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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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martedì 21 luglio 2015

PORDENONE: per un reddito di esistenza contro un reddito di sudditanza

PORDENONE: per un reddito di esistenza contro un reddito di sudditanza x Tutte le ripetizioni Solo questa ripetizione Tutte le ripetizioni Solo questa ripetizione Preserva formattazione nella descrizione (supportato solamente in alcune applicazioni calendario) Venerdì, 24. Luglio 2015, 20:00 di GerminalQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. Visite : 6 Piazzetta Cavour PER UN REDDITO DI ESISTENZA CONTRO UN REDDITO DI SUDDITANZA La farsa della legge sull’integrazione al reddito varata in FVG dal PD con l’appoggio di SEL e M5S INTERVENTI MICROFONO APERTO MATERIALE INFORMATIVO SOUND SYSTEM CON MUSICA LIVE * INVISIBILE Autore Rap e Hip Hop dal 2006, all’attivo “Fine Del Prologo Inizio Della Storia”, “Cerca Di Non Pensarci”, “Come Se Bastassero Le Illusioni” e "Parliamone”. * CICATRICE Giovane rapper della scena Hip Hop pordenonese, diversi i brani all’attivo da “batti il tuo tempo” a “il mio fucile”. Organizzano Collettivo RIFF RAFF PORDENONE PN REBEL riffraff@autistici.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Italia: la lotta contro la riforma della scuola

by Donato Romito - Alternativa Libertaria/FdCA ---------------------------------------------------------------------------------- Difesa sindacale e Contratto Nazionale Quella dei lavoratori della scuola è una dimostrazione di unità, di coesione e di combattività della categoria che si sta auto-organizzando in ogni scuola per cercare di fermare il progetto autocratico in corso. -------------------------------------------------------------------------------- Nelle scuole di tutta Italia si è svolto il blocco degli scrutini con percentuali altissime di adesione. Si è trattato di una dimostrazione di irriducibilità conseguente allo sciopero unitario del 5 maggio scorso. I lavoratori e le lavoratrici della scuola e le loro organizzazioni sindacali stanno cercando di manifestare il loro dissenso rispetto ad una riforma della scuola che, passata alla Camera, attende ora l'approvazione del Senato. Ma la posta in gioco non è solo il ritiro degli articoli più contestati, quali quelli dei diritti alla titolarità della sede o dei poteri del superdirigente scolastico. Il ddl 1934, approdato al Senato il 22 maggio scorso, è portatore di un'insidia che potrebbe travolgere qualunque capacità contrattuale nel comparto scuola, con conseguente distruzione del CCNL, come già accaduto nel settore privato col Jobs Act e legislazioni precedenti. L'art.22 del ddl-scuola, ora all'esame della settima commissione del Senato, una volta approvato, affiderebbe al governo il potere di regolare tutto il rapporto di lavoro dei docenti e del personale ATA tramite l'emanazione di semplici decreti legislativi. I quali riguarderanno non solo la parte normativa (orario di lavoro, permessi, assenze...) ma anche il sistema delle retribuzioni. In questo modo ci sarebbe la cancellazione della contrattazione collettiva ed il governo avrebbe il potere di imporre unilateralmente - per legge - condizioni peggiorative del rapporto di lavoro, senza nessun intralcio. Giunge così a maturazione un processo iniziato nel 2009 con la legge 15 (nota come legge Brunetta), la quale aveva tolto alla contrattazione collettiva nel Pubblico Impiego la possibilità di derogare le norme di legge. Il famigerato dlgs 150/2009 aveva poi previsto che nei CCNL si sostituissero alle clausole difformi le norme di legge con cui erano prima in contrasto. Tuttavia erano rimasti margini di contrattazione collettiva sulle retribuzioni e sull'orario di lavoro. Oggi, invece, il governo Renzi intende avocare a sè il potere di rivedere tutta la normativa che regola il rapporto di lavoro sul PI, scuola compresa. E', infatti, il caso di rilevare che - sempre al Senato - è al vaglio dei senatori un altro progetto di legge che porta il numero 3098, col quale si intende smantellare il dlgs 165/2001, noto anche come Testo Unico del Pubblico Impiego, il quale prevedeva con un'azione di delegificazione che le parti delle leggi o regolamenti o statuti derogati dai contratti collettivi non fossero più applicabili e sul quale era già intervenuta la Legge Brunetta. E su cui interviene anche questo progetto di legge prevedendo deleghe al governo per riscrivere il Testo Unico. Il combinato del progetto di legge 3098 con il ddl 1934 sulla scuola proiettano nell'immediato futuro un nuovo scenario caratterizzato dalla rilegificazione del rapporto di lavoro con conseguente cancellazione delle attuali tutele contrattuali. Nei prossimi anni, gli orari di lavoro, l'organizzazione del lavoro e le retribuzioni sarebbero dunque stabiliti unilateralmente per legge e quindi sottratti alla contrattazione ed alla titolarità su di questa da parte dei lavoratori della scuola e del Pubblico Impiego. Quella dei lavoratori della scuola è dunque una dimostrazione di unità, di coesione e di combattività della categoria che si sta auto-organizzando in ogni scuola per cercare di fermare il progetto autocratico in corso.

