„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
martedì 3 giugno 2014
MILLE BARILI DI PETROLIO NON VALGONO - manifesto della Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA
Il petrolio “non ce lo beviamo”
MILLE BARILI DI PETROLIO NON VALGONO
UN SOLO BICCHIERE D'ACQUA
Cittadini e movimenti pugliesi e lucani per salvare l'acqua dalle trivelle
La Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA, promossa dal Comitato Pugliese
Acqua Bene Comune alla quale hanno aderito associazioni e cittadini pugliesi e
lucani, sensibili al tema dell’acqua pubblica e di qualità, esprime solidarietà
alle popolazioni lucane e si mobilita per la difesa dei territori dagli interessi
dei petrolieri.
La Lucania e in particolare la Val d’Agri con l’invaso del Pertusillo, ospita
alcuni dei bacini imbriferi più importanti per gli approvvigionamenti d'acqua di
Puglia. È da questi luoghi che parte un allarme legato alle attività di
trivellazione ed estrazione ed al conseguente rischio di inquinamento.
Le immagini mostrano in modo chiaro cosa sta accadendo oggi in Basilicata.
Se in tutte le aree gialle si autorizzassero le “ricerche” (leggi trivellazioni) si
ridurrebbe la Lucania ad una immensa gruviera.
La mobilitazione su questo fronte nasce sulla scia delle indagini effettuate
dalla Prof. Albina Colella, (Ordinaria di Geologia e Sedimentologia, dell’Università
di Basilicata) che evidenziano la presenza di metalli ed idrocarburi, nelle acque
stesse e nei sedimenti del Pertusillo. A questa è seguita una denuncia all’UE da
parte di comitati, associazioni e cittadini della Basilicata e della Calabria.
Acqua, Aria e Suolo sono minacciati da ulteriori trivellazioni, e ciò con grave
pericolo per ogni forma di vita,
se è vero che con l’estrazione o la separazione del gas dal petrolio si immettono
nell’aria idrogeno solforato ed altri pericolosi inquinanti;
se è vero che nel sottosuolo si disperdono fanghi contaminati;
se è vero che le sostanze chimiche utilizzate per perforare restano nel terreno e
si infiltrano nelle falde acquifere, inquinandole in maniera irreversibile (l’opera
di estrazione necessita di molta acqua pompata ad alta pressione e miscelata a
idrocarburi, composti organici, metalli, sali e altre sostanze chimiche di
lavorazione);
se è vero che le acque utilizzate per l’estrazione (considerate “rifiuti speciali”)
sono talvolta immesse nei pozzi di re-iniezione, ossia nei pozzi già esauriti;
se è vero che la rete degli oleodotti che si collegano al centro di raffinazione è
esposta all’effetto corrosivo di agenti chimici e atmosferici con il rischio di
riversamento del petrolio nel terreno e nella falda;
se è vero che la discontinuità tettonica del sottosuolo lucano determina la
circolazione idrica sotterranea fra le varie falde, nonché gli scambi fra le falde e i
fiumi.
Se tutto ciò è vero, come denunciano da anni i movimenti NO TRIV, allora
sono comprensibili le forti preoccupazioni per scenari disastrosi.
Nel 2013 la Basilicata ha fornito 4 milioni di tonnellate di petrolio, appena
il 2,5% del consumo nazionale di energia ed il 6,6% del consumo nazionale di
petrolio (diminuito del 35% negli ultimi 20 anni). La produzione Lucana è
destinata ad esaurirsi a breve: «Il rapporto fra le sole riserve certe e la
produzione annuale media degli ultimi cinque anni, indica uno scenario di
sviluppo articolato in 7,2 anni per il gas e 14 per l’olio» (fonti ministeriali 2012).
La logica del profitto selvaggio, protetta dallo Stato, minaccia in modo
drammatico e irreversibile la vita di milioni di uomini, di miliardi di animali e
piante.
I predatori del petrolio sono incuranti dell’inquinamento del bene comune
più prezioso, che coincide con la vita, il bene comune per eccellenza, l’ACQUA.
La Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA vuole divulgare queste ed altre
informazioni per una più ampia mobilitazione anche in Puglia, unica strada per
costringere gli Enti locali ad applicare il principio della precauzione, inopinabile
visto che parliamo di un elemento vitale come l’acqua.
Perché si scrive salva l’acqua
e si legge salva la vita
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La Rete Appulo-Lucana SALVA L'ACQUA, promossa dal Comitato Pugliese Acqua Bene Comune alla quale hanno aderito associazioni e cittadini pugliesi e lucani, sensibili al tema dell’acqua pubblica e di qualità, esprime solidarietà alle popolazioni lucane e si mobilita per la difesa dei territori dagli interessi dei petrolieri.
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