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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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venerdì 18 luglio 2014

NOTAV: la tratta della Venezia-Trieste rimandata ad altra epoca

SEGNALAZIONE DA REDAZIONE INFO-ACTION DI TRIESTE Dal piccolo 2014-07-13, 20 Regione RIVOLUZIONE SUI BINARI A MILANO IN TRE ORE di Giovanni Tomasin wTRIESTE Ferrovie dello Stato conta entro il 2016 di ridurre a un’ora e 15 minuti il tempo di percorrenza fra Trieste e Venezia e a tre ore e 6 minuti (14 in caso di più fermate) quello fra il capoluogo regionale e Milano. Sarebbe una autentica rivoluzione, l’uscita per Trieste e la regione da uno status di marginalità e di penalizzazione. Il risultato sarebbe raggiungibile essenzialmente con due manovre: entro il 2016 il tratto lombardo della Tav dovrebbe essere completato, con quanto consegue rispetto alla velocità dei convogli; con una serie di lavori mirati a sanare i “colli di bottiglia”, le pendenze e i raggi di curvatura, e con nuove tecnologie per il controllo del traffico ferroviario nella tratta veneta e friul-giuliana sarebbero poi recuperate altre decine di minuti sugli attuali tempi di percorrenza. E il secondo capitolo di lavori – non parliamo dunque dei cantieri Tav – sarebbe spesabile con investimenti sostenibili anche in tempi di grave penuria di risorse pubbliche. Insomma, non saremmo di fronte all’ennesimo libro dei sogni. L’aveva annunciato nei giorni scorsi la presidente della Regione, Debora Serracchiani, in seguito a un summit romano con i vertici e i tecnici di Fs. Una rassicurazione importante, visto che i collegamenti ferroviari del Friuli Venezia Giulia con il resto d’Italia sono un tasto dolente da diversi anni. Ora un documento della Rete ferroviaria italiana (Rfi fa parte del gruppo Fs) illustra come la società intenda raggiungere questo risultato. E siamo in grado di anticiparlo. Quattro fasi d’intervento Va da zero a tre la scansione degli interventi che Fs intende mettere in campo. L’ultimo, la fase 3, riguarda la possibilità di introdurre l’alta velocità in regione e, sebbene il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi abbia ribadito di recente la «priorità dell’opera per il governo», resta per il momento sospesa agli interrogativi di opportunità, tempi e finanziamenti. Le fasi comprese fra 0 e 2, però, sono quelle che dovrebbero giungere a compimento entro un paio d’anni: Serracchiani qualche giorno fa ha annunciato al top managment di Allianz Italia, riunito a Trieste, l’impegno da parte di Fs a investire 50 milioni di euro per la velocizzazione della linea. Il documento di Rfi qualifica le prime tre fasi come «interventi finanziati per 30 milioni di euro nel Dl Fare». La fase zero Il primo passaggio contempla interventi sul tratto di ferrovia compreso fra Venezia e Quarto d’Altino (dal km 4 al km 16). Come tutti quelli successivi, prevede modifiche agli impianti tecnologici Te ed Is; l’adeguamento del tracciato con la modifica delle geometrie delle curve; interventi di opere civili nell’ambito di Quarto d’Altino e dell’ex fermata di Gaggio; l’inserimento del “blocco automatico banalizzato a correnti codificate” (Bab cc), un dispositivo che regola in modo automatico il distanziamento dei treni. Il recupero di tempi stimati è di un minuto per i treni di rango C (la maggior parte dei treni destinati al trasporto passeggeri) e di un minuto e mezzo per i treni di rango P (la classe di treni che si sposta a velocità superiori al rango C). La fase uno Il secondo passaggio prevede interventi generici sulla tratta compresa fra Quarto d’Altino e Portogruaro (dal km 18 al km 58), con modifiche di geometria del binario, opere civili e interventi Te ed Is. Il recupero nel minutaggio calcolato per questa fase è di 2,5 minuti per il rango C e di 4 minuti per il rango P (3,5 minuti per il rango C e 5,5 minuti per il rango P nel complesso). Secondo le previsioni i treni di ultimo modello potrebbero raggiungere i 200 chilometri orari in questo tratto. La fase due Il terzo momento della velocizzazione si interessa della parte di tracciato compresa fra Latisana e il bivio di San Polo a Monfalcone (dal km 75 al km 109,5). Verrà attuato l’adeguamento del tracciato con interventi sulle curve da Latisana a Cervignano. Piccole varianti di tracciato verranno realizzate fino a al km 99 (poco prima di Cervignano), con ulteriori modifiche alle curve e piccoli interventi nei chilometri rimanenti. Previste anche in questo caso le modifiche agli impianti tecnologici. I recuperi stimati in questo caso sono di 2,5 minuti per il rango C e di 3,5 minuti per il rango P. I tempi di percorrenza La relazione di Rete ferroviaria italiana si conclude con una coppia di tabelle che riassume i guadagni di minutaggio previsti alla fine degli interventi: non soltanto quelli appena descritti sulla linea Venezia-Trieste, ma anche quelli di carattere organizzativo generale e sul resto del tracciato fino a Milano. Secondo Rfi i treni di rango C a lavori ultimati (nel 2016) impiegheranno tre ore e sei minuti (o 14 in caso di più fermate) da Trieste a Milano, un’ora in meno rispetto al collegamento più rapido attuale (e si tratta di un treno in andata e uno al ritorno da Milano, particolarmente veloce solo perché ferma esclusivamente a Verona e a Mestre). Quanto ai tempi di percorrenza da Trieste a Mestre saranno di un’ora e un quarto rispetto all’ora e mezza odierna (ma in effetti i “Frecciabianca” non impiegano mai meno di un’ora e 45 minuti). Per il rango P i tempi previsti sono di due ore e 54/46 minuti da Trieste a Milano e di un’ora e otto minuti per la Trieste-Mestre. La fase tre L’ultima fase delineata da Rfi è la Tav e, come titola un celebre film dei comici britannici Monty Python, è «qualcosa di completamente diverso»: costo previsto di un miliardo e ottocento milioni di euro, decine di chilometri di varianti di tracciato, alta velocità prevista su quasi tutto il tracciato con una forte decelerazione dopo Monfalcone. Ma se e come questo debba tradursi in pratica è ancora tutto da vedere 014-07-15, 17 LA RIVOLUZIONE SUI BINARI INCASSA IL SÌ DI LEGAMBIENTE TRIESTE Via libera alla velocizzazione della linea ferroviaria del Friuli Venezia Giulia che consentirà di unire Trieste a Milano in poco più di tre ore e a Venezia in soli 68 minuti. E che intonerà le campane a morte all’aborrita Tav. Legambiente non ha dubbi e brinda alla “rivoluzione” sui binari: «Nonostante la presidente Debora Serracchiani non se la senta di dichiarare morta e sepolta la Tav, è del tutto evidente che a quel progetto faraonico, che andava contro il parere di tutte le amministrazioni locali e che portava con sè un costo esorbitante, non ci crede più nessuno». L’associazione ambientalista apprezza invece che gli interventi di velocizzazione sulla rete esistente, «quelli che la nostra associazione caldeggiava già più di dieci anni fa», stiano finalmente prendendo forma. Nel dettaglio Legambiente cita la “velocizzazione e aumento di capacità della attuale linea Trieste–Venezia sul tratto Latisana–Pieris compresa l’eliminazione dei passaggi a livello”, gli “interventi di miglioramento funzionale e tecnologico del nodo di Monfalcone e delle connessioni con Porto e Fincantieri”, la cancellazione di «una serie di interventi dannosi e obsoleti sulle infrastrutture di mobilità come ad esempio il collegamento autostradale A23 – A27». E aggiunge: «Con questi interventi, che consentiranno di portare la velocità dei treni a 200 Km/h, si vedrà realizzato quanto indicato dall’Unione europea, che stabiliva chiaramente che l’alta velocità è costituita anche da “linee specialmente ristrutturate per l’alta velocità, attrezzate per velocità pari a circa 200 km/h”». Legambiente esprime invece le perplessità sugli interventi (necessari) di modernizzazione del Bivio San Polo «in assenza di una progettazione specifica svincolata dall’attuale progetto preliminare della Tav» e sulla realizzazione del Polo intermodale di Ronchi dei Legionari perché «la nuova stazione di Ronchi aeroporto sembra sarà costituita da una modesta fermata “passante” in evidente contraddizione con le esigenze dei passeggeri provenienti dall’aeroporto e con le enormi dimensioni del parcheggio».

