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martedì 22 ottobre 2013

Appello di delegate e delegati, lavoratori e pensionati per un documento alternativo al prossimo congresso della Cgil.

per conoscenza dalla Rete28Aprile ****************************************************************************** Appello di delegate e delegati, lavoratori e pensionati per un documento alternativo al prossimo congresso della Cgil. OPPONIAMOCI AL GOVERNO DELL’AUSTERITA' RIPRENDIAMOCI LA CGIL! PER UN SINDACATO DEMOCRATICO E DI CLASSE La crisi e vent'anni di politiche liberiste basate sull'austerità e sull'Europa della finanza e del grande capitale hanno drasticamente peggiorato le condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori. In questi anni di crisi, utilizzando la disoccupazione di massa come arma di ricatto, i governi che si sono succeduti hanno distrutto diritti, impoverito salari, pensioni e stato sociale, spesso con le complicità di Cisl e Uil e anche della dirigenza Cgil che, con la manifesta perdita di autonomia verso i governi sostenuti dal PD, non è stata in grado di frenare questa deriva. Per questo, serve oggi un'altra Cgil. Una Cgil che proponga un modello alternativo a quello europeo della Troika e della spendig review e che si opponga alle ristrutturazioni e alle chiusure delle fabbriche, anche avendo il coraggio di proporre politiche di nazionalizzazione! Il sistema pensionistico pubblico è stato massacrato da innumerevoli controriforme. L'ultima, quella della Fornero, ha di fatto cancellato le pensioni di anzianità. I sindacati confederali, con solo 3 ore di sciopero, non hanno nemmeno provato a opporsi. Gli ammortizzatori sociali sono diventati un'elemosina,è stata distrutta ogni relazione tra essi e il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso. Lo stato sociale è ormai ridotto ai minimi termini, la scuola, la sanità e tutti i servizi pubblici subiscono tagli sempre più pesanti. Il salario non basta più, la povertà si estende anche tra chi lavora e le disuguaglianze tra lavoro e profitto aumentano sempre di più. Dall'abolizione della scala mobile, il salario della contrattazione nazionale ha sempre perso rispetto all'inflazione e la tanto fantasticata contrattazione aziendale non è stata in nessun modo in grado di redistribuire i profitti. Il blocco degli stipendi nel settore pubblico per cinque anni è il segno più eloquente di questo sistema. La precarietà è dilagata in tutto il mondo del lavoro e i diritti stanno diventando un ricordo del passato. La brutale manomissione dell’articolo 18 da parte del governo Monti - cui la dirigenza Cgil non si è opposta come aveva promesso - perdendo di autonomia e accettando di fatto gran parte della linea politica del PD - ha gravemente compromesso i rapporti di forza nei luoghi di lavoro. Il contratto nazionale viene smantellato pezzo per pezzo e la contrattazione, soprattutto quella aziendale, finisce spesso per essere “di restituzione”, ovvero uno strumento in mano alle aziende per rendere più flessibile e prolungare l'orario, per diminuire il salario, per annullare i diritti. Insomma, per aumentare lo sfruttamento. A questo serve il gravissimo patto Cgil Cisl Uil e Confindustria sulla rappresentanza, che, ratificando il concetto che chi non accetta un accordo è di fatto escluso dalle agibilità sindacali, lega la rappresentanza sindacale alla rinuncia al conflitto e, concedendo alle imprese l'esigibilità dei contratti, accetta in pieno il “sistema Marchionne”. Cosa hanno fatto i sindacati confederali per difendere il mondo del lavoro da questi attacchi? Cisl e Uil sono via via diventate complici a tutti gli effetti del sistema padronale, mutando quasi geneticamente la natura sindacale delle loro organizzazioni. Ma cosa ha fatto la dirigenza della Cgil negli ultimi anni per segnare la differenza e reggere sul terreno dei diritti e della democrazia? Troppo spesso, non ha fatto abbastanza. E troppo spesso non perché ha perso delle battaglie, ma perché non le ha nemmeno combattute, dando partita vinta a governo e padronato prima ancora di provare a resistere, in nome di una compatibilità al sistema in cui chi ha duramente pagato sono sempre stati i lavoratori e i pensionati. Un sindacato così non ci serve: sta diventando una casta di burocrati - tra attivi e pensionati - spesso utilizzata come strumento di sostegno di partiti e progetti politici che non hanno più niente a che vedere con gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate. Eppure mai come adesso c'è bisogno di SINDACATO! Ma occorre che la CGIL cambi radicalmente e subito! Altrimenti con il governo delle larghe intese passeranno altre controriforme anti-operaie e anti-popolari e anche il patrimonio storico rappresentato dalla Cgil e dalle sue categorie verrà disperso, riducendo il sindacato da un fondamentale strumento di conflitto, democrazia e tutela dei diritti in un “ente inutile” in grado soltanto di erogare servizi. Noi siamo delegate e delegati, pensionate e pensionati appartenenti a varie sensibilità all'interno della Cgil. In questi anni, abbiamo mantenuto il dissenso e la opposizione alla deriva di un gruppo dirigente della Cgil che ha scelto di non lottare contro le politiche europee di austerità e di ricostruire a tutti i costi l'unità con Cisl e Uil e la concertazione con la Confindustria. Non è accettabile che nel momento peggiore da decine e decine di anni, le lavoratrici e i lavoratori, i precari e i disoccupati, le pensionate e i pensionati, siano rappresentati dalla peggiore direzione sindacale. A tutto questo bisogna reagire e non rassegnarsi. Per cambiare la CGIL serve una netta rottura con la politica della concertazione e con le consuetudini dell’apparato burocratico. Bisogna rilanciare il conflitto e la lotta e costruire le basi per una piattaforma rivendicativa basata sulla vera urgenza del paese, cioè le condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate e dei pensionati. La nostre priorità sono i diritti, la democrazia, la partecipazione dei lavoratori e la loro votazione su piattaforme, accordi e contratti, l'aumento dei salari e la riduzione dell'età pensionabile, la riduzione dell'orario di lavoro e la redistribuzione del lavoro, la lotta alla precarietà, la riconquista del contratto nazionale e l'art.18 per tutte e tutti e la difesa di uno stato sociale pubblico e partecipato. Il prossimo congresso della Cgil sarà l'occasione per tentare di far valere queste priorità, proponendo un'idea radicalmente alternativa di quello che pensiamo che la Cgil dovrebbe essere, di come dovrebbe funzionare e di quali dovrebbero essere le sue parole d'ordine. Per questo crediamo sia utile che delegate e delegati, iscritte e le iscritti provino a riprendersi la Cgil e mettano in discussione quella larga parte di dirigenza che ha preso le sembianze di una casta burocratica. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che non accettano l'attuale linea della Cgil affinché si attivino per condividere un percorso dal basso di cambiamento e produrre un documento congressuale alternativo per sostenere la necessità della svolta. Per aderire riprendiamocilacgil@tiscali.it Cell. 3400884260

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