ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA

ADERISCI AD ALTERNATIVA LIBERTARIA/FdCA
O SCEGLI NOI O SCEGLI LORO

campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

per giulio

martedì 25 agosto 2009

SIGNORNO’!

Un fazzoletto giallo contro le ronde militari a Pordenone
A Pordenone, città al 3° posto tra le più sicure d’Italia (classifica recente del sole 24ore) adesso sono arrivati pure i militari…40 per la precisione. No, non fa ridere, perché questi girano armati, perché chiedono documenti a casaccio (ma soprattutto a ragazze e ragazzini alternativi giusto per unire l’utile al dilettevole) e per dimostrare che lo stipendio se lo guadagnano, nonostante tutti sappiamo che sono per lo più imboscati nell’esercito perché disoccupati o per garantirsi un reddito sicuro in tempi di crisi (lo spirito patriottico è una baggianata della propaganda nazionalista).
Non fa ridere, perché a scortarli c’è l’obbligo del poliziotto e siccome la polizia lamenta tagli generalizzati da anni, anche a PN si sono incazzati, e non poco, volantinando al mercato contro l’arrivo dei militi…a dire il vero il malcontento era stato espresso pure con le ronde padane, ma quelle per ora fanno effettivamente ridere e, rinnoviamo l’invito, a chi vuole “rifarsi la percezione” che organizziamo visite guidate dopo le 22.00 in città per verificare il mortorio e la tranquillità cittadina.
Ma chi è l’ideatore di tutto ciò? L’ineffabile A. Ciriani, presidente della Provincia; l’ha confessato appena trapelata la notizia:” La Russa me li ha mandati, glieli chiesi durante la visita del ministro a Casarsa” (Sigh!), probabilmente manco ci sperava, sicuramente non così presto, o forse, come la logica farebbe supporre, potrebbe nondimeno trattarsi di una mossa interna al PDL per ostacolare o quantomeno ridimensionare l’effetto ronde leghiste.
E adesso che abbiamo questi perditempo per la città che rischiano di creare problemi e malcontento (persino i commercianti consigliano di farli girare di sera pur rinnovando stima alla divisa), dopo neppure tre settimane, è già pronto il piano B: saranno usati in provincia, magari alle feste, alle sagre insomma dove gira tanta gente. La dimostrazione che non servono a nulla c’è la da pure l’artefice di questo rigurgito da governo militare.
Certo che all’incravattato e moderato Ciriani, ex cantante ska che tra una canzone e l’altra intonava ai concerti “chi non salta un albanese è, è!”, additato pochi anni fa dal suo stesso collega di partito Marzio Contento come “ultras e teppista” mentre prendeva a calci in branco un oppositore politico in piazza reo di aver ammainato un tricolore, la smania del militarismo non è passata e da buon “camerata dentro” non si smentisce mai.
Se poi aggiungiamo le ultime due ordinanze bislacche e ambigue della giunta comunale pordenonese, quella antisbandati e quella anticani possiamo solo attenderci l’istituzione della gogna pubblica e delle frustate espiatorie giusto per chiudere il cerchio.
Ribadendo, come accennavamo all’inizio, che non c’è da stare tranquilli, come anarchici e libertari della città dichiariamo pubblicamente che ci rifiuteremo di mostrare alcun documento ai militari ne presteremo alcuna considerazione agli stessi portando appresso come segno di protesta per la militarizzazione della città un fazzoletto giallo con la scritta “Signornò’!” al braccio, al collo o al taschino ben visibile. Lanciamo questa campagna a tutti coloro che non vogliono vivere in una città militarizzata in preda al delirio securitario ma, al contrario, partecipare a costruire una città fatta di conoscenza, socialità e solidarietà.
Ogni eventuale contraddittorio che dovesse gravare su chi indossasse questo segno di protesta con i militari, ci vedrà inscenare presidi e azioni di protesta con il volontario ed esplicito intento di rispedire al mittente i soldati.
Se si volevano creare problemi di ordine pubblico a Pordenone sappiano che da oggi potrebbero riuscirci.