E' uscito Alternativa Libertaria, giugno 2015

E' uscito l'ultimo numero di Alternativa Libertaria, foglio telematico di Alternativa Libertaria/FdCA. Il foglio può essere scaricato dal sito della federazione in formato PDF (682 kb), per facile stampa e distribuzione. Gli articoli di questo numero: Economia: Contrastare le tendenze alla concentrazione del potere economico e del potere politico I processi di concentrazione del potere economico e del potere politico si sono dispiegati a livello europeo ed ora italiano con un'incidenza sempre più ampia ed acuta sulle condizioni sociali di milioni di lavoratori salariati e di lavoratori interinali, sottopagati e desindacalizzati. Ben presto (giugno), alle autocratiche istituzioni europee garanti della crisi di ristrutturazione capitalistica in atto verrà messo a disposizione un programma di controllo dell'economia noto come Capital Market Union. Si tratta della costruzione di un mercato unico dei flussi finanziari, in cui non sono più previste barriere che blocchino gli investimenti transnazionali all'interno dell'eurozona. Si avvia a compimento il passaggio da un capitalismo a base prevalentemente nazionale a un capitalismo mondializzato o transnazionale, fortemente integrato soprattutto a livello europeo e euro-statunitense... Ambiente: A volte ritornano Il governo Renzi ha realizzato un meccanismo subdolo che rilancia le privatizzazioni e la mercificazione dei beni comuni, a partire dall'acqua, e lo ha fatto tramite lo Sblocca Italia e la legge di stabilità, sul finire del 2014. Con il primo impone ai Comuni l'obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale, mentre con la seconda rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell'acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati... Scuola: Nella scuola Nelle scuole di tutta Italia si è svolto il blocco degli scrutini con percentuali altissime di adesione. Si è trattato di una dimostrazione di irriducibilità conseguente allo sciopero unitario del 5 maggio scorso. I lavoratori e le lavoratrici della scuola e le loro organizzazioni sindacali stanno cercando di manifestare il loro dissenso rispetto ad una riforma della scuola che, passata alla Camera, attende ora l'approvazione del Senato. Ma la posta in gioco non è solo il ritiro degli articoli più contestati, quali quelli dei diritti alla titolarità della sede o dei poteri del superdirigente scolastico. Il ddl 1934, approdato al Senato il 22 maggio scorso, è portatore di un'insidia che potrebbe travolgere qualunque capacità contrattuale nel comparto scuola, con conseguente distruzione del CCNL, come già accaduto nel settore privato col Jobs Act e legislazioni precedenti... Internazionale: Özgür Kazova: un altro lavoro è (già) possibile L'occupazione della Kazova è uno dei simboli delle proteste di Gezi Park del 2013. La Özgür Kazova (Kazova Libera) sta lottando per sopravvivere, e trasformarsi in una nuova esperienza di lavoro autonomo e insubordinato, economia solidale, e riformulazione dei rapporti di produzione e vendita in un settore - quello tessile - che, essendo il cuore dell'economia turca, è anche al centro del sistema di sfruttamento e di concentrazione di capitali e repressione... Lavoro: Nuove compagnie, vecchi copioni Non è una novità legger la notizia che una fabbrica, vedi Nuova Infa di Aviano del Gruppo Sassoli, ceda un ramo di azienda per formare una nuova compagnia, la Sigma Re. Come non è nuovo che in queste fusioni una parte dei lavoratori siano dichiarati in esubero. Probabilmente suona anche familiare che si costringano i 40 lavoratori in esubero a firmare la rinuncia all'impugnazione del licenziamento, pena il non mantenimento del resto degli occupati, ovvero 52 tra operai e impiegati... Alternativa Libertaria / FdCA Scarica e stampa Alternativa Libertaria QUI Link esterno: http://www.fdca.it

