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per giulio

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domenica 26 aprile 2020

Contro la pandemia capitalista, solidarietà tra i popoli

 


















articolo originale 

La pandemia potrebbe essere l’innesco della crisi finanziaria prevista da tempo da tanti economisti seri. 
Dopo la crisi del 2008, gli Sta-ti hanno impiegato enormi quantità di fondi pubblici per salvare operatori e banche priva-te, che in fondo non hanno cambiato nessuna delle loro prassi. 
Così, ancora una volta, questa economia sarà sconvolta e ciò avverrà in pro-porzioni peggiori rispetto al 2008. 
Con i licenziamenti e la sottoccupazione, que-sta crisi si abbatterà in primo luogo sulle classi popolari che dovranno affrontare un aumento della disoccupazione, dei posti di lavoro a tem-po parziale, del lavoro precario e della riduzio-ne dei salari.Per limitare i danni è necessario, da un lato rafforzare la protezione sociale, per attutire lo shock, e dall’altro far pagare il capitale. 
E’ anche importante rafforzare il sistema sa-nitario sotto controllo pubblico, con la piena fornitura e il finanziamento delle istituzioni di assistenza, la garanzia e la protezione dei diritti dei lavoratori della sanità, del commer-cio, dell’industria sanitaria, dei lavoratori della logistica e dei trasporti, dei servizi pubblici e della popolazione agricola.
 È essenziale promuovere una cultura della vita e della solidarietà, dell’autoprotezione e dell’as-sistenza collettiva che ci permetta di superare il panico reale e il senso di “ognuno per sé”.L’isolamento non può dipen-dere dalla gerarchia sociale. E non possiamo accettare misure che, oggi, non abbiano una dimensione di classe.  
Vogliamo che la crisi sia pa-gata dai ricchi: che tutte le attività economiche che non sono di base si fermino, che tutte le aziende garantiscano i mezzi per garantire il telelavoro, se necessario, e che nessun lavoratore perda il proprio sala-rio durante l’isolamento. 
Nel caso delle grandi aziende, questi stipendi non devono provenire da fondi pubblici. 
E che le grandi fortune e le aziende siano obbligate a pagare più tasse e non eludere in paradisi fiscali. Pertanto, deve essere chiuso tutto quello che non è essenziale, imprese e servizi, con mantenimento integrale del reddito per i lavoratori in disoccupazione tecnica, compresi quelli in condizione di preca-rietà (dipendenti temporanei, subappaltatori, lavoratori autonomi, ecc.) . 
Solo i settori vitali dovrebbero continuare a la-vorare come l’assistenza medica, il rifornimento delle scorte e l’informazione della popolazione.  
Pensiamo in particolare al sistema sanitario, settori agroalimentare e agricolo, trasporti, distribuzione alimentare e sanitaria, mezzi audiovisivi e internet per la diffusione delle in-dicazioni. 
I lavoratori di questi settori sono in prima linea: salvare le persone cade sulle loro spalle. 
Dobbiamo onorarli, aiutarli, sostenerli, iniziando a garantire la sicurezza dei loro figli con misure di prevenzione e protezione. 

Allo stesso tempo, sia per ragioni di efficacia, sia per evitare gli sporchi guadagni dei beneficiari della crisi, dobbiamo intervenire sulle impre-se private di questi settori, in particolare della sanità, e integrarle nel servizio pubblico, rior-ganizzare la catena di produzione per pro-teggersi dal virus, con protocolli di prevenzione adeguati. Inoltre, è urgente riorganizzare l’intera produ-zione e i servizi. L’industria bellica ad esempio deve essere riconvertita a granatire protezione
e mezzi di sussistenza per tutti. Se lo Stato e i datori di lavoro non lo vogliono, allora tocca ai lavoratori imporlo. La salute non può essere in mano ai privati, e questa crisi lo ha dimostrato. 
Esigiamo il divieto di licenziamenti durante il periodo di isolamento, sostenendo gli stipendi non solo dei lavoratori dipendenti ma anche di precari, interinali, con contratto a tempo de-terminato e dipendenti occulti (Uber e riders per esempio) 

Vogliamo il blocco, non la sospensione, delle politiche di attacco alle pensioni e al welfare pubblico. 
Non sono i tagli del trasporto pub-blico a ridurre gli assembramenti e i vettori di contagioInvece è necessaria la confisca di case vuote, affitti Airbnb e simili, stanze d’albergo, per permettere un isolamento sanitario decente alle persone senza fissa dimora, ai migranti che sopravvivono in campi selvaggi o chiusi in centri di detenzione, ai lavoratori illegali a vol-te accatastati in case malsane o agli occupanti abusiviA fronte delle più basse entrate economiche, esi-giamo una moratoria sugli affitti e sulle bollette di energia, acqua, telefono e internet, l divieto di sfratto e di sgombero e un affitto di base per le persone che si trovano in condizioni di povertà.
Contrasteremo le derive antiabortiste e rea-zionarie presenti in diversi paesi e al contra-rio esigiamo misure contro le violenze contro le donne, per ridurre le prevedibili conseguenze dell’isolamento, la chiusura dei centri di inter-namento e detenzione dei migranti e efficaci misure che garantiscano loro il diritto alla sa-lute.I governi sono stati presi di sorpresa da questa situazione. Se i movimenti sociali e i sindacati si impegneranno a affrontare i problemi senza esitazioni, possiamo ottenere quanto chiedia-mo. 
Ma è fondamentale che tutti i lavoratori determinati e consapevoli si dotino di strumen-ti sindacali adeguati per raggruppare i loro col-leghi su basi solidali e combattive.E’ imperativo avanzare nel mezzo di questa crisi su questa strada, tessendo legami solidali dal basso, rafforzando le organizzazioni popo-lari e costruendo di fatto un vero fronte delle classi oppresse che possa essere oggi artefice di lotte rivendicative e domani alla ricerca di una società libertaria, federalista e con una democrazia diretta. 

Sulla base del comunicato congiunto pubblicato su anarkismo.net

FONTE 

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