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mercoledì 10 luglio 2013

Egitto: nè con la peste clerico-fascista, nè con l'ira dei militari!


Per più di 2 anni, in Egitto la contro-rivoluzione ha assunto il  potere nella forma duale dello Stato e della borghesia. Da un lato, i Fratelli Musulmani, che rappresentano la ruota di scorta della borghesia mercantile e degli stati occidentali per prevenire un'eventuale rivoluzione sociale, si erano presi la gestione degli affari sociali. Dall'altro, l'esercito, che rapppresenta la spina dorsale dello Stato egiziano, ha mantenuto le sue posizioni chiave nell'economia egiziana, attraverso i monopoli, ma anche all'interno della struttura politica.

Questa alleanza oggettiva era stata costruita a spese della classe lavoratrice egiziana e delle classi popolari, ma anche a spese delle donne, delle minoranze religiose, come pure a spese di tutti coloro che desideravano la libertà e l'uguaglianza sociale. Questa alleanza si è fondata su una repressione sanguinaria, fatta di ammazzamenti e di arresti di attivisti della classe lavoratrice, sull'uso degli stupri come strumento di terrore politico, sulla proibizione degli scioperi operai.

Ma nello stesso tempo, la lotta per il potere tra queste due componeni delle classi dominanti non si è mai fermata. Lo scorso novembre, i Fratelli Musulmani avevano rimosso il generale Tantaoui dal Supremo Consiglio delle Forze Armate (SCAF), senza mettere in discussione il potere dei militari, anzi usandolo contro la rivolta popolare.

Nonostante ciò, la rivolta contro il fascismo religioso e contro il potere dell'esercito è rapidamente cresciuta in un contesto sempre più drammatico per la classe lavoratrice. A questo punto, alcuni settori della borghesia e gli stati occidentali non hanno più visto i Fratelli Musulmani quale ruota di scorta di contenimento della rabbia popolare.

Per cui lo scorso 2 luglio, l'esercito egiziano ha preso il potere con la forza, mettendo oggettivamente fine alla alleanza con i Fratelli Musulmani. L'esercito ha quindi strumentalizzato la rivolta popolare per i suoi interessi, che sono ben lontani da quelli delle classi popolari, delle donne e delle minoranze religiose. Ma non si può tacere degli abusi commessi in passato dall'esercito, nè della loro posizione di potere nell'economia.

La situazione mostra chiaramente la necessità per le classi popolari di organizzarsi su basi autonome per evitare la strumentalizzazione delle lotte e delle vittime. Come hanno scritto i nostri compagni egiziani del Movimento Socialista Libertario lo scorso 25 giugno:
«Quello che sta succedendo non è altro che un giro di valzer di poltrone tra due partiti in lotta per il potere (statale); questi due partiti cercano di strumentalizzare il movimento rivoluzionario per trarne vantaggio, ed il movimento rivoluzionario viene interpretato da queste due forze rivali in lotta per il potere (statale) .

Le masse possono mantenere il loro potere solo se si auto-organizzano, se si uniscono contro queste due forze in competizione che impediscono al movimento il diritto di praticare la democrazia assumendo liberamente le decisioni che riguardano le nostre vite. I nemici della rivoluzione sono il potere (statale) e chiunque sia in lizza per prenderselo, siano essi i Fratelli Musulmani, il clero, gli imprenditori o i militari>
 

 
Solidarietà con il movimento popolare egiziano, solidarietà con il Movimento Socialista LIbertario egiziano !
Nessuna dittatura laica, nessuna dittatura religiosa: solo auto-organizzazione popolare!

Segreteria per le Relazioni Internazionali - Coordination des Groupes Anarchistes (France)

Link esterno: http://www.c-g-a.org
(traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali)

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