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per giulio

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martedì 24 gennaio 2012

27 gennaio sciopero generale del sindacalismo di base

Sciopero generale del 27 gennaio del sindacalismo di base
Contro l'acuirsi della crisi
Sostenere le mobilitazioni dei lavoratori
Sviluppare solidarietà e mutuo appoggio

Il 2012 si è aperto senza preoccupazioni per chi in Italia detiene il
50% della ricchezza del Paese. Si tratta di un 10% di ceti abbienti e
ricche classi agiate italiche che fanno parte di quell'1% di ricchi
del mondo che impedisce l'accesso alle ricchezze al 99% della
popolazione del pianeta. La mitica globalizzazione si è dunque
inverata nella forma dell'impoverimento globale. Ed i lavoratori
italiani cominciano a realizzare la gravità della situazione. Con
l'appoggio della stragrande maggioranza del Parlamento e lo scorno dei
sindacati orfani di Berlusconi, il governo techno-Monti ha eseguito lo
spartito scritto dalla Unione Europea ed ha ristabilito la durezza
della realtà di classe: le classi dominanti e sfruttatrici non
pagheranno nulla, le classi dominate e sfruttate pagheranno tutto:
pagheranno il debito pubblico, pagheranno i servizi sociali,
pagheranno assistenza e sanità per salvare se stessi ed il Paese.
Una salvezza che non costa nulla agli imprenditori nostrani, ai
finanzieri, ai banchieri ed all'economia dell'evasione fiscale, i cui
profitti e beni non hanno subito perdite. La cosiddetta fase 1 del
governo techno-Monti si è chiusa infatti con un gigantesco drenaggio
di risorse finanziarie prese dal lavoro salariato, dai pensionati, dai
possessori di prima ed unica casa. Nel frattempo è stata bloccata ogni
possibilità di recupero salariale con il blocco dei contratti nel
pubblico impiego, a fronte di un'inflazione in risalita, e con la
disdetta del contratto nazionale in Fiat e settore metalmeccanico.
L'azione unilaterale parallela ed intrecciata messa in atto da
Marchionne e Confindustria introduce nel contesto di crisi acuta un
elemento che non si prende tanto i nostri soldi, quanto la nostra
libertà e dignità di lavoratori, il nostro diritto ad organizzarci
sindacalmente sul posto di lavoro, a fare vertenze, a scioperare.
Punizioni e licenziamenti attendono chi non si adegua. E' la base su
cui si costruirà la cosiddetta fase 2 del governo.
Il 2012 si apre dunque con tante preoccupazioni per chi in Italia vive
ancora di lavoro salariato, di stipendio, di remunerazioni saltuarie
dovute a contratti precari, di cassa integrazione e mobilità. Il
governo techno-Monti è alle prese con il suo secondo decreto:
licenziare e privatizzare. Si tratta di forzare lo Statuto dei
Lavoratori intervenendo sull'applicazione dell'art.18, aumentando la
soglia per dar il via a
licenziamenti facili, oppure prevedendo l'eliminazione dell'obbligo di
applicare il contratto nazionale nelle ferrovie. Sul piano delle
liberalizzazioni si vuole spingere i servizi pubblici di rilevanza
economica ad accedere al mercato, riducendo la gestione cosiddetta "in
house". E' questo, probabilmente, l'aspetto che interessa di più al
governo, dietro la facciata delle norme sui taxi,
farmacie, edicole, ecc.
In questi anni di una crisi che si è annunciata come lunga ed
aggressiva, la risposta popolare e dei lavoratori è stata discontinua
e disunita, con alternanza di forti mobilitazioni e di proteste meno
partecipate. Sappiamo che non esiste un nesso meccanico tra crisi
capitalistica e rilancio della lotta di classe. E' per questa ragione
che le mobilitazioni e le lotte che si propongono vanno sostenute e
valorizzate, pur coscienti dei limiti con cui a volte si presentano,
per la loro parzialità, per la loro progettualità tutta da definire
sul piano dell'unità dei lavoratori e degli obiettivi unificanti da
perseguire. Il sindacalismo conflittuale, in particolare, interpretato
da lavoratori ancora protagonisti individuali e collettivi di diritti
e di vertenze nei luoghi di lavoro e nel territorio -prima ed oltre le
sigle sindacali di appartenenza- è chiamato ad una necessaria azione
di rilancio, di rimotivazione e di protezione dell'attività sindacale
dal basso,
ad esprimere una netta opposizione sociale e proletaria alla crisi
insieme alla costruzione di un fronte di lotta all'altezza
dell'attacco in corso.
E al tempo stesso è chiamato a contrastare i rigori della crisi,
sviluppando forme di solidarietà e di mutuo appoggio tra i lavoratori
tramite le reti eco-solidali nate sul territorio.
Riconosciamo nello sciopero del 27 gennaio indetto da USB, Unicobas,
Orsa, SICobas, SLAICobas, USI, un momento di questa auspicabile
tendenza alla ripresa della capacità di mobilitazione del movimento
dei lavoratori in Italia, e come comunisti anarchici siamo solidali
con i lavoratori, i precari e con tutti quelli che
aderiranno allo sciopero e che parteciperanno alla manifestazione di
Roma, venerdì 27 gennaio.
Abbiamo di fronte a noi un lungo periodo di crisi; altri momenti di
mobilitazione sono già proposti in calendario come la manifestazione
della FIOM dell'11 febbraio; tutte le forze di opposizione di base
sono necessarie.
Unità dei lavoratori! Fronte sociale contro la crisi!

FdCA-Commissione Sindacale
23 gennaio 2012

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