Report dell’assemblea operaia a Grottaminarda (AV) – 06.04.13
L’assemblea operaia dello scorso sabato 6 aprile a Grottaminarda (AV) h a visto la partecipazione di circa 300 tra lavoratori, disoccupati, studenti, attivisti politici e sindacali. La sfida lanciata dal Comitato Resistenza Operaia dell’Irisbus (gruppo FIAT), formato da operai della fabbrica di Flumeri che fino al dicembre 2011 produceva autobus, e appoggiata dal Comitato No Debito è di là dall’essere vinta: “Riapriamo le fabbriche” indica la direzione del lavoro da portare avanti ed è un obiettivo raggiungibile solo con un’ampia mobilitazione sociale e politica. Intanto però la strada è tracciata e l’assemblea ha avuto sicuramente il merito di porre al centro i lavoratori e le lavoratrici e le questioni del lavoro.
L’assemblea è stata aperta dall’intervento di Davide, operaio dell’Irisbus, che ha ringraziato tutte e tutti per la presenza e per gli sforzi profusi nella costruzione di questo momento assembleare.
L’intervento successivo, di Rossella, una compagna del Comitato Resistenza Operaia, ha tracciato le tappe che hanno permesso la costruzione del Comitato, sorto nel mezzo di un processo dialettico di confronto/scontro con le strutture sindacali esistenti in fabbrica, più interessate a gestire il quadro prospettato dalla FIAT che a far proprie le istanze operaie di mantenimento della produzione di autobus nella Valle Ufita. Dopo un anno e mezzo di lotta, di viaggi e di incontri con altre realtà lavorative in tutto il paese e anche oltre, l’obiettivo rimane lo stesso: “riaprire la fabbrica”. Per giungere a ciò la strada che si sta cercando di percorrere è quella di un “piano trasporti nazionale” al cui interno possa trovare spazio anche la produzione di autobus, magari con l’utilizzo di nuove tecnologie già all’opera altrove. Ciò non basta. La lotta che porta avanti il Comitato non è infatti esclusivamente vertenziale. C’è la consapevolezza di dover lavorare nella direzione dell’unità e della mobilitazione del nuovo proletariato, che non può essere identificato coi soli operai di fabbrica.
Per capire un po’ l’esperienza del Comitato Resistenza Operaia:
Leggi e ascolta l’intervento di Giulio, operaio dell’Irisbus, dello scorso 13 dicembre a Napolihttp://clashcityworkers.org/documenti/articoli/774-lavorare-meno-per-lavorare-tutti-intervento-resistenza-operaia.html
Fabiola, a nome del Comitato No Debito di Napoli, ha dato lettura di un documento scritto, reperibile qui. In sintesi, si sottolineava la necessità di coordinare i diversi focolai di lotta divampati in diverse zone del paese ed in differenti realtà produttive, dalla Ri-Maflow all’Ex Esplana, dall’Irisbus alla Richard Ginori. Utilizzare l’instabilità istituzionale per dare il là al riavvio e magari alla riconversione delle produzioni diviene una possibilità da scandagliare ed una strada da percorrere. L’intervento si è chiuso con quattro proposte che sono state sottoposte all’assemblea:
1 – Creazione di un tavolo permanente per la riapertura dell’Irisbus;
2 – Costruzione di una giornata di mobilitazione a Grottaminarda (AV) nel breve periodo;
3 – Costruzione di una giornata di mobilitazione che porti alla Regione Campania;
4 – Costruzione di una data nazionale che conduca le lotte a Palazzo Montecitorio (Roma).
Giovanni, operaio della Richard Ginori, ha ripercorso gli ultimi anni della fabbrica di Sesto Fiorentino (FI). Nel 2005 la minaccia del management di procedere a licenziamenti e quindi alla chiusura dello stabilimento (con l’obiettivo di una speculazione edilizia) fu contrastata vittoriosamente dai lavoratori e dalle lavoratrici con 30.000 ore di sciopero. La lotta fu indirizzata anche contro CGIL, CISL e UIL, che all’epoca furono più dalla parte del padrone che da quella degli operai. Un ruolo che hanno continuato a svolgere fino ad oggi: basti pensare che nelle ultime settimane i corsi di formazione per la ricollocazione (per essere informati su l'ASPI e il MINI ASPI) proposti ai lavoratori sono ‘offerti’ non dalla Provincia, ma da una società privata, la Optima. Il direttore amministrativo. Riccardo Nencini è ex segretario della Fiom, ex direttivo nazionale della stessa categoria, ex assessore del personale al Comune di Firenze (per saperne di più clicca qui http://clashcityworkers.org/documenti/articoli/862-business-crisi-lavoratori-ginori.html).