Per ogni altra info e/o per ricevere il fazzoletto giallo scrivere a antironde@gmail.com

Iniziativa Libertaria - Pordenone

1984-2009: 25 anni fa a Fano si svolgeva il primo meeting anticlericale.

Il meeting anticlericale si è svolto a Fano per 15 anni,diventando allora un punto di riferimento nella battaglia italiana peril rispetto della diversità culturale e della libertà di pensiero, inun Paese tuttora per molti aspetti fortemente arretrato rispetto alriconoscimento di libertà individuali e di diritti civili inveceritenuti scontati e da tempo attivi in altri paesi d’Europa: daldiritto al testamento biologico alla fecondazione assistita, aidiritti civili delle coppie di fatto. Storia di autogestione e di sfide, di provocazioni (ricordiamol'aggressione di skin heads di destra nel 1988, e le speculazionidella stampa) e di repressione (coi tentativi di vietare l'esposizionedella scritta "meeting anticlericale" o al divieto di usare spazipubblici del 1990, le denunce e i processi successivi, sempre vinti),caos creativo e punto d’incontro dal quale nel 1986 nacque anche laprima versione organizzata della protesta civile contro la scorrettaconta dei fedeli cattolici in Italia: l’Associazione per lo Sbattezzo. Piccola Woodstock italiana, il meeting ha visto ospiti illustri egrandi performances, ed è stato, sino al 1998, completamenteautogestito, ha usato spazi pubblici che fino ad allora avevano vistopoche o nessuna iniziativa: la Rocca malatestiana (allora con sededistaccata ...della NU), il Bastione Sangallo (non ancora restaurato),il Chiostro san Michele (con una sala al piano superiore dal pavimentodecisamente "ballerino")... . Sono gli anni dell’avvio del papato di Wojtyla, eletto nel 1978, edelle manovre finanziarie e politiche che sfociano nello scandalodello Ior, nel 1982 con l’incriminazione del cardinale Paul Marcinkuse l’assassinio di Roberto Calvi. In questo clima torbido si inscenal’attentato al Papa del 1981. Sono anche gli anni della riforma dell’insegnamento dellareligione nelle scuole pubbliche, con la cosiddetta legge Falcucci del 1985, e la protesta di chi si ritrova, non volendofrequentare l’ora di religione cattolica, messo ai margini dei tempiscolastici. Sono gli anni in cui Craxi col nuovo Concordato varal'otto per mille, allora riservato alla sola confessione cattolica.Al meeting anticlericale, completamente autogestito, organizzatodall'allora attivo circolo "N.Papini", partecipano attivamente molterealtà del movimento anarchico, tra cui la FdCA, e la grande forzadell'iniziativa sta nel riuscire a creare e mantenere uno spazio"laico", appunto, di confronto e di discussione in cui si riflette,al di là dell'aspetto goliardico sulle grandi battaglie per la laicitàe sui cambiamenti in corso della società italiana.Nelle edizioni successive, oltre a servire il "Menù eretico" allamensa autogestita per ben oltre 500 pasti al giorno, siorganizzeranno convegni sulle radici culturali della Lega, fenomenoallora agli albori, sulla conquista delle americhe e sui genocidiculturali, si comincerà a parlare sin dalla fine degli anni ottantadi multicultura, ecc. Decine di gruppi musicali e di artisti decidonodi contribuire con spettacoli gratuiti, ogni edizione riempe icampeggi e molti alberghi fanesi, i mass media nazionali (da IlCorriere delle Sera a ... Marie Claire) mandano inviati, e quelliinternazionali (tra cui il Times) si interessano al meeting. Da quel 3/5 agosto alla Tensostruttura di Fano del 1984, ilmeeting è rimasto un evento testimone di libertà e di anticonformismoed anche, forse, un esempio di come i tempi ormai rendano difficilequell' intersecarsi di cultura, politica, creatività che ora devesempre e comunque sottostare a regole di mercato, allacommercializzazione, alle pressioni della politica istituzionale edalle tensioni di una società sempre più stressata.

per altre informazioni:
http://www.abanet.it/papini/anticler/meeting http://it.wikipedia.org/wiki/Associazione_per_lo_Sbattezzo

venerdì 14 agosto 2009

RONDE, GABBIE, TENDOPOLI, SERRATE, STRAGI….

