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venerdì 3 agosto 2012

A TARANTO VIA L'ILVA PER FAR LARGO ALLA NATO

PER CONOSCENZA , RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO


Di comidad (del 31/07/2012)

La Psychological War della NATO conosce i suoi polli, quindi era facilmente
prevedibile che il lanciare l'esca di un dibattito infinito sull'alternativa
tra salute e lavoro avrebbe stanato la legione dei filosofastri sempre in
agguato. Nel "dibattito" ovviamente non si è mai mancato di avallare
quell'ipocrisia ufficiale secondo la quale le industrie esisterebbero per dare
posti di lavoro, perciò, in definitiva la colpa dell'inquinamento è degli
operai.
Ciò non vuol dire che l'Ilva di Taranto non sia realmente inquinante; lo è,
eccome. Il punto è capire perché la situazione sia stata lasciata incancrenire
per anni, come se fossimo ancora nell'800, e non fossero già disponibili da
anni le tecnologie non solo per il disinquinamento, ma anche per il ricircolo
delle acque impiegate nella produzione siderurgica e per il recupero delle
scaglie. A chi fa comodo questa emergenza?
Nel febbraio del 2004 Peacelink rendeva noti documenti del Pentagono -
peraltro non segretati - da cui risultava che Taranto sarebbe divenuta sede di
un'altra base navale della NATO. La notizia era fino ad allora ignota al
Parlamento italiano, anche se era stata in qualche modo anticipata da
dichiarazioni di Francesco Cossiga.
La nuova base navale sarebbe stata collocata nel Porto di Taranto, nella nuova
megastruttura del Molo Polisettoriale. La base NATO dovrebbe ospitare un grande
centro di comunicazioni e spionaggio e servire da sito per i sommergibili
nucleari della USNavy. [1]
Dalla mappa del porto di Taranto risulta che il Molo Ovest (o 5° Sporgente),
in uso all'Ilva, ed il Molo Polisettoriale, destinato alla NATO, sono a ridosso
l'uno dell'altro, ed hanno anche un'insenatura in comune. La stessa insenatura
che dovrebbe essere usata dai sommergibili nucleari. [2]
Il caso, la coincidenza e le circostanze della vita hanno fatto sì che la NATO
avesse l'opportunità di liberarsi dell'ingombrante vicino grazie ad
un'iniziativa della Procura di Taranto. Toghe a stelle e strisce? Ma chi
oserebbe mai pensarlo. Perché mai tre basi militari nel Porto di Taranto
dovrebbero sottrarre lo spazio ad altre attività?
Gli esempi di altre città ci confortano in questa fiducia nella NATO.
Nonostante la nuova base NATO di Giugliano in Campania, e nonostante il
rafforzamento delle basi USA del Porto di Napoli e dell'Aeroporto di
Capodichino, nel quartiere napoletano di Bagnoli c'è tuttora una base NATO, di
cui da due decenni si annuncia vanamente la prossima chiusura. A Napoli la
militarizzazione del territorio non ha mai ceduto terreno, semmai lo ha tolto
ad altre attività, tanto che dal 1999 il Porto ha ceduto alla USNavy più del
50% delle banchine.
Negli anni '80 anche a Bagnoli c'era ancora uno stabilimento dell'Ilva, che
però, quello sì, fu veramente chiuso, anche se con motivazioni ufficiali
diverse da quelle oggi adoperate a Taranto. Anche quella di Bagnoli è stata
chiaramente una pura coincidenza.
Ovviamente il "cui prodest" non è mai un criterio valido per interpretare gli
avvenimenti. Bisogna invece convenire onestamente che la NATO è fortunata, o è
protetta da Dio. Anzi, diciamo pure che ormai la NATO è Dio, così si fa prima.

[1] http://www.peacelink.it/disarmo/a/3030.html
http://www.zonanucleare.com/dossier_italia/taranto_nucleare.htm
http://www.peacelink.it/editoriale/docs/185.pdf
[2] http://www.tarantoporto.com/logistica/polisett.htm

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