No all'Accordo Alitalia: convocare immediatamente il direttivo nazionale cgil

Chiediamo la convocazione immediata del direttivo nazionale cgil sulla vicenda Alitalia. La firma di Susanna Camusso sull'accordo cosiddetto di contenimento dei costi per i lavoratori Alitalia salvi dai licenziamenti e' di una gravità inaudita. Il no cgil al piano licenziamenti viene sconfessato dall'accettazione dell'operazione truffaldina che divide in due lavoratori e affari della CAI Alitalia, da una parte esuberi e debiti dall'altra i restanti lavoratori a cui, particolare non indifferente , vengono tagliate le retribuzioni con accordo sindacale. Uno la cgil lo contesta perché non prevede la cassa integrazione per la conservazione dei posto di lavoro e non lo firma, l'altro che riduce gli stipendi lo firma. Così facendo si realizza il capolavoro di accettare un precedente devastante per le condizioni dei lavoratori per la gestione di tutte le vertenze a difesa dell'occupazione e dei diritti. Un tracollo che si spiega solo con l'accettazione supina dell'austerità sul terreno sociale. Susanna Camusso ha deciso di accompagnare il processo di riduzione generalizzata di pensioni e salari e dell'occupazione in totale sintonia con quello che il governo Renzi persegue sul piano politico in ossequio alle politiche della UE. Di questo si deve discutere in Cgil. Se la via italiana di fronte alla crisi e' far pagare ai lavoratori i costi lo si deve dire esplicitamente. L'accordo del 10 gennaio e' andato in mille pezzi, la Uil non firma il taglio delle retribuzioni Alitalia e grida alla violazione delle regole democratiche chiedendo il referendum!!! Resta solo la pratica della contrattazione che restituisce salari e diritti. contrasteremo con ogni mezzo il sindacalismo della miseria. Si riunisca subito il direttivo e si decida. Bisogna ritirare la firma. Sergio Bellavita Portavoce area "il sindacato e' un'altra cosa - opposizione Cgil"

Illegittima la richiesta dell'esercito israeliano di far evacuare un ospedale di riabilitazione a Gaza

L'agenza B’Tselem ha scoperto che l'esercito israeliano ha incluso l'ospedale di riabilitazione al-Wafaa nel quartiere di a-Shuja’iyeh fra le richieste di evacuazione emesse nei confronti dei residenti di a-Shuja’iyeh e a-Zeitun nella gornata del 16 luglio 2014 alle ore 8.00. Il direttore dell'ospedale Basman al-‘Ashi ha dichiarato a B’Tselem per telefono che l'ospedale ha ricevuto un messaggio registrato la scorsa notte verso le 23.00 in cui si diceva che i residenti dell'area di a-Shuja’iyeh dovevano lasciare le loro case ed andare a nord del centro città. Mezz'ora dopo, l'ospedale ha ricevuto una telefonata in cui una persona dichiaratasi appartenente all'esercito ripeteva la richiesta di evacuazione dell'ospedale in maniera specifica. Secondo il direttore al-‘Ashi, nell'ospedale ci sono attualmente 17 ricoverati, tra i 14 ed i 95 anni, tutti con patologie di paralisi di diversa entità. Ci sono anche circa 30 operatori nell'ospedale ed un certo numero di attivisti internazionali. Il direttore Al-‘Ashi ha chiarito che non c'è nessuna intenzione di evacuare l'ospedale, dato anche che si tratta dell'unico ospedale a Gaza specializzato nei trattamenti di riabilitazione per pazienti colpiti da paralisi. La richiesta militare di evacuare l'ospedale è del tutto illegittima. Un ospedale non è un obiettivo militare e l'esercito non può trattarlo come un bersaglio se fosse evacuato. L'agenzia di informazioni B’Tselem riferisce che l'ordine di evacuazione dell'ospedale fa parte della più ampia operazione di evacuazione dell'intero quartiere, senza nessun riguardo per il fatto che evacuare un istituto di riabilitazione è una faccenda complicata che mette a rischio la vita dei pazienti. Non c'è nessuna altra struttura di riabilitazione nell'area che possa ospitare questi pazienti, per i quali sono previsti trattamenti speciali che non sono riproducibili altrove. Un trasferimento dei pazienti dall'ospedale è una faccenda complicata e nel migliore dei casi anche pericolosa. E nelle attuali condizioni in cui si trova Gaza, il pericolo può significare morte. (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

Ogm in Friuli Venezia Giulia: Déjà vu

Il 9 luglio scorso il Corpo forestale della regione FVG avrebbe dovuto bonificare il campo coltivato a Mon 810 a Colloredo di Montalbano, come annunciato il 26 giugno dal vice-presidente della regione e assessore alle attività produttive Sergio Bolzonello, durante un incontro avvenuto dopo un presidio sotto la sede istituzionale dell’amministrazione del FVG. E invece, la forestale si è trovata di fronte trattori e un nutrito gruppo di persone che ne hanno impedito la bonifica. Addirittura con la notizia del 14 luglio apprendiamo che la Procura di Udine ha deciso di non sequestrare quel campo, né di fare alcun tipo di intervento, e sta valutando il da farsi e nel frattempo quel mais sta fiorendo e il suo polline si sta propagando nell’ambiente. Questa tragica situazione é il risultato di un quadro legislativo contraddittorio e carente che, pur dichiarando fuorilegge le coltivazioni transgeniche (abbiamo un decreto interministeriale il 187 del 2013 e una legge regionale la 5 del 2104 con una moratoria), non é in grado di fermare le azioni provocatorie di chi coltiva Mon 810. La farsa della Procura di Udine é l'ennesima dimostrazione che le leggi valgono solo per difendere gli interessi dei potentati economici, mentre il singolo cittadino si vede calpestare quotidianamente i più elementari diritti: per chi protesta e lotta contro gli Ogm ci sono i divieti a manifestare, mentre per chi fa il gioco delle multinazionali come la Monsanto é permesso qualsiasi deroga legislativa. E non poteva mancare, infine, l'atteggiamento pilatesco dell'amministrazione comunale di Colloredo di Montalbano che non degna la minima attenzione all'iniziativa di alcune persone che, di fronte alla fioritura delle piante di mais transgenico e al baraccone dei pro-ogm, hanno provato ad organizzare una raccolta di firme, cercando l'appoggio del consiglio comunale. Il nostro scetticismo verso le “leggi imbroglione” e le dichiarazioni di facciata di qualche politico locale non può che aumentare dopo quanto deciso dalla Procura di Udine, mentre si rafforza in noi l'idea che ė finito il tempo delle parole e che solo l'azione diretta potrà fermare gli interessi criminali di chi minaccia la nostra autodeterminazione alimentare, come ci insegnano i movimenti contadini d'oltralpe. 15 luglio 2014 COORDINAMENTO TUTELA BIODIVERSITA’

mercoledì 16 luglio 2014

Palestina: nessuna giustizia, nessuna pace!

Palestina: nessuna giustizia, nessuna pace! Da molti giorni l'esercito israeliano bombarda la striscia di Gaza, in seguito al lancio di razzi sul territorio israeliano. Col pretesto di prendersela con i "terroristi", o con "quelli che rifiutano la pace", i bombardamenti colpiscono in realtà la popolazione civile, bambini compresi, e servono a scoraggiare con il terrore ogni volontà di resistenza. Non bisogna inoltre dimenticare la barbara uccisione di un giovane palestinese e nemmeno il pestaggio in piena regola di suo cugino, un palestino-americano, da parte delle forze d'occupazione israeliane. Il governo israeliano si lancia in bombardamenti alla cieca. Lo Stato di Israele è responsabile di questa nuova carneficina. Da anni, lascia perdurare situazioni insostenibili autorizzando per esemoio nuovi insediamenti coloniali illegali, impedendo ai palestinesi di vivere di agricoltura, bloccando loro l'accesso all'acqua ed alle risorse essenziali della regione. Israele: uno Stato d’apartheid ! E' dunque lo Stato Israeliano con la sua protervia a rifiutare ai Palestinesi l'esercizio dei loro più elementari diritti, ad impedire loro di vivere dignitosamente, a mantenere un vero e proprio stato d'apartheid ed a reprimere nel sangue gli atti di resistenza a queste ingiustizie, mentenendo la Palestina in uno stato di guerra permanente. ...e le potenze occidentali chiudono gli occhi Le potenze occidentali, soprattutto la Francia, hanno la loro parte di responsabilità in questa situazione, rifiutandosi di fare qualsiasi cosa per fermare l'escalation omicida innescata dallo Stato di Israele e rimandando all'infinito la questione dei due stati. Sviluppare la solidarietà, amplificare la campagna BDS Per noi di Alternative Libertaire, questo nuovo attacco alla Striscia di Gaza da parte dell'esercito israeliano rende quanto mai più necessario amplificare la campagna di boicottaggio- disinvestimenti-sanzioni contro uno stato israeliano che si fa beffe tutti i giorni dei diritti del popolo palestinese… Alternative Libertaire difende il diritto sovrano dei Palestinesi a decidere del loro avvenire e condanna le violenze dell'esercito israeliano all'interno dei territori occupati e soprattutto nella striscia di Gaza. Alternative Libertaire fa appello alla mobilitazione per ottenere la fine immediata degli attacchi aerei su Gaza. Link esterno: http://www.alternativelibertaire.org/IMG/pdf/2014-07-12...x.pdf (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

Chi dice che il futuro è finito?