A colpi di decreto, di statistiche, di ingiunzioni, di alto magistero e di provvedimenti giudiziari si intrecciano leggi, ordinanze, annunci, teoremi che -all’interno di una apparente pluralità democratica- si stringono intorno al collo di un paese sempre più costretto, nelle parole come nei fatti, a rinchiudere se stesso in una prigione di paura, di rimozioni e di indifferenza.Il regolamento sulle ronde volontarie, emanato quasi insieme al rinnovo delle ronde militari, rende legale il riconoscimento e l’utilizzo di cittadini associati in forma di volontariato per il controllo del territorio. Triste evoluzione del movimento del volontariato ed ancora una volta eversiva applicazione del principio di sussidiarietà. Si apre così il safari, quartiere per quartiere, alla ricerca delle prede dalla pelle scura, dalla lingua sconosciuta, dal velo sul capo in nome della sicurezza di un paese che consegna le chiavi della sua prigione alle ronde ed al governo che le ha istituite.Le statistiche diffuse dalla Banca d’Italia sul costo della vita, apparentemente inferiore nel sud d’Italia, hanno ridato fiato ai vecchi e nuovi sostenitori del ritorno alle gabbie salariali, consapevoli che qualora fossero reintrodotte si darebbe una mazzata forse definitiva al contratto nazionale di categoria (già minato dalla riforma del sistema contrattuale sottoscritta da parti padronali con CISL, UIL, UGL) nonché a qualsiasi speranza di ricomposizione dell’unità dei lavoratori e delle lavoratrici. Un sogno di federalismo fondato sul censo e sul dialetto, sulla divisione e sulla esclusione, si materializza nelle forze di governo, incuranti dei redditi bassi al sud e del più alto costo del denaro nelle banche del sud.Intanto le promesse di ricostruzione per l’Abruzzo terremotato si risolvono, al di là di proclami pubblicitari, in un’occupazione militare in cui gli abitanti restano ostaggi delle ditte appaltatrici scelte dal Governo in base a principi clientelari e delle forze dell’ordine, espropriati del diritto di ricostruire le proprie case e le proprie vite. E un altro pezzo di territorio, guarda caso del sud, viene sottratto ad ogni controllo democratico e consegnato in mano alle mafie. Chiusi nei quartieri, chiusi nelle gabbie salariali, chiusi nella disoccupazione quando è la fabbrica a buttarti su una strada. La serrata dell’INNSE di Milano, florida fabbrica metalmeccanica nonostante la crisi generale, è l’emblema dell’arroganza padronale che compra e vende capannoni, macchine e lavoro a solo scopo speculativo e chiude infine, gettando via la maschera del capitalismo “responsabile”. La lotta dei lavoratori della INNSE, da 14 mesi in autogestione, è la conferma della resistenza di una solidarietà di classe proprio nel cuore del potere leghista.Intanto la scarcerazione di Fioravanti e l’ennesimo teorema sulle stragi fasciste degli anni ’70 e ’80 vorrebbero chiudere quel periodo nell’ennesimo armadio degli orrori da girare porte al muro nella speranza che nessuno lo vada mai più a riaprire. Scardinandolo così dalla memoria collettiva del paese. Quella che conta è la memoria di Stato!!In una società attraversata da eclatanti o meno avvertibili fenomeni di separazione, divisione, esclusione, chiusure di spazi di convivenza e di auto-organizzazione, occorre ricostruire e sostenere un ampio movimento per una società aperta, fatta di organismi di base, federati sulla base della solidarietà e di un progetto di libertà ed uguaglianza che veda protagonisti i lavoratori italiani ed immigrati e tutti i soggetti sociali portatori di alternativa al capitalismo, allo Stato, al fascismo.