L’ultima notizia è dell’interesse del gigante Gucci all’acquisizione della Richard Ginori.
Ripercorriamo le tappe della lotta alla Ginori:
Clash City Workers http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/679-lotta-ginori.html
“Solidarietà, uguaglianza, autogestione” è lo slogan della cooperativa Ri-Maflow (MI), il cui impegno è stato incarnato dalle parole di Stefano. La sua storia, che è quella degli operai della Maflow ma anche di quelli della Novaceta di Magenta (MI) e di giovani che hanno messo a disposizione le loro conoscenze, competenze e la loro passione, è quella di un esperimento di soluzione dal basso della crisi. I lavoratori si sono cioè resi conto dell’insufficienza del piano della vertenza sindacale così come di quello della rivendicazione politica e hanno trovato una soluzione nell’autogestione della fabbrica. L’ispirazione è giunta anche da molto lontano: dalle fabbriche ‘recuperate’ nell’Argentina del post-2001 fino all’occupazione delle terre del movimento ‘Sem terra’ brasiliano, per arrivare più di recente, alle esperienze di autogestione di lavoratori in Grecia e nello stato spagnolo.
“Non lasciate uscire le macchine dalle vostre fabbriche”, questo l’ultimo messaggio di Stefano consegnato all’assemblea.
Guarda il video che spiega la risposta degli operai e l’esperienza della Ri-Maflow http://www.youtube.com/watch?v=D3iumPAPSvg
Alla FIAT-SATA di Melfi (PO) la rassegnazione si è imposta. L’esempio della tenacia e della combattività degli operai del Comitato di Resistenza Operaia dell’Irisbus dovrebbe essere ripreso e dovrebbe indicare la strada da percorrere, a tutte e a tutti. Purtroppo, alla FIAT-SATA non si può dire sia stato così finora. E, sempre purtroppo, il compagno ha dovuto ammettere di parlare a titolo praticamente individuale, non potendo portare all’assemblea le posizioni della FIOM, di cui pure è delegato.
C’è poi bisogno di analizzare le condizioni di tutto il gruppo FIAT e di cominciare a valutare la possibilità di una giornata di mobilitazione fuori quello che è il fiore all’occhiello di Marchionne & Co., la Ferrari, che continua a mietere utili, fatto dimostrato anche dai circa 8.500€ di premio di produttività che spettava per il 2012 agli operai. Al contempo, altre migliaia di lavoratori del gruppo, in CIG, non arrivano a quella cifra con la retribuzione di cui stanno ‘godendo’ al momento.
Rosario, che è intervenuto a nome delle società partecipate della Regione Campania, ha ricordato la scadenza di giugno che incombe come una scure su migliaia di lavoratori (in tutt’Italia sono circa 200.000 i lavoratori delle società partecipate): entro quella data tali società vanno sciolte, con la conseguente perdita dei posti di lavoro. Per questo c’è bisogno di rimettere al centro la figura degli operai. Ma non è sufficiente. La notizia dell’aumento dell’uso di psicofarmaci dimostra che il capitalismo mette a rischio la stessa esistenza psico-fisica non solo del lavoratore, ma più in generale dell’essere umano. Riprendere l’essere umano diviene dunque un punto imprescindibile per tutte e tutti.
Per saperne di più:
- Clash City Workers (5 febbraio 2013)
Antonio, lavoratore dell’Astir, una delle società partecipate della Regione Campania, ha ripercorso le vicende che hanno portato alla nascita di tali aziende. I motivi sono essenzialmente politici: esponenti del mondo dei partiti, di tutti i partiti, hanno infatti inteso creare dei bacini elettorali dai quali attingere in occasione delle diverse scadenze elettorali. Si è arrivati oggi ad un momento in cui i lavoratori, senza stipendi da mesi, vengono criminalizzati e stigmatizzati come ‘nullafacenti’, operazione che apre la porta a licenziamenti di massa. Poche settimane fa addirittura i lavoratori hanno saputo del prossimo licenziamento a mezzo stampa, senza che alcuno si fosse degnato di comunicar loro la notizia precedentemente. La lotta non è comunque chiusa: la proposta di cassa integrazione in deroga è stata rigettata al mittente e la mobilitazione continua.