Del conflitto sociale in epoca di crisi economica: disoccupati e reddito di cittadinanza

by Nesplara (apparso su anarkismo.net) Italia anno 2015: in una crisi economica di cui non si intravede la fine, ma solo le premesse di un peggioramento... l'assoluta assenza di conflitto sociale. Con una disoccupazione giovanile che si attesta intorno al 43% (dato ISTAT marzo 2015), gli unici movimenti sociali degni di nota si limitano al No Expo, al mondo della scuola e ai comitati di difesa del territorio: il fatto che un giovane su due non abbia letteralmente di che campare, senza tener conto di un altro dato inquietante reso noto proprio oggi dall'ISTAT (più di un milione di genitori senza lavoro), non sembra costituire un problema. Fermo restando che il dato di cui sopra potrebbe essere falsato, ma non troppo, dal lavoro in nero, l'assenza di movimenti sociali contro la disoccupazione credo possa dipendere da due elementi. Il primo è, a mio modo di vedere, un elemento per così dire materiale, costituito dal sostegno economico che molti giovani ricevono dalle famiglie, ossia dalla generazione che ha potuto godere di tutte le conquiste ottenute dal movimento dei lavoratori negli anni passati. Il secondo elemento, prettamente politico, è individuabile nel fatto che la disoccupazione è vissuta come una condizione personale, e non percepita per quello che è, vale a dire un importante elemento del sistema di sfruttamento capitalistico. L'assenza di ciò che, in definitiva, è la presa di coscienza da parte del lavoratore disoccupato, porta all'assenza del riconoscimento di un'identità d'interessi e, contestualmente, all'assenza di un'organizzazione di massa di queste soggettività estremamente individualizzate. Attivare e stimolare la presa di coscienza del lavoratore disoccupato, di cui la nascita di un'organizzazione di massa ne è la logica conseguenza, credo sia fondamentale al fine di individuare un soggetto politico veramente in grado di alimentare il conflitto in questa fase dell'economia capitalistica. Nell'ambito di tale processo il cosiddetto reddito di cittadinanza, di cui oggi si riempiono la bocca un pò tutti, può giocare un elemento importantissimo al fine di individuare un obiettivo praticabilissimo ed in grado di garantire un ampio livello di partecipazione. Al contempo, cosa assolutamente non trascurabile da un punto di vista anarchico, qualora tale obiettivo fosse raggiunto da un movimento di massa autorganizzato invece che per il tramite di un qualche partito politico, ciò dimostrerebbe l'efficacia e la praticabilità della prassi libertaria, dando inoltre a tanti giovani quella necessaria speranza di poter cambiare le cose, di poter prendere in mano il proprio destino. Con la conquista del diritto ad un salario minimo o reddito di cittadinanza inoltre, il movimento dei lavoratori potrebbe assestare un duro colpo al capitale, impedendogli di dispiegare quell'esercito industriale di riserva, così numeroso nei periodi di crisi come quello che stiamo vivendo; a sua volta, ciò potrebbe (il condizionale è sempre d'obbligo!) rinvigorire le lotte dei lavoratori attivi, soprattutto precari e sottopagati, che non dovendo più temere lo spettro della povertà, potrebbero iniziare ad organizzarsi nei posti di lavoro, svecchiando finalmente un sindacato fatto ormai solo da pensionati, garantiti e lavoratori pubblici, e dal quale sinceramente il massimo che ci si può aspettare è qualche consulenza per il 730 o una gitarella a Roma.

