto di evasione fiscale e sistema di calcolo retributivo.
a) trasparenza gestionale delle Casse, che non si riduce alla sola pubblicazione del bilancio consuntivo, ma che richiede quanto meno la pubblicazione del bilancio di previsione;
b) soppressione dei contributi minimi obbligatori;c) correttivi solidaristici del sistema contributivo, sostenuti con l’aumento della pressione previdenziale sui redditi alti e medio-alti;d) pensione minima garantita anche a coloro che non hanno maturato un montante contributivo sufficiente.
4. Sostenibilità fiscale. Innanzi tutto, la “Coalizione 27 febbraio” propone l’innalzamento dell’asticella della “no tax area” a 10.000 euro di fatturato annuo. Questo per favorire i giovani professionisti, in generale i professionisti con redditi bassi. Altrettanto, nella prospettiva di una revisione complessiva e in senso progressivo del sistema fiscale, ritiene opportuno garantire un regime agevolato per chi fatica a superare i 30.000 euro di fatturato annuo.
5. Equo compenso. Non bastano le agevolazioni fiscali, serve una lotta senza quartiere al lavoro gratuito. Di più: serve la definizione un compenso minimo garantito, con riferimento estensivo ai minimi previsti dai contratti collettivi nazionali. Occorrono, inoltre, misure volte a garantire la certezza dei pagamenti e un fondo di garanzia a sostegno dei professionisti nel caso di fallimento del committente.
6. Contrasto alla penetrazione del capitale negli studi professionali. La “Coalizione 27 febbraio” contesta l’assimilazione delle professioni alle imprese e invita a contrastare i diversi orientamenti europei in merito. La “Coalizione 27 febbraio” è contraria alla previsione, per le professioni, di modelli organizzativi che consentano la partecipazione di soci non iscritti all’albo professionale e conferenti quote di capitale. L’ingresso del capitale nelle strutture organizzative dei professionisti ne altererebbe la natura e le funzioni, pregiudicandone l’autonomia e l’indipendenza, e determinerebbe inevitabili conflitti di interesse.
7. Soppressione dello sfruttamento del lavoro negli studi professionali. Lo sfruttamento del lavoro negli studi professionali è una realtà amara che riguarda sia i praticanti che i professionisti. Questi ultimi, infatti, da un lato hanno un trattamento lavorativo equivalente o spesso peggiore di quello riservato a un normale impiegato e dall’altro hanno gli stessi oneri fiscali e previdenziali del datore. Tutto questo avviene tramite l’uso o l’abuso della partita Iva. Per contrastare e risolvere questi problemi, la “Coalizione 27 febbraio” propone, per i praticanti, l’adozione del contratto di apprendistato e chiede, per i professionisti, l’eliminazione dell’incompatibilità dell’esercizio della professione con qualsiasi rapporto di lavoro subordinato, in tutti i casi in cui sia stata prevista.
8. Fondi europei. La “Coalizione 27 febbraio” propone l’accesso ai Fondi sociali europei per i professionisti in quanto professionisti.
9. Ravvedimenti operosi. La “Coalizione 27 febbraio” propone ravvedimenti operosi “morbidi” nei confronti di Equitalia: allungamento dei tempi, estensione della rateizzazione, riduzione degli interessi.

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