Per saperne di più:
Clash City Workers
- 30 marzo 2013
- 4 febbraio 2013
- 29 ottobre 2012
Mamadou, del Movimento immigrati e rifugiati di Caserta, ha invitato alla manifestazione indetta per il prossimo 19 aprile a Napoli, che ha lo scopo di arrivare alla Regione Campania per rivendicare un salario garantito e politiche di sostegno al reddito. La lotta degli immigrati si era finora concentrata sui diritti civili, in particolare sul permesso di soggiorno. Oggi si va oltre e ci si batte per il salario. Il legame degli immigrati con i lavoratori delle fabbriche in crisi è testimoniato dalla raccolta di fondi che nel 2010 il Movimento realizzò per esprimere solidarietà ai lavoratori della Firema (CE) che non ricevevano alcuno stipendio da ben 6 mesi.
Massimiliano, operaio della Marcegaglia (MI), dopo aver ripreso le proposte di mobilitazione della presidenza, ha lanciato la parola d’ordine del ‘lavorare meno, lavorare tutti’, intorno alla quale si sta cercando di costruire una campagna nazionale. Ha poi sottolineato la necessità di costruire una ‘cultura di classe’, dal momento che 20 anni di concertazione hanno fatto in modo che i lavoratori oggi assumano il punto di vista del padrone e siano pronti a sobbarcarsi e a condividere le sue sventure. Al contrario i padroni non cedono mai nulla laddove si tratta di profitti. “I nostri interessi sono contrapposti a quelli dei padroni” – è la linea da portare avanti e cui bisogna acquisire il maggior numero possibile di operai e operai.
La scadenza della cassa integrazione è un problema imminente per migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici in tutt’Italia. È il caso di quelli che lavorano presso la Videocolor di Anagni (Frosinone) per i quali la scadenza è fissata al 14 giugno. Una misura che andrà a toccare le sorti di circa 1200 lavoratori. I sindacati finora si sono limitati a ‘gestire la crisi’, contrattando gli ammortizzatori sociali e poco più. Al momento presso il Ministero dello Sviluppo ci sono circa 150 vertenze ‘grandi’, vale a dire relative a realtà produttive che impiegano più di 1000 dipendenti. L’autogestione, in aziende di tali dimensioni, non è sempre una soluzione possibile, per cui c’è la necessità di riflettere sull’assenza di una politica industriale nel nostro paese e di rilanciare l’impellenza dell’intervento pubblico in economia, con tutto ciò che esso significherebbe in termini di rovesciamento delle attuali politiche governative.
La battaglia alla FIAT di Pomigliano d’Arco (NA) è stata un simbolo dello scontro capitale/lavoro nel nostro paese. Domenico, operaio FIOM dello stabilimento G.B. Vico, ha messo in guardia dal rischio di parlare solo a gruppi di compagni e compagne. C’è invece bisogno di uscire da recinti angusti e di unire ed organizzare il conflitto di classe esistente nel paese. Così come il compagno della SATA anche Domenico ha ricordato di non poter parlare a nome della sua organizzazione sindacale, ma comunque ha rivendicato il merito di aver portato avanti una battaglia importante per tutta la classe operaia grazie all’appoggio ed alla partecipazione di tanti altri operai.
Per approfondire la ‘questione FIAT’:
- Colpo gobbo a Torino: Marchionne e la truffa di Fabbrica Italia
Luigi, della FIAT di Cassino, riprendendo gli slogan che campeggiavano sugli striscioni alle spalle della presidenza, ha evidenziato la necessità sì dell’alternativa ma di un’alternativa anticapitalista. ‘L’alternativa o è anticapitalista o non è’. Una manifestazione a Roma, che rimetta al centro la questione del lavoro, diventa imprescindibile.
“Se ci sono padroni che licenziano è giusto che i lavoratori licenzino i padroni”
La questione degli ‘esodati’ è entrata nell’assemblea grazie alle parole della rappresentante del Comitato Cassintegrati Alitalia Overbooked che ha peraltro ripercorso le tappe di quella che a ragione può essere considerata una delle vertenze madre degli ultimi anni. Le complicità dei sindacati col management aziendale sono chiare e palesi; nonostante ciò non bisogna pensare che ci siano soluzioni facili: ad esempio, la compagna ha ricordato che una manifestazione che si è recata davanti alla Regione Lazio non è riuscita a produrre i frutti sperati.
