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lunedì 11 marzo 2013

Il re è nudo, viva il re - Documento finale 84° Consiglio dei delegati FDCA , Fano 9 marzo 2013

All’indomani delle elezioni apparentemente più inutili della storia

repubblicana, si aprono gli scenari più fantasiosi in un presente drammatico.

Tutti si sono dimenticati del paese reale, quello delle fabbriche che
continuano a chiudere, i bollettini istat che parlano di un paese
ormai alla canna del gas hanno assunto carattere di ritualità, i
suicidi dei disoccupati e le stragi per finanziamenti negati sono in
cronaca. Gli attori sociali tacciono, i media cicalecciano in attesa
di capire quale coniglio uscirà dal cappello istituzionale. O, più
verosimilmente, quale topolino sarà partorito dalla montagna che,
ahimè, neppure stavolta è franata sotto il suo stesso peso. Tra
astensione attiva, sfiducia costruttiva, governi post-tecnici alleanze
impossibili,
la neolingua si adegua ai tempi.

Ma esistono, nonostante tutto, dei punti fermi.

Chi si aspettava necessario un appoggio al centro per dare prova di
continuità ma permettesse di rinegoziare, con qualche apertura alla
crescita, il programma inevitabile di austerity di imposizione BCE si
ritrova a dover fare i conti con un terzo del parlamento anomalo e
digiuno di savoir fare politico, che spaventa l’UE meno del previsto
perché possibile attore della riforma, non solo morale, dei costi
ormai insostenibili della politica italiana. E l'Europa e i mercati
sembrano meno preoccupati del previsto, sembra inutile sperare in una
forzatura europea per rimettere tutto in gioco.

Chi aspettava un governo amico per tarare l’opposizione,
accontentandosi di gestire la crisi, sarà costretto a riprendersi
spazi di agibilità politica e sindacale. La scelta è sempre più tra
ricostruire forme di rappresentanza basate sui rapporti di forza o
sparire.

I poteri forti, convinti di essere riusciti ad arginare, grazie a un
uso tattico regionale del voto di scambio e del tessuto di collusione,
una debacle più temuta che reale si vedono costretti a far ripartire
un’offensiva militare come non si vedeva dai tempi di via dei
Georgofili per mantenere la propria forza di occupazione nei gangli
amministrativi e politici del paese.

Chi sperava che bastasse fare, fuori tempo massimo, un’operazione
fittizzia di restayling per ovviare a politiche inisistenti di
opposizione sembra avere finito la propria parabola discendente, così
come i risultati elettorali segnano l’arenarsi forse definitivo
persino del fantasma della balena bianca.

Dietro al pifferaio magico la folla eterogenea composta da attivisti
in cerca di boccate di aria fresca insieme a probi cittadini in cerca
di soluzioni facili a problemi complessi, inaspettatamente (ma per
chi?) all’ingresso dei palazzi del potere che vorrebbero chiudere,
quanto impiegherà a capire che le istituzioni non si riformano, ma ti
riformano? Eppure è un segno di discontinuità se non altro soggettivo,
e anche di fronte alle contraddizioni e alle evidenti infiltrazioni
occorre incassare il fatto che di fronte al peggioramento delle
condizioni di vita popolari (piccola e media borghesia compresa) e al
ruolo invasivo della UE (da cui le sirene del "fuori dall'Euro e
ritorno alla Lira", "nazionalizzazione delle banche", "non pagare il
debito italiano gli elettori non hanno scelto esplicitamente le sirene
della destra, come avvenuto in grecia. Questo rende sempre più
necessaria una continua e intelligente vigilanza antifascista, nelle
pratiche politiche e di lotta quotidiana che è necessario mettere e
mantenere in piedi per difendere i nostri diritti e le nostre speranze
di sopravvivenza di fronte a una crisi
economico-finanziaria-sociale-valoriale senza precedenti, in cui sono
stati distrutti/trasformati e si continuano a distruggere/trasformare
le condizioni di vita delle classi popolari e lavoratrici in direzione
di maggiore subordinazione e dipendenza, fino al ricatto e
all'indigenza.

Perché, se sembra strumentale un attacco al M5S su
frequentazioni individuali, soprattutto fatto da una classe politica
colpevole di avere sdoganato di fatto la destra estrema in questo
paese, rileggittimandola, è anche vero che il pericolo, attualmente,
non è un ritorno del passato nelle stesse forme e con gli stessi
contenuti. Il pericolo è più sottile. Un "movimento" che si ritiene
estraneo alla lotta di classe e fa credere che sia sufficiente, per
impegnarsi e cambiare le cose, sedersi di fronte al proprio computer è
un "movimento" sicuramente populista. Non è fascismo ma neanche
qualcosa di cui rallegrarsi, a meno di non essere capaci di
rilanciare una reale opposizione allo stato presente, ai tagli
ulteriori e pesantissimi già all’orizzonte (a partire dall’ulteriore
blocco di due anni per i contratti dei dipendenti pubblici, colpo di
coda che prelude a misure ben peggiori, magari in nome del buon
governo della cosa pubblica).

Occorre che il malcontento e la disperazione individuale diventino
rabbia collettiva e capacità di lottare per i diritti alla casa, al
lavoro, alle cure, alla scuola pubblica, all’agibilità sindacale per
tutti i lavoratori al di là delle appartenenze, costruzione di forme
di resistenza, di autorganizzazione e autogestione economica e
sociale.

Che la protesta esca dalle urne e dia gambe ai movimenti, che siano
capaci di costruire forme collettive, orizzontali e federate. E’
ingenuo aspettarsi che chi si è proposto di rappresentare i movimenti
dia il suo contributo in questo. Molto più facile purtroppo la deriva
demagogica, razzista e qualunquista, in un clima avvelenato ed in una
situazione economica e sociale ancora peggiorata. La democrazia
diretta non si improvvisa ma si coltiva, non passa solo dai forum ma
cresce nei posti di lavoro, ha bisogno della solidarietà,
dell’autogestione, della memoria, della lotta di classe. Queste e le
prossime elezioni non la possono costruire.

Di fronte al costituirsi di una rappresentanza moderata ed ostile alle
esigenze delle classi sia nel paese che in tutto l’arco parlamentare,
la Federazione dei Comunisti Anarchici lancia un appello alle forze
della sinistra anticapitalista scevra da illusioni elettoralistiche,
alla sinistra libertaria protagonista di innumerevoli lotte nel
territorio e nel sindacato, al movimento anarchico organizzato
affinché si costruiscano territorio per territorio ed a livello
nazionale istanze di opposizione e di riaggregazione per sfidare le
forze parlamentari restauratrici e per riorganizzare dal basso
l’alternativa libertaria.

Fano, 9/3/2013

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