domenica 5 luglio 2015

OXI - No al colpo di stato economico in Grecia Si ripete lo scenario del gennaio 2015, quando le istituzioni della UE si erano mobilitate contro la possibilità di una vittoria della coalizione Syriza alle elezioni politiche in Grecia. L'indizione del referendun del 5 luglio ha prima fatto infuriare e poi costretto al silenzio i vertici della UE. Benchè queste chiamate alle urne non siano -per il loro carattere interclassista - strumenti in grado di rappresentare gli interessi della classe lavoratrice e degli sfruttati, il referendum greco viene visto con timore. Temendo che l'esito delle urne possa spostare un po' gli equilibri politici a sfavore degli interessi capitalistici internazionali o dell'UE, può persino accadere che il referendum del 5 luglio diventi un pericoloso momento di partecipazione e di democrazia da scongiurare. Nella vicenda greca, infatti, con la possibilità che il NO possa vincere, stanno emergendo e si rendono trasparenti i fattori del dominio capitalistico. Il 5 luglio, data del referendum sulle proposte dei creditori della Grecia, potrebbe assumere un'importanza emblematica per i popoli europei sottoposti alla dittatura del mercato finanziario. Aver chiesto in questi 5 mesi di rinegoziare il debito all'interno delle rigidità finanziarie della UE ha assunto una radicale prospettiva storica, quella di dare un segnale nel fermare il saccheggio delle società del debito da parte del grande capitale. Sono state e sono proposte che hanno aperto contraddizioni nei fattori di dominio del capitale stesso. Ricontrattare il debito pubblico significa, infatti, rendere palese la grande manovra internazionale della ristrutturazione dei debiti privati, gestiti dal sistema finanziario e industriale e riversati abilmente dalla cricca al potere sui deficit pubblici, impossibili da ridimensionare e per questo strozzati dai calcoli contabili della finanza mondiale. Per l'UE, dunque, la pur limitata democrazia referendaria può diventare addirittura nemica del processo di ristrutturazione in atto fino ad accusare gli "estremisti" di questa sinistra greca di ribellione alle scelte dei banchieri e della alta finanza, pur di infliggere ad un intero popolo il ricatto del rifinanziamento del debito. Già alcuni anni fa JP Morgan aveva avvisato l'Europa: le Costituzioni europee nate dalla Resistenza e dal contratto sociale che si era imposto in tanti paesi dell'Europa non erano più tollerabili, perchè ostacolavano nei fatti l'espansione del capitale. Bisognava dunque cercare di impedire agli sfruttati ed ai ceti meno abbienti - quelli che la cosiddetta crisi la devono pagare - di poter rivendicare le loro scelte politiche. Lo si è fatto e lo si sta facendo con due mosse: con la repressione quotidiana in tutta Europa della capacità autonoma di opposizione e delle lotte per la giustizia sociale da un lato e con la disincentivazione alla partecipazione alle scelte politiche dall'altro. Chi invece va blaterando di uscita dall'euro della Grecia o dell'Italia come se questo fosse un toccasana, si dimostra essere un inquinatore di coscienze, scambia gli effetti con le cause del disastro sociale, non coglie i meccanismi del dominio, fa esattamente il gioco dei poteri forti della UE, come le destre europee che, da quella francese in poi stanno infatti utilizzando la battaglia contro il "diabolico Euro" per riaffermare un dominio di classe interno ai propri confini. La vicenda greca mette in evidenza anche il mutamento di rapporto tra democrazia, rappresentanza e costruzione di alternativa politica che si è alimentato di una certa partecipazione diretta dei protagonisti. I durissimi anni di lotte e di opposizione sociale alle politiche della BCE e del fondo salva-stati in Grecia hanno determinato posizioni chiare sulle lotte e sulle loro risultanti politiche: la celebrazione del referendum greco ne diventa un passaggio decisivo. L'attacco al proletariato greco oggi è infatti un attacco alle condizioni di vita di