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mercoledì 27 maggio 2020

#8 #andavatuttomale, riflessioni sulla socialità ai tempi del Covid

Questa epidemia ha origine naturale, non è stata la prima della storia e probabilmente non sarà nemmeno l’ultima, ciò che la rende straordinaria è che si è manifestata nel pieno della globalizzazione neoliberista, nel quale l’essere umano ritiene “giusto” lo sfruttamento ambientale e tra le persone, aspettando dalla scienza soluzioni immediate e salvifiche di fronte a qualsiasi problematica, senza una partecipazione autogestita.
Da anni le organizzazioni mondiali che si occupano di sanità avevano avvertito sul pericolo di possibili contagi epidemici, gli esempi di Sars e Ebola alcuni dei più noti, ma i governi interessati ad una temporalità connessa alle elezioni e alla logica effimera e disumanizzante della produttività, non avevano programmato alcun piano emergenziale, ben consci di quanta oppressione autoritaria e speculatrice si può mettere in atto in tali momenti.
Siamo altresì consapevoli che a causa del nostro modello economico l’essere umano stia perdendo la sua connotazione di animale sociale, per divenire meramente egoistico ma in questo periodo ha dovuto riscoprire ne* altr* la sua unica possibilità di salvezza, ipocritamente questa solidarietà che spesso i media ci propinano è stata innescata dalla paura ansiogena e dall’incertezza al limite del paranoico.
Interessante è analizzare la tipologia e i contenuti che la comunicazione istituzionale ha manifestato, fin da subito (probabilmente consapevolmente), ha ritardato nel dare risposte il più possibili veritiere e coerenti, poco attenta dunque a non diffondere un’“infezione psichica” allarmistica visto che sappiamo bene quanto una massa presa dal panico sia più facilmente manovrabile.
Il destinatario dei messaggi, degli slogan, delle restrizioni liberticide e degli aiuti economici si riferisce pericolosamente ad un impersonale “cittadino medio”, specificatamente più al suo corpo che alla sua mente in una dimensione di biopotere, con lo scopo di azzerare le diversità, far accrescere o creare disuguaglianze in tutte le sue dimensioni senza considerare alcuna giustizia sociale, non permettere alcuna partecipazione attiva.
Il linguaggio dei mass media ha cercato di interpretare propagandisticamente la situazione, facendo abuso di riferimenti al mondo bellico, riuscendo come nessun altro a creare suggestioni emotive di odio, morte e a far vedere l’“altro” come nemico; in questo caso l’untore dapprima decodificato in colui che aveva tratti fisiognomici asiatici poi in quanti non solo si azzardavano ad uscire di casa, ma lo facevano senza indossare la tanto agognata mascherina, con tutta la sua caratura simbolica che ormai possiede; così facendo però ha fatto accrescere nella popolazione un profondo senso di smarrimento e paura, soprattutto per coloro che stanno passando un periodo di debolezza sia psichica che materiale.
I primi riferimenti valoriali messi in luce nella comunicazione propagandistica stanno riguardando la trilogia tipicamente fascista di dio, patria e famiglia, mutandoli ovviamente in una chiave post modernista e digitale, dimostrata dalle dirette via streaming delle messe e dei discorsi di Papa Francesco, dal patriottismo più becero del tricolore sui balconi, che fa perdere il senso globale dell’evento e per concludere dal rassicurante e ossessivo invito a “restare in casa”.
Facilmente riscontrabili poi altri orientamenti narrativi declinati in tutte le manifestazioni televisive o digitali: nella dicotomica percezione di senso di colpa e ammirazione eroica nei confronti di quant* perdono la vita operando all’interno delle strutture sanitarie; nell’ipocrisia della perdita di intere generazioni di “nonni”, prima troppo spesso dimenticati nelle case di riposo, o comunque attanagliati dalla solitudine; nell'immancabile miopia nel vedere nemica assoluta l’Europa e non il sistema neoliberista che ci domina; nella ritualità quotidiana sull’aggiornamento statistico dei contagi, e su quante denunce sono state redatte; nella diffusione di migliaia di raccolte fondi per l’acquisto di supporti sanitari, al fine di rendere le persone protagoniste senza criticare il sistema sanitario aziendalistico e privatizzato; nell’instillare collettivamente e ciecamente il mantra della riapertura delle aziende, permettendo alle persone di ritornare all’unica dimensione esistenziale del sistema a cui è interessata, cioè quella produttiva; nell’ottimistico giudizio dello strumento de l’e-learning che in realtà accresce disparità materiali e di apprendimento negli studenti.
Questa breve e approssimativa analisi non ha lo scopo di far emergere nuove considerazioni socio politiche, ma forse più di confermare quanto già sapevamo, ma che troppe volte abbiamo accettato con rassegnazione.
E’ arrivato il momento di una profonda rivoluzione culturale, che riesca a cambiare il nostro immaginario riguardo il futuro, accogliendo nuove alternative possibili; in un’ottica in cui la persona è posta nelle condizioni di sviluppare la propria individualità e di vivere una socialità vera, orizzontale e mutualistica; all’interno di una dimensione ecologica come parte della natura, dove il nostro unico possibile vaccino deve essere una dimensione anticapitalistica.

Iniziativa Libertaria - Pordenone
iniziativa libertaria Pordenone



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