„La parola comunismo fin dai più antichi tempi significanon un metodo di lotta, e ancor meno uno speciale mododi ragionare, ma un sistema di completa e radicaleriorganizzazione sociale sulla base della comunione deibeni, del godimento in comune dei frutti del comunelavoro da parte dei componenti di una società umana,senza che alcuno possa appropriarsi del capitale socialeper suo esclusivo interesse con esclusione o danno dialtri.“ Luigi Fabbri
per giulio
martedì 22 ottobre 2013
Appello di delegate e delegati, lavoratori e pensionati per un documento alternativo al prossimo congresso della Cgil.
per conoscenza dalla Rete28Aprile
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Appello di delegate e delegati, lavoratori e pensionati per un documento alternativo al prossimo congresso della Cgil.
OPPONIAMOCI AL GOVERNO DELL’AUSTERITA'
RIPRENDIAMOCI LA CGIL!
PER UN SINDACATO DEMOCRATICO E DI CLASSE
La crisi e vent'anni di politiche liberiste basate sull'austerità e sull'Europa della finanza e del grande capitale hanno drasticamente peggiorato le condizioni di lavoro e di vita delle lavoratrici e dei lavoratori. In questi anni di crisi, utilizzando la disoccupazione di massa come arma di ricatto, i governi che si sono succeduti hanno distrutto diritti, impoverito salari, pensioni e stato sociale, spesso con le complicità di Cisl e Uil e anche della dirigenza Cgil che, con la manifesta perdita di autonomia verso i governi sostenuti dal PD, non è stata in grado di frenare questa deriva. Per questo, serve oggi un'altra Cgil. Una Cgil che proponga un modello alternativo a quello europeo della Troika e della spendig review e che si opponga alle ristrutturazioni e alle chiusure delle fabbriche, anche avendo il coraggio di proporre politiche di nazionalizzazione!
Il sistema pensionistico pubblico è stato massacrato da innumerevoli controriforme. L'ultima, quella della Fornero, ha di fatto cancellato le pensioni di anzianità. I sindacati confederali, con solo 3 ore di sciopero, non hanno nemmeno provato a opporsi.
Gli ammortizzatori sociali sono diventati un'elemosina,è stata distrutta ogni relazione tra essi e il diritto al lavoro e a un reddito dignitoso.
Lo stato sociale è ormai ridotto ai minimi termini, la scuola, la sanità e tutti i servizi pubblici subiscono tagli sempre più pesanti.
Il salario non basta più, la povertà si estende anche tra chi lavora e le disuguaglianze tra lavoro e profitto aumentano sempre di più. Dall'abolizione della scala mobile, il salario della contrattazione nazionale ha sempre perso rispetto all'inflazione e la tanto fantasticata contrattazione aziendale non è stata in nessun modo in grado di redistribuire i profitti. Il blocco degli stipendi nel settore pubblico per cinque anni è il segno più eloquente di questo sistema.
La precarietà è dilagata in tutto il mondo del lavoro e i diritti stanno diventando un ricordo del passato. La brutale manomissione dell’articolo 18 da parte del governo Monti - cui la dirigenza Cgil non si è opposta come aveva promesso - perdendo di autonomia e accettando di fatto gran parte della linea politica del PD - ha gravemente compromesso i rapporti di forza nei luoghi di lavoro.
Il contratto nazionale viene smantellato pezzo per pezzo e la contrattazione, soprattutto quella aziendale, finisce spesso per essere “di restituzione”, ovvero uno strumento in mano alle aziende per rendere più flessibile e prolungare l'orario, per diminuire il salario, per annullare i diritti. Insomma, per aumentare lo sfruttamento.
A questo serve il gravissimo patto Cgil Cisl Uil e Confindustria sulla rappresentanza, che, ratificando il concetto che chi non accetta un accordo è di fatto escluso dalle agibilità sindacali, lega la rappresentanza sindacale alla rinuncia al conflitto e, concedendo alle imprese l'esigibilità dei contratti, accetta in pieno il “sistema Marchionne”.
Cosa hanno fatto i sindacati confederali per difendere il mondo del lavoro da questi attacchi? Cisl e Uil sono via via diventate complici a tutti gli effetti del sistema padronale, mutando quasi geneticamente la natura sindacale delle loro organizzazioni.
Ma cosa ha fatto la dirigenza della Cgil negli ultimi anni per segnare la differenza e reggere sul terreno dei diritti e della democrazia? Troppo spesso, non ha fatto abbastanza. E troppo spesso non perché ha perso delle battaglie, ma perché non le ha nemmeno combattute, dando partita vinta a governo e padronato prima ancora di provare a resistere, in nome di una compatibilità al sistema in cui chi ha duramente pagato sono sempre stati i lavoratori e i pensionati.
Un sindacato così non ci serve: sta diventando una casta di burocrati - tra attivi e pensionati - spesso utilizzata come strumento di sostegno di partiti e progetti politici che non hanno più niente a che vedere con gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate.
Eppure mai come adesso c'è bisogno di SINDACATO! Ma occorre che la CGIL cambi radicalmente e subito!
Altrimenti con il governo delle larghe intese passeranno altre controriforme anti-operaie e anti-popolari e anche il patrimonio storico rappresentato dalla Cgil e dalle sue categorie verrà disperso, riducendo il sindacato da un fondamentale strumento di conflitto, democrazia e tutela dei diritti in un “ente inutile” in grado soltanto di erogare servizi.
Noi siamo delegate e delegati, pensionate e pensionati appartenenti a varie sensibilità all'interno della Cgil. In questi anni, abbiamo mantenuto il dissenso e la opposizione alla deriva di un gruppo dirigente della Cgil che ha scelto di non lottare contro le politiche europee di austerità e di ricostruire a tutti i costi l'unità con Cisl e Uil e la concertazione con la Confindustria. Non è accettabile che nel momento peggiore da decine e decine di anni, le lavoratrici e i lavoratori, i precari e i disoccupati, le pensionate e i pensionati, siano rappresentati dalla peggiore direzione sindacale. A tutto questo bisogna reagire e non rassegnarsi.
Per cambiare la CGIL serve una netta rottura con la politica della concertazione e con le consuetudini dell’apparato burocratico. Bisogna rilanciare il conflitto e la lotta e costruire le basi per una piattaforma rivendicativa basata sulla vera urgenza del paese, cioè le condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratrici e lavoratori, pensionate e dei pensionati.
La nostre priorità sono i diritti, la democrazia, la partecipazione dei lavoratori e la loro votazione su piattaforme, accordi e contratti, l'aumento dei salari e la riduzione dell'età pensionabile, la riduzione dell'orario di lavoro e la redistribuzione del lavoro, la lotta alla precarietà, la riconquista del contratto nazionale e l'art.18 per tutte e tutti e la difesa di uno stato sociale pubblico e partecipato.
Il prossimo congresso della Cgil sarà l'occasione per tentare di far valere queste priorità, proponendo un'idea radicalmente alternativa di quello che pensiamo che la Cgil dovrebbe essere, di come dovrebbe funzionare e di quali dovrebbero essere le sue parole d'ordine. Per questo crediamo sia utile che delegate e delegati, iscritte e le iscritti provino a riprendersi la Cgil e mettano in discussione quella larga parte di dirigenza che ha preso le sembianze di una casta burocratica. Facciamo appello a tutte e tutti coloro che non accettano l'attuale linea della Cgil affinché si attivino per condividere un percorso dal basso di cambiamento e produrre un documento congressuale alternativo per sostenere la necessità della svolta.
Per aderire riprendiamocilacgil@tiscali.it Cell. 3400884260
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