Per alzare lo sguardo sulla fase attuale della ristrutturazione capitalistica. Sulle montagne russe del double-dip I diversi fattori che al momento sembrano scollegati tra loro delineano il punto di caduta o, almeno, il tentativo del capitale di trovare un nuovo equilibrio internazionale per assicurare una nuova fase di accumulazione capitalistica, in area occidentale (USA-EU). Ciò che viene comunemente definita crisi e che dal 2008 affligge interi popoli sembra non poter uscire dalla propria dimensione monetaria. Una politica monetaria -che vede le banche commerciali protagoniste nella creazione di danaro attraverso il prestito reso possibile dall’aumento del debito- ha una funzione temporale necessaria a proteggere la capitalizzazione del sistema finanziario, ma ha il pregio di mostrare a tutti quali sono le dinamiche del potere finanziario. I prestiti della BCE a tasso zero servono solamente al sistema finanziario a non collassare. Una economia fatta di debito e di de-industrializzazione delle vecchie aree di insediamento produttivo si arrabatta a emettere moneta, a cancellare diritti e tutele, producendo in un tempo ormai troppo dilatato: -stagnazione con ricadute sociali devastanti; - valorizzazione del capitale che avviene mediante saccheggio delle risorse pubbliche, umane e naturali; - conseguente esplosione del debito pubblico a causa della ricaduta su di esso del debito privato e della mancanza di leve fiscali progressive e generali. Sembra che ci si prepari ad una nuova fase della crisi. La possibilità di una nuova evaporazione del capitale fittizio accumulato sta allarmando il mondo finanziario e qualcuno sta tentando di correre ai ripari, come ai vecchi tempi, per garantire i fondamentali, Capitale e Stato a garanzia di un'area economica di 800 milioni di consumatori, pronti per subire ulteriori soprusi e resi funzionali di un sistema autoritario senza precedenti. E’ in questo senso che si devono vedere i grandi avvenimenti che si stanno susseguendo in questo periodo, con una accelerazione forzata dei tempi politici, ora pronti a ridisegnare una cornice disintegrata dalla crisi e dalla mutazione imposta dal capitale finanziario. Xapitale finanziario che, nell’ambito delle politiche economiche e nella sua dimensione europea, sta mettendo in luce quelle che sono le vere dinamiche politiche (e militari) che si intravedono, ma che non vengono esplicitate correttamente, per non renderle di dominio pubblico. La loro importanza per la vita di milioni di lavoratori, infatti, è tale per cui vengono oculatamente riservate agli addetti ai lavori, ad una classe politica che obbedisce a multinazionali e banche che cercano la loro espansione o sopravvivenza a danno delle classi subalterne. Ucraina ed Est-Europa Ucraina, Moldova, Georgia si sono affrettate a firmare un trattato di libero scambio con la UE. Dopo aver defenestrato il vecchio presidente ucraino Yanukovic ed il suo governo, con l’aiuto di servizi segreti USA e polacchi, l’appartenenza di questi paesi all’influenza euro-dollaro è assicurata. Non è esattamente un trattato di libero scambio: è semplicemente la sottomissione di questi paesi all’imperialismo europeo ed americano, la rimozione delle barriere doganali per le importazioni ucraine. La fine del prezzo di favore che veniva garantito dalle forniture di idrocarburi dalla Russia sembra essere bilanciato dalla privatizzazione della intera struttura di estrazione e distribuzione degli idrocarburi. La Monsanto e la Cargill, da tempo presenti nel paese, si sono affrettate a garantirsi una posizione di favore sul comparto agricolo ed alimentare. La miseria degli ucraini sarà mitigata da un intervento del FMI e della Banca mondiale, a testimonianza che oltre al ruolo militare e di infiltrazione, la mano USA ha spinto fino alla guerra per allacciare al carro euro-atlantico questa parte di Europa, isolando la Russia sul versante asiatico e rendendo difficile ogni rapporto in chiave euroasiatica, come era nelle intenzioni del governo di Mosca. TTIP L’accelerazione che sta avendo la discussione (segreta) sul trattato di libero scambio transatlantico tra UE ed USA e di cui giungono alcune veline ai quotidiani, sembra essere ormai questione vitale per gli USA e per i capitali che deve esportare ( anche se fittizi), dato che la FED continua a stampare miliardi di dollari al mese. Un trattato, questo, che include vincoli militari, ma che conferma e sancisce la politica liberista contro ogni tipo di spesa pubblica, di risorse comuni, che rivendica il privilegio dell’investitore internazionale a fare valere le clausole del contratto, fatto di privatizzazioni non solo del sistema produttivo o di quanto resta di esso , ma di tutte le multi-utility e del sistema di welfare che ancora sta in piedi in Europa. Il Ttip sarà la condizione legale per l’esproprio finale della ricchezza e del futuro dei intere popolazioni, sancito da un accordo di diritto internazionale che vedrà le multinazionali poter rivalersi sugli Stati per la mancanza del rispetto degli accordi presi, che non sono solo quelli che garantiscono la vendita nel mercato europeo di pollo alla varechina o di carne agli estrogeni e di colture di massa fatte di OGM, ma vi sarà anche la possibilità, ad esclusione di vini e liquori, di poter produrre altrove prodotti agricoli europei che si erano conquistati marchi DOP e DOC la cui imitazione era fino ad ora considerata frode. Anche la vicenda del tentativo di accordo europeo per l’elezione di Juncker come candidato condiviso da PPE e Socialisti Europei ha avuto un attacco da destra: il no dell’Inghilterra di Cameron e dell’Ungheria di Orban hanno solo messo in evidenza la difficile trattativa in corso sul trattato e le ricadute dirette sulle loro politiche di vassallaggio liberista. Fino ad ora erano gli Stati che contrastavano le politiche espansioniste della finanza e delle multinazionali, spesso con sotterfugi che richiamavano alla sicurezza dello Stato, quali vendite di patrimonio ritenuto strategico, ferrovie, autostrade, porti, acciaio e chimica, centrali energetiche ecc.. La colpa del debito e del default Domani sarà sicuramente impossibile che Regioni, Stati, Comuni, possano avvalersi del diritto a difendere la comunità dalle imprese transnazionali e dai capitali degli investitori, che non vogliono possa ripetersi quanto accaduto agli Hedge Found americani con il sostegno della Corte Suprema: cioè che si trovino a dover trattare con il governo argentino per veder riconosciuto il loro ruolo criminoso di creditori. E questo è solo uno degli esempi più recenti sul ruolo che assumono gli investitori internazionali sul debito di un paese che non ha un peso politico sufficiente a contrastare questa barbarie. Le guerre endemiche Le guerre in atto per la re-distribuzione di aree di influenza e per contrastare paesi ed aree con un accresciuto peso politico e militare è sotto i nostri occhi: La disintegrazione del Medio Oriente sotto massicci interventi di dollari elargiti dagli Stati del golfo, Arabia Saudita e Quatar in testa; il ruolo di potenze regionali di Iran e Turchia; la guerre in Africa e la distruzione della Libia, la vicenda Ucraina e l’aver isolato la Russia dall’Europa avvicinandola alla Cina, sono frutto delle politiche americane e della difficoltà economica degli USA. Si disegna un futuro che garantisce al capitale di sopravvivere anche se con costi sociali devastanti. Povertà ed inquinamento, sfruttamento intensivo delle vite e dell’ambiente, controllo del tempo e dello spazio di vita. disegnano il nostro futuro. Imperialismo Se a questi fenomeni di ridefinizione strategica delle potenze imperialiste aggiungiamo la corsa agli armamenti sull’intero globo, sembra non escludersi un allargamento dei conflitti in corso. Sembra un’equazione semplice: crisi da sovrapproduzione di merci e capitali, nascita ed ascesa di nuovi poli economici e politici, tentativi di espansione finanziaria e mercantile, re-dislocazione della manifattura…. In una parola l’imperialismo che riemerge come categoria interpretativa dei conflitti. Un nemico che conosciamo da quasi un secolo, che dovremmo sapere come combattere. Con le armi della mobilitazione internazionale delle organizzazioni di massa dei lavoratori, dell’alleanza politica delle forze rivoluzionarie anti-imperialiste ed anti-stataliste, contrapponendo la solidarietà internazionale di classe al militarismo ed nazionalismo. Per l’alternativa libertaria, organizzazione ed autogestione internazionale. FdCA-Segreteria Nazionale Luglio 2014