SN – FdCA
Agosto 2009

morte di un anarchico

Il giorno 4 agosto 2009 è morto presso il reparto psichiarico dell''ospedale di Vallo della Lucania (provincia di Salerno) Francesco Mastrogiovanni.
Sono stati indagati per omicidio colposo tutti i medici del reparto psichiatrico per omicidio colposo (art. 589 c.p.).
Francesco agli inizi degli 70 era stato coinvolto nel caso Marini per la morte del fascista Falvella.
Nel 1999 era stato condannato in primo grado a tre anni di reclusione per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale (nella requisitoria il PM lo aveva definito noto anarchico e altro). Ma in secondo grado (appello a Salerno) venne stato assolto per non aver commesso il fatto.
Gli eventi - con le forze dell'ordine - di cui è stato vittima lo avevano segnato profondamente.
Anche in quest'ultima circostanza aveva subito un TSO presso un campeggio della costiera cilentana con un ingente spiegamento di forze (carabinieri e guardia costiera).
La proprietaria del campeggio ha riferito che lo spiegamento di forze era quella che si mette in campo per i criminali numero uno e sempre secondo la citata signora in un mese presso il suo campeggio si era sempre comportato con equilibrio e da persona colta (era insegnante elementare anche con esperienza nelle scuole del nord).
A Francesco, da parte della società "civile" e soprattuto dalle istituzioni, stigma e repressione!
Stavolta la giustizia sarà ancora "giusta" per Francesco come nell'ultima vicenda giudiziaria?

L'esame autoptico sarà effettuato il giorno 12 agosto p.v. mentre i funerali il giorno successivo in Castelnuovo Cilento (paese del salernitano vicino Vallo della Lucania e la costiera cilentana).
Scrive il cognato di Francesco che gli è stato vicino nelle sue ultime vicende anche giudiziarie che si sono concluse con un'assoluzione dopo una condanna pesante in primo grado.
Francesco fino alla fine si è professato anarchico.
Vogliamo organizzare un momento a lui dedicato e perchè non si verifichino più TSO alla leggera e comportamenti colposi nei reparti psichiatrici?
Scrive Vincenzo, cognato di Francesco Mastrogivanni.

giovedì 6 agosto 2009

Il meglio è nemico del bene. E il peggio?

Comunicato FdCA

Estate calda. Cosa di meglio di un bel tormentone clericale, per distrarre gli animi da problemi più seri e infiammare le coscienze? Dopo anni di ingerenze clericali, tra gli ultimi paesi in Europa, l’AIFA finalmente ha dato il via libera in Italia alla RU 486 (l’OMS lo ha fatto nel 2003). Che la diga vaticana abbia ceduto ha gettato nello sgomento persino l’onorevole Cuffaro, improvvisamente preoccupato per la salute delle donne: 29 morte nel mondo dal 1986, per quanto riconducibili a un protocollo differente da quello ora adottato, dovrebbero far riflettere! Se si fanno i paragoni con le centinaia di migliaia che ogni anno nel mondo muoiono per aborti clandestini o in mancanza di sicurezza igienica, o con le donne che muoiono di parto o dopo aver partorito perché sottoposte a operazioni di mutilazione genitale…di certo i conti non tornano. A noi ad esempio preoccupano di più le oltre 80 donne uccise, sul territorio italiano e nel solo 2008, da maschi più o meno nostrani, mariti, ex, fidanzati e conviventi, in uno stillicidio su cui leggi fintamente repressive non possono incidere finché si mantiene un modello sessista di società e di vita.