Luigi, della Ex Esplana di Nola (NA), ha raccontato all’assemblea un’altra esperienza di autogestione, quella scaturita dalla nascita della Cooperativa La Carovana. I lavoratori si sono però trovati davanti ad una serie di problemi di non facile risoluzione: il primo e più urgente è stato quello del reperimento dei fondi necessari per il rilevamento e la ristrutturazione dello stabilimento, dal momento che l’azienda si era negata di concederla agli operai e a causa dell’ostruzionismo delle banche. Spostandosi poi ad alcune riflessioni sul piano più politico ha sostenuto che un governo o è nostro o è loro; non esistono cioè possibili governi amici, semi-amici, ecc.
Arcangelo, operaio della Bosch di Bari, azienda produttrice di pompe per auto diesel, ha messo al centro la questione della sicurezza sui posti di lavoro, troppo spesso posta in secondo piano. Invece, col ricatto della crisi, le condizioni per i lavoratori sono in via di costante peggioramento, considerando che i padroni possono contare sulla forza del ricatto che deriva dalla disoccupazione dilagante e dalla possibilità di chiusura e/o delocalizzazione.
La parte dell’assemblea dedicata agli interventi dei lavoratori e delle lavoratrici si è chiusa con l’intervento di Vincenzo, operaio della Ex Ergom di Pomigliano d’Arco (NA). Anch’egli, pur essendo membro della FIOM, ha sottolineato come all’assemblea sarebbe dovuta essere presente l’organizzazione in quanto tale e non solo alcuni suoi membri, a titolo più o meno personale. Soprattutto perché in questi ultimi anni il modello Marchionne ha fatto scuola e si è imposto in tante realtà produttive. La vicenda della Ex Ergom ha visto negli ultimi mesi una certa ricomposizione del corpo operaio, dal momento che in tanti si sono resi conto della vacuità delle promesse dei sindacalisti complici e sono stati quindi in grado di costringere anche i più restii a costruire momenti di mobilitazione e blocchi dei cancelli unitari. Infine, ha sottolineato come quella attuale non possa e non debba essere la fase della testimonianza e che le assemblee, per quanto partecipate, non debbano trasformarsi in luoghi in cui ognuno porta la propria lista dei desideri e degli sfoghi.
Per saperne di più sulla lotta alla Ex Ergom: Clash City Workers 10 dicembre 2012
L’intervento successivo, di Rossella, una compagna del Comitato Resistenza Operaia, ha tracciato le tappe che hanno permesso la costruzione del Comitato, sorto nel mezzo di un processo dialettico di confronto/scontro con le strutture sindacali esistenti in fabbrica, più interessate a gestire il quadro prospettato dalla FIAT che a far proprie le istanze operaie di mantenimento della produzione di autobus nella Valle Ufita. Dopo un anno e mezzo di lotta, di viaggi e di incontri con altre realtà lavorative in tutto il paese e anche oltre, l’obiettivo rimane lo stesso: “riaprire la fabbrica”. Per giungere a ciò la strada che si sta cercando di percorrere è quella di un “piano trasporti nazionale” al cui interno possa trovare spazio anche la produzione di autobus, magari con l’utilizzo di nuove tecnologie già all’opera altrove. Ciò non basta. La lotta che porta avanti il Comitato non è infatti esclusivamente vertenziale. C’è la consapevolezza di dover lavorare nella direzione dell’unità e della mobilitazione del nuovo proletariato, che non può essere identificato coi soli operai di fabbrica.