OGM: NON E’SOLO UN CAMPO

Il 26 giugno scorso c’è stato un presidio davanti alla sede istituzionale della regione Friuli Venezia Giulia, con striscioni colorati, distribuzione di volantini e interventi che hanno ribadito un secco no a questa agricoltura che inquina e devasta il territorio, e di come gli Ogm siano una risposta paradossale delle multinazionali che hanno trasformato l’agricoltura contadina in agroindustria. A seguito del presidio c’è stato un incontro con l'assessore Sergio Bolzonello al quale è stata presentata a più voci l'urgenza di intervenire per l'eliminazione dei campi OGM in Friuli considerando i tempi biologici della fioritura e impollinazione che attualmente si sta verificando, e non aspettando i tempi canonici della Magistratura (30-60 giorni del ricorso e così via). Dopo le prima incertezze e consultando il legale a cui la regione si riferisce, l'Assessore ha promesso l’impegno dell’Amministrazione regionale a far rispettare la normativa vigente: · Decreto Interministeriale del 12/07/2013 denominato “Adozione delle misure d’urgenza ai sensi dell’art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810” pubblicato sulla GU Serie Generale n.187 del 10-8-2012 • 2 sentenze, del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, che si oppongono al ricorso fatto contro il suddetto Decreto • a questo provvedimento sono state inserite delle specifiche norme sanzionatorie per cui chi semina, coltiva e raccoglie OGM per venderli, rischia dai 6 mesi ai tre anni di condanna penale e una multa da 10 mila a 30mila euro, sancito nel decreto legge del 24/06/2014 n. 91 pubblicato sulla GU del 25/06/2014 • Una Legge regionale (LR 5/2014) che modifica la LR 5/2011, che definisce la Regione FVG territorio OGM FREE in applicazione alla normativa comunitaria vigente e che recentemente è stata ratificata dalla CE tramite il silenzio/assenso. • Una moratoria regionale inserita nella LR 5/2014 che vieta per 12 mesi la coltivazione degli ogm in FVG e contiene delle norme sanzionatorie che prevedono multe da 5000 a 50000 euro (attualmente Fidenato è stato multato per 10000 euro per ogni campo coltivato) e la distruzione delle colture transgeniche in atto. Quindi, per tutto il pacchetto di leggi e decreti che definiscono la normativa, il vice Presidente della Regione FVG e Assessore alle attività produttive Bolzonello, ha impegnato la Regione Friuli a procedere con una Ordinanza di distruzione delle colture ogm emessa lo stesso 26 giugno verso il conduttore dei campi transgenici, lasciando che egli stesso possa procedere entro 5 giorni e poi se ciò non si fosse verificato, avvisata la Procura, distruzione immediata da parte della Forestale regionale. Il 09 luglio, finalmente il Corpo Forestale passa all’azione trinciando tutti i campi coltivati a MON 810, tranne quello di Colloredo di Montalbano ( frazione di Laibacco ) in provincia di Udine, dove si sono trovati a picchetto un gruppo di agricoltori plagiati dalla Monsanto, alcuni di loro simpatizzanti e attivisti di Casa Pound, i quali hanno impedito la bonifica di quell’area trincerando con i trattori l'entrata del campo. Durante la mattinata sono arrivate le dichiarazioni di Bolzonello il quale sostiene la necessità di far rispettare la normativa e pertanto, nel giro di qualche giorno anche quel campo sarà estirpato. Il responsabile della forestale, a Colloredo ha confermato che stanno procedendo a norma di legge in un'operazione a carattere ovviamente riservato. Il Coordinamento tutela biodiversità fvg e il Coordinamento zeroogm del Veneto non pensano comunque che la battaglia sia finita, anzi per noi è solo l’inizio di una lunga stagione di lotte, ricordiamo infatti che la legislatura vigente sanzionatoria ha carattere temporaneo, la moratoria del FVG scade la prossima primavera e il Dlgs del 10 agosto 2013 scadrà a febbraio 2015. Ovviamente c'è comunque anche la legge regionale che dovrebbe bloccare definitivamente le coltivazioni friulane, ( ma su questo si hanno comunque delle riserve ). Si attende la decisione della Comunità Europea, la quale si esprimerà al mese di settembre per approvare le modifiche alla legge comunitarie 18/2001, secondo la quale ogni Stato membro avrà la facoltà di decidere di legiferare affinché il proprio territorio rimanga Ogm-free. Anche su queste modifiche esistono comunque molti dubbi, nostri e dei vari movimenti no ogm nazionali (Task force, associazione noogm) dal momento che potrebbero non portare ad un'effettiva libertà di scelta, mancando, sembra, la possibilità che prima esisteva, di agire con clausola di salvaguardia e quindi anche per fini ambientali e di salute. Per di più siamo prossimi alla stipula degli accordi del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e con questi della perdita della sovranità agricola, alimentare e commerciale dei Paesi che firmeranno. Si tratta dell'accordo fra Ue e Stati Uniti per il libero scambio: creazione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Stati Uniti e Unione Europea attraverso l'abolizione dei dazi e l'uniformazione di leggi e regolamenti internazionali. Ma con la possibilità di commerciare maggiori quantità di merci, entrano però obblighi a cui sottostare, regole dettate dalle multinazionali e da un mercato Statunitense in cui tra l'altro, sono presenti ormoni, additivi e transgeni in qualità e quantità non accettate fino ad ora dalla popolazione Europea. Se gli Stati firmatari, una volta stipulato l'accordo, non si comporteranno adeguatamente (direttamente valutati dai sistemi commerciali multinazionali), saranno obbligati a pagare pesanti sanzioni. Un accordo che rischia di cambiare completamente le nostre vite da qui a breve. Qui di libertà e sovranità degli Stati non si parla. Altro aspetto di rilievo su cui lavorare è la questione della mangimistica: infatti, se la normativa vigente vieta la coltivazione di colture transgeniche, dal 2004 non è vietata l’importazione di soia e mais Ogm proveniente dal continente americano, destinate alla produzione di mangimi che vanno ad alimentare animali allevati normalmente in modo intensivo. Una delle tante bugie che riguardano gli OGM è legata alle micotossine, i pro OGM affermano che essi risolverebbero tale problematica. Una falsità! Infatti negli Usa, dove il mais coltivato è quasi tutto OGM, i limiti massimi di aflatossine sono di gran lunga pià alti che in Italia e UE. Un problema legato invece alla mancata rotazione, all'alta densità delle coltivazioni, agli stress e climatici Per quello che riguarda la soia poi, esistono anche altri aspetti che riguardano l'uso indiscriminato di diserbanti, sempre dominio delle Multinazionali. Siamo consapevoli delle difficoltà che il settore primario si trova ad affrontare ma invitiamo tutti i produttori a non farsi illudere dalle facili promesse che propongono una soluzione che è in realtà un paradosso a dei problemi creati dallo stesso sistema produttivo, come un cane che si morde la coda. Invitiamo tutti gli agricoltori a riscoprire i saperi contadini e ad emanciparsi dal dominio delle multinazionali. COORDINAMENTO TUTELA BIODIVERSITA’ FVG COORDINAMENTO ZEROOGM VENETO

Giappone: decine di migliaia di persone protestano contro la rinascita del militarismo

DA NEWS LETTER DELLA Australia Asia Worker Links IN : http://aawl.org.au/ Giappone: decine di migliaia di persone protestano contro la rinascita del militarismo Published 13 July 2014 Suscitando tensioni con i maggiori paesi dell'Asia orientale, il governo giapponese ha approvato una legge che consente all'esercito giapponese di poter intraprendere azioni offensive. Questa mossa politica è stata accolta con manifestazioni anti-militariste di decine di migliaia di persone. In seguito a tale cambiamento, il primo ministro giapponese Shinzo Abe si è recato in Australia la scorsa settimana per un accordo bilaterale di azione militare congiunta contro la Cina.

Solidarietà alle compagne e ai compagni della Mensa occupata

Questa mattina alle 11 nella zona universitaria di Padova la polizia ha sgombrato la Mensa Occupata di via Marzolo in esecuzione di un provvedimento di sequestro preventivo dell'autorità giudiziaria. I 13 compagni identificati durante lo sgombero sono stati denunciati. Il sindaco leghista Massimo Bitonci ha subito colto l'occasione per esternare il suo pensiero reazionario: «A nome dell'amministrazione ringrazio le donne e gli uomini della questura e del comando di polizia locale che hanno portato a termine lo sgombero dell'ex mensa di via Marzolo, occupata da gruppi antagonisti. Padova è una città aperta e accogliente, che vuole valorizzare creatività e culture giovanili, anche critiche, ma solo nell'ambito del rispetto delle regole. Regole senza le quali non vi può essere alcuna crescita sociale» Dovrebbe spiegare il sindaco leghista quali siano le «regole» che hanno permesso all'Università di Padova di chiudere la mensa nel 2010 e di tenerla chiusa per i quattro anni successivi, quale sia la città «aperta ed accogliente» che priva gli studenti di una mensa e di una casa dello studente mentre l'Ente Regionale per il Diritto alla Studio e l'Università spendono centinaia di migliaia di euro in una causa tra loro per decidere chi ne sia proprietario e chi debba affrontare le spese necessarie a riaprirla. Dovrebbe spiegare il sindaco leghista quale tipo di «crescita sociale» rappresenti una mensa ristrutturata nel 2005 che viene chiusa dopo solo 5 anni per un danno strutturale senza che nessuno paghi per lo scempio di denaro pubblico. Ma le uniche regole che interessano al sindaco leghista sono quelle che servono a disciplinare chi sta in basso. I padroni della città possono invece dormire sonni tranquilli. Per loro evidentemente non ci sono regole da rispettare. Da questo punto di vista il sindaco leghista Bitonci è degno erede dei suoi predecessori. Tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne che nel gennaio di quest'anno avevano occupato l'ex mensa Marzolo restituendola alla città e che oggi sono in mobilitazione contro lo sgombero. Rete dei Comunisti - Padova

lunedì 7 luglio 2014

anti TUR . Il ricorso dell'Unione sindacale di base

da fonte USB http://www.usb.it/index.php?id=1132&tx_ttnews[tt_news]=76799&cHash=0d24e39484 (...) Con il decreto del 30 giugno 2014, il tribunale di Torino, accogliendo provvisoriamente il ricorso ex art. 700 C.P.C. presentato dall’USB contro l’esclusione delle sue liste dalle elezioni per le RSU presso la soc. U-SHIN ITALIA (ex Valeo di Torino), ha ordinato la immediata sospensione delle elezioni, che avrebbero dovuto svolgersi il 2 luglio, ritenendo illegittima l’esclusione delle liste presentate dall’USB, ed ha deciso di convocare il sindacato ricorrente ed i componenti della commissione elettorale, coloro che avevano decretato l’esclusione delle liste dell’USB in quanto non firmataria degli accordi del 10 gennaio, per il 14 luglio. Con tale decreto il tribunale accoglie le tesi dell’USB che, pur non avendo firmato l’accordo del 10 gennaio (accordo peraltro impugnato giudizialmente davanti al tribunale di Roma da parte dell’USB che ha chiamato in causa i firmatari dell’accordo, Camusso, Angeletti, Bonanni e Squinzi, ritenuto antidemocratico ed anticostituzionale), l’USB era titolata a presentare le liste in quanto la documentazione prodotta era conforme a quanto richiesto dal vigente CCNL. (...)

BASTA VERGOGNOSI ATTENDISMI!