In effetti nel merito appare evidente come la polemica innescata sulla RU486 è del tutto strumentale e non riguarda di certo la salute fisica delle donne. Dopo decenni di utilizzo i dati del farmaco sono assolutamente chiari: riduce il rischio di salute per la donna evitando l’intervento chirurgico, riduce la possibilità di portare la decisione e quindi l’intervento alle ultime settimane consentite dalla Legge, quindi favorisce una interruzione di gravidanza che avviene nei primissimi stadi di divisione cellulare dell’ovulo fecondato. Anche chi fa notare l’aspetto commerciale dietro l’immissione in commercio della RU486 tace, evidentemente per eccesso di carità, di fronte allo scandalo del vaccino contro l’influenza suina, appaltato a suon di milioni di euro e, quello sì, non sappiamo quanto inutile e quanto dannoso, visto la fase più importante della sperimentazione clinica avverrà direttamente sulla popolazione dopo la commercializzazione.

Tornando alla RU486, il secondo problema sembra la salute psicologica delle donne, e infatti la più seria controindicazione appare già nella Genesi 3.16 (Tu donna partorirai- dunque abortirai- nel dolore). Una pasticca no, è troppo semplice, si dice, quasi si parlasse di un farmaco da banco e non di uno che va utilizzato sotto stretta vigilanza per le sue caratteristiche particolari . Pochi rischi, poco dolore? Tanto giustifica una minaccia di scomunica, tutta italiana, allargata a chi venderà, prescriverà, utilizzerà l’RU 486. Minaccia che probabilmente non fermerà nessuno, visto che persino tanti legislatori, strenui difensori della Chiesa e dei valori cristiani, tecnicamente sono fuori dal consesso cattolico da tempo, amando di solito tanto la famiglia da averne almeno un paio.

Poche voci di buonsenso ricordano che in Italia è in vigore una Legge che regola l’interruzione di gravidanza, che la pillola permette di evitare un aborto prima delle fasi di costituzione dell’embrione, rimarcano la ragionevolezza di una decisione semmai tardiva, che va nella direzione di evitare il peggio, e, anche, di risparmiare in termini di interventi chirurgici e quindi anche razionalizzare la spesa sanitaria.

Noi abbiamo smesso da tempo di chiederci perché la Chiesa Cattolica non se la prende per la mancata ricerca su farmaci mirati contro le malattie che nel sud del mondo uccidono milioni di persone, perché non interviene con vigore sulla carenza di farmaci per i neonati e i bambini piccoli, che sono sottoposti a cure troppo spesso sperimentate e quindi validate solo su adulti: sappiamo che le interessa salvare più le anime dei corpi. Non ci fa nemmeno strano che politici di varie levature usino le donne e la loro salute come offerte sacrificali nella speranza di aumentare il proprio peso su una bilancia politica sempre più squilibrata. Ci basta, ci serve, che queste polemiche sterili e, perché no, un po’ offensive restino nei talkshow e nel circuito mediatico delle chiacchiere, e non ricadano nella vita reale, non si trasformino nella negazione dei servizi sanitari a chi li richiede, nella penalizzazione degli operatori e operatrici sanitarie che hanno a cuore la salute . Ci basta, ci serve, che gli uomini e le donne di questo paese rispondano e si conservino spazi di libertà.

4 Agosto 2009

Federazione dei Comunisti Anarchici - Commissione di generewww.fdca.it

martedì 4 agosto 2009

Attentato incendiario al circolo Malastrada a Messina

Un attentato incendiario ha completamente distrutto, la notte scorsa, il Circolo di Documentazione Malastrada di via Degli Angeli. Il locale, frequentato da anarchici messinesi, si trova a poche centinaia di metri dal Tirone e da piazza Lo Sardo. Le fiamme non hanno risparmiato niente incenerendo gli arredi del circolo, l’archivio ed il materiale divulgativo. L’incendio è stato appiccato poco prima delle 5,30.

http://www.enricodigiacomo.org/2009/08/la-nostra-solidarieta-distrutto-da-un-attentato-incendiario-il-circolo-malastrada-le-nostre-foto/