Per capire un po’ l’esperienza del Comitato Resistenza Operaia:
Leggi e ascolta l’intervento di Giulio, operaio dell’Irisbus, dello scorso 13 dicembre a Napolihttp://clashcityworkers.org/documenti/articoli/774-lavorare-meno-per-lavorare-tutti-intervento-resistenza-operaia.html
Fabiola, a nome del Comitato No Debito di Napoli, ha dato lettura di un documento scritto, reperibile qui. In sintesi, si sottolineava la necessità di coordinare i diversi focolai di lotta divampati in diverse zone del paese ed in differenti realtà produttive, dalla Ri-Maflow all’Ex Esplana, dall’Irisbus alla Richard Ginori. Utilizzare l’instabilità istituzionale per dare il là al riavvio e magari alla riconversione delle produzioni diviene una possibilità da scandagliare ed una strada da percorrere. L’intervento si è chiuso con quattro proposte che sono state sottoposte all’assemblea:
1 – Creazione di un tavolo permanente per la riapertura dell’Irisbus;
2 – Costruzione di una giornata di mobilitazione a Grottaminarda (AV) nel breve periodo;
3 – Costruzione di una giornata di mobilitazione che porti alla Regione Campania;
4 – Costruzione di una data nazionale che conduca le lotte a Palazzo Montecitorio (Roma).
Giovanni, operaio della Richard Ginori, ha ripercorso gli ultimi anni della fabbrica di Sesto Fiorentino (FI). Nel 2005 la minaccia del management di procedere a licenziamenti e quindi alla chiusura dello stabilimento (con l’obiettivo di una speculazione edilizia) fu contrastata vittoriosamente dai lavoratori e dalle lavoratrici con 30.000 ore di sciopero. La lotta fu indirizzata anche contro CGIL, CISL e UIL, che all’epoca furono più dalla parte del padrone che da quella degli operai. Un ruolo che hanno continuato a svolgere fino ad oggi: basti pensare che nelle ultime settimane i corsi di formazione per la ricollocazione (per essere informati su l'ASPI e il MINI ASPI) proposti ai lavoratori sono ‘offerti’ non dalla Provincia, ma da una società privata, la Optima. Il direttore amministrativo. Riccardo Nencini è ex segretario della Fiom, ex direttivo nazionale della stessa categoria, ex assessore del personale al Comune di Firenze (per saperne di più clicca qui http://clashcityworkers.org/documenti/articoli/862-business-crisi-lavoratori-ginori.html).
L’ultima notizia è dell’interesse del gigante Gucci all’acquisizione della Richard Ginori.
Ripercorriamo le tappe della lotta alla Ginori:
Clash City Workers http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/679-lotta-ginori.html
“Solidarietà, uguaglianza, autogestione” è lo slogan della cooperativa Ri-Maflow (MI), il cui impegno è stato incarnato dalle parole di Stefano. La sua storia, che è quella degli operai della Maflow ma anche di quelli della Novaceta di Magenta (MI) e di giovani che hanno messo a disposizione le loro conoscenze, competenze e la loro passione, è quella di un esperimento di soluzione dal basso della crisi. I lavoratori si sono cioè resi conto dell’insufficienza del piano della vertenza sindacale così come di quello della rivendicazione politica e hanno trovato una soluzione nell’autogestione della fabbrica. L’ispirazione è giunta anche da molto lontano: dalle fabbriche ‘recuperate’ nell’Argentina del post-2001 fino all’occupazione delle terre del movimento ‘Sem terra’ brasiliano, per arrivare più di recente, alle esperienze di autogestione di lavoratori in Grecia e nello stato spagnolo.
“Non lasciate uscire le macchine dalle vostre fabbriche”, questo l’ultimo messaggio di Stefano consegnato all’assemblea.
Guarda il video che spiega la risposta degli operai e l’esperienza della Ri-Maflow http://www.youtube.com/watch?v=D3iumPAPSvg
Alla FIAT-SATA di Melfi (PO) la rassegnazione si è imposta. L’esempio della tenacia e della combattività degli operai del Comitato di Resistenza Operaia dell’Irisbus dovrebbe essere ripreso e dovrebbe indicare la strada da percorrere, a tutte e a tutti. Purtroppo, alla FIAT-SATA non si può dire sia stato così finora. E, sempre purtroppo, il compagno ha dovuto ammettere di parlare a titolo praticamente individuale, non potendo portare all’assemblea le posizioni della FIOM, di cui pure è delegato.
C’è poi bisogno di analizzare le condizioni di tutto il gruppo FIAT e di cominciare a valutare la possibilità di una giornata di mobilitazione fuori quello che è il fiore all’occhiello di Marchionne & Co., la Ferrari, che continua a mietere utili, fatto dimostrato anche dai circa 8.500€ di premio di produttività che spettava per il 2012 agli operai. Al contempo, altre migliaia di lavoratori del gruppo, in CIG, non arrivano a quella cifra con la retribuzione di cui stanno ‘godendo’ al momento.
