„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
lunedì 30 settembre 2013
Prometeo ribelle e violento - edizioni All'insegna del Gatto Rosso
Dino Erba e molti altri...
Prometeo ribelle e violento
La violenza nella lotta politica
Dalla violenza individuale
alla violenza di masse
Appendice
La Sinistra comunista «italiana»
e l’incendio del Reichstag
Agustín Guillamón
Barcellona ’36: la fame e la violenza
All’Insegna del Gatto Rosso, Milano, 2013. Pp. 224.
Contributo €15 (comprese le spese di spedizione)
Richiedere a: dinoerba@libero.it/
N
ell’evoluzione de rapporti umani, la violenza, ovvero la prevaricazione e la soppressione di un essere umano da parte di un suo simile, è apparsa in tempi abbastanza recenti, tempi «storici», quando in seno a una comunità sono emersi contrasti generati da contrapposti interessi, che non trovavano altra possibilità di mediazione. Ciò è avvenuto solo dopo che una comunità aveva raggiunto una consistenza numerica che comportava una struttura organizzativa in cui la definizione dei ruoli assumeva crescenti articolazioni, creando i presupposti a gerarchie non più riconducibili alle funzioni strettamente determinate dalla produzione e riproduzione della specie.
In quelle condizioni, la violenza iniziò a intervenire come mezzo per regolare i rapporti, sia all’interno di una comunità sia tra una comunità e un’altra comunità, esterna; in questa seconda ipotesi. la violenza prendeva quelle caratteristiche che sono state definite con il termine «guerra». In un caso o nell’altro, a quei livelli dell’evoluzione sociale, la violenza era un fenomeno del tutto eccezionale e come tale è stato a lungo vissuto ed esorcizzato. Erano comunque scontri non più cruenti di una partita di rugby.
La violenza ha assunto significato politico solo quando è diventata lotta di classe (o delle classi), passaggio che si è verificato in seguito alla dissoluzione delle antiche comunità e la nascita delle quindi, delle società antagonistiche, fondate sulla proprietà privata. Questo passaggio è avvenuto nel corso di molti secoli e con modalità tutt’altro che omogenee. Solo in epoca recente (e in parte recentissima), la violenza presenta quelle caratteristiche con le quali ci confrontiamo oggi.
Con l’affermazione delle società antagonistiche, la violenza diventa lo strumento grazie al quale la classe dominante mantiene il proprio dominio. Ma, in quanto tale, il dominio deve essere mistificato, capovolgendo i reali rapporti sociali, di modo che ricada sui dominati la responsabilità della violenza che, in questo caso, altro non è che ribellione contro l’oppressione e lo sfruttamento.
I
l libro raccoglie articoli pubblicati da «Prometeo» (il giornale della Sinistra comunista «italiana» durante l’esilio del «Ventennio»), in cui sono descritti molti esempi di risposte violente, individuali o di gruppo, raramente di massa, alla reazione fascista e statale. Sono azioni che, anche quando sembrano avulse da una logica politica formale, rientrano invece nel contesto complessivo di quegli anni, connotato dallo scontro tra i proletari – italiani ed europei, soprattutto, ma anche di altri Paesi –, con le rispettive borghesie dominanti, le quali stavano sviluppando nuove forme di gestione politica. Fu una trasformazione traumatica che, a distanza di tempo, ha trovato molte spiegazioni ma che, in «corso d’opera», si manifestava con formule del tutto inedite nella storia del movimento operaio e proletario, che dovette fare i conti con frutti avvelenati sorti dal proprio seno: il fascismo e lo stalinismo. Entrambi avrebbero contribuito a coinvolgere la maggior parte dei proletari in prospettive catastrofiche, la guerra. Il coinvolgimento fu però tribolato e fu occasione di molti violenti episodi di lotta politica che, in quei frangenti, furono spesso individuali.
L’antologia è divisa in due parti
La prima parte propone articoli della fine degli anni Venti e dei primi anni Trenta. Sono commenti a episodi avvenuti in Italia, in Francia e in Belgio, ma anche in altri Paesi. Alcuni sono piccoli fatti o gesti individuali. Sullo sfondo, la solidarietà, negletta cenerentola.
La seconda parte riguarda Marinus van der Lubbe e l’incendio del Reichstag. Anche questi sono scritti di «Prometeo», furono pubblicati nel 2011 nel libro Marinus van der Lubbe. La Sinistra comunista e l’in-cendio del Reichstag, oggi esaurito.
L’Appendice esamina sotto il profilo storiografico la controversa vicenda degli Arditi del popolo e la Guerra di Spagna, affrontando la questione specifica della lotta al fascismo.
Infine, i Profili biografici dei militanti della Sinistra comunista «italiana» citati nel libro e protagonisti delle lotte.
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