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lunedì 30 marzo 2015

JOBS ACT : TUTELE ASSENTI LOTTE CRESCENTI

TUTELE ASSENTI LOTTE CRESCENTI Oggi, nella sala consigliare della Provincia di Pordenone, è in programma il consiglio generale della Cisl dal titolo "Jobs Act e contrattazione, strade per il rilancio territoriale", al quale parteciperanno la Presidente della Regione Debora Serracchiani, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti, il numero due della Confindustria Stefano Dolcetta e il segretario confederale Cisl Gianluigi Petteni. Una delle tante occasioni in cui si incontrano alcuni dei responsabili dell'attacco generalizzato ai salari e ai diritti dei lavoratori che, nell'ultimo ventennio, ha preso forma attraverso dispositivi legislativi (pacchetto Treu, legge sulla rappresentanza, Jobs act, ecc.) e che hanno fatto della precarietà e dell'ideologia neoliberista il paradigma delle nuove forme dello sfruttamento. Un attacco che si è intensificato con l'affermarsi della crisi, prodotta dalle leggi dell'accumulazione capitalista, e con la complicità di una casta di burocrati sindacali complici di aver svenduto le conquiste sociali costate anni di lotte al movimento dei lavoratori. La ricetta è sempre la stessa: profitti per pochi, sacrifici per i proletari e dispotismo aziendale con la possibilità di eliminare chi si oppone al potere padronale. La strada del licenziamento e del demansionamento è la "cura" imposta dal governo Renzi. Il Consiglio dei Ministri ha approvato le nuove regole contrattuali a "tutele crescenti" del cosiddetto Jobs act che sono operative dal 1 marzo 2015. In realtà di tutele non c'è ne traccia, anzi vengono liberalizzati licenziamenti, individuali e collettivi, senza possibilità di reintegro, l'unica cosa di "crescente" sono le misere monetizzazioni legate all'anzianità di servizio. Si da facoltà alle aziende di imporre mansioni dequalificanti senza più alcun rispetto dei livelli categoriali acquisiti. Si aumenta il periodo massimo dei contratti a tempo determinato da 24 a 36 mensilità. I contratti di apprendistato non avranno più vincoli di assunzione. Si compie così anche in Italia una parte di quella ristrutturazione del diritto del lavoro che, dietro la facciata delle politiche di austerity inculcate dall'economia del debito, si inserisce nei processi di ristrutturazione dell'industria, già realizzati e in atto in UE. Nel frattempo, in regione aumentano i disoccupati (dal 2008 al 2013 sono stati persi 22.000 posti di lavoro) e le persone a rischio povertà hanno raggiunto la quota delle 100 mila unità, pari al 10 % della popolazione regionale. Anche la situazione familiare è in peggioramento. Nel 2012 il 9,2 % del fvg versava in condizioni di severa deprivazione, il 13,6 % non poteva permettersi di riscaldare l’abitazione, il 44,5 % - poco meno della metà - non era nelle condizioni di concedersi una vacanza, il 35 % di sostenere spese impreviste. Condizioni patite più di tutti dalle fasce anziane della popolazione e dalle donne, non di rado sole e con figli (dati Cisl Fvg). Intanto, gli amministratori regionali cosa fanno? Si limitano a mettere in campo magre risorse di sostegno al reddito (10 milioni); continuano ad indebolire lo stato sociale, depauperando la sanità e la scuola; lasciano l'orientamento e l'inserimento al lavoro in mano ad enti privati ed agenzie interinali. Continuano a parlare di "sostegno al reddito" ma scartano ogni ipotesi di un reddito sociale garantito, universale e incondizionato. Solo l'autorganizzazione autonoma dei lavoratori e di tutti gli sfruttati, fuori da logiche burocratiche e concertative, può rilanciare una lotta generalizzata in grado di capovolgere gli equilibri a favore di un movimento sociale che rivendichi l'emancipazione di tutti. Collettivo Riff Raff riffraff@autistici.org

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