Rosario, che è intervenuto a nome delle società partecipate della Regione Campania, ha ricordato la scadenza di giugno che incombe come una scure su migliaia di lavoratori (in tutt’Italia sono circa 200.000 i lavoratori delle società partecipate): entro quella data tali società vanno sciolte, con la conseguente perdita dei posti di lavoro. Per questo c’è bisogno di rimettere al centro la figura degli operai. Ma non è sufficiente. La notizia dell’aumento dell’uso di psicofarmaci dimostra che il capitalismo mette a rischio la stessa esistenza psico-fisica non solo del lavoratore, ma più in generale dell’essere umano. Riprendere l’essere umano diviene dunque un punto imprescindibile per tutte e tutti.
Per saperne di più:
- Clash City Workers (5 febbraio 2013)
Antonio, lavoratore dell’Astir, una delle società partecipate della Regione Campania, ha ripercorso le vicende che hanno portato alla nascita di tali aziende. I motivi sono essenzialmente politici: esponenti del mondo dei partiti, di tutti i partiti, hanno infatti inteso creare dei bacini elettorali dai quali attingere in occasione delle diverse scadenze elettorali. Si è arrivati oggi ad un momento in cui i lavoratori, senza stipendi da mesi, vengono criminalizzati e stigmatizzati come ‘nullafacenti’, operazione che apre la porta a licenziamenti di massa. Poche settimane fa addirittura i lavoratori hanno saputo del prossimo licenziamento a mezzo stampa, senza che alcuno si fosse degnato di comunicar loro la notizia precedentemente. La lotta non è comunque chiusa: la proposta di cassa integrazione in deroga è stata rigettata al mittente e la mobilitazione continua.
Per saperne di più:
Clash City Workers
- 30 marzo 2013
- 4 febbraio 2013
- 29 ottobre 2012
Mamadou, del Movimento immigrati e rifugiati di Caserta, ha invitato alla manifestazione indetta per il prossimo 19 aprile a Napoli, che ha lo scopo di arrivare alla Regione Campania per rivendicare un salario garantito e politiche di sostegno al reddito. La lotta degli immigrati si era finora concentrata sui diritti civili, in particolare sul permesso di soggiorno. Oggi si va oltre e ci si batte per il salario. Il legame degli immigrati con i lavoratori delle fabbriche in crisi è testimoniato dalla raccolta di fondi che nel 2010 il Movimento realizzò per esprimere solidarietà ai lavoratori della Firema (CE) che non ricevevano alcuno stipendio da ben 6 mesi.
Massimiliano, operaio della Marcegaglia (MI), dopo aver ripreso le proposte di mobilitazione della presidenza, ha lanciato la parola d’ordine del ‘lavorare meno, lavorare tutti’, intorno alla quale si sta cercando di costruire una campagna nazionale. Ha poi sottolineato la necessità di costruire una ‘cultura di classe’, dal momento che 20 anni di concertazione hanno fatto in modo che i lavoratori oggi assumano il punto di vista del padrone e siano pronti a sobbarcarsi e a condividere le sue sventure. Al contrario i padroni non cedono mai nulla laddove si tratta di profitti. “I nostri interessi sono contrapposti a quelli dei padroni” – è la linea da portare avanti e cui bisogna acquisire il maggior numero possibile di operai e operai.
La scadenza della cassa integrazione è un problema imminente per migliaia e migliaia di lavoratori e lavoratrici in tutt’Italia. È il caso di quelli che lavorano presso la Videocolor di Anagni (Frosinone) per i quali la scadenza è fissata al 14 giugno. Una misura che andrà a toccare le sorti di circa 1200 lavoratori. I sindacati finora si sono limitati a ‘gestire la crisi’, contrattando gli ammortizzatori sociali e poco più. Al momento presso il Ministero dello Sviluppo ci sono circa 150 vertenze ‘grandi’, vale a dire relative a realtà produttive che impiegano più di 1000 dipendenti. L’autogestione, in aziende di tali dimensioni, non è sempre una soluzione possibile, per cui c’è la necessità di riflettere sull’assenza di una politica industriale nel nostro paese e di rilanciare l’impellenza dell’intervento pubblico in economia, con tutto ciò che esso significherebbe in termini di rovesciamento delle attuali politiche governative.