Venezia: cella segreta per le punizioni in carcere, indagate sei guardie

VENEZIA (28 luglio) - Nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia vi sarebbe stata una "cella delle punizioni": stretta, buia, dall’odore nauseabondo, nella quale sarebbero stati rinchiusi alcuni detenuti, tra cui il ventisettenne di nazionalità marocchina che, lo scorso 6 marzo, in quello spazio angusto si tolse la vita.La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un’inchiesta per accertare se siano stati commessi illeciti di natura penale nell’utilizzo di quella cella, non regolamentare, e ha iscritto sul registro degli indagati i nomi di sei appartenenti al corpo di polizia penitenziaria con l’ipotesi di abuso di autorità contro arrestati e detenuti; reato che l’articolo 608 del codice penale punisce con la reclusione fino a trenta mesi. L’indagine non riguarda Gabriella Straffi(nella foto piccola) direttrice del carcere all’epoca dei fatti e che, da quanto emerso nel corso degli accertamenti, non era informata di quanto accadeva.Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Massimo Michelozzi ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di Venezia di poter ascoltare con incidente probatorio, alla presenza dei legali degli indagati, sette detenuti che, nel corso delle indagini preliminari, hanno raccontato al magistrato numerosi particolari in relazione all’utilizzo di quella cella. In questo modo il pm vuole far acquisire il valore di prova alle loro dichiarazioni, evitando il rischio di non poterli ascoltare più avanti, nel corso di un eventuale processo in Tribunale: i detenuti sono tutti stranieri e, una volta usciti dal carcere, potrebbero non essere più rintracciabili.Stando alle deposizioni rese finora, la cosiddetta "cella delle punizioni" sarebbe stata utilizzata in più di una modalità. Da un lato per ospitare momentaneamente nuovi detenuti in arrivo, in attesa di poterli sistemare: in questo caso la Procura ha ritenuto che non si possa configurare alcuna violazione, in quanto si trattava di sistemazione temporanea, giustificata dalla grave situazione logistica del carcere veneziano, sovraffolato e con pochi spazi disponibili. In altre occasioni, però, quella cella sarebbe servita per ospitare detenuti un po’ troppo esuberanti, con l’obiettivo di farli calmare. Vero o falso? Il pm Michelozzi si sta muovendo per acquisire tutti gli elementi utili ad una completa valutazione.Il quella cella, lo scorso 6 marzo si è suicidato (impiccandosi dopo aver ridotto la coperta in sottili strisce) un ventisettenne di nazionalità marocchina che in precedenza già una volta aveva tentato di togliersi la vita, ed era stato salvato grazie all’intervento delle guardie penitenziarie. Per la morte di quel detenuto sono finiti sotto inchiesta il responsabile delle guardie, nonché l’ispettore in servizio nel settore in cui si trovava il detenuto, in relazione a possibili carenze e omissioni nella sua sorveglianza. Per quale motivo, si chiede il magistrato, il giovane è stato messo in quella cella buia, senza essere sorvegliato, considerato il suo delicato equilibrio psichico? Perché non è stato lasciato nella sua cella assieme ai compagni che avrebbero potuto prendersi cura di lui?L’intera vicenda va inquadrata in una situazione che, all’interno del carcere di Santa Maria Maggiore, è al limite del collasso (e della decenza), come denunciato anche recentemente da uno sciopero degli avvocati veneziani. I detenuti sono oltre 300 (di ben 22 etnie differenti), a fronte di una capienza di 160. Il tutto in spazi insufficienti e spesso non adeguati, tanto che alcuni detenuti vengono fatti dornire nelle aree che durante il giorno sono riservate alle attività ricreative. Ma non basta: l’organico della polizia penitenziaria è fortemente carente e mancano una sessantina di agenti nella sezione maschile e una ventina in quella femminile, con immaginabili problemi per l’organizzazione del lavoro e la gestione della sicurezza.

IX Congresso Nazionale della FdCA

IX Congresso Nazionale della FdCA
1-2 novembre 2014 - Cingia de' Botti (CR)