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lunedì 15 ottobre 2012

Fano: "Mondo del lavoro ed opposizione sociale" - un resoconto

Una ventina di lavoratrici e lavoratori del settore pubblico e privato, attivisti/e sindacali della CGIL e del sindacalismo di base, esponenti dell'associazionismo di base fanese e pesarese, attivisti/e del movimento anarchico marchigiano, della sinistra antifascista ed anticapitalista, tutti provenienti da Ancona, Fano, Pesaro e Valcesano, hanno partecipato venerdì 12 ottobre all'incontro-dibattito su "Mondo del lavoro ed opposizione sociale" proposto dalla Federazione dei Comunisti Anarchici presso il Centro di Documentazione "Franco Salomone" di Fano. Ad una introduzione a cura della FdCA sui recenti provvedimenti del governo Monti, sulla crisi all'interno del tessuto produttivo provinciale e regionale, sul percorso della crisi e sulle risposte popolari a livello europeo, è seguito un ampio dibattito che ha messo a fuoco i seguenti punti: •l'azione del governo Monti è coerente con le decisioni prese a livello di Unione Europea dalla borghesia europea, di cui quella italiana fa ovviamente parte; •non è l'Italia a subire un diktat europeo, ma sono le classi popolari italiane ad essere sotto attacco, tanto è vero che l'azione del governo Monti è andata ben oltre i dettami della famosa lettera della BCE della estate del 2011; •l'attività accentratrice della UE si specchia nella azione del governo italiano e nell'intervento della magistratura italiana contro le sacche di borghesia parassitaria annidatasi all'interno delle istituzioni, colpendo all'unisono anche le autonomie regionali ed il decentramento; •l'azione del governo Monti si sta esplicando con provvedimenti strutturali sulla spesa e sul deficit (non sul debito) che hanno effetti sulla media-lunga durata e questo - diversamente da altri paesi europei come Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo - ha fatto sì che non ci fosse una diffusa e radicale risposta popolare immediata; •il progressivo esaurirsi degli ammortizzatori sociali nel privato sta portando ad una situazione di gravi carenze occupazionali, con particolare evidenza nel distretto mobiliare del pesarese; •i fenomeni di delocalizzazione o di acquisto di aziende locali da parte di investitori stranieri incidono negativamente sui livelli occupazionali costringendo l'azione contrattuale ad una continua rincorsa al mantenimento dei posti di lavoro a discapito delle rivendicazioni salariali; •la perniciosa azione di divisione messa in atto tra i lavoratori dai provvedimenti del governo e dalle politiche sindacali concertative incassa una incapacità del movimento dei lavoratori a riorganizzarsi unitariamente e solidaristicamente, nonché una quasi scomparsa di autonomia nell'azione sindacale di classe, colpita dalla repressione aziendale; •l'azione di opposizione sociale svolta in questi ultimi 4 anni dalla FIOM insieme al sindacalismo di base ed a frammentate realtà di base nel territorio sembra giunta ad un punto critico, di fronte alla chiusura di spazi di agibilità e di rappresentanza messa in atto dall'azione congiunta di governo ed impresa capitalistica; •nella mancanza di unità di azione a livello di sindacalismo conflittuale e di sinistra radicale, si apre uno spazio vuoto di rappresentanza che si contendono forze di destra e forze cosiddette dell'antipolitica, il cui ruolo è quello di spostare l'attenzione solo sulle ruberie della cosiddetta casta o sulla supposta sovranità nazionale violata, piuttosto che sulle politiche capitalistiche di austerità ai danni delle classi lavoratrici; •in Italia occorre occupare questo spazio vuoto e riempirlo di nuova rappresentanza dai posti di lavoro e dai territori, tessendo costantemente una trama di unità e solidarietà, di realtà sociali e produttive, sindacali e culturali, politiche e del decentramento, che dal basso offrano le adeguate condizioni di vita e/o di sopravvivenza, di tutela e di protezione per le lotte in prima linea: tanto quelle sindacali ed anticapitalistiche quanto quelle nel territorio ed antifasciste; •in questa drammatica situazione non è mancata la generosità di protagonismo dei lavoratori con scioperi, difesa del posto di lavoro, lotte per recuperare salari non pagati, lotte per la sicurezza....; ma la costruzione di uno sciopero generale e generalizzato richiede non un'indizione dall'alto quanto piuttosto un capillare lavoro di base nel mondo del lavoro, nei quartieri, nell'associazionismo di base, perchè la posta in gioco è la libertà di noi tutti; •infatti questa - come ha concluso un esponente anarchico della Valcesano - non è solo una crisi di sistema economico-finanziaria, ma è una crisi di cambiamento di civiltà. Link esterno: http://www.fdca.it

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