milioni di persone che non necessariamente sono rinchiuse nei confini dello Stato di Atene. Un tempo si diceva che se con le democrazie parlamentari si fosse cambiato il mondo queste sarebbero state abolite, ebbene oggi il dominio della finanza internazionale non abolirà il simulacro della democrazia parlamentare, ma non permetterà che attraverso di essa si possano organizzare forze della sinistra solidale e di classe. Il ricatto del rifinanziamento del debito oggi si è sostituito allegramente al colpo di Stato militare e fascista di alcuni decenni fa. Quando la BCE decide di rifiutare i titoli di stato greci come collaterali a garanzia di prestiti alle banche greche, (nonostante la "generosa" erogazione di liquidità di emergenza di questi giorni), prima ancora di avere un segno economico, questa decisione ha un segno nettamente politico. Non siamo più, infatti, nel 2011-12, quando pur di tenere la Grecia dentro la moneta unica, Germania, Finlandia ed Olanda acconsentirono al doppio salvataggio da lacrime&sangue (il famigerato memorandum della troika da €264 mld) della Grecia, apppropriandosi dell'80% del debito greco. Dopo gli interventi della BCE, soprattutto col recentissimo QE, la situazione economica dell'UE è mutata, per cui più che lo stato debitorio della Grecia (su cui la partita è ancora aperta), a preoccupare tanto i cosiddetti falchi, quanto i governi di centro-destra di Spagna e Portogallo, sarebbe un effetto contagio della vittoria del NO in Grecia all'interno dei singoli Stati (vedi l'affermazione di Podemos in Spagna, le posizioni di Die Linke in Germania,...). La propaganda a favore del SI' intende impedire che una vittoria del NO al referendum possa alimentare speranze e instabilità negli altri paesi oppressi dalle politiche di austerity. Ma ulteriore ostinazione da parte delle istituzioni della UE condannerebbe l'Europa ad un decennio di impoverimento che alimenterebbe forze populiste e di estrema destra anti-euro, ma sempre pro-austerity e feroemente anti-proletarie. La partita nei palazzi del potere europeo è ancora aperta, ma potrebbe diventare più decisiva se entrassero in gioco i movimenti sociali che in tutta Europa si battono contro le politiche di austerity, contro il sacco del territorio, contro la distruzione dei diritti dei lavoratori, contro il razzismo. Per costruire un'Europa solidale delle classe lavoratrici, occorre una mobilitazione su scala continentale delle forze anticapitaliste, che utilizzi la contraddizione che si aprirebbe in seno all'UE, dopo una vittoria del NO al referendum greco. Non si tratta di trovare un Tzipras o fare una Syriza in ogni altro paese o di andare a scuola da Iglesias in Spagna per tentare avventure elettorali e parlamentari che non hanno portato mai niente di buono alle classi lavoratrici. Si tratta piuttosto di cogliere l'opportunità e l'utilità di una crepa, di uno spazio politico e sociale che potrebbe aprirsi nel monolite del fiscal compact e dell'economia del debito, per rilanciare le difficili lotte sindacali ed ampliare e sostenere le lotte urbane in tutta Europa, al fine di ricostruire la coscienza di classe necessaria ad una rottura democratica. Una rottura democratica e libertaria di netto segno anticapitalista. che non passi per le scorciatoie elettorali ma per la costruzione di un conflitto sociale diffuso e reticolare, sistematico e costante, in grado di esprimere crescente radicalità dal basso, indirizzata verso la riappropriazione e l'autogestione di risorse comuni, patrimoniali e ambientali, culturali ed economiche, nei territori dell'Europa ed in ogni paese. A noi spetta il costante impegno quotidiano delle nostre organizzazioni politiche, comuniste anarchiche e libertarie, dentro la realtà di tutti i giorni, anche quando questa sembra allontanarsi dai nostri obiettivi strategici. Il 5 luglio OXI, per le classi lavoratrici di Grecia e tutta Europa. Alternativa Libertaria/fdca 4 luglio 2015

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)