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campagna contro la contenzione meccanica

per giulio

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martedì 8 maggio 2012

PROTOCOLLO D’INTESA SUL PUBBLICO IMPIEGO

L’accordo quadro raggiunto il tre maggio tra il ministro, enti locali
e le OO.SS (Cgil, Cisl, Uil, autonomi) recepisce da un lato le linee
della riforma del mercato del lavoro nel Pubblico Impiego (PI) e
dall’altro il meccanismo del contenimento/riduzione della spesa
pubblica (spendig review).
Il ruolo assegnato al sindacato si basa su un modello partecipativo,
quindi attivo nella riorganizzazione del PI, che definiamo di aperta
complicità, e che assume il nome, nel protocollo d’intesa, di nuove
relazioni sindacali.
Un modello di relazioni sindacali assolutamente vincolato ad un
percorso non conflittuale, dove il ruolo dei sindacati sarà regolato
da un lato da una legge delega che recepirà la parte del mercato del
lavoro, dall’altro da una legge ordinaria di
riorganizzazione/efficienza della Pubblica Amministrazione (PA)
misurata sull’efficienza e tempestività dei servizi forniti alle
imprese e ai cittadini.
Un impianto autoritario, con il rafforzamento del ruolo dei dirigenti
in funzione disciplinare, apertamente dichiarato nel protocollo, in
piena sintonia con quanto avviene nel privato, fino a introdurre la
tenure-track, una sorta di apprendistato durante il quale il
lavoratore viene testato ed esaminato fino alla fine del percorso,
stabilendo se è idoneo a ricoprire il ruolo assegnato.
Ovvero si sancisce quanto già avviene, grazie all'uso e abuso del
precariato, con il sostanziale aggiramento dell'assunzione per
concorso.
E, se nel testo si rivendica la centralità della contrattazione
collettiva, nei fatti il blocco dei contratti non viene messo in
discussione Crollano dunque le distinzioni tra pubblico e privato e si
eliminano diritti che qualcuno chiama strumentalmente privilegi
corporativi allo scopo di produrre quella separatezza tra settore
pubblico e privato che è riscontrabile anche sul piano sindacale.
Dimenticando che i lavoratori pubblici sono quelli che garantiscono lo
stato sociale e i diritti ai cittadini, che il blocco dei turnover
significa meno servizi.
Ovviamente da parte sindacale si canta vittoria: superate le leggi
di Brunetta, si tornerebbe finalmente a un ruolo partecipativo, in cui
le parti sociali sono parte attiva nella riforma.
Per la CGIL, accettare la riforma del lavoro del ministro Fornero
all'interno dell'accordo quadro del PI, mentre ufficialmente dichiara
di essere contraria e continua a minacciare uno sciopero che non
arriva, significa aumentare le contraddizioni: se sarà possibile, sul
piano mediatico, cercare di gestire a
livello confederale questa occasione per dimostrare concretamente di
essere rientrata nei giochi, per continuare a giocare la carta della
Camusso della tanto agognata uscita dall’angolo, indicando l’accordo
del PI come la via da seguire, il distacco dai lavoratori e da buona
parte dei quadri sindacali diventa sempre maggiore, anche perché le
scelte sul piano economico/sociale divergono: la precarietà, la
disoccupazione e la povertà rimangono questioni alle quali non si dà
alcuna risposta.
I lavoratori pubblici, e presto anche la scuola, sono ora messi alla
prova pur essendo stati tenuti fuori nella battaglia contro la riforma
del mercato del lavoro e dell'art.18; in termini sindacali la
battaglia prosegue mentre si fanno strada elementi che sempre più
rendono chiaro il disegno dell’avversario di classe.
Ancora una volta occorrerà cogliere tutte le occasioni, tutti gli
appuntamenti, per dire no e costruire momenti di unità e dissenso a
questo disegno di riorganizzazione del mondo del lavoro nella sua
interezza, dare voce all'opposizione interna CGIL, dall'assemblea dei
delegati FIOM alll’assemblea nazionale della CGIL che vogliamo;
sostenere le mobilitazioni del sindacalismo di base a partire dai
presidi davanti alle Direzioni Provinciali del Lavoro previste per il
9 maggio, fino a costruire iniziative unitarie sempre più necessarie
anche a livello territoriale.

FdCA - Commissione Sindacale 7 maggio 2012

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