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mercoledì 20 marzo 2013

Ma cosa deve succedere ancora perché decidiate di cambiare? di Giorgio Cremaschi

Ma cosa deve succedere ancora perché decidiate di cambiare?
Giorgio Cremaschi         gcremaschi.r28@gmail.fiom

Non ho trovato nella relazione di Susanna Camusso nessun vero segno di volontà di cambiamento, le stesse riflessioni sulla necessità di ascoltare e capire sono acqua fresca se poi tutto resta come sempre.
Lo scossone delle elezioni tocca  anche noi, anche perché la grande maggioranza di questo gruppo dirigente aveva speso tutte le sue carte sulla vittoria del centro sinistra e per questo è stata sconfitta.
Ora non possiamo dare la colpa alla gente che non lotta. Non è vero che abbiamo fatto quello che potevamo e che i nostri appelli al conflitto sociale non sono stati ascoltati. Noi non abbiamo fatto il nostro dovere di fronte al massacro sociale che colpisce prima di tutto il mondo del lavoro e per questo la rabbia di massa si è riversata su chi si proponeva di rappresentarla e indirizzarla verso la casta politica.
Se la questione sociale e il rifiuto delle politiche di austerità non si è rivolto alle forze tradizionali della sinistra è prima di tutto colpa di queste forze, visto che il PD ha sostenuto Monti e non ha proposto nulla di nuovo, e rifondazione comunista si è presentata come rivoluzione civile e non sociale.
Se alla fine tutto viene trasferito sul terreno della radicalità democratica, sul quale ovviamente trionfa Grillo, e la questione sociale scompare di chi è la colpa? E il sindacato e la CGIL in particolare non hanno responsabilità? Ma non scherziamo.
Mi chiedo se  Grillo non abbia mandato un ringraziamento a CGIL CISL e UIL, visto che siamo il solo paese europeo dove non si è  lottato davvero contro l'austerità e questo gli ha permesso di evitare ogni vera  scelta economica e sociale.
E invece si va avanti come sempre.
Voglio ricordare a questo direttivo che la linea politica di fondo della CGIL è la stessa dal 1977. La struttura organizzativa è ancora quella decisa nel 1979. Dal 1988, dopo le dimissioni di Antonio Pizzinato, ogni segretario generale ha nominato il suo successore. La cooptazione dall'alto è il sistema di governo di tutta l'organizzazione e voi pensate di andare avanti così?
Così ci sono solo il declino e la marginalità,  magari  la burocrazia si salva in qualche nicchia, ma la nostra funzione di organizzatori sociali viene meno, proprio quando invece ce ne sarebbe più bisogno. E non sperate di trovare una nuova concertazione che, come nel 1993, assegni alle confederazioni un ruolo centrale. Questo non c è più.
Bisogna cambiare linea politica, gruppo dirigente e modo pratico di funzionare.
Ci vuole una democrazia vera, che vuol dire prima di tutto diritto a dire la  propria. Come fate a parlare di partecipazione quando nelle assemblee dei delegati gli interventi sono selezionati preventivamente in modo da impedire un vero confronto, quando due delegati in dissenso vengono espulsi in Veneto, due persone per bene di cui tutta la organizzazione dovrebbe essere orgogliosa?
Come negare che esiste un questione burocratica grande come una casa e che agli occhi di milioni di persone che soffrono, il sindacato appare distante e inconcludente?
Se il gruppo dirigente della CGIL appare parte del palazzo è colpa di Grillo e delle persone in carne ed ossa che lo votano o delle politiche e delle pratiche del gruppo dirigente?
Ci vorrebbe un congresso immediato con al centro il cambiamento radicale della CGIL, mentre si lotta davvero contro il massacro sociale.
Invece andate avanti come sempre sperando che passi la nottata...la CGIL la mettete in crisi voi che la dirigete.

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