Con il Presidio avvenuto il 26 giugno davanti la sede istituzionale della Regione FVG a Trieste eravamo riusciti a “sbloccare” l'immobilismo dei nostri governanti in merito alla vicenda delle nuove semine ogm avvenute nella nostra regione, di cui abbiamo chiesto con forza la rimozione in applicazione della moratoria regionale sulle coltivazioni transgeniche e del Decreto Interministeriale emanato lo scorso anno dal Governo. Ora la “palla “ è passata alla magistratura che deve emettere il sequestro dei campi attualmente coltivati ad ogm : si tratta di 2 campi a Colloredo di Montalbano e 1 a Mereto di tomba. È quasi certo che il campo di Vivaro è già stato riseminato ad ogm da Fidenato che evidentemente si sente ancora le spalle ben coperte ed i fatti lo stanno dimostrando. Infatti la Procura di Udine è di fatto “arenata” e non procede al sequestro dei campi che permetterebbe alla Forestale di entrarvi ed eseguire la rimozione delle colture transgeniche. Ora la nostra pazienza è giunta al limite massimo!! Vogliamo ribadire ed aggiornare la situazione normativa che vieta in Italia e in FVG la coltivazione degli ogm. Attualmente ci sono: • un Decreto Interministeriale del 12/07/2013 denominato "Adozione delle misure d'urgenza si sensi dell'art. 54 del Regolamento CE n.178/2002 concernenti la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato MON 810” pubblicato sulla GU Serie Generale n.187 del 10-8-201 • 2 sentenze, del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, che si oppongono al ricorso fatto contro il suddetto Decreto • a questo provvedimento sono state inserite delle specifiche norme sanzionatorie per cui chi semina, coltiva e raccoglie OGM per venderli rischia dai 6 mesi ai tre anni di condanna penale e una multa da 10 mila a 30mila euro, sancito nel decreto legge del 24/06/2014 n. 91 pubblicato sulla GU del 25/06/2014 • una Legge regionale che modifica la LR 5/2011, che definisce la Regione FVG territorio OGM FREE in applicazione alla normativa comunitaria vigente e che recentemente è stata ratificata dalla CE tramite il silenzio/assenso • una moratoria regionale inserita nella LR 5/2014 che vieta per 12 mesi la coltivazione degli ogm in FVG e contiene delle norme sanzionatorie che prevedono multe da 5 a 50000 euro (attualmente Fidenato è stato multato per 10000 euro per ogni campo coltivato) e la distruzione delle colture transgeniche in atto. • Una Ordinanza di distruzione delle colture ogm emanato della Regione al conduttore dei campi transgenici • Una sentenza del Tar del FVG che rigetta il ricorso contro la suddetta Ordinanza di distruzione Ci chiediamo dunque cosa altro dobbiamo attendere affinché ci si decida ad applicare le leggi vigenti in materia! Attualmente le coltivazioni stanno andando a seme ed aumenta vertiginosamente il rischio di contaminazione agricola ed ambientale! Chiediamo alle Procure di sbloccare urgentemente questa situazione affinché venga emanato il sequestro dei campi al fine di permettere l'intervento della Forestale per la rimozione delle colture. Se ciò non dovesse avvenire, per forza di cose, in tempi strettissimi, dovrà pensarci la società civile!! Coordinamento Tutela Biodiversità FVG

La prima raccolta di CountDown 1 - edizioni colibri

Countdown 1 - Edizioni Colibrì - euro 10,00 Per l’Italia countdown può essere richiesto direttamente all’editore inviando sul c.c.p. n. 28556207 – Colibrì, Via Coti Zelati, 49 – 20037 Paderno Dugnano (Mi) l’importo di 10,00 euro + 6,00 per spese di spedizione. Per ordini di 20,00 euro o superiori non vengono aggiunte spese di spedizioni. mail: colibri2000@libero.it (dalla Presentazione) Ora molti attendono, curiosi di scoprire in quale punto, fra i molti papabili, avrà luogo l’innesco del secondo sisma e soprattutto quali saranno allora i limiti delle possibilità di intervento dei governi, le loro conseguenze e le reazioni più generali della società. Nell’avanzante caos, le teorie economiche dominanti e le analisi da esse tratte hanno perso ogni residuo prestigio, dimostrando, in maniera ancor più spettacolare del passato, di essere solo giustificazioni ideologiche dello stato di cose esistente, precarie e irrazionali al suo stesso modo, e, ancor più, null’altro che volgari coperture degli interessi degli agenti del capitale, gli pseudopadroni del mondo senza il cui immondo permesso i lavoratori e la gente comune non possono campare, ma di cui hanno tanto bisogno quanto di una dose quotidiana di arsenico.

Palestina-Israele, settimane tumultuose inibiscono gli sforzi di Israele per scatenare una terza intifada in Cisgiordania* + NON DITE CHE NON LO SAPEVAMO n° 414 / 415

La lotta unitaria a Bil'in, Ni'ilin, Ma'asara, Sheikh Jarah, Nabi Saleh, Qaddum, Colline Sud di Hebron, Giaffa (Tel Aviv) Proprio quando la pressione dell'Europa su Israele per un compromesso con il governo palestinese stava cogliendo il momento giusto favorito dal calo in atto delle esportazioni israeliane, Israele ha cercato di trarre vantaggio dal rapimento dei tre giovani coloni applicando i "piani nel cassetto" nel tentativo di incendiare una intifada armata. Quasi tre settimane di propaganda basata su menzogne (come se sapessero già della morte dei tre giovani) hanno inondato i media. Quando alla fine i corpi sono stati "trovati", le bugie sono risultate per quello che erano e le intimidazioni per far accendere l'intifada hanno fallito l'obiettivo. I crescenti crimini di odio dell'estrema destra israeliana e l'uccisione di un giovane palestinese a Gerusalemme Est occupata hanno scatenato una dura reazione nella città e nelle zone palestinesi all'interno dei confini del 1948. La crudele intimidazione ai danni di un giovane palestino-americano - cugino del giovane ucciso- è stata filmata ed insieme al video di suo cugino rapito hanno contagiato la rabbia in tutto il mondo con manifestazioni di solidarietà. Bil'in Venerdì 27.6.14 - nonostante il caldo, mezza dozzina di anarchici contro il muro ed una dozzina di internazionali si sono uniti agli attivisti locali per la manifestazione settimanale contro il muro e contro l'occupazione. Grazie al vento favorevole le forze di stato israeliane hanno dovuto ingoiare i loro stessi gas. Dopo meno di un'ora di scontri la manifestazione è finita e siamo ritornati al villaggio. https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/media_set?se...20161 https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203357190983480 https://www.facebook.com/haytham.alkhateeb/posts/102033...03608 https://www.facebook.com/photo.php?v=700209060049091 Venrdì 4.7.14 - La manifestazione settimanale di oggi a Bil'in era contro il rapimento del giovane palestinese Mohammad Khdeir. Miko Peled, scrittore e pacifisa israeliano, è stato arrestato dalle forze militari israeliane durante la manifestazione, perchè portava un poster con la foto di Mohamed khudeir, il ragazzo brutalmente torturato ed ucciso dai coloni israeliani. Mico è stato rilasciato dopo 9 ore di interrogatorio per aver violato una zona militare chiusa... Ma in realtà perchè non è stato abbastanza veloce nell'allontanarsi dall'area vicino al muro. Io ed un altro compagno invece ce ne siamo andati di corsa e sebbene ci fossimo fermati per riposarci, i soldati sono passati vicino a noi senza dirci niente... Haitham Khatib https://www.youtube.com/watch?v=sDy_J1eNnNk https://www.facebook.com/photo.php?fbid=692632260790831 https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10204274245439251 Nabi Saleh Venerdì 27/06/2014. sotto un sole implacabile, nell'ultimo venerdì di giugno prima del mese di Ramadan, i palestinesi di Nabi Saleh insieme a sostenitori israeliani ed intenazionali hanno manifestato per protestare contro le continue incursioni, contro gli arresti di massa e gli assedi, messi in atto dopo la scomparsa dei tre giovani coloni. L'esercito ha attaccato i manifestanti con lacrimogeni e proiettili d'acciaio ricoperti di gomma. Nessun ferito. Haim Schwarczenberg http://www.facebook.com/media/set/?set=a.56006908077945...50543 Tamimi press http://www.facebook.com/Tamimipresspage/posts/770989909...12158 Yaron Ben-Haim antinarrative.wordpress.com/2014/06/29/נאבי-סאלח-27-6-2014-nabi-salech/ 4-7-14 manifestazione settimanale a Nabi Saleh.https://www.facebook.com/photo.php?fbid=774750485902767 https://www.facebook.com/media/set/?set=a.1233139943797...62736 https://www.youtube.com/watch?v=ehqd43R6Q_g yisraelpnm https://www.youtube.com/watch?v=Bft6aijnCrk David Reeb http://youtu.be/4-PaT43uGLI QADDUM venerdì 27/06/2014. https://www.youtube.com/watch?v=DnYiMuRI6to FOTO della manifestazione del 4.7.14 a Kufr Qaddum. Le forze israeliane hanno sparato molti lacrimogeni a proiettili d'acciaio ricoperti di gomma I giovani hanno reagito con le pietre. L'esercito ha invaso il villaggio. https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10152541351512037 (images from: https://www.facebook.com/AlMasira.KufurKaddom). https://www.facebook.com/ana.mn.alquds/posts/1015225588...93528 https://www.youtube.com/watch?v=Di5FKAauUG4 Sheikh Jarrah Dopo i gravi fatti dei giorni scorsi, c'è una maggiore presenza di polizia e militari nel quartiere. I residenti chiedono la nostra presenza durante la manifestazione settimanale. Bisogna fare uno sforzo per esserci. Nel quartiere continuano i presidi ogni venerdì, per protestare contro gli sgomberi violenti dalle case, contro la presa del quartiere da parte dei coloni e contro la giudaizzazione di Gerusalemme Est. Giaffa Manifestazione contro la violenza razzista nella piazza della Torre dell'Orologio nel centro storico -gli attivisti hanno riempito la piazza in una dimostrazione di rabbia per l'uccisione di Muhammad Abu Khdeir di Shu'fat, e contro l'ondata di incitamento all'odio razziale ed alla violenza verso i Palestinesi. I manifestanti hanno anche bloccato la strada per poco tempo, riuscendo a bloccare il traffico. Haim Schwarczenberg https://www.facebook.com/media/set/?set=a.5632087737988...50543 ======================================================================== NON DITE CHE NON LO SAPEVAMO n° 414 L'unità di polizia israeliana Yoav ha svelato le ragioni della sua esistenza nel villaggio beduino di Al-Arakib. Due volte la scorsa settimana (domenica e mercoledì) questa unità di polizia ha demolito delle casette installate da volontari nel cimitero di Al-Arakib. La polizia passa tutti i giorni nel villaggio, guidando rasente alle persone in giro, sollevando polvere e rendendo difficile la respirazione e la visibilità. Di notte entrano nel cimitero, disturbando i residenti che devono dormire a cielo aperto. La polizia giunge a disturbare persino le donne, insidiate nella loro sobrietà. Alla fine della settimana, l'unità Yoav è stata rinforzata da una unità della polizia di confine; insieme hanno intimidito sia i residenti del villaggio che i loro sostenitori. Non dite che non lo sapevamo n°415 Giovedì 19 giugno 2014, l'esercito si è presentato sulla strada di ingresso nell'area palestinese a Khallet El’Miya, a nord di Yatta, ed ha distrutto 700 metri di strada. Anche l'accesso alla strada principale è stato bloccato. Poi hanno demolito 7 edifici nel villaggio palestinese di Khallet a-Furun. For further information: amosg@shefayim.org.il ================================= *Ilan Shalif http://ilanisagainstwalls.blogspot.com/ Anarchici Contro Il Muro http://www.awalls.org Traduzione a cura di FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

