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venerdì 8 maggio 2020

Omaggio al compagno Anarchik






Il 7 aprile 2020 è venuto a mancare Roberto Ambrosoli. La storia del centro studi "G.Pinelli" gli è molto legata.

Roberto Ambrosoli (Milano, 1942 - Torino, 2020), docente di Microbiologia agraria presso l'Università di Torino, ha iniziato la sua militanza anarchica alla fine degli anni Cinquanta insieme ad Amedeo Bertolo, con il quale fonda negli anni Sessanta i Gruppi Giovanili Anarchici Federati, poi diventati Gruppi Anarchici Federati. Sempre insieme a Bertolo partecipa a varie iniziative editoriali – “Materialismo e libertà”, “A rivista anarchica”, “Interrogations“, “Volontà”, edizioni Antistato – ed è tra i fondatori del Centro studi libertari / Archivio Giuseppe Pinelli. Maestro karateka, era un vignettista instancabile e soprattutto il creatore del celebre Anarchik, il nemico dello Stato, un personaggio ripreso dalla vignettistica anarchica a livello internazionale. Instancabile traduttore per le edizioni elèuthera – sue le traduzioni di testi di Chomsky, Bookchin, Ward, Scott ecc. –  ha inoltre scritto numerosi saggi apparsi sulla stampa anarchica, in particolare su “A” e “Volontà”. Negli ultimi anni aveva ripreso, dopo alcuni decenni di silenzio, a disegnare vignette di Anarchik, che nel frattempo era invecchiato come il suo autore.





















Roberto Ambrosoli ricorda l'Incontro internazionale anarchico di Venezia 1984 e riflette sul significato della militanza anarchica. "Venezia '84" per lui è stato uno degli apici di un certo mondo anarchico e di un determinato modo di intendere la militanza, cose che si sono inevitabilmente modificate e trasformate nel corso degli anni. Intervista girata il 12 ottobre 2019 a Torino.

  "Venezia 1984" Roberto Ambrosoli QUI

















Ambrosoli Roberto - L'anarchismo di tutti i giorni




Il movimento anarchico contemporaneo soffre di una difficoltà di trasmissione culturale: gli anarchici si preoccupano di trasmettere il proprio progetto di trasformazione sociale ma non sono in grado di trasmettere le "ragioni" dell'adesione ad esso. Ciò è dovuto al fatto che il progetto di trasformazione sociale viene offerto come tale all'apprezzamento dei possibili interlocutori, senza il "completamento" di una weltanschaung approfondita e coerente cioè senza un'immagine generale dell'esistenza e dei rapporti umani nella quale le persone possano trovare un'identità armonica con l'idea di una società "di liberi ed uguali". Il compito di inserire il progetto anarchico in una adeguata concezione esistenziale viene lasciato tutto all'iniziativa personale dei singoli individui, che devono trovare "da soli" il modo di liberarsi dal condizionamento antilibertario dell'immaginario dominante. Di conseguenza, all'interno del numero esiguo di coloro cui riesce una simile operazione, risulta presente una molteplicità di interpretazioni diverse, non necessariamente antitetiche fra loro, ma neppure consapevolmente derivate da un principio informatore comune.
Gli anarchici, dunque, non hanno ancora una filosofia esistenziale veramente originale. Questo significa che l'identità individuale viene ancora trovata, in gran parte, all'interno dell'immaginario dominante. Il riferimento, come molti fanno, alla militanza come fonte di identità risolve solo parzialmente il problema, in quanto la militanza (anche quella, particolarissima, degli anarchici) non riesce ad assorbire in sè tutti gli aspetti dell'esistenza e lascia "scoperti" numerosi settori della personalità, sui quali continuano ad agire le influenze dell'immaginario dominante. L'essere militante non è sufficiente ad esprimere totalmente l'essere anarchico.
Tale situazione postula la necessità di uno sforzo collettivo di approfondimento e riflessione per elaborare una filosofia esistenziale anarchica che non sia solo "una delle tante possibili", ma che sappia individuare i principi generali di un "modo di vedere la realtà" (e quindi di vivere) coerente con la scelta libertaria di organizzazione sociale.

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