La battaglia alla FIAT di Pomigliano d’Arco (NA) è stata un simbolo dello scontro capitale/lavoro nel nostro paese. Domenico, operaio FIOM dello stabilimento G.B. Vico, ha messo in guardia dal rischio di parlare solo a gruppi di compagni e compagne. C’è invece bisogno di uscire da recinti angusti e di unire ed organizzare il conflitto di classe esistente nel paese. Così come il compagno della SATA anche Domenico ha ricordato di non poter parlare a nome della sua organizzazione sindacale, ma comunque ha rivendicato il merito di aver portato avanti una battaglia importante per tutta la classe operaia grazie all’appoggio ed alla partecipazione di tanti altri operai.
Per approfondire la ‘questione FIAT’:
- Colpo gobbo a Torino: Marchionne e la truffa di Fabbrica Italia
Luigi, della FIAT di Cassino, riprendendo gli slogan che campeggiavano sugli striscioni alle spalle della presidenza, ha evidenziato la necessità sì dell’alternativa ma di un’alternativa anticapitalista. ‘L’alternativa o è anticapitalista o non è’. Una manifestazione a Roma, che rimetta al centro la questione del lavoro, diventa imprescindibile.
“Se ci sono padroni che licenziano è giusto che i lavoratori licenzino i padroni”
La questione degli ‘esodati’ è entrata nell’assemblea grazie alle parole della rappresentante del Comitato Cassintegrati Alitalia Overbooked che ha peraltro ripercorso le tappe di quella che a ragione può essere considerata una delle vertenze madre degli ultimi anni. Le complicità dei sindacati col management aziendale sono chiare e palesi; nonostante ciò non bisogna pensare che ci siano soluzioni facili: ad esempio, la compagna ha ricordato che una manifestazione che si è recata davanti alla Regione Lazio non è riuscita a produrre i frutti sperati.
Luigi, della Ex Esplana di Nola (NA), ha raccontato all’assemblea un’altra esperienza di autogestione, quella scaturita dalla nascita della Cooperativa La Carovana. I lavoratori si sono però trovati davanti ad una serie di problemi di non facile risoluzione: il primo e più urgente è stato quello del reperimento dei fondi necessari per il rilevamento e la ristrutturazione dello stabilimento, dal momento che l’azienda si era negata di concederla agli operai e a causa dell’ostruzionismo delle banche. Spostandosi poi ad alcune riflessioni sul piano più politico ha sostenuto che un governo o è nostro o è loro; non esistono cioè possibili governi amici, semi-amici, ecc.
Arcangelo, operaio della Bosch di Bari, azienda produttrice di pompe per auto diesel, ha messo al centro la questione della sicurezza sui posti di lavoro, troppo spesso posta in secondo piano. Invece, col ricatto della crisi, le condizioni per i lavoratori sono in via di costante peggioramento, considerando che i padroni possono contare sulla forza del ricatto che deriva dalla disoccupazione dilagante e dalla possibilità di chiusura e/o delocalizzazione.
La parte dell’assemblea dedicata agli interventi dei lavoratori e delle lavoratrici si è chiusa con l’intervento di Vincenzo, operaio della Ex Ergom di Pomigliano d’Arco (NA). Anch’egli, pur essendo membro della FIOM, ha sottolineato come all’assemblea sarebbe dovuta essere presente l’organizzazione in quanto tale e non solo alcuni suoi membri, a titolo più o meno personale. Soprattutto perché in questi ultimi anni il modello Marchionne ha fatto scuola e si è imposto in tante realtà produttive. La vicenda della Ex Ergom ha visto negli ultimi mesi una certa ricomposizione del corpo operaio, dal momento che in tanti si sono resi conto della vacuità delle promesse dei sindacalisti complici e sono stati quindi in grado di costringere anche i più restii a costruire momenti di mobilitazione e blocchi dei cancelli unitari. Infine, ha sottolineato come quella attuale non possa e non debba essere la fase della testimonianza e che le assemblee, per quanto partecipate, non debbano trasformarsi in luoghi in cui ognuno porta la propria lista dei desideri e degli sfoghi.
Per saperne di più sulla lotta alla Ex Ergom: Clash City Workers 10 dicembre 2012
Nessun commento:
Posta un commento