ISIL, wahabismo e petrodollari: la peggiore delle alleanze

Questo articolo è stato scritto nella prima quindicina di giugno, quando ancora ISIL non aveva stato procamato il califfato. Vi si analizza la assurda alleanza, tollerata da Dipartimento di Stato e dal Pentagono, in cui il flusso di risorse alimentato dalla monarchia saudita, giova ai fondi di mantenimento di una frazione ancora più conservatrice e medioevale di Al-Qaeda. Nel Mondo Arabo continua l'inferno in nome della geopolitica. ISIL rappresenta la peggior interpretazione possibile dell'integralismo sunnita; la sua ascesa è direttamente collegata alla presenza degli USA in Iraq Con l'avanzata sul fronte iracheno dello Stato Islamico di Iraq e Levante (ISIL) l'integralismo trova un nuovo protagonista. Fondato da un ex-professore universitario, Abu Bakr al-Baghdadi, ISIL opera su due fronti (Siria e Iraq), e con la fusione con il Fronte Nusra nella guerra civile siriana, ha preso la testa dello jihadismo nella regione. I suoi dirigenti tendono a catalizzare gli jihadisti sunniti, in seguito al non riconoscimento dell'erede formale di Al-Qaeda, Al Zawahiri. Lo slogan di questa organizzazione é: “Sheikh Baghdadi e Sheikh Osama Bin Laden sono simili”. Anche se questa organizzazione non costituisce una novità per gli specialisti ed i sopravissuti del Mondo Arabo, é importante per l'opinione pubblica mondiale sapere che i gruppi armati del wahabismo sono figli bastardi dei petrodollari affluiti attraverso le reti dell'intelligence coordinate dalle monarchie della Arabia Saudita e del Qatar. In questi più di 3 anni di guerra civile siriana, un conflitto in cui l'opposizione di maggioranza sunnita è organizzata in due grandi campi, ISIL rappresenta i capitali sauditi e del Qatar. L'altro campo, costituito dall'Esercito Libero di Siria, nato da una scissione nella struttura dell'esercito nazionale un tempo controllato dal clan Assad, opera con finanziamenti della Repubblica Turca ed é visto con simpatia dalla Casa Branca. Gli strateghi del Pentagono impattano con la volontà politica autonoma o meglio suicida delle elite arabe sunnite, miliardarie e conservatrici. Adepti della transanazionalizzazione delle guerre siriana ed irachena, puntano a trasformare entrambi i campi di battaglia in un conflitto civile e comunitarista (settario) tra sunniti e sciiti. Lo squilibrio nasce dall'autonomia operativa di ISIL e dalla sua motivazione guerriera, con un pò di attitudine selvagge e di relazioni pubbliche via internet. Nella battaglia per la presa di Mosul, 30.000 soldati "iracheni" si sono ritirati davanti ad 800 jihadisti, abbandonando una località strategica. Il governo del primo ministro sciita Nouri al-Maliki sa che se ISIL avanza ancora, quello che resta del suo governo e dello Stato fantoccio andrà incontro ad un collasso. L'appoggio saudita e delle reti wahabite ha portato ISIL ad essere egemone in un terzo dell'Iraq originario ed a garantirsi autononia operativa in un'area equivalente in Siria. Applausi per gli strateghi del Pentagono e delle lobby del petrolio che non rompono con le monarchie arabe e con il loro doppio gioco insieme agli integralisti sunniti. Che paese è diventato l'Iraq dopo le invasioni dei due Bush?! L'opera nefasta dei soci di Bush e Dick Cheney avanza a meno di 100 km da Baghdad. La setta - o la nuova generazione di Al-Qaeda - o Esercito per lo Stato Islamico di Iraq e Levante (Levante é la denominazione storica del Medio Oriente) giá controlla più di un terzo del territorio iracheno e si è impossessata di oltre 425 milioni di dollari USA nella sua avanzata su Mosul, la seconda città del "paese". Risultato: forse gli jihadisti sunniti non vinceranno, ma decreteranno la morte di quella finzione giuridica chiamata Iraq del dopo Sadam Hussein. Bruno Lima Rocha é professore di relazioni internazionali e di scienze politiche Link esterno: http://estrategiaeanalise.com.br/artigos/isil-wahabbism....html (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

