Questa
 epidemia ha origine naturale, non è stata la prima della storia e 
probabilmente non sarà nemmeno l’ultima, ciò che la rende straordinaria è
 che si è manifestata nel pieno della globalizzazione neoliberista, nel 
quale l’essere umano ritiene “giusto” lo sfruttamento ambientale e tra 
le persone, aspettando dalla scienza soluzioni immediate e salvifiche di
 fronte a qualsiasi problematica, senza una partecipazione autogestita.
Da
 anni le organizzazioni mondiali che si occupano di sanità avevano 
avvertito sul pericolo di possibili contagi epidemici, gli esempi di 
Sars e Ebola alcuni dei più noti, ma i governi interessati ad una 
temporalità connessa alle elezioni e alla logica effimera e 
disumanizzante della produttività, non avevano programmato alcun piano 
emergenziale, ben consci di quanta oppressione autoritaria e 
speculatrice si può mettere in atto in tali momenti.
Siamo
 altresì consapevoli che a causa del nostro modello economico l’essere 
umano stia perdendo la sua connotazione di animale sociale, per divenire
 meramente egoistico ma in questo periodo ha dovuto riscoprire ne* altr*
 la sua unica possibilità di salvezza, ipocritamente questa solidarietà 
che spesso i media ci propinano è stata innescata dalla paura ansiogena e
 dall’incertezza al limite del paranoico.
Interessante
 è analizzare la tipologia e i contenuti che la comunicazione 
istituzionale ha manifestato, fin da subito (probabilmente 
consapevolmente), ha ritardato nel dare risposte il più possibili 
veritiere e coerenti, poco attenta dunque a non diffondere un’“infezione
 psichica” allarmistica visto che sappiamo bene quanto una massa presa 
dal panico sia più facilmente manovrabile.
Il
 destinatario dei messaggi, degli slogan, delle restrizioni liberticide e
 degli aiuti economici si riferisce pericolosamente ad un impersonale 
“cittadino medio”, specificatamente più al suo corpo che alla sua mente 
in una dimensione di biopotere, con lo scopo di azzerare le diversità, 
far accrescere o creare disuguaglianze in tutte le sue dimensioni senza 
considerare alcuna giustizia sociale, non permettere alcuna 
partecipazione attiva.
Il
 linguaggio dei mass media ha cercato di interpretare 
propagandisticamente la situazione, facendo abuso di riferimenti al 
mondo bellico, riuscendo come nessun altro a creare suggestioni emotive 
di odio, morte e a far vedere l’“altro” come nemico; in questo caso 
l’untore dapprima decodificato in colui che aveva tratti fisiognomici 
asiatici poi in quanti non solo si azzardavano ad uscire di casa, ma lo 
facevano senza indossare la tanto agognata mascherina, con tutta la sua 
caratura simbolica che ormai possiede; così facendo però ha fatto 
accrescere nella popolazione un profondo senso di smarrimento e paura, 
soprattutto per coloro che stanno passando un periodo di debolezza sia 
psichica che materiale.
I
 primi riferimenti valoriali messi in luce nella comunicazione 
propagandistica stanno riguardando la trilogia tipicamente fascista di 
dio, patria e famiglia, mutandoli ovviamente in una chiave post 
modernista e digitale, dimostrata dalle dirette via streaming delle 
messe e dei discorsi di Papa Francesco, dal patriottismo più becero del 
tricolore sui balconi, che fa perdere il senso globale dell’evento e per
 concludere dal rassicurante e ossessivo invito a “restare in casa”.
Facilmente
 riscontrabili poi altri orientamenti narrativi declinati in tutte le 
manifestazioni televisive o digitali: nella dicotomica percezione di 
senso di colpa e ammirazione eroica nei confronti di quant* perdono la 
vita operando all’interno delle strutture sanitarie; nell’ipocrisia 
della perdita di intere generazioni di “nonni”, prima troppo spesso 
dimenticati nelle case di riposo, o comunque attanagliati dalla 
solitudine; nell'immancabile miopia nel vedere nemica assoluta l’Europa e
 non il sistema neoliberista che ci domina; nella ritualità quotidiana 
sull’aggiornamento statistico dei contagi, e su quante denunce sono 
state redatte; nella diffusione di migliaia di raccolte fondi per 
l’acquisto di supporti sanitari, al fine di rendere le persone 
protagoniste senza criticare il sistema sanitario aziendalistico e 
privatizzato; nell’instillare collettivamente e ciecamente il mantra 
della riapertura delle aziende, permettendo alle persone di ritornare 
all’unica dimensione esistenziale del sistema a cui è interessata, cioè 
quella produttiva; nell’ottimistico giudizio dello strumento de 
l’e-learning che in realtà accresce disparità materiali e di 
apprendimento negli studenti.
Questa
 breve e approssimativa analisi non ha lo scopo di far emergere nuove 
considerazioni socio politiche, ma forse più di confermare quanto già 
sapevamo, ma che troppe volte abbiamo accettato con rassegnazione.
E’
 arrivato il momento di una profonda rivoluzione culturale, che riesca a
 cambiare il nostro immaginario riguardo il futuro, accogliendo nuove 
alternative possibili; in un’ottica in cui la persona è posta nelle 
condizioni di sviluppare la propria individualità e di vivere una 
socialità vera, orizzontale e mutualistica; all’interno di una 
dimensione ecologica come parte della natura, dove il nostro unico 
possibile vaccino deve essere una dimensione anticapitalistica.
Iniziativa Libertaria - Pordenone
iniziativa libertaria Pordenone
 
 
 

 
 
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