„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
martedì 3 giugno 2014
Elezioni. Il muro del 40%, la fuga dal voto, la stecca del (programma radio annares su radio blackout)
Elezioni. Il muro del 40%, la fuga dal voto, la stecca del
Grillo, il flop del Cavaliere
Erano decenni che un partito, da solo, non riusciva a spezzare il muro del
40%.
La netta affermazione del Partito Democratico alle elezioni europee ha
sopreso chi si era fidato dei sondaggi che negli ultimi giorni erano
giunti e preconizzare persino un testa a testa sulla soglia del 30% tra PD
e movimento 5S.
Eppure. Eppure gli ingredienti per una netta affermazione del partito
guidato da Matteo Renzi c'erano tutti.
Una punta di concretezza immediata con taglio dell'irpef e 80 euro in
busta paga, una classe dirigente completamente innovata, una campagna
elettorale giocata all'attacco, senza gli inutili ammiccamenti bersaniani
a Grillo, la capacità di tenere insieme il vecchio blocco di potere delle
cooperative rosse e del sindacato di riferimento con una nuova attenzione
alla generazione precaria. Non appaia un paradosso, perché i ceti post
fordisti creati anche dalle politiche del PD degli ultimi vent'anni, hanno
fatto propria una narrazione di se e delle relazioni sociali tale da
considerare parassitari i dipendenti pubblici, lo stesso sindacato,
l'insieme di chi mantiene diritti, lavoratori più anziani, meno dinamici e
flessibili, irrimediabilmente novecenteschi.
Un blocco elettorale complesso al punto che Rosi Bindi, già ammoniva Renzi
sulle difficoltà di mantenerlo unito.
L'analisi del voto di domenica, inevitabilmente un voto "italiano",
nonostante la cornice europea, sembrerebbe ri-portare indietro le lancette
dell'orologio, perché il paragone più immediato è con la grande Balena
Bianca di un altro toscano, l'aretino Amintore Fanfani.
Ma, al di là delle suggestioni di un paragone inevitabile di fronte ad un
presidente del consiglio e segretario del partito erede del PCI
belingueriano, che ha le sue origini tra i boy scaut più che nelle sezioni
di partito, oggi il processo della politica post ideologica è giunto a
compimento, la rottamazione vera, quella del partito di massa
novecentesco, è un fatto. La lunga transizione si è consumata da tempo: i
vecchi comunisti del PD esistevano solo nella astuta propaganda dell'ex
Cavaliere dalle mille trovate.
I dati elettorali ci offrono anche altri spunti di riflessione. I quattro
milioni di italiani che, rispetto alle europee del 2009, hanno deciso di
non votare sono il segno di una disaffezione dalla politica istituzionale,
che non trova più espressione nel movimento Cinque Stelle. La compagine
guidata da Grillo e Casaleggio, pur mantenendo un più che rispettabile
21%, perde due milioni e rotto di voti rispetto alle politiche dello
scorso anno, mentre il PD, nonostante la crescita dell'astensionismo, ne
prende tre milioni in più.
Grillo viene doppiato dal PD, mentre la Lega, data per morta, si riprende
parte dei voti presi da Grillo nel 2013.
La Lega Nord, stante il risultato modesto di Fratelli d'Italia, si candida
in modo secco al ruolo di formazione di destra radicale, con una
proiezione europea garantita dall'asse con il Front National di Marine Le
Pen.
Ne abbiamo parlato con Massimo Varengo, un compagno con il quale abbiamo
provato a fare un primo percorso analitico sulla consultazione elettorale
di domenica scorsa.
Ascolta qui la diretta:
http://anarresinfo.noblogs.org/2014/05/27/elezioni-il-muro-del-40-la-fuga-dal-voto-la-stecca-del-grillo/
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