L'ira dell'elite contro il governo che organizza la loro Coppa del Mondo

Scritto dopo il debutto della nazionale brasiliana e prima della fine delle qualificazioni La Coppa del Mondo della FIFA viene considerata come uno dei più grandi eventi sportivi mondiali. Non c'è niente di strano se i dirigenti dell'istituzione guidata da Blatter proseguono nel fare cento richieste al paese che accoglie il torneo. Nella realtà i diritti fondamentali sono stati sospesi, proprio nel paese in cui c'è un governo "di sinistra". Peggio nel paese tropicale. L'élite che ha fischiato ed insultato la presidente nella inaugurazione è la presenza dominante negli stadi. Quando il Brasile fu eletto come sede del 2014, il governo brasilano non poteva immaginare la grandezza della sfida che poneva l'organizzazione della Coppa del Mondo per compiacere tutti. Curiosamente (o no), la classe dei più insoddisfatti era la vera beneficiaria della competizione della FIFA. L'élite che ha fischiato ed insultato la presidente alla inaugurazione è la presenza dominante negli stadi. Il che può spiegare gli insulti esagerati. La presidente del Brasile sapeva cosa l'aspettava, forse per questa ragione ha evitato di pronunciare il discorso di apertura durante la cerimonia. Come tutti sanno, è stato il cosiddetto "yellow block" (neologismo inventato dalla TV Folha in un impagabile reportage) a dare inizio alla reazione più reazionaria. Gli insulti ed i fischi sono iniziati nella zona VIP, dove di sicuro non ci va il popolo. Il presentatore TV Luciano Huck, proprietario del marchio d'abbigliamento "Use Huck" che aveva dato origine alle T-shirts della campagna "Siamo tutti scimmie", è stato accusato di essere uno dei primi a fischiare. Dettaglio: i biglietti d'ingresso in questa area dello stadio costavano intorno ai 900 reales (circa 400 dollari yankee!). Huck si è difeso nella sua trasmissione settimanale, sbraitando contro l'attitudine al dileggio da parte del pubblico presente. Ha calmato bloccata in una catena nazionale la rabbia della elite brasiliana, la quale non riesce a coesistere con un governo che non è stato eletto per loro, e ancor peggio, non sanno come regolarsi in una festa fatta per incarico di coloro che sono ai vertici della società. Le stesse persone che si lamentavano dei movimenti sociali che protestavano fuori, "protestavano" negli stadi, chiedendo birra d'importazione. Le polpette di pollo fritto non erano mai buone. Nelson Rodrigues spiega che il menar calci è un trauma della elite brasiliana; quelli che sono in fondo alla società ne soffrono le conseguenze, perchè tendono a riprodurre le abitudini di vita imposte dai controllori dell'apparato di riproduzione ideologica. Un bilancio degli stadi Gli stadi, i tribunali ed i campi sono lo spazio di polemica dei contratti ufficiali. Tutti gli stadi brasiliani costruiti per la Coppa del Mondo sono stati messi alla prova, ci sono stati alcuni problemi, però niente di grave. Itaquerão (Sao Paulo, Brasil) - Luogo della partita inaugurale del torneo. I giornalisti si sono lamentati che il segnale internet era instabile nel centro stampa e nelle zone comuni. Qualcuno si è lamentato dei bar per la mancanza di cibo e per le bibite calde. Durante la partita le luci si sono spente, ma non tutte, ma non c'è stata nessuna interruzione di gioco. Mané Garrincha (Brasilia, Distrito Federal) - Lunghe code si sono formate agli ingressi per i controlli con i metal detector per la partita Svizzera- Ecuador. Molti tifosi sono entrati a partita in corso. Maracanã (Rio de Janeiro, Rio de Janeiro) - Bar sotto accusa allo stadio Mario Filho, la scarsità di cibo e le lunghe code per acquistare le bibite hanno reso nervosi i tifosi per la partita tra Argentina e Bosnia. L'incidente più grave si è avuto per la partita tra Cile e Spagna: i tifosi cileni hanno invaso il centro-stampa con l'intenzione di giungere alle gradinate, la polizia di Río è ricorsa all'aiuto delle guardie di sicurezza della FIFA per contenere gli invasori. Mineirão (Belo Horizonte, Minas Gerais) - Molti problemi col traffico fuori dello stadio. All'interno reclami per il servizio bar inefficiente. Ed anche per le lunghe code ai bagni. Arena Pantanal (Cuiabá, Mato Grosso) - Qui lunghe code ai bar e reazione dei rivenditori, il fatto più grave durante la partita Australia-Cile, in cui i tifosi sono riusciti ad entrare con i razzi. Il comitato organizzatore locale (COL) ha definito l'episodio dei razzi come "inaccettabile". Arena Pernambuco (São Lourenço da Mata Grande Recife, Pernambuco) - Mancanza di cibo nei bar, inoltre violazioni della sicurezza. I tifosi della Costa d'Avorio sono riusciti a portare strumenti musicali (proibiti dal regolamento della FIFA), dando luogo ad una festa con grande allegria degli africani. Arena Fonte Nova (Salvador, Bahia) - Problema con le lunghe code all'ingresso e per le file ai bar all'inizio della prima partita. Nella seconda è andata meglio. Arena das Dunas (Natal, Rio Grande do Norte) - Lamentele per la mancanza di segnale per i telefoni cellulari, con momenti in cui ogni comunicazione era impossibile. Castelão (Fortaleza, Ceará) - Il problema era il 3G, l'instabilità del segnale per i cellulari ha ostacolato il lavoro dei giornalisti e provocato lamentele nel pubblico. Arena da Baixada (Curitiba, Paraná) – Molti ritardi all'entrata, i tifosi si sono lamentati anche dei tempi di attesa ai bar ed ai bagni. Beira-Rio (Porto Alegre, Rio Grande do Sul) - Problemi col segnale telefonico per internet, alcuni tornelli bloccati con code all'ingresso. Il problema maggiore con l'impianto sonoro dello stadio, che ha impedito l'esecuzione degli inni nazionali e le informazioni audio per la partita tra Francia e Honduras. Arena Amazônia (Manaus, Amazonas) - Lamentele per le lunghe code ai bar e per le carenze nel personale volontario incapace di dare informazioni e di parlare lingue straniere. La gente seduta sulle scale o a far confusione nei passaggi impediva la vista della partita. Mancanza del segnale telefonico. In questo paese il diritto alla protesta è sospeso. Continua in Brasile anche durante la Coppa del Mondo, l'ondata di proteste con le sue rivendicazioni, quantunque non sia la stessa dell'anno scorso. Esiste una mobilitazione per rivendicazioni concrete, gli obiettivi sono simili, però non è proprio la stessa cosa. E' difficile che le proteste assurgano a carattere di massa in questo 2014, a causa del fatto che forze come il PSOL e il PSTU, capitalizzando i dividendi della campagna elettorale che hanno davanti, scendono in strada e moltiplicano gli eventi pubblici. Trascorsa più di una settimana dall'inizio dei mondali, ci sono manifestazioni in tutte le città che li ospitano. Alcuni dicono che i manifestanti sono degli opportunisti e che si stanno approfittando dell'eco mediatica che offre il Mondiale. A San Paolo uno scontro tra polizia e manifestanti ha provocato dei feriti, tra cui due giornalisti della CNN. Di fatto, l'opportunità di protestare si dà per il fatto che la realizzazione della Coppa presenta un conto che sarà pagato dai più poveri. Siamo di fronte a sgomberi di massa di intere aree geografiche, al caro-prezzi del suolo urbano, alla realizzazione di opere in posti dove non ci sono società di calcio rilevanti (vedi Cuiabá e Brasília), o alla costruzione di stadi nuovi dove esistono tre squadre professionistiche con i loro propri stadi (come a Recife). Siamo avanti ad ovvi abusi ed eccessi di polizia. Mentre Brasile e Messico se la giocavano a Castelão, a Fortaleza c'è stato un duro scontro con la polizia militare dello stato di Ceará e lo stesso è successo nello stato di Pernambuco. A Recife, gli occupanti dei movimento Occupy Estelita hanno cercato di occupare il centro della città. La ragione sta nel progetto edilizio "Nuevo Recife", il cui obiettivo è la costruzione di torri altissime in una città già piena, con un percorso fatto di illegalità, d'accordo con le autorità fiscali federali. L'occupazione si è svolta pacificamente, con una programmazione di attività ludiche. Come sempre, il governo dello stato di Pernambuco, ha mandato la polizia antisommossa sul posto, con uso di lacrimogeni e proiettili di gomma contro gli occupanti. Hanno approfittato del clamore della partita della nazionale per mettere in essere un'azione completamente antipopolare. Chi è che è stato opportunista in questo caso? Dilma fischiata e la non identità tra il governo in carica e l'élite che va allo stadio. I fischi a Dilma, accompagnati da maldicenze e parolacce hanno dato il segno all'inizio della Coppa del Mondo. In questo momento, dopo una stereotipata festa di inaugurazione, il lulismo si è trovato faccia a faccia col suo peggior nemico. Per essere chiari, Lula ed i suoi non cercano una identificazione con quel Brasile a cui piacerebbe parlare una lingua straniera e che guarda sorpreso ed a bocca aperta al centro del capitalismo come la quintessenza della civiltà. Il maggior partito di ex-sinistra del continente viene tollerato –e senza amore– da coloro che dominano il paese a livello ideologico, economico e politico. Si tratta di una doppia lealtà mai risolta dal PT nella sua coalizione di governo oligarchico. L'era di Lula (e Dilma) è stata segnata dal "guadagnar-guadagnar", per cui chi sta sopra fattura grazie al “Bismarckismo Tropical” e le politiche sociali migliorano la vita di chi sta sotto. Il problema sta nella punta superiore della piramide sociale. Come di solito succede, c'è una una mediocre interpretazione da parte della tendenza materialista. Gli ex-militanti hanno associato la lealtà di classe ai benefici materiali portati dalle realizzazioni del governo. Il ragionamento è corretto, soprattutto quando si tratta di guadagnare un'enorme riserva elettorale. Come nel resto dell'America Latina, la maggioranza dei governi agiscono solo a proprio beneficio e della loro frazione di classe, qualche provvedimento redistributivo è visto come un'eccezione, conquistando così immediatamente la lealtà (il voto e l'affetto), di coloro che hanno ottenuto il minimo sperato all'interno di un sistema democratico. Questo governo funziona con la logica di rafforzare le struttture del capitalismo e la conseguente proiezione del Brasile sullo scenario internazionale, intendendo necessario l'aumento del potere delle imprese del capitale nazionale o associato. Il PT ed i suoi alleati hanno fatto un buon governo per un paese capitalista la cui struttura si basa sullo stato patrimoniale. Per qualche mente lucida di destra si è trattato dell'opzione "meno peggio". Però si sono dimenticati di combinare questo con la classe dominante e con la sua frazione ausiliaria, quella classe medio-alta che opera per la riproduzione dei grandi controllori materiali e simbolici della nazione. Dilma è stata fischiata da costoro perchè non si identificano con lei, almeno per la maggior parte del pubblico presente a Itaquerão. La ex- guerrillera fa di tutto per costruire un paese che accompagni lo sviluppo del capitalismo brasiliano, però non dispone di una classe dominante predisposta a tale audacia. Infine, chi la mandó al governo cercando di soddisfare coloro da cui è così mal riconosciuta come la élite brasiliana? dijairalemdasquatrolinhas@gmail.com blimarocha@gmail.com *Dijair Brilhante è studente in giornalismo e Bruno Lima Rocha è professore in scienze politiche e relazioni internazionali Link esterno: http://estrategiaeanalise.com.br/contenido-original-en-....html (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

CHI HA COMPAGNI NON MORIRA' !

