Le
cronache
vaticane dimostrano che non era affatto assurdo pensare che le
dimissioni di Ratzinger fossero riconducibili alle lotte intestine tra
le
opposte cordate (in primis l’Opus Dei) che dilaniano la curia romana
sulla
questione dello IOR, la banca vaticana.
Apparentemente
questa
sembra una piccola filiale di provincia, eppure il flusso di capitali
che passano attraverso tale banca è immenso, si parla di movimenti
finanziari
dell’ordine di centinaia di miliardi di dollari. E’ tramite questo
istituto che
si compiono le operazioni più spericolate delle industrie belliche, i
riciclaggi di fondi neri provenienti da ogni angolo del mondo, il
traffico dei
farmaci ecc. Il vantaggio offerto da questa minuscola banca consiste
nel fatto
che finora è stata totalmente inaccessibile e segreta, non avendo su di
sé
alcun organo di controllo internazionale, non essendo quotata in borsa
ed
avendo partnership solo con alcune banche svizzere ed alcuni paradisi
fiscali.
Papa
Ratzinger
voleva porre fine a tutto ciò nominando una commissione
anti-riciclaggio con a capo il cardinale Nicora e Gotti Tedeschi a capo
della
banca. Fatto sta che sia Gotti Tedeschi che il cardinale ottennero una
normativa anti-riciclaggio (mai applicata) e si misero in contatto con
analoghi
istituti anti-riciclaggio italiani ed esteri. Inoltre, essi mostrarono
una
chiara disponibilità a collaborare con la magistratura. Furono fatti
fuori dal
cardinale Bertone e da quelli che stanno dietro di lui, prelati e
speculatori
finanziari.
Per
Joseph Ratzinger, ricattato mediante i documenti trafugati dal suo
maggiordomo,
sfidare tutto ciò poteva significare una dose di veleno nella tazza di
tè. Un
pericolo che non è ancora definitivamente fugato, ma che oggi può
correre
seriamente il nuovo papa.
Non
a
caso il ruolo del nuovo pontificato si è subito manifestato ed è
probabilmente quello di liquidare il capitalismo, per promuovere la
cosiddetta “terza
via”, ovvero l’alternativa (si fa per dire) rappresentata da Santa
Romana
Chiesa. Così come il pontificato di Wojtyla (dietro cui agiva, nemmeno
tanto
nell’ombra, in veste di consigliere, l’allora cardinale Ratzinger) ebbe
il
mandato di liquidare il socialismo reale dell’Est europeo. Naturalmente
è una
mia impressione, ma nemmeno tanto vaga. Si intravedono già numerosi
indizi in
tal senso. Sta di fatto che nell’odierna fase storica, percorsa da una
crisi
epocale che non è solo di natura economica, la chiesa è costretta a
riavvicinarsi ai popoli diseredati della terra. Né dobbiamo dimenticare
che nel
campo delle strategie camaleontiche la chiesa è da sempre una vera
specialista,
una campionessa mondiale, per cui non conviene assolutamente sminuire
le sue
ambizioni.
Ambizioni
che
non riguardano il breve o medio termine, ma si proiettano nel lungo
periodo, per cui non vanno sottovalutate. In questo momento storico,
segnato da
una crisi irreversibile che investe il capitalismo su scala globale, la
chiesa,
con tutti i suoi gangli e le sue ramificazioni nel mondo, ha
intercettato gli
umori e le sofferenze dei popoli ed è costretta, per sopravvivere alla
crisi ed
al crollo finale del capitalismo, a mostrarsi con uno spirito
evangelico, ad
apparire una chiesa pauperistica e francescana.
E’
appunto
questa la strategia camaleontica che la chiesa sa di dover adottare in
questa fase storica, come ha fatto in duemila anni. Altrimenti si
sarebbe già
estinta da tempo.
Si
sa
che lo stato della chiesa non è troppo in salute e che riflette la
crisi
complessiva in cui versa la società capitalista. Nondimeno, la chiesa
ha
conosciuto ben altre tempeste.
In
questo
momento storico la chiesa sa che deve aderire, almeno sul piano verbale
e formale, alle istanze ed alle rivendicazioni provenienti dai popoli
della
terra. Deve schierarsi con i poveri, quantomeno a chiacchiere,
predicando bene.
E si sa che sul terreno delle prediche i preti giocano in casa e la
storia
insegna che sono maestri e campioni insuperabili. Nel contempo, essi
non sono
così ottusi e miopi come i capitalisti.
L’attuale
corso
politico di Santa Romana Chiesa sembra orientato verso una sorta di “pauperismo”
in salsa vaticana. Per convenienza, la chiesa si sta avvicinando alle
masse
umili e diseredate del pianeta. Non è un caso che la chiesa sopravviva
da
duemila anni, mentre il capitalismo conta appena pochi secoli di vita
ed è in
crisi da almeno cent’anni.
Lucio
Garofalo
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