Questa mattina ci ha lasciato Mario Bini, storico compagno dell'Autonomia e del centro sociale Dordoni di Cremona. Lo ricordiamo come un compagno sempre in prima fila nelle lotte sociali, con l'esperienza, la determinazione e la capacità di analisi sviluppate in una vita trascorsa nelle lotte e per le lotte degli oppressi e degli sfruttati di questa società. La solidarietà e la vicinanza mostrata dai compagni e dalle compagne di tutta Italia nel momento dell'incidente in montagna e in questa triste giornata sono un chiaro esempio della coerenza e dell'esperienza lasciate da un militante comunista sempre pronto a mettersi in gioco, dove e quando necessario, con generosità e coraggio. La storia di Mario è strettamente intrecciata con quella del conflitto sociale nel nostro paese dagli anni '70 fino ai giorni nostri, nella costruzione di quel processo rivoluzionario di trasformazione dello stato di cose presente, nell'aspirazione concreta di realizzare un mondo di liberi ed eguali. E dall'esempio di questa storia, personale e collettiva allo stesso tempo, trarremo l'insegnamento più importante: la consapevolezza e la volontà di lavorare al potenziamento del conflitto sociale di questo paese con sempre maggior forza e capacità. Come avrebbe voluto Mario, come vogliamo tutti noi... Ti porteremo nelle lotte! Grati dell'esperienza e della crescita che hai stimolato e incoraggiato in tutti noi! La lotta continua! Rivolgiamo un abbraccio di cordoglio alla mamma Tina e a Silvia. La camera ardente sarà allestita nei locali del CSA Dordoni in via Mantova 7/A (ex foro boario) nelle giornate di sabato 5 e domenica 6 luglio dalle ore 09.00 alle ore 22.00. Il funerale con rito civile si svolgerà lunedì 7 luglio alle ore 10.00 presso il Centro Sociale. Hasta siempre comandante! NELLA MEMORIA L'ESEMPIO! NELLA PRATICA LA LOTTA! Le compagne e i compagni del CSA Dordoni di Cremona.

martedì 1 luglio 2014

La Grande Guerra: centomila omicidi di Stato - di Giuseppe Aragno

E’ quantomeno singolare: dopo cento anni, una repubblica parlamentare che ha tra le sue travi portanti il ripudio della guerra, ha scelto di celebrare un conflitto universalmente noto come “inutile strage“; una guerra in cui un sovrano criminale cacciò il Paese a tradimento con un trattato segreto, firmato all’insaputa del Parlamento. Le parole non sono neutre e pesano come pietre, per cui non c’è forse segnale più chiaro dello stato comatoso in cui versano le Istituzioni, che la parola scelta in aperta contraddizione col dettato costituzionale. Celebrare vuol dire esaltare, glorificare o, quantomeno, ricordare festosamente; una parola, quindi, che porta con sé un moto d’orgoglio, un vanto, una lezione positiva da impartire alle giovani generazioni. Ma cosa c’è da celebrare cent’anni dopo la “Grande Guerra”? L’indecoroso voltafaccia nei confronti di antichi alleati? La lezione di violenza? Il Parlamento posto di fronte al fatto compiuto e poi praticamente messo in mora? Cosa celebreremo? La democrazia sospesa o le decimazioni? I giovani senza elmetto mandati al macello coi berretti di feltro o l’insipienza dei generali alla Cadorna? Chi sceglieremo di ricordare? I socialisti e gli anarchici spediti là dove più certa era la morte? I ragazzi uccisi dai carabinieri pronti a sparare ai soldati terrorizzati? No. Non ricorderemo nulla di tutto questo e taceremo sui centomila nostri prigionieri morti per fame e per freddo nei campi di prigionia perché considerati disertori e abbandonati al loro destino, in mano a un nemico che stentava ad alimentare i suoi uomini al fronte. Decideremo forse di raccontare ai nostri giovani l’inaudita ferocia delle nostre classi dirigenti? Non sarebbe difficile farlo, ma è un lavoro incompatibile con la parola “celebrare“. Se a uno studente preparato fai i nomi di Mauthaushen e Theresienstandt, inevitabilmente ti parlerà degli eccidi nazisti. Non sarà il Comitato “celebrativo” che comprende l’imprescindibile Marcello Veneziani, a spiegargli ciò che vent’anni fa, in un libro oggi ignorato che meriterebbe di essere sussidio indispensabile nello studio dell’Italia nel primo conflitto mondiale, Giovanna Procacci dimostrò senza ombra di smentite: in quei luoghi furono ammassati 600.000 nostri soldati caduti in mano al nemico e considerati traditori dai nostri governanti. Una inconfutabile documentazione d’archivio e le lettere dei nostri uomini sequestrate dalla censura raccontano a chi vuole ascoltare il massacro di massa realizzato in nome dell’amor patrio. Centomila uomini morirono di fame e di freddo perché nessuno volle aiutarli*. E i Governi sapevano: “È un affare molto serio“, scriveva da Berna un ufficiale; “bisogna, anzitutto premettere che i tedeschi, non avendo ormai più niente da mangiare, non possono dare maggiormente ai prigionieri. Questi disgraziati, se non sono ufficiali, sono costretti ad un lavoro di 12-14 ore al giorno, sono condannati ad una morte molto più certa che quando erano sul fronte. Creda che questa non è esagerazione. Ne ho visto e ne ho interrogato. So di un sergente il quale ha dato le sue scarpe nuovissime per qualche biscotto. Quello lì aveva potuto conservarsi le scarpe. Quasi tutti gli italiani sono stati spogliati ed hanno dovuto passare l’inverno senza scarpe e talvolta senza cappotto. Il numero dei disgraziati, i quali non vedranno mai più il sole di Italia sarà enorme. Bisogna dunque che la Patria assista i suoi prigionieri, [...] che l’Italia faccia in ogni campo dove saranno internati sudditi italiani, degli invii collettivi di biscotti e altri viveri che vengono poi distribuiti dal Comitato scelto nei prigionieri, il quale deve essere costituito in ogni campo. Questo è l’unico rimedio perché: 1°) non si otterrà mai che la Germania dia da mangiare ai prigionieri poiché i tedeschi stessi crepano di fame. 2°) le autorità quando non favoriscono il furto, chiuderanno sempre gli occhi sulla disparizione dei pacchi postali individuali“. L’Italia non si mosse e si capisce bene il perché: più affamati e disperati erano i prigionieri, più si poteva scoraggiare la diserzione e condurre al macello i combattenti. Paralizzata la Croce Rossa, tutto si ridusse a una propaganda nazionalista così battente e ben orchestrata, da accecare persino i padri e le madri dei nostri infelici soldati. Prigioniero a Theresienstadt in Boemia, così il 5 agosto 1916 un soldato scriveva al padre: “Non mi degno più chiamarvi caro padre avendo ricevuto la vostra lettera oggi dove lessi che era meglio fossi morto in guerra, e che ho disonorato voi e tutta la famiglia. Tutti parlano male di me. Perché capisco che non sentite più l’amor filiale, non sentite altro che l’amor patrio e pel vostro Re. Perciò d’ora in poi sarò il vostro più grande nemico, e non più il vostro Domenico. Vi ringrazio di tutto cuore, ma non mandatemi più nulla. Addio. Sapete che a scrivere non so tanto; ma sono mie parole lo stesso”. Di lì a qualche mese, da Mauthausen, un altro prigioniero si rivolgeva alla mamma: “Mia cara madre, Ho ricevuto la vostra [...] Il contenuto di essa, riguardante la mia disgrazia mi ha recato dolore ed anche pianto. Mamma, io sono innocente, ve lo confesso con ampia sicurezza, perché la mia coscienza me lo dice e me lo rafferma. Sono libero da ogni rimorso [...], ho gran fede in Iddio perché lui riconoscerà la mia innocenza e mi aiuterà nella lotta che sosterrò al mio ritorno. Si, al mio ritorno, dico, perché io verrò, verrò a giustificare la mia ingiusta accusa. Anziché rinunciare la mia patria desidero anche ingiustamente soffrire la condanna. [...] State tranquilla mamma perché vostro figlio non vi ha disonorato“. In discussione, per gli sventurati proletari prigionieri, non c’erano solo la dignità e la vita, ma atroci sensi di colpa e la consapevolezza che la resa al nemico, per inevitabile che fosse stata, era ricaduta pesantemente sulle famiglie, private del sostegno delle loro braccia: “ti hanno levato il sussidio“, scriveva al padre un contadino pugliese il 16 febbraio del 1918. “Sono grandi vigliacchi perché io quando fui fatto prigioniero fu colpa del mio tenente e non è colpa mia, e poi noi fummo fatti prigionieri in 32 soldati e caporali e 2 sottotenenti come fanno a dire che io sono disertore?“. Lettere mai giunte e gelosamente conservate in archivio. Lo sanno tutti: celebrare la guerra non è mai impresa nobile. Celebrare questa guerra, con 100.000 omicidi di Stato su 600.000 caduti è una infinita vergogna. * Giovanna Procacci, Soldati e prigionieri italiani nella grande guerra, Editori Riuniti FONTE www.didaweb.net/fuoriregistro

Juan Luis Gonzales

Il 17 aprile 2014, all'età di 56 anni per un male fulminante ed incurabile, è venuto a mancare a Madrid il compagno Juan Luis Gonzales, fondatore e primo direttore della rivista Libre Pensamiento della CGT. Juan Luis è stato un militante anarcosindacalista, iscritto al sindacato della CNT-sanità di Malaga fin dal 1977; negli anni '80 visse con intensità il processo evolutivo dalla CNT verso la CGT dopo il Congresso di Unificazione del 1984. Fu suo ad esempio il documento sulla Strategia Sindacale presentato a questo congresso. Poeta, giornalista, scrittore, ricercatore, in questo periodo di profonda attività organizzativa divenne segretario della CGT dell'Andalucia e membro della Segreteria Permanente del Comitato Confederale della CGT ed insieme ad altri compagni e suoi amici come Carlos Pena, si prese l'enorme incarico di fondare quelli che oggi sono gli organi di stampa fondamentali della CGT: il mensile Rojo y Negro e la rivista Libre Pensamiento. (adattamento e traduzione dal necrologio di Jacinto Ceacero apparso sul n°78 di Libre Pensamiento)

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)